Le nostre vacanze non alternative

Questo non vuole essere un vero e proprio diario di viaggio, ma l’espressione di sentimenti derivati da un tipo di vacanza per Veronica e me totalmente nuovo. Il tutto è nato, nel vero senso della parola, circa 1 anno fa. Era una notte tempestosa di fine agosto e, colui che avrebbe influito sulle nostre decisioni future, emetteva il suo primo...
Scritto da: Alessandro Guid
le nostre vacanze non alternative
Partenza il: 11/08/2002
Ritorno il: 25/08/2002
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Questo non vuole essere un vero e proprio diario di viaggio, ma l’espressione di sentimenti derivati da un tipo di vacanza per Veronica e me totalmente nuovo.

Il tutto è nato, nel vero senso della parola, circa 1 anno fa. Era una notte tempestosa di fine agosto e, colui che avrebbe influito sulle nostre decisioni future, emetteva il suo primo vagito. Ebbene sì, il nostro primo figlio era nato. A maggio di quest’anno abbiamo preso la decisione di andare al mare. Del nostro vecchio modo di fare vacanza ( solo prenotazione dell’aereo e prima notte) neanche a parlarne; optiamo allora per una tranquilla vacanza in residence in Italia. E’ stata la nostra prima esperienza, e non sapevamo bene a cosa saremmo andati incontro. Arriviamo nella ridente cittadina di Montesilvano (Pescara) una domenica pomeriggio. La scena che si presenta davanti ai nostri occhi è alquanto suggestiva: un assembramento di persone si accalca al banco della reception urlando domande e sventolando foglietti. Tutti vogliono avere la camera (o appartamento) subito. Vari strati di valigie riempiono la hall mentre dei giovani ragazzi dell’animazione offrono bevande di benvenuto e iscrivono i vacanzieri al club animazione. Ci sentiamo dei pesci fuor d’acqua. Riesco ad accaparrarmi un carrello da facchino e vado alla macchina per scaricare il bagaglio formato da: 2 valigie rigide (modello maxi), un borsone, borsa della telecamera, borsa della macchina fotografica, due scatole con dentro cibo e attrezzi da cucina, zaino porta infante, borsa delle creme, borsa dei medicinali, passeggino ( per inciso la valigia con gli effetti personali di Veronica e miei era una sola, il resto era materiale per la piccola canaglia).

Carico come uno sherpa nepalese mi metto in coda ad uno degli ascensori di una delle palazzine (o meglio palazzoni) che formano il complesso. Dopo una buona mezz’ora riesco ad essere il primo della coda; arriva l’ascensore, ma , porca paletta, il carrello non ci stà nell’ascensore. Quindi scarico tutto dal carrello, stipo una parte del bagaglio nell’ascensore e salgo (5° piano) alla nostra camera.

Mi toccherà fare 3 viaggi prima di portare il tutto nella camera!!!!!!!! Se il buon giorno si vede dal mattino! Io e la belva (che si chiama Stefano) facciamo un giro per il villaggio per renderci conto dell’aria che tira. Piscina con scivoli, piscina senza scivoli ma con trampolini, teatro, spiaggia, mare. Bello, grande, caotico. Con noi ci sono “solo” altre 1493 persone. Andiamo a cena. Prima però dobbiamo trovare la cucina mamme per dar da mangiare a Stefano. La cucina si rivela una bella sopresa; è ben organizzata e Adriana, l’inserviente, è gentile e premurosa soprattutto con i genitori. Dopo la cena dell’infante tocca a noi. Ci presentiamo al maitre, che ci assegna un tavolo ed un seggiolone per Stefano. Cena abbondante e giretto serale per il paese. Al ritorno in albergo ci aspetta la baby dance; Stefano guarda, si agita un po’, ma non ne è molto attratto. Decidiamo che per oggi ne abbiamo abbastanza e torniamo in camera. Alle ore 21,30 la prima sorpresa, comincia lo spettacolo in teatro. Per uno strano fenomeno di rimbalzo sonoro, il presentatore sembra di averlo sul letto. Anche se non siamo presenti nel teatro veniamo a conoscenza di tutti i programmi dell’animazione che scandiranno la vita del villaggio per tante persone con uno stile che va da club med a Sing sing (inteso come carcere).

Finalmente alle 23,30 smette il casino a teatro e possiamo addormentarci. Alle 3,30 del mattino Stefano decide che il lettino in cui dorme non gli va bene, caccia un urlo, che dura circa ½ ora svegliando tutto il palazzone. Per evitare di avere una denuncia per schiamazzi notturni alle 5 del mattino decidiamo di portarlo a fare una passeggiata sul lungomare sperando che si riaddormenti. In giro per Montesilvano ci sono io, qualche nottambulo di ritorno a casa, quelli che “fresano” la sabbia della spiaggia i venditori ambulanti che arrivano presto sull’arenile per prendere i posti migliori e Stefano che è sveglio come una civetta..

Dopo un’ora , infreddolito, addormentato e con l’umore nero come la pece, rientro in albergo. Stefano si è addormentato, o forse è ibernato; nella hall mi accoglie uno della manutenzione che mi apostrofa dicendo “ ma fa troppo freddo per portare in giro i bimbi!”. La mia risposta naturale sarebbe stata “ fatti i fatti tuoi”, ma, volendo essere gentile, dico “non volevo disturbare con le sue urla chi si riposava”.

Ancora più arrabbiato risalgo in camera. Tento di addormentarmi ma… Per Stefano il sonno è stato anche troppo lungo, decide che è ora di andare al mare (come fa a decidere una cosa simile se non ci è mai stato? Un pediatra, o un esorcista, risponda!).

Ok andiamo a fare colazione. Nel ristorante ci siamo solo Veronica, Stefano ed io. I cornetti sono buoni, caldi e, alla faccia delle diete, decidiamo di farcirli con nutella. Mangio come un porcellino e finalmente porto Stefano in spiaggia.

Il primo contatto con la sabbia per Stefano e di tipo culinaruio , nel senso che dopo averla toccata con mano pensa bene di mettersi la stessa in bocca. Con l’andare del tempo affinerà la tecnica, si metterà direttamente sdraiato ed eviterà il passaggio delle mani prendendola direttamente in bocca.

Come un papà vero gli riempio la piscinetta con l’acqua del mare e gli preparo i giochi, secchiello palette rastrello e formine, sulla spiaggia vicino all’ombrellone. Questo rito mi accompagnerà per tutti e 15 i giorni della nostra permanenza. Mi sento un po’ Fantozzi, con un secchiello che contiene un decilitro di acqua riempio una piscina olimpica (esagero). Nel frattempo la spiaggia si anima. Arriva anche Veronica e con fare un po’ snob incominciamo ad osservare i nostri compagni di spiaggia.

Quello che più mi ha colpito è come il dott. Jekkil che alberga in ognuno di noi esca allo scoperto durante le vacanze estive. Signore di una certa età che esibiscono tanga brasiliani anche se il fisico consiglierebbe un costume intero anni 20 ( magari le hanno detto “che culo che hai” inteso come fortuna e lei ha frainteso); signori che si impegnano con accanimento da consiglio di amministrazione nei giochi di spiaggia degni dei più assurdi test psicologici, ed in mezzo a tutto ci sono loro, gli animatori. Strana razza quella dell’animatore, mezzo uomo (o donna) e mezzo sorriso. Sorridono sempre, sono sempre allegri sempre vitali, mi salutano sempre; mi fanno un pò rabbia. Veronica ed io abbiamo un flash simultaneo, rivediamo una spiaggia di Lombok (Indonesia) dove non c’era nessuno, solo noi ed una bimba che ci offriva un ananas. Tempi andati!!!!!! Ma per Stefano questo ed altro, ci diciamo. Lui ora è preponderante su tutto, e lui lo sa benissimo. Infatti con lui gioco sulla spiggia; mi cimento anche con i castelli di sabbia. Ma le mie capacità si scontarno con quelle di un papà vicino a noi. Io faccio dei castelli che sembrano già diroccati, lui ne costruisce di bellissimi, levigati, su più piani (un giorno ha addirittura fatto una perfetta riproduzione di una delle piramidi della piana di Giza). Infatti Stefano preferisce calpestare i suoi che i miei (forse i miei li considera già abbastanza schifosi). Il piacere però è vedere Stefano in acqua, sgambettare come un varano di comodo, passare tra le gambe delle persone, fare i bisogni sul bagnasciuga.

L’unico momento di relax extrafiglio sono, per me, le partite di beachvolley (almeno mi muovo un po’) e per Veronica le passeggiate sola sulla spiaggia.

Le giornate si susseguono sempre uguali a se stesse. Ad un certo punto diventano routine e più sopportabili. Ma una domanda continua a fare capolino “Ma come si fa a venire in un posto così? Quando ricominceremo a fare le vacanze come ci piaceva?” Ma i gorgoglii arabici di Stefano ci rispondono “ Quando sarò più grande!”. Gli stessi gorgoglii ci sciolgono quando assomigliano a parole di senso compiuto tipo papà o mamma e ci fanno capire quanto siamo felici e fortunati ad averlo con noi. Certo Montesilvano non è il messico o l’indonesia, certo le vacanze non sono avventurose, certo la barca a vela ci manca, ma lui è fantastico ed al diavolo tutto e tutti. Siamo noi tre, finalmente insieme per parecchio tempo. E le vacanze vecchio stampo possono aspettare.

Alla fine dei 15 gg Veronica ed io abbiamo preso una decisione : l’anno prossimo niente mega-strutture con animazione continuata.

Ora siamo di nuovo a casa. Ricomincieremo a lavorare, Stefano riprenderà l’asilo. Sicuramente tra poco ricorderemo queste vacanze, non per il mare o per il mega-albergo, ma per il tempo stressante, faticoso, bellissimo, entusiasmante che abbiamo passato noi tre insieme, la famiglia media italiana alle prese con le ferie tipiche ferie italiane.

P.S.

Appello rivolto a tutti quelli che come noi hanno un figlio piccolo: diteci come sono state le vostre vacanze e magari dateci dei consigli per l’anno prossimo.



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