Le Maldive in catamarano e non solo
Indice dei contenuti
Lunedì 05/11/2012 – Malè, la città dei motorini
La nottata in aereo è trascorsa, anche se non proprio con un filo di gas. Siamo partiti circa 22 ore fa da Bologna con un volo di linea British Airways il cui scalo di dieci ore a Londra comprendeva anche il cambio aeroporto. Molto scomodo, è vero, ma anche economico e di ‘sti tempi non guasta! Alle 9.10 tocchiamo terra maldiviana, isola di Hululè, quella vicina a Malè in cui c’è l’aeroporto. Sono anni che sogno di venirci e sono altrettanti anni che mio marito trova delle alternative (seppur molto valide) per dirottare i nostri viaggi in altri luoghi, ma quest’anno ce l’ho fatta! Le formalità maldiviane sono un tantino più lunghe di quelle inglesi, anche perché comprendono un rapido alleggerimento di vestiti, dai calzini di lana passiamo alle infradito e usciamo. Siamo gli unici a non avere un tour operator ad aspettarli. Vedendoci vagare alla ricerca di un punto informazioni, molti operatori ci vengono incontro chiedendo se possono fare qualcosa per noi, non è molto usuale da questi parti vedere dei turisti fai da te. Ci indicano il molo da cui partono i traghetti per Malè, anche qui siamo gli unici dalla pelle chiara. Per un dollaro a testa raggiungiamo la città in pochi minuti e a piedi raggiungiamo poi l’hotel Kaani Lodge, prenotato su booking.com per 54 euro in due con prima colazione: l’abbiamo scelto apposta vicino al molo per non dover camminare molto con le valigie al seguito e devo dire che la posizione è ottima. Da qui in due passi si è in centro, ai moli e alla spiaggia artificiale. Nel pomeriggio usciamo, anche se non troppo rinvigoriti, per una visita della città che, a dirla tutta, non ha molto da offrire: il mercato ortofrutticolo, quello del pesce, la Great Friday Mosque, il Sultan Garden, la piazza, incrociamo pochissimi turisti. Fa un gran caldo ma mi copro le spalle. Anche se nessuno sembra fare particolare caso a noi, mi sembra comunque dovuto in segno di rispetto, qui le donne indossano in prevalenza il velo, ma anche quelle vestite all’occidentale hanno spalle e gambe e coperte. L’impatto con la città di Malè è positivo, è una piccola città dal traffico caotico, ma non così traumatico come ci aspettavamo, non ci sono ingorghi e poche strombazzate gratuite, in compenso una marea di motorini e i pedoni non vengono molto considerati. Si gira a sinistra, ma basta un poco di attenzione e non c’è nessun pericolo. Non c’è povertà. Nessuno chiede soldi, nessuno ti assilla per vendere qualcosa, sorprendentemente ci troviamo davanti ad una popolazione estremamente progredita e relativamente benestante.
Il canto del muezzin ci coglie mentre ci dirigiamo alla piccola e deliziosa spiaggia artificiale. Rotonda e con le palme a fare da cornice, ha davanti un mare azzurro da far venire voglia di fare un tuffo, ma mi limito a mettere i piedi a bagno dato che le donne sono tutte completamente vestite. E’ bello guardare la spiaggia che si affolla man mano che cala la sera, tanti giovani, ma anche tante famiglie con bimbi piccoli vengono qui per una passeggiata o per un bagno. Lungo tutto questo lato dell’isola è stata creata un zona pedonale con giardini, campi sportivi, attrazioni e locali dove i maldiviani passano il loro tempo libero. Ci sono delle poltroncine molto particolari fatte di tubolari in ferro e corda che non abbiamo avuto il coraggio di provare, più che altro perché anche qui non c’è nemmeno l’ombra di un turista. Siamo al tramonto per cui ci fermiamo un po’ oltre il monumento allo tsunami per goderci il sole che si tuffa in acqua e accende il mare e il cielo di un meraviglioso colore rosso, prima di andare a cena al Shall Beans segnalato anche sulla Lonely. Malè non è assolutamente una città pericolosa, ma non è nemmeno turistica, c’è poco da vedere e quel poco si visita in pochissimo tempo, soprattutto per chi, come noi, non è amante dei musei (che comunque sono solo due e molto piccoli). E così ridendo e scherzando la prima giornata di vacanza se n’è già andata. Domani ci si imbarca.
Martedì 06/11/2012 – Hululè – Atollo di Malè Sud
Che dormita! Ci voleva proprio… ad un orario indefinito veniamo svegliati dal vociare degli altri ospiti dell’hotel. Più tardi, verso le le 9.30 saliamo sulla terrazza dove ci aspetta un’abbondante e squisita colazione.
Dal “jetty” n. 9 prendiamo il ferry boat per tornare all’isola di Hululè dove alle 14 di oggi ci imbarcheremo per la crociera, fino ad allora saremo alloggiati all’Hululè Island Resort dove possiamo usufruire di alcuni servizi di cortesia, tipo la splendida piscina.
All’ora prestabilita i responsabili della Dream Yacht Maldives, ci fanno salire su un dhoni e da qui, davanti all’isola artificiale di Hulumalè, tutt’ora in costruzione, raggiungiamo i catamarani che ci ospiteranno: sono due, uno più piccolo e, il nostro, più grande, ma faremo più o meno lo stesso itinerario.
Il nostro catamarano è un Nautitech 82, con otto minuscole cabine accessibili attraverso scale a pioli e con bagno privato, lunghezza 25 metri, larghezza 10, ma siamo solo dieci ospiti per cui c’è spazio in abbondanza anche nelle parti comuni dove si mangia e ci si rilassa. Ci sono dei comodissimi materassini in cui si può anche dormire all’aperto e due splendide reti prendisole che mentre il catamarano si muove fanno l’effetto amaca con spruzzi rinfrescanti compresi. Sarà il mare piatto, sarà che il catamarano è molto stabile, la navigazione si rivela fin da subito tranquillissima e lo sarà per tutta la settimana.
Purtroppo tra i nostri compagni di viaggio non c’è nessun italiano, ma tutti si rivelano fin dall’inizio ottime persone, alla mano e senza pretese.
Raggiungiamo in poco tempo la riserva di Banana Reef, e ci buttiamo subito quasi tutti in mare a fare snorkeling, ma a noi capita subito una piccola disavventura. Pensando che non ci fosse molta corrente ci buttiamo senza pinne, ma dopo pochi minuti ci ritroviamo lontanissimi e il ragazzo dell’equipaggio è costretto a venirci a recuperare con il gommone. Cominciamo bene! Per oggi può bastare, anche perchè il cielo si è coperto di minacciosi nuvoloni neri e i colori della barriera corallina si spengono improvvisamente.
Tornati a bordo ci asciughiamo come meglio possiamo e ci accomodiamo sui materassini a goderci il viaggio per raggiungere l’atollo di Malè Sud, anche se fa fresco. Navighiamo a motore per circa un’ora e mezza con il cielo sempre più nuvoloso. Purtroppo l’acqua è scura, ma lo stesso ha un fascino particolare.
E’ quasi buio quando il capitano decide di fermarsi e getta l’ancora in un punto indefinito, abbiamo delle isole attorno di cui vediamo i resort ma noi siamo in mezzo al mare. Avvistiamo dei simpatici pesci che saltano dall’acqua, volano per un pezzetto e poi si rituffano.
Il capitano ci raduna per un briefing sulle regole di bordo, che più o meno già conosciamo, poi ci facciamo un doccia (fredda) nel nostro minuscolo bagno ed è già ora di cena. Devo dire che il cuoco non ci delude: carne divina, germogli di soia e verdure cotte, tutto ottimo, e per tutta la vacanza non si è smentito, ci ha viziato con dei manicaretti squisiti.
Serata passata a guardare le stelle sulla rete prendisole in cima alla barca e a chiacchierare, come meglio possiamo, con i nostri nuovi amici, con cui si è già creato un bellissimo clima cameratesco. C’è un silenzio irreale.
Mercoledì 07/11/2012 – Atolli di Malè Sud – Sand Bar e Atollo di Ari Sud – Isola di Alikei
Il mare è talmente bello e la vita in barca talmente rilassante che stamattina anche le dimensioni della cabina sembrano più grandi.
Ci siamo svegliati ben prima dell’ora prefissata, sulle 6.30. La giornata è splendida, ci sono solo poche e coreografiche nuvole e dopo un’altra oretta di navigazione giungiamo a Sand Bar, una lingua di sabbia bianca con una bellissima barriera corallina sovrastata da un mare azzurro striato di varie gradazioni, in perfetto contrasto con il blu della profondità e il bianco della sabbia. Saliamo tutti in gommone, alcuni si fanno lasciare nel punto più lontano per esplorare tutto il tratto di barriera corallina a nuoto, noi preferiamo approdare sull’isoletta e girovagare prima un po’ a piedi. La sabbia è grossa e candidissima, punteggiata dai fori dei granchi, alcuni molto grandi, e da alcuni scheletri, chissà di quali pesci. L’acqua è semplicemente divina, bassa, calda, senza rocce, mi rotolo e mi crogiolo al sole, queste sono le Maldive che ho sempre sognato, potrei morire qui in questo momento e morirei felice!
Ci infiliamo una maglietta addosso, come primo giorno non volgiamo bruciarci, per chi fa molto snorkeling è comunque consigliata la muta. Inforcata maschera e pinne (stavolta si!), anche noi ci tuffiamo in questo meraviglioso e caldo mare e prendiamo confidenza con i primi pesci. Inizialmente giro vicino a riva facendo attenzione a non toccare le rocce e i coralli, poi cerco un varco che mi sembra un po’ più profondo e raggiungo il reef e oooooh….meraviglia! Ricordo bene quello del mar Rosso, ma la varietà di pesci qui è molto meglio e poi, la barriera corallina è sempre un’emozione fortissima! Non conosco i pesci, non mi sono neanche impegnata per farlo, mi basta riempirmi gli occhi di tutti questi colori.
Torniamo in barca a nuoto, l’equipaggio è splendido, sempre gentilissimi, attenti a tutto, ci sorvegliano a vista mentre nuotiamo e ogni tanto ci raggiungono con il gommone per sapere se tutto è a posto. Ripartiamo presto, qualche altra ora di navigazione per raggiungere l’atollo di Ari e precisamente l’isolotto di Alikei di proprietà privata, dove c’è una persona che tutti i giorni viene a pulire e che anche ora è qui. Purtroppo i recenti malumori governativi hanno fatto si che le isole a gestione pubblica siano state un po’ lasciate abbandonate a se stesse, in attesa di una stabilità che dovrebbe portare ad una gestione più razionale dei servizi, così il nostro capitano preferisce per il momento optare per quelle private nelle quali è invece garantita una certa pulizia.
La visione è celestiale, un vero paradiso in terra: al centro un ordinato giardino di piante che punteggiano la sabbia bianca, tutt’attorno un anello di sabbia bianchissima e finissima si tuffa nel mare azzurro che poi digrada nel blu profondo del reef.
Sbarchiamo in questo angolo di paradiso e ci rimaniamo per un paio d’ore, tra relax e snorkeling. In pochi minuti facciamo il giro completo dell’isola a piedi, scoprendo granchietti bianchi che sembra volino sulla sabbia, e altri con una bellissima conchiglia come casa. Facciamo foto e riprese e poi via a mollo con maschera e pinne. Ci sono pesci dai mille colori, alghe e coralli, la vita marina è semplicemente sorprendente. Dopo un po’ ci raggiungono i nostri compagni di viaggio che erano stati accompagnati dall’altra parte dell’isola per una sessione di snorkeling più corposa e assieme anche a Samrouh dell’equipaggio, continuiamo a scoprire le meraviglie marine.
Si alza la corrente e facciamo fatica a rientrare, poi tutti insieme rimaniamo ad ammirare questa splendida veduta a mollo in un’acqua che sembra quella della vasca da bagno e ci rincresce quando vediamo il gommone partire da Nemo (questo il nome del nostro catamarano) e venirci a prendere. Risaliamo a bordo e il resto dell’equipaggio ci aspetta per il tea-time con torta appena sfornata da nostro mitico cuoco, talmente friabile da spezzarsi nelle mani.
Doccia e cena, sempre più squisita. Dopo cena passato a giocare attorno al tavolo a turno dovevamo indovinare il lavoro di uno di noi facendo delle domande, un modo per conoscerci, mentre accanto a noi i ragazzi dell’equipaggio stanno pescando. All’improvviso il capitano ci chiama, corriamo alla cima della barca per vedere gli “electryc fish” dei piccoli pesci che emanando una piccola scarica elettrica, creano chiazze di luce in acqua. Ne abbiamo tutt’attorno, creano un effetto molto suggestivo nel nero della notte. Alzo gli occhi e in mezzo alla via lattea fa capolino una stella cadente.
Giovedì 08/11/2012 – Atollo di Ari Sud, Isole di Meerufenfushi e Dhigghiri
Alle 7 siamo in piedi e subito si parte per una nuova isola deserta, Meerufenfushi. In un’oretta siamo già lì, l’isola è molto piccola e come ieri mio marito ed io sbarchiamo sulla spiaggia mentre gli altri raggiungono la parte opposta per fare snorkeling lungo l’intero perimetro della barriera corallina. Per un giro attorno all’isola servono circa cinque minuti, prendendosela comoda, dopo di che ci “addentriamo” nella vegetazione, ci sono sei palme e il resto sono arbusti bassi, c’è anche un’amaca. Alcuni visitatori prima di noi hanno lasciato sia qui che sulla spiaggia dei ricordini, evidentemente è stato fatto di recente un barbeque e i resti sono ben evidenti. Che maleducati, e dire che è scritto dappertutto che i rifiuti sono uno dei maggiori problemi delle Maldive ed è opportuno che ognuno faccia ben attenzione a non produrne più del dovuto e soprattutto a riportarsi, possibilmente in patria, quelli che produce, soprattutto plastica e batterie perché non esistono impianti che possano smaltirla adeguatamente. E’ un po’ complicato per un turista pensare di infilare in valigia anche i rifiuti che fa, però a tutto c’è una via di mezzo, lasciarli qui è veramente abominevole.
Prima di rientrare ci concediamo l’ennesima stupenda sessione di snorkeling.
Nel pomeriggio giungiamo a Dhigghiri, dove questa sera faremo un barbeque sulla spiaggia (senza lasciare rifiuti!). L’isola ha tre palme ed è attrezzata con una tettoia coperta da foglie, alcuni tavoli, delle sedie, il barbeque e addirittura una vera toilette! Oggi scrivo il diario qui, all’ombra di una tettoia di foglie, con i piedi appoggiati su una panca di legno, solissima perchè mio marito fa foto dall’altra parte e i compagni sono a fare snorkeling. Il silenzio è interrotto solo dal rumore delle onde del mare, davanti a me il mare delle Maldive, poco distante due catamarani, più lontano ancora altre isole. Come nei miei sogni più proibiti.
Passano le ore tra bagni, snorkeling e passeggiate. Come sempre l’acqua è calda e invitante e l’isola è piccola e bellissima, nel frattempo i ragazzi dell’equipaggio fanno avanti e indietro con il gommone per preparare per il barbeque di questa sera, tagliano rami per la legna e riempiono bottiglie di plastica tagliate con la sabbia per le candele. Tra un ozio e l’altro ecco che avvistiamo i delfini e ci intrattengono per un bel po’, saltando e giocando mentre noi li seguiamo con gli occhi, un vero spettacolo.
Torniamo a bordo ma per poco, dopo la doccia ripartiamo per l’isola dove i ragazzi hanno preparato tutto alla perfezione: le tavole sono apparecchiate con dei centro tavola fatti di sabbia e decorazioni fatte con delle foglie di palma sapientemente intrecciate. Le griglie ci danno il benvenuto con una fumata, la spiaggia è disseminata di candele e il tavolo del buffet quasi pronto. Sbarchiamo e rimaniamo un po’ a contemplare tutto questo, peccato che il tramonto sia oscurato da una coltre di nubi, l’atmosfera però è lo stesso fantastica.
Ceniamo in un clima festoso, gli applausi allo staff si sprecano e finiamo la serata cantando pur non avendo bevuto vino.
Prima di andare via il capitano vuole mostrarci una cosa “special”, lo seguiamo un po’ lontano dal tavolo e ci mostra come si illuminano le particelle di plancton sulla sabbia, è spettacolare. A guardare bene è pieno anche il mare. Non avevo mai visto una cosa del genere, è veramente bellissimo. Ci divertiamo come bambini a strisciare i piedi per terra e vedere le bricioline fosforescenti! E pensare che quello alle Maldive sembra un viaggio tutto uguale… noi ogni giorno scopriamo una meraviglia nuova!
La serata è finita, si torna a bordo e anche lungo la scia del gommone le particelle di plancton si illuminano al nostro passaggio. Attorno al catamarano un sacco di pesci saltano così gli altri ne approfittano per pescare e la serata è molto proficua. A me è un divertimento che non piace.
Venerdì 09/11/2012 – Atollo di Ari Sud, Isole di Omadhoo e Raiy Dhiggaa
Alle sei balziamo in piedi per vedere l’alba, ma purtroppo è nascosta dalle nubi. Navighiamo verso Omadhoo, un’isoletta con un villaggio di pescatori. Quando arriviamo capiamo subito di essere gli unici turisti, passeggiamo placidamente per questo tranquillo paese, i bambini ci fanno dei gran sorrisi ma non osano avvicinarsi tanto, soprattutto i più piccoli. Sono affascinati dall’attrezzatura fotografica di Paso e amano vedersi ritratti nel display. Le donne ridacchiano quando ci incontrano, ma non vogliono farsi fotografare. Quasi tutte hanno il velo nero attorno alla testa, anche le più giovani, sono tutte molto belle.
Le strade sono di sabbia, sbirciamo in tutti i giardini, nei quali non regna esattamente l’ordine e la pulizia, ma cerchiamo di scorgere momenti di vita quotidiana. Passiamo davanti alla scuola, a qualche ufficio governativo non ben identificato e all’ospedale (va bé, si fa per dire…è poco più di un ambulatorio), dove troneggia l’unica auto presente sull’isola: l’ambulanza, il tutto accompagnato dal sordo gracchiare dei corvi.
Chi lavora lo fa con molta calma. Una noce di cocco si stacca da una palma e cade a terra con un tonfo sfiorando uno dei nostri compagni di viaggio. Momenti di vita quotidiana.
Girovagando senza meta, raggiungiamo il mare più volte, che come sempre è di una bellezza indescrivibile.
Il tempo passa in fretta e verso metà mattina si riparte verso l’isola di Raiy Dhiggaa, dove arriviamo un paio di ore dopo. Ci sono altre imbarcazioni, due yacht piuttosto grandi con dhoni e barchetta di servizio al seguito, tutta un’altra atmosfera rispetto ai nostri splendidi catamarani.
A pranzo mangiamo i pesci pescati ieri sera e subito dopo scendiamo. E’ un caldo quasi insopportabile a quest’ora, ma facciamo comunque il giro dell’isola, che è molto bella, avvistiamo delle mante in lontananza e una piccola razza adagiata sul fondo proprio vicino alla riva che per un po’ sembra seguirci. Il mare è ancora più bello di quelli visti finora, se possibile. Sull’isola vivono solo i due guardiani, che si occupano della pulizia della spiaggia. Al centro un bellissimo e ombroso boschetto dal fondo sabbioso, ordinato e invitante con qualche sedia e anche alcune sdraio.
Snorkeling, bagni e relax nelle amache. Non raggiungiamo il reef, rimaniamo ad esplorare i coralli vicino a riva che sono comunque pieni di coloratissimi e simpatici pesci.
Bè… devo dire che se esiste un paradiso, deve essere fatto proprio così. La pacchia termina verso le 15.30, appena in tempo, perchè appena risaliti in barca il cielo si annuvola improvvisamente e inizia a cadere qualche goccia di pioggia.
Navighiamo un’altra oretta e attracchiamo in mezzo ad una laguna con una barriera corallina a proteggerci a forma di C, qui passeremo la notte, il capitano ci spiega che è molto bassa e le navi grandi non possono entrare. Dopo poco ci segue anche l’altro catamarano. Sono solo le 16.30, ma il tempo passa tra tè, birra, lettura, sole, chiacchiere e anche un bel tramonto rosso anche se non completo sempre a causa delle nuvole.
Sabato 10/11/2012 – Atollo di Ari Sud, le mante, le tartarughe e Sand Bank
Prima sveglia sulle 6 ma il cielo è coperto e non ci fa vedere l’alba, quindi ci giriamo dall’altra parte e dormiamo fino alle 7, quando il sole compare.
Dopo colazione ci muoviamo con il gommone per raggiungere un punto della barriera corallina dove ci dovrebbero essere le mante. Le vediamo già dal gommone sbucare fuori a darci il benvenuto e quando ci tuffiamo in acqua sono praticamente lì che ci aspettano. Sono tre, dopo poco ne arrivano altre due, ma stanno più in disparte. Sono bellissime ed enormi e all’inizio mi mettono un po’ soggezione, la mole è impressionante, l’apertura delle ali è più grande dell’apertura delle mie braccia, la bocca aperta è grande quanto il mio torace, per fortuna si nutrono solo di plancton, con noi sembra vogliano giocare e noi ci divertiamo un mondo. E’ un momento di quelli speciali, che capitano raramente nella vita. Nuotare con le mante… siamo tutti estasiati.
Finisce il tempo a nostra disposizione, ma loro sono ancora lì e inevitabilmente ci attardiamo. Vorremmo ringraziarle per averci fatto vivere un sogno. Dal gommone le salutiamo e proprio in quel momento una viene a galla e tira fuori un ala, sembra quasi che voglia rispondere al nostro saluto. In preda all’entusiasmo torniamo al catamarano in ritardo sui tempi, ma pazienza… e quando ci ricapita una fortuna così?
Partiamo subito in direzione di un secondo punto da cui dovremmo vedere le tartarughe… saremo altrettanto fortunati? Incredibile, lo siamo. Nuotiamo anche con le tartarughe… e con gli altri bellissimi esseri marini di questo meraviglioso reef, squaletti, murene e migliana di pesci colorati ovunque, da perdersi con gli occhi.
Dopo pranzo ci ancoriamo nei pressi di Sand Bank, un isolotto minuscolo di sola sabbia bianca contornata dalla barriera corallina. Non ce la possiamo fare, è troppo caldo, stavolta rimaniamo in barca a chiacchierare con il nostro capitano, ci racconta tante cose delle Maldive, l’ardua impresa di ottenere acqua potabile, le difficoltà dello smaltimento dei rifiuti, le tensioni politiche, lo tsunami, la sua famiglia… tante cose, una bella lezione di vita.
Ripartiamo sulle 15.45 e approdiamo poco lontano, nell’isola di Danghetti, che già avevamo a portata di vista stamattina nel reef delle tartarughe. Un’altra isola abitata da un pugno di maldiviani. Due ripetitori troneggiano ai lati.
La visita turistica si esaurisce nella passeggiata per la via centrale, la moschea, le cisterne d’acqua, gli edifici istituzionali, due alberi secolari e poco altro. Attratti anche dai negozietti di souvenir pian piano ci disperdiamo nei vicoletti. Quando arriviamo dall’altra parte del’isola siamo soli e troviamo bambini che si rincorrono e donne che giocano a bashi, un gioco molto particolare a loro riservato che consiste nel lanciare all’indietro con una racchetta una pallina da tennis oltre una rete bassa, mentre la squadra avversaria deve fermarla con le mani. Sembra facile, ma non lo è per niente considerando la forza con cui la pallina viene scagliata. Rimango incantata a guardarle, mentre Paso, come sempre, conquista i bambini facendo loro foto, non so se si divertono più loro o lui.
Passeggiando tra le strade di sabbia, a parte farci letteralmente mangiare dalle zanzare, incontriamo diversi personaggi molto fotogenici, un ometto che ripara reti da pesca, due che cuciono a macchina, tante donne con bambini, molto giovani e davvero belle e alcuni anziani, ma chissà poi quanti anni avranno.
Intercettiamo una parte del gruppo e ci avviciniamo al porto per tornare a bordo, ci viene a prendere il capitano con il gommone, ma ad un certo mentre lo guardiamo arrivare, ops…succede qualcosa di strano, il gommone vira bruscamente e pluff… il capitano cade a mollo! La scena è stata talmente comica e inaspettata che ci abbiamo messo un attimo a realizzare, ma poi mentre lo vediamo annaspare per risalire, e capiamo che è tutto intero, non possiamo che metterci a ridere.
A bordo, ci aspetta il tè con i tramezzini, poi qualcuno tira fuori i pistacchi e passiamo direttamente all’aperitivo con la birra mentre guardiamo i filmati e le foto con tutte le emozioni di oggi.
Inutile dire che la serata passa ridendo della disavventura del capitano, il primo a riderci sopra è proprio lui, la racconta un sacco di volte arricchendola di particolari e facendoci ridere come matti.
Conclude la serata dicendoci che per domani avrebbe un determinato programma, ma se siamo d’accordo di modificarlo, avrebbe in serbo una grande sorpresa per noi. Un’altra? Tutto questo mistero è molto intrigante, ci fidiamo di lui? Che domande! Non ha sbagliato un colpo, siamo tutti concordi nel dargli carta bianca e pregustiamo una nuova emozionante sorpresa prima di andare a dormire, mentre si leva il canto del muezzin da Danghetti.
Domenica 11/11/2012 – Atolli di Ari Sud e Malè Sud
La mattinata la trascorriamo navigando spediti verso un punto a noi sconosciuto, il capitano ridacchia sotto i baffi, mentre scruta l’orizzonte. Passiamo davanti a bellissime isole con resort lussuosi ma ben mimetizzati e sfumature di mare incredibili. Ci riempiamo gli occhi di colori, di luce e di profumi per un paio d’ore, poi il capitano confessa: stiamo cercando di avvistare lo squalo-balena che era stato visto ieri in queste zone. Purtroppo oggi non si fa vedere, ma siamo contenti del giretto comunque.
Perdiamo definitivamente le speranze solo verso ora di pranzo, quando decidiamo di tornare sui nostri passi, grazie ad un alito di vento per la prima volta spieghiamo le enormi vele, stiamo tutti a guardare le complesse operazioni di srotolamento e fissaggio e quando finalmente si gonfiano e spegniamo i motori… che sensazione di libertà!
L’alito di vento è proprio giusto un alito, ben presto ci tocca di riaccendere un motore per riuscire a mantenere una velocità che ci permetta di tornare all’atollo di Malè Sud in tempi ragionevoli.
La giornata di oggi è trascorsa quasi tutta in barca, solo verso la fine del pomeriggio facciamo una tappa su una lingua di sabbia, c’è molta corrente e noi non ci fidiamo a fare snorkeling, ci limitiamo a fare foto ad un folto gruppo di granchi che stanno mangiando una carcassa di un corvo e al nostro arrivo si disperdono. Si spostano davanti a noi, radunandosi sulla riva, sembra un tappeto che si muove, hanno tutte le antenne dritte a scrutarci, sono allerta.
Rimaniamo a gustarci un bellissimo tramonto che accende la spiaggia e l’acqua di bellissime tonalità di giallo, rosso e viola.
Poco dopo vengono a riprenderci. Ci ancoriamo per la notte che è quasi buio.
Lunedì 13/11/2012 – Atollo Malè Sud, Isola di Maadhoo, Hulumalè
Questa notte è piovuto, ci siamo alzati per chiudere tutti gli oblò in fretta e furia, ma questa mattina il materasso è lo stesso bagnato. Fuori per fortuna torna presto il sole. Giungiamo nei pressi dell’isola di Maadhoo, che ha una bellissima laguna blu.
Facciamo il solito giro dell’isola, che si rivela relativamente impegnativo dato che la vegetazione a tratti arriva sull’acqua. Non siamo gli unici ospiti, tra la vegetazione interna troviamo una sorta di piccolo villaggio di boungalow e incontriamo diversi ragazzini, probabilmente siamo su un’isola privata e questi sono ospiti locali, gente benestante.
Giriamo inseguendo un airone che si lascia ammirare sulla spiaggia, da un’estremità si protende una lingua di sabbia bianca molto lunga su cui è possibile passeggiare.
Decidiamo di andare a fare un po’ di snorkeling anche noi anche se il reef è molto lontano dalla riva e c’è parecchia corrente. Purtroppo siamo costretti ad un rientro anticipato a causa dei crampi, c’è molta corrente ed è fatica muoversi. Ci facciamo aiutare dall’equipaggio per tornare a riva, meglio fare un bagno in acque più tranquille. Il sole scotta, ma la sabbia no, mi stendo alla mezz’ombra di una palma con la faccia rivolta al mare, questo posto è veramente bellissimo, un paradiso.
Poco prima di mezzogiorno tornano i ragazzi armati di pentole fumanti e tutto l’armamentario per il pranzo, in pochi minuti apparecchiano in maniera semplice e allestiscono un buffet altrettanto semplice per farci pranzare all’ombra delle palme gustandoci una carpa rossa appena pescata, davanti ad un mare splendido e placido.
Abbiamo ancora un’ora che passiamo facendo le ultime foto, gli ultimi bagni (l’acqua come sempre è caldissima) e gli ultimi pisolini all’ombra. Si sta divinamente, quest’ora passa in fretta e si fa il momento di radunare le nostre cose e tornare in catamarano.
Questa parte della vacanza sta finendo, ci aspettano tre ore e mezza di navigazione per tornare a Hulumalè, dove passeremo l’ultima notte. Durante il viaggio apriamo di nuovo le vele, ma non perché c’è vento, abbiamo un motore fuori uso, il capitano dice che ci metteremo un po’ di più del previsto ma arriveremo tranquillamente ad Hulumalè.
Il pomeriggio trascorre così, veleggiando placidamente nell’atollo di Malè Sud. Con gli altri scambiamo le foto e le mail, con le solite promesse di scriverci che non verranno mantenute.
L’ora del tè non manca neanche oggi, mentre arriviamo in vista di Malè, dopo tutte queste isole incontaminate la città mette una certa tristezza. Molto lentamente la raggiungiamo, avvistiamo in lontananza il monumento allo Tsunami e il lungomare in cui abbiamo passeggiato il primo giorno, sembra passato un secolo, invece è solo una settimana che siamo lontani dalla civiltà.
In prossimità dell’aeroporto c’è del movimento, tanti dhoni con degli striscioni con la scritta “GMR” e persone che incitano e urlano a bordo. Il capitano ci spiega che ultimamente ci sono spesso proteste contro questa società Gmr, che si occupa della gestione dell’aeroporto da quando il presidente Nasheed, il primo presidente democratico eletto dopo la fine della dittatura avvenuta solo nel 2008, l’ha insediata in vista di una gestione più democratica rispetto alla precedente estremamente totalitarista. Alcuni, pochi, reduci seguaci della dittatura, ancora oggi provano a farsi sentire in questo modo, ma la polizia riesce a tenerli sotto controllo.
Nasheed si è dimesso alcuni mesi fa e ad oggi le Maldive non hanno ancora un governo stabile, ma nel periodo del suo mandato, questo presidente ha conquistato il cuore della maggior parte dei maldiviani applicando tasse ai ricchi per finanziare il sociale, promuovendo iniziative volte al rispetto del territorio e dell’ambiente, come la raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti. Ehm… possiamo averlo per un po’ in Italia?
Proseguiamo per la nostra strada, i protestanti per la loro e ben presto ce ne dimentichiamo. Arriviamo a Hulumalè e ci ormeggiamo, un po’ prima dell’ora di cena. Siamo arrivati. Domani sbarchiamo armi e bagagli qui.
Si avvicina un’altra barca e scarica i rifornimenti per la prossima settimana. Ceniamo nella solita atmosfera allegra, saldiamo i conti degli extra e poi si fa il momento dei saluti. Dopo averci fatto il compilare il questionario di gradimento, tutto lo staff si riunisce per ringraziare, noi da parte nostra, con portavoce la signora svizzera che un po’ si commuove, ringraziamo tanto loro che sono stati splendidi in tutti i sensi, diamo loro qualche soldo di mancia avvolto in una busta improvvisata in cui abbiamo scritto i ringraziamenti in tutte le nostre lingue e fatto disegni significativi della nostra vacanza, una manta, una tartaruga, il capitano a mollo… lui ride, dà i soldi ai ragazzi e si tiene il foglietto. Ringrazia di nuovo e poi saluta con un velo di tristezza negli occhi, deve andare via con il gommone, e….dopo tutti questi giorni il motore del gommone smette di fare il suo dovere proprio adesso! Non c’è verso di metterlo in moto, prova e riprova, ride e anche noi ridiamo, non poteva essere una più degna conclusione!
Martedì 13/11/2012, Atollo di Malè Sud, Hulumalè e Isola di Maafushi
Come promesso sveglia presto e colazione e alle 6.30. Sistemiamo le ultime cose e faticosamente tiriamo fuori le valigie da nostra micro-cabina. Ultimi saluti e abbracci ai nostri compagni e all’equipaggio, ultimi momenti di malinconia seduti sui materassini e il dhoni arriva a prenderci puntuale alle 7.30.
Torniamo ad Hululè e troviamo il ragazzo che ci è venuto a prendere per portarci all’isola di Maafushi dove trascorreremo gli ultimi due gironi di vacanza. Partiamo su una barchina piccola piccola dotata di un motore Yamaha da 100 cavalli, capiamo subito che faremo in fretta….usciamo piano dal porto di Hululè ma non appena arriviamo in mare aperto si apre il gas e il giro sulle montagne russe è compreso nel prezzo.
Arriviamo dopo un mezz’oretta con le ossa un po’ rotte, lì per lì Maafushi non colpisce certo per la bellezza, un porticciolo spoglio e un lungomare sporco e triste. Ci sistemiamo all’Island Cottage, prenotato su booking.com per 84 euro due persone per due notti con prima colazione. Un’estremità dell’isola è occupata dal carcere, ma non è un problema.
Il cottage è piccolo ma molto carino, pulito e ristrutturato di recente, ci sistemiamo alla bell’e meglio e usciamo subito. Seguendo le indicazioni del silenzioso ragazzo che ci è venuto a prendere, procediamo verso il capo opposto dell’isola dall’interno del paese, passiamo vicino alla zona sportiva, ma a quest’ora non c’è quasi nessuno, a parte un gruppo di bambini che subito assaltano Paso per farsi fotografare. Continuando ad esplorare il paesino troviamo un’invitante spiaggetta per noi turisti con delle belle palme e un ristorante e decidiamo di fermarci qui, del resto l’isola non credo offra molto altro. Anche oggi è molto caldo e passiamo il tempo un po’ all’ombra e un po’ in acqua, purtroppo c’è parecchia corrente e anche se il reef sembra raggiungibile, senza le pinne non ci azzardiamo a farlo.
A pranzo andiamo nel ristorante dove mangiamo bene e tanto spendendo appena 270 rufie, circa18 dollari in due.
Dopo un altro po’ di relax post-pranzo andiamo alla scoperta del paese. Troviamo le scuole, la discarica, il cimitero, le strade centrali iniziano a popolarsi, donne e bambini escono di casa, le bimbe sono tutte agghindate con dei vestitini con le frappe e i fiori e sono bellissime. La zona sportiva a quest’ora è piena di donne che giocano a bashi e ci fermiamo incantati a guardarle. Sono tutte vestite di nero con il velo, a parte qualcuna delle giovani che ha i jeans e una maglietta scura, sembrano tutte signore, eppure a guardarle bene sono giovanissime e bravissime a giocare. Le bambine corrono qua e là a recuperare le palline, una vecchina piccola piccola è adagiata su un’amaca. Sono tutti sorridenti e si lasciano fotografare. Girellando senza fretta troviamo le famose botti di raccolta di acqua piovana di cui ogni isola è dotata, poi giungiamo, quasi per caso, al nostro cottage dove facciamo una tappa prima di tornare nella spiaggetta a vedere il tramonto, ma anche stasera fa un po’ lo schizzinoso e si fa vedere solo in parte anche se i colori del cielo sono comunque bellissimi. Mentre canta il muezzin entriamo in un negozio di souvenir e ci fermiamo a chiacchierare con il commesso come se fossimo amici da sempre.
Per la prima volta usciamo di sera, passiamo dalla strada principale che è deserta, solo qualche ragazzo che gira con la moto, c’è un po’ di illuminazione pubblica ma non abbastanza per evitare di impantanarmi in una pozzanghera. Ci fermiamo per cena in ristorante diverso, in giro c’è qualche sparuto turista, ma siamo in pochi, di fianco al ristorante un arena, dove stanno proiettando un film o un programma televisivo, a fianco il generatore di corrente. Torniamo al nostro Island Cottage verso le 21.30, decisamente non è il tipo di vacanza adatta a chi ama la vita notturna, ma per noi va bene così.
Mercoledì 14/11/2012 – Atollo di Malè Sud , Isola di Maafushi
Mi sveglia il muezzin, sono le 4.30, fuori è ancora buio. Non riesco più a riaddormentarmi ma in qualche modo si fanno le 8:30.
Per la colazione non ci sono orari, ne salette dedicate, il personale è sempre a disposizione per prepararla a qualunque ora e in qualsiasi tavolino, che sia sulla terrazza, su un balconcino interno, nella cucina a disposizione di tutti o nel giardinetto.
In giro per il paese ci sono diversi cantieri per altre guest-house e un nuovo hotel con tutti i comfort proprio davanti alla spiaggia, mi sa che fra qualche anno Maafushi non sarà più una tranquilla isola di pescatori come è adesso.
Oggi siamo in relax totale, è l’ultimo giorno di vacanza. Ci dirigiamo senza tanti giri alla spiaggia, ci accomodiamo nello stesso punto di ieri e passiamo la mattinata tra bagni e sole. Come aperitivo prendiamo una noce di cocco dall’omino che ha allestito qui la sua banchetta, ne fora un occhiello con uno punteruolo e ci infila una cannuccia da cui ne beviamo il succo, poi la apre con pochi e sicuri colpi di un piccolo macete e con un coltello fa dei pezzettini che gusteremo intinti in un delizioso sciroppo. Pranziamo nel ristorantino di ieri per una cifra ancora più modica. Nel pomeriggio purtroppo il cielo si annuvola e inizia un’intensa pioggia che ci costringe alla ritirata.
Quando smette, dopo un ora circa, il cielo non si apre e decidiamo di andare a fare un giro per il paese. Siamo qui solo da un giorno e già abbiamo amici che ci salutano per strada: il commesso del negozio di souvenir di ieri, il cameriere del ristorante, l’omino del cocco che ritroviamo in giro in moto per l’isola, i bambini che riconoscono Paso.
Raggiungiamo l’area sportiva dove le donne non perdono tempo con il terreno bagnato e hanno già ripreso a giocare a bashi, solo che anziché stare sedute a terra stanno in piedi. Alcune sono veramente brave, hanno sviluppato un tecnica particolare, con un preciso gioco di piedi fatto di passettini riescono a mettere una forza impressionante nelle palline facendogli fare una traiettoria cortissima e a ripetizione velocissima. Mi invitano a partecipare, ma rifiuto, gli animi sono al massimo e ho seriamente paura di farmi male… Come ieri i bambini si prestano a fare i raccattapalle. Vedo che anche qui, come in altre isole già visitate, i padri sono molto presenti, se ne vedono tanti che portano a spasso i propri bimbi con le mogli o anche senza e sono tutti molto affettuosi, li tengono per mano o in braccio.
Girellando per le stradine del paese guardiamo per l’ultima volta scene di vita quotidiana maldiviana, gli uomini slavoricchiano pescando o riparando barche, le donne che non sono impegnate nella sfida a bashi passeggiano con i bambini o rimangono sedute sulle amache a chiacchierare tra loro mentre i bambini giocano, i ragazzi sfrecciano con le moto, tutti vivono placidamente un lento trascorrere di giornate sempre uguali.
Arriva il traghetto da Malè, quello che prenderemo noi domattina, e il porto si anima improvvisamente, tanta la gente che arriva, materiale che viene scaricato, molte cose vengono portate via su delle carriole a quattro ruote trainate a mano dal secondo passeggero delle moto, c’è una confusione ordinata, calma, nessuno che parla a voce alta e nessuno che corre, ognuno fa le proprie cose con una relativa velocità, tutto segue uno schema ben preciso di tranquillità e pacatezza. Come sempre arriva qualche sparuto turista, ma pochi.
Sulla via del ritorno ci fermiamo a guardare l’ultimo tramonto vicino al nostro Island Cottage, le nuvole in cielo nascondono completamente la vista del sole, ma in cambio ci regalano dei colori da mozzare il fiato.
Fatte le valigie saldiamo il conto e torniamo a cenare nella nostra spiaggetta, andiamo a salutare questo bel mare Paso da, per un ultima volta, la caccia ai granchi, a quest’ora ne escono dei grandi bellissimi.
Si respira aria di rientro, domani inizia il viaggio verso casa.
Giovedì 15/11/2012 – In viaggio verso casa
Anche stamattina ci sveglia il muezzin alle 4.30, alle 6 dobbiamo metterci in moto. Prepariamo le ultime cose e andiamo a fare l’ultima colazione maldiviana, mentre sul molo passano correndo dei militari in divisa che si allenano seguiti a ruota da altre divise che li sorvegliano. Abbiamo qualche minuto per rimanere assorti nei nostri pensieri e congedarci ognuno a modo suo da questo sorprendente paese, guardando il mare nella fievole luce dell’alba.
Vero le 7 siamo pronti e ci incamminiamo per percorrere per l’ultima volta la strada sabbiosa che ci separa dal porto, saliamo sul ferry boat di linea e ci accomodiamo davanti, le valigie ammucchiate al centro con altri bagagli. La barca si riempie, oggi è giorno di festa e molti ne approfittano per andare a Malè. Partiamo pochi minuti dopo le 7:30 e con il ritmo di una barca lenta solchiamo il mare calmo delle Maldive per il lungo viaggio di rientro mentre il sole sorge e presenta una giornata non proprio limpidissima.
Alle 9:00 approdiamo a Malè e dobbiamo cercare un taxi per raggiungere il jetty n. 9 e prendere un’altra barca che ci condurrà all’aeroporto, rifacciamo al contrario il tragitto dell’andata mentre le immagini di questa vacanza ci passano davanti agli occhi. E’ fatta, tutto ha funzionato e stiamo per partire. C’è da dire che sono veramente efficienti, tutto funziona, tutto è semplice e sempre in orario e se qualcosa non si infila…bè non saprei, perchè a noi si è sempre infilato tutto per il verso giusto.
Sbrighiamo le formalità e tiriamo fuori maglioni, giubbotti e scarpe. Partiamo puntuali con il nostro volo British Airways per atterrare dieci ore dopo a Londra Gatwich ed è ancora tardo pomeriggio. Passiamo una notte al London Town Hotel, l’idea era di passare una serata in centro a Londra, ma una volta arrivati la stanchezza ha il sopravvento e così preferiamo il letto. La mattina successiva da Heatrow prendiamo la coincidenza per Bologna.
Ci lasciamo alle spalle un paese bellissimo e sorprendente non solo per le meraviglie dei luoghi, ma anche e soprattutto per la cultura della sua gente, ci aspettavamo un paese un po’ arretrato, non proprio stile India, ma giù di lì. Siamo soliti pensare a questo, a torto, solo perché si tratta di un popolo musulmano, invece abbiamo trovato una società avanzata, che anche se da poco conosce la democrazia, ha usi e abitudini al passo con i tempi che convivono con costumi e ritualità religiose solo apparentemente ottuse.
La pulizia personale, la tecnologia, la condizione femminile, i padri presenti, la presenza di scuole su ogni isola, il sistema della raccolta dell’acqua piovana, i vestiti moderni dei giovani, sono simbolo di un paese tutt’altro che arretrato, semplicemente vivere su queste isole porta ad avere uno stile di vita decisamente placido e senza stress, tutto scorre lentamente e senza intoppi.
Con il turista sono educati e pronti a soddisfare tutte le esigenze senza essere servili. Lo fanno perché è un lavoro per cui ricevono il giusto compenso, non perché hanno bisogno e questa è una cosa che abbiamo molto apprezzato dato che negli ultimi viaggi invece abbiamo sempre incontrato popoli che se fanno qualcosa per un turista è per avere qualcos’altro di più sostanzioso in cambio e per ottenere questo sono disposti a calpestare la propria dignità in maniera imbarazzante anche se purtroppo significativa di una povertà estrema.