Le isole Filippine, dove l’Asia sorride
Pronti con il bagaglio leggero perché sui voli interni c’è il limite di peso, partiamo per Palawan, eletta una delle nuove sette meraviglie del mondo dai lettori del portale di viaggi Condé Nest per il contest 2014 Travel Award. Atterriamo a Puerto Princesa, cittadina caotica e punto di snodo per esplorare l’isola. Ci dirigiamo subito verso Sabang per visitare l’Underground River, il fiume sotterraneo navigabile più lungo del mondo, sito patrimonio mondiale Unesco. Il piccolissimo paese di pescatori è incastonato in una baia e offre ristoro ai turisti con localini sul mare e Resort di diverse categorie. Decidiamo di fare una tappa a Taytay, l’antica capitale della parte settentrionale dell’isola, dove si trova il Forte Spagnolo, affacciato direttamente sul mare, da cui partono le barche per le escursioni sulle isole. Il posto non è per niente turistico e proprio per questo vale la pena di restare un paio di giorni per curiosare e vivere con la gente del posto. E arriviamo a El Nido, pezzo forte della vacanza, imbarco per le escursioni nella baia di Bacuit. L’area protetta, dove la natura regna sovrana, è unica per il suo ecosistema: flora, fauna e conformazione geologica. I tour giornalieri propongono la visita a posti Incantevoli: lingue di sabbia bianchissima che emergono con la bassa marea, pareti rocciose nascoste nelle cavità degli isolotti, lagune di acqua turchese o verde smeraldo e i fondali arricchiti da una magnifica barriera corallina, per la gioia di appassionati di snorkeling e diving. Prima di lasciare il Paese, dopo il nostro breve viaggio, torniamo a Manila, una città piena di contrasti. Da una parte la povertà più estrema, bambini che dormono per strada, davanti alle hall di alberghi e locali alla moda, dall’altro il lusso nei campi da golf del parco Rizon, che limita Intramuros. E’ una megalopoli di quasi 12 milioni di abitanti considerata da molti pericolosa e senza particolari attrattive, dove i turisti passano solo per volare sulle altre isole. Eppure bisogna percorrere le strade polverose di periferia, girare nelle baraccopoli senza tetto, sotto un groviglio di fili elettrici, per comprendere effettivamente le condizioni di vita delle persone e per intuire che il sorriso dell’Asia, talvolta, è solo apparente.