Le gite da fare!!

Queste sono le impresisoni vissute durante le gite organizzate dal nostro villagio. Sono state tutte fantastiche e il posto è da innamorarsi. 31 Agosto 2003 – Domibus Si parte con un bus mezzo diroccato (fossimo in Italia faremmo causa per un bus così, ma qui le cose più povere ci sembrano caratteristiche e diciamo "che bello") e si va ad...
Scritto da: Stefano F 1
le gite da fare!!
Partenza il: 25/08/2003
Ritorno il: 09/09/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Queste sono le impresisoni vissute durante le gite organizzate dal nostro villagio. Sono state tutte fantastiche e il posto è da innamorarsi.

31 Agosto 2003 – Domibus Si parte con un bus mezzo diroccato (fossimo in Italia faremmo causa per un bus così, ma qui le cose più povere ci sembrano caratteristiche e diciamo “che bello”) e si va ad esplorare l’isola. Speriamo che non ci si sieda nessuno di troppo chiassoso vicino, ma non facciamo in tempo nemmeno a pensarlo: due coppie con bambino al seguito… Mattia e Kevin (Kevin?!?).

In giro si vede di tutto: macchine che sorpassano altre macchine che sorpassano (e le strade non sono larghe!), 3 o 4 persone su un solo motorino e la guida che ridendo ci dice che chi mette il casco viene arrestato.

Ci avviciniamo ad alcune baracche ed iniziamo a filmare le persone che ci vengono incontro. Il confronto stride parecchio: noi filmiamo e loro che chiedono di dar loro qualcosa. Ci sentiamo delle merde, ma sappiamo benissimo che non viviamo in un mondo perfetto. Anzi! Arriviamo al primo monumento da visitare e quando risaliamo sul bus la guida, Juan, ci offre della vitamina R. Vitamina R? RUM! Certo che se iniziamo alle 10 del mattino con i Cuba libre… In realtà ce ne fornisce una variante: rum e gassosa. Buonissimo, molto meglio del ben più famoso Cuba libre. Loro lo chiamano spumante dominicano. Inutile dire prenderemo altre volte la vitamina R.

Andiamo a vedere dove si congiungono l’Atlantico ed il mar dei Caraibi e risaliamo il fiume Yuma con delle lance. Che bello… Stiamo raggiungendo l’Atlantico… In realtà è l’Atlantico che raggiunge noi… Dritto in faccia! A questo punto andiamo a mangiare in un ristorante italiano che fa cibo dominicano. Ma… Come? Italiano… Dominicano…

Mangiamo, guardiamo 90° minuto (dopotutto siamo italiani) e ripartiamo. Arriviamo fino ad un punto in cui possiamo acquistare le caramelle da donare ai bambini e fare così la nostra opera di bene. Mi ripugna un po’ che i venditori speculino sui bambini, ma poi penso che questa “speculazione” gli consente di vivere ed il pensiero è subito cancellato e quindi acquistiamo i sacchetti di caramelle e di cracker.

Prima dei bambini però andiamo a vedere il campo di un agricoltore locale che ci mostra i vari tipi di piante presenti sull’isola e poi veniamo assaliti dai bambini che ci chiedono caramelle, caramelle e poi ancora caramelle (a dir la verità c’erano anche bambini di 18 anni). Ripartiamo convinti di trovare altri bambini sul nostro percorso, ma non ne troveremo più. E i sacchetti che ci sono rimasti? Li useremo nelle altre gite.

Arriviamo infine al nostro villaggio, non prima che a causa di un sobbalzo mi verso la preziosa vitamina R sui pantaloni e non senza essere preso in giro dalla guida che mi dice di bere che così non esce più dal bicchiere.

1 Settembre 2003 – Altos de Chavon Partenza alle 9.00 (anche se sul nostro foglietto c’era scritto 9.15) con pullman GT per visitare un villaggio medievale (?!?) e risalire il fiume Chavon.

Prima tappa a La Romana per vedere una fabbrica di sigari fatti a mano ed entriamo anche nell’essiccatoio o, meglio, ci entro solo io a filmare, gli altri non hanno il coraggio perché c’è una puzza incredibile. Scopriamo anche che con lo scarto dei sigari ci fanno le sigarette, ah l’eterna lotta tra sigari e sigarette. Ci fanno anche comprare delle scatole di sigari dal prezzo esorbitante, ma noi italiani siamo furbissimi e ci coalizziamo per prendere scatole grosse da dividerci.

Ripartiamo per Altos de Chavon (il paese medievale, praticamente identico a Castiglione Olona, ma almeno Castiglione è originale e questo è una replica), mentre la guida, Santiago, ci spiega che da quelle parti ci sono i boa (che bello!).

Il villaggio è proprio medievale e si può vedere una splendida vista del fiume Chavon dove han girato la famosa scena degli elicotteri in Apocalypse now; tre mesi di lavoro per 10 minuti di film.

Facciamo qualche centinaio di scalini in discesa per raggiungere il fiume e le lance che ci faranno fare un giro sul fiume. Prima si salire, consueta carrellata di dominicani che ti vogliono vendere di tutto: collane, cappelli fatti con le foglie di banano, sigari e ti dicono anche “compra qualcosa che oggi non ho ancora venduto un ca**o”. Testuali parole.

Prima di salire sulle lance, l’ormai consueto brindisi con la vitamina R nella variante dello spumante dominicano (a dir la verità il mio era più rum che gazzosa).

Via! Partenza con le lance, il nostro pilota pensa di essere lo Schumy dello Chavon e veniamo sballotatti a destra e sinistra visto che questi fanno le gare tra loro e si tagliano la strada a vicenda, mentre la signora di fianco a noi gentilmente ci dice che questo è niente rispetto a quelli che ti portano sull’isola Saona. Il risultato è che facciamo molta fatica a fare foto e filmino.

Una volta scesi a terra vi lascio immaginare l’effetto della vitamina R (a 4 ore di distanza dalla colazione) e dello sballottamento. Non ho vomitato, ma c’è mancato davvero poco.

Un’ultima immagine della gita: un dominicano in mutande che lava la macchina nel fiume sotto al cartello con il divieto di lavare le macchine nel fiume.

4 Settembre – Isla Saona Al ritrovo alle 9 non manca proprio nessuno, Kevin compreso (anche se stavolta sarà quasi invisibile). Sono presenti anche i fantasmini (detti così perché dopo due settimane erano ancora bianchissimi) a questa gita. La guida, Emanuele è italiano, lascia subito a casa una signora in cinta e partiamo subito.

Il mare è calmo e la lancia non va eccessivamente forte, si riescono a distinguere i colori del mare e la sua trasparenza ci permette di vederne il fondo.

Facciamo un prima fermata e la guida ci spiega quello che vedremo da lì a poco e ci informa degli animali presenti nel parco dell’Est. Ci presenta anche i piloti delle lance con i loro soprannomi. Il nostro si chiama Pedro ed è chiamato lo Schumacher della Repubblica Dominicana. Che culo! Ripartiamo, solo per poco però, perché arriviamo subito al posto dove fare il bagno con le stelle marine. La prendiamo in mano, pungono un po’, le fotografiamo a pelo d’acqua per non farle morire e le rimettiamo giù curandone il verso di ricaduta. L’acqua è trasparente e dalla lancia si vede benissimo il fondo e le stelle marine; con la maschera poi il panorama subacqueo si mostra molto ondulato con le stella sparse qua e là. Una pensiero va sicuramente alle stelle che sono prese in mano da tutti e c’è sicuramente chi purtroppo le porterà fuori dall’acqua facendole morire.

La prossima tappa sarà l’isola Saona, ma prima ci portano a vedere le Mangrovie che crescono nell’acqua. Ripartiamo e passiamo in un tratto di mare bassissimo ed in cui le sfumature dei colori del mare tolgono il fiato: blu inteso, azzurro trasparente, verdino, verde… Una cosa incredibile, mai avrei immaginato di vedere una cosa del genere.

Arriviamo finalmente sull’isola meta della nostra escursione ed abbiamo a disposizione un paio d’ore per fare quello che vogliamo. Ci sistemiamo in spiaggia e pensiamo di essere arrivati in paradiso. La sabbia praticamente non esiste, la spiaggia è formata da farina bianca e le palme che fanno ombra sono quelle che si vedono nei film. Una spettacolo incredibile.

Ci tuffiamo subito in acqua e non vorremmo più uscirne, sia per l’acqua stessa sia perché la spiaggia vista dal mare è uno spettacolo stupendo.

Ci portano a pranzo in un villaggio e ci sembra essere dentro un batik, i colori delle casette e lo sfondo sono proprio quelli. Dopo il pranzo facciamo un giro per questo villaggio dove vendono i batik (appunto), le collane e tutto il resto. La gente è molto ospitale ed i bambini (bellissimi) si prestano immediatamente alle innumerevoli foto che vengono loro richieste.

Ripartiamo per fare una nuotata nelle piscine naturali ed infatti poco dopo arriviamo in un tratto di mare a circa 300 metri dalla costa dove l’acqua è alta un metro. Sembra davvero di essere in piscina! Durante il bagno la guida ci informa che stanno arrivando i rifornimenti. Che rifornimenti? Di vitamina R chiaramente. E giù rum da bere in mezzo all’acqua. Anche in questo caso le foto si sprecano.

A questo punto la gita sta finendo e si risale sulle lance per tornare al villaggio, non senza che il nostro Schumacher della Repubblica Dominicana ci dimostri il motivo del suo soprannome. E al pomeriggio il mare da queste parti è abbastanza mosso…

5 Settembre – S. Domingo La sveglia è all’alba per questa gita e la notte è stata travagliata da problemi intestinali, speriamo bene…

Arriviamo dopo due ore di pullman alla capitale e la prima tappa è una visita all’acquario nazionale. Ci dicono che è niente rispetto al nostro di Genova ed in effetti non è grande, ma è ben fatto. Ci sono piraña, squali di vario tipo, tartarughe e granchi grossi come due mani. C’è anche un tunnel in cui vedono gli squali nuotare attorno a noi.

La città di S. Domingo è la città più antica d’America e le strade riflettono questa caratteristica con la presenza di numerosi palazzi coloniali che sono stati la sede di numerosi conquistatori spagnoli. Anche la cattedrale è molto bella e contiene vari quadri delle varie epoche che si sono succedute. I dominicani, ci dicono, sono molto religiosi, ma non molto praticanti: vanno a messa solo se c’è in arrivo qualche uragano.

Ci portano poi mezz’ora in un negozio, anche qui hanno imparato a fare queste cose, e poi si va a pranzo in un ristorante situato all’interno di un bellissimo palazzo coloniale.

Dopo il pranzo andiamo a vedere la casa di Colombo, o, meglio, dei suoi figli. La guida, sempre Santiago, ci assicura che Colombo era spagnolo, io vorrei rispondergli dicendo che solo uno spagnolo poteva sbagliare continente e che infatti l’America si chiama così da Amerigo Vespucci che era italiano, ma lascio perdere. La casa è comunque molto bella, un palazzo sulla piazza principale che guarda direttamente sul porto. All’interno sono presenti ancora i mobili originali ed è presente anche una lettera del re a Colombo scritta in spagnolo antico, cioè da destra verso sinistra (cosa dicevamo degli spagnoli?).

Facciamo poi una piccola tappa per fotografare il palazzo presidenziale, una ricostruzione identica della casa bianca con la differenza che questa è marroncina.

Si arriva a questo punto ad un mercato coperto dove possiamo rimanere un po’ di tempo. Ci restiamo dentro un po’ e poi usciamo per esplorare le strade attorno. Un casino indescrivibile. Un traffico bestiale, appena ci si ferma ad uno stop ti suonano dietro… E sono sempre dietro a suonare… Ma ormai sono tutti talmente abituati che se non sentono il clacson dietro pensano che non ci sia nessuno. La macchine riescono a contenere fino a 7 persone… E sono macchine normali! Più avanti vediamo un mercato all’aperto lungo un marciapiede e le macchine che passano accanto alla merce venduta per terra o su bancarelle di fortuna.

Entriamo in una rivendita di caffè e siamo preda di questo aroma fortissimo… Non proviamo il caffè perché non sappiamo da dove arrivi l’acqua, ma proviamo il cacao in polvere… Intensissimo.

Per strada tanti bambini che vogliono a tutti i costi pulirti le scarpe, io indosso quelle da tennis ed allora gli diamo un po’ di caramelle e di cracker. Vediamo anche un ragazzo di circa 15 anni in giro armato, è una guardia ma ci sembra un po’ troppo giovane! I colori sono fortissimi ed i suoni sono invasivi, forse abbiamo trovato l’anima di S. Domingo e dei Caraibi in generale.

Durante il ritorno vediamo il mausoleo di Colombo e la guida ci spiega un po’ di cose che forse sono che un po’ dei luoghi comuni. Ci dice ad esempio che ci sono tante belle parole come vitamina R, salsa, merengue, ma che ne esiste anche una molto brutta: lavoro. Dice che le loro squadre di operai sono composte da 10 persone, 1 lavora e 9 guardano e che da loro il weekend inizia il giovedì sera e termina il martedì mattina ed in più se fa troppo caldo o se piove non vanno a lavorare (ma se lì fa sempre o troppo caldo o piove quando lavorano?). Forse sono davvero luoghi comuni, ma anche quando abbiamo visto persone realmente povere non le abbiamo mai viste con espressioni tristi. Come in Italia, no?



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