Le farfalle del Mekong

Per tutta la mia generazione il Vietnam ha avuto un significato politico molto forte, e visitare il paese oggi, dopo più di trent'anni dalla riunificazione è spiazzante. L'età media è di trentacinque anni, quindi la grande maggioranza degli abitanti non ha vissuto la guerra, eppure tutta la nazione è carica di memorie e, contemporaneamente,...
Scritto da: pierrde
le farfalle del mekong
Partenza il: 15/11/2008
Ritorno il: 21/11/2008
Per tutta la mia generazione il Vietnam ha avuto un significato politico molto forte, e visitare il paese oggi, dopo più di trent’anni dalla riunificazione è spiazzante. L’età media è di trentacinque anni, quindi la grande maggioranza degli abitanti non ha vissuto la guerra, eppure tutta la nazione è carica di memorie e, contemporaneamente, alla ossessiva ricerca del modello di vita occidentale. Nonostante si tratti di una nazione in forte espansione economica, la vita quotidiana è ancora scandita da tempi più contadini che urbani; si cucina e si mangia, si vive e si dorme, ci si lava e ci si incontra sopratutto sul marciapiede. Le condizioni igieniche sono precarie e il forte sviluppo industriale e tecnologico non è affatto accompagnato da una parallela attenzione per l’ecologia e l’ambiente con tutte le immaginabili conseguenze di inquinamento e degrado. Il traffico, incredibile ai nostri occhi, è l’emblema del paese: sciami di motorini assediano le città a tutte le ore e in tutte le condizioni metereologiche. Ho visto motorini trasportare famiglie intere, mobili, animali e merci per il mercato: uno spettacolo nello spettacolo. La baia di Halong è giustamente considerata come una delle meraviglie naturali del mondo: l’abbiamo scoperta in una giornata soleggiata ma densa di foschie con un lungo percorso in motobarca. Spuntoni appuntiti di roccia coperti di vegetazione tropicale formano un complesso di scogli e di isole di fascino ed impatto visivo fulminante. Come efficacemente racconta il nome vietnamita, Halong, la baia sembra far emergere dal mare solo parte della corazza dorsale irta e aguzza di un drago.

A Huè, città imperiale nel centro del paese, siamo incappati nello straripamento del fiume che attraversa il centro antico, uscendo dal ristorante solo dalla porta posteriore, perchè nel frattempo l’acqua aveva sommerso la strada principale. Abbiamo assaggiato le piogge monsoniche, bagnandoci fino ai calzini, ma fortunatamente dopo poco il sole tornava ad asciugarci. Cosi’ abbiamo potuto ammirare le montagne di marmo di Hoi An, un complesso di templi buddisti, grotte e picchi montani con vista sul mare della Cina. Visita importante per ritemprare lo spirito grazie all’atmosfera di pace e per la bellezza del posto. La risalita del Fiume dei Profumi invece è diventata ardua per la forte pioggia che ci ha ostacolato ad ogni discesa dalla imbarcazione. Sono uscito dal più importante tempio posto sull’estuario fradicio e infagottato in un inutile ed ingombrante telo impermeabile.

Mentre Hanoi è una città ancora di impronta campagnola, Saigon è una metropoli con aspirazioni occidentali, dove solo le baraccopoli ti ricordano le contraddizioni dello sviluppo economico liberista in uno stato “comunista”. Presenza quasi invisibile quella della nomenclatura, ma certo nulla si muove senza l’assenso del partito. Fatto confermato anche dagli amici italiani che vivono ad Hanoi e che si trovano a fare i conti con la censura ad ogni iniziativa culturale. La scoperta dei cunicoli sotterranei che dal sentiero di Ho Chi Min portano fin dentro la città, unitamente alla visita al Museo della Guerra riportano la memoria di noi occidentali agli orrori e alle sofferenze del conflitto che ha segnato il paese prima della riunificazione. La propaganda è ovviamente a senso unico, ma le foto crudeli e devastanti impongono un rispettoso silenzio ed una atmosfera di raccoglimento. Nella Città di Ho Chi Min le strade della moda convivono con i ricordi coloniali e le abitudini locali. Ma la vera scoperta è stata la visita in barca sul delta del Mekong: poche ore ma bastevoli per apprezzare la natura rigogliosa e l’ingegno dei locali nell’arte della sopravvivenza . Il ricordo che mi porto nella mente è sicuramente quello delle donne vietnamite: un concentrato affascinante di grazia e bellezza difficile da dimenticare. Lungo i paesi del delta lo spettacolo è costituito non solo dalla natura rigogliosa ma anche dalle numerosissime ragazze in bicicletta tutte vestite con l’abito tradizionale, pantalone e giacca lunga con spacchi laterali. Viste sia di fronte che da dietro, lo svolazzare al vento dei lembi del vestito ricorda le ali di una farfalla.



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