Le città della musica: New Orleans, Memphis, Nashville
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Way back up in the woods among the evergreens
There stood a log cabin made of earth and wood
Where lived a country boy named Johnny B. Goode”
Johnny B. Goode – Chuck Berry
Ma che mal d’Africa e mal d’Africa; noi abbiamo il mal degli States ed ogni 2 anni dobbiamo per forza tornarci. Dopo la west Coast, il New England e la Florida, vogliamo visitare gli stati del sud e per la precisione, le storiche città della musica: New Orleans, Memphis e Nashville. Max è un chitarrista rock-blues: per lui questo viaggio è un vero pellegrinaggio alla mecca della musica.
Poi, si sa, “Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima” (da “Se ti abbraccio non aver paura” di F. Ervas). Infatti noi con la testa, siamo partiti da tempo ed abbiamo organizzato tutto con molti mesi di anticipo.
– Per i voli ci siamo appoggiati, come al solito ad Edreams; per gli hotel Booking.com e hotelguides.com; per il noleggio auto, come al solito, a Rentalcars.
-Hotel prenotati a Luglio 2014.
-Settembre 2014: Prenotato volo tramite Edreams: circa 2600 euro. Arrivo a New Orleans e Partenza da Nashville
-Ottobre 2014: Prenotato gita in battello Mississipi Natchez – New Orleans, 88 Dollari per 3 persone www.steamboatnatchez.com/harborcruise.html
– Gennaio 2015: prenotato visita Museo Gibson Menphis (ingresso $ 10) e Country Music Hall of fame Nashville (Ingresso $ 34,00).
-Febbraio: compilato Esta su sito: https://esta.cbp.dhs.gov/esta/ 17 dollari a testa.
-Aprile: prenotato Graceland Memphis (circa 100 dollari per 3 ingressi) www.graceland.com
-Stipulata Assicurazione Medica con Viaggi Sicuri www.viaggisicuri.com (circa 100 dollari per polizza per 3 persone), fortunatamente mai sperimentata.
SABATO 25 APRILE 2015 – partenza per NEW ORLEANS
Lasciamo la nostra auto a Parkingo Malpensa e partiamo in orario con un volo American Airlines.
Milano – Miami e poi Miami – New Orleans
E’ la prima volta che voliamo con American ma rimaniamo un po’ delusi. Gli aerei sono molto spartani: no televisore personale nel sedile, pasti e bevande ridotti al minimo sindacale. Una volta avevamo talmente sete e non vedendo nessuno passare con le bevande, abbiamo dovuto inventarci la storia che mia figlia doveva prendere un farmaco per poter avere un bicchiere d’acqua (diviso in 3).
Comunque i voli AA si sono rivelati abbastanza puntuali.
Arrivati a New Orleans abbiamo qualche difficoltà ad individuare il banco Budget per il noleggio auto. O meglio: lo troviamo abbastanza velocemente, in un’aerea esterna e staccata dal terminal ma lo sportello risulta chiuso e non capiamo a chi dobbiamo rivolgerci. Dopo aver vagato inutilmente da un piano all’altro del terminal, scopriamo che i noleggi auto vengono gestiti da Avis (nessun cartello per spiegare questa cosa). Ecco: anche Budget sarà un autonoleggio da eliminare dai nostri viaggi futuri.
Fortunatamente, l’auto che ci viene assegnata, una Chevrolet Impala, funzionerà benissimo per tutto il viaggio e non darà il minimo problema.
Per la prima notte, arrivando a New Orleans che è ormai sera (e piena notte per l’orario italiano) abbiamo scelto un hotel vicino all’aeroporto:
Sleep Inn New Orleans Airport – Kenner Questa è stata un’idea molto saggia. Gli hotel in centro a New Orleans costano un occhio della testa. Così almeno abbiamo risparmiato un po’, considerato che, a quell’ora non potevamo far altro che andare a dormire.
DOMENICA 26 APRILE 2015 – NEW ORLEANS
Al mattino scopriamo che la colazione è compresa nel prezzo e si tratta di un bellissimo buffet con anche la macchina per farsi da soli i Waffel che noi apprezziamo sempre molto. Subito dopo, partiamo per il centro di New Orleans, verso il nostro hotel dove rimarremo per 2 giorni. L’hotel si chiama Hotel Astor Crowne Plaza New Orleans French Quarter. Prendiamo uno dei taxi che stazionano sempre davanti all’hotel e andiamo al noleggio auto elettriche dove abbiamo prenotato una caratteristica macchina per questo nostro primo giorno: www.neworleanselectriccars.com, 180 dollari per l’intera giornata (fino alle 20). Con la macchinina possiamo visitare con comodità tutte le vie del French Quarter. La mattina poi, è il momento migliore per visitarlo con tranquillità. Poi, da mezzogiorno, si riempirà di gente e quindi risulterà tutto più caotico. Con l’auto elettrica possiamo viaggiare molto lentamente e fermarci ogni momento per scattare foto. Per soste prolungate tuttavia, è necessario parcheggiare nei normali parcheggi, con le stesse regole delle normali auto.
Parcheggiamo infatti in Jackson Square, già affollata sin dal primo mattino. Visitiamo la St. Louis Cathedral, anche se in quel momento si celebra la Messa, essendo un giorno festivo. Poi le tappe d’obbligo di ogni viaggio: negozio Voodoo Harley Davidson e pranzo all’Hard Rock Cafè, posizionato vicinissimo al nostro hotel. Max per la prima volta assaggia il Gumbo, un misto di minestra, spezzatino e riso tipico di New Orleans.
Quel giorno fa molto caldo. Siamo solo ad aprile ma qua le temperature sono piuttosto alte. E’ per questo motivo che abbiamo deciso di anticipare il nostro viaggio in primavera anzichè al mese d’agosto come nostra abitudine. Nel pomeriggio si fanno i primi acquisti. Compriamo per tutti le classiche collanine di New Orleans. Si tratta delle collanine che nel periodo del carnevale (Mardì gras) gli uomini gettano dai tipici balconcini della città alle belle ragazze che mostrano loro le proprie “grazie”. Vi è una vera e propria gara tra le ragazze per ottenere il maggior numero di collanine. Fortunatamente non è Mardì gras, tuttavia le strade si animano dei più strani e variopinti personaggi possibili. Oltre ai classici musicisti collocati in ogni angolo delle città, ci sono i personaggi più pazzi in assoluto. Come ci dice qualcuno: “qui sono tutti matti”. Alla domenica pomeriggio poi, c’è un’euforia diffusa. Insomma: sembra un vero manicomio. Ma”ci sta”. Il bello di New Orleans è proprio questo: vivere così la città. New Orleans è però essenzialmente il French Quarter. Il resto della città è poco interessante.
La sera però, è ancora tutto elevato all’ennesima potenza. La Bourbon Street diventa pedonale e la via è molto affollata. Da tutti locali fuoriesce musica. Sulla porta dei locali, i “buttadentro” invitano ad entrare, mostrandoci i loro menu. Al primo locale accettabile entriamo. Ristorante Nola, piuttosto rustico con discreta scelta di cibi. Mangiamo quasi sempre dei panini con hamburger e patatine. Qui li chiamano Po-boy, abbreviazione di Poor Boys per ricordare che un tempo i panini erano destinati ai ragazzi poveri. Siamo poveri anche noi e quindi ordiniamo proprio quelli. Il conto però non è affatto per povera gente. Spendiamo circa 80 dollari per 3, inclusa la fastidiosa mancia (tip) che negli Stati Uniti è d’obbligo nella misura tra il 10 ed il 18% circa. E’ talmente d’obbligo che viene d’ufficio inclusa nello scontrino e non possiamo esimerci. Dobbiamo dare la mancia a tutti: camerieri, autisti e persino ai musicisti che suonano nei locali. Evidentemente, oltre ai camerieri, i gestori dei locali non pagano neanche loro. Il loro stipendio è la mancia dei clienti. Forse gli americani hanno capito tutto e noi italiani, come al solito, niente. Dimenticavo: nel pomeriggio facciamo un triste tentativo di usufruire della piscina dell’hotel ma si tratta di un tentativo fallito. Nessuno di noi ha il coraggio d’entrare visto lo stato in cui si trova (come già detto: piccola, fredda e sporca). Ci limitiamo a stenderci sulle sdraio del terrazzo ad ascoltare la musica che proviene dalla sottostante Bourbon Street, per rilassarci prima di cena. Mia figlia preferisce recarsi, invece, nella palestra super attrezzata dell’hotel. Qui le cose vanno meglio. Ci sono davvero tanti attrezzi e macchinari. Dopo cena, vaghiamo un po’ per la via e poi rientriamo in hotel. Siamo stanchi. Non ci abitueremo mai, per tutto il viaggio, al fuso orario. Ci svegliamo sempre molto presto al mattino e, alla sera ovviamente, abbiamo sonno presto. Cosa ci possiamo fare?
LUNEDì 27 APRILE 2015 – NEW ORLEANS
Purtroppo piove. Il pensiero ci assale subito: non sarà così per tutto il resto del nostro viaggio? Proprio oggi che abbiamo prenotato l’escursione con il battello a vapore Natchez sul Missisipi! Facciamo colazione in un Fast Food, proprio accanto al nostro hotel. Spendiamo poco, trattandosi di un semplice Fast Food. Comunque qui servono la tipica colazione americana, con dei piccoli Pan Cakes, anche se troppo simili a quelli venduti dai nostri McDonald in Italia.
La pioggia aumenta, aumenta. Prendiamo un taxi con un tassista ladro che, quando riferiamo che dobbiamo recarci all’imbarco della motonave Natchez ci applica un prezzo “procapite” e non si capisce il motivo, visto che la destinazione è pur sempre Jackson Square. Insomma, spendiamo il doppio del dovuto ed arriviamo sotto una pioggia battente, talmente forte che ora capiamo cosa sia stata l’alluvione di New Orleans con l’uragano Kathryna. Temiamo un uragano anche noi e temiamo l’annullamento della gita in nave. Ma ciò non accade fortunatamente. Comunque, ci lasciano attendere l’ora dell’imbarco sotto un tendone precario e ci inzuppiamo per bene. Saliti a bordo ci accomodiamo nella sala ristorante dove un gruppo Jazz suona dal vivo per tutta la durata della navigazione; 1 ora e mezza. Piacevole l’atmosfera all’interno della nave, la vista della bella e tipica ruota della nave che macina acqua a tutto andare: “Rollin’, rollin’, rollin’ on the river” – da Proud Mary dei Creedence Clearwater. Tuttavia il paesaggio che si scorge in questo breve tratto del Mississipi non è proprio accattivante. In aggiunta a tutto questo, il tempo lugubre infierisce notevolmente. Insomma, non apprezziamo molto questa esperienza che consigliamo a tutti di evitare.
Allo sbarco, ci ripariamo nel vicino Centro Commerciale, dove acquistiamo bamboline Voodoo per tutti. Ne acquistiamo ben 10 ma si sa…..di una bambolina voodoo, per il classico rito degli spilloni, serve sempre. Ne compriamo un paio anche noi, perchè, a volte, io e mia figlia, ne abbiamo proprio bisogno. 2 spilli per ogni bambola sono già in dotazione. Ma noi ne abbiamo bisogno molti di più. Quindi ne acquisteremo un scatolina a parte con la capocchia colorata. La pioggia sembra rallentare, così passeggiamo un pochino nelle vie del French Quarter, vicino alla Jackson Square e poi cerchiamo faticosamente di trovare un taxi per rientrare in hotel. Purtroppo, proprio prima di uscire per cena, la pioggia forte riprende. Non ci resta che recarci nel locale più vicino al nostro hotel, da Subway e cenare con uno dei famosi lunghi panini farciti come vogliamo noi.
MARTEDì 28 APRILE – MEMPHIS
Per colazione scegliamo un IHOP posizionato vicino all’hotel. Conosciamo già questa catena, dai nostri precedenti viaggi negli States e sappiamo che qui, il Breakfast, sia dolce che salato è veramente grande. Max sceglie un Breakfast completo, dolce + salato con dei pancakes; Clarissa ordina dei Pancakes dolci al cioccolato bianco e lamponi ed io, Daniela, dei French toast panna e fragole. “Si….stupendo” (da “Stupendo” di V. Rossi)
Poi, lasciamo definitivamente New Orleans, direzione Memphis. Oggi le miglia da percorrere sono tante. Il viaggio durerà più o meno 6 ore. Non sono previste tappe intermedie onde arrivare a Memphis ad un orario decente. Facciamo solo una sosta “tecnica” in un tipico locale americano Paul’s Cafe a Ponchatoula.
Nel primo pomeriggio arriviamo al nostro hotel a Memphis, Hampton Inn & Suites Memphis-Beale Street. Come dice il nome stesso, l’hotel è favolosamente collocato all’angolo con la famosa e bellissima Beale Street.
Questo sarà il nostro hotel preferito di tutto il viaggio. E’ semplicemente perfetto. Ha tutto quello che deve avere. Costo sempre medio/alto ma questo albergo lo merita. Purtroppo, anche questa camera, ha 2 letti Queen piuttosto piccoli (da 1 piazza e mezza, per intenderci). Troppo stretti per me e mia figlia nello stesso letto, che ha ormai 18 anni). Siamo scomodi ma lo saremo in tutti i letti di questo nostro viaggio. Le camere triple sembrano non esistere negli Stati Uniti: o si prende una camera doppia con 2 letti Queen, o 1 unico letto King Size e ci si arrangia in tre, oppure si devono prendere 2 camere raddoppiando i costi. Così ci siamo strettamente arrangiati per tutta la vacanza. Subito dopo, il programma prevede la visita agli Sun Studios, gli storici studi di registrazione di Elvis, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash e altri famosi. La visita è bellissima ed interessante per tutti gli amanti della musica in quanto si va a visitare proprio la culla del Rock&Roll, ancora tutto conservato intatto, oggi come allora. Annesso agli Studios c’è il classico Gift Shop con Gadgets, magliette ma anche i 45 giri in vinile originali.
Al rientro decidiamo di andare nella piscina dell’hotel. Qui troviamo una piscina con temperatura freddina (ma non eccessivamente), oltre ad una piccola vasca di acqua bollente. Ci bagniamo ora qua ed ora là. Siamo le sole persone in piscina e l’atmosfera è piacevolmente tranquilla e rilassante. Per la sera è d’obbligo andare in Beale Street. E’ fantastica, con tutte le insegne dei locali illuminate. Abbiamo davvero l’imbarazzo della scelta nel selezionare il ristorante dove cenare. Da quasi tutti i bar e ristoranti fuoriescono le note della musica dal vivo, suonata sin dal pomeriggio, che si mischiano l’una all’altra formando una piacevole confusione ed allegria. Si, perchè Beale Street è allegria allo stato puro. Quella sera troviamo anche una bella esposizione di auto d’epoca lungo tutta la via. Scegliamo di andare in un locale di cui si parlava in un diario di viaggio: The Pig on Beale, attirati dai prezzi più bassi. Ebbene non ci andate. E’ una vera delusione. Porzioni miniscule servite in piatti di plastica in un locale brutto e sporco. Persino i menu sono unti. Il famoso panino con Barbecue, tipico della città di Memphis (sfilacci di carne di maiale) è risultato piuttosto asciutto e poco gustoso. E poi in questo locale non suonano nemmeno. Lasciate perdere. Andiamo subito in un altro locale, per mangiare qualcos’altro in quanto abbiamo ancora fame. Scegliamo il Jerry Lee Lewis’ Cafe, dove c’è musica dal vivo, ambiente piacevole e delle buone patatine fritte.
Dopo un’abbondante colazione a buffet nel nostro hotel, partenza per Graceland, la dimora del mitico Elvis Presley. Graceland si trova alla periferia di Memphis. Il tragitto è breve. Parcheggiamo l’auto nell’adiacente parcheggio al prezzo di 10 dollari,. Abbiamo la prenotazione per le ore 10.15 del tour dell’abitazione (Mansion Tour), così le pratiche di accesso alla biglietteria sono super veloci. Ci indicano subito la navetta da prendere, senza alcuna coda e consegnano ad ognuno di noi un Tablet con auricolari. Tutto organizzato professionalmente. Prima di salire sulla navetta ci scattano la classica foto di rito che poi venderanno a peso d’oro (35 dollari, sono pazzi. La ignoriamo). La navetta percorre un breve tragitto e ci lascia proprio davanti la porta di casa di Elvis. Una guida fa una breve introduzione e poi ci invita a seguire l’itinerario con il nostro tablet che ci mostra le immagini ed i dettagli dei vari locali con spiegazione in Italiano. Visitiamo il piano terra della casa privata di Elvis, con salottino, camera da letto dei genitori di Elvis, sala da pranzo, cucina, Jungle room (una strana sala relax di Elvis). Poi si passa al piano interrato dove si visita la sala video/salottino con grande schermo per vedere i film e la sala biliardo. Il piano superiore, con le camere da letto, è invece privato e non si visita. Si visita però il cortile sul retro della casa con Ufficio per la posta delle Fans, una lunga galleria con tutti i trofei, vestiti e cimeli, il recinto con i cavalli, la piscina e poi, la cosa più importante: la tomba di Elvis e dei suoi genitori con monumento e bella fontana. Al termine, la navetta ci riporta all’area biglietteria, dove vi sono tanti negozi con tutto il merchandising di rito. Acquistiamo pochissime cose e poi ce ne andiamo. Tour veramente interessante che consigliamo. Volendo, è possibile fare un tour più completo (con differente tariffa) comprendente anche la visita al museo delle auto, degli aerei e qualche altra cosa. A noi invece interessava solo la casa vera e propria e perciò è andata benissimo così.
Nel pomeriggio, abbiamo prenotato la visita alla fabbrica Gibson, la famosissima e prestigiosissima chitarra. Si visita l’attuale fabbrica vera e propria, assistendo ad alcune fasi di lavorazione delle chitarre semi-acustiche. Qui vi sono 80 dipendenti che producono 60 chitarre ogni giorno. Ogni chitarra necessita di 3 settimane di lavorazione e questo ne giustifica ampiamente il prezzo. Annesso alla fabbrica, vi è un piccolo negozio con vendita di alcune chitarre (ma non il catalogo completo).
Prendiamo poi la nostra auto per recarci a visitare una concessionaria Harley che abbiamo notato il giorno prima, sulla strada per Memphis: la Southern Thunder Harley di Southaven (MS). Bella concessionaria con ampia esposizione. All’ingresso ci colpisce subito, su di un piedistallo, l’Harley dedicata ad Elvis con la riproduzione della firma di Elvis sul serbatoio.
Per la sera scegliamo il King’s Palace in Beale Street, bellissimo locale dove mangiamo veramente bene con musica dal vivo, ovviamente. In particolare segnaliamo il dolce, il Voodoo Chocolate Passion. Terminata la cena ci spostiamo nel patio/garden del King’s Palace dove c’è un’altra band che suona. Bravissimi e tutto molto coinvolgente.
Questa sera c’è un’atmosfera pazzesca in città. Sembra di essere in un film. Nella via c’è persino un’esposizione con circa 300 moto, tutte ben allineate. Un colpo d’occhio impressionante. A conclusione di questi 2 giorni in questa città, possiamo dire che Memphis è la città preferita di questo nostro viaggio. La prima in classifica in assoluto. Ci è piaciuta molto e consigliamo la visita a tutti, in particolar modo agli appassionati di musica come noi.
GIOVEDì 30 APRILE – NASHVILLE
Lasciamo a malincuore Memphis; l’ultima città del nostro itinerario, Nashville, ci attende. Prima di tutto però una veloce tappa alla Bumpus Harley Davidson di Memphis.
Poi ci rimettiamo subito in marcia perchè anche oggi ci attendono parecchie miglia per raggiungere Nashville (circa 3 ore d’auto). Facciamo solo una sosta veloce ad un grazioso laghetto per la pesca sportiva che scorgiamo lungo la strada.
Arriviamo alle porte di Nashville e subito ci accorgiamo che è una caotica città moderna tutta grattacieli. La cosa ci lascia un po’ allibiti e ci delude un po’.
Ci attendavamo una città più accogliente e simile a Memphis ed invece non è così. Anche il nostro hotel, DoubleTree by Hilton Downtown Nashville, è una costruzione molto moderna nel centro di Nashville, ma non troppo. O meglio, si trova in Downtown Nashville ma purtroppo un po’ distante dal centro nevralgico di Nashville, la Broadway Street, dove tutto si concentra. Per raggiungere questa famosa Broadway Street, unica zona d’interesse di Nashville dobbiamo sempre prendere dei taxi, oppure affidarci alla navetta dell’hotel (con i suoi tempi e modi). Di andarci in auto, non se ne parla nemmeno. Non vi sono parcheggi e, se ci sono, costano tantissimo, tipo 10 dollari l’ora o peggio a quota fissa di 25 dollari indipendentemente dal tempo di sosta. Per la serata,vogliamo assolutamente un locale con musica dal vivo dove cenare. Purtroppo tutti questi locali sulla Broadway non permettono l’accesso ai minori di 21 anni. Quindi, per mia figlia che ha solo 18 anni, è un problema. Moriremo di fame? Troviamo un primo locale che ci fa entrare senza bloccarci all’ingresso, il Tin Roof; ceniamo un po’ con le solite cose ma la musica è decisamente a volume troppo alto. Non ci capiamo tra noi ed anche comunicare con la cameriera è un vero problema. Dopo cena, visitiamo i negozi di Gadgets sulla Broadway; qui mia figlia la fanno entrare senza problemi. Che bastardi!
VENERDì 1 MAGGIO 2015
Cerchiamo un Ihop poco distante per far colazione, considerato che la stessa non è compresa nel costoso prezzo della stanza. Lo troviamo a qualche minuto d’auto. Eh sì, perchè a Nashville, senza auto, non si va da nessuna parte. Il nostro hotel è vicino a tutto e vicino a niente. Spostarsi è sempre un problema. Che palle! Nashville non ci piace proprio. O meglio: io e mia figlia la detestiamo. A Max piace perchè un un susseguirsi di locali e tutti fanno musica dal vivo già da mezzogiorno. In mattinata tentiamo di raggiungere in auto l’hard rock Cafè ma non riusciamo a parcheggiare. Così Max dovrà tornare a riportare la macchina in hotel e tornare con lo Shuttle dell’hotel. Beviamo qualcosa all’Hard Rock in attesa di Max e poi percorriamo un po’ la Broadway Street che, di mattina, è un po’ più praticabile che nel resto della giornata.
A seguire visitiamo la Country Music Hall of Fame, anch’essa prenotata da casa, famoso museo dedicato alla musica Country con attività interattive e mostra di cimeli dei grandi interpreti di questo genere musicale.
Al pomeriggio rientramo in hotel per uno spuntino nello Starbucks, collocato proprio nella hall del nostro hotel. Decidiamo di andare un po’ nella piscina dell’hotel ma l’acqua è praticamente ghiacciata. Qui sono pazzi a tenere questa temperatura. Infatti in piscina non c’è nessuno. Ci sono alcune persone in palestra ma, in piscina, solo noi. Chissà perchè? Ovviamente non facciamo affatto il bagno e, poco dopo, rientriamo in camera. Per cena, il personale dell’ hotel ci indica gentilmente un locale che ammette persone sotto i 21 anni: niente meno che il B.B. King Blues Club. Purtroppo l’autista della navetta ci fa perdere molto tempo per raggiungere il locale che dista pochi minuti dall’hotel, in quanto il ca..one, decide di accompagnarci per ultimi e di farci fare il giro di tutta la periferia di Nashville, rischiando di non farci trovare posto nell’unico locale accessibile della città. Fortunatamente ce la facciamo perchè arriviamo ad un’ora relativamente decente ed il locale è piuttosto grande. Al centro troneggia un palco veramente gigantesco dove nel corso della sera si alterneranno ben 2 band: una Jazz e l’altra Blues. Ed io che a Nashville pensavo di ascoltare solo musica Country….
Bhè, lo ripeto. A me Nashville non piace. Quella sera poi, venerdì sera, è un delirio collettivo. Sembrava un manicomio: ciurme di passanti che attraversavano, carrozze di cavalli a destra, ridicoli Pedal Tavern con persone che pedalano e bevono, a sinistra….mah. Meno male che domani ce ne andiamo da qui. Tuttavia la serata al B.B. King è risultata veramente piacevole. Dopotutto è la nostra ultima sera. Domani si torna a casa.
SABATO 2 MAGGIO 2015 – RITORNO A CASA
Il volo è alle 12. Quindi abbiamo tutto il tempo per un’ultima buona colazione americana dal nostro ormai abituale IHOP. Poi ci dirigiamo verso l’areoporto, collocato a 20 minuti dal centro, per la riconsegna dell’auto. Pratiche d’imbarco veloci e senza problemi, per il primo volo Nashville – New York con un aereo minuscolo, da circa 50 posti, che ci fa’ un po’ paura. Ma andrà tutto bene. Arriviamo puntuali al JFK di New York, che ci intimoriva un po’ per la grandezza, ma troviamo senza problemi il gate per il volo su Malpensa. Partiamo con 30 minuti di ritardo sul solito aereo spartano American Airlines, ma poi arriviamo puntuali a destinazione. Attendiamo l’arrivo del valet di Parkingo con la nostra auto e, tutti incriccati, dopo il lungo volo, andiamo a casina: chi ha male alla schiena, chi ha il male al collo, chi ha male al sedere.
In definitiva: un viaggio bellissimo, poco battuto dagli italiani, ne abbiamo incontrati solo 2 a New Orleans, infatti anche noi, a dir la verità, siamo stati altre 3 volte negli States prima di venire in questa zona, ma è stata un’esperienza molto bella perchè queste 3 città sono davvero le “città della musica”. Vedere locali che fanno musica dal vivo già dalla tarda mattina e poi per tutto il giorno è fantastico e l’ambiente è sempre molto divertente e amichevole; si sa gli americani con i turisti sono sempre gentilissimi e accoglienti soprattutto quando ci si ritrova insieme in un locale a ascoltare musica. E poi insomma Memphis è “the birthplace of rock ‘n roll!”
DANI, MAX E CLARISSA per approfondimenti: http://digilander.libero.it/danidisa