Le avventure di Cleo in Yucatan, Chiapas e nord del Guatemala.
SAB 6 – Dopo numerosi problemi con la Thrifty noleggiamo un’auto, anche se non era quella che avevamo prenotato. Sull’autopista che va da Cancun a Valladolid è pieno di farfalle giganti giallo fosforescente, impressionante. Arriviamo a Valladolid: mi sento completamente un pesce fuor d’acqua. Tutti che ci guardano, siamo gli unici bianchi (nel nostro caso bianco latte), ci scambiano prima per tedeschi, poi per francesi e infine per inglesi. Tutto sommato niente male, qualsiasi cosa pur di non sembrare italiani (…triste ma vero). È la prima volta che esco fuori dall’Europa e vorrei tanto poter assaggiare il cibo che vendono le donne e i bambini per strada, ma ovviamente non posso, finirei in ospedale dopo 20 minuti. Da veri gringos andiamo a mangiare nel miglior ristorante nella piazza centrale.
DOM 7 – Visita alle rovine Maya di Chichen Itzà. Caldo umido soffocante, bel sito archeologico, ma tutto sommato non sconvolgente come mi immaginavo. Trascorriamo la serata a Mérida tra bancarelle e luci colorate (e una discreta puzza diffusa).
LUN 8 – In cima alla gran piramide di Uxmal ci si sente un po’ più vicini al cielo. Una volta saliti la vista spettacolare ripaga la scarpinata, l’unico problema è poi riuscire a scendere… Pomeriggio psichedelico nei vari mercati di Mérida, tante gente, caos, caldo soffocante, è una cambogia, mi sento persa. Per fortuna facciamo amicizia con due simpaticissimi messicani (un cuoco e un antropologo) che parlano italiano meglio di noi. Uno dei due ci spiega che in Messico di solito la gente dorme su comodissime amache matrimoniali, le cosiddette Amaka-sutra, dette anche amache di San Andrés, perché ci dormi in due e ti risvegli in “tres”. Che dire… dei veri geni.
MAR 9 – Arrivo a Campeche. Giuro che se d’inverno il clima è discreto, quando vado in pensione mi trasferisco qui. Niente a che vedere con le precedenti città caotiche e puzzolenti, qui è tutto pulito, ordinato, un dolce susseguirsi di casette colorate con i tipici messicani che fanno la siesta. Pranziamo con due soldi in un salón dove con ogni birra portano in omaggio tanti piccoli piatti tipici. Ovviamente facciamo 3 giri.
MER 10 – La carretera per il Chiapas è disastrata, per arrivare a Palenque impieghiamo più di 6 ore. Alla frontiera ci ferma la polizia, ma con il mio fluido spagnolo-messicano, fila tutto liscio. Inizia la parte più difficile del viaggio. I nostri bungalow si trovano praticamente nella giungla, ergo è pieno di zanzare maledette, le mie gambe sono ormai un campo di battaglia. Il caldo umido aumenta in maniera esponenziale fino a levarti completamente le forze.
GIO 11 – Finora Palenque è senza dubbio il sito archeologico più affascinante: rovine Maya immerse nella giungla selvaggia con tanto di scimmie, tarantole e serpenti. La guida autoctona ci spiega che le rovine riportate alla luce sono solo il 2% dell’antica città maya sepolta (che non possono riesumare per non distruggere la selva).
VEN 12 – Dopo aver visto due splendide cascate inizia il duro viaggio per San Cristobal: 4 ore di curve, tornanti e migliaia di dossi. Come se non bastasse ci fermano diverse volte i militari del Chiapas che ci smontano la macchina per cercare armi e/o droga. Per fortuna non trovano niente… avevamo nascosto tutto per bene… Arriviamo a San Cristobal, ma nessuno aveva calcolato che trovandosi a 2.200m avrebbe fatto un discreto freddo… sfodero la mia unica felpa.
SAB 13 – La cittadina è davvero bella, somiglia molto a Granada (in Spagna), ma con molti più fricchettoni, perlopiù argentini, italiani e spagnoli. Una di queste disadattate sociali mi si avvicina chiedendomi di unirmi al loro gruppo per andare a ballare nei boschi in onore del nonno fuoco (giuro, del “abuelo fuego”). Inevitabile lo sdegno.
DOM 14 – Andiamo a visitare il mercato di San Juan Chamula, dove risiedono le popolazioni indigene che parlano ancora la lingua Maya. E’ senza dubbio l’esperienza più emozionante della mia vita, José un bambino sorridente di 9 anni ci accompagna in giro per il villaggio, facendoci da guida. E’ simpaticissimo, se potessi me lo porterei a casa. Ci accompagna a vedere il cerimoniale cattolico-animista nella piccola chiesa dove non si possono assolutamente scattare foto. Per terra aghi di pino, galline, uova e candele colorate. Una sorta di prete-sciamano battezza dei piccoli batuffoletti vestiti di bianco. Ed ora la scena più sconvolgente: gli abitanti offrono alle statue dei santi il loro bene più prezioso: la Coca cola. Che dire…
LUN 15 – Dopo altri innumerevoli problemi con la Thrifty, restituiamo la macchina a Tuxtla Gutierrez, che non merita neanche di essere menzionata. Inizia ora la seconda parte del viaggio che ci porterà verso il Guatemala. Essendo parecchio complicato attraversare la frontiera (costituita da un fiume con allegri coccodrilli), ci appoggiamo ad un piccolo tour operator locale.
MAR 16 – Miguel, la nostra nuova guida, ci fa vedere varie cascate, i laghi de Montebello e due fantastici siti maya a ridosso della frontiera: Bonampak e Yaxchilán. Facciamo conoscenza di un vero a proprio Lacandón, ovvero un indigeno della selva lacandona, dove pare si sia ritirato l’ormai in pensione subcomandante Marcos. Dopo una giornata intera di viaggio e svariati controlli anti droga ad opera di facce poco rassicuranti, ci fermiamo a dormire a due passi dalla frontiera (ps: a pranzo per la disperazione mangiamo una frittata in una baracchetta zozza in mezzo al nulla, per fortuna sopravviviamo).
MER 17 – Attraversiamo finalmente il Rio Usumacinta, ovvero il confine naturale tra Messico e Guatemala, a bordo di una lancia (una barchetta stretta e lunga), ovviamente il tutto sotto il diluvio universale, una scena apocalittica. Approdati completamente zuppi dall’altra sponda, salutiamo i nostri amici coccodrilli e mettiamo piede a terra, o meglio nel fango, e dopo 4 ore di sterrato in un furgoncino scassato arriviamo a Isla Flores. Veniamo ripagati da una stanza con vista mozzafiato sul lago Petén Itzá.
GIO 18 – Alle 5 di mattina ci incamminiamo verso Tikal, il sito dove si trovano le piramidi maya più alte in assoluto. Il sito è sconvolgente: scimmie, tucani, farfalle giganti e vermoni fosforescenti (che qui si mangiano arrostiti). In cima alla grande piramide che sovrasta la giungla ci si sente davvero in pace col mondo.
VEN 19 – Da stamattina mi è accaduto nell’ordine quanto segue:
1) Mi ha defecato una scimmia sul braccio
2) Abbiamo bucato una ruota sullo sterrato
3) Abbiamo riattraversato il fiume sotto il diluvio
4) Siamo senza passaporti, sono chissà dove in attesa di un maledetto timbro mancante. Ci dicono che ce li recapiteranno tramite corriere una volta arrivati a Tulum.
5) Il nostro pullman per Tulum parte con 5 ore di ritardo, ovvero alle 2 di notte. Passo 5 ore buttata per terra in stazione in mezzo a insetti vari, cos’altro può succedermi??
SAB 20 – Ecco cos’altro poteva succedere: arriviamo a Tulum, una delle più belle spiagge caraibiche e ovviamente PIOVE e ci dicono che pioverà anche nei giorni successivi…
MAR 23 – Sono passati 3 giorni da quando siamo arrivati a Tulum, per fortuna alla fine è uscito un sole meraviglioso e sono incredibilmente arrivati i nostri amati passaporti. Per il mio compleanno ricevo uno dei più bei regali inaspettati: tengo tra le mani una piccola tartaruga marina appena nata, per poi lasciarla scivolare in acqua per il suo primo bagnetto.
SAB 27 – Rientro a Roma e comincio subito a vedere nuovi itinerari per il prossimo viaggio: sono indecisa tra Perù, Bolivia e Cile… si accettano suggerimenti! Alla prossima!