Laureati in Messico, Guatemala e Belize
Siamo stati via per due mesi: dopo questo primo mese in Messico, Guatemala e Belize ce ne siamo fatti un secondo girando per la West Coast negli States!!! Noi “messicani” eravamo in tre: Olivia, Filippo ed io (Nicolò), abbiamo dormito più o meno in ogni tipo di posto, prendendo ogni mezzo esistente (eccezion fatta per il treno) e siamo riusciti a contenere al meglio le spese senza però toglierci assolutamente niente!!! A parte Città del Messico e Belize City non abbiamo mai avuto alcun problema di sicurezza, invece in queste due città la sensazione di sicurezza da quando cala il sole non è proprio fantastica . Per il resto abbiamo sempre conosciuto un sacco di gente veramente gentile e simpatica.
Anche a livello di salute non abbiamo avuto nessun problema (a parte un veloce attacco di Montezuma per Filippo un paio di sere).
Dall’Italia a parte i voli non avevamo prenotato niente e non abbiamo mai avuto nessun problema nel trovare una sistemazione per la notte o negli spostamenti. Quando siamo tornati ci abbiamo messo un po’ a riprenderci dallo choc del ritorno…E ancora adesso ci scende una lacrimuccia quando riguardiamo le tante foto che abbiamo fatto in ricordo di un viaggio che non dimenticheremo mai. Ne avremmo anche di più se Filippo non avesse perso la sua macchina fotografica a metà vacanza! Iniziamo a parlare del viaggio…
GIOVEDI’ 9 GIUGNO Inizia la nostra avventura da Milano Malpensa (abbiamo prenotato i voli di andata e ritorno al CTS di Milano: 690 € a testa con andata su Città del Messico e ritorno da San Francisco con Lufthansa), dopo un breve scalo a Francoforte e 11 ore abbondanti di volo sbarchiamo a Città del Messico. L’atterraggio è qualcosa di incredibile: la città non finisce mai e si atterra proprio tra le case, vale la pena di essere sul finestrino perché è una delle cose che mi è piaciuta di più di Città del Messico.
In aeroporto prenotiamo tre notti all’Hotel Roble, 3 stelle, a due passi dal Zocalo (31$ a notte la camera). L’hotel risulta più che accettabile e dopo una doccia ci avventuriamo verso il centro. Ceniamo alla Taqueria de Paso, locale frequentato solo da gente del posto e molto economico (45 pesos a testa per la cena). Facciamo una veloce passeggiata per il centro tra qualche topo e facce losche, poi il fuso orario ci manda a dormire abbastanza presto.
VENERDI’ 10 GIUGNO Facciamo colazione in un simpatico locale vicino al Zocalo: il Cafè Popular, per 16 pesos a testa facciamo una colazione abbondante. Ci dirigiamo poi verso la Torre Latino Americana: dal suo osservatorio si ha una vista a 360° sulla città, peccato che ci sia un misto di foschia-smog che non permette di vedere molto lontano. Il biglietto però vale per tutta la giornata e quindi ritorneremo alla sera per vedere la città illuminata: più bello di notte che di giorno.
Investiamo poi la bellezza di 2 pesos per un biglietto della metropolitana e ci dirigiamo verso il Terminale Norte, dove partono i pullman per Teotihuacan: un’ora di viaggio e abbiamo la bella sorpresa che con la tessera studenti internazionale non si paga il biglietto di ingresso. Durante tutta la visita dovremo “concedere” un sacco di foto con le scolaresche del posto: Filippo “Guapissimo” è una vera superstar! In un paio d’ore ci arrampichiamo su tutte le piramidi e il sole rovente ci manda a mangiare per prendere un po’ di fresco: noi ci siamo fermati a pranzare dietro la piramide della Luna, ma i ristorantini che ci sono non sono un granchè: tutti molto turistici. Noi scegliamo il Techinanco: bocca in fiamme!!!! Sulla via del ritorno l’inconveniente è dietro l’angolo: salendo in metropolitana inizio ad essere spintonato e preso in mezzo da un gruppetto di persone: sparisce il mio portamonete che tenevo in tasca. La strategia di lasciare tutti gli averi nella cassetta di sicurezza in albergo è funzionata. Questo però resterà l’unico episodio spiacevole della vacanza. Per cena torniamo a Città del Messico, nella Zona Rosa: mangiamo al Campanarios e ne rimaniamo delusi: il posto non è male ma mangiamo proprio male. Dopo cena facciamo un giro per la Zona Rosa: si alternano locali carini (pochi e concentrati in una sola via), discoteche di basso livello, karaoke e tanti tanti locali gay. Per la strada ci viene offerto un po’ di tutto: massaggi, night club, droga, chicas. Non riusciamo a chiamare un taxi del sitio (quelli sicuri) e ci fidiamo di uno di quelli fermati sulla strada (Maggiolone verde) senza che ci capiti niente.
SABATO 11 GIUGNO Facciamo colazione in un’enorme pasticceria all’ingrosso vicino al nostro albergo: dolcetti (l’aspetto è migliore di quello che sono poi in realtà)e torte nuziali di ogni tipo. Vale la pena di fare un salto per vedere le torte nuziali! Raggiungiamo poi il Museo Antropologico con la metropolitana e una buona mezz’oretta di cammino nel parco. Il Museo è interessante, ma troppo grosso per il nostro livello di sopportazione e di calore, giriamo tutte le sale ma abbastanza velocemente: preferiamo le visite all’aria aperta. Ci intratteniamo a lungo nel giardino del museo parlando con tante persone.
Per pranzo ci concediamo una gigante Caesar Salad all’Hard Rock Cafe, non molto distante dal museo. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso la Condesa, fidandoci di farci accompagnare da un ragazzo conosciuto per strada ma dall’aspetto affidabile. La Condesa è un quartiere molto simpatico e che vale la visita soprattutto verso sera: è pieno di ristoranti e locali in cui bere qualcosa molto carini. DOMENICA 12 GIUGNO Ultima mattina a Città del Messico: di nuovo a fare colazione al Cafè Popular e poi visita alla Cattedrale (più bella fuori che dentro) e al Murale Diego Rivera vicino al parco: molto bello, ne vale davvero la pena. Ci trasferiamo poi in aeroporto per il nostro volo verso Villahermosa (87€ a persona con Aero California, prenotato su internet).
All’arrivo a Villahermosa troviamo ad aspettarci Olivia che, stanca, arriva dall’Italia via Città del Messico: da oggi il nostro gruppo sarà da tre persone! Ci trasferiamo subito al terminal dei bus Cristobal Colon per andare a Palenque: i pullman in Messico sono sempre molto organizzati ed efficienti, oltre che puliti e puntuali, con tanto di aria condizionata e tv (in Guatemala sarà tutta un’altra cosa). Arrivati a Palenque ci facciamo portare in taxi fino al Camping Mayabel: il nome può trarre in inganno, ma in realtà oltre allo spazio per le tende ci sono anche camerate e diverse camere con bagno privato (con o senza aria condizionata). Noi ne prendiamo una privata senza aria condizionata (150 pesos a persona: in Messico le camere si pagano quasi sempre a persona) anche se nella notte avremo molto molto caldo! Il posto è molto bello, completamente immerso nella giungla, infatti ci sono tanti animaletti a farci compagnia: geki, rane e insetti vari. La piscina invoglia molto a fare un bagno, ma quando scopriamo che è una specie di stagno cambiamo idea.
Ceniamo al Camping e la serata è simpatica perché conosciamo molta gente un po’ da tutto il mondo in vacanza come noi, il cuoco è un ragazzo italiano venuto qui inizialmente in vacanza…
LUNEDI’ 13 GIUGNO Ci svegliamo presto e con un combi (minibus che si prendono sulla strada) andiamo alle rovine di Palenque: molto belle e da fare al mattino presto perché poi diventa molto caldo! Il ritorno al Camping Mayabel lo facciamo a piedi (mezzora), il tempo di prendere gli zaini e mangiare qualcosa, poi andiamo con un altro combi a Palenque Pueblo in cerca di un mezzo che ci porti ad Agua Azul: troviamo un pick up che ci porterà fino all’incrocio per Agua Azul, da lì si troveranno con facilità taxi o combi fino al villaggio. Il viaggio in pick up è uno spettacolo: la strada è molto bella, ma facciamo fatica a vedere fuori perché siamo stracarichi, arriviamo ad essere in 18 nel cassone!!!! Arrivati ad Agua Azul prendiamo una camera (80 pesos a persona) nell’unico posto possibile nel villaggio: un signore che affitta camere vicino al campo sportivo. Non c’è altra scelta anche se le camere sono molto sporche, il bagno è praticamente inagibile ed è popolato da ogni sorta di insetto (nella notte mi sveglierò con uno scarafaggio che mi corre in faccia), in più scopriremo più tardi che alle 19 viene tolta la luce in tutto il villaggio.
Andiamo a fare un bel bagno rinfrescante nel fiume e a vedere le cascate: sono molto belle se sono “Azul”, nella notte pioverà molto e al mattino dopo sono poi diventate marroni: tutta un’altra cosa.
Andiamo a cena nell’unico “ristorante” del paese insieme ai nostri vicini di stanza: nel frattempo hanno tolto la luce ed è calato il buio mentre si sta abbattendo una tempesta tropicale. Per farci un po’ di luce sul tavolo dove mangiamo ci parcheggiano di fronte un camioncino con le luci accese. Ci chiudiamo presto a sentire i rumori della giungla (qui si sentono per davvero) nella nostra camera sporca.
MARTEDI’ 14 GIUGNO Scappiamo presto dal nostro covo di scarafaggi con direzione San Cristobal: andiamo in combi (30 pesos a persona) fino ad Ocosingo e poi con bus Cristobal Colon (30 pesos a persona) fino a San Cristobal.
Arrivati scegliamo un albergo di gran qualità per le due notti che passeremo qui: Casa Vieja (220 pesos a persona per notte): ne vale veramente la pena, il rapporto qualità prezzo è ottimo e il posto delizioso. Pomeriggio di relax in giro per San Cristobal e cena con un Padre missionario qui a San Cristobal e Tuxtla, amico di Olivia. E’ una cena molto interessante perché ci racconterà molte cose sul Chiapas e sulle sue tradizioni.
MERCOLEDI’ 15 GIUGNO Giornata intera tra le vie di San Cristobal:davvero molto carina e con un bel mercato: abbiamo anche assaggiato delle formiche tostate e comprato un’amaca. Purtroppo nei due giorni qui a San Cristobal abbiamo preso molta pioggia.
Alla sera cena al Gato Gordo, locale abbastanza brutto e con cattiva cucina, ma con tanti backpackers: conosciamo Kylene, una fotografa americana di Santa Cruz, ceniamo con lei e ci ritroveremo a casa sua ad una festa un mese dopo in California. In tutta la città ci sono parecchi ristoranti carini o bei locali dove bere una birra dopo cena con un po’ di musica.
GIOVEDI’ 16 GIUGNO Colazione al Jungla: ne vale la pena, soprattutto per le spremute! Lasciamo San Cristobal un po’ tardi perché dobbiamo aspettare parecchio prima che il combi per Chapa de Corzo sia pieno (Canyon del Sumidero), la strada poi è bellissima. Arriviamo a Chapa de Corzo nel primo pomeriggio e rimaniamo stupiti per quanto è “grande”: ci aspettavamo un’altra Agua Azul!!! Prendiamo subito una camera per la notte alla Posada Los Angeles (80 pesos a persona): camere non tanto belle, ma pulite. Andiamo poi al molo per la gita al Canyon del Sumidero: aspettiamo tutto il pomeriggio perché la lancha sia piena per poter partire, ma solo nel tardo pomeriggio arriva una famiglia numerosa per dividere le spese (bisogna essere in 10, volendo si può anche scegliere l’alternativa della lancha privata). Quando finalmente riusciamo a partire (120 pesos a persona) inizia ad abbattersi un diluvio fortissimo che ci costringe a tornare al molo: tutto rinviato a domani mattina. Mangiamo un pranzo-merenda al molo, ma restiamo molto delusi. Per cena iniziamo per la prima volta a sentire nostalgia di casa e quindi scegliamo un ristorante italiano: si chiama Valle d’Aosta!!!!!!!…Non male tenuto conto dove siamo.
VENERDI’ 17 GIUGNO Ci svegliamo ancora sotto il diluvio, ma per fortuna passa abbastanza in fretta e anche questa volta comunque dobbiamo aspettare più di un’ora prima di partire per la gita sul fiume. Finalmente riusciamo a partire a metà mattina: il giro è molto bello, peccato che nel fiume ci sia molta pattumiera galleggiante e che il lanchero vada così di fretta. La gita dura un paio d’ore e riusciamo a vedere anche un coccodrillo, poi mangiamo a Chapa de Corzo il solito pollo alla griglia prima di salire su un combi stracarico per il Terminal dei bus OCC a Tuxtla, in realtà ci lascerà in mezzo alla città e dovremo farci una decina di isolati a piedi fino al Terminal. Da qui prendiamo il bus per Tonala (87 pesos a persona), la strada è piena di curve, diluvia e in alcuni tratti ci sono anche delle frane sulla strada. Arrivati a Tonala però splende il sole e prendiamo un taxi per Puerto Arista, vogliamo fare il weekend al mare, sul Pacifico. Sulle guide avevamo letto di Joe’s Camping, dove un simpatico canadese dovrebbe affittare cabanas. In realtà arrivati scopriamo che del canadese non c’è neanche più l’ombra e il posto è molto squallido e deserto! Così ci dirigiamo in centro (siamo gli unici turisti, è bassissima stagione) e prendiamo una stanza all’Hotel Lucero (130 pesos a persona, dovrebbe essere l’albergo di lusso della città. Parlare di lusso è un po’ tanto, ma è pulito e i letti sono grandi). Arriviamo giusto in tempo per vedere il tramonto sul mare e poi cercare un posto dove cenare, praticamente è tutto chiuso, ma troviamo una signora molto gentile che ci offre di cenare nel suo cortile: mangiamo molto bene.
SABATO 18 GIUGNO Colazione-pranzo a base di pesce fritto in riva al mare a Puerto Arista, nel pomeriggio andiamo in taxi fino a Boca del Cielo (a 18 km), è un posto strano: c’è una laguna con il mare calmo e oltre una lingua di sabbia con le onde e qualche bar sulla spiaggia. Facciamo un bagno tra le onde (bisogna stare attenti alla temutissima “Ola verde”); sulla spiaggia siamo solo noi. Torniamo per cena a Puerto Arista e a cena sempre nel cortile della signora.
DOMENICA 19 GIUGNO Sveglia all’alba (4.45) e sorprendentemente troviamo ad aspettarci il taxista contattato il giorno prima per portarci a Tonala alla stazione OCC dei pullman. Alle 6.30 parte il bus: arriva da Città del Messico e quindi è abbastanza sporco e carico di gente stravolta dal viaggio. In 3 ore raggiungiamo Tapachula, ultima città di grandi dimensioni prima del confine con il Guatemala. Colazione a base di hamburguesa e poi saliamo su un collettivo diretto a Ciudad de Hidalgo, città di confine. Arrivati a Ciudad de Hidalgo attraversiamo il confine a piedi con una camminata di mezzora sotto un sole caldissimo e un’umidità pazzesca (ci sono anche dei servizi di trasporto trainati da biciclette). Il passaggio della frontiera è molto più veloce e agevole del previsto: ce la caviamo con solo 1 US$ di mancia a testa al doganiere guatemalteco. La camminata prosegue per Ciudad Tucum Uman (prima città sul lato del Guatemala), la differenza con il Messico è già molto evidente, ma quando raggiungiamo il terminal dei bus la differenza è totale. Addio alle stazioni pulite e funzionali del Messico, ci aspetteranno 10 giorni di “terminal” fatiscenti, sporchi e fangosi. Noi scegliamo di muoverci sempre con i chicken bus: dopo un primo momento di smarrimento sono i mezzi più divertenti e simpatici per conoscere il Paese: assolutamente da provare: per fine vacanza siamo riusciti a farli quasi apprezzare anche alla nostra Olli; non bisogna avere fretta perché si fermano a caricare gente ovunque e non ci si deve formalizzare troppo sulla sicurezza: animali gente stipata ovunque, velocità incredibili e sorpassi allucinanti (si incontrano parecchi chicken bus incidentati lungo le strade). Partiamo dal caldo terribile di Ciudad Tecun Uman alla volta di Quetzaltenango (in Guatemala viene chiamata da tutti “Xela”): in 4 ore di viaggio per una strada molto bella che si inerpica fino in montagna raggiungiamo Xela: qui la temperatura è diversa e fa piuttosto freddo. Attraversiamo il mercato per prendere un collettivo per il centro della città: ci sono tanti ragazzi stranieri che vengono a studiare lo spagnolo nelle tante scuole della città.
Scegliamo l’Hotel Anexo Modelo (80 Quetzales a testa, circa 8€): in una stanza in legno, simil baita di montagna: pulita, ma abbastanza fredda di notte. Ceniamo al Bar Tucum, posto davvero carino in un cortile interno sulla piazza principale: chili con carne e rigorosamente la birra Gallo. LUNEDI’ 20 GIUGNO Prima parte della mattinata dedicata a scaricare le foto e ad un veloce giro per il centro di Quetzaltenango, poi trasferimento al terminal dei pullman. E’ davvero uno spettacolo: siamo gli unici turisti, ma non abbiamo assolutamente alcuna sensazione di paura. Siamo in cerca di un bus per Panajachel, ma sono pochi quelli diretti e dobbiamo aspettare a lungo per trovarne uno. Al fine issiamo gli zaini insieme a galline e tacchini sul tetto del pullman e si parte alla volta del Lago di Atitlan! La strada è molto bella, il nostro autista è un pazzo che sorpassa in ogni curva! Il pezzo finale della strada, da Solola alle rive del lago è davvero mozzafiato. Panajachel è molto turistica rispetto alle altre cittadine del Guatemala, ma comunque piacevole: ci sono tante bancarelle di artigianato locale, locali simpatici e soprattutto una invidiabile posizione sul lago di Atitlan. Per le due notti che passeremo a Panajachel optiamo per l’ Hotel Los Volcanes (92 Quetzales a persona per notte, dopo una veloce contrattazione). Passiamo il pomeriggio a girare per le bancarelle di Panajachel per qualche acquisto, ceniamo con una discreta pizza al Bar Circus, un locale carino con musica dal vivo, anche se non è quel posto fantastico descritto dalla guida…Sarà perché è lunedì sera? MARTEDI’ 21 GIUGNO Colazione a Panajachel e per la prima volta incontriamo degli italiani: due ragazze di Torino che stanno facendo più o meno il nostro giro al contrario, così ci scambiamo un po’ di informazioni (utilissime quelle che ci danno su Rio Dulce).
Finita colazione iniziamo il giro in lancha del lago: prendiamo ogni volta il battello pubblico (10Q per tratta a persona): c’è un po’ da aspettare ma è più economico. Partendo al mattino presto si riescono a visitare tutti i villaggi che si affacciano sul lago e tornare a Pana per la notte. Prima sosta a Santa Cruz, un villaggio minuscolo e inerpicato sulla montagna, il migliore per gli scorci panoramici. Seconda sosta a San Pedro, abbastanza deludente e per questo ci fermiamo poco. Ultima fermata a Santiago: carina e con le strade tutte in salita. Facciamo un giro per la città con un bimbo ce si offre di farci da guida; ci porta a visitare l’attrazione del villaggio: il Majimon (non so come si scriva): una divinità religiosa alla quale vengono offerte anche bottiglie di rum, dà però l’idea che ormai si stia trasformando in una semplice attrazione per turisti. Prima di rientrare a Panajachel compriamo tutti e tre una maglietta d’obbligo: Gallo, la birra del Guatemala.
Tornati a Pana ci facciamo un ultimo giro per le bancarelle e andiamo a cena in un locale che ci attira dal prezzo dei cocktail (3Q a cocktail, non mi sto sbagliando). A letto presto perché domani la sveglia suona all’alba.
MERCOLEDI’ 22 GIUGNO Sveglia presto e partenza alle 6 con pulmino privato concordato in una delle tante agenzie di Pana con destinazione Antigua. Per la prima volta troviamo un autista tranquillo, anche troppo e il trasferimento risulta un po’ lungo. Alle 9 siamo ad Antigua e andiamo subito a caccia di un albergo, i primi che vediamo sono un po’ troppo cari e alla fine optiamo per la Posada Landivar. Passiamo il resto della giornata per la bellissima Antigua, peccato il brutto tempo e la tanta pioggia che ci prendiamo. Nel pomeriggio saliamo scortati dalla polizia al Cerro de la Cruz per vedere la città dall’alto e poi organizziamo l’escursione per il giorno dopo al vulcano Pacaya (andremo solo io e Filippo, mentre Olly ci aspetterà ad Antigua). Ceniamo a La Escudilla, locale simpatico con tanta gente da tutte le parti del mondo: il migliore Alfredo, un ragazzo brasiliano preparatissimo sul calcio che conosce ogni giocatore e si aggira per il locale con maglietta della Seleçao, fischietto in bocca e pallone sotto braccio. Un grande! GIOVEDI’ 23 GIUGNO Sveglia presto come al solito e alle 6 si parte per il vulcano Pacaya: un’ora abbondante di bus fino a oltre Città del Guatemala, ci si inerpica fino al paesino di San Francisco dove finisce la strada. Da lì si inizia a camminare: è una passeggiata facile, meno di due ore in leggera salita con andatura molto tranquilla. Nella parte bassa si vedono molto bene anche i vulcani Fuego, Agua e Acatenango. Purtroppo la parte alta della gita è avvolta della nebbia e abbiamo pochissimo tempo per sfruttare una breve schiarita per guardarci attorno e scattare un paio di fotografie. A sfortuna si aggiunge sfortuna: il cratere oggi ha attività praticamente nulla.
Torniamo ad Antigua per pranzo, e aspettiamo più di un’ora sotto una tettoia che passi un inatteso nubifragio; dopo un’ora ci stufiamo e decidiamo di affrontare il diluvio e le strade allagate fino a buttarci nel primo posto che si trova per mangiare una sopa calda. Il resto del pomeriggio lo passiamo al mercato di Antigua, almeno siamo al coperto dalla pioggia che ci rovina la giornata. Per cena ci chiudiamo in un bar affollato di americani che guardano la finale NBA.
VENERDI’ 24 GIUGNO Alle 7.30 ci viene a prendere alla posada il minibus che ci porta a Città del Guatemala, da dove prendiamo un pullman che in 5 ore ci porta a Puerto Barrios sull’Atlantico. Dovrebbe essere prima classe, ma c’è una differenza abissale con il Messico, gli zaini caricati sotto a differenza dei chicken bus, arriveranno a mollo in una bagnetta dovuta al pesce caricato insieme ai nostri zaini. Strada facendo mangiamo un piatto di riso in una specie di “Autogrill” locale e dopo aver visto un altro paio di bus incidentati arriviamo nella brutta Puerto Barrios a metà pomeriggio.
Al porto aspettiamo il battello pubblico per Livingston (quello privato costa poco di più ma non è ben riparato dai teli e si sta per abbattere il diluvio) con una partita a briscola e un ottimo pollo al limone come merenda.
Alle 17 parte la barca, stracarica di persone, generi alimentari e non: carote, cavoli, cetrioli, rotoli di carta igienica tra i piedi. Non vediamo neanche cosa ci sia fuori perchè per quasi tutta la traversata diluvia: meno male che non abbiamo preso la lancha privata.
Sbarchiamo a Livingston che ha appena smesso di piovere e troviamo ad “attenderci” al molo “Alessandro Magno” e Simon, due garifuna (la popolazione nera locale) che si offrono di farci da accompagnatori per la scelta dell’albergo. Stasera record di risparmio: 30Q a persona all’Hotel Garifuna. Ceniamo ad un baracchino per strada: tacos con carne alla griglia. Giriamo poi qualche locale per provare un po’ di cocktail, il migliore è l’Ubafu, dove conosciamo Daniele il proprietario, che ci sfida ad una partita a calcio per il giorno dopo. Proviamo a fare un salto alla discoteca sulla spiaggia, ma restiamo poco perché siamo un po’ fuori luogo: siamo gli unici bianchi e l’atmosfera non sembra troppo tranquilla. Torniamo in albergo e finiamo la serata a parlare con Genevieve e Caroline, due sorelle di Montreal dirette in Honduras.
SABATO 25 GIUGNO Facciamo colazione vicino alla spiaggia da Maria (una messicana chiacchierona che si è sposata quattro volte e ci racconta un sacco di pettegolezzi sulla sua vita) con le due ragazze del Quebec. Oggi c’è un bel sole e proprio nelle ore più calde facciamo una partita a basket nel campetto di Livingston (che batosta, bravo Filippo), Italia – Guatemala a calcio è saltata. Alle 13.30 lasciamo il villaggio garifuna con la lancha collettiva (navigazione di due ore scarse splendida) alla volta di Rio Dulce, o meglio del Tortugal. Il posto è SPETTACOLARE: per 60Q a persona abbiamo un letto al primo piano di una palafitta sul fiume. Ci sono quattro letti, in quello libero troviamo una ragazza del Colorado che ritroveremo poi in Belize. Il posto è davvero fantastico, bisogna assolutamente andarci: nel pomeriggio ci facciamo un rilassantissimo bagno con tuffi dal pontile nel Rio Dulce e un giro fino all’altra sponda con il kayak. Prima del buio doccia nei pulitissimi bagni in comune e poi cena al ristorante sul fiume; dopo cena si uniscono a noi due ragazzi toscani che fanno il nostro stesso giro al contrario, così ci scambiamo qualche suggerimento.
Andiamo a dormire con Filippo distrutto dal mal di schiena causa tuffo mal riuscito nel pomeriggio e battagliando con un gatto che vuole stare nella nostra palafitta e dormire sui nostri vestiti. DOMENICA 26 GIUGNO Colazione al Tortugal, il pensiero di fermarci un giorno in più in questo paradiso viene cancellato dal tempo grigio che ci accompagnerà per la giornata. Ci trasferiamo con la lancha fino a Rio Dulce, dove aspettiamo un’oretta il bus per Santa Elena – Flores. Optiamo per il bus di seconda classe: fa tutte le fermate ma costa 50Q a persona invece dei 100Q di quello con aria condizionata. Il pullman che arriva non è un chicken bus perché si possono caricare gli zaini sotto, ma è comunque strapieno: passiamo la prima ora e mezza del viaggio in piedi, Filippo è troppo alto e per starci deve incastrare la testa nella botola dell’uscita di sicurezza! Quattro ore di viaggio e siamo a Santa Elena, per fortuna riusciamo poi a sederci.
All’arrivo a Santa Elena si presenta una marea di taxisti che si offrono di portarci a destra e a manca: contrattiamo un po’ e strappiamo un prezzo di 50Q a testa per andare fino a Tikal, già all’interno del parco nazionale. Nel tragitto prendiamo l’ennesimo diluvio (questo proprio forte) e il nostro taxista ci confida che anche per lui è la prima volta a Tikal e sembra un po’ spaventato dal diluvio!!!!! Paghiamo 50Q di ingresso nel parco e dopo un’ora di taxi siamo a Tikal, giriamo un po’ di lodge e scegliamo il Tikal Inn, caro rispetto al solito e abbastanza squallido (molto turistico), ma nella zona non c’è di meglio. Paghiamo 25US$ a testa per un pacchetto in hotel che comprende colazione e cena. Andiamo a cenare presto perché alle 22 viene tolta la luce. Festeggiamo con una delle peggiori cene della vacanza il compleanno di Filippo e andiamo a dormire prima che tolgano la luce…Ci rifaremo a Cancun! LUNEDI’ 27 GIUGNO Sarà una giornata lunga, con una sorpresa non troppo bella nel finale: puntiamo la sveglia alle 5 per andare a vedere l’alba a Tikal ma purtroppo diluvia e quindi ci giriamo dall’altra parte e aspettiamo che smetta di piovere. Alle 7 piove un po’ meno e quindi ci avventuriamo verso la giungla: dieci minuti e siamo alle rovine. La giungla è veramente fitta e popolata da molti insetti: Olli non gradisce troppo (è un eufemismo) il lancio di uno scarafaggio in testa! Iniziamo poi a “scalare” un po’ di rovine, dall’alto si ha una vista incredibile e riusciamo a vedere anche una scimmia ragno. Peccato che per tutto il tempo ci sia una pioggerellina fastidiosa…
Torniamo in albergo a prendere gli zaini e a iniziare il trasferimento verso il Belize, litighiamo un po’ con uno dal fare un po’ losco che vorrebbe portarci fino a Belize City inizialmente per 45$, per poi scendere fino a 45Q, ma ha un modo di fare strano e non ci facciamo convincere. Per 10Q a persona prendiamo un passaggio fino a El Remate, dove pranziamo in una baracca del posto insieme ad un poco loquace ragazzo di NY. Dopo un’ora abbondante passa a raccoglierci l’ultimo chicken bus della nostra vacanza guatemalteca, ma è quello più distrutto di tutti: siamo ancora più stipati del solito. Due ore di bella strada con un paesaggio strano: ci sono le mucche che pascolano nei prati sotto le palme, e arriviamo al confine con il Belize. Cambiamo in nero gli ultimi Q e passiamo anche qui la frontiera senza nessun problema. Prendiamo un taxi per raggiungere Benque (2Be$ a persona, qui il cambio è fisso con gli US$, 2Be$=1US$, tutto è molto più caro), prima cittadina del Belize. Qui aspettiamo una mezzora circa l’ultimo bus pubblico di giornata per Belize City, che parte alle 17.30. I bus non sono meglio di quelli del Guatemala e anche i beliziani temono la guida del nostro autista!!! Arriviamo a Belize City che sono da poco passate le 20 ed è già buio. Prendiamo un taxi per raggiungere l’albergo prescelto perché non ci fidiamo ad andare a piedi, ma dell’albergo scelto non resta che un capanno cadente, forse ci avrebbero anche ospitato (ad un prezzo doppio rispetto alla segnalazione della Lonely), ma scegliamo di ripiegare sulla Marie’s Guesthouse per 18 Be$ a persona. L’approccio con il Belize non è dei migliori: litighiamo con il taxista e finiamo per pagare tariffa doppia perché un po’ spaventati dalle sue minacce di chiamare tutta la famiglia e aspettarci fuori dalla stanza. Poi il padrone della guesthouse ci sconsiglia di uscire a mangiare perché siamo bianchi e la notte per noi è molto pericolosa. Ci dice al massimo di andare fino al ristorante cinese in fondo alla strada, facendo molta attenzione; scopriremo che il ristorante è già chiuso e quindi la nostra cena si ridurrà ad un mini pacchetto di Pringles a testa e ad una bottiglietta d’acqua. Mangiamo chiusi dentro ad una specie di gabbia di ferro nella nostra guesthouse (la stanza comunque è più che accettabile e il padrone molto gentile).
MARTEDI’ 28 GIUGNO Ci alziamo abbastanza presto, colazione, seguita da qualche problema al Bancomat per prelevare (la mia Banca non è riconosciuta dalla Bank of Belize, così devo prelevare al banco con carta di credito) e alle 10.30 prendiamo la barca per Caye Caulker, finalmente splende un sole incontrastato. Un’ora di navigazione e ci siamo: l’isola che fa per noi dopo le fatiche del Guatemala, strade di sabbia e niente auto, solo qualche macchinetta da golf; l’isola è più lunga di quanto ci aspettassimo, ma veramente stretta. Difetto (grosso per chi non fa immersioni): non ci sono spiagge per fare il bagno (a parte quella sullo Split, dove però c’è una gran corrente) e l’acqua non è molto invitante: fondo melmoso e tante alghe. Appena sbarchiamo giriamo un po’ di posti per cercare dove dormire, optiamo per una stanza sul mare (45US$ la camera a notte) a casa di una signora della Florida venuta a vivere da queste parti (Seaview Guesthouse). La “nostra” casetta ha un molo privato con sdraio e amache sotto una palapa: scelta ottima! Finalmente sole e ancora sole! Pranziamo da Rasta Pasta (che mazzata, come eravamo abituati bene in Messico e Guatemala). Pomeriggio di relax tra sole sul pontile e pisolini sulle amache. Ceniamo sulla spiaggia al Bamboo: dopo una lunghissima attesa (ammetteranno di essersi dimenticati di noi e ci faranno uno sconto) arriva un ottimo grilled snapper, peccato ci sia un vento pazzesco che fa anche cadere il pesce dalla forchetta. Facciamo un veloce giro dell’isola ma non c’è nessuno, solo un gruppo di canadesi ubriachi che cercano di catturare granchi: scambiamo due parole e andiamo a dormire.
MERCOLEDI’ 29 GIUGNO Alle 7.30 parto per tre immersioni a Turneffe North (256 Be$): un’ora di barca in un mare abbastanza agitato appena si esce dalla barriera. Grande delusione, nessuna delle tre immersioni mi soddisfa: niente colori e pochissimi pesci. L’unica particolarità sono dei cactus che crescono sui fondali. In barca sono l’unico non American or English (loro sono molto soddisfatti, ma nessuno di loro ha mai visto il Mar Rosso!).
Verso le 15.30 si ritorna a Caye Caulker e via di sdraio con birretta sul pontile post immersioni, al tramonto vengono i pellicani a pescare davanti a camera nostra: spettacolo stupendo! Andiamo a cena al Rainbow, poi dobbiamo scappare perché Filippo colpito da improvviso attacco di Montezuma intasa del tutto il gabinetto. Facciamo un giro per i pochi locali dell’isola e conosciamo Steven: un locale che filosofeggia sulle donne e sulla vita. Dopo un po’, annoiati, lo salutiamo e sulla via del ritorno conosciamo in spiaggia Dextler, il boss dell’isola: conosce tutti e parla anche italiano perché dice di avere moglie nel Monferrato. Minchia e cazzo sono le parole che ha imparato meglio, è un tipo simpatico e ci facciamo un po’ di risate. Andiamo a dormire un po’ più tardi del solito: abbiamo fatto la mezza! GIOVEDI’ 30 GIUGNO Per la prima volta non mettiamo la sveglia e dormiamo molto più del solito! Mentre facciamo colazione passa davanti alla nostra casetta la ragazza che divideva con noi il dormitorio a Rio Dulce con un amico di San Diego (che soprannomineremo Hey Man), li invitiamo a fare colazione con noi. In mattinata ci spingiamo fino alle sabbie mobili dalle parti della pista di atterraggio, si vedono un bel po’ di granchi e iguane, ma duriamo poco perché veniamo assaliti dalle zanzare. Pomeriggio dedicato all’ozio completo tra sdraio e amaca, con il consueto spettacolo serale dei pellicani che vengono a pescare. Cena all’Habanero, posto davvero carino, a seguire birretta al Reggae Bar, due chiacchiere con gli americani e a dormire.
VENERDI’ 1 LUGLIO Alle 6.30 si parte per il Blue Hole (170 US$, comprensivo di ingresso al Parco Nazionale), oggi vengono anche Filippo e la Olli a fare snorkeling. Questa volta andiamo con Big Fish Dive Center, sono più simpatici e il servizio è identico rispetto a quelli del primo giorno (Diving prima dello Split). Prima immersione (Blue Hole, 42 metri) fantastica, stalattiti, acqua cristallina e tanti squali. Seconda immersione un po’ meno bella per i fondali, ma comunque con barracuda e tartarughe. Pranziamo su un’isola deserta (Half Moon): palme, sabbia bianca e acqua azzurra. Pisolino sotto una palma e poi via verso la terza immersione: tantissimi pesci, anche grossi (anche perché la guida porta con sé gli avanzi di riso del pranzo). Un paio d’ore di barca e torniamo a Caye Caulker, in tempo per riposarci un attimo e prepararci per il Lobster Festival: inizia proprio questa sera. Andiamo a cena con i nostri vicini di camera (uno spagnolo e un inglese che ritroveremo ancora nel viaggio, Juan e Nick) e le due ragazze italo-spagnole conosciute a Panajachel e ritrovate casualmente a Caye Caulker. Andiamo al Wish Willy: il ristorante di Dextler, l’amico conosciuto due sere prima in spiaggia. Cena con noi anche lui e ne viene fuori una serata simpatica, io sono anche fortunato perché la mia è l’unica aragosta davvero buona e ben cotta, le altre sono mezze crude.
Dopo la simpatica cena ci spostiamo al Lobster Festival: assistiamo all’elezione di Miss Lobster 2005, io e Filippo da veri intenditori azzecchiamo in pieno la vincitrice: Miss Elisa, ci congratuliamo con lei. Il Lobster Festival non fa però decollare la serata: alle 22.30 è già tutto finito. Ci trasferiamo al Lazy Lizard, sullo split, dove questa sera c’è un po’ di gente e si balla in spiaggia.
SABATO 2 LUGLIO Salutiamo la nostra padrona di casa e alle 8.30 prendiamo la barca che ci riporta a Belize City , dobbiamo poi aspettare un’ora abbondante al porto il bus diretto a Chetumal in Messico. Verso le 11 arriva il combi (20Be$ a persona) che ci riporterà in Mexico: il trasferimento è abbastanza noioso. Attraversiamo la frontiera senza nessun problema e a Chetumal abbiamo giusto dieci minuti per comprare un pacchetto di patatine prima di salire su un altro pullman (Mayab, seconda classe, 98pesos) che ci porterà a Tulum. La seconda classe messicana rispetto al Guatemala e al Belize ci sembra un vero lusso, però i viaggi sui chicken bus sono più divertenti. Alle 20 siamo a Tulum, prendiamo un taxi e ci facciamo portare nella zona delle cabanas: la prima che vediamo è già senza elettricità, così la nostra scelta cade sulla Cabana Diamante K (Posto stupendo ed economico, 110 pesos a persona). Mangiamo un’ottima pasta alla carbonara, poi Filippo regala una delle sue corse al bagno!!!! E’ il primo posto dove abbiamo trovato parecchie zanzare DOMENICA 3 LUGLIO Sveglia con calma e colazione al Diamante K, con la luce del sole la scelta si rivela ottima: posto da sogno…Sabbia bianca, palme, mare azzurro, cabanas direttamente sul mare e amache attaccate alle palme. Peccato che il sole durerà poco in questi giorni…
Facciamo una bella passeggiata di una mezzora sulla spiaggia fino alle rovine di Tulum (molto belle perché completamente diverse dalle altre per la loro posizione), la domenica non si paga l’ingresso. Finito il giro prendiamo un taxi e ci facciamo portare a Tulum Pueblo (brutta) a mangiare una pizza e a fare la spesa nella speranza di un picnic in spiaggia col sole per domani (poveri illusi!). Visto l’imperversare della pioggia ne approfittiamo per un’oretta di internet. Torniamo al Diamante K per fare un bagno in mare e fare la doccia (docce in comune), prima che cali completamente il buio. Andiamo a cena al ristorante Thai vicino alla nostra cabana (caro e niente di che) con passeggiatina serale sulla spiaggia. Torniamo alla cabana che si rimette a diluviare e dobbiamo arginare le falle del tetto di paglia con impermeabili e ombrelli sulla zanzariera che copre i letti.
LUNEDI’ 4 LUGLIO Oggi dobbiamo un po’ cambiare i programmi perché il tempo è brutto: niente sole e picnic in spiaggia come previsto. Andiamo a piedi (5 km) fino a Tulum Pueblo e affittiamo le bici per andare a fare il bagno in un cenote. Scegliamo il Gran Cenote, 5 km da Tulum sulla strada per Cobà. Il cenote è davvero bello, più grande di quanto ci aspettassimo, prendiamo anche un paio di bei temporali mentre facciamo il bagno. Fare il bagno vale davvero la pena: acqua pulita e limpidissima, fresca, pesci, grotte e stalattiti. Molto bello il giro con maschera e boccaglio. Facciamo anche un paio di tuffi dall’alto del cenote (Filippo un po’ tentennante!).
I panini originariamente pensati per il picnic in spiaggia ce li dobbiamo mangiare seduti su una panchina a Tulum Pueblo. Torniamo al Diamante K a piedi e ceniamo con Juan e Nick (erano nostri vicini di stanza già a Caye Caulker). Momento di relax sulle amache in riva al mare dopo cena: impagabile! MARTEDI’ 5 LUGLIO Oggi c’è il sole, ma dobbiamo rispettare i programmi, quindi taxi fino a Tulum Pueblo (8pesos) e bus ADO delle 9 per Chichen Itza, sono quasi tre ore di viaggio, ma passano in fretta anche perché sul pullman viene proiettato “L’ultimo bacio” in italiano. Siamo a Chichen Itza verso le 12: è il primo posto dove troviamo tanta gente, troppa, soprattutto troppi gruppi organizzati! Lasciamo gli zaini grossi al deposito (inclusi nel biglietto di ingresso). Il Castillo è imponente ma è troppo affollato, saliamo i 91 gradini abbastanza agevolmente (una passeggiata rispetto a Tikal, unica difficoltà è il gran caldo).
Gelato al bar dell’ingresso e poi alle 16.30 bus Oriente di seconda classe per Valladolid (18 pesos): caschiamo addormentati e ci accorgiamo all’ultimo di essere arrivati. Andiamo all’Hostal Candelaria (88pesos a persona): molto carino e pulito, con bagni perfetti e giardinetto interno con amache e tavolini: proprio bello. Rapporto qualità prezzo eccellente: da andarci assolutamente! Siamo in una camerata a otto letti: oltre a noi tre ci sono fratello e sorella di Monaco di Baviera e una ragazza di San Francisco. Facciamo un giretto nel zocalo: uno dei più belli visti nel viaggio e poi andiamo a cena con i nostri compagni di camera. Cena con ottimi tacos e poi giro serale per una piacevolissima Valladolid e due chiacchiere sulle stranissime panchine della città, poi tutti in camerata. MERCOLEDI’ 6 LUGLIO Facciamo colazione nel bel giardino dell’ostello, poi affittiamo le bici all’ostello (24 pesos) e partiamo verso i cenotes: pedalata di mezzora (che caldo!) e siamo sul posto. Per primo visitiamo il cenote Samula: facciamo un bagno tonificante anche se l’acqua non è molto trasparente, poi decidiamo di imitare i bambini locali facendo un mega tuffo (ci è voluto un po’di tempo per prendere coraggio, solo quando iniziavano a sbeffeggiarci ci siamo sentiti punti nell’orgoglio e ci siamo lanciati!). Passiamo poi al cenote Dzitnup: è più grande del primo e molto diverso, è più buio, ci sono più radici che scendono nell’acqua e più stalattiti. A mezzogiorno entra un fascio di luce che illumina perfettamente la parte centrale della grotta: spettacolare! Torniamo in ostello a prendere gli zaini e come di consuetudine il bus ADO è già pronto a partire, quindi si salta l’ennesimo pranzo e si comprano al volo dei grissini e un gelato prima di partire per Playa del Carmen (120 pesos). Sul bus ritroviamo Felix, Steffi e Jil, i ragazzi che dormivano con noi in ostello. In tre ore di viaggio siamo a Playa, qui cambia tutto: addio avventura, tutto è molto più “americanizzato”. Appena arrivati cerchiamo di prendere posto all’ostello, ma purtroppo è tutto pieno, così ci mettiamo alla ricerca di una sistemazione alternativa: ci mettiamo un po’ di tempo perché le sistemazioni superano sempre il nostro budget. La nostra scelta cade alla fine sulla Posada Barrio Latino (150 pesos a persona, con colazione inclusa), buon rapporto qualità prezzo ed è gestita da un italiano. Andiamo subito in spiaggia a farci un bagno e poi una passeggiata sulla 5 Avenida, la strada pedonale di Playa, non male anche se molto turistica. Dopo cena ci ritroviamo con Nick e Juan (già trovati a Caye Caulker e Tulum) e andiamo al Blue Parrot (entrata 50 pesos), un locale molto molto bello sulla spiaggia. Fanno anche uno spettacolo con il fuoco (uguale tutte le sere), ma niente di speciale, poi si balla fino a notte fonda: non siamo più abituati a fare tardi! GIOVEDI’ 7 LUGLIO Subito dopo colazione andiamo a fare un’ora di Internet per leggere un po’ degli attentati a Londra. Poi andiamo in spiaggia: oggi giornata intera al mare. Nel pomeriggio lanciamo la sfida a beach volley a due locali già piuttosto anzianotti: veniamo “asfaltati” 15-4 senza praticamente toccare mai la palla. Lasciamo il campetto con la coda tra le gambe e proviamo con il calcio: sfidiamo Nick e Juan in spiaggia, purtroppo oggi Filippo non è in giornata, segno solo io 3 goal, ma veniamo sconfitti al Golden Goal. Andiamo a cena con gli amici dell’ostello e qualche altro infiltrato (salta fuori anche un invito a Monaco per l’Oktoberfest!) : optiamo per un ristorante Thai, si salva solo per i cocktail: eccezionale il mojito! Dopo cena di nuovo tutti al Blue Parrot, serata veramente divertente e a base di tequila, sale e limone! C’è una bella atmosfera, con gente da tutti gli angoli del mondo: conosciamo veramente tanta gente. Trancio di pizza per strada e a dormire! VENERDI’ 8 LUGLIO Alle 10 prendiamo il ferry per Cozumel (220 pesos a persona A/R: caro, sono solo 40 minuti di traversata). Sbarcati sull’isola cerchiamo di affittare un mezzo per girarla: optiamo per un vecchio VW Maggiolone Cabrio rosso (stupendo, 350 pesos per tutto il giorno). Ce ne fanno vedere due: il primo ci dicono che non si può prendere perché ha un problema all’acceleratore ed è “mui peligroso”, quindi bisogna prendere il secondo che c’è nel parcheggio. Peccato che appena lo proviamo ad accendere ci accorgiamo che praticamente ha solo la retro perché il cambio è mezzo distrutto. Così, come per magia il primo Maggiolone diventa perfetto (dicono che non si erano capiti tra loro e che è già stato riparato!!!!), non ha neanche la targa! Un po’ dubbiosi decidiamo di prenderlo comunque (ci fanno un po’ di sconto): scopriremo che il problema all’acceleratore è rimasto: ogni tanto rimane bloccato giù e bisogna tirarlo su manualmente. Facciamo il giro completo dell’isola (65 Km), facendo qualche bagno. E’ più bella la costa Est, dove ci sono più spiagge anche se il mare è più aperto. Ci fermiamo all’estremità Sud dell’isola, dove si forma una specie di geiser tra gli scogli quando si infrange l’onda. Poi per l’ultimo bagno ci fermiamo nella spiaggia di un albergo molto american style, con tanto di iceberg galleggiante nel mare: un grande iceberg gonfiabile con maniglie per scalarlo: stra divertente.
Riusciamo incredibilmente a non prendere la pioggia per tutto il giorno, cosa abbastanza insperata dati i tanti fronti di acqua battente che ci circondano: è la coda dell’uragano Denis che si sta abbattendo su Cuba. Consegniamo il Maggiolone e facciamo un giro per la cittadina di Cozumel (abbastanza squallida, tanti negozi di gioielli che hanno poco a che fare con il posto) e torniamo a Playa. Andiamo a cena a “El Focon”, ristorante messicano pieno di gente del posto:ottimo, la migliore comida messicana della vacanza! Dopo cena ultima Corona con Olli (domani ci lascia per tornare in Italia) in un locale sulla 5 Avenida molto chic, con materassi e cuscinoni sospesi per stravaccarsi.
SABATO 9 LUGLIO Al mattino accompagniamo Olivia al Terminal ADO per i saluti: bus fino a Cancun e torna in Italia: ha regalato qualche bella scenetta ed è stata un’ottima compagna di viaggio, la prenderemo ancora con noi! Per noi l’avventura è solo al giro di boa (la California ci aspetta!), ci facciamo un’ultima passeggiata per la 5 Avenida alla caccia di qualche maglietta/gadget e pranziamo al Mcdonald’s: caro! Nel primo pomeriggio si prende l’ultimo pullman ADO della vacanza, destinazione Cancun. Un’ora scarsa e ci siamo, facciamo un giro di un po’ di alberghi prima di trovare quello che fa per noi: Hotel Alux, nella zona centrale, lontano dal mare. Siamo lontani dal mare e dalla zona hotelera, bisogna andarci con uno shuttle molto frequente anche di notte che ci mette 15 minuti.
Facciamo un pisolino mentre si guarda un pezzo del cartone di Robin Hood in albergo. Dopo la doccia ceniamo in un ristorante italiano dalle parti della stazione dei bus e poi andiamo verso la zona hotelera, non è male come dicono le guide, secondo me ha anche lei il suo perché: tanti grattacieli, tanti alberghi uno più lussuoso dell’altro. Ci fermiamo nella zona del Forum, una via di mezzo tra Las Vegas e Lloret de Mar: pieno di luci, locali e discoteche. Noi scegliamo di fare serata al Coco Bongo (480 pesos a persona, ma ne valgono la pena fino all’ultimo centesimo). E’ una discoteca diversa dal solito: si susseguono una marea di spettacoli e la musica è veramente bella: acrobati, ballerini, Spider Man, Matrix, Madonna, Robbie Williams, 007, ecc. Con il biglietto c’è open bar, infatti torneremo all’albergo che ormai inizia ad albeggiare.
DOMENICA 10 LUGLIO Ci svegliamo verso mezzogiorno e Filippo ha la brutta sorpresa che è sparita la macchina fotografica, non sapremo mai se persa o trafugata! Pranziamo con due tranci di pizza e poi andiamo in spiaggia: entriamo all’hotel Fiesta Americana (da fare un giro perché è spettacolare) e cerchiamo di infiltrarci. Facciamo un bel bagno, proviamo anche a fare un bel pisolino sulle sdraio, ma dopo un po’ si accorgono che non abbiamo il braccialetto dell’hotel e ci invitano ad andare via. Così andiamo un albergo più in là, al Riu, questa volta riusciamo a resistere per tutto il tempo e a farci anche un pisolino. Cena al Rainforest Cafe al Forum e torniamo in albergo abbastanza presto, un po’ perché ancora provati dalla notte al Coco Bongo e un po’ con l’obiettivo per la notte successiva che ci aspetta: Las Vegas! LUNEDI’ 12 LUGLIO Questa mattina riusciamo a sfruttare la colazione inclusa (non ci eravamo persi niente ieri!): Continental breakfast nel bar convenzionato con l’Hotel Alux: posto davvero lurido. Poi bus fino all’aeroporto, perquisizione dei bagagli perché voliamo negli USA, le nostre sanno ancora di pesce dagli spostamenti del Guatemala e quindi ricevono un controllo molto veloce, non vengono neanche aperte! Si vola a Denver: prima parte della vacanza davvero spettacolare, al di sopra delle attese…Viva Mexico, See you in the States!