Lapponia Glaciale
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Come sempre sono di parola. Infatti il 2 gennaio 2019, eccoci su di un volo charter da Malpensa, diretto a Rovaniemi, dopo sole 3 ore e mezza atterriamo in un piccolo aeroporto tutto imbiancato, tutto ghiacciato; abbiamo aspettato sfortunatamente parecchio tempo per le valigie, sono atterrati 4 aerei in simultanea causa mal tempo ohimè. Alziamo lo sguardo sull’orologio, ma non guardiamo l’ora… il termometro segnava -12.6° C.
Il nostro bus ci attende per il trasferimento in hotel, ma prima una tappa importante, briefing di sopravvivenza e soprattutto prendere l’equipaggiamento termico che dovremo indossare nei prossimi giorni: tute blu e nere, scarponi, calzini, muffole. Sembriamo proprio dei piccoli omini Michelin.
Assegnati al nostro albergo Scandic Pohjanhovi, non so perché ce lo aspettavamo più bello dato il costo elevato, sono la prima a prenotare tutte le gite dei prossimi giorni (il bancomat chiedeva pietà) un vero ladrocinio, posso dire che poi n’è valsa la pena ma restano ugualmente incoscienti. Dopo una cena discreta, io e il mio compagno di avventure, ci prepariamo (circa 15’ a testa per indossare il tutto compresa la tuta da sci) per avere un assaggio di questa città.
Rovaniemi è il capoluogo della Lapponia la provincia più settentrionale della Finlandia. Ha una popolazione di circa 58000 abitanti è situata a 10 km a sud del circolo polare artico.
Con pochi passi giungiamo al centro del piccolo paese pieno di ristoranti, pub e negozietti di souvenir, ovviamente già chiusi, tranne un piccolo minimarket dove acquistiamo due bottigliette d’acqua. Ammiriamo sculture di ghiaccio ovunque e arriviamo nella piazza centrale Lordi’s Square dove ci imbattiamo in un’alta Torre che segnala la temperatura di – 13.5! La piazza deve il nome ai calchi delle mani della band hard rock Lordi (il cantante della band di Rovaniemi) impresse alla base, coperte purtroppo dalla neve. Ci scattiamo con difficoltà dei selfie e facciamo qualche videochiamata a casa, che abbiamo dovuto concludere in fretta, perché le nostre mani stavano diventando ghiaccioli.
BABBO ARRIVIAMO
Dopo una notte sufficientemente tormentata causa il piumone (noi non siamo abituati) alle ore 8 precise si parte finalmente per il Villaggio di Santa Claus; l’aria è super frizzante siamo avvolti dal buio e dalle piccole luci che illuminano le strutture intorno a noi. Veniamo accolti, dopo un breve tragitto in pullman, da un’immensa distesa di neve, abeti bianchi, un leggero chiarore dell’alba… siamo catapultati in un mondo magico, ovattato. Nonostante l’aspetto eccessivamente commerciale, le luci, i colori, il freddo, la suggestione di essere sul circolo polare artico, rappresenta una circostanza unica.
Siamo i primi a metterci in fila per conoscere il leggendario Babbo Natale. Nell’attesa scattiamo un sacco di fotografie davanti a un albero, illuminato a giorno, proprio davanti alla sua casa. Indescrivibile il paesaggio che ci circonda più da vedere che da esporre! Finalmente tocca a noi … credo di essere più io emozionata di mio figlio … sembra di entrare in un gioco di Gardaland, un percorso fatto di lunghe scale, addobbi natalizi, Elfi che ti indicano la strada … eccoci finalmente, dietro quella porta c’è lui che ci aspetta. Ci fanno lasciare tutte le borse fuori, Oscar inizia essere agitato, è tutto rosso in viso, lo ha visto … Hello! Santa Claus ci stringe la mano ci fa sedere al suo fianco, ci abbraccia, scatto fotografico e … ciao ciao, tutto finisce lì in pochi secondi, un’emozione breve ma intensa, si potrebbe dire, anche troppo direi!
Come si dice incontro “toccata e fuga” che c’è costato €32 per una fotografia di ricordo; non si poteva non comprare ovviamente!
Se penso però che tutto questo era una semplice capanna costruita in tutta fretta, per l’arrivo della moglie del presidente americano Roosevelt nel 1950….. il potere del business!!!Adesso ci dirigiamo all’Ufficio Postale di Babbo Natale, non siamo stati accolti da Elfi come in tutte le recensioni viene descritto, ma da semplici commesse. Una sedia a dondolo, caminetto, tavoloni in legno, tantissime lettere da tutto il mondo. La cosa che ci ha regalato un sorriso, è stato un contenitore di vetro con i ciucci regalati dai bambini in cambio dei doni: “Il tuo Oscar era rimasto a casa di zio Simo in montagna. Ricordi? Hihihi!”
Dopo anni che non lo facevo più (e pensare che in ogni mia vacanza ne scrivevo almeno una media di 50 alla volta) mostro ad Oscar come scrivere ed inviare le cartoline; erano un’infinità, tanto da perdere almeno una ventina di minuti per scegliere quale inviare al papà rimasto a casa ( personalmente lui di conoscere Babbo e di prendere freddo non ne aveva assolutamente la voglia) e al suo carissimo amico Lele. Da non crederci, è stata una piccola impresa, ma ce l’abbiamo fatta; recapitata nel giro di una settimana, eccellente!
Finalmente un po’ di luce rischiara questa nostra mattinata; scattiamo una foto sotto il termometro gigante -17°, inviamo immediatamente la fotografia ad un po’ di amici e parenti: “Voi due siete matti!” Ma vai a spiegare che qui il freddo è diverso dal nostro, non ci avrebbero creduto!
Esploriamo un po’ questo incantevole villaggio, ci dirigiamo verso il punto che segna il passaggio del circolo polare artico, un mappamondo in pietra che indica voi siete qui e cartelli che mostrano le distanze più importanti del mondo. Poco più in là ecco spuntare delle corna. All’interno di piccoli recinti i visitatori potevano fare un giro sulla slitta trainata dalle renne, noi ci divertiamo a farci dei selfie per il nostro amico sardo desideroso di assaggiare la loro… meglio non dirlo, solo all’idea ci si spezzava il cuore.
Veniamo attirati da un profumino: “Mamma stanno cucinando delle salamelle sul fuoco sotto una grande tenda, andiamo ho fame!” mentre ci siamo divertirti a cuocere e mangiarle facciamo amicizia con parecchie persone: “Mamma forse hai bruciato la salamella, sta prendendo fuoco! Vedi a chiacchierare!” Mi consolo assaporando una sorta di vin brulé, e non un solo bicchiere! Posso dire di essermi riscaldata!
Prima di risalire sul pullman, facciamo visita ai vari negozi, caffè Shop … praticamente tutti uguali e con souvenir decisamente non a buon mercato.
Arrivati in albergo ripartiamo subito alla ricerca di un posticino per pranzare, la salamella non ci aveva per niente riempiti, all’interno di un centro commerciale optiamo per un hamburger al Hesburger per un totale di 15.80 euro, assolutamente niente male. Siamo circondati da un sacco di ragazzini, pareva fossero appena usciti da scuola, carnagioni bianche, capelli biondi/rossicci, guance rosee con lentiggini, trovo che abbiano un loro fascino, ovviamente Oscar non si sbilancia sullo schianto delle ragazzine “pel di carota”… il suo imbarazzo la dice tutta.
Rientriamo in albergo per prepararci ad un altro indimenticabile momento.
APE DI GHIACCIO
Direi che €65 per un aperitivo è a dir poco un furto, ma entrare allo Snowlansd’s Igloo ha un impatto assai suggestivo. Il bancone del bar, sedie e tavoli coperti da pelli di renna, un trono, statue di animali, tutto fatto di ghiaccio … ci lascia veramente a bocca aperta. Ci assaporiamo il gloog, una calda e speziata bevanda natalizia. Fuori inizia a nevicare, è davvero indescrivibile la sensazione della neve che si appoggia sulle super tute … il silenzio che ti circonda, il buio, gli Igloo fatti a camere, la pace che si percepisce; le fotografie non rendono ciò che ci appare davanti agli occhi, è pura magia. Oscar testa un monopattino su ghiaccio: fortuna che cadere sulla neve non fa male! Mi venne un’ispirazione, che poi tutti hanno copiato, ho disegnato un grande cuore con le nostre mani impresse sulla neve appena posata, per immortalare fotograficamente questo ricordo nel più breve tempo possibile … come la risacca del mare mangia le scritte sulla sabbia, la neve copre le nostre impronte.
Dal nostro punto di vista è stato più esaltante vedere queste case di ghiaccio che non visitare il villaggio di Babbo Natale, resta comunque una nostra opinione. Facciamo ritorno in albergo per una doccia calda e nanna presto, siamo veramente sfiniti.
Al mattino super carichi, i soliti venti minuti di preparazione per le varie tute da indossare, per un giro nel centro commerciale Rinteenkulmae. Per pranzo decidiamo di farci uno yogurt gelato Spice ICE 4.90, non è come in Italia che ti centellinano i dolcetti da metterci sopra, qui hanno addirittura esagerato. Però che caldo mangiare e poi girare con questo equipaggiamento, non sapevamo dove buttare i pezzi che ci toglievamo man mano, sciarpa – guanti – cappello – scalda collo – tuta termica tuta da sci e chi più ne ha più ne metta!!! Infatti decidiamo di continuare il nostro giro all’esterno, da non crederci vero?
SAFARI IN MOTOSLITTA
È giunta l’occasione per inoltrarsi in un territorio dal fascino avventuriero. Dopo un breve incontro sul funzionamento di queste gigantesche moto, mi assegnano la mia, sono l’ultima e sola, niente marito o fidanzato alla guida, sola. Partendo dal presupposto che nella mia vita ho guidato soltanto un Ciao della Piaggio per poche ore nell’età adolescenziale, avere un bolide tra le mani da guidare a 42 anni, mi dava una forte eccitazione, considerando poi alcune mie difficoltà personali. Mi risulta davvero difficile spiegare che cosa ho provato, dire emozionante è riduttivo; guidare sola in mezzo a foreste innevate nella straordinaria natura lappone, le strade illuminate soltanto dalle luci delle nostre moto … sono riuscita a commuovermi! Oscar purtroppo per la prima parte del mio viaggio è stato caricato insieme ad altri bambini più piccoli in una specie di carro trainato ovviamente da motoslitte.
Quando ci siamo fermati per la tappa ristoro con tisana calda, il signorino giustamente voleva salire insieme a me. Si è spacciato per un bambino di 14 anni, ma la cosa più spassosa è stata che la guida pensava fosse in moto col padre “ No with my mum” tutto orgoglioso! La seconda metà del tragitto mi sentivo già molto più sicura alla guida. Ci siamo divertiti un mondo, certo che il monello voleva che andassi a tutta velocità, ma le motoslitte avevano un limitatore.
Tornati in albergo che dolori per la tensione nelle braccia e nelle mani, ma ero talmente appagata di avere vissuto questa esperienza, soprattutto per aver rafforzato me stessa, che tutto è passato in secondo piano.
SAFARI CON GLI HUSKY
Ed eccoci arrivati all’ultimo giorno ennesimo e l’ultimo briefing in una casa di legno con caminetto acceso, bevanda calda e biscottini a forma di cuoricino al sapore di cannella, per una lunga presentazione tutta in inglese. Compiaciuta, ho fatto da traduttrice per alcune famiglie italiane che non capivano nemmeno una parola. Fuori si sentivano i cani abbaiare, quanti potevano essere per fare tutta questa caciara? Di una cosa ero certa, che non volevo assolutamente guidare la slitta, volevo farmi portare, avevo timore per i cani, paura di sbagliare … Arrivati sulle griglie di partenza, la guida lappone ci mostra la nostra slitta, i cagnolini impazienti di correre, non faccio in tempo a dirgli che … mi ritrovo già Oscar tranquillamente sdraiato sulla slitta con il cellulare in mano pronto a vivere l’ennesima pazzia con sua folle mamma!
A parte l’odore sgradevole nell’aria, causa i “bisognini” dei cani: pronti – partenza – via!!! Tutte le slitte una dietro l’altra, i cani che tiravano freneticamente, i paesaggi intorno a noi indimenticabili. Ma quanto abbiamo riso?! Avevamo davanti una slitta con un imbranato … se solo avessimo potuto sorpassarlo! I video con tanto di musica di sottofondo, dimostrano la spensieratezza di questa avventura madre e figlio. Era destino che guidassi anche questa volta! Soddisfatta!
Come la tradizione vuole, in ogni posto del mondo visitato dovevamo assaggiare la pizza: due margherite da €12,90 presso il locale american style/vintage kahvila kauppayhtio. Al palato era buona … come mai entrambe abbiamo avuto un leggero mal di pancia?
Ultimo giretto per acquistare alcuni souvenir, in realtà eravamo alla ricerca disperata della carne di cervo sotto commissione del nostro amico (era carissima ovunque) … entriamo in un supermarket K.s.m. Come volevasi dimostrare Oscar rimane sbalordito … in Lapponia hanno i tablet direttamente sul carrello, altro che i nostri “Bip”.
Non ho dimenticato di raccontare dell’aurora boreale, in quanto noi non l’abbiamo vista se non nelle fotografie esposte in hotel, nei locali ecc. Le persone che hanno fatto questa gita, non sono riuscite a vederla e hanno pure cenato spendendo un salasso. Non era garantita la visione dunque abbiamo preferito risparmiare. Sono certa che un giorno la vedremo, non so dove ma …
CIAO CIAO LAPPONIA
Ecco un altro viaggio madre/figlio arrivato alla conclusione; non aggiungo altro più di quanto non abbia già raccontato. Stiamo già progettando la nostra prossima avventura di nuovo dall’altra parte del mondo.