Laos e Cambogia in tre settimane

Un viaggio splendido in Laos e Cambogia
Scritto da: puremorning1999
laos e cambogia in tre settimane
Partenza il: 26/12/2010
Ritorno il: 16/01/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Dal 26.12.2010 al 16.01.2011

Eravamo in 2 Spesa approssimativa, € 1550

Alcune INDICAZIONI GENERALI prima di passare al racconto delle singole giornate:

1. In termini di sicurezza, premettendo che in Laos ci siamo limitati a zone relativamente turistiche e che in Cambogia siamo rimasti solo 5 giorni senza mai uscire oltre le 23.00, possiamo affermare che entrambi i paesi, soprattutto il Laos, ci sono apparsi come estremamente sicuri. Non ci siamo mai sentiti minacciati né ci siamo trovati in situazioni preoccupanti. La nostra esperienza è quindi in totale contrasto con le informazioni reperibili sul sito “Viaggiare sicuri” del Ministero degli Esteri, che pertanto raccomandiamo di valutare con le dovute cautele. Questo considerando però che non ci siamo mai addentrati in zone pericolose per la presenza di mine antiuomo e che abbiamo affrontato tutti i trekking con l’accompagnamento di una guida locale.

2. Il periodo da noi scelto ci è sembrato ideale: abbiamo avuto solo mezza giornata leggermente nuvolosa, mentre per tutto il resto del tempo c’è stato il sole. Generalmente nel nord del Laos l’alba era accompagnata da una a volte fitta foschia che spariva però completamente intorno alla metà della mattina. Le temperature sono sempre state ottime, considerando che è inverno. A nord del Laos l’escursione si assestava tra i 20/23° di giorno e i 10° la sera; a sud ed in Cambogia tra i 28° e i 20°. Inoltre lo stato delle strade, a tratti di praticabilità difficoltosa, a nostro parere potrebbe rendere il periodo delle piogge del tutto inidoneo ad una visita, in quanto alcune elle carreggiate del paese potrebbero essere totalmente bloccate.

3. I prezzi sono molto bassi, rispetto agli standard occidentali, soprattutto in Laos. A titolo esemplificativo, una cena in un locale decoroso in Laos non supera generalmente i 5/6€ a testa e spesso si sta anche al di sotto di questo importo. A Siem Reap siamo riusciti ad arrivare alla spesa di 10€/cad, ma la qualità era davvero elevata. Gli alberghi invece hanno un costo (per stanza doppia con bagno) che varia tra i 7 € di Don Khon e i 23 € di Vientiane (ma con colazione inclusa e in un albergo coloniale davvero molto bello). In entrambi i paesi i dollari vengono comunemente accettati. In particolare a Phnom Penh e a Siem Reap non c’è praticamente bisogno di cambiare in Riel, mentre in Laos l’uso dei dollari può non essere conveniente nelle aree più periferiche a causa di un cambio spesso sfavorevole. Inoltre in Laos è presente una campagna che promuove l’uso di valuta locale invece che del dollaro. Abbiamo usato la carta di credito molto raramente, per cui non possiamo giudicarne la diffusione, ma tenete presente che quasi dovunque l’uso della carta comporta un costo aggiuntivo pari a ca. il 3%. La contrattazione nei mercati non alimentari è consuetudine, ma i prezzi non sono così gonfiati come in Cina o Marocco, quindi non aspettatevi sconti vertiginosi. Anche per i tuk-tuk la contrattazione è consigliata ed in genere le tariffe riportate da Lonely Planet e Frommer’s sono effettivamente corrette. Anzi, a volte ci si può assestare anche su prezzi leggermente inferiori. Il basso costo della vita in Laos ci ha permesso quasi quotidianamente il lusso del massaggio laotiano completo, a volte veramente fantastico, e raramente men che piacevole e rilassante.

4. Viaggiare all’interno del Laos non è affatto complesso, anche se a volte i tempi si dilatano. Va detto però che noi abbiamo prenotato dall’Italia tutti i voli interni, cosa estremamente consigliabile, visto che erano tutti completamente pieni. Tutti i nostri voli erano con la Lao Airlines, con cui abbiamo viaggiato piacevolmente senza inconvenienti. Gli aeromobili ci sono apparsi nuovi e ben mantenuti e il servizio impeccabile. Immaginiamo che le voci drammatiche relative a questa compagnia appartengano a una fase ormai conclusa della sua storia. Per quel che riguarda trekking e tour, noi ne abbiamo prenotati dall’Italia solo un paio, ma più che altro per rischi logistici connessi al nostro serrato piano degli spostamenti. In realtà, quasi ovunque, ci è parso poi più comodo affidarci alle numerosissime agenzie locali, generalmente serie ed affidabili. Forse le uniche eccezioni sono state Champasak e Pakse, dove le agenzie ci sono sembrate numericamente più scarse.

5. Capitolo alberghi: ottimi nelle città principali, richiedono invece un po’ di adattamento nei centri più piccoli, ma sono comunque sempre decorosi. Precisiamo che, visto il nostro percorso già scandito dai voli prenotati dall’Italia, abbiamo confermato da casa anche la maggior parte degli Hotel. A questo proposito ci è risultato estremamente utile individuare sulle guide gli alberghi più interessanti, ma poi confrontarli sul sito Tripadvisor, mossa che si è rivelata assolutamente vincente: gli hotel per cui siamo riusciti ad operare in questo modo sono risultati sicuramente i migliori per rapporto qualità/prezzo. C’è inoltre da sottolineare che, a parte un caso, a nessuna delle prenotazioni è seguita una richiesta di bonifici d’anticipo e che tutte sono state rispettate in tutti i dettagli da noi richiesti.

6. Il cibo in Laos, invece, pur essendo sempre gradevole, non eccelle per varietà, per cui ci siamo trovati a frequentare anche ristoranti indiani e malesi (peraltro eccellenti). A Siem Reap, invece, il livello e la varietà sono sicuramente superiori. In entrambi i paesi va sottolineato che il cibo venduto nelle bancarelle in strada può riservare piacevolissime sorprese, ma consigliamo di chiedere sempre cosa state acquistando se siete poco elastici su questo fronte: abbiamo visto carne di pipistrello e topo della jungla comunemente venduta nei mercati.

7. Le guide che abbiamo usato in questo viaggio sono state diverse. Le Lonely Planet di Laos e Cambogia, sebbene non aggiornate, sono state indispensabili per le informazioni pratiche e comunque utili per quelle relative ai monumenti, rivelandosi quindi superiori alla media della collana. Per il Laos ci siamo appoggiati anche alla Footprint, di livello analogo alle precedenti. Infine le italianissime guide Polaris dei due paesi sono ottime per informazioni generali e di cultura, mentre l’aggiornatissima Frommer’s di Laos e Cambogia non è stata di grande aiuto.

1°/2°/3° giorno

Il nostro complesso piano voli, dovuto ai biglietti premio Mille Miglia di SkyTeam, prevede all’andata due transfer (Milano Malpensa–Mosca Sheremetyevo con Alitalia; Mosca Sheremetyevo- Beijing Capital con Aeroflot; Beijing Capital-Phnom Penh con China Southern). Peccato che una volta atterrati a Mosca ci viene comunicato che l’aeroporto è bloccato. Questa è l’ultima comunicazione ufficiale che avremo il piacere di ricevere per le successive 24 ore che passiamo al terminal a lottare, a volte letteralmente, per ottenere informazioni, buoni pasto e, infine e veramente fortunosamente, un posto sul primo volo per Pechino che riesce a superare il guasto elettrico che ha causato il caos. Giungiamo a Phnom Penh con 24 ore di ritardo, distrutti e senza bagagli, ma molto più fortunati di altri nostri compagni di sventura, bloccati a Mosca anche per 4 giorni. Alloggiamo all’Hotel Paragon.

4° giorno

Il ritardo dell’aereo ci consente una visita molto scarna di Phnom Penh, visto che il volo per Vientiane è nel primo pomeriggio. Decidiamo di impiegare lo scarso tempo a disposizione al meglio: iniziamo con il lungo Mekong che ci porta all’interessante Palazzo Reale con l’annessa Pagoda d’Argento. Con il nostro primo tuk-tuk raggiungiamo il museo di Tuol Sleng (il nefasto S-21), la cui visita è tristemente necessaria ma sconsigliata ai bambini. A piedi ci spostiamo al vicino mercato russo, uno dei più interessanti di tutto il viaggio. Purtroppo è già ora di lasciare questa città, che per quanto solo per poche ore, già ci era apparsa un luogo piacevole e degno di una sosta più prolungata. Atterrati a Vientiane, prendiamo possesso della stanza nell’eccellente Hotel Khamvongsa e per rifarci dello stress dei giorni di Mosca, ci facciamo portare da un tuk-tuk in un tempio alla periferia della città, Wat Sok Pa Luang, che non a caso significa “tempio della foresta”. Riusciamo a trovare, nel fitto del bosco e dell’oscurità, il gabbiotto dove godremo della sauna alle erbe e del nostro primo massaggio laotiano, ad opera di ex monaci del monastero. Tornati sul Mekong sempre grazie a un tuk-tuk, ceniamo in un ristorante sul lungo fiume prima di tornare in hotel.

5° giorno

Ci alziamo all’alba e troviamo ad attenderci la macchina con autista che abbiamo prenotato tramite l’hotel direttamente dall’Italia. Partiamo alla volta di Luang Prabang con tappa a Vang Vieng per la visita alle famose grotte. Vang Vieng è un paesotto tutt’altro che interessante e dalla fauna discutibile. Anche il panorama sulla strada verso Luang Prabang, decantato dalla maggior parte delle guide, pur essendo gradevole, non è esattamente entusiasmante, con nostro notevole disappunto, visto che è praticamente la sola ragione che ci ha spinto alla scelta del mezzo privato per questa tappa altrimenti affrontabile con mezzi locali. Arriviamo a Luang Prabang al crepuscolo e prendiamo possesso della stanza presso la Symoungkoun Guesthouse. Il tempo per un giretto del centro, del piacevole mercato serale turistico e di uno spuntino veloce alle bancarelle che vendono spiedini e andiamo a dormire.

6° giorno

Svegliati all’alba dai tamburi del tempio di fronte all’hotel, ci affacciamo alla finestra per assistere alla questua mattutina dei monaci. Questo è un inaspettato effetto collaterale dell’avere la stanza grande con affaccio sulla via. La mattina prosegue con la visita all’interessante Palazzo Reale. Poi adattiamo le indicazioni del percorso pedonale descritto nella Lonely Planet che ci accompagna per i numerosi wat della città fino a culminare nel fantastico Wat Xieng Thong. Dopo una pausa ristoratrice in un baretto sul Mekong andiamo all’aeroporto per recuperare gli zaini che ci sono stati recapitati grazie alla disponibilità dell’ufficio bagagli smarriti dell’aeroporto di Phnom Penh. Riusciamo a tornare in città giusto in tempo per salire sul monte Phousi, di fronte al Palazzo Reale, per poter ammirare il tramonto, solo leggermente inquinato dalla scalpitante folla di turisti con cui condividiamo l’esperienza. Immediatamente dopo il calar del sole raggiungiamo il teatro del complesso reale per assistere a una rappresentazione tradizionale con musica e danza. Letale. Per riprenderci andiamo nella piazza principale dove è stato allestito un palco su cui si esibiscono delle discutibili band locali ed è possibile mangiare e bere presso stand temporanei in attesa della mezzanotte di capodanno. L’atmosfera è sicuramente salvata dalle piccole “mongolfiere” cilindriche in carta di riso che i presenti fanno costantemente decollare. Lo spettacolo di questi lenti “fuochi fatui” che salgono verso il cielo è quasi lirico.

7° giorno

Dopo l’ormai rituale spettacolo della questua mattutina dei monaci osservato dalla finestra della stanza, iniziamo il tour in barca che abbiamo prenotato il giorno precedente in un’agenzia locale verso le grotte di Pak Ou. Il viaggio è decisamente più complesso del previsto: la prima barca non parte, siamo raccolti da un altro natante (già pieno) che ci passa accanto e che poi si ferma anch’esso. Riusciamo a ripartire solo grazie all’intervento del conducente di una terza barca che si ferma in nostro soccorso dopo una lunga attesa. Comunque il tragitto sul Mekong vale sicuramente la pena, anche perché si ha una testimonianza diretta della vita di queste popolazioni e del loro stretto rapporto col fiume. Anche le grotte, per quanto affollate, sono una tappa piacevole. Al ritorno facciamo una breve sosta in un villaggio famoso per la produzione del locale whiskey. Tornati all’agenzia, scopriamo che a causa degli imprevisti con le barche, siamo in ritardo per la seconda parte del tour alle cascate di Tad Kwang Si. Ci vengono restituiti i soldi e noi optiamo per la conclusione della visita alla città. Dopo uno spuntino nelle solite bancarelle ci diamo allo shopping sfrenato nel mercatino notturno fino al momento del massaggio serale con vista sul Mekong. Concludiamo la serata con una cena al Tat Mor, un ristorante di sicura atmosfera ma costoso e non all’altezza delle aspettative.

8° giorno

Il giorno precedente ci siamo rivolti a un’agenzia differente per il tour alle cascate che iniziamo al mattino presto. A dire il vero ci si può organizzare da soli per quest’escursione, anche se non c’è tanta differenza di costo. Il vantaggio è però che ci si può fermare quanto si vuole, aspetto interessante se si decide di fare il bagno nelle fantastiche pozze offerte dalle cascate. Il parco che ospita le cascate comprende anche un centro di recupero per orsi dal collare salvati dai bracconieri, ma il pezzo forte è sicuramente il sensazionale complesso delle cascate cristalline, uno degli spettacoli naturali più indimenticabili del Laos, nonostante l’affollamento di turisti. Tornati in città facciamo una passeggiata lungo il Nam Khan concedendoci anche una sosta-frullato. Dopo il lungo massaggio serale torniamo a cena sul lungofiume.

9° giorno

Alle 8.15 veniamo recuperati dal minivan per Luang Namtha, prenotato il giorno precedente. Dopo un’ora e mezza in giro per la città per cercare gli altri passeggeri, riusciamo finalmente a partire. Si sono fatte le 10.00. Facciamo sosta per pranzare nel triste centro di Udomxai e giungiamo a destinazione verso le 18.00. L’albergo prenotato, Thoulasith Guesthouse è carino e soprattutto offre un ottimo rapporto qualità/prezzo. Cerchiamo un’agenzia che ci organizzi una gita in barca sul fiume, solo per scoprire che il livello delle acque apparentemente non lo consente. Ceniamo al mercato notturno e poi torniamo in camera con le idee ancora poco chiare sulle nostre attività del giorno successivo.

10° giorno

Saltata definitivamente l’ipotesi della gita sul fiume, ripieghiamo, tramite l’agenzia Along The Namtha Ecotourism Agency, su un giro verso Muang Sing per villaggi di varie minoranze etniche: Lantan, Khmu, Yao, Black Thai e Akha. La nostra guida è un simpatico vecchietto che ci racconta della sua famiglia e ci prepara il pranzo (laab, sticky rice e banane) su foglie di banano. Comprese nel giro ci sono anche delle modeste cascate, rese più simpatiche dall’entusiasmo della nostra guida. Tornati in città ceniamo all’ottimo ristorante indiano Aysha e concludiamo la serata con un fruit-shake al Minority Restaurant, che si rivela il posto più piacevole di questa grigia cittadina.

11° giorno

Dall’Italia abbiamo contattato un’agenzia con sede nel mercato notturno (Into The Wild Travel agency) e abbiamo prenotato un trekking di due giorni nella giungla, con una notte in un villaggio Akha (KIP 550.000 a testa). La nostra guida, un ragazzo di 28 anni, è molto simpatico e ci conduce attraverso le insidie della foresta. La giungla è davvero splendida, ma il trekking si rivela molto più impegnativo del previsto. Dopo quasi cinque ore di cammino arriviamo nel villaggio, in felice posizione panoramica su una collina. La nostra sistemazione per la notte è al limite del villaggio, di fronte alla scuola. La guida ci prepara la cena, alla quale partecipa anche il simpatico maestro del villaggio. Tra l’altro, la fortuna ci assiste: il giorno dopo ci sarà un festival in paese, per cui tutti sono impegnati nei preparativi, fra cui l’uccisione di un bufalo e di un maiale, i cui urli ci hanno svegliato nel cuore della notte!

12° giorno

Appena alzati, facciamo un altro giro in paese. La gente, per quanto gentile, all’inizio è un po’ sulle sue, ma poco dopo la guida ci introduce nelle case, dove gli abitanti si riuniscono e bevono il lao lao, anche se sono solo le dieci del mattino, già in atmosfera del festival serale. Grazie alla nostra guida riusciamo a comunicare con le persone, che si rivelano di una disponibilità estrema, per cui corriamo il rischio di essere ubriachi già a mezzogiorno… Dopo qualche resistenza riusciamo a convincere la guida a tornare a Luang Nam Tha, che raggiungiamo dopo altre quattro ore di trekking ancora più impegnativo di quello del giorno prima. Questo trekking è stato uno dei momenti più piacevoli del soggiorno in Laos, in quanto ci ha consentito di vedere uno spaccato diverso di vita laotiana. Facciamo una lunga e quanto mai necessaria doccia e, dopo un bellissimo e provvidenziale massaggio nel centro accanto al Minority Restaurant, ci fermiamo lì a cena (consigliato).

13° giorno

Ultimo giorno a Luang Nam Tha. Dopo una colazione al Minority Restaurant, visitiamo il mercatino locale (fra le prelibatezze in vendita, topi e pipistrelli!) e poi andiamo in aeroporto, dove ci attende in tarda mattinata il volo per Vientiane. La capitale ci appare come un’oasi di civiltà dopo i giorni trascorsi nel nord del paese. Qui visitiamo il lungofiume ed assistiamo ad un bellissimo tramonto sul Mekong quasi in secca. Purtroppo non riusciamo a trovare il ristorante galleggiante che cerchiamo, né altri ristoranti analoghi, probabilmente chiusi per la notevole ristrutturazione che il lungofiume sta subendo. Ceniamo in un ottimo ristorante indo-malese sul Mekong, il Fathima Restaurant e torniamo allo stesso bellissimo albergo nel quale abbiamo passato la prima notte, il Khamvongsa.

14° giorno

Giornata dedicata alla visita di Vientiane: partendo dal That Dam, visitiamo il Wat Sisaket con i suoi cinquemila Budda, il Wat Prakeo e passando per Lane Xang Avenue, raggiungiamo Patuxai. Il momumento che però ci colpisce maggiormente è senz’altro il That Luang, simbolo del Laos, che risplende sotto un sole vivissimo. Non perdetelo per nessuna ragione. Con un tuk-tuk ci dirigiamo al COPE (http://www.copelaos.org; Khou Vieng Road a 600 metri dall’ex Morning Market, di fronte al Green Park Hotel), un centro di riabilitazione interessantissimo nel quale è possibile farsi un’idea dei danni che la “guerra segreta” americana ha provocato al Laos. Toccati dalla visita, decidiamo di fare una sosta al Wat Simuang, trascurabile, per poi rilassarci con uno dei migliori massaggi del Laos, effettuato da non vedenti, dalle parti del tempio e consigliato dalla Lonely Planet. Cena al Makphet, che si occupa di riabilitare ragazzi di strada. Il posto è molto bello e si mangia bene, anche se i prezzi sono leggermente più elevati della media. Ma è per una buona causa ed al suo interno c’è anche un negozio interessante. Attenzione perché il ristorante si è trasferito dalla sua posizione originaria in Th Setthathirat in una parallela (Benecam aparments, Bruce).

15° giorno

Sveglia alle 4, per non perdere l’aereo per Pakse. Dall’Italia abbiamo prenotato un tour personalizzato relativamente costoso con la Green Discovery: non avendo molto tempo, vogliamo visitare il Bolaven Plateau per poi dormire a Champasak e non c’è possibilità di organizzarsi diversamente. Iniziamo con una piantagione di tè e caffè, per poi visitare una serie di bellissime cascate (Tad Fan, Tad Yeung e Tad Paseum). Arrivati a Champasak a metà pomeriggio (attenzione, venendo da Pakse è necessario traghettare), prendiamo possesso della nostra stanza presso l’Anouxa Guesthouse and Restaurant. Qui chiediamo di avere un tuk-tuk per una visita al Wat Phou (KIP 50.000 a testa a/r), dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Il sito, quasi deserto data la tarda ora, ha molto fascino e, per quanto non sia spettacolare come le meraviglie di Angkor, vale una sosta se visitato prima del più famoso vicino. Ceniamo all’Anouxa Guesthuose, dalla quale vediamo un meraviglioso tramonto, seguito dall’alba il giorno successivo.

16° giorno

Alla guesthouse facciamo prenotare l’autobus per Nakasung ed il traghetto verso Don Khon, nelle Four Thousand Islands (KIP 60.000 a testa incluso traghetto): è una bella ed inaspettata occasione per un giro sul Mekong e fra le isole, nonché per vedere un serpente d’acqua. Non abbiamo prenotato l’hotel, ma troviamo abbastanza facilmente posto presso la deliziosa Somphamit Guesthouse, sulla strada principale, che ci riserva una palafitta con bagno privato e veranda con amaca e vista Mekong per 60.000 KIP in tutto. Dopo un pranzo spettacolare nel ristorantino vicino, noleggiamo una bicicletta e ci dirigiamo verso la bellissima Long Beach: peccato non si possa fare il bagno nel Mekong. Decidiamo a questo punto di continuare per l’estrema punta meridionale dell’isola per fare una gita in barca alla volta dei delfini di fiume. La fortuna ci arride e riusciamo a vederne qualcuno, anche se non da vicinissimo. Torniamo verso il villaggio, fermandoci prima alle cascate e, dopo aver assistito ad un tramonto sensazionale sul Mekong direttamente dall’amaca, andiamo a cena.

17° giorno

Dopo una mattina di ozio nei baretti sul fiume, tramite la guesthouse prenotiamo traghetto e bus verso Pakse (KIP 50.000 a testa) dove arriviamo nel primo pomeriggio. La guesthouse che abbiamo prenotato via mail qualche giorno prima è la Sabaidy 2. Pakse non offre granché. Dopo un giretto per la città e per i mercati ed un massaggio, ceniamo in un ristorante vietnamita e concludiamo piacevolmente la serata sulla terrazza dell’Hotel Pakse, con vista su tutta la città.

18° giorno

E’ arrivato il momento del nostro addio al Laos. Ci trasferiamo in aeroporto per il volo che ci porta a Siem Reap, dove ci attendono due amiche direttamente all’ottima Two Dragons Guesthouse. Il tempo di organizzarci un po’ e partiamo tutti e 4 alla volta del Tonlè Sap, a bordo di un tuk tuk gentilmente fornito dalla efficientissima direzione della guesthouse. Il tour include la visita al villaggio su palafitte di Kompong Khleang e a quello galleggiante di Chong Kneas, che ovviamente raggiungiamo in barca. Entrambi valgono decisamente la visita. Inoltre il tour è molto ben gestito dalla simpatica guida. Torniamo a Siem Reap solo nel tardo pomeriggio e organizziamo la visita in tuk-tuk ai templi di Angkor per i giorni successivi ancora grazie al servizio della guesthouse. Ceniamo in un ristorante molto bello specializzato in menu khmer da cui proseguiamo per una veloce visita al mercato notturno turistico.

19° giorno

Il tuk-tuk per Angkor ci preleva dalla guesthouse alle 4.30. Il senso della levataccia dovrebbe essere quello di raggiungere una posizione privilegiata per godere dell’alba che sorge dietro al famoso monumento, peccato però che la foschia stamattina renda l’esperienza men che memorabile. Ciò non toglie però nulla ai templi che sono assolutamente mozzafiato. Dedichiamo l’intera giornata ai monumenti principali, compreso l’indimenticabile Bayon, sempre accompagnati dal nostro fedele autista. Tornati in città, dopo una pausa rigeneratrice, affrontiamo il primo serio momento shopping del viaggio, svaligiando il mercato notturno ed estenuando i poveri commercianti con contrattazioni infinite. Raggiungiamo poi la “Alley”, l’area più trendy della città, per cenare in un ristorante khmer (il Khmer Kitchen Restaurant) consigliato da più guide ma, per quanto buono, non all’altezza di quello di ieri sera.

20° giorno

Il secondo giorno di visita ai templi di Angkor è riservato ai gruppi monumentali minori e più distanti, ma che non sfigurano minimamente rispetto ai loro “fratelli maggiori”. Da notare come la maggior parte dei templi abbiano una forte e riconoscibile personalità, tanto che, nonostante l’elevato numero, si fissano ognuno distintamente nella memoria. Seconda serata di shopping conclusa con un ristorante thailandese apprezzabilissimo. Torniamo in hotel, salutiamo le nostre amiche che partono domattina e andiamo a letto.

21° giorno

Trascorriamo il nostro ultimo giorno in Cambogia visitando in lungo e in largo la città. Partiamo dai mercati diurni locali (dove facciamo incetta di spezie) per poi avvicinarci al lungofiume. Pranziamo nell’ottimo Angkor Palm per poi visitare meglio la divertente zona attorno alla Alley. Ci concediamo un ultimo massaggio (anche qui gestito da non vedenti, ma assolutamente non all’altezza di quello di Vientiane). Decidiamo di concludere in relax: torniamo alla Alley e ci fermiamo in un bar per un aperitivo che facciamo direttamente sfumare in una fantastica cena indiana in un ristorante poco distante. In albergo lo stesso tuk-tuk delle visite ad Angkor ci aspetta per portarci in aeroporto. Il volo per Seoul non è dei più comodi, ma scorre veloce.

22° giorno

Il transfer a Seoul è decisamente più piacevole di quello a Mosca, infatti riusciamo ad accedere alla VIP Lounge Skyteam, dove abbiamo la possibilità di fare una doccia, rilassarci su comodissime poltrone e far man bassa di cibo e bevande. Le 7 ore d’attesa volano. Il volo di rientro a Malpensa è eccellente grazie a dei posti particolarmente fortunati, nonché all’ottimo servizio della Korean Air. Atterrati a Milano subiamo lo shock termico dell’inverno, ma cerchiamo di affrontare il grigio nebbia con la serenità trasmessaci da questo viaggio veramente speciale.



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