Lanzarote vissuta da noi italiani
Partiti con un volo low cost da Bergamo, siamo atterrati all’aeroporto di Arrecife e abbiamo ritirato la nostra auto, che ci avrebbe accompagnato per tutta l’isola per le due settimane seguenti. Abbiamo alloggiato in un complesso di appartamenti molto spaziosi e luminosi, in una posizione piuttosto rialzata, a circa un quarto d’ora a piedi dalla Playa de las Cucharas. La località di Costa Teguise è una delle più turistiche dell’isola, come testimonia la massiccia presenza di locali che offrono colazioni e brunch inglesi (assolutamente da evitare).
Playa de las Cucharas è protetta dal vento e risente delle maree: nel pomeriggio la spiaggia perde oltre 10 metri in profondità! Apparentemente lunga poco più di 300 metri, se si prosegue dietro l’hotel all’angolo si noterà un’altra spiaggia libera di circa 150 metri. Proseguendo ancora, un sentiero affianca la costa rocciosa per qualche altro centinaio di metri, per poi concludersi con delle case private su un promontorio. Playa de las Cucharas è carina per passarci uno o due giorni, ma certamente non si annovera tra le migliori spiagge che Lanzarote ha da offrire. Un consiglio: mettetevi tanta, tanta crema a protezione alta. Vi risparmierete la scottata che mi sono preso io il primo giorno. Avevo le labbra così gonfie da fare invidia a Kylie Jenner, ed ero un perfetto “guiri” (parola usata dagli abitanti delle Canarie per indicare i turisti mitteleuropei–sono per metà austriaco–sbadatamente ustionati).
Per via della mia scottatura, risolta in due giorni grazie a una miracolosa crema norvegese, il terzo giorno abbiamo abbandonato la vita da spiaggia per visitare l’isola. E così, guidando verso nord, abbiamo raggiunto il bellissimo Jardín del Cactus, un grande parco circolare con specie di cactus provenienti da tutto il mondo. Una visita consigliatissima per meno di €5 a persona. A seguire, siamo giunti a questa grande terrazza a strapiombo sulla costa settentrionale, dalla quale si poteva ammirare l’isola Graciosa, di cui parlerò in seguito. Dopo un frullato, abbiamo concluso la giornata con la Cueva de los Verdes, la grotta in cui in passato gli abitanti di Lanzarote si rifugiavano quando i pirati invadevano l’isola. Sono dei normalissimi cunicoli, che però vale la pena visitare per via delle sorprese che riservano (la guida ci ha pregato di non svelarle, quindi dovrete vedere per sapere).
Tornando alle spiagge, ci siamo diretti verso sud, a Playa del Carmen. Molto ventosa, sabbia scura tipo Rimini, ma più tendente al rossastro, mare torbido. Oltre 6 km di spiaggia su cui non è neanche piacevole camminare per via del vento. Insomma, scartata. Abbiamo poi provato Playa Blanca, anch’essa molto turistica e abbastanza corta ma con un mare limpidissimo. Unica nota negativa: se non si vuole camminare, e se si vuole trovare un ombrellone libero, bisogna arrivare prima delle 10.
Ci siamo poi recati alla famosa Playa del Papagayo, a pochi chilometri da Playa Blanca, che è in realtà una serie di spiaggette separate da piccoli promontori, tutti facilmente oltrepassabili via mare. La spiaggia più a sud è Papagayo; ne seguono altre quattro di dimensioni ridotte, per poi arrivare a una quinta spiaggia tanto lunga quanto ventosa. Nessuna di queste insenature è attrezzata. Il mare è pulitissimo, ma bisogna ricordare che per raggiungere il Papagayo, che è un’area protetta, bisogna fare vari chilometri di sterrato. Il parcheggio è a un centinaio di metri dalle spiagge, che si raggiungono attraverso sentieri ripidi. L’unico edificio della zona è un ristorante che offre ottimo cibo a prezzi piuttosto cari. I piatti sono serviti in modo elegante, vale la pena fermarsi per uno spuntino.
C’è una cosa da sapere su Lanzarote. Il nord dell’isola è quasi sempre coperto dalle nuvole, pertanto ogni nostro tentativo di andare alla ventosa spiaggia di Famara, prevalentemente frequentata da norvegesi e amanti del windsurf, è fallito miseramente. Ci abbiamo fatto giusto una camminata di mezz’oretta l’ultimo giorno, con il sole e la bassa marea.
L’unico altro giorno in cui al nord non c’erano nubi l’abbiamo sfruttato per andare alla Graciosa. Si tratta di un’isoletta a nord di Lanzarote, con 300 abitanti e nessuna strada asfaltata, ma che vanta spiagge e paesaggi mozzafiato. Abbiamo preso il traghetto a Orzola, al nord dell’isola, e in mezz’ora abbiamo raggiunto Graciosa, dove, con l’aiuto di una signora locale, siamo riusciti a contattare il servizio taxi locale (o meglio, il servizio jeep). Per €20 a tratta, abbiamo raggiunto in una ventina di minuti Playa Francesa. Essendo le 10 del mattino, non c’era quasi nessuno, se non i pochi–tutti italiani–che avevano preso il traghetto con noi. Questa perla selvaggia è lunga circa 150 metri e vanta di un mare cristallino. Non c’è un edificio nel raggio di alcuni chilometri. Siamo andati in esplorazione e, dopo un quarto d’ora di cammino seguendo la costa, abbiamo scoperto Playa de la Cocina, una spiaggetta affiancata da una parete in pietra arancione a 90°, gentilmente erosa alla base dall’acqua, tanto che si poteva procedere su di essa a piedi nudi per qualche centinaio di metri, fino a raggiungere piccole insenature incontaminate. Al nostro ritorno alla Francesa, abbiamo notato due traghetti di turisti francesi (sorpresona!), che se ne sono andati dopo un paio d’ore. Un’isola fantastica, sulla quale varrebbe la pena passare un’intera settimana.
Abbiamo dedicato un’altra giornata alla visita di altre celebri attrazioni di Lanzarote. Dopo una mattinata a Playa Blanca, ci siamo recati al parco nazionale del Timanfaya, il vulcano dell’isola. Ai paesaggi spettacolari, dai colori rosso e nero, non viene data giustizia dalla visita di un’ora in bus, dal quale non è neanche possibile scendere per fare foto! Ormai nel tardo pomeriggio siamo andati a El Gulfo, una località con una spiaggia lavica e un particolare laghetto che deve la sua cromatura verde smeraldo a dei particolari organismi che abitano le sue acque. Il tutto si può ammirare sia dall’alto, sia scendendo per un ripido sentiero. Da includere assolutamente nel vostro itinerario!
Riserverò l’ultimo paragrafo ai consigli gastronomici.
– Se decidete di alloggiare a Costa Teguise, dovete sapere che c’è un’area di ristoranti di cucina da tutto il mondo, tutti piuttosto mediocri. Essendo prevalentemente frequentati da turisti non spagnoli e non italiani, vi consiglio di evitarli.
– Non fidatevi mai di tripadvisor: per via dei turisti stranieri, facilmente accontentabili, tutti i ristoranti hanno una media inflazionata di 4 stelle e mezzo.
– Se decidete di prendere la macchina, nella piazza principale di Teguise (che si trova nell’entroterra) troverete il tranquillo ristorante Acatife, che offre piatti tipici, semplici e genuini, a prezzi onesti. Consiglio il conejo al vino tinto, il coniglio al vino rosso, e il formaggio locale fritto che troverete più o meno dappertutto–ma che qui è particolarmente buono. Se capitate a pranzo e vi va qualcosa di tipico ma più chic, consiglio il ristorante Ikarus e la loro favolosa tortilla.
Concluderò questo diario di viaggio con una mia esperienza gastronomica, meno positiva, ma buffa. Una sera, ingannati da tripadvisor e suoi punteggi inflazionati dei ristoranti Lanzarote, ci siamo recati in un locale sulla spiaggia a Costa Teguise gestito da due italiane che vantava di quattro stelline e mezzo. Un locale abbastanza improvvisato, gestito da due giovani inesperte venute sull’isola per la stagione. Ci siamo seduti alle 20:25, e, dopo vari antipasti (alcuni discutibili: se chiedo il formaggio misto a Lanzarote di sicuro non mi aspetto il brie e il primosale) ci è arrivata una pasta scotta e con il sugo insipido. Dopo aver postato una recensione da tre stelline su tripadvisor, queste mi hanno contattato via messaggio privato su Facebook (stalking level: 9000) dandomi “cinque stelline per la falsità”, insieme ad altre maledizioni. Non voglio sapere quello che hanno detto alla ragazza slovena che gli ha lasciato due stelline!