Lanzarote, viaggio incredibile in un mondo di lava

Viaggio fai da te alla scoperta di quest'isola selvaggia e lunare
Scritto da: keope74
lanzarote, viaggio incredibile in un mondo di lava
Partenza il: 16/08/2014
Ritorno il: 22/08/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Per le vacanze estive 2014…, dopo forte indecisione e vaglio di tantissime mete, abbiamo finalmente deciso e prenotato per le Canarie! Così, il 16/08/2014 siamo partite in 4 da Orio al Serio (con mamma Ryan) alla volta di Lanzarote. Dopo aver espletato le pratiche di sbarco, abbiamo ritirato la nostra auto precedentemente noleggiata dall’Italia su www.autoreisen.es, prenotazione semplice e veloce: ci hanno consegnato una Chevrolet Aveo al costo di € 144,00 euro per 6 giorni (basta prenotare sul sito e pagare al ritiro dell’auto), il parcheggio è proprio di fronte al terminal arrivi.

Preso possesso dell’auto, ci avventuriamo alla ricerca del nostro appartamento di Puerto del Carmen, il Lago Verde – Suite 22. L’appartamento l’abbiamo prenotato sempre prima di partire su Trip Advisor, sezione Case vacanza, per 6 notti abbiamo speso € 391,00, per un fantastico appartamento vicino al porto vecchio, con favolosa vista oceano sul balcone, dove abbiamo fatto colazione tutte le mattine. L’appartamento è seminuovo e pulitissimo, si trova in un residence con reception, piscina e baretto, ottima alternativa all’hotel; è molto spazioso, con ampio ingresso, due camere da letto, un bagno spazioso, un grande salone con cucinino e un terrazzone molto grande, con tavolini, sedie e sdraio per la tintarella.

L’alloggio si trova in posizione strategica per uscire da Puerto del Carmen e fare le varie escursioni per l’isola.

Il primo giorno ci siamo ambientate scoprendo i dintorni del residence e arrivando fino al porto vecchio, abbiamo cenato in un locale lì vicino assaggiando per la prima volta le famosissime e immancabili Papas Arrugadas che ci hanno accompagnato per tutta la vacanza: sono piccole patatine che vengono lessate con la loro buccia e così vanno mangiate, con un pizzico di sale.

La domenica 17/8 ci siamo dirette al famosissimo mercatino di Teguise che si svolge, appunto, solo di domenica, dal mattino alle 15. Si tratta di un mercatino in cui è l’artigianato a farla da padrone e ad attrarre turisti da tutta l’isola. Consigliamo di arrivare sul presto per poter parcheggiare vicino e poter gironzolare con tranquillità senza ressa. Confrontando i prezzi, sono in assoluto i più bassi di tutta l’isola. Compriamo vari souvenir e ci fermiamo a pranzare in un ristorante in una via centralissima del paese, Hesperides: si entra in un piccolo cortiletto con tavolini, si scendono delle scale e ci si trova in un’altra area con uscita nella via parallela, la location è molto curata e caratteristica. La scelta si è rivelata ottima, i piatti vengono serviti con cura e originalità, gli ingredienti sono ottimi, abbiamo trovato nel menu una gran varietà di portate sia di carne che di pesce, oltre a piatti vegani e vegetariani: abbiamo provato il Gazpacho… una specie di beverone con tantissime verdure, servito nel bicchierone del frappè con cannuccia non ci è piaciuto molto, l’avrei visto meglio in un piatto fumante a mò di zuppa. Il rotolo al tofu (piatto vegetariano) era presentato egregiamente ed era molto buono e gustoso; il polpo alla gallega molto speziato, servito con le immancabili papas arrugadas. I costi sono leggermente sopra la media ma abbiamo trovato alta qualità nella preparazione e esposizione dei piatti.

Al pomeriggio ci siamo riposate e rosolate al sole, nonostante il forte vento, alla spiaggia di Famara, la famosa spiaggia dei surfisti nella parte settentrionale dell’isola.

Alla sera abbiamo cenato a Puerto del Carmen sull’Avenida Las Playas, ristorante Universo: arredamento abbastanza kitsch e turistico (indimenticabile il soffitto con tutti i pianeti e le stelle appiccicate a formare una qualche strana galassia!), ma la cortesia e simpatia del personale e la buona cucina ci hanno fatto sorvolare su questo “dettaglio”! Per chi è amante della carne, ci troviamo nel posto giusto, il piatto forte è un bisteccone tenero e buonissimo accompagnato dalle immancabili papas arrugadas e, a discrezione, patatine fritte o insalata…e vari tipi di salsine: noi abbiamo provato quella ai mushrooms (funghi) che portano fumante in un contenitore a parte; i prezzi sono economici e le porzioni abbondanti, altamente consigliato.

Nei successivi giorni ci siamo dedicate ad esplorare l’isola durante il giorno: abbiamo fatto il biglietto cumulativo con possibilità di visitare 6 attrazioni create da quel genio che è stato César Manrique, al costo di € 30,00.

Per prima cosa visitiamo il Parco di Timanfaya, parco nazionale dal 1974. Superiamo il cartello con il diavoletto e sembra di varcare le porte dell’inferno! Tutto nero pece…molto suggestivo! Consigliamo di arrivare presto per evitare code chilometriche all’ingresso del parco. Il tour in pullman (la ruta de los vulcanos) dura 50 minuti per 14 km, percorso emozionante che permette di ammirare insoliti panorami e di vedere da vicino tantissimi crateri.

Tutto ebbe origine dal 1730 al 1736: in sei anni l’isola fu scossa da eruzioni vulcaniche e terremoti che cambiarono profondamente il paesaggio, si aprirono oltre 25 crateri che ricoprirono di lava oltre 20 mila ettari, trasformando il fertile terreno in una landa desolata, che ancora oggi assomiglia a un paesaggio lunare. Alcuni inservienti danno dimostrazioni di geotermia buttando acqua in alcuni tubi inseriti nel terreno e creando cosi’ dopo pochi secondi una specie di geyser artificiali. Altri, invece, accendono fuochi con le sterpaglie appoggiate sul fondo di alcune buche. Turistico, scenico e tutto sommato anche simpatico.

Bello il ristorante El Diablo (nome azzeccato) di forma circolare, situato in cima ad una collinetta, realizzato da Manrique in pietra lavica con una vista a 360° sul parco. Alcuni cibi vengono cotti con il calore della terra: a 6 metri di profondita’ la temperatura e’ di 400°C!

Al costo di 12 euro a coppia abbiamo anche provato la cammellata sulla lava: si sale una decina di minuti lungo il pendio, seduti sui giacigli di legno legati ai lati dell’animale, la discesa è più movimentata e divertente.

Al ritorno dal parco, consigliamo una sosta pranzo a Yaiza, proprio lungo la via principale di questo paese sperduto nell’entroterra abbiamo mangiato al Bar Stop: entrando, siamo state catapultate nella vera essenza dell’isola di Lanzarote, la vera Spagna è qui: senza fronzoli ed orpelli, un semplicissimo bar con un bancone lunghissimo e parecchi tavolini, superaffollato da gente del posto e da turisti come noi; un simpatico signore ci ha servite a tempo di record, i piatti vengono descritti come tapas ma sono vere e proprie porzioni, a prezzi veramente irrisori (piatti a € 3,00 circa), si vede che è tutto genuino e soprattutto fresco di giornata.

Seconda attrazione visitata: Jardin de Cactus, creato con più di 1500 cactus, le piante tipiche dell’isola.

Le varie specie sono distribuite in cerchi concentrici su gradoni di pietra. L’impatto visivo globale è abbastanza impressionante. Ci sono cactus di ogni forma e dimensione, da quelli “classici” alla Will Coyote, a quelli altissimi, per passare attraverso mille buffe declinazioni.

Terza attrazione: il Mirador del Rio: a 479 metri di altitudine, Manrique fece ricostruire un’antica postazione d’artiglieria, scavando nel monte, costruendo un ristorante in un avvallamento e coprendo il tutto con due cupole sopra le quali fece poi crescere l’erba. In questo modo la costruzione rimane nascosta nel faraglione, come se facesse parte della natura stessa. Il ristorante, oltre ad ospitare alcune opere dello stesso Manrique, è dotato di una splendida vetrata da cui si può ammirare il panorama che va dal cielo al mare (di fronte si vede Isla Graciosa).

Quarta attrazione: Cueva de Los Verdes: Questa grotta, lunga circa 8 chilometri, sorge nel luogo in cui un’antica colata lavica si gettò nell’oceano. Si cammina per circa un chilometro dentro questo tunnel formato dall’eruzione avvenuta 3000-5000 anni fa.

Il gioco di luci e l’illuminazione suggestiva con cui è stata valorizzata l’ennesima creazione dell’artista locale César Manrique contribuisce a rendere questa esperienza davvero interessante. In alcuni periodi dell’anno, nella sala più ampia di questa incredibile grotta si realizzano anche concerti di musica classica.

Tare! Si cammina per passaggi angusti e bassi (occhio alla cabeza!) che sfociano in ampi anfratti. Bellissimi i colori: si va dal nero del basalto al rosso del ferro, al bianco del calcio e del sale!! Il nome della grotta deriva da una antica famiglia di pastori, che di cognome faceva Verdi, che erano soliti ripararsi nella grotta in caso di intemperie.

Quinta e ultima attrazione (non abbiamo fatto in tempo a visitare la sesta, il Castillo de San Josè): Jameos del Agua. Si tratta di una vasta zona di grotte sotterranee, originata fra i 3000 e i 4500 anni fa dalla solidificazione di una colata lavica, che creò questo “buco” sotterraneo (jameos significa “vuoto”) poi trasformato dall’idea dell’artista Cesar Manrique in centro culturale. Vi trovano posto infatti, un auditorium, il museo Casa de Los Volcanes, che illustra la storia vulcanologica delle isole Canarie, e uno spazio aperto con giardini subtropicali che si snodano attorno a una vasca-piscina bianca con palma, una delle immagini più fotografate dell’isola.

Nel punto del tunnel coperto dalla volta vulcanica , sotto al livello del mare, troviamo anche un lago interno popolato da piccolissimi granchietti albini.

Altre attrazioni che meritano una visita: Los Hervideros (che significa I bollitori), sulla strada che va da El Golfo a la Hoya. Si tratta di alcune grotte di roccia vulcanica attraversate dal mare, le spaccature e le gallerie (veri tubi vulcanici sotterranei), attraverso il mare penetrando con violenza e riemergendo all’improvviso con montagne di spuma bianca. Le grotte sono molto suggestive e ci si trova a passeggiare tra distese di lava a perdita d’occhio…uno spettacolo.

Proseguendo, visitiamo El Golfo e il suo laghetto di acqua salata verde smeraldo, il Charco de Los Clicos! Fenomeno dovuto ad un particolare tipo di alga che vi prolifera. Si notano tutti i colori, la montagna nera, la terra metà rossa e metà nera, il lago verde, il mare e il cielo azzurri… davvero spettacolare! Dalle rocce del lago ha origine l’olivina, pietra tipica locale usata dagli artigiani del luogo.

Di passaggio nel centro dell’isola, abbiamo fatto una visita lampo al Monumento al Campesino a San Bartolomè, ideata da Manrique per rendere omaggio agli agricoltori di Lanzarote

È una scultura costruita assemblando parti di attrezzi per la pesca e per l’agricoltura e rappresenta un contadino con il suo animale.

Per rilassarci in spiaggia, abbiamo raggiunto la Playa del Papagayo, nella parte sud occidentale dell’isola.

Consiglio di raggiungere le spiagge passando da Fermes. Dopo il lungo rettilineo del Rubicon direzione Playa bianca, si giunge a una grande rotonda, la prima strada a sinistra è quella per Papagayo (da qui partono circa due chilometri di strada sterrata ma buon fondo senza buche)

E’ una zona protetta, quindi in un chioschetto si paga un pedaggio di 3 euro a macchina. A seguire altri chilometri per raggiungere le 5 spiagge del parco naturale: noi abbiamo visto Playa Mujeres, grande e di sabbia, Pozo, più piccolina e Papagayo, la nostra preferita: c’è un ampio parcheggio per le auto, dopo un sentiero di duecento metri si apre un vero anfiteatro che termina nel mare con belle onde. La spiaggia di sabbia fine e dorata è circondata da rocce, creando una imboccatura naturale di rara bellezza.

L’ultimo giorno abbiamo visitato la Fondazione Manrique a Taiche, la casa dove ha vissuto per circa 20 anni e che ora ospita una raccolta dei suoi quadri e opere di Picasso e Mirò. E’ un luogo stranissimo, su due livelli, dove alberi salgono da un piano all’altro attraverso delle botole, dei salottini sono stati ricavati sfruttando delle bolle d’aria create dal flusso di colata lavica, vetrate molto ampie fanno vedere tutto il deserto nero lavico circostante. Anche l’esterno è molto originale, si nota una parete con un murales coloratissimo e una fontana con piante grasse.

Per quanto riguarda i ristoranti, ci siamo trovati molto bene alla Confraternita dei Pescatori la Tinosa al porto vecchio di Puerto del Carmen, proprio sul mare con tanti tavolini con vista porticciolo: la specialità ovviamente è il pescato del giorno, consiglio di prendere porzioni di tapas da dividere tra i vari commensali, per poter assaggiare tutto (le mezze porzioni sono una bella porzione intera!). Abbiamo preso: calamaretti fritti buonissimi (€5,50), sardine fritte (€ 4,50), gamberi alla griglia (€ 6,50, sono 12 gamberi freschi e saporiti, servisti su un letto di sale grosso molto scenografico), polpo alla griglia (€ 5,50). I prezzi sono economici e la qualità eccellente, i piatti sono ben presentati in modo invitante. Ottimo rapporto qualità prezzo!

Guarda la gallery
cultura-qkq63

Parco di Timanfaya

cultura-vy4aq

Los Hervideros

cultura-bdhz9

Fondazione Manrique

cultura-s1tav

Jardin de Cactus

cultura-4ua54

Mirador del Rio

cultura-cbueh

Il lago verde, Charco de los Clicos

cultura-n4v19

Playa del Papagayo



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari