Labro, “paese dell’anima”

Dalle verdi e selvagge sponde del lago di Piediluco, Labro spunta sulla sommità di un colle con le sue case bianche di pietra calcarea. A pochi chilometri da Rieti, ombelico d’Italia, e al confine con la verde Umbria, è il cuore geografico della penisola. Una strada a curve ci porta al borgo medievale illuminato dalla rosata e magica luce del...
Scritto da: Rosanna Lanticina
labro, paese dell'anima
Viaggiatori: in coppia
Dalle verdi e selvagge sponde del lago di Piediluco, Labro spunta sulla sommità di un colle con le sue case bianche di pietra calcarea. A pochi chilometri da Rieti, ombelico d’Italia, e al confine con la verde Umbria, è il cuore geografico della penisola.

Una strada a curve ci porta al borgo medievale illuminato dalla rosata e magica luce del tramonto. Varcata la Porta Reatina, accesso alla cittadella, vietata alle auto, subito si ha la sensazione di essere in un posto dove il tempo si è fermato, immerso in una pace e in un silenzio irreali. E se non fosse per i cavi della luce e le antenne della televisione, si potrebbe pensare di aver fatto un vero salto nel passato.

Abbiamo prenotato una camera al Palazzo Crispolti, antica ed austera dimora signorile trasformata in albergo, ma curiosamente nessuna insegna lo segnala. Percorriamo in vano su e giù i ripidi e deserti viottoli a gradoni, finché la stessa proprietaria, incontrata per caso, ce lo indicherà! All’interno, restaurato con cura, si respira una quieta atmosfera fuori del tempo. La nostra camera arredata con mobili bianchi, moderni e funzionali, conserva soffitti originali a travature di legno e due finestrelle che, sopra i tetti, guardano romanticamente verso il lago, le colline e la Valle del Fuscello. Siamo gli unici ospiti, del resto Labro ha poco da offrire: nessun monumento di spicco, nessun negozio dove comprare i soliti ricordi da portare a casa e che inevitabilmente ingombreranno di lì a poco credenze ed armadi, nessuna stella Michelin ma neppure un semplice ristorante, e allora che cosa può invogliare il turista frettoloso in cerca di “mete” di cui parlare e vantarsi con gli amici a salire fin qui? Forse i profondi, irreali silenzi, la solitudine e la pace non interessano più o forse si cercano altrove, in realtà esotiche, lontane che si raggiungono dopo ore di aereo e di viaggi faticosissimi… E così a Labro le tortuose stradette rimangono deserte e il silenzio, interrotto dal canto degli uccelli, dei grilli e delle cicale avvolge gli antichi palazzi come quello dei marchesi Vitelleschi, tuttora abitato e visitabile, le case di pietra, il torrione medievale, segno di un passato bellicoso e l’alto campanile della chiesa di Santa Maria che sembra vegliare sull’intero paese. Stemmi, fregi, ricchi portali ed eleganti finestre che decorano le case, sono i segni visibili di un lontano e fiero passato. Strappato, trent’anni fa al degrado e all’abbandono, da due coraggiosi architetti belgi, gli odierni proprietari del palazzo Crispolti, Labro, grazie al loro sapiente ed amorevole restauro oggi offre un raro esempio di omogeneità storica ed artistica.

L’uso di materiali esclusivamente originali ha preservato l’autenticità di questo nucleo rimasto intatto quasi per miracolo o per la volontà della gente che vi abita ( molti sono stranieri). Inoltre fiori, piante e piccoli giardini racchiusi tra muri di pietra e la bellezza della selvaggia natura circostante aumentano il fascino di questo angolo remoto.

Ceniamo a pochi chilometri, alla Vecchia Osteria, un indirizzo da ricordare per i gustosi antipasti di salumi locali, gli ottimi primi tra cui dei deliziosi cappellotti con castagne e uno sfizioso dolce di mele, cioccolato e una fragrante cialda, ma anche per il caldo e accogliente ambiente e la cortesia della proprietaria.

Avvolto nel buio della notte, dal lago di Piediluco, Labro ci appare in lontananza come uno scintillante e arcano miraggio. La sera tiepida invoglia ad attardarci per le sue stradine deserte che illuminate sapientemente da luci a filo dei gradini e da vecchi lampioni sono avvolte da un’atmosfera tutta da assaporare. Qualche voce lontana e alcune note musicali che giungono dall’unico luogo di ritrovo del paese sono soffocate dall’incessante canto dei grilli… Al mattino l’ottima colazione viene servita alle nove davanti al grande ed antico camino, acceso solo per noi. L’allegra fiamma crepitante, la cordialità della proprietaria che ci racconta le coincidenze della vita che l’hanno portata a Labro e i tempi in cui la nazionale di canottaggio alloggiava qui, ci fa perdere la nozione del tempo e alle dieci e mezza siamo ancora al tavolo a chiacchierare. Ma forse anche questo fa parte della magia di questo luogo che impone i suoi ritmi lenti e senza accorgersene, fa dimenticare una certa frenesia da turisti diligenti che viaggiano sempre con guida alla mano.

Ti pare di conoscere l’Italia: hai visto Roma, Venezia, Firenze, Napoli… ma poi quasi per caso scopri Labro o forse lo stavi proprio cercando e ancora una volta ti accorgi che esiste un’Italia minore nascosta, lontana dai clamori del turismo di massa, ricca di storia e di fascino, spesso un po’ dimenticata e di colpo ti accorgi che Labro non è solo geograficamente il cuore dell’Italia ma diventa, insieme a tanti borghi fatti di pietra, una sorta di “ paese dell’anima”



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