La vera creta
Troviamo i bagagli e partiamo verso Ammoudara, un sobborgo a ovest di Heraklion, dove all’una di notte ancora tutti sono in giro a far festa e l’albergo che abbiamo scelto per la prima notte (Castro Hotel, 45 € a camera, a/c, tv, bagno, frigo, piscina) è ancora in piena fase di accoglienza degli ultimi arrivi. L’albergo è a 3 stelle, ma, a dir la verità, la maggior parte delle stanze che troveremo più avanti saranno migliori.
1° GIORNO. KISSAMOS – FALASSARNA L’indomani, lauta colazione con l’ottimo cappuccino fatto col loro nescafè espresso e rotta verso ovest, destinazione Kissamos. Due ore di interessante viaggio sotto il sole mi fanno scoprire la guida locale, dove i “lenti” stanno a cavallo tra la corsia di marcia e quella di emergenza e i “rock”, quando ti vogliono superare, ti fanno i fari per chiederti strada. La macchina è comoda, ma forse dei 26000 km totali fatti, la metà sono stati fatti su sterrato e in prima marcia, così la frizione è completamente andata, andando a strattoni in salita; dopo la paura iniziale, ce ne sbattiamo allegramente proseguendo come se nulla fosse.
Arriviamo a Kissamos un po’ spaesati perchè il paesino non è molto turistico, ma andiamo alla ricerca di un rent a room. Ce ne sono pochi sulla strada, ma andando verso il lungomare aumentano. Facciamo un giro sulla brevissima (ma piacevole) passeggiata, e al fondo di questa c’è l’hotel Argo. Chiediamo, e una strana signora ci porta a vedere una bellissima stanza con tv, a/c, frigo, bagno, finestra vista mare, per soli 30€ a notte. Increduli, accettiamo per due notti, poi, vedendo il prezzo vero sulla porta (60€), ci assalgono i sensi di colpa. Pensando di aver capito male, dico alla signora che per 60€ restiamo solo una notte, e lei, capendo il malinteso, mi conferma che viene solo 30€. Incredibile! E’ almeno pari a quella del Castro Hotel, sembra impossibile. Felicissimi per lo scampato pericolo, nel pomeriggio andiamo a Falassarna, che nelle recensioni non era stata molto apprezzata. Invece a nostro parere è una bellissima spiaggia, perchè la sabbia è dorata e immensa e il bagnasciuga invece è completamente rosa… Credetemi, vedere il rosa su una spiaggia gialla accesa è una cosa molto rara. Il mare è bello, poca gente, la temperatura è perfetta e a circa 50 m dalla riva una secca permette di toccare il fondo. Restiamo fino al bellissimo tramonto e torniamo alla camera. Tra i vari ristoranti sul lungomare, quello che ispira maggiore fiducia è quello a fronte del nostro albergo, gestito dagli stessi proprietari, il Papadakis, e si rileva eccezzionalmente valido per qualità, ottimo per cortesia e per prezzo (mediamente 18 € per 2 antipasti, 2 secondi, 2 abbondanti contorni e acqua). Proviamo souvlaki (spiedino di carne con aromi e patate), moussaka (sono come lasagne, con melanzane e patate anzichè la pasta), sfogliate con spinaci, con formaggio, calamari, sardine, e usciamo soddisfatissimi.
2° GIORNO. ELAFONISSOS Il giorno dopo è in programma la gita a Elafonissos, con 40 km di curve (ma essendo di montagna ne siamo abituati), che ci portano in un vero paradiso naturale. Per giunta, alle 1030 non c’è ancora nessuno ed è lo scenario per una serie di ottime foto pseudo caraibiche. Si attraversa a piedi un lembo ricoperto d’acqua per giungere all’isola. Al mattino non ce ne siamo accorti, ma l’acqua è abbastanza fredda (paragonabile a quella della Croazia), mentre nel “laghetto” naturale si scalda molto ma è veramente bassa. In definitiva, secondo noi vale la pena di essere vista per i colori che offre, ma è il mare più freddo dell’isola, quindi non vale più di un giorno di visita.
La sera, non contenti, dopo una lauta cena al Papadakis, ci dirigiamo a Chania, dopo aver detto alla padrona dell’hotel che rimanevamo altre due notti. Posteggiamo a 5 minuti dal centro e vi entriamo. Stupefatti dai bei mercatini, ci dilunghiamo a osservarli, e poi, come d’improvviso, ci troviamo sul lungomare, dove si trova una eccezionale passeggiata nel porticciolo veneziano (simile a Hvar, per chi la conoscesse). Dove c’è Venezia c’è stile, e infatti è veramente uno spettacolo. La gente affolla ogni ristorante e ci sono bancarelle che vendono le meraviglie culinarie tipiche, ma essendo già satolli, rimandiamo questo appuntamento. Bellissimi il faro e la moschea dei Giannizzeri, ora salone di antiquariato.
3° GIORNO – BALOS.
Il successivo giorno, destinazione Balos. Il biglietto costa 20€ a capoccia, ma con il Balos Express c’è la possibilità (qualcuno aveva detto il contrario nelle recensioni) di tornare con partenza alle 19. A detta di tutti è il posto naturalisticamente più bello di Creta, e non possiamo proprio dire il contrario. I colori sono surreali, l’acqua è calda e la gente, tutto sommato, non è troppa, per quel che è la spiaggia. Sabbia rosa a profusione, e vale la pena di salire su un rilievo per fotografarla. Consiglio quello della penisola perchè c’è una chiesetta abbandonata molto fotogenica e si riprende la baia da una prospettiva un po’ diversa dalle solite foto di coloro che ci arrivano in auto. Scatto circa 150 foto, una più bella dell’altra. Nella laguna l’acqua è alta non più di 30 cm, e nel pomeriggio raggiunge temperature di oltre 50°C, tali da bruciare i piedi. Nella zona di mare aperto, invece, la temperatura è ottimale e l’acqua è di un fantastico turchese.
Ritorno alle 19, come previsto, abbiam passato 8 ore a Balos ma sono veramente volate…
La sera siamo decisi a cenare con intingoli vari a Chania, infatti in un chiosco proviamo la pita (a mio parere, la pietanza DE-FI-NI-TI-VA: per chi non la conosca, è un kebab fatto con carne di maiale, veramente succulento), in alcune bancarelle i souvlaki, delle spettacolari palline di pasta fritte, intinte in una soluzione di miele e acqua e spruzzate di cacao, sesamo e cannella e delle girelle di pasta sfoglia, intinte anch’esse nella melassa, che si sciolgono in bocca. Chania, anche la seconda sera, è esaltante.
4° GIORNO – FALASSARNA L’ultimo giorno a Kissamos è all’insegna della tranquillità, torniamo a Falassarna, con l’idea di andare sull’altra spiaggia (quella della “antica Falassarna”), ma è proprio piccola, c’è uno stabilimento che invade tutto, alcuni campeggiatori fai da te hanno anche costruito capanne abusive degne di quel film a episodi con Pippo Franco, e il mare per giunta non è eccezionale. Torniamo perciò alla spiaggia gialla del primo giorno, dove la spiaggia al mattino è ancor più rosa e -incredibile! con una piccola radio portatile si prende radio uno. Eppure la Sicilia è ben lontana… Facciamo una quantità enorme di bagni, e ne vale veramente la pena, e, godendoci un altro tramonto mentre costruiamo un bizzarro castello di sabbia, salutiamo con qualche rammarico la penisola di Gramvoussa, ultimo baluardo dei pirati del mediterraneo, incerti su ciò che avverrà i prossimi giorni. Ultima cena all’ottimo Papadakis.
5° GIORNO – FRANGOKASTELLO.
La mattina dopo ci alziamo di buon’ora diretti verso Frangokastelo. Un nostro amico (ciao Davide di Bra!) ce ne aveva parlato molto bene, quindi scartiamo l’ipotesi di andare a Paleochora (anche perchè dovendo cercare una sistemazione, andare in una piccola città a 50 km da altre forme di vita poteva essere un rischio). La strada è affascinante: sale fino oltre i 1000 m, arriva in una valle con un piccolo paese, poi risale e, su monti veramente aridi, scende con ripidi tornanti in sequenza (guardare la carta per credere!) fino a Sfakia, un paesello bianco molto caratteristico, privo però di spiagge (ogni giorno partono piccoli traghetti per le vicine calette). Non molto entusiasmati, decidiamo di non soffermarci oltre e di dirigerci a Frangokastello, dove arriviamo una mezz’oretta dopo. Facciamo un sopralluogo al castello, che sembra carino, e decidiamo di passare la notte qui, cercando una sistemazione. La troviamo di nuovo al primo colpo, si chiamano Castro Apartments e li gestisce un greco un po’ trash ma molto gentile che per 35 euro ci offre uno studio con tutti i confort, pulizia e grande spazio, con veranda vista mare e tutto fiorito. Accettiamo, consci che con il bel cucinino che abbiamo, possiamo farci un bel piatto di spaghetti. Appena sistemati, andiamo alla spiaggia di Frangokastello. Il castello è di origine veneziana del 1400 circa, costruito per fronteggiare l’arrivo dei turchi. Su una porta si vede ancora un bellissimo stemma del leone della Serenissima. Il mare non è questa meraviglia, forse il turismo lo ha un po’ rovinato, perchè abbiamo visto alcune cartoline dove si vedeva benissimo il rosa sul bagnasciuga, mentre ora la spiaggia è una semplice distesa di sabbia scura. Comunque il mare è pulito, e non capita spesso di fare un bagno con un castello medievale dietro…
Ci godiamo il tramonto dalla spiaggia a pochi metri dall’appartamento, molto bella ma in quel giorno molto ventosa.
Ceniamo in appartamento, culminando con l’ottimo yogurt col miele, e facciamo una scappata al castello in versione notturna. Eravamo soli (entrare soli dentro un castello fa sempre un po’ impressione), ma lo scenario era ideale per fare una caterva di foto con autoscatto vista anche la buona illuminazione interna ed esterna.
6° GIORNO – PLAKIAS, PREVELI, SPILI, RETHIMNO. Il sesto giorno è di transizione, dal momento che fino a Matala non ci sono paesi degni di nota e c’è parecchia strada da fare. Passiamo dal monastero di Preveli (3€), dove le ragazze vengono coperte da abiti pseudo-zingareschi nel rispetto del luogo sacro. L’interno del monastero è bellissimo, con una serie di immagini sacre di rara bellezza che gli ortodossi più radicali non esitano a baciare a ripetizione (mononucleosi a go-go). Decidiamo di soggiornare a Spili, nell’entroterra, famosa per la fontana con le 39 bocche di leone. La città è piccola e il traffico della statale la sventra, non ci fa una bella impressione, anche perchè il trattamento per i turisti non è il massimo. Entriamo al Costas Inn, un sedicente albergo dove gestisce tutto un bambino di 11 anni simile al protagonista di About a Boy, che oltre a decidere prezzi e condizioni, ha anche il predominio sulle cameriere e sulla vecchia nonna che parla solo greco stretto. Ci fa aspettare che la camera sul terrazzo sia pulita (espediente veramente fastidioso per farti accettare la camera che tanto tempo hai atteso), e poi spara una cifra esorbitante: 45 euro, senza a/c e frigo. Lo guardo un po’ contrariato, e lui ribatte che c’è una lauta colazione, con uova e bacon, caffè e altre centinaia di cibi. Accettiamo, più che altro per sfinimento, e solo dopo ci dice che la porta non ha la chiave, e di fianco a noi ci sono tre ragazzi di Genova. Vabbè, sembrano ragazzi a posto, e poi non possiamo perdere tutto il pomeriggio a cercare casa… Vado a prendere un gyros pita in un chiosco dove la padrona, scazzatissima, mi serve dopo dieci minuti, dopo essersi guardata le notizie al tg, peraltro masticando a bocca aperta una gomma. Il locale è pure trascurato, e la pita non è delle migliori.
Passiamo il pomeriggio tornando nel golfo di Plakias, carino ma Plakias è una città prettamente turistica, e nella spiaggia di Shineria, consigliata dalla ottima recensione del fotografo di Milano, la quale è effettivamente stupenda ma una folata di vento ci fa volare insieme all’ex ombrellone comprato pochi giorni prima… I nervi sono a fior di pelle… Visto che il vento è a livelli di tornado e la sabbia ti perfora la pelle, decidiamo di abbandonare prima la spiaggia per goderci un po’ di più la meta della serata, ovvero Rethimno. Nella costa nord tutto quel vento non si vede, e si sta decisamente meglio. Decidiamo di mangiare in una taverna anti-turistica, di quelle nei paesini dimenticati da Dio. Ci fermiamo ad Armeni, in una taverna in legno (sembra un pub) che si incontra sulla destra della statale andando da Rethimno a Spili. La ragazza, molto gentile, ci dice che non c’è il menu e che è tutto una sorpresa.. Incuriositi accettiamo. Ci porta dakos (fette di pane d’orzo immerse in UN LITRO di olio extravergine con sopra pomodori, cipolle, cetrioli), sfogliate con peperoni e feta, poi uno spezzatino al sugo e un arrostino con spinaci, patate fritte, gelato all’amarena, per 25 euro totali. Cena decisamente insolita, con piatti tipici cretesi e gusti decisi, valeva la pena di assaggiare, e poi la ragazza è stata particolarmente cordiale nonostante avesse un intero locale a cui far fronte.
Rethimno, poco distante, è una città caratterizzata da un lungomare esteso, entro il quale si pone un porticciolo veneziano veramente sopraffino, un gioiello vero e proprio, purtroppo funestato dai camerieri delle taverne che praticamente ti tirano per il braccio e dal fatto che, a differenza di quanto succede a Chania, la passeggiata non è a bordo mare ma è tra l’interno delle taverne e il dehor, e quindi in circa 1 m deve passare tutta la gente nei due sensi. Questa scelta non si è capita, e infatti secondo noi queste taverne, così facendo, ci hanno rimesso non poco, dal momento che erano a dir poco deserte. Girato l’angolo, tutta una serie di localini più o meno trendy ospitano la gioventù di 16-18 anni che si trova in vacanza coi genitori, e qui i locali sono decisamente full. Purtroppo non facciamo in tempo a vedere la fortezza, se non dal porto, e ci addentriamo nella città. Molto bella la loggia veneziana e il mix di culture, che, tra cattolica, araba e ortodossa ne fanno un bel miscuglio in termini di case e di chiese. Il minareto più importante è dietro impalcature, ma ve ne è un altro che merita comunque una foto. E’ la patria del mercatino, si trova veramente di tutto (qui cartoline e oggettini hanno il prezzo più basso dell’isola: approfittatene!).
Finito il tour di Rethimno, torniamo a Spili dove, tutto sommato, anche senza aria condizionata, si dorme bene perchè siamo praticamente in montagna.
La colazione si rivela una sola, con la vecchia signora che recita come una preghiera in un inglesaccio ellenico ciò che si può ordinare, è rimasta mitica la frase BROD MARMELADA BUTTERO (pane, burro e marmellata). 45 euro buttati via. Tornati in camera, visibilmente infastiditi, generiamo un po’ di lavoro extra per la donna delle pulizie, così da aumentare un po’ il rapporto servizi/prezzo. Ricordatevi del COSTAS INN, e non andateci perchè cercano di fregarvi.
7° GIORNO – MATALA, FESTO Al risveglio, partiamo per Matala. La strada è buona, molto ripida in alcuni tratti. Passiamo a vedere Agia Galini ma sembra un classico borgo turistico e andiamo oltre. Matala è una frazione di Timbaki, paesone di 10000 abitanti veramente in cattive condizioni. Passiamo vicino al palazzo di Festo, che sarà la meta del primo pomeriggio. Andiamo a Matala e restiamo veramente affascinati dalla spiaggia, estasiati dalla suggestività della necropoli romana a fianco di questa, e dopo un paio di bagni andiamo a cercare casa. Troviamo nella valle a tergo di Matala una serie di casupole, ma noi non vogliamo la piscina e l’unica senza piscina è full (ma a cosa serve una piscina quando hai un mare così?). Tornando indietro, troviamo il rent a room Medusa, dove due signori, anche gentili, ci offrono una camera a 25 euro con frigo e bagno, ma senza a/c. La sera prima non avevamo sofferto il caldo anche senza a/c, quindi accettiamo per due notti pagando subito. Andando sul terrazzo la visione di un canneto mi rende perplesso, e la visione del vape sul comodino mi rende ancora più perplesso, ma al momento non si vedevano zanzare, quindi non ci penso troppo. Visto che è presto, decidiamo di andare a Festo (scusate la rima), dove paghiamo 6 euro il biglietto comprensivo di Agia Triada. Festo è fantastico, ed effettivamente, come dicevano le recensioni, bisogna fare un attimo mente locale appena entrati, perchè non si riesce a capire molto. Per fortuna avevamo la guida verde, e dopo un attimo di sconcerto, iniziamo a visitare il teatro, i magazzini, il cortile, la stanza del re e della regina, la fonderia, le case della servitù dove è stato trovato il disco di Festo, ora ad Heraklion. La visita è interessantissima, ma ci sono oltre 40°C e abbiamo poca acqua dietro. Alle 4 torniamo alla spiaggia di Matala, per un bagno ristoratore. Visitiamo la necropoli poco prima del tramonto (l’ingresso è libero) e, dopo una doccia, andiamo alla taverna The Waves, come consigliato dalle recensioni. Adesso non so chi è colui che ci è andato, ma noi non abbiamo affatto gradito la cucina eccessivamente commerciale del locale. Per carità, spendere 16 euro per 5-6 portate è pochissimo, ma anche la qualità secondo noi era piuttosto scarsa. Ci fermiamo un’oretta in spiaggia a godere del mare e della bellissima illuminazione della necropoli, che fu prima abitazione nel neolitico, poi cimitero dei romani, poi residenza estiva degli hippy (tra cui Bob Dylan). Qualche hippy si vede ancora: 70 anni, capelli lunghi dietro e assenti sopra, chiodo e collane floreali, moto da route 66. Un po’ fuori dai tempi, ma comunque caratteristici. Torniamo alla camera, dove le zanzare entrano a stormi e l’umidità non consente di chiudere le finestre. La nottata è pessima, e, complice anche il colpo di calore rimediato a Festo, non dormiamo che 6 ore. 8° GIORNO – MATALA, AGIA TRIADA, GORTINA Passiamo la piacevole mattinata, dopo un ottimo caffè Vergnano rimediato al Zafiria Bar in compagnia della gattina Zafiroula in dolce attesa, alla spiaggia di Matala, con un paio di bagni nell’acqua già piacevole e un po’ di foto della spiaggia dall’alto della necropoli.
La temperatura dopo le 1230 diventa insostenibile, così come il calore emanato dal sole, soprattutto se hai mangiato qualcosa e non puoi fare il bagno. Decidiamo, pertanto, di fare una visita ad Agia Triada, dal momento che dopo Festo ci abbiam preso gusto… Il sito, come Festo stesso, è stato scoperto da italiani e forse per questo è stato un po’ meno ricostruito artificiosamente rispetto a Cnosso. E’ un palazzo decisamente più piccolo di Festo, e meno interessante, ma comunque vale una visita. Ampi rifornimenti di acqua ci fanno proseguire l’itinerario archeologico fino a Gortina, che al tempo dell’invasione romana era la capitale di Creta. Prima del sito si incontrano i vitigni di Malvasia originali, protetti, infatti, dall’Unesco (la famosa malvasia di candia proviene da qui, dato che Candia era il nome veneziano di Creta… Un tempo il vino di malvasia veniva trasportato su navi che arrivavano a Monemvasia, un’isola vicino al continente che a detta di molti è una specie di Mont Saint Michel del mar Egeo). Il sito di Gortina è interessante, soprattutto la chiesa di S. Tito e la parete che contiene la prima legislazione della storia scritta in lingua greca (un muro interamente scolpito di microcaratteri!). Il platano dove Zeus e Europa si sono “conosciuti” non ha più di cent’anni, ma le leggende non si devono mai confutare…
L’ingresso nel sito archeologico, costa circa 3€, ma da quando abbiam scoperto che gli universitari entrano gratis non abbiamo più pagato nulla… Al di fuori del sito si trovano numerose statue di epoca romana, i resti dell’acquedotto, i resti del teatro greco e poi tutta una serie di edifici, rasi al suolo e quindi poco identificabili, tra cui templi, che coprono una vastissima superficie. Sembra che Gortina contasse 100 000 abitanti! Finita la interessante visita torniamo a Matala, non prima di esser passati da Komos Beach, spiaggia caratterizzata dalla nidificazione notturna delle tartarughe e per questo interdetta nelle ore notturne. La spiaggia è molto bella, ma il vento di questi giorni ci fa preferire la spiaggia del centro di Matala, più riparata. Ennesimo tramonto bellissimo in spiaggia, poi doccia. Decisi a non cenare a Matala, ci dirigiamo verso un piccolo borgo che avevo visto da lontano nel pomeriggio e che mi ispirava molto. Un consiglio: quando senti quel presentimento che ti guida, apparentemente senza motivazioni, in qualche luogo, seguilo sempre, perchè le sorprese non sono mai finite! Sapevamo di non perdere molto (un ristorantaccio sul mare esageratamente turistico come The Waves), e quindi ci buttiamo. Il borgo si chiama Sivas, a circa 5 km da Matala. Giriamo per la piccola piazza e scopriamo che è il rifugio della maggior parte dei tedeschi di Creta. Desideravamo assaggiare le polpettine di manzo (Soutzoukakia), e l’unico locale che le faceva era il ristorante SIGELAKIS, a gestione familiare con tre fratelli a servire e i genitori a cucinare. Ristorante esteticamente molto bello, ci offrono un raki se aspettiamo 5 minuti che si liberi un tavolo e, accettandolo, ci sediamo.
Il menù è invitante e possiamo provare i piatti tipici che non abbiamo ancora assaggiato, così ordiniamo insalata di tonno, sfogliata di spinaci, soutzoukakia, dolmadakis (o dolmades), moussaka. Già dalla prima portata appare evidente che la cucina è ottima, ma man mano che arrivano gli altri piatti questo si rivelerà indubbiamente uno dei migliori ristoranti di tutta la nostra vita, se non il migliore! Le dolmades, polpettine di riso avvolte in foglia di vite bollita, sono assolutamente da assaggiare! Tutti i piatti erano visibilmente realizzati a mano, con un’arte degna della guida pirelli, e con un gusto che, complici gli aromi mediterranei e l’ottimo olio, sono veramente indimenticabili. Se aggiungiamo il fatto che ci portano una intera bottiglia di raki come digestivo e un dolce tipico di uvetta e miele, che ci siamo gustati anche un raro caffè espresso e che il conto totale è stato 23 €, posso dire solo una cosa: SIGELAKIS SIGELAKIS SIGELAKIS. Dovete troppo andarci.
Sazi e brilli come non mai, e contenti anche di più, torniamo a Matala, dove avevamo da trascorrere ancora una notte in quella fornace zanzarosa, consci del fatto che nessun vape avrebbe mai potuto far fuori quegli stormi di zanzare. Dormiamo un paio d’ore, allora, sulla spiaggia, dove si può liberamente prendere una sdraio e godersi la necropoli superbamente illuminata. Poi, quando siamo troppo stanchi, andiamo alla camera e, fortunatamente, riusciamo a dormire qualche ora in più. Il prezzo, 25 €, è veramente basso, la camera era pulita e spaziosa, ma ad agosto senza aria condizionata per giunta in un luogo piuttosto umido, a Creta, non si può stare.
9° GIORNO – IERAPETRA – AGIOS NIKOLAOS Partiamo senza neppure salutare quelli della casa, un po’ infastiditi per le zanzare, e ci dirigiamo verso Ierapetra, con l’idea di fermarvisi a dormire e prendere il traghetto per Chrissi il giorno successivo. Dopo quasi 2 ore di una strada a tratti tortuosa e senza indicazioni (santa cartina), arriviamo a Ierapetra, che, come era stato scritto nelle recensioni, è davvero una città vera e propria, un po’ caotica, ma con spiagge carine. Tuttavia non vogliamo stare in città e quindi, modificando un po’ i programmi, decidiamo di andare a cercare alloggio sul golfo di Mirabello. Prima però andiamo nell’agenzia sul porto a prendere i biglietti per Chrissi, 20€ a crapa, dove ci sconsigliano il giorno successivo causa vento (o forse causa caos domenicale) invitandoci a tornare lunedì. Non ci cambia molto, quindi accettiamo. Il traghetto è molto grande, parte alle 1030 e riparte da Chrissi alle 4. Al momento del ritorno, chiedendo se è possibile farlo ai marinai, si può tornare con la partenza delle 17 (ma è essenziale chiedere, perchè talvolta fanno un solo viaggio). Preso il biglietto, facciamo rotta verso Agios Nikolaos. Una spiaggia bianca stupenda ci introduce nel fantastico golfo, e decidiamo di trovare alloggio all’incirca a metà strada tra Ierapetra e Agios Nikolaos. Il paesino di Istro si trova sulla statale, ha belle spiagge e molti appartamenti. Chiediamo a un paio di affittacamere (abbastanza di lusso, a dir la verità) e sono pieni, poi vediamo un cartello con su scritto MAVRIS affittacamere e ci dirigiamo li. All’apparenza non c’è nessuno, ma dopo un po’ esce il padrone, già dal primo impatto una brava persona, che mi mostra un mini appartamento con cucina, tinello, stanza matrimoniale con tv e a/c, bagno e dehor con tavolino. Tutto splendente come cristallo. 35€ senza a/c, 40 con. Accettiamo per 4 notti. Ci sistemiamo, e andiamo subito in spiaggia, a soli 300 m. Molto carina, ma il meltemi di questi giorni porta molte bottiglie e sacchetti in acqua, e poi è tardo pomeriggio. Ci godiamo un altro tramonto sulla spiaggia e decidiamo di mangiare nel nuovo appartamento un bel piatto di spaghetti. Poi andiamo ad Agios Nikolaos, che sarà la meta delle ultime sere. La città, dipinta da alcuni nostri amici come la “Rimini” di Creta, è tutt’altro. Ribattezzata Sleep City, è una tranquilla e molto suggestiva cittadina che ha come caratteristica peculiare quella di essere costruita attorno ad un cono vulcanico antichissimo, e quindi presenta il mare, da una parte, e un lago scavato nella roccia, dall’altro. L’illuminazione del lago è fantastica, solo che non c’è molta vita, vi è una sola via commerciale e pedonale, insieme alla passeggiata attorno al lago, il resto è invece una strada accessibile (purtroppo) dalle auto. Attorno al lago i ristoranti cercano di comprarti, ma basta dirgli che vi andrai la sera successiva perchè hai già mangiato e si calmano. Effettivamente il turismo è un po’ carente…E la città può indurre sonnolenza. Prendo una pita in un chiosco vicino all’ufficio informazioni sul lago e si rivelerà la più buona delle vacanze.
10°giorno – SPINALONGA – VAI La domenica, non potendo andare a Chrissi, la utilizziamo per vedere la penisola e l’isola di Spinalonga, ultimo baluardo in possesso della Serenissima, dopo l’invasione Turca, poi adibita a lazzareto. Prima, però andiamo a vedere, come da consigli dei bravi recensori, Panagia Kera (3€), dove troviamo affreschi apparentemente normali ma invece molto significativi, per l’età della realizzazione e per le icone rappresentate: rarissima è l’immagine, per la chiesa ortodossa, di S. Francesco. Poi, sull’onda della cultura, vediamo un bivio per la città dorica di Lato, paghiamo altri 2€. I dori, popolo di guerrieri, hanno portato alla rovina la più sviluppata e pacifica civiltà cretese e poi si sono insediati nell’isola. Nella città di Lato si individua bene l’agorà, la sala delle riunioni dei magistrati, le botteghe degli artigiani e il tempio di Apollo. La penisola di Spinalonga è raggiungibile da Elounda attraverso una strada a pelo d’acqua. L’isola, invece, è oggetto di una escursione (10€), che abbiamo volutamente messo da parte.
Nel pomeriggio partiamo per Vai, a circa 80 km da Istro, famosa per il palmeto che, secondo leggenda, è nato dopo che i turchi, approdati nell’isola, hanno lasciato i noccioli dei datteri. A dir la verità, la spiaggia è troppo turistica e il mare, pur essendo bello, non è dei migliori. Però dal punto di vista fotografico è una spiaggia a dir poco eccezionale, così come stare all’ombra in un bosco… Di palme! Tornando, passiamo dal colle dove ci sono un paio di chiese fotogeniche, mandrie di caproni al pascolo, belle atmosfere soprattutto al tramonto. La città di Sitia, dotata anche di aeroporto, è un paese di circa 10000 abitanti completamente bianco. Non ci siamo soffermati troppo nel paese, ma possiede belle spiagge.
11° GIORNO – CHRISSI Il lunedì, come detto, prevede la visità a Chrissi (20€), partenza alle 1030 ma visto il caos di Ierapetra partiamo di modo da avere una mezz’ora di tolleranza. E per poco non basta ancora, visto il traffico, gli incolonnamenti, gli ingorghi di questa città. Troviamo un posteggio “alla torinese”, ovvero spostando e rimettendo ad hoc il bidone dell’immondizia, ma un vecchio mi fa capire che ci farebbero la multa, allora, contrariato, vado via trovando un bel posteggio 100 m più avanti.
Saliamo sulla nave, il viaggio dura 1 ora e c’è animazione con un pellegrino col sombrero che avvisa più volte anche in italiano di essere di ritorno alle 1550 per la partenza delle 16, non citando il viaggio delle 17 che all’agenzia ci avevano indicato esistere (giustamente aveva avvisato di chiedere al personale di nave).
Chrissi è un’isola che si attraversa in 5 minuti, ma è necessario attraversarla per vedere una spiaggia indimenticabile: non credo in Europa esista un mare simile, sebbene Balos, dal punto di vista paesaggistico, sia più interessante. Ma vedere un mare trasparente che si estende per centinaia di metri con tutte le tinte dal verde al turchese è veramente straordinario. Vale il viaggio. Dopo circa 200 foto, torniamo alla nave, dove succede un fatto quantomeno insolito: i nostri compaesani tentano un ammutinamento della nave, togliendo dalla consolle l’uomo dal sombrero e trasmettendo musica da discoteca, cantando il po-po-po in onore della vittoria dei mondiali. Una figura da peones, soprattutto per gli stranieri lì presenti, ma è stato veramente esilarante.
La sera, tramonto a Istro e serata ad Agios Nicholaos.
12° GIORNO – CNOSSO – HERAKLION Il penultimo giorno è di stampo culturale, con visita a Cnosso e al museo Archeologico di Heraklion. 10 € entrambi, 6€ l’uno, gratis per universitari (sebbene facciano sempre notare che ci vorrebbe una fantomatica carta verde studenti). Cnosso non ci ha entusiasmato, tutto ricostruito in cemento, molto meglio Festo. Poi mezz’ora di attesa per entrare nella sala del trono di Minosse, non si capisce dov’è la coda perchè i gruppi con guida non seguono la coda ma la guida, e se per caso superi un gruppo pensando che non sia in coda ti senti insultare. Sarebbe stato sufficiente un percorso transennato di modo da creare una fila unica che sarebbe anche proceduta più velocemente. Non si poteva entrare nel megaron della regina e nelle sale migliori, quindi si è visto poco. Inoltre, la ricostruzione era troppo “finta”, sarebbe stato meglio forse ricostruire, a parte, qualche ambiente, ma forse è troppo tardi per dirlo a Evans. Resta il fatto che gli italiani a Festo hanno fatto meno porcherie…
Il museo di Heraklion è invece affascinante, si possono fare foto senza flash (ma guai a usarlo), e ci sono reperti eccezionali: il disco di Festo (sembra incredibile vederlo), la dea dei serpenti, e dei vasi eccezionali, che fanno capire che, nonostante nei siti si vedano solo rovine, era una civiltà davvero evoluta. Avrebbe giovato mantenere nei siti originali qualche reperto, senza portare tutto a Heraklion, così da dare più spessore ai siti stessi. La visita non può durare meno di due ore, e si possono seguire, “scroccandole”, le guide che alcuni gruppi assoldano – due guide su tre conoscono a memoria la stessa guida verde che avevamo noi, niente di più, qualcuno invece aggiunge spunti interessanti. Niente paura per la lingua, su 3 gruppi 2 sono di italiani, a conferma che nei luoghi culturali, anche se ci capiamo poco, ci siamo sempre solo noi.
Heraklion non sembra proprio eccezionale e non ci fermiamo. Tornando a Istro, proviamo a andare in spiaggia vicino a Malia, la vera capitale della trasgressione, con ragazzi inglesi impegnati in festini tipo american pie che occupano i 3/4 dei telegiornali locali e delle forze di polizia. E’ quasi tutto chiuso da villaggi, quindi, dopo un misero bagno a Sissi, torniamo, anche se è tardi, a goderci il tramonto alla nostra spiaggia di Istro (decisamente migliore) e la sera torniamo a Agios Nikolaos, dopo una cena a base di spaghetti all’amatriciana e un gemellaggio effettuato a suon di raki con la famiglia MAVRIS che affitta le camere, cordialissima e gentilissima (la mattina ci preparano i dolci!). Ad Agios Nikolaos tentiamo di prenotare per l’ultimo giorno una nave one day trip per Santorini, al costo di 80€+13 di bus, ma per qualche oscuro motivo alle nove l’ufficio prenotazioni è già chiuso, e quindi dobbiamo rinunciarvi (sarebbe comunque stato un notevole sbattone).
13° GIORNO – ISTRO L’ultimo giorno è quindi l’unico, con il 3°, dedicato interamente al riposo. Ci godiamo l’ultimo giorno di mare togliendoci lo sfizio di andare a dormire al fresco nel nostro appartamento nelle ore più calde. La sera, paghiamo la gentile famiglia con cui abbiamo anche allacciato un rapporto, poi salutiamo Agios Nikolaos con una pita e una bella coppa gelato.
14° GIORNO –RITORNO Partiamo alle 7 per l’aeroporto di Alikarnassos, vicino Iraklion, impiegando circa 1 h 10’. La macchina si restituisce lasciandola, col pieno, nel parcheggio a pagamento di fronte all’aeroporto. Il volo parte alle 1030 e alle 1500 siamo, via Atene, a Milano, dove alle 16 parte il bus che arriva alle 18 a Torino. Sul bus controlli molto scrupolosi di alcuni finti agenti Sadem a coloro che non avevano il biglietto. Meglio così.
La vacanza è conclusa, dopo 2000 km di viaggio con la Daewoo Matiz ormai in fin di vita, dopo circa 1200 euro totali a testa senza mai essersi fatti mancare nulla, dopo 15 giorni di meraviglie naturalistiche e storiche, dopo 100-150 acquisti e 1-2 scontrini, torniamo alla solita vita con il conto in banca un po’ più sgonfio, ma con la consapevolezza che i soldi siano stati spesi come meglio non si poteva, con un bagaglio di esperienza in più che riteniamo sinceramente incalcolabile, nell’isola più meridionale di Europa, per certi versi vicina all’Africa, per altri molto europea, per altri ancora piena di influenze arabe. Consigliamo a tutti quest’isola, non per cercare la vita notturna, ma per trovare ancora, al giorno d’oggi, una spiaggia paradisiaca senza doversi per forza sdraiare su un asciugamano di un altro o senza dover forzatamente affittare i lettini, con temperatura dell’acqua medio-calda, sabbia fine e spesso rosa, prezzi ancora onesti sia per mangiare che per dormire, per la gentilezza e l’umanità delle persone. Creta, a nostro parere, è il posto più lontano dove stare a casa propria.