La Tunisia e il festival di Douz

“Tunisia 2003 – 2004: le oasi di montagna, il “Festival del Sahara” a Douz e i villaggi berberi” L’equipaggio è lo stesso dello scorso anno: il sottoscritto, Clara, le nostre due figlie Cristina e Chiara, nonna Tina e i nostri due gatti siberiani: Greggy ed Eli. Ci accompagnano anche gli amici Paolo, Primella, e i loro figli...
Scritto da: Nicola De pascale
la tunisia e il festival di douz
Partenza il: 22/12/2003
Ritorno il: 05/01/2004
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
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“Tunisia 2003 – 2004: le oasi di montagna, il “Festival del Sahara” a Douz e i villaggi berberi” L’equipaggio è lo stesso dello scorso anno: il sottoscritto, Clara, le nostre due figlie Cristina e Chiara, nonna Tina e i nostri due gatti siberiani: Greggy ed Eli. Ci accompagnano anche gli amici Paolo, Primella, e i loro figli Tommaso e Paola, con un mezzo identico al nostro ( Superbrig 678), al loro primo viaggio in Tunisia. Le mete di quest’anno prevedono, tra l’altro, le oasi di montagna ( Tamerza e Mides ), il festival del Sahara a Douz e i villaggi berberi della zona di Tataouine.

22 dicembre 2003- Partenza da Genova verso le 19 con la “Chartage”. Siamo arrivati al porto verso le 15 e abbiamo atteso sulla banchina. I fuoristrada, i camper e i grossi camion sono caricati per ultimi.

23 dicembre 2003 – Arrivo al porto”La Goulette” di Tunisi verso le ore 17. Lo sbarco e le formalità doganali sono un po’ più veloci del previsto. Cambiamo direttamente un po’ di valuta in dinari tunisini nello sportello bancario del porto. Imbocchiamo il lungo viale che, attraversato il grande lago di Tunisi, arriva direttamente sull’avenue Bourguiba.

(Uscendo dal porto svoltare a sinistra; la strada prosegue fino ad una rotonda. Prendere la grande strada a sinistra e proseguire dritti. Terminato il rettilineo attraverso il lago si entra direttamente sul viale principale di Tunisi. Proseguire fino ad un incrocio su cui passa una strada sopraelevata e girare a sinistra. Si troveranno poi le indicazioni per l’autostrada ). Prendiamo la direzione di Sousse, in autostrada. E’ buio però preferiamo portarci avanti il più possibile. Raggiunta la cittadina ci fermiamo per la notte nel grande spiazzo vicino all’hotel “Royal Beach” ( di fianco al casinò), già “sperimentato” lo scorso anno.

24 dicembre 2003 – La mattina ci spostiamo e parcheggiamo i mezzi sul lungomare vicino ad una piazza dove sono esposte curiose sculture fatte con materiale di riciclo: pezzi di auto, lattine vuote, occhiali rotti, lampadine ed altri oggetti. Cose strane che hanno un loro fascino.

Facciamo un giro veloce della medina per fare assaporare ai nostri amici la prima “ aria tunisina”. Ci sono pochissimi turisti in giro e i commercianti fanno a gara per attirarci nelle loro botteghe, ma noi “resistiamo”, è solo il primo giorno. Tra la merce esposta come “novità” si possono trovare delle scarpe sportive di marche notissime e di gran moda che sono vendute a prezzi stracciati : 25-30 DT contro i nostri 100 – 120euro. Ci sembrano prodotti contraffatti molto bene sino nei minimi particolari. Verso l’ora di pranzo, mentre torniamo ai nostri camper, siamo attirati da un bel locale che prepara dei panini al kebab. Il posto è molto pulito, il profumo invitante e si trova all’inizio della strada che porta verso il lungomare. Non resistiamo alla tentazione e ce ne facciamo preparare alcuni. Sono ottimi, farciti con carne, verdure, salsine e …Patate fritte, ad un prezzo ragionevole ( 2 DT ). Partiamo poi in direzione di Kairouan.

Decidiamo di far vedere la moschea ai nostri amici. La zona è deserta, non ci sono turisti. Kairouan sembra non avere una buona fama. Si sconsiglia infatti di fermarsi per la notte. Appena entrati in città siamo inseguiti da persone in motorino che si offrono come guide o che vogliono cercare di portarci in qualche bottega dove vendono tappeti. Riconoscendo la strada per la moschea riesco ad evitarli ed arrivare fino al parcheggio vicino all’ingresso. Per non lasciare i mezzi incustoditi, Clara rimane sul camper, di guardia, mentre noi accompagniamo gli amici.

Manca poco alla chiusura (ore 14) della Grande Moschea, la più antica del paese. Riusciamo a fare comunque un giro all’interno. Il pavimento del grande cortile quadrato converge verso il centro. Lo scopo era di raccogliere l’acqua piovana che veniva incanalata in uno scolo centrale e finiva nelle grandi cisterne sotterranee. Intorno ci sono dei pozzi da cui veniva prelevata l’acqua. I bordi di marmo sono pieni di scanalature fatte dalle corde usate per tirare i secchi. Dai pozzi però proviene un odore putrido dovuto probabilmente alla mancanza di pulizia e manutenzione Di particolare bellezza la sala delle preghiere, che può essere vista solo dall’esterno. Conta più di 400 colonne che sono state prelevate nel passato da monumenti romani e bizantini. L’enorme pavimento è ricoperto di tappeti. Imponente anche il minareto costituito da tre piani Dopo la visita partiamo per Sbeitla con l’intenzione di visitare le rovine romane. Arriviamo verso le 17.30 e cerchiamo un posto per passare la notte.

Entrati in paese, dopo aver superato una caserma sulla sinistra, la strada gira a destra e dopo un centinaio di metri si vede un grande arco. Da qui parte il sito archeologico, recintato, che si estende su una superficie vastissima. Più avanti, sulla sinistra, c’è il parcheggio custodito (gratuito). Si trova di fianco ad un complesso chiamato “ Le capitol” costituito da due edifici. Nel primo ci sono gli uffici del sito, dove si comprano i biglietti d’ingresso, un piccolo bar e un negozio di souvenir; il secondo è un ristorante.

Il parcheggio è delimitato da un muro color ocra con un cartello che indica l’ingresso. Entriamo con l’intenzione di sostare per la notte ma il guardiano ci avverte che la sera chiude e ci indirizza all’hotel Sofetula, un centinaio di metri più avanti. Raggiungiamo quindi l’albergo, sul lato destro della strada, proprio alla fine degli scavi archeologici. Il parcheggio è molto grande e completamente deserto. Chiediamo alla reception se possiamo sostare per la notte. Non ci sono problemi. Il prezzo è 10 DT e si può usufruire dei servizi ( possibile scaricare la cassetta acque nere).

E’tardi ed è la sera della vigilia di Natale, di comune accordo decidiamo di cenare presso il ristorante. Il menù prevede zuppa di cereali, brick, carni varie alla griglia con contorni di verdure e frutta. Il tutto per 12 DT a persona, bevande escluse. Alla fine della cena per la gioia dei bambini apriamo i regali, sotto lo sguardo divertito di alcuni tunisini che cenano in un tavolo accanto al nostro.

25 dicembre 2003- La mattina torniamo al parcheggio, compriamo i biglietti validi anche per il museo (per fotografare il biglietto si compra invece all’ingresso del sito ) e iniziamo la visita. La giornata è splendida: c’è un bel sole e un vento gelido proveniente dalle montagne. La temperatura è molto rigida.

I resti della città romana sono imponenti. Si possono vedere strade, alcuni fortini, bagni con mosaici, abitazioni, terme, un frantoio, chiese, battisteri, tre grandi templi dedicati a Giove, Giunone e Minerva. C’è anche un anfiteatro dove forse hanno esagerato con i restauri. Un insieme veramente maestoso.

Visitiamo anche il museo che si trova dall’altra parte della strada di fronte all’ingresso. Si possono vedere reperti dell’epoca romana, e foto molto vecchie precedenti il restauro. In alcune le rovine sono ricoperte dalla neve. All’ora di pranzo partiamo in direzione di Tozeur dove arriviamo verso le 18. Prevediamo di passare la notte al camping “ Beaux Reves” per andare il giorno seguente verso le oasi di montagna.

Ci siamo appena sistemati quando arriva una carovana di 26 camper italiani. Il proprietario del campeggio, Ammar, correndo a destra e sinistra, riesce a sistemarli tutti, con grande soddisfazione per le sue finanze.

Prima di cena andiamo verso il centro, sono circa le 20,30 e molti negozi stanno chiudendo. Sulla via del ritorno però entriamo in una bottega ancora aperta dove vediamo delle belle ceramiche. Paolo si diverte a contrattare per comprare una serie di piastrelle ( 16 pezzi ), molto belle, raffiguranti le “porte di Tozeur” applicate su un supporto di cartone, da appendere alla parete di casa. Alla fine riesce a spuntarla (per 45 DT ) ed esce contento dal negozio con il suo acquisto, 26 dicembre 2003 – La mattina conosciamo un altro italiano, Pierluigi in viaggio con Elisabetta, che il giorno prima era stato proprio a Tamerza. Ci dà qualche indicazione e ci combina un appuntamento con la guida che lo ha condotto a visitare le oasi di montagna. Partiamo quindi per visitare quella che dicono essere la più bella oasi. La strada ( P16 ) è inizialmente pianeggiante poi comincia a salire sulle colline. In un punto ci sono dei tornanti con pendenze del 10 – 12 %, ma i nostri mezzi, seppur pesanti, salgono senza problemi. il panorama è sempre più bello, ci fermiamo in alcuni punti per scattare delle foto. La giornata è limpida e splendente, il freddo è sempre pungente! Sul punto più alto c’è un chiosco di souvenir dove facciamo acquisti di rose del deserto, pietre con cristalli e altri piccoli oggetti da regalare. Paghiamo un po’ in contanti e un po’ con penne biro (il baratto funziona sempre). Paolo, nonostante i buoni propositi di smettere di fumare (sulla nave non ha acquistato le sigarette al duty free) si lascia tentare ed acquista un pacchetto di Marlboro a 3 DT. Scoprirà poi che si tratta di sigarette contraffatte provenienti di contrabbando dall’Algeria. Poco prima di entrare a Tamerza, sulla sinistra, c’è un cartello che invita a visitare una delle due cascate. Preferiamo proseguire e rinviare la visita al ritorno Arrivati in paese troviamo la nostra guida e concordiamo il giro da fare ( in funzione del tempo a disposizione ) e il prezzo ( 40 DT per i due equipaggi). Si chiama Solidi Abjellatif / tel . Cell. 00216 98 69 53 90 – E’ giovane, parla bene l’italiano, porta treccine “rasta” e occhiali da sole. E’ veramente simpatico. Eventualmente può essere contattato anche presso il Syndacate d’Initiative nella via centrale del paese.

La prima meta è la visita al canyon, reso famoso dal film “ Il paziente inglese”. Dal centro del paese c’è una strada, sulla destra in leggera discesa con un cartello che indica une delle due cascate. In fondo sulla destra c’è un parcheggio dove lasciamo i nostri mezzi. Veniamo a sapere dalla nostra guida che in questo parcheggio è possibile pernottare senza problemi. Iniziamo il nostro lungo giro a piedi attraverso l’oasi, scendendo verso la gola. Il sentiero si snoda attraverso la vegetazione, palme, melograni, olivi. Si raggiunge il canyon che si percorre per un centinaio di metri.

Si risale sul versante opposto dove è possibile vedere rocce con resti marini sedimentati per poi scendere verso la cascata. Il luogo è molto bello, peccato che tutto intorno ci siano le solite bancarelle di souvenir.

E’ venerdì, giorno di festa, c’è affollamento di famiglie tunisine che sono venute in visita. Turisti stranieri pochissimi. L’oasi è veramente bella Riprendiamo i nostri mezzi e ci dirigiamo verso la “pista di Rommel” , una strada costruita durante la seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche per ripiegare in Libia, come ci racconta la nostra guida.

Uscendo da Tamerza ci fermiamo a vedere da lontano i resti della vecchia cittadina distrutti da un’alluvione nel 1969. Ci dirigiamo poi verso Redeyef, ultima cittadina mineraria, i cui abitanti lavorano nelle miniere di fosfato. Nella cittadina si possono vedere abitazioni di legno con tetto di tegole, all’occidentale: sono le case in cui vivevano i francesi quando lavoravano presso la miniera prima di andarsene. C’è anche una grande chiesa cattolica.

Giungiamo poi sulla “pista”. La strada è in alcuni punti dissestata, ma procedendo con cautela si può avanzare senza problemi. Dopo un po’ di saliscendi si giunge al punto più alto da cui si ha una visione panoramica bellissima: all’orizzonte si vede la macchia del Chott El Djerid e tutt’intorno le montagne. Non è possibile proseguire in avanti se non con i fuoristrada, per cui torniamo indietro.Raggiungiamo poi l’altra oasi di Mides, vicino al confine algerino, dove c’è il vecchio villaggio berbero ormai abbandonato. Anche qui si prosegue a piedi tra le vecchie costruzioni semidistrutte e si giunge su un piccolo promontorio da cui si può vedere lo stesso canyon che arriva fino a Tamerza. Volendo è possibile percorrerlo tutto a piedi fino alla cittadina. Il panorama è molto bello, specialmente con la luce del tramonto.

Si ritorna a Tamerza e l’ultima tappa del giro è la seconda cascata, sulla strada del ritorno. Ci si può fermare sull’asfalto. La guida ci fa scendere un centinaio di metri di sterrato, superiamo un ponticello sul torrente che alimenta la cascata e parcheggiamo vicino ad una delle tante botteghe di souvenir per proseguire poi a piedi. Si può scendere fino al laghetto ai piedi della cascata. Probabilmente la si apprezza in questa stagione in cui le piogge sono state abbondanti. In estate sarà sicuramente asciutta.

Qui finisce la visita delle oasi di montagna. Siamo veramente soddisfatti del giro che la nostra guida ci ha fatto fare. Oltre a quanto pattuito gli lasciamo una mancia di 10 DT , gli regaliamo una bottiglia di vino e del cioccolato. Riprendiamo poi la strada per Tozeur e torniamo al campeggio, dove passiamo la notte ( 5 DT a persona, i bambini pagano la metà, elettricità 3 DT) 27 dicembre 2003 – La mattina presto partiamo per Douz attraversando il Chott El Djerid. Lo scorso anno era quasi completamente asciutto. C’erano solo delle pozze d’acqua salata in alcuni punti ai bordi della strada. Quest’anno, in seguito alle forti piogge, c’è una quantità d’acqua tale che sembra proprio di essere in mezzo ad un lago.

E’ uno spettacolo molto bello; ogni tanto qualche carcassa d’auto semiaffondata lontana dalla strada: qualche incauto che ha voluto provare l’ebbrezza del fuoripista prima della stagione secca ed è rimasto definitivamente impantanato quando la parte superficiale della crosta fangosa si è rotta. Ad un certo punto sulla destra si vede anche la carcassa di un bus, lontano almeno 1 km dalla strada. Probabilmente vi è qualche pista che corre sulla superficie del Chott agibile nella stagione estiva quando il gran caldo asciuga la superficie. Si incontra anche una salina riconoscibile dai mucchi di sale bianco pronti per essere imballati e trasportati ai punti di vendita. Verso la metà del percorso ci sono i soliti venditori di souvenir. Ci fermiamo per fare delle foto e raccogliere dei grossi blocchi di cristalli di sale.

All’ora di pranzo arriviamo a Douz e ci dirigiamo direttamente al campeggio “Desert Club” di Lorenzo Bonfatti. Prima di partire avevamo contattato Lorenzo in Italia prenotando il posto per i nostri camper. Un breve spuntino e poi ci rechiamo alla cerimonia di apertura del festival prevista per le ore 15 sul grande piazzale “Place Hnaiech” presso la “Porta del Deserto”, a circa 1 km dal campeggio, attraversando l’oasi.

Prima della partenza abbiamo potuto consultare sul sito ufficiale della cittadina ( www.Douz.Org ) il programma del festival e prenotare i posti per tutti per poter assistere direttamente dalle tribune.

Raggiunta la zona delle manifestazioni troviamo una ressa indescrivibile di persone che cercano di entrare nella zona riservata. Riusciamo con un po’ di difficoltà ad arrivare fino alle transenne che sbarrano l’accesso e, sventolando l’e-mail con la “reservation”, riusciamo ad entrare. Siamo indirizzati nella parte riservata ai turisti, subito sotto le tribune delle autorità, dove sono sistemate lunghe file di sedie.

Poco per volta arrivano autorità locali e del governo centrale, tra cui il ministro dell’interno. Arrivano anche alcuni sceicchi arabi.

Alle 15 c’è l’inaugurazione del festival. La parata iniziale è preceduta da un grande ritratto del presidente delle repubblica Ben Ali mentre viene suonato l’inno nazionale. Sfilano poi le rappresentanze dei paesi che partecipano alla manifestazione, Libia, Algeria, Emirati Arabi, Egitto, Kuwait, Palestina ed altri. Gli annunci sono fatti in arabo, francese, inglese e italiano.

Sfilano le squadre di meharisti in sella ai grandi dromedari bianchi che parteciperanno alla maratona di 42,5 km nel deserto. Alla gara partecipano anche rappresentanti di Francia, Austria e Corea del Sud. Poi i cavalieri che parteciperanno alla gara di resistenza di 100 km. Vi è una carovana in costume che rappresenta il tradizionale matrimonio berbero. Alcuni dromedari portano sulla gobba dei baldacchini in cui si trova la sposa, completamente nascosta agli occhi del pubblico. Il corteo è composto da gruppi musicali. Sfilano poi gruppi in costumi tradizionali che cantano e ballano. In particolare un gruppo di ragazze si esibisce nella “danza dei capelli”, scrollando la lunga capigliatura al ritmo della musica Ogni tanto la musica cessa e inizia una velocissima “filippica” in arabo, molto strana perché sembra avere una cadenza musicale, con un accenno di “rap”. Veniamo a sapere che è la voce di un famoso poeta tunisino che declama una delle sue opere.

Dopo la presentazione c’è una gara di velocità tra dromedari mehari. Per la prima volta viene presentata una gara di caccia al coniglio con cani levrieri “ slougui” tra allevatori tunisini e italiani.. C’è anche un tentativo di lotta tra dromedari, che però non mostrano intenzioni bellicose e se vanno ognuno per conto proprio.

Particolarmente spettacolare una gara di abilità di cavalieri che percorrono più volte a tutta velocità la pista facendo evoluzioni spericolate sui loro cavalli e sparando con vecchie armi.

Alla fine della manifestazione è possibile “invadere” la pista per poter vedere da vicino i dromedari, i cavalli e i loro cavalieri in costume.

Questa è la parte più bella del festival. Vi sono poi altre manifestazioni collaterali, di tipo artistico e letterario, concorsi di poesia popolare, seminari che si tengono in alcuni degli alberghi della zona turistica, che però sono indirizzati a specialisti e studiosi della vita e della cultura sahariana. Spettacoli musicali e danze sono poi tenuti alla “maison de la Culture” dove ci sono anche esposizioni di artisti tunisini.

Il festival è una manifestazione veramente emozionante che non bisogna perdere 28 dicembre 2003 – Nella mattinata facciamo un giro per i negozietti nella piazza principale. In particolare ci fermiamo in uno che vende oggetti in argento molto carini, forse il migliore del posto, dove abbiamo fatto acquisti lo scorso anno. Si chiama “La boutique du Petit Prince” di Tarek Thabet e si trova di fianco ad una delle porte d’ingresso della piazza (ce n’è un altro con un nome simile ma si trova su uno dei lati della piazza). Più tardi i nostri ragazzi decidono di farsi fare dei tatuaggi con l’henné. C’è un posto dove li fanno, uscendo dalla porta della piazza che porta direttamente sulla strada del campeggio. Di solito sulla soglia della bottega staziona il proprietario vestito da tuareg, con una tunica azzurra e un turbante nero. Per 18 dinari un ragazzo fa dei tatuaggi ( per la verità fatti male!) ai nostri 4 figli. Secondo lui, dopo che si sono asciugati bene dovrebbero durare una ventina di giorni. Dopo due ore erano quasi completamente cancellati. Una solenne fregatura !! Andiamo poi a vedere il “Museo del Sahara”, un interessante mostra sulle tradizioni e gli usi dei popoli nomadi con esposizione di oggetti, costumi, tessuti, finimenti e bardature per cammelli ed altro, con lunghe e dettagliate spiegazioni in arabo e, purtroppo, solo in francese. Vi è anche esposta una tenda berbera completa di oggetti usati quotidianamente da questo popolo. Una visita veramente interessante.

Appena fuori il museo si trovano parecchie botteghe con esposizione di oggetti di artigianato, tappeti, dolciumi ed altro, una vecchia giostra per la gioia dei bambini, un tiro alle bottiglie (di plastica). L’ esposizione di arti e mestieri è più ridotta ma più qualificata di quella dello scorso anno.

Troviamo un artigiano che vende tappeti “naif”in lana da lui prodotti. Ne acquistiamo uno molto bello, bianco, con rilievi fatti in fibra di palma rappresentanti capanne, cammelli ed altri oggetti, bordato con alcuni pendagli di pietra nera con la forma della “mano di Fatma. Andiamo poi alla “maison de la Culture” dove è allestita una mostra artistica con dipinti, foto ad altre attività inerenti la vita sahariana. Interessante una rassegna di erbe medicinali organizzata da un esperto, che fra l’altro ha messo in mostra vecchie foto di Douz risalenti all’inizio del secolo, particolarmente interessanti per gli appassionati di fotografia Il pomeriggio abbiamo in programma di tornare alle 15 sul piazzale delle manifestazioni per la seconda giornata del festival. Purtroppo un problema “dentistico” di mia figlia ( la minore) ci costringe a rinunciare. Lo studio del dentista, essendo domenica, è chiuso. Rimandiamo pertanto la visita al giorno dopo.

I nostri amici vanno invece al festival dove c’era stata in precedenza l’inaugurazione. Ci dicono poi che è meno interessante del giorno prima: in pratica si attende l’arrivo dei partecipanti alla maratona dei cavalli partita la mattina presto. Il pubblico è intrattenuto con esibizioni di danzatori. 29 dicembre 2003 – Il programma di oggi prevede il giro delle oasi di Zaafrane, Es Sabria, Al Faouar, il ritorno a Douz e il proseguimento per Matmata. Dobbiamo però andare prima dal dentista per cui la partenza è momentaneamente rimandata.

Alle 8.30 siamo al suo studio, aperto a quell’ora come indicato sulla targa apposta all’esterno della casa ( in effetti la targa era scritta in arabo e l’unica cosa comprensibile erano i numeri da cui abbiamo dedotto che si trattasse dell’orario di visita ). C’era solo la collaboratrice che si è affrettata a cercare per telefono il dottore.

Arrivato dopo un’oretta, ci ha lungamente intrattenuto parlandoci dei suoi studi in Francia e della sua attività nella regione. Era una persona giovane, simpatica, molto colta che si vedeva aveva piacere a parlare con degli stranieri. Comunque noi eravamo sulle spine perchè avevamo fretta di partire e cercavamo di “tagliare” i convenevoli. Risolve velocemente il problema di mia figlia togliendole due denti da latte.

Facciamo ritorno al campeggio dove nostri amici ci stavano aspettando. Parlando, conveniamo che non ci piace che abbiano “bidonato” i nostri figli con dei tatuaggi fasulli, e decidiamo di andare a protestare. Entriamo tutti nel negozio e cominciamo a reclamare: il giorno prima ci avevano raccontato balle sulla durata del tatuaggio e noi pretendiamo la restituzione dei soldi. Il “tatuatore” cerca di giustificarsi ma le sue scuse non reggono a lungo e spinto dal padrone del negozio, che evidentemente è informato del problema, ci restituisce i 18 DT. Promettiamo di fargli una pubblicità negativa Chiusa la spiacevole parentesi e poiché è quasi mezzogiorno decidiamo di ridurre il giro previsto arrivando fino a Zaafrane. Lasciamo il campeggio ( 4 DT a persona, 4 DT il camper, 1 DT l’elettricità) e imbocchiamo la strada che si inoltra verso il deserto. Si cominciano a vedere le prime dune, l’inizio del deserto del sud. Superiamo Zaafrane di alcuni km . Vorremmo proseguire, immaginando la bellezza del paesaggio che si potrebbe vedere, ma purtroppo non abbiamo il tempo.

Per chi vorrà passare una notte nel deserto dopo Zaafrane sulla destra della strada ( mi sembra all’altezza del km 27, ma non sono sicuro) si vede una vecchia pista chiusa da un mucchio di sabbia. Proseguendo lungo la strada si incontra di nuovo la pista sulla destra. Entrando da questa parte è possibile inoltrarsi lontano dalla strada e sostare. Vediamo parcheggiati due camper italiani che avevamo già incontrato in altri posti. Invertiamo la marcia e facciamo ritorno a Douz. Riattraversiamo il paese e imbocchiamo la direzione di Matmata. Un leggero vento solleva la sabbia creando bellissimi effetti sull’asfalto. Verso la metà incrociamo il bivio sulla destra che porta verso a Ksar Ghilane. Verrebbe voglia di infilarsi nella pista, ma sulla base delle informazioni che abbiamo non sembra percorribile dai nostri mezzi.

Prima di arrivare a Matmata si incominciano e vedere alcune abitazioni scavate nella montagna con bambini che ci invitano ad entrare. Arrivati in paese veniamo avvicinati da una guida turistica (così diceva il tesserino appuntato sulla giacca) che ci propone la visita alle abitazione sotterranee. Noi le abbiamo già visitate lo scordo anno, però le abbiamo messe in programma anche questa volta per i nostri amici. Sono qualcosa di particolare che va assolutamente visto.

Parcheggiamo nel piazzale davanti all’albergo “Sidi Driss”dove anni fa hanno girato alcune scene di “Guerre Stellari” e iniziamo la visita. Il giro è pressoché identico a quello dello scorso anno, con la differenza che la guida di allora parlava molto bene l’italiano ed era stata estremamente prodiga di spiegazioni. Questa invece, probabilmente per problemi linguistici, è poco loquace. Le abitazioni troglodite sono scavate nel terreno argilloso ed hanno una profondità che varia dai 5 ai 10 metri. Sono costituite da un pozzo centrale nelle cui pareti sono poi scavate le camere. Quelle sul fondo del pozzo servono per abitazione o ricovero degli animali. Quelle più in alto sono usate come granai. Hanno la caratteristica di mantenere una temperatura costante vicino ai 22° sia in estate che in inverno. Sono interessanti da visitare anche se si prova un po’ d’imbarazzo ad entrare in casa d’altri. Per gli abitanti è un modo per guadagnare qualche dinaro. Penso che ormai siano poche le persone che si adattano a vivere in queste abitazioni. Tutto intorno si vedono casette in muratura e un gran numero di antenne paraboliche sul tetto. La guida non manca naturalmente ci portarci all’albergo di “Guerre Stellari” le cui camere sono scavate nella roccia. Ce ne indica due in cui si può entrare. Avranno il vantaggio della temperatura costante, però entrando, il cattivo odore (di piedi) fa rimpiangere la mancanza di ricambio d’aria. In ogni modo la visita è stata interessante e ai nostri amici è piaciuta molto. Paghiamo alla guida la cifra concordata ( 3 DT a persona) e gli regaliamo alcune confezioni di biscotti per i suoi figli.

Ripartiamo in direzione di Gabes, dove abbiamo intenzione di trascorrere la notte (lasciando la piazza dell’albergo sbucare sulla strada principale, girare a sinistra e proseguire sempre dritto. Girando a destra invece si imbocca la strada che porta verso Medenine. Per errore l’abbiamo percorsa per una decina di km. E’ migliore dell’altra perché è stata appena rifatta ed allargata, però ci è stato detto che ad un certo punto i lavori sono interrotti e non è percorribile dai nostri mezzi. In effetti, le informazioni che abbiamo raccolto su internet sconsigliano ai camper di percorrerla. Può darsi che l’anno prossimo sia completata e si possa arrivare direttamente a Medenine con un bel risparmio di tempo e km. ) Arriviamo a Gabes verso le 19. La nostra meta è “place de la Libertè” , dove sarebbe possibile parcheggiare per la notte, ma nessuno, neanche alcuni poliziotti a cui chiediamo informazioni sanno dove si trova. Decidiamo di provare a vedere se possiamo fermarci nel parcheggio di qualche albergo. Verso la zona del porto troviamo l’hotel Oasis. Chiediamo alla reception ma ci negano il permesso. Ci indirizzano al “Centre de stage et de vacances” dove sarebbe possibile sostare. Chiediamo informazioni nessuno però sa dirci dove si trova, e peraltro dubitiamo che sia aperto in questo periodo dell’anno.

Decidiamo allora per una soluzione “ fai da te”. La zona del porto è troppo isolata, buia e defilata e non ci dà sensazione di sicurezza. C’è una piazza con una specie di vascello luminoso. Dandogli le spalle parte un viale che va verso l’interno. Ad un certo punto si biforca in due strade. Alla biforcazione c’è un giardino cintato e dietro al giardino una piazzetta, di fronte ad una locale dove servono succhi di frutta. Parcheggiamo in questa piazzetta e passiamo tranquillamente la notte. 30 dicembre 2003 La mattina presto partiamo alla volta di Tataouine. La meta sono i villaggi berberi di montagna e gli ksar . Passiamo la cittadina e ci dirigiamo verso Douiret., che si trova sulla strada per Chenini.

Questo villaggio berbero, non sembra essere una meta turistica dei viaggi organizzati, per questo è pressoché deserto. Parcheggiamo i mezzi e cominciamo a salire il sentiero. Il villaggio è arroccato in cima ad una collina. Nella parte bassa c’è una bella moschea bianca ristrutturata. Girando poi tra i resti delle casupole si nota lo stato d’abbandono e la mancanza di restauri.

Solo poche abitazioni sono in buono stato. Su una c’è una targa che menziona il progetto di un ente ( ASNAPED) mirante al recupero della zona. Chissà quanto tempo ci vorrà ! Tra le case purtroppo si vede molta immondizia, rottami, sul tetto di una addirittura 2 copertoni d’auto. E’ un vero peccato che non sia fatta pulizia. L’insieme delle casupole è affascinante. Ai piedi del paese si vedono numerose tombe di santoni ( marabutti) La sorpresa si ha quando si giunge sulla cima: nella vallata alle spalle si vedono ancora decine e decine di casupole costruite sul versante della collina. Volendo è possibile scendere un sentiero e risalire sul versante opposto per visitarle. Sembra che alcune siano ancora abitate.

Lasciamo Douiret e ci dirigiamo a Chenini, altro villaggio berbero, a pochi km di distanza. Il paesaggio che si attraversa è veramente incantevole. Lungo la strada si possono vedere vaste macchie di ulivi. In questa zona arida, priva di sorgenti sotterranee d’acqua, è stato possibile introdurre la coltivazione degli olivi grazie ad un sistema di irrigazione chiamato “jessour”. In pratica si tratta di piccole dighe che trattengono l’acqua piovana e i sedimenti . L’acqua è assorbita lentamente dal terreno e lo mantiene a lungo umido, mentre i sedimenti gli portano nutrimento. Leggiamo nel libro acquistato al museo di Tataouine che sulla strada d’Ezzahra un gruppo di ulivi ha prodotto in una raccolta quasi 1.000 litri di olio.

Dopo pochi km scorgiamo il paese arroccato sulla montagna di fronte. Sulla destra spicca la sagoma bianca della moschea. Ricordo che, quasi vent’anni fa, quando vidi per la prima volta Chenini fu arrivando con il fuoristrada attraverso una difficile pista di montagna Oggi è una meta turistica “gettonata” e ci sono parcheggiati pullman e numerosi fuoristrada delle solite agenzie. Troviamo anche noi un posto per sostare e iniziamo la visita. In effetti, è più bello vederlo da lontano che girare all’interno a piedi. Le costruzioni sono tutte diroccate, non sembra esserci un progetto di recupero, ma quello che soprattutto lascia sconcertati è la gran quantità di immondizia, bottiglie di plastica e rottami di ogni genere in mezzo alle rovine.

Questo fatto ci lascia un po’ delusi e non saliamo neanche fino in cima alla collina. Scattiamo alcune foto e ripartiamo dirigendoci alla volta di Guermessa che, come ci ha detto un altro amico viaggiatore, Giacobbe Vallarelli, è un posto veramente bello ed e soprattutto fuori degli itinerari turistici. Per raggiungerlo bisogna andare in direzione di Tataouine e qualche km prima si trova il bivio sulla sinistra. Sulla carta è segnata anche una strada che poco dopo Chenini raggiunge direttamente Guermessa, ma si tratta di una pista non percorribile dai camper ( almeno per il momento).

Raggiungiamo il paese nuovo e un cartello indica la direzione per il vecchio villaggio berbero. E’ arroccato sopra uno sperone roccioso. Per visitarlo bisognerebbe percorrere un lungo sentiero su per la montagna e ci vorrebbero alcune ore Ormai è pomeriggio e purtroppo il tempo non è sufficiente. Quello che si riesce a vedere sembra in uno stato migliore dei precedenti. Mentre scattiamo alcune foto arriva un funerale che si dirige verso il cimitero che si trova proprio davanti a noi. Il defunto è trasportato sul pianale di un furgone, avvolto in lenzuolo bianco. Il veicolo è seguito da un gruppo di persone che recita preghiere, tutti uomini, vestiti col classico burnus di lana e il cappuccio sulla testa. Con discrezione ripartiamo per non disturbare la cerimonia.

Ci dirigiamo verso Tataouine. C’è ancora un’ora di sole e decidiamo di chiudere la giornata visitando Ksar Ouled Soltane, che si trova circa 20 km. Veramente affascinanti i paesaggi che si attraversano. Ad un certo punto all’orizzonte appare una collina con arroccato in cima lo ksar. Dopo una breve salita si entra nel centro del paesino. Lo ksar è molto piccolo e ben tenuto. Una rapida visita e via. Si sta facendo buio e la strada non è molto bella da percorrere di notte.

Tornando da Guermessa in direzione di Tataouine, poco prima di immettersi sulla strada P19 che conduce a sud, sulla sinistra c’è un l’hotel “Nabrouk”. Di fronte c’è uno spiazzo cintato, chiamato “camping” dove è possibile sostare per la notte ( 10 DT per camper). Non c’è elettricità, né acqua. Di fianco c’è un piccolo edificio con una cupola: è il “Museè de la Memoire de la Terre de Tataoiune”, altra meta del nostro viaggio, che visiteremo l’indomani.

L’albergo ospita parecchi italiani giunti in fuoristrada e moto la cui destinazione è Ksar Ghilane dove per il 31 è previsto un raduno organizzato da un’associazione di appassionati dell’Africa. Chiediamo alla reception quanto potrebbe costare noleggiare un fuoristrada con autista. Ci chiedono 300 DT per auto. Ci sembra una cifra spropositata considerando che dovrebbe essere distante non più di 80 km.; lo scorso anno ci avevano chiesto 200 DT ma da Douz, molto più lontana. E’ chiaro quindi che cercano di approfittarsene. Accantoniamo l’idea di vedere questa oasi ( io l’ho già vista vent’anni fa, quando non c’era nulla, solo una pozza d’acqua calda che sgorgava dalla sabbia e qualche tenda di nomadi. Sembra che adesso abbiano costruito una piscina e che ci sia anche un albergo di tende, perciò non mi dispiace più di tanto…) 31 dicembre 2003 . Prima di partire visitiamo il museo. Nato 5 anni fa è patrocinato da un ente di stato, l’”Office National des Mines” ed è a carattere paleontologico. Vi sono esposti reperti fossili, geologici, preistorici, campioni di flora e fauna, informazioni sui tuareg, una panoramica completa della vita del deserto. Il suo curatore principale è un italiano, Marino Zecchini, esperto di etnografia dei paesi arabi del Sahara. Prima di partire ho avuto con lui uno scambio di e-mail e mi è dispiaciuto non poterlo conoscere di persona. In quei giorni era impegnato nella partecipazione al festival di Douz come relatore di alcune conferenze relative al Sahara.

Il depliant illustrativo del museo dice che è possibile, su richiesta, organizzare un giro di circa 50 km nella zona circostante per visitare siti dove sono stati ritrovati resti di dinosauri .E’ una visita veramente interessante per chi si trova nella zona.

Il sito internet del museo è: http//membres.Lycos.Fr/aamtt/ Un accurato dettaglio delle attività si possono trovare su. Molto interessante il libro “Scoprire la Tunisia del sud: da Matmata a Tataouine, Ksour, jessour e trogloditi” scritto da Hédi Ben Ouezdou, geomorfologo insegnante ricercatore dell’università di Tunisi, che fornisce dettagliate spiegazioni sul paesaggio, sul territorio, sistemi di irrigazione (jessour) , sugli ksour della zona. Una pubblicazione che permette di capire ciò che poi si vedrà viaggiando. Dopo la visita partiamo per la tappa più lunga del viaggio di ritorno, El Jem- A metà strada, tra Medenine e Gabes, ci fermiamo a Mareth per visitare il Museo Militare della Linea Mareth. Prima della seconda guerra mondiale, nel 1936, i francesi costruirono una linea difensiva per prevenire un attacco degli italiani che si trovavano in Libia. I visitatori sono accompagnati da un militare che, in francese, spiega la storia della line difensiva e le vicende relative durante la seconda guerra. Vi sono alcuni plastici luminosi che ricostruiscono le fasi della guerra e i movimenti delle truppe. Nelle vetrine si possono vedere armi e divise dei vari eserciti. All’esterno ci sono ancora alcuni bunker e grossi cannoni. Vale la pena fare una sosta per conoscere un aspetto poco conosciuto della guerra svoltasi nell’Africa del Nord.

Riprendiamo poi il viaggio e finalmente verso le 19 giungiamo a El Jem. Ci fermiamo per la notte nel parcheggio davanti al colosseo, dove si può sostare senza problemi.

Poiché è la sera dell’ultimo dell’anno, ritardiamo la cena per poter brindare a mezzanotte. Naturalmente non manca il cotechino con le lenticchie. A mezzanotte breve brindisi e poi tutti a dormire.

1 gennaio 2004 – La mattina visitiamo i negozietti che si trovano attorno al colosseo. Personalmente sono interessato a monili antichi in argento. El Jem mi sembra il posto dove si trova la maggior scelta di oggetti di pregio, mentre in altre località ho visto in prevalenza articoli nuovi e di poco valore artistico. Passo in rassegna pressoché tutte le botteghe, cercando di farmi un’idea dei prezzi. In un negozio polveroso trovo uno specchio con una cornice in rame argentato ed intarsi in osso di cammello. E’ un oggetto che si trova anche in altri negozi, ma questo mi sembra abbastanza datato.

Facciamo poi altri acquisti presso due diversi negozi, che già conoscevo per la qualità della merce esposta, gestiti dalla stessa famiglia.. Uno si trova proprio di fronte all’ingresso del colosseo ( Obay Taieb, Place le Colisé) e qui si possono trovare, tra l’altro, tappeti e bei piatti di diverse misure smaltati in un unico colore, con i bordi e il centro decorati in rame argentato e inserti in osso di cammello (chiari se il cammello è morto giovane e scuri se invece anziano, così mi hanno spiegato). Dopo lunga scelta ne acquistiamo due di misura media. Nell’altro negozio, che si trova sotto i portici uscendo a sinistra, specializzato in argenti antichi, dopo una lunga trattativa compro un grosso pendaglio berbero, molto vecchio, lungo quasi un metro e pesante più di ½ kg , che va ad aggiungersi alla mia collezione di gioielli tuareg e berberi. Finiti gli acquisti, i nostri amici vanno a visitare il colosseo, che noi avevamo già visto nel viaggio precedente e noi torniamo al camper. Durante il giorno il parcheggio, gratuito, è controllato da un poliziotto per evitare che i soliti venditori di finte”vere” monete romane e resti archeologici diano troppo fastidio ai turisti. Al momento di lasciare il parcheggio è probabile che si avvicini qualcuno con appeso al petto un illeggibile cartellino chiedendo soldi per la sosta. E’ chiaro che nulla è dovuto.

Ripartiamo per Nabeul. Facciamo però una sosta intermedia a Sousse: i nostri figli vogliono assolutamente un paio di quelle scarpe sportive viste nei negozi della medina durante il viaggio di andata. E così, vista la ragionevolezza della cifra richiesta, li accontentiamo. Acquistiamo le scarpe ad un prezzo che varia tra i 20 e i 26 DT a seconda del modello e della misura. La sera arriviamo a Nabeul e ci dirigiamo al campeggio “ Les Jasmin”, di fianco all’omonimo albergo. Il campeggio è pieno di fuoristrada e altri mezzi pesanti perché è un punto di sosta per molti che partiranno da Tunisi il giorno seguente, giacché in poco più di un’ora si può essere al porto di La Goulette. Qui ritroviamo i due italiani che avevamo conosciuto lo scorso anno, Silvano e Mario, che sono arrivati qualche giorno prima e che rimarranno fino a febbraio.

2 gennaio 2004 – Giornata di relax. E’ venerdì, giorno di mercato ( quello di Nabeul sembra essere il più importante del paese) e decidiamo di andarlo a vedere. Dal campeggio al centro del paese ci sono poco meno di 2 km che facciamo tranquillamente a piedi. Dopo tanto tempo trascorso seduti viaggiando, una lunga passeggiata ci fa senz’altro bene. Il tempo è grigio, ogni tanto piove e fa sempre freddo.

Si attraversa la zona pedonale dei negozietti turistici e si sbuca sulla via delle bancarelle del mercato. Il mercato è molto lungo, però man mano ci si allontana la qualità della merce esposta ( e i prezzi ) diminuiscono. Si può trovare di tutto: magliette, vestiti, scarpe, ceramiche, jeans di marche note a prezzi stracciati ( sicuramente imitazioni), oggetti di artigianato e oggetti d’argento o presunto tale, animali vivi, etc.

Un paio di bancarelle con alcuni bei piatti simili a quelli acquistati ad El Jem, attirano la nostra attenzione. Ne vedo uno particolarmente bello. Il venditore mi chiede 80 dinari. Con una risata gli dico che li posso comprare da un’altra parte a 20 DT e me ne vado. Pochi minuti dopo mi rincorre col piatto in mano e mi chiede un prezzo inferiore. Alla fine dopo un po’ di contrattazioni lo prendo per 25 DT. In un’altra bancarella ne acquistiamo altri più piccoli per fare dei regali. In pratica si può comprare la misura più grande a 25 DT, l’intermedia a 20 DT e la più piccola a 15 DT. Bisogna però osservarli bene sul davanti per verificare l’integrità delle applicazioni in rame argentato, la presenza di tutti i tasselli in osso e soprattutto che siano ben incollati al piatto; sul retro e sui bordi per verificare che non siano crepati o sbeccati e verificare la presenza dei buchi dove far passare un cordino per appenderli ( attenzione: infilate qualcosa di sottile nei buchi per essere sicuri che sia passante!). Purtroppo non sono molti i piatti in perfetto stato.

Finiamo il nostro giro nel primo pomeriggio, sotto una bella pioggia, e le bancarelle cominciano a chiudere. Fa molto freddo e decidiamo di tornare al campeggio. Lungo la strada ci fermiamo in un negozio di ceramiche ONAT ( consigliato dall’ufficio del turismo), sulla sinistra dopo aver superato la piazza con la grande fruttiera in ceramica, proprio di fianco alla facoltà universitaria di economia. In questo negozio è possibile vedere gli artigiani che creano e decorano vasi, piatti e altri oggetti lavorando la creta sui torni. Molto interessante per i bambini. Riprendiamo poi la strada del ritorno e torniamo ai nostri camper per un meritato riposo. All’ora di cena decidiamo di cenare al ristorante dell’albergo. La sala però è piena di gente e l’aria è irrespirabile per il fumo. Con l’aiuto di Silvano parliamo col cuoco e dopo una mezz’ora abbiamo pronta per tutti una cena a base di brick, insalata tunisina, carne alla griglia, verdure e patate fritte, che possiamo gustare tranquillamente in camper. Il tutto per 68 DT ( 9 persone ! ) 3 gennaio 2004 – In teoria il nostro programma di viaggio prevede per oggi la partenza per Tunisi per poter visitare la città. Siamo però stanchi e l’idea di rimetterci in viaggio non ci alletta. Decidiamo quindi di riposare ancora un giorno andando a fare un giro ad Hammamet.

Prendiamo il bus che ferma proprio sulla strada principale e che ci porta direttamente in centro, vicino alla medina ( biglietto 0,600 DT a persona). Facciamo un giro tra i vicoli caratteristici inseguiti dai soliti venditori. Esternamente alla medina hanno realizzato una bella passeggiata sul mare, che permette di girare intorno alla cittadella. Alla fine della passeggiata si sbuca su una piazzetta vicino al cimitero musulmano, proprio sul mare. L’ingresso ai non musulmani è vietato, però il muro di cinta è basso per cui si può guardare senza problemi Le tombe, molto semplici, sono segnate da una o due pietre verticali: indicano se vi è sepolto un uomo o una donna (non ricordo però la sequenza esatta). Dall’altro lato della strada c’è un piccolo cimitero cristiano, dove tra l’altro vi è la tomba di Bettino Craxi, proprio addossata al muro della medina.

Proseguendo per la strada si torna nella grande piazza sul mare. Questa strada potrebbe essere eventualmente presa in considerazione per trascorrere la notte ad Hammamet. Sulla piazza sbuca la strada dove si trova la fermata dell’autobus che porta a Nabeul. Sul lato sinistro, dando le spalle al mare, appena iniziata la via c’è un piccolo supermercato e subito dopo, abbastanza nascosto, un piccolo locale dove è possibile acquistare alcolici ( l’unico che finora ho visto). Qui si possono comprare diversi tipi di vino tunisino rosso o rosato a partire da circa 3,5 DT. Nel pomeriggio torniamo a Nabeul. Anziché entrare in campeggio proseguiamo dritti per arrivare sulla spiaggia distante circa 200 mt, dove i nostri figli si divertono a giocare, nonostante il freddo pungente. Percorrendo la strada, appena superate le rotaie del treno, sulla destra c’è un terrapieno. Si sale e dopo una decina di metri si possono vedere in basso dei resti romani, purtroppo invasi da erbacce e rifiuti.

Proseguendo poi, quasi arrivati alla spiaggia, sul lato sinistro c’è un’area cintata in cui si vedono altri resti romani, in miglior stato di conservazione. Purtroppo non ci sono indicazioni che spiegano di cosa si tratta. Il lato destro della strada è cintato: probabilmente inizieranno anche in quella zona gli scavi.

La sera ceniamo al ristorante “Slovenia”, sempre nel complesso dell’albergo “Les Jasmin”, il cui ingresso è sulla strada principale. La sera prima abbiamo prenotato un piatto particolare. Purtroppo non ricordo il nome ma si tratta di cous-cous con gamberoni, carne, frutti di mare e verdure. Veramente squisito. Altra specialità da non perdere il “medmouja jambon”: ricotta con pomodori secchi, salsine e una tagliata di tonno. Non sono mancati i classici “brick”, questa volta ai gamberoni. Vongole e insalata tunisina. Una cena veramente gustosa e raffinata. 4 gennaio 2004 – Ultimo giorno. La partenza è prevista dal porto di La Goulette alle ore 18. Decidiamo di trascorrere le ultime ore visitando Sidi Bou Said.

Prima di lasciare il campeggio parliamo con una coppia di italiani che avevamo già incontrato al campeggio di Douz Con nostra sorpresa ci dicono di essere stati il giorno 31 a Ksar Ghilane ! Sono riusciti a percorrere la pista cosiddetta “dell’oleodotto” senza particolari difficoltà e oltretutto avevano incontrato anche Pierluigi, l’altro camperista conosciuto a Tozeur, che stava ritornando. Probabilmente le piogge di quest’anno hanno consolidato la pista e indurito la sabbia. I loro mezzi erano però più piccoli e leggeri dei nostri, cosa non indifferente per viaggiare su pista.

Partiamo quindi in direzione di Tunisi. Seguendo i cartelli si entra quasi subito in autostrada in corrispondenza della stazione di “Hammamet Nord”. Due giorni prima, arrivando da sud per andare a Nabeul siano usciti a “Hammamet Sud” e abbiamo dovuto fare un lungo giro prima di arrivare. Arrivando a Tunisi dall’autostrada per andare a Sidi Bou Said bisogna seguire le indicazioni per “ La Marsa”. Quando si arriva in prossimità del paese vi sono due possibilità per sostare. Ai piedi del paese, sulla sinistra, c’è un grande parcheggio per gli autobus turistici, con una sbarra, a pagamento però probabilmente solo nel periodo estivo. Oppure si può anche proseguire fino all’incrocio successivo, girare a destra e poi a sinistra seguendo le indicazioni del “ Port de plaisence”, il porticciolo turistico. La strada scende verso il mare per alcune centinaia di metri e finisce su un lungomare.

Ci siamo fermati una mezz’ora per far fare colazione ai nostri figli che avevano dormito tutto il viaggio. Nell’attesa conversiamo con due poliziotti di ronda sul viale scambiandoci un po’ di informazioni sui nostri paesi e usanze. Ci lasciamo più tardi dopo aver regalato loro due pacchi di polenta ( rapida) spiegando come prepararla e consigliandola come alternativa al cous-cous, tanto per provare qualcosa di diverso. Un paio di birre “addizionali” sono forse state più gradite.

Su loro consiglio proseguiamo sulla stessa strada per alcune centinaia di metri e raggiungiamo il parcheggio del porticciolo, custodito. Questa potrebbe essere considerata una zona dove eventualmente trascorrere la notte. All’interno del porto ci sono gli uffici della capitaneria e della guardia costiera.

Davanti al mare vi sono delle tipiche abitazioni basse, con porte e finestre azzurre e bianche, forse di quando era un borgo di pescatori. Purtroppo sono abbandonate e in cattivo stato. La zona dà l’impressione che ci sia in atto una sorta di recupero edilizio, però abbandonato strada facendo.

Da qui parte un sentiero a gradini che porta in cima alla collina. Purtroppo anche questo è in stato d’abbandono e pieno di immondizia. Il panorama che si può ammirare salendo è molto bello. Considerate le numerose coppie che si incontrano lungo la salita questo deve essere una sorta di “sentiero degli innamorati”.

La stradina sbuca proprio nel centro della città vecchia che in pratica è costituita da una sola strada. Girando sulla sinistra si va nella zona dove ci sono i soliti negozi di souvenir e il famoso “ Cafè des nattes”.

Naturalmente bisogna entrare in questo locale e gustare un tè alla menta con pinoli ( 1,5 DT): Il locale è molto antico e mantiene ancora il suo stile originario. Ci sediamo su dei rialzi coperti di stuoie, lungo le pareti, con davanti dei bassi tavolini di legno su cui ci servono il té. Come sottofondo musica araba e cinguettio di uccelli in gabbia. In un angolo del locale dei tunisini bevono tè fumando il narghilè. In questo posto sembra che il tempo si sia fermato. Per gustare appieno l’atmosfera bisogna venire dopo pranzo, quando i giri turistici sono già passati e il posto è frequentato solo da pochi locali Più tardi passeggiamo per le vie del paese ammirando le belle case, la loro architettura e i colori. E’ sempre un bel posto, peccato che è un po’ troppo turistico.

Purtroppo il tempo a disposizione è finito e si avvicina l’ora della partenza. Imbocchiamo la strada che porta a La Goulette, attraversando Cartagine, che dà l’impressione di essere la zona più elegante di Tunisi. Molti i resti romani che si possono vedere disseminati in un’ area vastissima su cui si è costruito senza tener conto di questo patrimonio archeologico. 5 gennaio 2004 – Arrivo a Genova alle ore 16. Ritorno a Milano Informazioni generali: Ente del Turismo tunisino di Milano Via Baracchini, 10 20123 Milano Tel. 02 86 45 30 26 Traghetto “Chartage” della Compagnia di navigazione Tunisina ( CTN). Abbiamo saputo che Pierluigi ha invece viaggiato su un cargo, l’“Ulisse”, sempre della CTN, che ha gli stessi orari della “Chartage”, ad un prezzo inferiore. Sembra che quando su questa non riescono più a caricare automezzi li imbarchino invece sul cargo, giacché ambedue arrivano a destinazione assieme. Al ritorno, poco prima di salpare, abbiamo visto l’ Ulisse che partiva. Agenzia CTN a Milano: SNCM Via Angelo Belloni, 1 20162 Milano tel. 02 – 66 117 104/131 fax 02 – 643 12 36 Prezzo: andata e ritorno camper, 3 adulti, 2 bambini in cabina di 1a classe esterna ( 4 posti) + 1 passaggio ponte: 1.400 euro Le cabine sono da 4 posti ma ci siamo stati tutti.

Sul traghetto è possibile usufruire del ristorante a prezzo fisso. Presso il bar sul ponte più alto della nave sono in vendita dei buoni a 25 euro per pranzo, cena e colazione. Prezzo ridotto per i bambini. Rispetto allo scorso anno la qualità del ristorante è scaduta, mentre è migliore quella del self service. Al ritorno non abbiamo più comprato i ticket.

Documenti: passaporto con iscrizione dei figli; la carta di identità è valida solo per i viaggi organizzati Per il camper: libretto di circolazione e carta verde.

Dopo la partenza sul traghetto sono predisposti due uffici ( polizia e dogana) per il controllo dei documenti e il rilascio del permesso di importazione per il camper. Informarsi presso la reception quando e dove. Bisogna procurarsi alcuni moduli, uno per ogni passeggero e uno per l’automezzo. Questa volta erano appoggiati sopra ad un oblò vicino alla scrivania dei funzionari della dogana. Si fa una fila per la polizia ( tutti i partecipanti con i documenti) e poi per la dogana ( solo il conducente con la carta di circolazione). Rilasciano un documento ( da conservare gelosamente) valido per il camper, che deve essere restituito alla partenza. Per i passeggeri invece una parte staccabile del modulo compilato.

Non c’è nessun cartello che dà spiegazioni sulle file, per che cosa si fanno e se la sequenza è giusta. Bisogna chiedere a qualcuno in coda.

Valuta: 1 euro = circa 1,500 DT Al porto c’è un ufficio cambio dove è possibile cambiare la valuta. Meglio procurarsi un po’ di dinari per le prime spese. I cambi sono uguali presso tutte le banche. E’ importante conservare le ricevute. Servono eventualmente per ricambiare i dinari rimasti in euro. Attenzione: non aspettate di cambiarli al porto il giorno della partenza. L’ufficio cambio è chiuso. E’ meglio rivolgersi il giorno primo a qualche banca. Sembra, ma non ho avuto modo di verificare, che si possono eventualmente riconvertire in euro i dinari rimasti ma con il limite del 10 % della somma complessivamente cambiata.

Strade: C’è una sola autostrada che porta da Tunisi a Sousse. Le altre strade sono tutte percorribili senza problemi. La velocità può andare da 40 km/ora a 60/70, dipende dalla larghezza e dal tipo di asfalto. In alcuni casi l’asfalto è molto grossolano perciò conviene andare piano. Bisogna fare attenzione ai fuoristrada delle agenzie turistiche che viaggiano a velocità elevate: le loro ruote lanciano per aria ghiaia e sassi e c’è il rischio che qualche sasso possa rompere il parabrezza o ammaccare la carrozzeria.

Conviene essere fermi entro il tramonto ( 17.30 circa): sulle strade circolano biciclette, carretti, animali, motorini senza luce con spesso 2 passeggeri e di sera c’è un buio pesto. Meglio partire la mattina presto, al massimo verso le 7 per le tappe di trasferimento.

Gasolio: circa 0,450 DT al litro. Le stazioni di servizio sono diffuse e non si rischia di rimanere a secco. Acqua: fermandosi nelle stazioni di servizio più grandi è possibile rifornirsi di acqua. Acqua per bere: per comodità ho portato un’adeguata scorta di minerale ma si trova dappertutto la minerale in bottiglia.

Scarico acque nere: nei campeggi non si hanno problemi se si ha il wc a cassetta. Se invece si ha il wc nautico bisogna avere un recipiente per il travaso e lo scarico nei servizi, perché non ci sono scarichi a livello terreno. Lo stesso per le acque chiare. Ho sempre usato un secchio di plastica.

Campeggi: l’ufficio del turismo tunisino di Milano, oltre ad una nutrita documentazione turistica, fornisce anche l’elenco dei campeggi. Ne sono riportati 9. Il costo del campeggio è mediamente di 4 DT a persona e 4 DT per il camper. Nel frattempo sono però sorti altri campeggi riporati sulla guida turistica.

Elettricità: nei campeggi di Tozeur e Douz c’è allacciamento per l’energia elettrica. Bisogna però avere una presa a due poli, tipo “ Schuco”, altrimenti non c’è modo di collegarsi. Temperatura: quest’anno ha fatto molto freddo. La temperatura durante il giorno, anche in presenza di sole è arrivata sui 10° con vento freddo che ha soffiato pressoché tutto il tempo. La sera e durante la notte la stufa era accesa.

Per avere le previsioni delle principali località: vww.Wunderground.Com/global/TS.Html Gas x le bombole: presso il campeggio di Douz effettuano il servizio di ricarico bombole. Consegnandole al mattino sono restituite la sera. Informarsi se il gas è adatto per l’uso in camper.

Supermercati: c’è un “Carrefour” in località “La Marsa”, vicino Tunisi. Un altro si trova alla periferia sud di Gabes. Arrivando da nord imboccare la “tangenziale” che porta alla statale P1 per Medenine. Questa termina in una rotonda, poco prima dell’inizio della P1; girare e prendere la strada che entra in Gabes città. M Dopo circa 1 km lo si vede sulla destra. Km percorsi: circa 2.200. Costo complessivo gasolio 110 DT. Campeggi 187 DT. Ristoranti 340 DT. Musei e guide 67 DT Ristorante – self service nave: 174 euro Guide turistiche “Tunisia” del Touring Club Italiano “Tunisia ( Rough guides”” Vallardi Carta stradale: Michelin 956 Ottime informazioni ( in inglese) si possono trovare sul sito: www.Lexicorient.Com/tunisia Per comunicare durante il viaggio abbiamo usato 2 apparati ricetrasmittenti PMR 446



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