La terra dei Faraoni
Personalmente non riesco a restare insensibile a tutto ciò che ha a che fare con la cultura egizia, basta che se ne parli e la mia attenzione è subito catturata, non a caso sono già stato due volte in questo paese e conto di ritornarci ancora.Subito sono stato attratto dalla profonda differenza culturale di questo popolo relativamente vicino all’Italia, i mercatini, i localini caratteristici e la loro simpatica disponibilità nel socializzare.
Nella mia prima esperienza in Egitto mi sono ritrovato a El Gouna, un centro a pochi chilometri a nord di Hurghada, una specie di cittadina del turismo di recente creazione, un insieme di alberghi a creare un ambiente moresco sia pure abbastanza fittizio ma comunque piacevole. Il vero Egitto lo si scopriva recandosi in corriera a Hurghada e subito lungo il tragitto trovava risalto il folklore locale… viaggiatori con gallina sotto braccio, fermate improvvisate a prender su persone gesticolanti ai bordi di una strada apparentemente desertica, insomma, un tragitto del tutto informale. Io ed il mio amico Mauro ci eravamo recati per dedicarci un po’ allo shopping e dopo aver prelevato del denaro in banca (aveva più che altro l’aria di un ufficio postale in orario di punta…) decidemmo di infilarci in una di quelle stradine che costeggiavano il corso centrale megafrequentato e come ci aspettavamo siamo stati subito per così dire trainati in un negozio di papiri. Abbiamo presto constatato che i venditori del luogo erano organizzati in una sorta di cooperativa che una volta accalappiato il cliente provvedeva a farlo rimbalzare da un lato all’altro della strada, da un negozio all’altro: finito coi papiri?!! “Bene! Di là c’è un mio amico che vende souvenirs…!” E via dicendo.
Va detto comunque che il tutto avviene con estrema simpatia e socialità al punto che assetati com’eravamo, ci siamo visti offrire durante le contrattazioni ben due bibite fresche! Un miraggio! Questo a confermare che per loro contrattare un oggetto è anche occasione per socializzare anche se a molti la loro sia pur gentile insistenza provoca a volte un po’ di insofferenza, ed era proprio il caso del mio amico Mauro.
Terminato questo singolare “rimbalzo” tra negozietti siamo stati presi di mira da taxisti improvvisati a bordo di veicoli altrettanto pittoreschi che ci avrebbero scarrozzati non so dove al prezzo di 1 pound ma ecco spuntare appena in tempo la nostra corriera che ci avrebbe riportati nella pace di El Gouna. E siamo alla volta di Luxor, la famosa antica Tebe.
Il tragitto chiaramente in pullman ci offre l’opportunità di testare le loro per così dire aree di servizio, e anche qui la coreografia e il folklore dei personaggi fanno da contorno all’essenzialità del posto. Il tempo di rifocillarsi e di provvedere alle rispettive necessità fisiologiche e si riparte, pronti a vivere una giornata intensa ricca di sensazioni forti così come possono dare gli innumerevoli siti archeologici che caratterizzano questo posto. I templi di Karnak, Luxor, i Colossi di Memnon, la suggestiva valle dei re ecc… Anche qui non facciamo che imbatterci nei vari personaggi che infestano i siti archeologici, magari proponendosi per una foto particolare ovviamente in cambio di una mancia, e questa cosa rendeva particolarmente insofferente il mio amico Mauro che tentava in tutti i modi di… “scartarli”, io al contrario ero portato ad apprezzare se non altro la loro disponibilità al dialogo e a volte ne venivano fuori delle simpatiche conversazioni. Personalmente mi sarei immortalato in ogni angolo e a questo proposito avevo fatto incetta di rullini ma… cavolo Mauro a tratti si rendeva irreperibile incuneandosi in solitudine tra gli angoli, per fortuna c’era sempre un fotografo improvvisato di turno.
Comunque aldilà delle emozioni suscitate dalla bellezza dei vari siti della zona, la giornata scorre via senza situazioni particolari o inconvenienti degni di nota e verso sera ci ritroviamo di nuovo in pullman pronti per il rientro a El Gouna.
Qui ci lasciamo andare a qualche giorno di riposo, tra gli obbiettivi quello di passare una giornata in barca, raggiungendo punti particolarmente suggestivi ove ammirare i pesci con maschera e pinne e quindi sosta sull’isola di Giftun ma… alla vigilia il povero Mauro viene colto dalla classica dissenteria da turista e quindi dà forfait. Lo lascio in camera con l’aria distrutta ma rassicurato dalla vicina presenza… del bagno e mi appresto a vivere da solo questa giornata all’insegna del mare e infatti non tradisce le aspettative, un mare con svariate razze di pesci che sembra posino per farsi fotografare e poi un’isola Giftun dalla sabbia bianchissima. Ma la giornata mestamente volge al termine e comunque c’è da far presto perché bisogna partire alla volta del Cairo (sveglie alle 02:30!) e poi chissà come starà Mauro, non vorrà mica rinunciare anche a questa duegiorni… E in effetti il suo aspetto nonché l’umore non sono dei migliori e io “Coraggio!, non vorrai mica perderti le meraviglie che ci aspettano, vedrai che strada facendo starai più in forma che mai… ” ovviamente con scarsi risultati ma vabè.
Finalmente dopo un sofferto risveglio vista anche l’ora, ci ritroviamo ad affrontare mezzi insonnoliti quelle cinque o forse sei ore necessarie per raggiungere la capitale dove arriviamo intorno alle nove circa del mattino e subito iniziamo la rassegna delle visite in quelli che sono i punti cardine del turismo al Cairo, questo dopo aver fatto conoscenza della guida competente in egittologia che ci avrebbe accompagnati in questa duegiorni. Si inizia con la cittadella con visita all’imponente moschea che domina dall’alto gran parte della città e dopo ciò ci rechiamo a mangiare in un ristorante poco distante dalle piramidi dove veniamo accolti da alcuni musicisti di strada molto coreografici e subito Mauro ribadisce la sua insofferenza a ciò: “Uff… anche qui!” E io:”Ma dai, sono anche bravi, cerca di rilassarti”. Evidentemente era condizionato da suo stato di… imbarazzo intestinale, chiamiamolo così. Comunque nel frattempo ci riempiamo la pancia e direi che ce n’era bisogno e parte la seconda vistita, quella al museo egizio, davvero affascinante in tutte le sue componenti, statue e reperti di ogni genere in un’infinità di corridoi e sale stracolme. Ma la stanchezza comincia ad affiorare al punto che vengo colto in fragrante mentre sbadiglio dalla nostra guida durante una delle tante delucidazioni…: “Ma non si preoccupi.” Mi giustifico: “…E’ tutto molto interessante”. In realtà stavo ormai in piedi per inerzia oltre che per passione e una volta esaurito il programma giornaliero arriviamo con sollievo all’albergo nel quale avremmo passato la notte, per buona pace di Mauro che si mostra più sereno e rilassato all’idea di avere un bagno a portata di mano. Eppure la giornate non è finita, infatti la nostra guida propone per la serata un programma a scelta per passare la serata in città e in una decina circa aderiamo alla proposta, certo… la stanchezza c’è ma questa permanenza al Cairo la voglio vivere fino in fondo e poi, un pò mi sono riposato e rifocillato per cui… hem inutile dire che Mauro non aderisce all’iniziativa per ovvie ragioni.
La serata sarebbe stata indimenticabile, sentite un po’ l’aneddoto!: Decidiamo di dividerci in due taxi e all’unanimità scegliamo di recarci a fare un giro su una Feluca (tipiche imbarcazioni a vela che solcano il Nilo). Veniamo subito annichiliti dalla mole dell’autista che ci invita a salire sul suo mezzo un po’ spartano, vecchio e tenuto piuttosto male. Partiamo tra uno scossone e l’altro capendo subito che sarebbe stata una guida un po’ disinvolta quando uscendo dall’albergo rischia di investire una signora che a sua volta inizia a replicare con esternazioni che se fossero in italiano sarebbero probabilmente irripetibili. Ma eccoci in strada, essendo l’albergo vicino nella zona di Giza la nostra guida ha pensato bene di portarci prima in un posto panoramico da dove è possibile osservare le piramidi illuminate di vari colori essendo in corso uno spettacolo di suoni e luci al quale nessuno di noi aveva aderito. Ebbene mentre siamo intenti ad immortalare questo spettacolo suggestivo, veniamo interrotti dall’arrivo di due guardie armate di tutto spiano suscitando in noi una certa preoccupazione, ma ecco che interviene subito la nostra guida:”Tranquilli ragazzi sono amici, continuate pure.” Dopo una breve conversazione amichevole con loro ci spiega che le conosce e che spesso dà loro una mancia in cambio di entrambi gli occhi chiusi. Preso atto delle corruttibilità delle guardie egiziane inizia quindi una corsa in mezzo a un traffico infernale, macchine che spuntano da tutte le parti, gente che attraversa in condizioni estreme rischiando di farlo per l’ultima volta e il nostro autista non era da meno con la sua guida sicura e prepotente nonostante il nostro leggero disappunto.
A un certo punto ingaggia un duello con un individuo e quindi iniziano a sorpassarsi a vicenda… preoccupati inutile dirlo noi altri. Ma ecco che la situazione inizia a degenerare, dopo una serie di sorpassi l’altro individuo taglia nettamente la strada al nostro taxi e lo costringe a fermarsi ai bordi della strada, scendono e iniziano una serie di schermaglie tra titani vista la mole di entrambi e a maggior ragione nessuno di noi osa intervenire quando arriva l’altro taxi con a bordo la nostra guida che subito si mette a far da paciere e fortunatamente ci riesce per buona pace di tutti che tiriamo un sospiro di sollievo e dopo un po’ ripartiamo diretti verso uno dei tanti posti ove prendere una Feluca. Ma i guai non sono finiti: a un certo punto vediamo del fumo uscire dal cofano del taxi e facciamo notare la cosa all’autista il quale nemmeno tanto stupito ma leggermente scocciato accosta e tirata fuori una bottiglia di acqua la versa nel radiatore, ma non basta e fortunatamente nei paraggi c’è una fontana che risolve almeno momentaneamente il problema. Ok, finalmente ci siamo, la Feluca è lì davanti a noi e completato l’imbarco ci ritroviamo nella pace del Nilo, davvero incredibile! Siamo al centro di una metropoli eppure i rumori del traffico si sentono in lontananza e la cosa che risalta di più all’orecchio e il rumore dell’acqua intorno alla barca, un momento surreale interrotto ogni tanto dal passaggio di battelli turistici illuminatissimi e assai coreografici. Passiamo un’oretta nel migliore dei modi, giocando, scherzando e… azzardando una discutibile danza del ventre, poi torniamo in albergo.
Per fortuna il ritorno è meno traumatico e così posso rientrare in camera ancora estasiato per la splendida serata La faccia stravolta e rabbuiata di Mauro mi riporta bruscamente alla realtà, è lì che abbraccia teneramente il suo cuscino mentre mi spiega che anche lui ha avuto una serata movimentata….. Solo per ben altri motivi! Evito di farmi spiegare i dettagli e al contrario inizio a raccontargli com’era andata ma… non mi sembra molto ricettivo e quindi decido di andare a dormire, domani sarà un’altra giornata intensa e magari riesco ad entrare nelle piramide di Cheope.
Ed eccoci il mattino dopo, iniziamo la giornata andando a visitare la piramide di Saqqara poco lontana dalCairo e qui debbeo annotare un’altra performance di Mauro, ormai protagonista più che mai in questo racconto, suo malgrado. Ebbene il suo istinto cautelativo non ha limiti pur considerando il suo attuale stato al punto che saranno state le undici del mattino e appena scesi dal pullman sono abbagliato dall’eccessiva luce del sole per non parlare del caldo che oltrepassava di gran lunga i 40’….. E girandomi verso di lui rimango come esterrefatto: “Ma… Mauro! Stai girando con quella felpa pesantissima addosso…!” E lui: “…Opps… è vero, non me ne ero mica accorto…”. In effetti lui ergeva una sorta di barricata tra se e l’aria condizionata del pullman ma il fatto che non se ne fosse accorto era angosciante… vuol dire che stava bene! Da non credere! Intanto iniziamo la visita di una tomba antistante e quindi alla stessa piramide di Zoser, nota per la sua composizione a grandoni dove vengo avvicinato da un pittoresco quanto discutibile personaggio col somarello che ricalcando il famoso slogan di un Tour Operator mi fa: “No Alpitour?…Hai hai hai..!” Notando tra l’altro lo stemmino sistemato bene a vista sul dorso dell’animale e penso:” Certo che le inventano proprio tutte per pubblicizzare un prodotto”.
Mi perdo un po’ ad ammirare la piramide poi con gli altri ci rechiamo a consumare un lauto pasto al Cairo prima di recarci a Giza, dove arriviamo intorno alle due del pomeriggio in un caldo infernale e subito devo ricredermi sul fatto di entrare nella piramide di Cheope, le visite sono a numero chiuso e proporsi in tempo è un’impresa ardua. Mi consolo entrando in quella di Micerino che ha pur sempre il suo fascino e udite un po’ anche Mauro è intenzionato a farlo, pervaso da un rigurgito di vitalità. In ogni caso l’esperienza è unica, dopo l’ingresso ci si trova a scendere in un cunicolo attraverso il quale bisogna camminare curvi essendo alto non più di un metro e venti, umido da matti per non parlare della stanza che si trova alla base e comunque l’idea di trovarsi al centro della piramide è intrigante e lascia senza parole, di sicuro un momento da vivere. Iniziamo a risalire il cunicolo e una volta arrivati all’uscita abbiamo la sensazione di entrare in un ambiente climatizzato, questo per rendersi conto del tasso di umidità presente là in fondo e in effetti siamo bagnati fradici. “Pazienza” Penso “Col clima egiziano sarò asciutto in cinque minuti!” Eppoi c’è la Sfinge che mi aspetta e a mia volta l’aspetto da una vita, ormai è un susseguirsi di emozioni.
Ci spostiamo, ci dirigiamo verso la grande statua e quando si incomincia a intravedere nel suo profilo così fiero, rimango estasiato e senza pensiero, sembra viva nella sua imponenza. Finalmente le sono vicino, alzo la testa per ammirarla e lei sembra non curante di tutta questa attenzione da parte dei turisti, continua a guardare l’orizzonte imperterrita e questo da migliaia di anni… non so se esista un altro posto al mondo di tale suggestione, le Piramidi e la Sfinge… insieme. Resterei a oltranza a contemplarle ma la giornata non ammette soste e prima di tornare a El Gouna dobbiamo ancora visitare le viuzze e i negozi di Khan el Khalili al centro del Cairo. Ci dirigiamo in zona e mentre ci allontaniamo si intravedono a lunga distanza le grandi sagome del complesso di Giza e io le guardo allontanarsi cercando di portare con me qualsiasi immagine, qualsiasi fotogramma possibile. Arrivati a destinazione scendiamo dal pullman immersi in un grande caos, avvolti dal fare frenetico di mercanti, passanti e auto ma dobbiamo anche in questo caso fare a meno di Mauro manco a dirlo… dopo Giza ha esaurito il suo bonus di energie e comunque non sembra molto interessato a questa visita scegliendo di rimanere praticamente solo sul pullman… per lui un vero calvario questa duegiorni al Cairo! Prima di inoltrarci nelle viuzze, la nostra guida si raccomanda di prestare attenzione in quanto all’interno sembra quasi un labirinto e si preoccupa di fissare l’appuntamento per il ritrovo. Ci addentriamo in ordine sparso e personalmente sono in compagnia di Silvia, una simpatica amica di Milano la quale, dopo una serie di giri e contrattazioni varie mi fa notare che ci siamo praticamente quasi persi! Il guaio è che quelle stradine erano incredibilmente somiglianti una con l’altra… comunque dopo una serie di giri a vuoto riusciamo a trovare il resto della comitiva, un bel risultato se non fosse che si sono persi anche loro! E adesso?! Continuiamo a girare un pò a vuoto fino a che vedo un’incrocio già visto! “Ragazzi!” Dico “Basterà attraversare e proseguendo dovremmo arrivare nei pressi del pullman!” In effetti era così ma nel momento in cui tentiamo di passare dall’altra parte veniamo interrotti da un rullo di tamburi e guardandoci intorno ci rendiamo conto di essere al centro di una specie di processione musulmana dedicata ad Allah… credo proprio di aver visto un po’ di tutto al Cairo! Certo poteva essere motivo di interesse ma… come fare ora? Noi dovremmo passare e il corteo sembra non avere fine. “Ma si potrà attraversare?” Pensiamo. “E se sembrasse oltraggioso?” Oltretutto eravamo vestiti in maniera assai speculare, personalmente armato di telecamera da una parte e macchina fotografica dall’altra. In ogni caso bisognava far presto non avevamo molto tempo. Decidiamo allora di passare e ci infiliamo in mezzo alla folla che mostra totale indifferenza alla nostra presenza, sono assorti in una specie di euforia collettiva e tra uno spintone e l’altro riusciamo a farci largo e finalmente ad arrivare al luogo dell’appuntamento. Una volta sul pullman cerco di rubare alcune immagini di questo evento con la telecamera, magari senza farmi notare, visto che comunque è un’evento inconsueto. Archiviata quest’ultima esperienza ci apprestiamo a lasciare il Cairo, ci aspetta una lunga serata sulla strada alla volta di El Gouna.
Il giorno dopo ci svegliamo comprensibilmente tardi, mi sento a pezzi, stanco e appagato dai bellissimi due giorni appena trascorsi, ricchi di emozioni intense mentre Mauro si sente risollevato dal fatto di essere tornato al nostro “quartier generale” dove non deve sottoporsi ai continui trasferimenti che visto il suo stato gli sembravano insormontabili. E’ diventato addirittura più trattabile! Certo non so per quanto, visto che ancora ci attende l’ultima significativa esperienza: il jeep safari.
Ed eccoci al giorno dopo, pronti e carichi per questa nuova escursione. Ci avviamo verso il deserto di primo pomeriggio e siamo partiti da poco in compagnia di numerose jeep quando a un certo punto mi sembra con grande meraviglia di scorgere un lago in lontananza….. Vengo subito portato alla realtà da Mauro che mi fa notare di sbagliarmi, si tratta solo di un effetto ottico! Comunque ormai siamo in pieno deserto e anche qui non poteva mancare l’ormai solito colpo di scena. A un certo punto il nostro autista lascia la pista seguita dalle altre jeep e si inoltra attraverso un sentiero sconnesso verso delle dune altissime… aveva deciso di “regalarci” qualche emozione in più! Così mentre gli altri proseguivano a mò di passeggiata lungo il tracciato classico, noi venivamo sceccherati saltando a tutta velocità tra una duna e l’altra con gli occhi sgranati, tenendoci stretti alle maniglie ma dopotutto anche un po’ divertiti e questa volta anche Mauro! Dopo molti chilometri percorsi così, arriviamo finalmente al villaggio beduino nel quale avremmo passato la serata. Il pomeriggio è di quelli caldissimi, le bibite che abbiamo dietro bastano a malapena ma bisogna adattarsi e comunque ci sono i dromedari già pronti per la passeggiata suggestiva che ci aspetta. E’ la prima volta che salgo su uno di questi animali, anzi in verità non ho mai cavalcato nemmeno un cavallo e non a caso sono un po’ scomodo ma l’esperienza è bellissima e mi fa dimenticare il disagio, questo ondeggiare al ritmo dei passi del dromedario unito al panorama circostante rende tutto bellissimo e io che sono un patito della ripresa avevo dato la telecamera a Mauro affinché mi riprendesse in questi panni. Certo bisogna dire che di suo già non avrebbe avuto un futuro come cameraman… potete immaginare se sottoposto al passo del dromedario… ogni tanto ci sono anch’io! E comunque è fondamentale guardare le immagini a stomaco vuoto, visto l’effetto maldimare! Tutto procede per il meglio fino al momento di dover scendere quando l’animale che lo trasporta non vuol saperne di sedersi e inizia a scalpitare e agitarsi sollevando un gran polverone. La reazione di Mauro? Impietrito! Io seguo la scena con apprensione e penso:”Porca miseria! La mia telecamera!”.
Comunque tutto si risolve per il meglio, alla fine il dromedario sebbene contrariato accetta di abbassarsi con buona pace di Mauro che si affretta a scendere prima che l’animale ci ripensi e anche mia che mi rivedo restituire sana e salva la telecamera. Nel frattempo siamo stati circondati dai bimbi del villaggio che riescono ad arrangiare qualche caramella e con loro ci avviciniamo vicino ad un gruppo di donne intente a fare il pane.
Tra un’impasto e l’altro, la cosa che salta subito all’occhio sono le modalità di cottura, questa avviene infatti usando gli escrementi secchi dei dromedari al posto dei carboni e la cosa si rivela un sistema molto efficace, nonostante le nostre perplessità… in ogni caso il pane che nel frattempo abbiamo assaggiato e veramente buono, ricorda vagamente la piadina romagnola.
Comunque il tempo stringe e dopo un breve giro a visitare il resto del villaggio andiamo su un’altura a guardare il tramonto. Il sentiero ripido crea qualche problema a salire ma in compenso lo spettacolo è decisamente suggestivo, il colore intenso del sole che scompare dietro le montagne rocciose crea un effetto tridimensionale fra queste, peccato che duri poco e comunque c’è da pensare a scendere per il sentiero… impresa mica da poco .
Ormai è sera e ci apprestiamo ad aggredire la tavola con la cena che ci hanno preparato, d’altronde lo stomaco reclama la sua parte e per un’oretta buona non pensiamo ad altro.
Una volta rifocillati possiamo goderci con tranquillità la festa organizzata dagli uomini del villaggio: balli, canti e un po’ d’allegria poco alla volta coinvolge un po’ tutti, tutto ciò sotto un bellissimo cielo stellato e con un caratteristico spicchio di luna, davvero una serata indimenticabile.
Purtroppo è ormai tardi e bisogna andar via, una volta sistematici tutti sulle jeep ci mettiamo sulla pista del ritorno ovviamente sempre con la guida spericolata del nostro autista e devo dire che al buio la cosa è ancora più angosciante perché oltretutto non si vede un tubo mentre veniamo sballottati! Durante il percorso ci fermiamo in un punto ad osservare le stelle senza alcun altro tipo di illuminazione oltre alla luna, tutto questo in pieno deserto… una cosa indescrivibile! L’ultima emozione prima del rientro a El Gouna.
Il giorno dopo è l’ultimo prima della partenza, decidiamo di goderci il mare ed il sole dalla mattina alla sera, tirando un po’ le somme delle due settimane passate in Egitto, ricordando le varie esperienze. Personalmente sono dispiaciuto di dover tornare in Italia, Mauro al contrario sembra rinfrancato, finalmente può tornare alle sue consuete e meno tribolate abitudini dopo essere stato tartassato da dissenteria e da tutta una serie di indisposizioni. Insomma, penso che dovrebbe dare un’altra possibilità a questi posti, io al contrario voglio portare con me più è possibile di questo viaggio, foto, film, souvenirs, cose che aiutino il più possibile i miei ricordi. Il giorno dopo infatti mi reco all’aeroporto con la promessa di tornare, cosa che avviene appena due anni dopo (2001), ma questa è un’altra storia, come direbbe qualcuno.
Questo è quanto, un racconto probabilmente simile a tanti altri oppure no, infondo nel dettaglio scopriamo che ogni racconto fa storia a se e questo era… il mio Egitto. *********************************************** Diverse immagini riferite a questo racconto le potete trovare sul sito dedicato ai miei viaggi: www.Geocities.Com/jangle67 jangle67@yahoo.It Foto e appunti di viaggio.