La Persia
APRILE – SABATO 28 sereno, si vedono le stelle
Indice dei contenuti
04.40 Viale Trieste. Salutiamo Matteo che ci ha accompagnati, nonostante l’ora e ci “imbarchiamo”.
04.50 Palamostre: carichiamo i Linda & C.
05.50 Pordenone Fiera: manca l’unica persona che dobbiamo caricare. 10’ e arriva. Avanti.
06.05 Imbocchiamo la A/4, direzione Milano.
07.10 Area di servizio di Limena: tanti bus, tanta gente, tanti slavi. Servizi,caffè, corriere e via, Malpensa ci attende.
10.40 Eccoci, siamo in aeroporto. Mancano un’ottantina di minuti all’apertura del nostro check. Passiamo il tempo leggendo, guardando vetrine (le donne), mangiando qualche stuzzichino e bevendoci l’ultimo bicchier di vino prima che Maometto ci imponga le sue regole. Ma Maometto è già qui, in aeroporto: per un bicchier di vino vogliono 8 €… e noi non glieli diamo. L’astinenza comincia da Malpensa (fa anche rima!).
11.40 In aereo: Airbus A 300 della Iranair. 300 posti, noi fila 8 lato finestrino. E’ “pieno” per metà. La maggioranza, naturalmente, è di iraniani che ritornano in patria ma ci sono alcuni che vivono e lavorano nel nostro Paese anche da più di trent’anni e rientrano per far visita ai parenti.
Non tutte le donne, contrariamente a quanto preannunciatoci dagli “esperti” ha il velo, nemmeno le loro. Vedremo all’arrivo cosa succederà.
14.25 L’aereo si muove.
14.42 L’aereo vola. A Teheran sono le 17.12. L’Iran è a 2 ore e mezza più a est di noi. Da questo momento il diario riporterà “l’ora iraniana”.
17.30 Arriva la scatoletta dello snack: riso, verdure cotte e crude, yogurt e dolcetto. Ma questo è il pranzo o la cena? Mah!
Dietro di noi due bei signori persiani (uno vive in Italia da più di 37 anni, l’altro si è laureato al Politecnico di Milano) ci parlano della loro Patria in modo enfatico ma quando tocchi l’argomento “Atomica” ti accorgi che sul tema sono male informati (il più anziano è convinto che la “bomba” ce l’abbia anche l’Italia e l’America del sud tutta).
20.00 Con 25’ di anticipo atterriamo all’aeroporto Imam Khomeini di Teheran, che, vista dall’alto, non sembra una città ma una regione (70 km per 70), piena di strade e di luci: 16.000.000 di abitanti, interland compreso.
Il nostro gruppo, 47 persone più i nostri accompagnatori (Claudio e Monica) viene suddiviso in due sottogruppi: i Verdi (24 persone) e i Rossi (23) che siamo noi.
Nota: In Iran l’anno attuale non è il 2012 ma il 1391 in ricordo dell’Egira, la “fuga” di Maometto dalle sgrinfie dei suoi nemici. Quel fatto è l’inizio dell’era Islamica.
La moneta locale è il rial: 1 € = 16.000 rial ufficialmente, 18/19.000 se a fare il cambio sono le nostre guide, 20.000 nei negozi in genere.
Dall’albergo ci separano una cinquantina di km di autostrada a tre corsie in periferia, di viali intasati nella circonvallazione. L’altimetro di Claudio segna 1310 m slm.
DOMENICA 29
00.15 Ecco l’albergo: Hotel Parsian Azadi. L’autista sbaglia lo svincolo due volte (è proprio un pirla). Tre minuti di manovre e ci siamo.
Tutti a letto.
07.00 Sveglia, colazione e valigie in corridoio. C’è il sole. La temperatura è ottima; siamo tutti in maniche di camicia. Le signore con il velo.
08.00 In attesa di caricare i bagagli una pipata nel piazzale dell’albergo tra un paio di macchine (Mercedes) della polizia e un gruppo di 7/8 Pasdaram in divisa nera come le loro moto. Mi guardano fumare e sorridono. In Persia la pipa è quasi sconosciuta.
Nota: la lingua ufficiale è il Farsi (chiamato dai locali Parsi – da cui il nome Persia – tramutato in Farsi dagli invasori islamici che non conoscevano la “P”)
Il nome Iran deriva invece dalla parola ariano (airan in persiano) imposto al paese dallo scià Pahalavi nel 1925. Il primo dei due Reza, il successore, il figlio Reza II abdicò, dopo varie vicissitudini, nel 1978. Il nome Iran fu mantenuto anche da Khomeini perché più vicino alle loro origini non arabe.
08.35 GO!
Sulle strade grande traffico, moltissimi i taxi, soprattutto gialli e verdi. Molti quelli multipli.
09.05 Museo dei taèèeti, fatto costruire da Reza figlio nel 1971.
I tappeti più “importanti” arrivano fino a 140 nodi per cmq. Uno di questi ricorda il grande poeta del 12° sec, Ferdosi, che nei suoi scritti preservò la lingua persiana.
Tutto bello, interessante ma un po’ noioso. L’unico gruppo turistico siamo noi.
09.55 Fuori. Ci informano che il “gruppo verde” Ha avuto problemi con il pullman e sono in grande ritardo. Come ci dispiace…
10.00 Ricomincia la “gita”. Direzione MUSEO ARCHEOLOGICO, in un traffico caotico mentre, a bordo, scoppia una accesa discussione tra donne sulle donne (progressiste e/o non)
10,25 Eccoci al Museo dei Cocci. Interessante, tante anfore e Paolo e Nussi entrano in trance. Ci sono cimeli datati anche 5.000 anni a.C. e busti di CIRO, SERSE ecc.
Esco qualche minuto prima del gruppo per farmi una mezza pipata. Un custode mi segue, mi guarda mentre accendo e mi sorride.
Nota: le ragazze sono molto belle, molte si sono rifatte il naso (di operazioni di plastica nasale se ne fanno più in Persia che in tutto il resto del mondo). Belli anche gli uomini, soprattutto giovani, che niente hanno a che fare con il “tipo arabo”. Sono molto più simili agli europei. Sono ariani. Non tutti, naturalmente. Ce ne sono di origine turca, armena, afgana, macedone (Alessandro Magno). Alcuni molto eleganti: in T-shirt, jeans e Nike ai piedi ma va di moda anche il completo grigio con camicia senza cravatta (è quasi tabù, viene usata solo in cerimonie particolar e private come i matrimoni)
11.35. Il tour prosegue attraverso le intasate vie della Metropoli: motorini, motorette, moto, taxi, auto (pochi i mezzi di trasporto pubblico)
11.38 MUSEO della CERAMICA (3° museo stamattina), sistemato in un palazzotto ex ambasciata egiziana, raccoglie molte belle ceramiche e monete, esposte in moderne teche di grande effetto (più dei reperti?). Bella la scala ovale all’interno del palazzotto.
12.05 Tutti fuori, nel giardino, a fare quattro chiacchere cercando l’ombra.
3 musei in 3 ore. Ma (dice il Linda) un museo grande, come quello egizio del Cairo, non c’è? E si che la Persia ha più di 7.000 anni di storia alle spalle.
12.35 Ristorante: FERDOWSI INTERN. GRAND HOTEL. Bel posto, un po’ kitch, anzi tanto.
Arriva una scodella di minestrina a base di orzo e yogurt. Poi un self service di salse varie (alcune ottime) come antipasto. Segue il piatto base, servito in tavola: pollo e spiedini di carne macinata cotta alla griglia e riso pilaf al posto del pane. Tutto OK. Per chiudere dolcetto e frutta varia più tè o caffè a s scelta.
Tre persone per servire (2 ragazze con cappotto e velo ed un giovanotto): una tira il carrello, una mette il caffè, il terzo porge!
13.45 Noi usciamo ed arriva il gruppo dei “verdi”.
14.05 In bus verso IL TESORO.
Dopo 5’ eccoci: grande stanza semibuia (è vietato entrare con cellulari e macchine fotografiche, solo portafogli e passaporto) con tante vetrine piene di vetri (gemme) colorate e un’incredibile quantità di reperti di altissimo valore, sia storico che “monetario”. Tanti visitatori, tante le scolaresche. Grande il rimbombo di voci.
Una delle cose che mi ha colpito di più, perché a suo tempo la vidi in televisione, è la corona che Reza mise in testa a FARAH DIBA (sua terza moglie dopo una sconosciuta e la sterile SORAJA) incoronandola REGINA dell’IRAN.
15.25 Verso l’aeroporto nel caos del traffico. Nessuno rispetta i segnali (semafori compresi) e le strisce pedonali sembrano un quadro da non calpestare per non rovinarlo. Di vigili ce n’è qualcuno ma sembrano farsi gli affari loro.
15.55 Piazza LIBERTA’ con al centro, il monumento (alt. 45 m), fatto costruire da Reza nel 1973, per i 2500 anni dell’IMPERO PERSIANO.
16.25 Aeroporto voli interni (in Iran le ferrovie sono quasi inesistenti). Dopo le formalità (un po’ confuse per la verità) eccoci in attesa del nostro volo: n° 326, gate 8, Teheren-Shiraz, delle 18.20.
Arrivo previsto 21.10.
17.45 Saliamo sul bus: 5 secondi, 20 metri e ci scaricano sotto un FOKKER 100 della IRANAIR.
18.25 Si rulla e, dopo 5’ con solo 10’ di ritardo si vola.
18.45 Merendina.
18.45 Atterraggio. Ma non a Shiraz, a Isfahan. Tappa intermedia con sosta di 40’ L’aereo si vuota per metà ma subito (10’, il tempo di ripulire i sedili) si “RIRIEMPIE”
20.05 Rieccoci in volo. Hostess con faccia da funerale. Bella la divisa.
20.48 Con più di 20’ di anticipo ruote a terra. Shiraz: 2.400.000 ab., 1560 m slm.
21.30 Su due nuovi pullman partiamo verso l’hotel PARS International, 5 stelle. Dove arriviamo in 20’.
22.10 Nelle “cantine” dell’ hotel: ristorante AFRICAN (c’è anche un duo, batteria e chitarra).
Ottimi gli antipastini (pomodori, yogurt, noci…), quindi solita minestrina (bisogna mangiarla perchè “ci fa solo che bene”) e self service di cose varie, soprattutto verdure ma anche pasta fredda con piselli, funghetti, mais e carote…
Per finire dolcetti vari. Chi avesse voluto avrebbe potuto ordinare anche un secondo ma nessuno lo ha fatto.
Prima di salire in camera tutti noi (gruppo eletto dei nove all’interno del gruppo dei “rossi”) nell’ingresso a fumare prelevando a sbafo dal “pacchetto” della Franca. Io no! Io fumo la pipa e il tabacco me lo sono portato da casa.
La mia camera è grande e triangolare. A suo tempo l’hotel deve essere stato un top; ora no, è da ristrutturare.
LUNEDI’ 30 sole
07.15 Sveglia, doccia, colazione. Gran confusione con gli ascensori.
08.35 Bus: destinazione PERSEPOLI (a circa 50 km da Shiraz), bella l’autostrada (non a pagamento), traffico scorrevole, ogni tanto un controllo della polstrada: l’autista deve scendere dal suo posto, indossando una camicia con i gradi come fosse un nostro ufficiale di marina, e portare a far esaminare i dati, registrati su una “chiavetta”, del GPS del bus.
Persepoli fu fondata da DARIO nel 518, a.C., il 21 marzo (questa è la data di fondazione dell’Impero) in una regione abitata da popolazioni PROTOIRANICHE già dal 4.000 a.C. Alessandro Magno invade la Persia nel 330.a.C. conquista Persepoli e la distrugge (non si sa se per cattiveria o perché – come dicono in molti storici ancora oggi – era ubriaco (non solo lui ma anche i suoi giovani generali con cui faceva il bunga bunga).
09.50 Eccoci. Il tempo di fare pipì e si parte per la visita.
Attraverso la Porta di Serse, bella e imponente, entriamo nel PALAZZO DELLE CENTO COLONNE. Nei bei bassorilievi ci sono raffigurati tutti i popoli (23 satrapie) dell’Impero, dagli Egiziani agli Usbeki che salgono in processione, tenendosi per mano, verso l’APADANA, la reggia di SERSE.
11.10 Palazzo di DARIO. Dopo il falò degli uomini di “Big Alex” non resta quasi niente.
Qui si susseguirono i vari imperatori: Ciro 1° e 2°, Dario 1° e 2°, Serse 1° e 2°, Artaserse e due Achemenidi.
Non tantissimi i visitatori, per fortuna. Il gruppo più numeroso siamo noi e qualche scolaresca. Molti ci chiedono da dove veniamo, ci ringraziano di essere qui e ci salutano sorridendo. Molti vogliono farsi fotografare assieme a noi.
C’è un simbolo che ricorre su questi resti: un’aquila con le ali aperte formate da tre righe di piume che vengono interpretate con le parole PARLARE, PENSARE E AGIRE BENE mentre le tre piume della coda dovrebbero indicare il contrario.
11.45 Siamo al top del sito: 1650 m slm. Visita conclusa. Scendiamo verso il parcheggio.
12.05 In attesa di salire in bus acquisto di 5 cartoline e relativi francobolli, spesi 115.000 rial = 5 €.
12.32 Verso NECROPOLI con le tombe di Dario 1° e 2°, Serse 1° e Artaserse 1° scavate nella roccia come a Petra. C’è anche il CUBO (una torre) di Zoroastro.
13.30 Noi in bus verso il ristorante a un paio di km, Claudio a cavallo. Reza (non Pahlavi ma la nostra guida) regala alle signore l’uccello FARKIA, quello di Parlare, Pensare, Agire.
13.40 Ristorante LANEH TAVOOS = la TANA del PAVONE. Si mangia all’aperto sotto aceri e platani.
Si comincia con (come al solito) pane a “lenzuolo”, un piattino di cipolla e erbe varie: Segue minestrina (non manca e non mancherà mai) di orzo con pomodori e verdure varie. Quindi tazza di yogurt e carne con verdure miste ( fagioli, lenticchie, melanzane ecc…) Tutto molto buono. Voto 8,5.
15.20 Finito il pranzo, risaliti in bus e percorsi 50 m eccoci sul sito chiamato NAQSH RAJAB dal nome della persona che casualmente lo scoprì alcuni anni fa. E’ un sito SASSANIDE (224-642) e tra le scritte e i bassorilievi scolpiti nella roccia una coppietta di giovani sposi non brama altro che di farsi fotografare in mezzo a noi.
Nota: l’invasione ARABO-ISLAMICA del 642 con l’imposizione della dottrina di Maometto agli Iraniani non è ancora andata giù del tutto. Non vogliono essere considerati “arabizzati” e ci tengono molto alle loro differenze. Non per niente in Iran è nata la dottrina SCIITA in contrapposizione alla SUNNITA (gli Islamici Sunniti sono la maggioranza nel mondo, circa 900.000.000 contro i 100.000.000 di sciiti presenti praticamente solo in Iran e nel sud-est dell’Iraq). Questa “STORIA” che parte praticamente da ALI sposo di FATIMA, figlia di MAOMETTO e dai primi CALIFFI (successori di Maometto) richiederebbe almeno altre cento pagine da allegare al diario di viaggio.Sarà per un’altra volta.
La religione Islamica riconosce 5 profeti, nell’ordine: Abramo, Noè, Mosè, Gesù (figlio di Maria Vergine) e Maometto. Allah non è un Dio diverso dal nostro ma il Dio di tutti noi.
16.45 In Città. PORTA PALAVIDE, monumento al Corano.
Una giornalista di Radio Shirac ci ferma e ci intervista. Una delle domande: “cose comprereste come souvenir di Shiraz?”. Risposta: “le belle ragazze iraniane e…un fiasco del famoso (nei tempi lontani) vino di Shiraz.” Sono sicuro che questa risposta verrà censurata.
17.10 Verso il MAUSOLEO del FIGLIO del 7° IMAM. Non è una moschea ma un cimitero.
Si entra da due porte diverse, una riservata alle donne che devono togliersi le scarpe e indossare il chador (Reza li procura per le nostre donne) e una per gli uomini, anch’essi scalzi. All’interno però, sotto le volte splendidamente decorate con mosaici di specchi ed attorno alla tomba del figlio del 7° Imam, ci si ritrova tutti assieme perché gli Sciiti, contrariamente ai Sunniti, sono un pochino più “aperti”.
Gli Sciiti pregano come i Sunniti, inginocchiandosi rivolti alla Mecca e appoggiando la fronte sui tappeti invocando Allah. Gli Sciiti, però, non appoggiano la testa sui tappeti ma su un piccolissimo mattoncino fatto di argilla prelevata sul luogo dove fu martoriato Husseim, il figlio di Alì e nipote di Maometto. Oggi quel luogo si trova in Iraq, nella zona di Karbola o Kerbala.
Reza ci procura (con una mancia) alcuni di questi mattoncini (cm 2 x 2) da portarci a casa come ricordo.
18.30 Hotel PARS
20.30 Seduti al ristorante SHARAZADE, tipico, in pieno centro, vicino alla Cittadella.
Antipasti e minestrine self service disposti su un tavolino talmente piccolo che in pochi secondi si forma una ressa. Uno dei lati da su una scala dove si forma un’interminabile fila. Ci vogliono almeno 20’ per prepararsi un piatto. I cibi sono buoni ma il servizio è da 2.
Mentre Paolo arriva, sfinito, con i suoi piatti, ci somministrano il “secondo”: carne mista ai ferri + il solito pilaf. I sapori sono buoni ma il cibo è freddo e a gelarlo di più ci pensa una lagnosa musica araba che proviene da una orchestrina situata nallo scantinato.
E’ l’ora dei dolci. Attorno al buffet non cè più la fila ma anche i dolcetti scarseggiano.
Che serata! Anche Reza, però, ha la sua parte.
22.10 Lungo le mura della Cittadella, sui prati che la circondano, molta gente, seduta sui tappeti stesi sull’erba, fa pic nic. Una coppietta con figli ci offre un po’ della minestrina che sta riscaldando sul fornelletto a gas. Sorridono e insistono.
22.25 Il bus ci scarica in un negozio di tappeti. Tè per tutti e un’ora di spiegazioni che, alle 11 di sera, lasciano il tempo che trovano. Però i tappeti sono belli e, prima delle 23.35, quattro vengono acquistati.
23.50 Hotel. Buona notte!
MAGGIO – MARTEDI’ 1
07.45 Sveglia.
08.00 Piove a dirotto. Oddio! E oggi come ci vestiamo?
08.30 Sole. E dai! Trenta minuti ed inizia la visita di Shiraz.
09.20 La CITTADELLA o REGGIA del SULTANO, 18° sec. Un recinto di mura in mattoni con quattro robuste torri agli angoli. Una storta come la torre di Pisa (perciò, tempo fa, sono venuti dei tecnici dall’Italia per metterla in sicurezza).
Oltre che reggia, ai tempi di Reza 1° fu anche prigione. Ma i suoi muri e i suoi interni erano troppo belli e Farah Diba se ne invaghì e la fece trasformare di nuovo in un valore per la Città.
Visitiamo la SALA del KAHN con alcuni manichini che rappresentano le “situazioni” dell’epoca.
Il periodo del suo fulgore è quello dei QAJARIDI che va dal 1757 al 1925 quando Il generale Reza, che li odiava, li spodestò prendendone il posto.
Nota: Reza 1° governò dal 1925 al 1941. Suo figlio, Reza 2°, dal 1941(ma, per alcuni anni, sotto il controllo degli Alleati) al 1979
10.15 Fine Cittadella. A piedi raggiungiamo la MOSCHEA del REGGENTE, a 30 m dal ristorante di ieri sera. Anche questa, come tutte le moschee sciite, con 2 minareti, non molto alti e quasi senza punte. Quelle sunnite, invece, ne hanno uno solo, molto alto e appuntito.
A cena, ieri sera, il Sandro dimenticò il suo prezioso coltellino svizzero (valore almeno 70 €). Oggi prova a vedere se, per caso, glielo hanno trovato. Si! E glielo rendono. Che onesti questi Persiani!
10.55 CARAVANSERRAGLIO-BAZAR. Tantissima gente locale, molti di loro ci chiedono con un bel sorriso sulle labbra “where are you from” e quando sentono Italy ci sorridono ancor di più e ci ringraziano. Che bella gente!
11.30 Camminata fino alla Cittadella dove ci attende il bus. Tutti a bordo e via nel caos del traffico cittadino. Molti i motorini su cui viaggiano anche in tre o quattro e senza casco, nonostante sia obbligatorio per legge (come da noi a Napoli). Direzione MUSEO/CASA NARANJESTAN. Qajaride del 19° sec.
12.15 Eccoci. La casa/palazzo era di un ricco commerciante e politico dell’epoca. Molto bella e, forse anche per questo, nel giardino ci sono una decina di giovani e belle studentesse della facoltà d’arte che ne riprendono con matite e pennelli i vari scorci.
Nelle cantine un museo di varie ciotole, vasi, vasetti ecc.
12.50 Bus. Fa caldo, 28°. Si sta annuvolando.
13.10 Ristorante: pane arabo (come al solito), minestrina (come al solito), carne e pesce misto alla griglia (come al solito) e riso pilaf (come al solito).
Servizio così così: prima arriva la carne e ci serviamo nei piattini dell’antipasto, poi arrivano i piatti giusti. E quando tutto è finito ci propongono l’insalata.
Un voto? Meglio di no!
14.30 Tutti fuori. Riprende il tour. Destinazione MAUSOLEO del RE delle LAMPADE, fratello dell’ ottavo Imam. Bellissimo. Tanti fedeli (donne con il chador, uomini a piedi scalzi – anche noi). Il cortile è enorme, recintato da un doppio colonnato sovrapposto.
15.40 Dopo aver acquistato 1,5 kg di kiwi a 1€ eccoci di nuovo in pullman.
Tre, quattro minuti e si ridiscende: MOSCHEA MADRASSA KAHN, SCUOLA CORANICA. Chiusa ma Reza insiste e qualcosa ci fanno vedere.
16.10 A piedi verso un’altra moschea: NASILO EL MOL (?). Belle le piastrelle che rappresentano paesaggi europei. Fu fatta costruire da un ricco commerciante che voleva dotare il suo rione di un luogo sacro per facilitare la preghiera ai suoi “vicini di borgata”. E per questo, ancora oggi che è quasi in centro, la chiamano moschea RIONALE.
A fianco della moschea un museo con tante foto d’epoca e pozzi profondi anche più di cento metri. Erano le fonti di irrigazione della zona.
In questo luogo viene quasi venerato un “certo” Edoardo Agnelli che, dicono qui, fu “suicidato” dalla famiglia Elkan (di origine ebraica), perché convertitosi all’Islam.
16.55 All’uscita dalla moschea, una sorridente signora , in regolare chador e con alcuni giovani parenti a fianco, ci offre “bagigi” e dolcetti vari. Reza ci spiega che lo fa per ringraziare Allah, attraverso di noi, per una grazia ricevuta.
17.10 Tomba del poeta SA’DI, maestro delle parole. 12° sec. Bei giardini e tanti fiori attorno al monumento fatto costruire da Pahalevi 1°. C’è anche una vasca con pesci vari che prende l’acqua da una fonte termale dei monti alle spalle.
Chiusura della visita con gelato Palude’: riso, amido, amarena. Un bicchierozzo da mezzo litro € 1.
18.00 Via verso un altro poeta.(morto naturalmente). HAFEZ, 13° sec., Nato da famiglia povera riesce a studiare. Impara il Corano a memoria e scrive bellissime poesie. Claudio ne legge una proprio sulla tomba del poeta. Si emoziona. Due volte, perché la deve ripetere in quanto, nel frattempo, sono arrivati anche i “verdi”.
Tantissima gente in ambedue i mausolei.
Nota: la metà delle donne iraniane sopra i 45/50 anni portano il chador nero lungo fino ai piedi, il volto sempre scoperto però, mentre le giovani che lo portano non sono più del 15/20%. Tutte comunque con un foulard in testa anche se copre i capelli solo a metà. Le bambine sono vestite, invece, come HELLO KITTY (almeno fino a che non vanno a scuola; lì, indossano una bella divisa – come pure i maschietti – e il primo velo).
20.00 In Hotel, 8° piano, una grande e bella sala da pranzo. Ci siamo quasi solo noi e un’orchestrina di 4 elementi.
Ci avevano promesso spaghetti al ragù ma poi ci dicono che è stato uno scherzo. Via quindi con il self service e gli antipasti: Ma la prima sorpresa arriva: ecco gli spaghetti (scotti ma con un ottimo ragù) spadellati dal Claudio. E mentre gustiamo la prima sorpresa ecco arrivare la seconda: due litri di vin rosso di Shiraz procurato dal nostro autista con l’interessamento di Reza che, ci pare di aver capito, riesce spesso a procurarsi, come digestivo, qualche (forse più di qualche) grappino. E il grappino (mezzo bicchierino, non di più) questa sera arriva anche per noi.
Ma che bella giornata!
MERCOLEDI’ 2 sole? forse; sono solo le…
05.15 ed è appena suonata la sveglia. Oggi ci attendono 450 km di pullman: da Shiraz a YAZD.
06.15 Si caricano i bagagli. Il cielo è sereno, la temperatura è già buona, si può stare in camicia.
06.35 Via, verso PASARGAD, dove c’è la tomba di CIRO 2° IL GRANDE (529 a.C.)
Nota: l’istruzione comincia a 6 anni con un anno di preelementare e poi 5 di elementari. Seguono 3 anni di medie quindi un anno di liceo, uguale per tutti, che permette di scegliere la tipologia dei 4 anni seguenti. All’università statale si entra per concorso: non più di 250.000/300.000 posti all’anno. Quasi gratis per tutti. Ci sono anche le università private. Anche qui si accede per concorso (500.000 posti circa) ma il costo è a carico degli studenti.
Di ospedali ce ne sono parecchi ma i migliori sono i privati.
In pensione si va attorno ai 60 anni.
La leva militare è obbligatoria per i maschi (per le femmine, poche ma ce ne sono, è volontaria). 18 mesi minimo. I liceali entrano da sottufficiali, i laureati subito da ufficiali.
06.55 Autostrada (libera) 3 corsie. Viaggiamo in una pianura molto coltivata tra montagne aride più del Carso. Paesi se ne vedono pochi. In mezzo ai campi qualche rara fattoria.
Nota: la terra è divisa al 50% tra stato e privati. Lo stato, in parte, affitta quella di sua competenza.
Il consumo di acqua, luce e gas è regolamentato. Adaminejad (l’attuale presidente) per ridurre i consumi, ha pensato bene, da un paio d’anni, di erogare ad ogni famiglia una certa cifra (30 € circa): chi consuma di meno si può tenere per sé quanto risparmiato.
La benzina è razionata (hanno petrolio ma non raffinerie), circa 60 lt al mese (4.000 rial al lt. = 20 centesimi di euro). Se li superi “vai” sul mercato nero dove si spende almeno il doppio.
Del turismo lo Stato se ne frega. I privati no!
08.30. PASARGAD, Iniziamo il giro del sito a piedi. Siamo in una ampia e arida pianura che, ai tempi di Ciro, era una foresta. Ora, della capitale di Ciro restano pochi e sparpagliati resti.
Su una colonna, delle poche rimaste del palazzo del “Grande”, si legge ancora oggi: Io sono Ciro re della dinastia Acmenide. I suoi “detti” sono ancora ricordati:
– Le mani che aiutano sono più sacre delle mani che pregano.
– Dio, ho un cuore pieno di desideri ma le mani vuote, toglimi i desideri e riempimi le mani.
– Uomo chi sei? Chi sarai? So che un giorno tu verrai.
Il monumento più importante, più ben conservato e più bello è la sua TOMBA. Un’imponente piramide a gradoni.
09.40 In bus ci offrono tè allo zafferano e caffè. Avanti verso Yazd. Viaggiamo sull’autostrada (libera) n° 55. Su dieci automezzi che ci viaggiano 6 sono camion, 2 bus e 2 sole le automobili.
Attorno a noi il DESERTO (di sassi) del KAVIR. Tanti TIR trasportano grossi blocchi di marmo chiaro.
Nota: i Reza (padre e figlio) governano abbastanza bene (anche se in modo dittatoriale) cercando di rendere la Persia più moderna ma si inimicano la frangia religiosa che, con l’aiuto dell’America e dell’Europa che si sentono defraudate dei loro interessi dalla forte voglia dei Reza di rendere il Paese economicamente, tecnicamente e militarmente più indipendente, riesce a far fuggire lo Scià (Shah in iraniano).
Dalla Francia (che lo ha ospitato durante l’esilio) rientra l’ahiatollah Khomeini, e questa è storia attuale che tutti conoscono.
Oggi la maggioranza degli iraniani non apprezzano la “Repubblica Teocratica” dei mullah ma non sanno come disfarsene.
10.35 Posto di controllo tenuto dai pasdaram. Reza consiglia alle nostre donne di mettersi il velo. Tutto ok. Avanti. Sandro spara a raffica le sue barzellette osè. Tutti ridono. Sarebbe più giusto dire che si sganasciano dalle risa.
11.25 Sosta ristoratrice a SURMAQ.
11.44 Riprendiamo il viaggio lasciando l’autostrada per una specie di S.S., sempre in mezzo al deserto con le dune di pietra e i monti attorno. Attraversiamo alcuni villaggi con i tetti delle case a volta. Qualche zona è ben coltivata. La temperatura, in estate, può raggiungere anche i +50° e, in inverno, scendere anche a – 30°. In zona si scorgono tanti capannoni industriali, molti sono in via di costruzione.
12.20 Stop ad ABARKUH (4.000 ab.) a fotografare la CASA del GHIACCIO: una costruzione di 280 anni fa, con muri spessi anche 3 metri, che serviva per tenere le provviste della comunità “al fresco”.
Sette minuti e avanti a cercare il cipresso di 5.000 anni fa.
12.35 Eccolo. Foto e pic nic attorno alle sue radici.
Dopo aver mangiato e mentre sistemiamo le immondizie ecco arrivare il bus dei “verdi” assieme ad una decina di ragazzini in moto che ci corrono intorno per salutarci e farci vedere quanto sono bravi.
Claudio ne approfitta e, “sequestrata” una delle moto, fa vedere quanto è bravo lui.
Ma le vespe e le zanzare delle zona sono molto più brave. Siamo pieni di “beconi”.
13.15 Si prosegue con una banana a testa come dessert. La S.S. è ridiventata autostrada, sempre “a gratis” e sempre in mezzo al deserto, ornato però, da belle coltivazioni di pistacchi.
14.20 Siamo a 100 km da Yazd, in mezzo alla catena di monti ZAGROV (alt. Max 4.000 m) e la strada, naturalmente, è diventata tortuosa e stretta (ma la stanno raddoppiando).
Breve stop per foto alla ROCCIA dell’AQUILA (sembra proprio un’aquila appollaiata, vista di schiena, enorme)
15.15 TAFT: 300.000 ab., temperatura 27°, case basse immerse in un mare d’alberi.
Nota: un operaio neo assunto percepisce ca 350 € al mese.
16.00 Periferia di Yazd. Breve sosta per visitare il TEMPIO del FUOCO, Zoroastriano: All’interno c’è un fuoco acceso da più di 1.500 anni. All’inizio “andava” a legna, ora va a gas. Questo tempio Zoroastriano è uno dei pochi rimasti (si contano sulle dita di una mano) perché, con l’arrivo dell’Islam, sono stati tutti trasformati in moschee.
Poco dopo il tempio altro piccolo stop per vedere e fotografare il SERBATOIO dell’ACQUA (300/200 anni fa) con le torri di refrigerazione.
Avanti, pochi minuti e altra sosta, in piazza AMIR CHAKMA che ricorda il massacro di Hussein: duemila sunniti che sterminano 70 sciiti tra cui un bisnipote di Maometto di soli 6 mesi.
Nel 14° sec. sulla piazza viene costruito un grande portale racchiuso tra due alti minareti e, al centro della stessa, una tettoia che ripara una grande culla in ricordo del povero bambino trucidato in braccio al padre.
16.50 In bus. L’autista ci riceve con pasticcini e tè e, dopo pochi minuti ci scarica nel centro storico della Città: case di paglia e fango separate da vicoli e vicoletti.
Reza ci fa visitare una di queste case che un tempo deve essere stata una bella villa signorile; oggi è di proprietà di una famiglia che non la cura affatto e l’ha data in custodia ad una non proprio ben messa (il marito ha problemi di droga) che, comunque, gentilmente, ci offre il tè. Reza lascerà di sicuro qualche cosa di mancia. Paolo riesce a intravedere e acquistare un paio di anforette a prezzi stracciati.
Ci rincamminiamo e passiamo vicino alla cosiddetta PRIGIONE DI ALESSANDRO, ma non è mai stata una prigione e non è del 4° sec. a.C. E’ del periodo mongolo, è stata una madrassa e, ora, è usata soprattutto come discarica di immondizie.
19.20 A piedi verso il pullman. Siamo tutti stanchi e sudati. Temp. +29°.
19.55 SOFAEIEH HOTEL dove, dopo l’aranciata di benvenuto, eccoci tutti a tavola. Sef service senza ressa e con le solite cose, ma fatte abbastanza bene. Ottimo il ragù per condire gli spaghetti o il riso, come ho fatto io.
21.30 In camera.
GIOVEDI’ 3 sole
09.00 Si parte. Destinazione: TORRE del SILENZIO o NECROPOLI ZOROSTRIANA del 6° sec. a.C.
Di Zoroastriani oggi al mondo ce ne sono pochissimi(qualche decina di migliaia). Uno dei più famosi è l’indiano TATA, costruttore di macchine.
Ci riceve un vecchio con asinello. Alle sue spalle 2 colline (saliremo sulla più bassa, mentre alcuni, guidati dal temerario Claudio, opteranno per la seconda) con in cima le torri dei morti dove venivano depositati i cadaveri per essere spolpati dagli avvoltoi e, quindi, non inquinare la “SACRA TERRA” (le ossa poi venivano raccolte in apposite urne).
09.50 In bus: i soliti pasticcini e tè. Bravo Reza! Ci risulta che ai “verdi” queste delicatezze non vengano “erogate”.
10.00 Verso NAIN: 170 km di autostrada. Reza ci parla di Zoroastro (primo profeta di una religione monoteista) che nel suo libro AVESTA (il suo Vangelo) parlava (1.768 a.C.) dei sette oggetti della vita: MELA – ACETO – PANE – MONETA – AGLIO – SPEZIA – VERDE (germoglio). Predicava il pacifismo e il dover RAGIONARE , ASCOLTARE, TRASMETTERE. L’AMORE e l’IGIENE rendono felici come l’ONESTA’ porta alla PROSPERITA’.
10.20 Stiamo attraversando una zona sabbiosa ma con molti stabilimenti industriali, anche di ditte italiane: L’autista e Reza ricevono una chiamata sui loro cellulari almeno ogni 15 min. E rispondono: forte, chiaro e a lungo.
Nota: l’Arabia Saudita, Sunnita al 100%, dove si trova LA MECCA, luogo sacro che deve essere visitato almeno una volta nella propria vita da ogni Musulmano, non ama molto , naturalmente, gli Sciiti ed impone ad essi, per la “visita”, un numero chiuso che diminuisce ogni anno. Per ottenere il permesso bisogna prenotarsi con anni di anticipo.
11.00 ARDAKAN: la città di KATHAMI, ex presidente dell’Iran. Oggi ha ripreso a fare il professore.
Uscendo dalla Città ancora deserto (non di sabbia ma di pietrisco). Molte le fabbriche di maioliche e piastrelle.
Nota: fino a 50 anni fa i matrimoni venivano “combinati” dai genitori ed entrambi gli sposi dovevano essere vergini (?). Oggi si decide da soli, o quasi.
Il corredo: tappeti, mobili, elettrodomestici, lo portano le spose mentre i mariti garantiscono la loro fedeltà intestando alle consorti notevoli (secondo le possibilità) quantità di monete d’oro (200.000 -400.000 €). In caso di divorzio, se il maschio, fedifrago, non li ha, va in galera. Oggi, per evitare brutte sorprese, la garanzia di monete d’oro non può superare i 45.000€.
Il matrimonio non si fa in moschea ma presso lo studio di un notaio e con un imam di supporto (ma non obbligatorio). Il maschio, per legge, può avere fino a 5 mogli (pochissimi questi uomini con harem) e, in caso di causa in tribunale, la parola di un uomo vale quella di due donne. Meno male che si ritengono moderni!
12.35 CARAVANSERRAGLIO: foto.
12.45 A 12 km da NA’IN, controllo antidroga. E, dopo 10’, controllo GPS.
13.00 Eccoci. Subito al MUSEO STORICO, un’antica villa molto bella e ben tenuta.
Segue visita alla MOSCHEA JAME’ (jamè vuol dire insieme, totale) mentre i “verdi” stanno visitando la moschea di fronte, Sunnita.
13.40 Cambio: i “verdi” al Museo, noi alla moschea Sunnita che è (o è stata) un insieme di cose: luogo di culto, mercato, tribunale. Bello il sotterraneo.
14.00 Verso il ristorante? Speriamo! 7 min. e ci siamo: NAIN INN (locale statale).
A tavola: yogurt e pan di pizza ottimi, come la minestrina che segue.
Tavolo di 16 posti, Sandro al centro, decibel al massimo.
Arriva anche il pecorino – buono come sempre – e gli spiedini di pollo (duro) e pesce fritto e anitra all’arrosto (un po’ troppo cotta) quindi lenticchie al sugo rosso con sopra patatine fritte e il solito pilaf.
15.48 Bus: direzione ISFAHAN. 145 km di autostrada.
Reza ci parla di suo padre: ai tempi di Pahlavi 2° era tenente dell’aviazione (pilota). Con l’avvento di KOMHEINI ha continuato a fare carriera fino a diventare generale. Oggi è titolare di una grande agenzia turistica che ha anche l’autorità di rilasciare il “patentino” alle guide. Che sia un Pasdaram?
16.10 Deserto “ciuffato” (= con rari ciuffi d’erba che permettono però anche il pascolo a greggi di pecore, quasi tutte di colore marrone scuro). Siamo ai piedi dei monti ZAGROS.
17.20 Avviso di Reza: tutti con le cinture allacciate e le donne con il velo sui capelli. C’è un posto di blocco fisso (e che lo mettono a fare se non c’è la sorpresa?). Ok, tutto a posto; si riparte, via le cinture e i foulards. Mancano 30 km a Isfahan.
17.55 Isfahan. Città molto religiosa (fanatica?) e turistica. Per entrarci, però, ci vuole un visto personale che viene rilasciato dalla polizia. Fatto.
Traffico abbondante ma non caotico. Taxi quasi inesistenti. Tante aiuole e giardini molto ben tenuti.
La Città è di aspetto quasi europeo.
18.25 Hotel PARSIAN KOWSAR 5 stelle (ma poi in camera ne perde almeno 2): la porta a vetri della terrazza non si apre, una lampada da comodino è “bruciata”, c’è poca luce, l’aria condizionata non sa condizionarsi…Comunque avanti: valigie da “disfare”, doccia da fare e, di corsa, alle…
19.30…nella hall, pronti per partire, a piedi, verso il ristorante. Pioviggina ma poco, poco. Attraversiamo un bellissimo ponte pedonale sul fiume ZENDERUD, che vuol dire FIUME VIVO (proprio di fronte al nostro albergo) con tanti archi tutti illuminati.
19.50 RESTAURANT SHAHRZAD: minestrina d’orzo e piselli, crema di yogurt (sembra mascarpone, ottima), piattino di olive in salsa dolce e/o piccante, pollo in sugo rosso e denso, di melograno e noci, pesce fritto, riso (pilaf ovviamente) al melograno, fave e zafferano.
Tutto molto ben cucinato. Per chiudere: gelato allo zafferano.
Locale superdecorato (all’indiana) con camerieri in completo nero e camicia bianca (niente cravatta, in Iran è indecorosa), silenziosi ed efficientissimi.
Il voto della tavolata sfiora il nove.
21.30 Via di corsa, il nostro tempo è scaduto, fuori c’è la fila.
Rientriamo passeggiando piano, piano in mezzo a tantissimi giovani vestiti all’europea a parte le donne che “devono” portare il velo. Quasi tutte, però, con vesti attillate e bei foulards colorati, av volti spavaldamente sui capelli pettinati come se sulla nuca avessero una capace scodella. Pochissime le donne in chador.
Molti giovani ci fermano chiedendoci cortesemente da dove veniamo.
Sul ponte, che si chiama 33 per il numero di archi che lo compongono, un 25enne, insegnante d’inglese, ci accompagna, fino all’albergo, manifestando la sua simpatia per noi italiani.
In albergo c’è il tempo di fare quattro passi fra i negozietti e poi in giardino per una sigaretta (le “ragazze”) e una pipatina (io) mentre Franca la fa da padrona raccontandoci le “gesta” di Nussi da bambina.
22.45 In camera. Qualcuno ci ha aperto la porta della terrazza: si respira e… si dorme!
VENERDI’ 4 cielo leggermente coperto
Stanotte ho sognato un antipasto di salumi e formaggi misti, accompagnato da mezzo litro di Merlot.
09.10 Isfahan, fondata dai Selgiuchidi nel 12° sec. Imbocchiamo Viale FELDOSI. Dopo un paio di minuti Reza scende per ridenunciare la nostra presenza in città.
09.30 Stop in un incrocio sotterraneo con fontane e giardini. Fuori dal sotterraneo c’è una MOSCHEA iniziata nel 772 e completata dai Selgiuchidi nel 10° sec. Molto grande e bella, senza le solite piastrelle con le sure del Corano. Tra il 1.000 e il 1.200 ci misero la mano anche i Mongoli.
10.40 Fine visita, 20’ di relax tra i negozi che attorniano la Moschea. Giusto il tempo per parlare un po’ del “marcio” della politica “teocratica” con Reza e comperare un paio di foulards (170.000 riad, 8,5 €).
11.08 Riprendiamo il pullman che ci attende nell’incrocio sotterraneo e ci avviamo verso NUOVA JOLFA, il QUARTIERE ARMENO, creato da ABBAS il SAFAVIDE nel 1605 (la dinastia safavide regnò dal 1501 al 1736) in omaggio di sua madre che era armena.
Oggi, in Iran, ci sono solo una decina di chiese e circa 300.000 iraniani di religione armena.
Nel quartiere visitiamo la Cattedrale di SAN GREGORIO ARMENO in stile armeno-persiano. Bellissima, piena di affreschi. Ce ne sono anche di artisti olandesi e italiani del 18° sec. Proprio interessante anche se piccolissima e piena di gente. Anche troppa!
12.00 Andiamo a visitare l’adiacente museo. I custodi sono in cravatta per distinguersi dai “padroni del villaggio”. Anche qui c’è troppa gente e troppo rumore però le cose esposte sono belle ed interessanti. Le più particolari sono un vangelo mignon: misura 1 mm x 1,5 e la prima macchina da stampa che, dicono qui, fu inventata da un armeno (e Guttemberg?)
12.35 JULFA HOTEL THE LABI RESTAUR. A due passi dalla cattedrale.
Self service. Tanta roba come al solito: brodino, pollo allo zafferano, yogurt…Tutto squisito. E quando si pensa di aver finito arrivano salmone, civapcici e riso (tre tipi), verdure cotte, pollo ecc.
Voto: 7,5.
14.00 Sul bus: tè, caffè e dolcetto e via verso i MINARETI OSCILLANTI.
Ma prima, causa cambio d’orario, puntiamo su un altro Tempio del Fuoco. E’ lì, ad un paio di km su una altissima roccia ai piedi della quale c’è un’ampia distesa di giardini, fiumiciattoli, aiuole fiorite e ben tenute. Sull’erba molti Iraniani fanno il loro pic nic (oggi è venerdì, la loro domenica).
Molti ci avvicinano, ci sorridono e ci offrono i loro spiedini, i loro dolcetti, le loro arachidi. Ci porgono tante domande e ci fanno tante foto. Che gente meravigliosa!
C’è il sole, la temperatura sfiora i + 30°. Per fortuna c’è un po’ di vento.
15.00 Minareti. Due, piccoli di diametro e di altezza, costruiti nel 1800 attorno ad una piccola moschea del 1300 allora al centro di un abitato agreste che oggi è parte integrante della città.
All’ora prestabilita un uomo sale all’interno di un minareto e, a braccia, lo fa oscillare. Di solito si muove molto ma oggi (causa vento?) appena., appena. Per simpatia dovrebbe muoversi anche il secondo che però di muoversi non ne vuole sapere. Mah!
15.40 Rientriamo in centro città sulla strada parallela al fiume con i suoi bellissimi ponti. Li fecero costruire Abbas 1° e 2°. Il ponte KAJAU è del 1650, lungo 150 m e largo 12, ha al centro 2 padiglioni che servivano al re e alla sua famiglia per riposarsi e guardare la gente che ci passava. Il “33”, quello di ieri sera (costruito nel 1580) è lungo 300 m. Sul piazzale di fronte al Kajau una lunga fila di uomini e donne aspetta, ordinatamente, di poter votare, lì, sui tavoli, di fronte agli scrutatori (sono in corso elezioni amministrative). Dall’alto un paio di telecamere ed alcuni Pasdaram controllano la situazione.
17.00 PIAZZA IMAM (in onore del 12°, quello scomparso e di cui si attende la riapparizione assieme a Gesù e Maometto.
La piazza contende il primato di essere la più grande del mondo con quella di Pechino: la Tien an men.
Si estende per almeno 5-6 campi di calcio. E’ tutta circondata da bellissimi porticati disposti su due piani, pieni di negozi. Al centro di ogni lato un monumento, un palazzo o una moschea. Dietro al porticato, in lunghe gallerie, ancora negozi.
Siamo liberi di girare per conto nostro. Troppi, però, i negozi!
18.50 Il bus ci riporta in Hotel.
19.55 Si parte, a piedi, per la cena: Ristor. ARAKHAN.
Solite cose, buone, anzi buonissime, ma un po’ di varietà ci vorrebbe.
21.45 Palestra di GINNASTICA ARTISTICA PESANTE: una decina di giovani e non si esercitano a suon di tamburo in sollevamento di strani pesi, in flessioni sulle braccia, in giochi con clave pesanti anche 25 kg, in piroette alla derviscia e lotta (finta), tra sudori e preghiere. Lo spettacolo si chiama BASTANI’ ZUZ KANE’ = SPORT ANTICO nella CASA della FORZA.
Interessante da vedere ma non da rivedere.
22.35 Il giardino dell’albergo ci attende per la solita fumatina.
SABATO 5 sole
07.45 Sveglia e colazione.
09.10 Partenza verso il PONTE VECCHIO, costruito dai SASSANIDI (224-658) e migliorato dai SELGIUCHIDI (1501-1736). Oggi attraversa una pozza d’acqua che serve da riserva.
Isfahan si chiamava SEPAHAN = l’ALTRA META’ DEL MONDO, perché già dai tempi della sua fondazione era molto bella.
Nota: lungo tutte le strade delle città iraniane sono disposte numerose cassette per la raccolta dell’elemosina (uno dei principi del Corano). Furono installate durante la guerra trà Iraq e Iran per aiutare i poveri orfani del conflitto. Ancora oggi vengono “usate” da molta gente (Reza compreso).
Il conflitto fu iniziato Da Saddam Husseim convinto che la Persia, dopo la rivoluzione Komehinista, fosse fragile e senza una forza militare decisa a resistere (i militari facevano parte del “giro” di Reza 2°). Voleva invadere e sfruttare i campi petroliferi iraniani. Si combattè dal 1980 al 1988. La guerra finì senza vinti ne vincitori e con più di 1.000.000 di morti (senza contare i mutilati). Durante quegli anni di tragedia l’Iran invitò (spinse) i propri cittadini a procreare più figli pensando che la guerra sarebbe durata a lungo e che il Paese, negli anni a seguire, avrebbe avuto il bisogno di far combattere anche i minorenni. Oggi, come già detto, la maggioranza della popolazione iraniana è sotto i 30 anni di età.
09.45 All’orizzonte i monti SOFE’. Quasi 3.300 m d’altezza.
Nota: in Iran passa tanta droga proveniente dall’ Afganistan ma, nel Paese, i drogati sono pochi. Non è una piaga come nel resto del mondo occidentale.
Prossimo sito da visitare il PALAZZO delle 40 COLONNE. Fatto costruire da ABBAS 2° nel 1628, stile Safavide – islamico rinascimentale. Visto, molto bello, le colonne però sono venti che, rispecchiandosi in un laghetto di fronte, diventano quaranta. All’interno c’è il MUSEO CHEHELSTON. I barbari QAJARIDI, nel 1800, ne distrussero gli affreschi che lo adornavano. Molto bella la TEA ROOM, piccola e con le pareti decorate di tappeti.
11.18 Di nuovo nella GRAN PIAZZA (m 165 x 500): tante scolaresche in gita, tanta felicità e tanti dolcetti che ci offrono a mani tese.
I 4 monumenti al centro dei 4 lati: MOSCHEA dell’IMAM, BAZAR (sul lato di fronte), MOSCHEA SKIC (a destra, riservata alle donne), PALAZZO REALE (di fronte).Tutti molto interessanti.
12.40 PARTIKAN RESTAURANT. Solite buone e abbondanti cose che terminano con mele, arance, tè e caffè. In Iran non si mangia mai male.
14.10 A piedi verso gli 8 PARADISI: costruzione con un grande parco, ben tenuto e, con al centro una grande piscina ottagonale. In un’ala c’è harem di Abbas 2°: labirinti, tante stanze e stanzette, bei decori, bei colori.
5’ di sosta sulle panchine del parco e, poi, a piedi, di nuovo verso la GRAN PIAZZA.
15.20 ALI’ QAPU PALACE, Palazzo Reale. Costruito dai Safavidi, distrutto dai Qajariri e quindi ricostruito. 44 scalini ci portano alla prima terrazza, altri 44 alla seconda, nella sala detta DELLA MUSICA: pareti bellissime in gesso traforato. Qui le odalische si esibivano nella danza del ventre per deliziare Assad e i suoi ospiti, mentre gli orchestrali dovevano suonare con gli occhi bendati.
16.20 Ridiscendiamo. Dietro il colonnato principale della PIAZZA c’è la CASA DEL TE’. Una grande galleria di anticihità: quadri, bastoni, spade, ori (non ho fatto apposta), lampade, monete, alabarde, narghillè e cocci. Paolo ne trova uno interessante e a buon prezzo e lo compra.
Assieme al tè arriva anche un narghillè acceso, e tutti provano a “tirare” qualche boccata.
17.00 Fine tè e, tutti liberi, verso il bazar. Acquisto di tappeti a gò go.
18.45 Puntualissimi come sempre (siamo Furlani) tutti in pullman nel traffico “bestiale”. I semafori e i segnali stradali e le strisce pedonali qui sono un optional.
In tutta la città, ma anche nelle altre già visitate non si vede un bar con tavolini all’aperto, neanche nei bazar.
Reza, quando non telefona, parla a ruota libera, di tutto. Reza è bravo e disponibile, pronto alla battuta, furbo, molto istrione e anche un po’ “bugiardino”.
19.10 Hotel.
20.00 Verso il Ristorante dell’ABBA HOTEL, sito all’interno di un grande caravanserraglio le cui mura cingono un meraviglioso giardino con tante fontane. Qui ceneremo.
20.20 Solito self service: scelta vasta dall’insalata alle noci tritate. Tutto molto saporito come al solito. Buono lo yogurt KEFIR che qui imparo a bere per non sentire la nostalgia del vino. Un po’ acido ma …piuttosto che acqua!
Verso la fine della cena Claudio ci porta un questionario su IMAM SQUARE da compilare su gentile richiesta di un universitario che sta preparando una tesi sulla PIAZZA.
DOMENICA 6 sole
08.15 Partenza. Oggi Reza viaggerà sul pullman “verde” mentre Hamid (la guida dei “verdi”) viaggerà con noi. Hamid è un giovane, alto e…politicamente Pahlaviano. Hamid vuol dire IL MIGLIORE. Chissà cosa vuol dire Reza?
E Hamid racconta:
Nota: nel 1800 i Qajaridi trasferirono la capitale della Persia da Isfahan a Teheran dove regnarono fino a circa il 1920. In quel periodo l’ultimo re Qajaride aveva solo 13 anni. Attendeva di compierne 18 per farsi incoronare. La situazione era da medio evo: l’80% della popolazione era formata da contadini e il restante 20% dai proprietari terrieri. Il petrolio c’era già ma chi ne gestiva l’estrazione e i proventi erano gli Inglesi e i Russi che, naturalmente, pensavano solo ai loro interessi.
In questa situazione sottosviluppata si presenta sulla scena un carismatico personaggio di origine cosacca. Abbandonato dai genitori in una mangiatoia appena nato, riesce a sopravvivere, lavora, studia, entra nelle truppe qajaridi e riesce a far carriera. E’ un duro. Gli Inglesi lo “assumono”. Fa carriera anche nell’esercito inglese, spodesta i “barbari” fonda l’esercito persiano e assume il nome di PAHLAVI (che sembra voglia dire invincibile) e, con modi feroci, civilizza i Persiani. Le sue parole d’ordine sono: ONESTA’, INFRASTRUTTURE, OSPEDALI, ANAGRAFE, ma anche DIVIETO DI VELO, per le donne, e ISTRUZIONE OBBLIGATORIA.
All’inizio della 2/a guerra mondiale, però, molla gli Inglesi e i Russi, e si allea con i Tedeschi, pensando che fossero i più forti. Gli va male: i Tedeschi cominciano a perdere, gli Americani entrano in guerra e per aiutare la Russia hanno bisogno di passare attraverso la Persia. Nel 1941, a seguito delle decisioni prese da Usa, Gran Betagna e URSS durante la Conferenza di Teheran Reza 1° dà le dimissioni.
La Conferenza nomina al suo posto il figlio diciannovenne, anche lui di nome Reza, che, alla fine del conflitto mondiale, diventerà SHAH (Scià).
Nel 1954 il suo Primo Ministro: MOSSADEK, di nobile origine, socialdemocratico, non accetta più l’ingerenza degli Inglesi, soprattutto sulla gestione del petrolio, e lo nazionalizza. Succede di tutto e Reza scappa, a Roma, per una decina di giorni. Poi ritorna, destituisce Mossadek (rimarrà in prigione per un paio d’anni) e riprende il comando dell’Iran.
Nel 1959 sposa FARAH DIBA. Nel 1964 un certo Komeini fa un discorso contro lo scià,gli Americani e gli Israeliani. Nasce una sommossa che viene repressa dalla polizia con 250 morti. Komeini viene arrestato e spedito in esilio, in Francia. Nel 1972 Lo Scià festeggia in modo faraonico i 2500 anni dell’Impero Persiano. Le cose per lui , però, non vanno più tanto bene. La “sua” gente lo vede ora come un dittatore, così, nel 1979 ritorna Komeini e…questa è storia moderna.
09.05 Controllo GPS e inizio autostrada a pagamento che entra subito nel solito deserto.
10.10 Usciamo dall’autostrada e prendiamo un via a “S” stretta tra i monti: direzione ABYANEH. Alla nostra destra un SITO ATOMICO. Vietato fotografare! Poco più avanti Abyaneh, villaggio Sassanide del 6° – 7° sec. d.C. Isolato tra i monti Zagros a 2500 m slm.
Entrando in paese si paga un biglietto (come per entrare in Val Visdende).
11.00 Ci siamo. Assieme al nostro pullman ne arriva uno di liceali, femmine, tutte in chador (l’abito nero lungo, che ricopre dalla testa ai piedi). Le donne del posto portano invece gonne larghissime e lunghe fino al polpaccio . In testa fazzoletti coloratissimi.
Le case sono tutte fatte in mattoni di argilla rossissima e, caratteristica rara nei paesi iraniani, arrivano anche al secondo piano.
La popolazione di religione Zoroastriana resiste all’”islamizzazione” fino agli inizi del 1700, quando viene praticamente obbligata a convertirsi.
Una vecchietta, che vende alcuni dolcetti tradizionali sugli scalini del suo ingresso, sollecitata dal nostro Reza, ci spiega di aver 2 figli in USA laureati e ricchi.
Tanti i negozi. Pochi gli acquisti.
12.30 Seduti nel ristorante all’uscita del paese: Tanta gente (iraniani), tanta confusione e poco servizio. Ci spiegano che la specialità della “casa” è il DIZI: un piatto tradizionale a base di verdure miste e carne di pecora, bollite assieme e poi, tolto il brodino che viene bevuto a parte, “maciullate” con un pestello e servite.
Noi andiamo sul sicuro: yogurt, spiedini ecc. Sandro no! Sandro prova tutto!
14.03 Ripartiamo per KASHAN lungo una strada tra i monti sulle cui pareti si stagliano le belle porte che chiudono le grotte che servono da ovile. Nei dintorni, ci dicono, altri siti atomici. Si vedono anche batterie antiaeree ma a cosa servano contro i missili israeliani non si sa.
Pioviggina.
Nota: per gli Iraniani gli elicotteri dei Marines, che volevano liberare i sequestrati della ambasciata USA, non erano una decina ma più di mille. Lo scopo era di conquistare l’Iran.
15.25 Centro storico di KASHAN città di circa 800.000 ab. Visita al BAGNO TERMALE
Prima sul tetto: molto bello a cupole colorate che ricordano il palazzo/casa di GAUDJ a Barcellona.
Poi dentro con tante stanzette piccole ma molto belle. C’è lo spogliatoio, la sauna, la saletta di depilazione e quella delle sanguisughe dove si facevano i salassi.
16.00 Ripartiamo passando accanto ad una moschea con cupola a cono, caratteristica di quelle di montagna.
16.15 TABATABAEI HISTORICAL HOUSE. 4700 mc, 4 cortili, 10 anni per costruirla.
Bella ma con troppi negozi.
17.00 Avanti verso un altro sito. Fa caldo (almeno 30°). Claudio ha finito i dolcetti e allora ci distribuisce tocchetti di grana.
17.20 Giardino di FIN, periodo Safavide/Qajaride. In questo luogo un re Qajaride, istigato dalla madre, a sua volta istigata dagli inglesi, fece morire, tra atroci sofferenze, un suo caro amico d’infanzia. Gli inglesi non lo volevano avere fra i piedi perché, a differenza del giovane re, era troppo intelligente.
Bello il giardino con tante vasche, fontane, aiuole, alberi. Tanta gente: scolaresche, madri e bambini che giocano nelle fontane come fossero nella vasca da bagno.
18.15 HOTEL NEGARESTAN, nuovo, 4 stelle. Camere piccole ma con tutto ciò che può servire.
20.30 Tutti nella hall. Arriva una bella notizia dall’Italia: L’Udinese ha vinto anche l’ultima partita di campionato ed è terza. Urrah!
Partiamo a piedi ed in 3’ siamo al ristorante AMIR KAFIR: si comincia con la solita minestra per finire con il solito…
Voto? Meglio non pronunciarsi.
LUNEDI’ 7 sole
06.45 Sveglia, colazione, valigie…alle 08.00 si parte.
A colazione il “desco” è misero ma le informazioni che ci arrivano dall’Europa sono più che buone: sia la Juve che Hollande hanno vinto i loro campionati.
Oggi la destinazione è KASHAM HAMADAM a 415 km a N/O.
Nota: l’Iran è una repubblica Islamica Teocratica, la sua superficie è di 1.648.195 kmq (circa 6 volte l’Italia), ha 75.000.000 di abitanti (43 per kmq). E’ situato in un punto strategico per tutto il mondo, tra Europa, Asia ed Africa.
Nel 1989 muore Komehini, al suo post, i 12 saggi, eleggono, come GUIDA SUPREMA, Kamehnei. La Guida Suprema controlla tutto: il parlamento, il governo e il suo presidente anche se eletto dal popolo come l’attuale ADAMINEJAD, eletto per la prima volta il 20.06.2005. La bandiera è tricolore come la nostra ma con i colori posti in orizzontale e con al centro una sigla di Allah. Il pil è al +3,5%, l’inflazione al 16% come la disoccupazione. L’agricoltura è insufficiente per sfamare tutta la popolazione, devono importare molto.
08.50 Autostrada verso QOM. Poco traffico come al solito. Molti i TIR. In lontananza si vede passare un treno (finalmente). La rete ferroviaria, in Iran, è quasi inesistente. Investono molto su strade e autostrade.
09.45 Casello di Qom, più di 1.000.000 di ab. Non entriamo in città. Per gli iraniani è un posto sacro.
Approfittiamo per una sosta idrica e l’acquisto di frutta secca.
10.05 Avanti
11.25 SHAHVEH: la città da dove, secondo la leggenda, partirono i RE MAGI.
12.30 Lasciamo il deserto “ciuffato” per uno un po’ più verde.
13.00 Siamo sfiniti e affamati. Ci consoliamo cantando O CE BIEL CISCJEL e FRATELLI D’ITALIA
13.20 Ristorante PARDIS (Paradiso). Tipo mensa aziendale. Abbiamo fame, mangiamo tutto. La cosa più interessante sono i coltellini (molti finiscono nelle borsette delle signore).
14.55 Verso HAMEDAN città costruita dagli Assiri del nord nel 3° millennio a.C.
Qui, tra il 890 e il 1037 d.C. visse e operò AVICENNA, medico che scrisse più di 250 libri sulla medicina, tra questi i più importanti sono IL LIBRO DELLA GUARIGIONE e IL CANONE DELLA MEDICINA.
Di fronte a noi si staglia il monte ALVAND (3580 m), innevato. Nella zona si parla AZARI’ (Azebarjano) e Turco.
15.55 Entriamo in Hamedan (1.200.000 ab.).
16.00 Sito della dinastia dei MEDI: scavi e reperti dell’8° sec. a.C. Il museo è chiuso, ci lasciano vedere solo gli scavi. Tenuti molto male.
16.50 Tomba di MARDECHAI e ESTER (dall’ebraico = STELLA), moglie di Serse 1° (la nostra Ester, d’ora in poi, si farà chiamare STELLA)
A fianco una strana sinagoga, pare più un salotto con annessa cucina. L’altare sembra una credenza. Tappeti dappertutto. Gli ebrei in Città oggi non sono più di 15. In tutto l’Iran arrivano a malapena a 26.000.
Fuori dalla Sinagoga il bus ci attende tra tanti taxi, tanta gente e tanti negozi. Il traffico è caotico, le macchine sembrano elastiche, si “piegano” curvando, sgusciano dappertutto.
17.25 Tomba di Avicenna. Monumento alto e solenne. Nel sottosuolo il museo con ritratti e ferri del mestiere del famoso medico.
18.15 Cupola SELGIUCHIDE (ma la cupola non c’è più), 11° sec, pareti ricoperte da ghirigori di malta e gesso. Questo tipo di rivestimento è chiamato ARTE della MAESTOSITA’.
18.40 Avanti col bus.
19.05 Sito delle iscrizioni cuneiformi di un re Camenide del 518 a.C.
Tante le bancarelle di dolciumi e suovenirs. Fa freddino.
20.10 Seduti al ristorante FERRO di CAVALLO, a strapiombo sulla strada che scende verso Hamedan.
E via con lo yogurt seguito da minestrina di orzo, patate, carote, prezzemolo, cipolla e riso.
Quindi: pesce fritto, spiedino di pollo e petto di tacchino impanato.
Tutto buono (compresi i dolci secchi comperati dalle guide sotto le “scritte cuneiformi”), servizio ineccepibile. Voto 7,5.
21.30 Verso il PARSIAN AZADI HOTEL che ci ospiterà per questa notte. 10’ e ci siamo.
Prima di salire in camera la solita fumatina e poi…a nanna.
Per me e Robi la camera è la 404 con bella vista sulla città. C’è tutto quel che serve, è solo un po’ stretta: tra i piedi del letto ed il comò non passa una valigia. Pazienza: è solo per questa notte.
In ogni camera degli alberghi fin’ora frequentati, sul soffitto, è indicata la direzione della Mecca e, in quasi tutte le stanze c’è il Corano,
MARTEDì 8 sole
08.30 Partiamo. Claudio ci ha procurato a bordo una professoressa che ci parla delle scritte cuneiformi. Usate dal 2.900 a.C. al 300 d.C. in tre lingue: Persiano, Babilonese e Elamita (per i popoli del sud). Si cominciò a tradurle nel 1.800 d.C.
09.40 Controllo GPS (uffa che barba!)
09.50 Stop per controllo polizia: tutti con cinture e donne col velo. Tutto ok. Avanti.
10.30 SHIRIN SU. Sosta PPC (= pipa, pipì, caffè) e…avanti.
Reza ci parla della storia antica della Persia. Interessante, ho già i titoli di un paio di libri che acquisterò appena “rientrato in Patria”
La data che fa più impressione è il 1402 quando arriva Tamerlano che distrugge tutto ciò che sa di civiltà, peggio di Gengis Kan
12.30 Mancano 30 km a SOLTAN YEH, zona dove i Mongoli costruirono tanti monumenti.
Da qui passava la VIA della SETA
12.55 Ecco la CUPOLA dei MONGOLI, costruita nel 1307, è alta 183 m.
Entriamo: è tutta un’impalcatura Innocenti. Peccato! La costruzione è imponente. Saliamo una scala di 73 alti scalini e facciamo il giro della parte esterna della cupola. Monumentale.
I Mongoli, senza cultura (architettonica sopra tutto) alla fine del 13° sec. invadono la zona e, da intelligenti (non mongoloidi) assimilano lo stile monumentale del luogo e lo fanno loro.
14.00 Andiamo a pranzo nella città vicina: SANJAN ( San = moglie, Jan= cara o donna), 600.000 abitanti,famosa per i coltelli (come la nostra Maniago). A proposito: in un negozietto vicino alla Cupola, ne ho comperato uno di stile mongolo, € 3,5.
14.55 SANJAN, ristorante CARAVANSERRAGLIO, caratteristico. I locali mangiano seduti a gambe incrociate su altane ricoperte di tappeti. Noi su un tavolo disadorno: arriva una lunga tovaglia di plastica, arrivano le posate, arriva l’acqua minerale. Pane niente. Ci pensa Paolo che va a recuperare una “pizza” del diametro di almeno 45 cm.
Finalmente arriva anche il cibo: yogurt ecc. Però tutto molto buono.
16.20 Ripartiamo, c’è il sole alto, fa caldo anche se siamo a più di 1.800 m slm
Andiamo a visitare la LAVANDERIA SAFAVIDE/QAJARIDE dove arriviamo alle…
16.35…un salone enorme di almeno 100 m di lunghezza, “biarcato”. Bello ma non troppo interessante. Forse bastava farci vedere le fotografie.
Dopo aver “fatto il bucato” torniamo al bus.
17.35 ZANJAN GRAND HOTEL . Salutiamo il nostro bravo autista che ci lascia perché il pullman deve fare il “tagliando” (controllo da parte delle autorità). Un grazie da tutti e…MANCIA.
Al microfono ringraziamo anche Reza, che ci guarda stupito, ed allunghiamo anche a lui una busta con la mancia (vuota). Non gli resta che ridere.
In Hotel. C’è il tempo per un riposino e una bella doccia.
20.00 Nella hall: Robi tenta di telefonare a Matteo. Io “tento” una pipatina.
20.30 Self service nel ristorante dell’Hotel: verdure di tutti i tipi ed un bicchiere di KAFIR (yogurt allungato) più, naturalmente tutto il solito. Tutto buono
Reza nel frattempo mi fa assaggiare un po’ della “sua acqua minerale”. 50 gradi!
Per chiudere un dolcetto a base di ceci, specialità iraniana che si consuma soprattutto a capodanno (anche questo procurato da Reza).
Cena allegra (sarà per via dell’”acqua minerale”?). Ora non ci resta che la pipatina della sera e poi…a cuccia. Domani la sveglia suonerà prestissimo
MERCOLEDI’ 9 sole
06.00 Sveglia, colazione, valigie.
07.00 Partenza. Bus e autista (con nipote come aiutante) nuovi con una simpatica scritta sulla porta: BENVENUTI SUL MIO BUS.
07.35 Imbocchiamo l’autostrada che in 277 km ci porterà a TABRIZ
08.05 Tre minuti di sosta per foto ad un panorama particolarmente tipico.
L’autostrada attraversa una serie di alture tonde e brulle. Il luogo è praticamente disabitato. Solo qualche villaggio abbarbicato e la cui popolazione non si sa di cosa viva.
Ogni tanto il panorama si apre: campi, paesi, acqua per presto ritornare roccia.
La zona è denominata AZEBARJAN dell’EST (siamo sempre in Iran naturalmente). E di origine vulcanica cosparsa di granito, onice e sabbia.
09.00 Sosta PPC. L’area di servizio è squallida. Le donne, per andare in gabinetto, devono fare la fila.
09.22 Si prosegue. Il panorama, se non ci fossero i tralicci e i fili della luce, sarebbe LUNARE.
Tabriz ci attende.
Tabriz (1370 m slm) è il capoluogo (2.500.000 ab.) dell’Azebarjan Iranico, la lingua parlata è il Turco, l’etnia è Curda (ma diversi dagli altri curdi, questi sono più buoni e più calmi). Si vive soprattutto di agricoltura e pastorizia ma, in zona, c’è anche una fabbrica di automobili (con assistenza e tecnici italiani).
Il sito più importante è la MOSCHEA BLU di Tamerlano che, con il museo e il bazar che le stanno attorno è un PATRIMONIO dell’UNESCO.
11.15 Periferia.
11.35 Caserma della polizia. Stop per ottenere il permesso (uno per ognuno di noi) di entrata in città. Il traffico è caotico come sempre.
11.50 Cerchiamo di uscire dalla circonvallazione interna per andare in direzione S/O, verso KANDOVAN, Capadocia Iraniana.
12.30 Entriamo in OSKU e ci fermiamo in un hotel, praticamente appena aperto, dove ci permettono di svolgere i nostri servizi idrici. Veramente gentili!
13.00 Ristorante: lassù, in alto, 120 gradoni per giungere all’ingresso. Scavato nella roccia a 2.200 m slm. Si chiama KANDOVAN LALEH ROCKY (roccia, naturalmente) HOTEL (perché, scavato nella roccia c’è anche un albergo)
L’interno è elegante (tovaglie e tovaglioli con disegni cachemire).
Si mangia: yogurt, minestrina, salsa di melanzane cannella aglio e menta, altra salsa di noci, polpettone (si chiama TABRIZIANE o KUFTE – POLPETTONE di TABRIZ), pilaf e sugo rosso con lenticchie gialle, anguria e voto: 6,5.
14.20 A piedi verso il villaggio anch’esso per metà scavato nella roccia e per metà fatto di rossi mattoni di fango e sabbia. Ogni casa, oltre che abitazione, è un negozio di cose TURCHE.
Le rocce a cupola alta e stretta sono “sorelle” di quelle della Cappadocia Turca, solo che là, le curano e le sfruttano con più rispetto.
15.45 Si torna a Tabriz.
Entrando in città il cielo si copre e spira un forte vento che alza consistenti mulinelli di polvere.
L’Hotel che ci aspetta è il PARS, 5 stelle; uno dei due più importanti della Città.
16.55 L’Hotel. Non ci entriamo perché, scesi dal nostro pullman, ci caricano subito su un autobus giallo (le corriere private non hanno il permesso di girare in città) che ci porterà al BAZAR SAFAVIDE / QAJA RIDE: 7 km di negozi, patrimonio dell’Unesco. E le nostre valige? Mah! Qualcuno ci penserà!
25’ in mezzo al caos del traffico e ci siamo.
Il bazar non è che sia il massimo, C’è gente si, ma non tantissima, Ci sono tanti negozi si, ma molti hanno la stessa merce.
La cosa più interessante è stato il fatto che una gentile iraniana trova, nel caos del posto, due “verdi” smarrite e le accompagna fino al nostro gruppo. Che gentilezza.
18.30 Torniamo in pace e in anticipo in Hotel.
21.00 Cena nella grande sala da pranzo del Pars (poltrone al posto delle sedie).
Ampia scelta di verdure, risi, salse e carni (compresa la tabriziana). Per dolce finale una mousse all’arancio. Voto 7–.
GIOVEDI’ 10 sole (vento forte e freddo da est – temp. 10°)
07.18 Con 18’ di ritardo, ma non per colpa nostra, partiamo. Destinazione SAN TADDEO, a circa 150 km a N/O, ai confini con l’Armenia. Il monte ARARAT, dove si arenò l’Arca di Noe, è a pochi km, a nord, ma non si vede.
08.20 Controllo GPS. 20’ di sosta perché all’autista dei “verdi” viene erogata una multa: sembra non abbia scaricato bene sulla chiavetta i segnali del giorno prima.
Procediamo: strade quasi sempre a 2, 3 corsie per senso di marcia. Traffico molto leggero. Sempre tanti i TIR (Scania – Volvo – Mercedes, niente Iveco).
09.00 Sosta PPC a SOFYAN, a soli 45 km da Tabriz. 12’ e avanti.
Attraversiamo una zona verde, con campi e tanti alberi.
09.37 Altro controllo GPS. E dopo 15’ di nuovo stop: Polizia Stradale, controllo documenti.
Tutto a posto. Procediamo imboccando una S:S: con una sola corsia per senso di marcia.
A bordo Reza, da noi interrogato ci risponde che non conosce i motivi che spinsero la Turchia a martirizzare il popolo Armeno (1915/16). E’ una storia interessante che non ha una sola verità.
10.15 Bus “verde” chiede acqua calda a bus “rosso” per caffè.
10.23 Altro controllo della Poliz. Stradale: non habbiamo allacciato le cinture, multa, 150.000 Rial = 7,5 €.
10.40 Ancora un controllo del GPS.
10.55 Arriviamo a JOLFA che attraversiamo per dirigerci, su una strada impervia che, in 18 km, lungo il fiume ARRAS, che fa da confine con l’Azerbaijan, ci condurrà al Sito Sacro.
11.30 Dopo aver lasciato i bus al parcheggio e risalito una scalinata per qualche minuto, ecco la CATTEDRALE di SANTO STEFANO. Martire Persiano (il primo martire cristiano?), simbolo di fedeltà. Costruita tra il 9° e il 12° sec. Architettura un po’ Parti e un po’Safavide. Altare in stile Armeno. Il complesso è suddiviso in 4 settori: Chiesa Vecchia, Chiesa nuova, Altare, Fortezza.Tutto attorno alte mura di protezione. Molto interessante.
Ritorniamo al pullman e, vicino ad esso, una famiglia di turisti locali (ce ne sono molti) ci offre un po’ del loro pane. Mentre, dai nostri accompagnatori ci vengono distribuite delle arance e alcune banane perché, prima delle 14, di pranzare non se ne parla.
12.40 Rientriamo in Città (Jolfa) per firmare il permesso di transito.
13.22 Si riparte per raggiungere, dopo 225 km, il MONASTERO ARMENO di CHALDORAN.
Il Monastero fu eretto in onore di SAN TADDEO nel 16° sec. E’ chiamato QARA KELISA = CHIESA NERA. Secondo la tradizione il Santo avrebbe eretto qui una prima chiesa già nel 60 d.C.
13.40 Stop per rifornimento gasolio. Ma non potevano farlo ieri sera o stamattina? Persi una ventina di minuti, durante i quali il Sandro compra un paio di pacchetti di sigarette per farne omaggio a Reza, gran fumatore.
13.58 Avanti tra campi coltivati e distese d’alberi. In qualche tratto si procede lentamente a causa di lavori in corso (il solito raddoppio della strada).
14.14 Breve sosta. Ci viene distribuito il pic nic. Si riparte subito, si mangia a bordo.
115.05 All’altezza di QAPULIKH il bus frena di colpo per “schivare” un cane che attraversa la strada. Ester, in quel momento in piedi nel corridoio, carambola su Reza ed entrambi finiscono nel “pozzetto” dell’autista. Per fortuna “più paura che danni”!
15.25 EVOGHLI: controllo polizia.
16.15 QARA ZIYA EDDIN. La strada, anche se secondaria, è ben tenuta. Il traffico è quasi inesistente. Si viaggia a più di 70 km/h.
16.58 SAN TADDEOS. Mentre facciamo la visita alla Chiesa, bella fuori, nuda dentro, arrivano altri pullman di turisti iraniani, uno di solo ragazze, tutte regolarmente in chador, ma sempre pronte a sorridere e a chiedere di poter fare fotografie con noi.
17.37 Verso casa. Km fatti da stamattina 407. All’arrivo in hotel, stasera, saranno 650 (Udine-Roma!)
19.10 Controllo PS. Un agente entra in bus e, con sguardo truce controlla che tutte le donne siano “coperte”. Guarda e se ne va senza profferir parola.
100 metri più avanti altro stop sul piazzale di una moschea. Perché? Ma perché la moschea ha i gabinetti.
21.10 Stiamo entrando in Tabriz. Ultimo controllo (per oggi) del GPS,
21.50 Hotel. Di corsa in camera per “une resentade” e poi, ancora di corsa, al ristorante girevole dell’ultimo piano.
22.15 Dopo aver sbagliato ascensore per un paio di volte arriviamo finalmente al 10° piano del PARS. La sala da pranzo è grande, rotonda, girevole (come previsto) e con una bellissima vista sulla Città.
Viveri soliti. Non c’è mai da lamentarsi. Ottimi i dolci.
23.40 E’ l’ora di…comperare tappeti. Per fortuna non c’è la misura. E no! La misura c’è. Abbiamo anche noi un tappeto Persiano!
A domani.
VENERDI’ 11 cielo coperto
Stanotte è piovuto. Stamattina spira un leggero venticello da est.
09.10 Con due autobus, messi a nostra disposizione per visitare un paio di siti in città, partiamo.
09.30 Primo sito: MOSCHEA BLU. Costruita nel 1465 e distrutta da un terremoto nel 1727. Oggi, naturalmente, rifatta. Molto grande e molto bella con i suoi PISTAK (decorazioni in gesso e malta a nido d’ape). La cupola ha un diametro di 17 m.
10.15 Secondo sito (a fianco della moschea): MUSEO, fatto costruire da Reza (non il nostro ma il Pahlavi) nel 1966. Espone reperti, trovati in zona, anche di 4.000 anni a.C. Molto, molto interessante, soprattutto la coppia di scheletri di 3.000 anni fa.
11,05 L’autobus ci riporta in albergo. Prima di arrivarci, però, Reza ci fa scendere in una pasticceria, la più famosa di Tabriz. Acquisti a go’ go’. Nota: in tutte le città da noi visitate neanche una “cicca” per terra. Sarà perché a loro piace di più il nargillè? Ma no, è perché sono proprio gente pulita.
11.50 Hotel. Di corsa in camera a chiudere le valigie per poi portarle, sempre di corsa, nella hall.
12.20 Pranzo self.
13.30 Partenza per l’aeroporto.
14.00 Arrivo e subito chek. E’ un volo interno e i posti vengono assegnati non per “affinità familiare” ma…in ordine alfabetico: io 7/a, Robi 16/b.
15.50 A bordo di un FOKKER 100. Il nostro gruppo fa la maggioranza.
16.12 Si vola. E si “gusta” lo snak che Iran Air ci “propina”.
17.15 Dopo aver girato per un 10’ sopra la città atterriamo a Teheran. Per fortuna nessuno applaude.
18.00 A bordo del bus AITO (l’agenzia iraniana di riferimento) verso l’hotel. Sole, foschia, afa, + 30°
18.22 PARSIAN EVIN HOTEL. Camera 514, bellissima! Il tempo di riassettarci e alle…
19.20…siamo gia fuori a fare quattro chiacchere e a tirare una boccata. D’aria? No, di fumo!
20.00 Il capo della Cancelleria Consolare Italiana, Invitato dal “Gran Carlo” e dalla brava e gentilissima Monica, passa a salutarci.
20.20 Cena self. Stavolta, tra i cibi a disposizione, ce ne sono anche di italiani (come gli spaghetti al ragù).
E’ la nostra ultima cena in Persia e, per questo, il voto non va al cibo ma ai Persiani: dieci!
Prima di andare in camera ultima “tiratina” di gruppo e…buona notte.
SABATO 12 notte con la mezza luna
04.15 Sveglia: tutto procede secondo le previsioni.
Reza è già nella hall col cellulare all’orecchio. La temperatura è da maniche corte: 24°.
06.00 Aeroporto Internazionale Aiathollah Komeini.
07.00 C’è la sala fumatori. E’ un bar. Entro ma bisogna ordinare almeno un caffè. Non ho Rial e il barista 50 € non me li cambia. Pazienza. Mi metto a fumare sulla porta, un signore mi tocca la spalla…mi giro preoccupato e…mi offre lui il caffè. Che gente questi Iraniani!
08.40 Si apre il nostro GATE. Tutti in fila. Contrordine: l’aereo ha un “problemino”. C…aspita. E ora quando partiremo? Claudio, 4 anni fa, per lo stesso motivo, ha avuto 8 ore di ritardo. Ci viene da piangere.
09.20 Riapre il gate. Allah ti ringrazio!
09.25 Eccoci seduti su un Aibus 300/600 (300 posti) dell’Iran Air.
09.40 Si rulla. 3 TV si accendono e, dopo i versetti del Corano, ci propinano le solite misure di sicurezza. Ora le nostre donne possono togliersi il velo ma fa freschetto (aria condizionata a tutto volume) e molte preferiscono fare le “ligie” e se lo tengono.
10.00 Ora italiana. Arriva il pranzo.
11.15 Stiamo sorvolando il confine tra Romania e Serbia (informazioni del telefonino/gps del Claudio).
11.40 Sopra l’Austria. Stiamo per sorvolare le Alpi.
12.02 Milano Malpensa. L’aereo, partito in ritardo di 40’ è arrivato in anticipo di altri 40’ Bravo l’equipaggio.
13.00 Carico bagagli sul pullman che ci aspetta appena fuori la sala arrivi e si parte con 2 ospiti in più a bordo: un prof. Italiano sull’ottantina che ha lavorato e lavora in Iran dai tempi dello Scià e la sua consorte iraniana (molto più giovane di lui). Li ha ospitati Claudio che li aveva sentiti chiedere informazioni su come raggiungere la stazione per prendere il treno per Padova. E siccome anche il nostro bus passerà di lì…
Il Professore (Franco Ometto) ricambia il bel gesto di Claudio parlandoci per un paio d’ore della storia e dell’attualità dell’Iran. Tutti lo ascoltiamo con interesse.
E… avanti verso casa!
roberto b.
31.05.2012 P.S.: se vi pare che manchino alcune “ACCA” (o ce ne sia qualcuna in più), nei nomi delle città o dei personaggi riportati in questi appunti, siete autorizzati ad usufruire del self service.