La perfida Albione
Curatissimo, pieno di fiori, rappresenta perfettamente il “prato all’ inglese”. Il cluo e’ sicuramente il laghetto, dove “snatterano” tutti i tipi di anatre che uno si possa e anche che non si possa immaginare, compresi cigni e pellicani. Gli scoiattoli corrono e scorazzano. Attratti da una musica che proviene dalla strada, usciamo dal parco e troviamo le Guardie Reali a piedi e a cavallo che fanno rientro alla Guard’s House. Li seguiamo come un altro centinaio di turisti, e dopo aver visto il cerimoniale di rientro (come tutti i giorni) ci dirigiamo a Buckingam Palace, dove vive la Regina. Annessi e connessi. Anceh qyui turisti a frotte, e ci possiamo permettere solo una sbirciatina attraverso le inferriate nere. Sempre camminando, ci dirigiamo per le vie dello shopping, ovvero Oxford Street, poi Piccadilly Circus, infine Carnaby Street, famosa per i negozi e perche’ e’ frequentata dalla gente di “tendenza”. In verita’ non vediamo della gente cosi’ strana, forse perche’ oramai anche a Bologna l’ estrosita’ raggiunge livelli supremi, che, anzi, alcuni nostri studenti farebbero tendenza qui.
E’ giunta l’ ora di affrontare il museo, e il British e’ il piu’ vicino. Siamo gia’ un po’ stanchi, e le dimensioni ci spaventano un po’, ma molte sale sono chiuse e la visita e’ -tutto sommato- breve. L’ ingresso e’ gratuito, e dal punto di vista archeologico offre tantissimo. D’a ltra parte i piu’ famosi archeologi sono inglesi. Grecio, Romani, Sumeri, Fenici, ed una enorme collezione di sarcofagi e mummie egiziani, gatti compresi. Il pezzo forte, pero’, e’ la famosa “Stele di Rosetta”, che permise di decifrare i geroglifici egizi fino ad ora rimasti un enigma (infatti la Stele, e’ un sasso enorme su cui e’ stato scritto un brano in tre lingue, egiziano, greco e demotico). Inquietante, ma degno di nota, l’ esposizione di un uomo mummificato naturalmente, ritrovato nel deserto. Con i piedi assolutamente a pezzi, facciamo comunque un piccolo sforzo e passiamo per Charuty Court, famosa per i sexy shops, prima di tornare in albergo. Per fortuna che a due passi abbiamo una via piena di ristoranti, perche’ Carla non ce la fa proprio a tornare in centro e ceniamo al greco. Stasera e’ un freddo cane, e rientriamo in albergo rapidamente.
5 maggio 2000: Sembrava una giornata fredda, dopo ieri sera, ed invece…Esce il sole. D’altra parte Londra e’ cosi’. Non si sa mai che tempo fa. Siamo quasi in maglietta ed abbiamo ancora caldo… Raggiunta la St. Paul Cathedral in metro, scopriamo che e’ chiusa, per una funzione esclusiva, cosi’ nei paraggi andiamo a vedere la Banca d’ Inghilterra, il Royal Exchange ovvero la Borsa di Londra, la principale borsa europea (qui si fa il prezzo del petrolio, tanto per dirne una), ed anche la Mansion House, la residenza del sindaco. Ma e’ ancora presto,e allora ci dirigiamo alla Torre di Londra (Tower of London), la fortezza sulle rive del Tamigi, proprio di fianco al Tower Bridge. Ha un sacco di attrattive, e noi siamo qua per questo. Costa un follia (per noi…) 11 Sterline, 35.000 lire, ma inutile ripetere che li vale. Si puo’ passeggiare dentro sale medievali, dove alloggiava il re. Si percorrono i torrioni, visitare la sala delle armi e delle armature, ma La cosa che lascia veramente a bocca aperta e’ il tesoro della Regina. Sono custodite qui le corone reali, incastonate da miriadi di pietre preziose, fra cui quella della Regina Elisabetta II che ha incastonato il piu’ grande diamante al mondo, il KO-I-Noor. Non e’ splendido: e’ “di piu'”. Naturalmente sono ultra protette, e, da veri inglesi, la cerimonia di chiusura del caveau (praticata da un corpo speciale) si tramanda da secoli. Cosi’ come la tortura per i corvi reali: la leggenda dice che quando tutti i corvi ospitati qui se ne saranno andati, il regno inglese finira’. E allora, quale migliore soluzione che “tarpare” le ali a questi poveri corvi? In sostanza non possono volare, avendo un’ ala legata. Alla faccia degli animalisti. La nostra prossima destinazione e’ il National Museum, anch’esso gratuito. E’ la Pinacoteca, con dipinti di immenso valore. Dal 1200 al 1900 tutti i piu’ famosi pittori hanno almeno una “voce”. Sicuramente la parte piu’ suggestiva e’ l’ ultima, con i Van Gogh, Renoir, Monet, Degas, Manet, Picasso… Usciamo su Trafalgar square, al cui centro la colonna sormontata da Horacio Nelson sorveglia la folla. Mangiamo un gelato Carpigiani, che vendono ovunque. Siamo a pezzi, ma Harrod’s e’ (abbastanza) vicino, e non voglio perdermelo. Alzi la mano chi non conosce Harrod’s. C’e’ di tutto (ma proprio tutto). Ma non e’ solo il cosa si puo’ comprare… E’ il come, che fa la differenza rispetto a tutti gli altri negozi. Basta dare un’ occhiata la reparto alimentare: una vera orgia di colori e sapori. Qui, per esempio, i formaggi, non ce ne sono “alcuni” tipi. No, ci sono TUTTI. Francesi, Italiani, Spagnoli, locali, americani… Insomma, se un formaggio esiste, qui c’e’ di sicuro. Oramai e’ ora di cena. Stasera abbiamo deciso per il giapponese. Molto di moda, di questi tempi. Ecco qui… WAGAMAMA, minimalista al massimo, sembra una mensa aziendale. Tavoloni e sedie, nulla alle pareti. Carissimo per noi (ma oramai ci siamo abituati) ma -almeno- ottimo come qualita’. Alla fine compro anche la maglietta. 6 maggio 2000: I piedi non ce la fanno piu’: anche se usiamo la metro ogni volta che e’ possibile, facciamo chilometri su chilometri. Di positivo che non ho problemi di vesciche, ma solo di “troppo uso”. Stamattina siamo andati a Portobello Road, al mercato. La giornata e’ splendida, un caldo pazzesco, e un sacco di gente. Ci sono soprattutto dei “zavagli”, qui gli affari non si fanno piu’ da un pezzo, ma anche cose carine. Ad esempio i gioielli, che “sembrano” d’epoca. Era tanto che volevo comprare una mazza e una pallina da cricket, qui le ho trovate entrambe, QUASI d’epoca, in legno. Compriamo anche della roba da mangiare, fragole e croissant, e ce la mangiamo di gusto. Terminato il mercato torniamo in albergo, e, posati gli acquisti, ripartiamo sotto il solleone, per la visita culturale. Il Victoria & Albert Museum e’ unico, nel suo genere. E’ un museo di “arti figurative”, cioe’ oggettistica da tutto il mondo. Manufatti, argenti, tappeti, vetri, porcellane, sculture…Addirittura rifacimenti in plastica (a grandezza naturale) della colonna di Traiano di Roma, e del portale di San Petronio (?) di Bologna. Ma la collezione piu’ affascinante e’ quella del vestiario: dal 1600 ai giorni nostri, veramente completa. Siamo distrutti, e per riposare scegliamo Hyde Park. E’ enorme, bellissimo, verdissimo e pieno di giovani sdraiati (come noi) sul prato, ci sono alcune “nonne” che danno da mangiare agli scoiattoli, coppiette che si dondolano in barca sul Serpentine, il lago artificiale, pieno di anatre. Dopo un oretta di questo paradiso, torniamo in albergo, ma stanchi come non mai decidiamo di riprovare un indiano, a buffet. 7 piatti piccantissimi, ma sublimi. Abbiamo fatto bis e tris senza ritegno, e la lingua, se potesse, sarebbe gia’ scappata dalla bocca…
7 maggio 2000: Non si puo’ tornare da Londra senza aver visto il Cambio della Guardia. E cosi’ stamattina ne abbiamo seguito tutte le fasi: dapprima la preparazione delle guardie fresche, con minuziosissima ispezione da parte di un comandante. Poi il trasferimanto al “palazzo” (poco distante) Eppoi, nel cortile tutta la cerimonia. Insomma, un due orette sotto il solleone. Dopo aver “parcamente” pranzato (le oramai mitiche “barrette” ci hanno placato i morsi della fame…) ci dirigiamo verso la Galleria d’ Arte Moderna, la Tate Gallery. Per una serie -sfortunata- di coincidenze, noi siamo a Londra nel bel mezzo del trasloco. Ovvero: noi visitiamo la vecchia sede (quella sul Tamigi, in Millbank) dove c’e’ ancora tanto, da vedere, ma naturalmente i pezzi piu’ famosi sono gia’ stati trasferiti nella nuova sede. Che guarda caso aprira’ il 12 maggio. Vabbe’, un idea ce la facciamo comunque…
E siamo di nuovo a sera, la nostra ultima sera. Ci dirigiamo cosi’ su Oxford street, dove sappiamo esserci (nei paraggi) un altra catena di ristoranti giapponesi, la Yo!Sushi, famosa e conosciuta per essere estremamente innovativa: i camerieri, infatti, potrebbero non esserci. Al centro della sala, infatti, c’e’ la “cucina”, con il cuoco che prepara i piatti. Poi li mette su un nastro trasportatore, al cui esterno c’e la mensola dove ci si siede per mangiare. Naturalmente si prendono i piatti dal nastro. Un carrello-robot, invece porta le bibite, dalla birra al sake’. E’ difficile darsi una misura, con questi piatti (che costano in base al colore, dalle 10 alle 25/30 mila lire cadauno) e in poco tempo ci ritroviamo con una ventina di piatti assaggiati. Carla non e’ assolutamente entusiasta, di tutto questo pesce crudo e di questi sapori “estremi” (al contrario del Wagamama qui abbiamo preso piatti per lo piu’ freddi) ma io sono felicissimo, invece. Per fortuna uno dei camerieri e’ italiano e ci taglia via un bel po’ di piatti. Anche qui compriamo la maglietta, pero’. Dopo un rapido giro su Oxford street, che di sera, negozi a parte, non perde la vivacita’ diurna, ritorniamo in albergo. Domani si parte, e dobbiamo preparare i bagagli. Erano 20 anni che non tornavo a Londra, e sono rimasto piacevolmente stupito dalla estrema sicurezza che la citta’ da (magari in periferia no…) e dalla consapevolezza che, anche starci un anno, non si riuscirebbe a vedere tutto quello che c’e’ da vedere.
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