La Palma, Isla Bonita delle Canarie
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La Palma, un’isola verde, dall’alta montagna al mare in pochissimo tempo: l’ideale per trekkers, con tanti sentieri e buon cibo e centinaia di migliaia di banani. Per noi una settimana di piacere e natura, passeggiate e buon cibo.
Domenica 18 febbraio 2018
E dopo Gran Canaria, Tenerife, Lanzarote e Fuerteventura, abbiamo deciso di passare una settimana a La Palma, l’isola più verde delle Canarie, quella dove si possono fare trekking e passeggiate per giorni e giorni. Chiamata anche l’Isla Bonita. Partiamo di domenica mattina con Iberia, tutto bene e in orario. Arriviamo, noleggiamo un’auto con Orlando, che ha uffici mobili direttamente nel parcheggio delle auto. Accanto all’aeroporto ci fermiamo subito a mangiare: ci godiamo al sole caldo un buon piatto di pesce, mentre le cime delle montagne sono piene di nuvole. Ci dirigiamo vicino a Los Llanos, dove alloggeremo; si trova a ovest dell’isola, in posizione centrale e strategica. Passiamo il crinale piovoso, bagnato e nebbioso, ci fermiamo a visitare il centro visitatori del parco per info e cartine e dettagli e poi raggiungiamo il nostro appartamento, Buen Vivir. Ha una stupenda vista sull’oceano dove si tuffa il sole. Andiamo a cenare e poi a nanna. Fa freddino, ma nel pomeriggio siamo riusciti anche a metterci a torso nudo.
Lunedì 19 febbraio
Il programma di oggi era quello di salire fino a Roque de los muchachos, praticamente in cima al cratere di 2400 metri, il più alto dell’isola; siamo partiti presto per evitare le nuvole, ma non ci siamo riusciti. Abbiamo fatto retromarcia quando le nuvole erano troppo fitte, non si vedeva a un palmo di naso per la nebbia e pioveva. Troppo! Abbiamo tralasciato e ci siamo diretti a nord dell’isola. Abbiamo tentato il trekking nella foresta del Los Tilos, ma anche qui pioveva a dirotto, peccato!
Optiamo per la costa, libera dalle nubi, S.Andres: finalmente siamo al limite delle nuvole e siamo riusciti a percorrere senza bagnarci circa 10 km su un sentiero costiero bellissimo, su e giù nei barranchi con il sole di fronte, ma sempre con rischio di pioggia. Purtroppo sarà così per tutta la settimana, già visto alle Azzorre qualche anno fa, dove i posti meravigliosi erano sempre coperti di nuvole. Camminiamo in mezzo a una marea estesissima di banani carichi, piante e alberi pieni di acqua e verde in tutte le sfumature. Torniamo all’auto dalla strada principale con l’ autostop. Puntiamo ancora a ovest, al Buen Vivir, per goderci di nuovo il tramonto, la stellata e la cena.
Martedì 20 febbraio
Oggi bellissimo trekking al barranco di Los angustias. Non è altro che la parte del vulcano del Tamburiente dove la lava si è gettata in mare milioni di anni fa. Ora è un’enorme foresta di pini canari, piena di barranchi, di acqua e di natura. Lasciamo la macchina al parcheggio e prendiamo un taxi per arrivare all’inizio del sentiero prevalentemente in discesa, ma con molti sali scendi. I primi 5 km in uno stupendo e piacevolissimo sentiero, in mezzo a pini enormi e contorti, uno stupendo sentiero, fino al visitor center e camping. Poi si scende fino al corso del fiume per altri 8 km. Imperdibile la cascata dei colori, dove il torrente è di zolfo e la cascata è bianca gialla e rossa, davvero particolare. Un gran bel posto con mini giro ad anello che ci riporta al sentiero. Oggi per fortuna niente pioggia, malgrado qualche nuvolone nero. Stanchi terminiamo alla frequentata spiaggia nera di Tazacorte e infine l’ormai solito incantevole tramonto sal Buen Vivir: un nome non a caso. Cena canaria ottima. Bella giornata senza dubbio.
Mercoledì 21 febbraio
Dopo avere verificato, controllato tutte le previsioni del tempo oggi abbiamo deciso di anticipare la lunga passeggiata della Ruta de los Vulcanos. Abbiamo deciso di lasciare l’auto al El Paso, prendere un taxi e con 16 euro arrivare al punto di partenza, il rifugio El Pilar, dove iniziano questi 19 km che ci porteranno a Sud, a Fuencaliente. Alle 9.30 siamo operativi, all’inizio del sentiero, il rifugio è chiuso, non c’è nessuno, l’atmosfera è surreale, il bosco è incantato. Ci incamminiamo in salita in mezzo ad alti pini e un bel sentiero ben tracciato e segnalato. Dopo qualche km iniziamo a passare sui crinali dei vulcani, ma inizia anche un po’ di nebbia, o le nuvole basse, siamo a 2000 m., e la visuale dell’oceano ci è impedita. Si va su e giù, un susseguirsi di coni, di bocche vulcaniche. Saliamo a fatica nella sabbia e scivoliamo velocemente in discesa nel sentiero sabbioso. Molto divertente. Teniamo un buon passo, tra vecchi vulcani e pini canari che sembrano abbracciarsi dolcemente. Rocce vulcaniche e pini, pini e rocce vulcaniche, il sentiero è ben segnato, con l’indicazione dei tempi percorsi e mancanti. Talvolta si affonda, ma in discesa si va veloci. In totale sono previste 6 ore di cammino, andiamo di buon passo. Vogliamo assolutamente restare nei tempi. Una questione di principio, dato che non siamo più giovincelli! Quando cominciamo a intravedere il mare all’orizzonte, sappiamo anche che Fuencaliente non è lontana. Bello, bello, stancante, ma di grande soddisfazione. %ore e 50 minuti! Siamo davvero molto soddisfatti! Infine: come si fa a tornare a El Paso? Ci sono i bus pubblici, ma ci affidiamo ancora all’autostop, con tre passaggi di turisti stranieri arriviamo in meno di un’ora ancora a El Paso a riprendere la nostra auto. Siamo veramente soddisfatti, con le gambe un po’ rotte. Ma dopo una rinfrescata, torniamo al porto di Tazacorte a rifocillarci in un mini ristorante dentro il porto. Segue dormita colossale.
Giovedì 22 febbraio
Ce la prendiamo un po’ comoda stamattina. La meta della giornata è il Barranco di Los Tiles, dove qualche giorno fa siamo stati respinti da un diluvio. Per fortuna il cielo promette bene, anche se poi durante la giornata le nuvole come sempre crescono e l’interno dell’isola è bagnato. A Los Tiles l’inverno super piovoso ha lasciato delle conseguenze: alcuni sentieri sono chiusi e anche il giro ad anello non è percorribile. Possiamo solo dirigerci fino al Mirador e poi tornare indietro. Si tratta di una bella passeggiata in mezzo ad una foresta incantata, una foresta tropicale lussureggiante dove non ci aspettavamo di trovare una tale varietà di flora e persino il sottofondo costante di avifauna. Dal Mirador si apre una super vista sulla foresta intricata e sulla gola. In totale camminiamo meno di due ore. Decidiamo poi di concederci una visita in città, nella parte vecchia di Santa Cruz de la Palma, il capoluogo. E’ carino e attivo, con turisti e locali che si incrociano nelle vecchie vie principali, nei negozietti di artigianato, nei ristorantini. Il tempo è sempre incerto, il cielo coperto. Puntiamo all’estremo Sud, al Faro di Fuencaliente, dove nel 1971 è nato l’ultimo cono dell’isola in seguito ad una violenta eruzione vulcanica. Qui ci sono le saline, il faro e un bellissimo paesaggio selvaggio, il sole sulla costa fa capolino e anzi verso ovest è tutto sereno, le nuvole nere incombono solo a nord, verso i monti. Riprendiamo la strada verso nord fino a Los Indios, tra campi immensi di banane e una piccola spiaggia nera abbracciata da un’ alta scogliera, onde gigantesche. Ci godiamo il sole del tramonto e la danza delle onde mangiando un ottimo pesce appena pescato e grigliato, chiamato alfonsigno. Il sole ci scalda, le enormi onde si infrangono sugli scogli. Un vero spettacolo. Sta diventando buio, rientriamo, la strada con lavori in corso sembra più lunga. Completiamo la cena, in un buon ristorante con zuppa e dolce. Si mangia bene qui a La Palma: senza riempirsi troppo e spendendo poco. Purtroppo è stata annullata la visita all’osservatorio astronomico di domani. Prevedono neve e disagio a 2400 mslm.
Venerdì 23 febbraio
Stanotte è piovuto parecchio e stamattina piove ancora, e così ce ne stiamo chiusi nel nostro Buon Vivir a poltrire e condividerci. Verso fine mattinata andiamo a bighellonare a Los Llanos, zona pedonale e mercato coperto, ma piove ancora. Finalmente comincia a schiarirsi e senza fare troppi chilometri andiamo a Puerto Naos,un piccolo paese totalmente turistico, circondato da campi di banani, con una bella e lunga spiaggia nera. Girovaghiamo un po’, il sole comincia a scaldarci e l’abbiocco incombe, così ci sdraiamo sui lettini all’aperto di un grande albergo, senza che alcuno ci venga a disturbare. Poi di nuovo a fare due passi e a merendare, altri due passi tra i banani e le scogliere e poi altro pesce come cena… beh, una giornataccia! e intanto il cielo si è liberato, il mare è molto mosso e il cielo rosso e il tramonto fantastico. Torniamo e ci prepariamo al giorno successivo, che si annuncia sereno.
Sabato 24 febbraio
Il cielo è sereno e limpido, usciamo molto presto. La nostra mèta è Roque de los Muchachos, il crinale dell’enorme cratere principe dell’isola, a 2400 m. E’ l’ultima possibilità prima di tornare a casa. Non possiamo proprio perdercelo. Ormai conosciamo le strade e le scorciatoie, a quest’ora c’è poco traffico, le curve sono tante e arriviamo dopo poco un’oretta all’inizio della strada che porta in vetta, ma… accipicchia, troviamo una semi-sbarra! Proviamo telefonicamente a sentire il centro visitatori, che ci rimanda alla polizia, telefoniamo alla polizia e loro ci dicono che è chiusa a causa del ghiaccio e del fatto che domani è previsto ancora brutto e neve! Domani, non oggi! Oggi il sole splende in cielo! Ci sono sette gradi! Siamo fermi alla sbarra e arriva un’altra auto, si ferma, decide di fare dietrofront, ma per la fretta o la spavalderia o la troppa sicurezza, con due ruote finisce inclinata nel profondo fosso a lato strada, le altre due ruote si alzano e l’auto rischia di capovolgersi. Arrivano altre auto di locali, ma è impossibile ogni manovra manuale. Occorre decisamente un’autogru. Lentamente vanno via tutti tornando indietro, tranne l’auto in panne; un’altra auto scende dall’alto, domandiamo, conferma la chiusura per il ghiaccio, ma non ci pare molto grave. Così… superiamo la barriera e molto cauti ci dirigiamo in cima, il cielo è splendente e la temperature non scende sotto i 6 gradi. Lentamente arriviamo fin quasi alla cima, non c’è nessuno, tanti osservatori astronomici, più del previsto. Alcune case e il crinale; di ghiaccio proprio poco, solo neve caduta in questo inverno insolitamente freddo anche per le Canarie. Lasciamo l’auto poco prima della cima, per evitare ogni rischio. A piedi arriviamo al Roque. La vetta e lo spettacolo sono tutti per noi! Incredibile. Da qui la vista è bellissima, si vede chiaramente il Teide e tutto il mare che circonda l’isola, con qualche nuvola che si sta formando in basso. Procediamo lungo sentiero innevato che segue il crinale, passando tra le strutture scientifiche davvero imponenti con i nomi e le sigle di tanti paesi europei e americani. Chissà che spettacolo poter essere qui in una notte di cielo nero e senza nuvole! Arriva qualche altro turista che viola le leggi di accesso, lo vediamo da lontano, ci riposiamo un po’ tra neve a barranchi, il sole scalda ma la neve è sui sentieri… fa specie toccare la neve ed essere circondati dal mare. Poi torniamo con calma alla nostra auto, le nuvole ora hanno raggiunto il crinale. E’ ora di scendere. La strada è ancora chiusa, solo 4 o 5 auto si sono arrischiate a salire, come noi. Torniamo verso la costa. In poco più di un’ora dai 2400 m. siamo di nuovo al mare. Ci fermiamo a visitare la grotta di Candelaria. L’ultimo tratto di strada fino alla grotta fa davvero paura, scoscesa senza barriere, stretta e veramente ripida. Si potrebbe percorrere a piedi, c’è un bel sentiero, ma è lungo ed è troppo tardi. Siamo veramente indecisi, ci arrischiamo un po’ timorosi. A metà ci fermiamo, c’è un piccolo spiazzo dove lasciare l’auto. Ci facciamo il resto della discesa a piedi. Arriviamo finalmente alla mega grotta, enorme e con un piccolo paesino all’interno, una ventina di case abbastanza curate, una piscina naturale. Pare incredibile che qualcuno possa vivere qui, anche solo per vacanza…un posto davvero isolato e incantevole. La salita di ritorno è pesante, sia a piedi che in auto, ma piano piano ci riusciamo. Ci dirigiamo a Tazacorte, gelato, sole e spiaggia, un po’ di abbronzatura. Cena al ristorante del porto, dove troviamo una vulcanica cameriera italiana 28 anni molto critica contro la gestione politica e fiscale italiana. Ottimo il pesce mentre un peschereccio porta a riva un super tonno appena pescato. Siamo stanchissimi, un’altra giornata strepitosa.
Domenica 25 febbraio
È il giorno della partenza e pare che venga un uragano. Ce la prendiamo con calma, chiudiamo gli zaini e torniamo verso l’aeroporto, sotto un diluvio impressionante, un muro di acqua sulla terra, sulle auto al rallentatore… partiranno gli aerei? Per fortuna torna un po’ di calma e possiamo partire regolarmente. Si torna al freddo inverno italiano, anche se a La Palma non abbiamo certo trovato l’eterna primavera!
La Palma un’isola verde, dall’alta montagna al mare in pochissimo tempo: l’ideale per trekkers, con tanti sentieri e buon cibo e centinaia di migliaia di banani. Per noi una settimana di piacere e natura, passeggiate e buon cibo.