La nostra vacanza a Fuerteventura
Alle 7.40 siamo sull’aereo che parte in anticipo rispetto all’ora prevista. In aeroporto notiamo che un sacco di gente è in coda per le destinazioni più diverse e più o meno esotiche: non sono solo pensionati , ma persone di ogni età.
Alle 11.30 ore locali l’aereo atterra all’aeroporto di Puerto del Rosario; il cielo è un po’ nuvoloso. In breve tempo ritiriamo i bagagli e saliamo sul pullman che ci condurrà al Villaggio Aloe Club di Corralejo.
Durante il tragitto ogni tanto esco dalle brume del sonno e noto che il paesaggio brullo e pietroso ricorda molto quello dell’isola di Sal che abbiamo visitato lo scorso anno.
Alla nostra sinistra si stagliano alcuni vulcani , alla destra un mare limpidissimo , ma mosso.
Poco prima dell’arrivo al villaggio attraversiamo la zona delle dune di Corralejo: paesaggio mozzafiato con ampie distese di sabbia bianca bagnate dall’oceano.
Verso le 12 giungiamo a destinazione. La struttura è molto bella, però secondo Fiorella ci sono segnali di scarsa organizzazione: davanti alla reception c’è una lunga fila di ospiti che devono ritirare la chiave della stanza. Decidiamo allora di andare a pranzo: il buffet è vario e i piatti ben cucinati. Recuperiamo infine la chiave, ma la nostra camera non è ancora pronta. Qualche protesta e gli organizzatori ci dirottano al piano inferiore. Piacevolmente sorprese, scopriamo che non si tratta di una camera , bensì di un appartamento spazioso e confortevole : soggiorno con cucina a vista ( peccato che non abbiamo portato la caffettiera ! ), ampia camera, bagno e terrazzino.
Dopo aver sistemato i bagagli tentiamo un breve sonnellino, ma forse siamo troppo stanche e non riusciamo a chiudere occhio per cui ci mettiamo in tenuta da spiaggia e ci serviamo del bus navetta che in cinque minuti ci lascia di fronte al faraonico Hotel Riu ( mostro edilizio costruito sulla spiaggia prima che fosse istituito il Parco nazionale delle dune).
La spiaggia ( se così si può definire, visto che è una vera e propria fetta di deserto affacciata sul mare ) è sorprendentemente affascinante: le dune si estendono fino a perdita d’occhio delimitate solo dal vulcano spento ( Montagna Roja) Peccato che il forte vento non ci consente di buttarci tra le onde: solo i tedeschi , imperterriti , nuotano senza apparente pelle d’oca.
Prima di tornare al villaggio ci fermiamo in un mini market per comperare due bottigliette di acqua minerale e qui facciamo la prima figuraccia di turiste per caso poco o niente poliglotte: la cassiera guarda le bottigliette ed esclama “SINGAS”. Io e Fiorella mentalmente traduciamo “5 euro” e all’unisono esclamiamo “caspita, che prezzo !!! ( in realtà l’esclamazione era un po’ diversa, mais noblesse oblige ) . Le bottigliette costano 50 cent l’una e scopriamo che SINGAS significa senza gas , cioè naturale.
Rientro in camera, doccia, cena e prenotazione dell’escursione a Lanzarote per mercoledì.
8/11 Dopo una lunga dormita ristoratrice ci avviamo a piedi verso Corralejo che dista circa un chilometro. Attraversiamo quartieri residenziali di nuova realizzazione con ville circondate da lussureggianti giardini fioriti e separate da vialetti puliti e ordinati.
Fiorella osserva che sembra di essere sul set del film “The Truman Show” ed è veramente così.
In paese ci fermiamo in un bar dall’aspetto incoraggiante dove beviamo un ottimo caffè italiano; il bar è gestito da una signora riminese e dal marito bolognese tifoso della Fortitudo.
Riprendiamo il cammino: il lungo viale che conduce al porto è disseminato di negozi per turisti. Mentre compriamo le cartoline facciamo conoscenza con una coppia di attempati romani in viaggio di nozze con cui chiacchieriamo a lungo.
Nell’ufficio del turismo incontriamo una impiegata , un’altra italiana , molto gentile che ci fornisce di carte e depliants dell’isola.
A questo punto Fiorella si fa prendere dal trip tecnologico e professionale e si mette in testa di cercare un internet point per inviare una e-mail a scuola. Il suo spirito manageriale ha un sussulto anche qui !!! Dopo diversi tentativi troviamo un bar-internet point , anche questo gestito da simpatici italiani ( lei veneta, lui milanese) , beviamo un altro caffè e finalmente la mia amica può placare i suoi istinti dirigenziali.
Pomeriggio di tutto riposo nella piscina del villaggio.
9/11 Alle 7.30 partenza per Lanzarote . Dopo una breve traversata sbarchiamo nel porto di Plaja Blanca dove ci attende un pullman gran turismo a due piani che ci scarrozzerà per tutta la giornata. Fiorella ed io conquistiamo due posti in prima fila con veduta panoramica al piano superiore . La guida locale ( un signore che ricorda nell’aspetto un personaggio di Cervantes) è molto preparata e ci descrive in modo completo le caratteristiche geo-morfologiche e sociali dell’isola.
Ci dirigiamo subito nella zona del Parco vulcanico ( dichiarato patrimonio mondiale dall’UNESCO) dove ci sono più di 100 vulcani e circa trecento crateri. L’area è molto estesa e sembra di essere catapultati nell’era terziaria : il territorio è completamente ricoperto da un mare di lava profondo diversi metri, non c’è quasi traccia di vita, se si escludono i licheni e poche piante pioniere delle dimensioni di piccoli cespugli. La nostra guida ci spiega che l’ultima catastrofica eruzione è avvenuta nel XVII secolo ed è durata ininterrottamente circa sei mesi.
Dopo aver arrancato su pericolosi tornanti , il pullman ci porta a Timanfaja, località in cima a un vulcano dove sorge uno spettacolare complesso in pietra lavica realizzato circa quaranta anni fa dall’architetto Manrique
Qui assistiamo ad alcuni esperimenti che dimostrano come il sottosuolo raggiunge ancora oggi temperature molto elevate già a pochi centimetri di profondità.
Fiorella rischia di rimanere avvolta nelle fiamme del dio vulcano per scattare una foto.
Procediamo poi per La Geria, sito in cui la vite viene coltivata su terreno lavico con una tecnica agraria assolutamente particolare: le singole piante di vite vengono interrate in buche ricoperte di cenere e circondate da muretti a secco semicircolari in pietra lavica. Questo metodo difende la pianta dal vento e consente di mantenere l’umidità vicino alle radici visto che qui le piogge sono scarsissime.
Dopo una breve sosta e l’immancabile foto ci rimettiamo in marcia e giungiamo al Belvedere di Haria da cui si può ammirare un panorama straordinario: colate di lava contorte che si stendono fino al mare .
Verso le 13 pranziamo tutti intruppati come giapponesi in un self service che sembra ideato da Ford ( vedi catena di montaggio) e quindi , dopo una mezz’ora in autonomia, ripartiamo per Jameos del Agua. Anche questo è un sito assai particolare in quanto, nel corso delle diverse eruzioni succedutesi, si è formato un ampio canale sotterraneo che dalle pendici di un vulcano arriva fino in alto mare.
In questo luogo il solito architetto Manrique ha realizzato il centro di cultura vulcanologia ( molto interessante) e ha ideato un percorso guidato che conduce all’interno di una grotta con acqua marina dove vive una colonia di granchi albini ciechi.
Il percorso è suggestivo anche perché si possono ammirare numerose specie di flora sub tropicale ; unica nota stonata, o comunque eccessiva, è la piscina contornata da palmizi che davvero ricorda l’ambientazione del già citato film .
Alle ore 18 rientriamo in villaggio piuttosto stanche ma soddisfatte .
Una curiosità è stata scoprire che Lanzarote prende il suo nome da un condottiero italiano di nome Lanzelotto che nel XIV sec.Conquistò l’isola.
10/11 Abbiamo ritirato l’auto a noleggio e come le due Thelma e Louise del film ci avventuriamo sulle strade quasi deserte che si dipanano nel nord dell’isola per iniziare la nostra esplorazione di Fuerteventura.
Dopo una sosta per la foto ad un mulino a vento, ci fermiamo sulla spiaggia di Majanicho, ma il luogo non ci appassiona e allora ci spostiamo a ovest dove svetta il faro del Toston vicino al paese di El Cotillo.
Qui il paesaggio è eccezionale: spiagge bianchissime battute dal vento e da onde impetuose e limpide piscine naturali contornate da scogli lavici; sarebbe bellissimo poterci tuffare, ma il vento è troppo forte.
Allora ci dirigiamo nella caletta di El Cotillo che abbiamo intravisto passando e qui, al riparo di una duna, possiamo finalmente sdraiarci al sole.
Dopo essermi esibita in francese con due vicini nudisti vado a testare la temperatura dell’acqua: GELIDA! Non ci resta che accontentarci del sole e della vista , e non è poco.
Nel pomeriggio visitiamo il parco delle dune di Corralejo chiamato El Jable. Il vulcano spento che domina le dune mi ricorda la montagna di “ Incontri ravvicinati del terzo tipo” ( terza citazione cinematografica): l’unico segno di presenza umana è il nero nastro di asfalto che taglia in due la zona desertica. STRAORDINARIO! Poiché è impossibile stendersi a causa del forte vento, rientriamo al villaggio dove , dopo aver preso il sole , ci diamo all’ aerobica.
11/11 Oggi visitiamo il sud dell’isola. Prima tappa alla spiaggia di Sotavento : spiaggia lunghissima dove la marea crea una lingua di sabbia che separa il mare aperto da una laguna di acqua bassa. Molto affascinante , però a causa del vento ( ancora ! ) e dell’arrivo dell’alta marea decidiamo di spostarci a Costa Calma.
Il nome non tradisce le aspettative: qui l’acqua è davvero calma e il vento sopportabile e finalmente possiamo nuotare nell’oceano e restare stese al sole fino alle due.
Dopo un frugale pasto in un piccolo bar sulla spiaggia, risaliamo in macchina e ci dirigiamo a Pajara , nell’interno dell’isola, dove possiamo ammirare il bel portale della chiesa in stile azteco.
Poi , sulla strada del ritorno, ci fermiamo ad Antigua dove visitiamo il museo dell’artigianato e il giardino botanico dei cactus dove sono coltivate cactacee di ogni specie.
Ci avviamo verso Corralejo nel tardo pomeriggio, il cielo si è coperto e comincia a scurirsi : riusciamo a scattare una foto suggestiva alle dune con la luce del tramonto.
12/11 Dopo un ottimo caffè al solito bar, decidiamo di tornare a El Cotillo per goderci sole e mare. Il cielo è sereno, l’aria è tersa , ma come al solito c’è vento forte e quindi ci sistemiamo ancora al riparo di una duna.
La spiaggia di sabbia bianca digrada verso un mare turchese e cristallino. L’acqua è fredda, ma non resisto e mi butto. Dopo il primo impatto da brivido blu riesco a nuotare a lungo. Torniamo nello stesso posto anche nel pomeriggio, ma è un po’ tardi, il sole è già basso e il vento freddo , per cui decidiamo di dedicare il resto della giornata all’acquisto dei souvenirs.
13/11 Ultimo giorno: al nostro risveglio il cielo è coperto da una densa coltre di nuvole minacciose e notiamo che durante la notte è caduta un po’ di pioggia. Commento di Fiorella:” siamo riuscite a far piovere anche qui !”.
Lei è scoraggiata, mentre io sfoggio il mio ottimismo e prevedo a breve una schiarita.
Comunque ci avviamo a piedi con ombrello e Kway verso il paese. Dopo un po’ scende uno scroscio di pioggerella sottile e arriviamo al bar bagnate e un po’ infreddolite : vuoi vedere che questa volta Fiorella ha azzeccato le previsioni? Dopo il solito buon caffè italiano giriamo per il centro alla ricerca degli ultimi regali e nel frattempo nel cielo cominciano ad aprirsi ampi squarci di sereno.
Quando rientriamo al villaggio il sole splende caldo in un cielo limpido e terso : ancora una volta il mio ottimismo ha avuto la meglio.
Passiamo la seconda parte della mattinata e del pomeriggio stese come lucertole al sole : ci deve bastare per tutto l’inverno e poi… domani si parte. Alla sera ci consegnano un questionario di valutazione ( anche qui ???) e dopo un breve, ma responsabile consiglio di presidenza promuoviamo la struttura e l’organizzazione a pieni voti.
14/11 Ultima camminata per il caffè, poi via verso l’aeroporto. Oggi il mare è calmo , ma purtroppo noi non possiamo approfittarne. Peccato , però è stata una settimana intensa e piacevole , un salto nell’estate , anche se un po’ troppo ventosa ( ecco perché il nome Fuerteventura) e in un paesaggio affascinante e sorprendentemente integro , speriamo ancora per molto tempo.
Silvia e Fiorella