La nostra Birmania

Salve sono Fabio, scrivo per raccontare, brevemente, del nostro viaggio in Myanmar o Birmania come io preferisco, un paese meraviglioso e abitato da splendida gente, sempre pronta al sorriso. Siamo partiti il 25/07/09 e ritornati l’11/08/09, eravamo in sette, mia moglie ed io, i nostri due figli Giovanni di quattordici anni e Matteo di cinque e...
Scritto da: buttieri fabio
la nostra birmania
Partenza il: 25/07/2009
Ritorno il: 11/08/2009
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 2000 €
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Salve sono Fabio, scrivo per raccontare, brevemente, del nostro viaggio in Myanmar o Birmania come io preferisco, un paese meraviglioso e abitato da splendida gente, sempre pronta al sorriso.

Siamo partiti il 25/07/09 e ritornati l’11/08/09, eravamo in sette, mia moglie ed io, i nostri due figli Giovanni di quattordici anni e Matteo di cinque e un’altra famiglia, con figlio adolescente, conosciuta in un precedente viaggio.

La preparazione è stata abbastanza lunga e impegnativa ma, come dico spesso, ne è valsa la pena.

I biglietti aerei li abbiamo prenotati con largo anticipo per usufruire delle migliori tariffe.

Abbiamo scelto l’itinerario attraverso i numerosi resoconti di viaggio apparsi su questo sito e su altri specializzati.

Contattata una guida locale parlante italiano, che si è dimostrata molto valida, con la quale abbiamo concordato i costi (suo compenso, costo pulmino con autista e costo viaggi aerei interni) e scelto la tipologia degli alberghi.

Posso dire che la scelta è stata più che azzeccata: Sonny, la nostra guida, si è rivelata persona serissima, professionalmente ben preparata. Con il motto “non ti preoccupare”, ha organizzato l’itinerario secondo le nostre esigenze: alberghi decorosi, ma non troppo costosi, mezzi di trasporto. In poche parole ha reso abbastanza facile quello che all’apparenza sembrava difficile.

Abbiamo ottenuto il visto attraverso l’agenzia che ci ha venduto i biglietti aerei, siamo partiti da Milano e con scalo a Bangkok, siamo arrivati a Yangon la mattina dopo. Sbrigate celermente le formalità doganali, Sonny era lì ad aspettarci per accompagnarci in albergo e iniziare il nostro tour.

Yangon ci ha accolto con una pioggia torrenziale, che però è cessata nel pomeriggio permettendoci di visitare la meravigliosa pagoda Shwedagon, dove abbiamo avuto il primo contatto con la grande spiritualità e devozione del popolo Birmano.

Il giorno dopo, con volo interno, sempre accompagnati da Sonny, siamo arrivati a Heho, dove ci aspettava il pulmino che abbiamo utilizzato per tutto il nostro viaggio.

Il tempo era ancora incerto, ogni tanto pioveva, ma era nelle previsioni, è la stagione delle piogge.

La prima tappa del tour è stata la grotta di Pindaya con 8000 statue di Buddha, sono state le prime di una lunghissima serie.

Verso sera siamo arrivati al lago Inle, famoso in tutto il mondo, per l’abilità dei pescatori di remare con un piede, non è l’unico gesto che colpisce, ma stupiscono tutti gli aspetti che caratterizzano questa semplice e laboriosa popolazione, che riesce a sopravvivere su questo lago sfruttandone ogni angolo, costruendo perfino orti galleggianti dove coltivano bellissimi pomodori e melanzane.

Da non dimenticare sono soprattutto i mercati settimanali, che si tengono a rotazione nei villaggi, colorati e gioiosi.

Una cosa che purtroppo abbiamo potuto notare è la totale, o quasi, assenza di turisti, nonostante le belle strutture turistiche presenti, completamente vuote. E’ il segno tangibile della crisi del turismo birmano dopo i fatti del 2006.

Dopo due giorni di permanenza sul lago Inle siamo partiti per raggiungere Mandalay.

Il viaggio è stato lungo, nove ore, e faticoso, faceva caldo con alto tasso di umidità, le strade non sempre sono degne di tale nome, se non nell’ultimo tratto che è stato costruito dai cinesi, per collegare Yangon con il confine cinese. Questo è il primo segno, che abbiamo notato, dell’invadente presenza cinese nel sistema produttivo birmano.

La lunga traversata ha permesso di ammirare un paesaggio molto bello e vario, la gente impegnata nei lavori quotidiani prevalentemente di tipo manuale con l’ausilio di animali e più raramente di macchine.

Mandalay è una grande città, abbastanza caotica, ma è bastato uscire nei dintorni per trovare cose da non perdere assolutamente, come la visita al monastero Maha Gandayone e al ponte in teak di Amarapura o raggiungere in barca Mingun. Dopo tre giorni abbiamo lasciato Mandalay e abbiamo fatto tappa a Monywa, per visitare, tra le altre cose, un’enorme statua di Buddha alta oltre novanta metri: impressionante.

Per un colpo di fortuna, durante la visita alla pagoda Thanboddhay ci siamo ritrovati nel bel mezzo di una cerimonia di iniziazione alla vita monastica di un gruppo di bambini: veramente emozionante.

Lasciata Monywa , navigando sul fiume, abbiamo raggiunto l’ultima tappa del nostro tour: Bagan.

Il panorama è molto bello, quasi desertico, il clima si fa più secco, ma continua a fare caldo.

Bagan è un ampio sito archeologico costituito da 2424 pagode, costruite in varie epoche: dal 1200 a tempi più recenti.

La città è turisticamente ben attrezzata ci sono molti turisti e molti venditori abbastanza pressanti.

Da non perdere è un giro in bicicletta tra le pagode e ammirare il tramonto dall’alto delle cupole.

Molto curioso è stato lo stupore che i birmani hanno manifestato nei confronti di nostro figlio Matteo, di cinque anni, del quale ammiravano la pelle chiara e i capelli biondi e chiedevano di farsi fotografare con lui.

All’aeroporto di Bagan abbiamo preso un volo interno (air Bagan) per ritornare a Yangon, e abbiamo avuto la conferma che i collegamenti aerei funzionano veramente bene: puntuali, rapidi ed efficienti.

Yangon ci ha accolto ancora sotto la pioggia, ma ormai il nostro viaggio era al termine. Alla sera del giorno dopo ci siamo imbarcati sul volo della compagnia Thai per rientrare in Italia, appagati dall’aver conosciuto un paese meraviglioso, ricco di storia e tradizioni, e un popolo mite, cordiale e ospitale, per il quale auspichiamo che presto si allenti la morsa della terribile dittatura che lo attanaglia.

Di questo viaggio conservo nella mia memoria tanti ricordi e immagini, ma quello che più spesso mi ritorna in mente è il canto dei bambini delle scuole e dell’orfanatrofio che abbiamo visitato che ringraziavano per avergli regalato quaderni, penne o lasciato un po’ di denaro.

Consigliamo la visita della Birmania a tutte quelle persone che amano conoscere culture e stili di vita diversi dal nostro e non ancora pesantemente condizionati dalla globalizzazione, ma soprattutto consigliamo la Birmania come meta a quelle famiglie che, come noi, amano viaggiare, in modo indipendente, i con i figli anche piccoli, è un paese tranquillo, pulito e senza rischi.

Siamo disponibili a fornire informazioni e consigli a chi fosse interessato.



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