La nostra America 2
Tutti i gli alberghi e motel li abbiamo prenotati in anticipo e scelti in funzione del nostro itinerario e soprattutto delle recensioni rilasciate da altri viaggiatori sui i vari siti on line (Tripadvisor, Expedia ecc), e devo dire che tutti sono stati pari alle nostre aspettative, e ci sentiamo di consigliarli anche ad altri che in questo momento stanno pianificando il loro viaggio, anche se abbiamo constatato che non c’era alcun problema a trovarli al momento senza prenotazione.
Infine abbiano stipulato una polizza assicurativa del tipo Insurance Broker’s copertura platino, al costo di 150 euro.
Questo è stato il ns. Itinerario: 21/08 RM-AMSTERDAM-SAN FRANCISCO (arrivo SF pomeriggio del 21 agosto) 22-23/08 SAN FRANCISCO (HOTEL BIJOU) 24 mattina noleggio auto e partenza per YOSEMITE (pernottamento OAKHURST BEST WESTERN YOSEMITE GATEWAY INN ) 25/08 YOSEMITE e pernottamento a LONE PINE (BEST WESTERN FRONTIER) 26/08 DEATH VALLEY e pernottamento a LAS VEGAS (HOTEL LUXOR) 27/08 LAS VEGAS (HOTEL LUXOR) 28/08 BRICE CANYON e pernottamento (BEST WESTERN RUBIN’S INN) 29/08 PAGE, ( BOB’S BASHFULL MOTEL) 30/08 MONUMENT VALLEY e pernottamento a KAYENTA (BEST WESTERN WETHERILL INN) 31/08 GRAND CANYON e pernottamento (BRIGHT ANGEL LODGE) 01/09 ROUTE 66 pernottamento a KINGMAN (BEST WESTERN WAYFARERS INN) 02-03/09 LOS ANGELES (SOFITEL HOTEL) 04/09 PARTENZA LOS ANGELES-AMSTERDAM-RM (ore 17 del pomeriggio circa) Sono stati utilissimi da non poterne fare a meno: Il navigatore satellitare Garmin portato dall’Italia naturalmente già con tutte le destinazioni e gli alberghi già preimpostati; La guida Routard dei parchi nazionali, fonte inesauribile di notizie; Il nostro fedelissimo netbook , indispensabile perché il WIFI è praticamente ovunque; ovviamente videocamera e fotocamera non possono mancare, abbiamo scattato più di 2400 foto e più di due ore di riprese video. 21.08.09 San Francisco Alzataccia alle 3,00 per andare aeroporto Fiumicino. Nonostante sia presto già c’è la fila al check-in! Partenza alle 6.30 e arrivo ad Amsterdam alle 8.50. Per prendere l’aereo per San Francisco passiamo di nuovo i controlli. Sandro passa tranquillamente, a me fanno togliere le scarpe, mi perquisiscono e controllano il mio bagaglio a mano!! A Roma ero passata tranquillamente! Bah! Inizia il volo alle 11.45 e durerà 10 ore e mezza! L’aero è un 747 enorme ma un po’ vecchiotto, senza video sui sedili . Comunque il servizio è buono, passano in continuazione e ci danno pranzo e cena (stendiamo un pietoso velo, la cosa migliore è stata la frutta). Ci fanno compilare la carta verde con le domande: sei un terrorista? fai uso di droghe? trasporti armi? be a che serve…Così Arrivati a San Francisco dobbiamo passare il controllo ci prendono le impronti digitali, dell’occhio e mi fanno un sacco di domande, perché qui, perché soli, che lavoro fa Sandro, perché sono tornata in America … Comincio a pensare di non avere una faccia raccomandabile. Comunque alla fine riusciamo ad uscire, recuperiamo il bagaglio (meno male, Sandro per tutto il viaggio non ha fatto altro che dire che sicuramente l’avremmo perso), telefoniamo a figli e genitori con la Columbus e finalmente fuori. Prendiamo un door-to-door che ci porta in Albergo (dopo una trattativa sul prezzo, chiedeva 17$ ci siamo accordati su 15). L’hotel è il Bijou, in posizione centrale, a ridosso di Union Square un po’ vecchiotto ma carino il tema dell’albergo è il cinema, stanze corridoi sono pieni di foto di attori e film e gli arredi sono in tema, tanto che a ridosso della Hall c’è una riproduzione di palcoscenico. Di notte c’è un gran rumore, l’avevo letto sulle recensioni di tripadvisor.It ma non immaginavamo così, la strada sottostante è frequentata da molti homeless. Comunque arrivati, sistemati e chattato un po’, all’una di notte di Roma, le 16 locali, diciamo “ci poggiamo solo un attimo sul letto e poi andiamo”. Morale: ci svegliamo che sono le 21 locali, non abbiamo potuto fare niente, e alle 3 di mattina ci guardavamo negli occhi senza più sonno. Abbiamo perso mezza giornata!!!! 22.08.09 San Francisco Colazione alle 7.00 e poi via subito in giro per la città. Un freddo!!! Arriviamo a Union Square ci siamo solo noi e gli homeless. Vediamo arrivare la cable car e ci saliamo. Siamo solo noi. Nel corso della giornata capiremo che è stato veramente un caso eccezionale. Per tutta la giornata c’è stata una fila chilometrica alle fermate. Arriviamo al capolinea poi decidiamo di riprenderlo per tornare indietro per andare verso il Golden Gate Bridge. Prendiamo dimestichezza con i vari autobus anche perché i conducenti sono cordiali e ci indicano dove scendere e prendere le coincidenze. Arriviamo al golden bridge e … Non c’è. Una fitta nebbia lo avvolge e si vedono a malapena i pilastri iniziali. Inoltre c’è un vento freddo che fa perdere la voglia di attraversarlo. Fa’ niente, torniamo indietro e andiamo nel quartiere di North Beach molto carino pieno di locali tipici. Lì mangiamo in un localino caratteristico molto frequentato, per entrare facciamo un po’ di fila, mangiamo una pizza e una birra – 25$ compreso la mancia. Esce finalmente il sole e pensiamo di approfittare e torniamo al Golden bridge. Macchè, niente da fare, sempre uguale. Andiamo allora a Lombard Street, la prendiamo da sotto, non c’è che dire è veramente particolare con i suoi tornanti. C’è tanta gente che va a vederla e a provarla con le auto. Il resto della serata la passiamo tra i negozi di Union Square, compriamo pane e affettato e torniamo in albergo per mangiare. Sentiamo ancora addosso la differenza del fuso di orario. Devo dire che la gente qui a San Francisco è veramente cordiale, tante persone ci hanno rivolto la parola, specialmente sugli autobus, offrendosi di mostrare le fermate dove dovevamo scendere. C’è stata una signora anziana che ci ha raccontato anche un po’ della sua vita e ha voluto sapere della nostra. L’ultima coppia che abbiamo interpellato per sapere dove comprare da mangiare ci ha addirittura accompagnato con la macchina sul posto!!!! In Italia questo non sempre sarebbe possibile, né per disponibilità né per fiducia.
23.08.09 San Francisco Stamattina sveglia come al solito presto, prendiamo la cable car fino a Fisherman Wharf, abbiamo la gita ad Alcatraz alle 9,00 con partenza dal Pier 33, consigliamo di prenotare i biglietti in anticipo come abbiamo fatto anche noi, perchè nella biglietteria i primi biglietti disponibili erano per il 28 agosto, e se non li avessimo prenotati prima dall’ Italia a mezzo internet non saremmo potuti andare. Devo dire molto interessante, la visita era audio guidata e potevi andare dove volevi, il carcere di Alcatraz è rimasto esattamente come un tempo, ed è molto suggestivo entrare nelle celle che un tempo erano l’inferno per tanti detenuti, inoltre c’era una bella veduta sulla baia, per quello che potevi vedere, perché come al solito c’era foschia. Siamo stati sull’isola circa tre ore compreso l’acquisto di souvenir, e poi abbiamo ripreso il traghetto per il rientro; molto bella la vista su San Francisco, soltanto quella giustifica la gita a Alcatraz. Al ritorno sulla terraferma, miracolo!! Esce un timido sole. Andiamo verso Pier 39. E’ proprio come me l’avevano descritta, molto turistica, ma comunque simpatica. Piena di negozi di souvenir, alcuni particolari e monotematici. Ce n’era uno che vendeva solo carillon, e in uno di questi negozi si potevano acquistare autografi e gadget su personaggi famosi di spettacolo, sport, ecc. Lì abbiamo trovato per ns. Figlia, fan di Ilary Duff, una foto originale autografata. No comment sul prezzo che comunque abbiamo abbondantemente trattato. Abbiamo visto anche la colonia dei leoni marini. Carini però … Quanto puzzavano! Lungo il molo sarà perché è domenica c’è un sacco di gente del posto. C’è un gruppo di ragazzi neri che ballano hip-pop bravissimi, altri che suonano gli strumenti sui marciapiedi. Abbiamo pranzato in un grandissimo panificio-ristorante anche museo del pane “Buodin Bakery” dove sfornavano tutti i tipi di pane che con dei cestelli meccanizzati circolava sopra le nostre teste fino ad arrivare ai banchi di vendita. Abbiamo mangiato la tipica Clam Clover si tratta di una pagnotta di pane scavata, ripiena di zuppa di granchio, chiaramente da consumarsi rigorosamente seduti ad un tavolo; molto buona, l’abbiamo presa due volte. Devo dire che San Francisco è veramente caratteristica, diversa dalla altre città Americane, è più a portata d’uomo. Un giro da Ghirardelli, dove abbiamo potuto fare delle degustazioni di cioccolato ripieno di arancia, una pausa in Ghirardelli Square. Poi d’obbligo visita veloce a Chinatown, vediamo il museo della Cable molto interessante anche perché più di un museo vero e proprio; entri nella stanza dei bottoni dove partono le enormi funi in acciaio che tirano i cavi alle quali le cable si aggrappano, e ti fanno scendere anche al piano sottostante proprio al livello delle gigantesche pulegge. Ultimo giro su Union Square, e Market Street , cena in una gastronomia all’interno di un centro commerciale su Market Street due mega hamburger, infine in albergo,la giornata purtroppo è finita.
24.08.09 Yosemite Oggi lasciamo San Francisco, dobbiamo percorrere circa 300 km in direzione dello Yosemite National Park. Andiamo alla Alamo a ritirare la macchina prenotata già da Roma, a pochi isolati dal nostro albergo di Union Square. Non abbiamo problemi, ci danno un Dodge enorme!!! con il cambio automatico. Ci facciamo un giro per San Francisco, Sandro vuole provare assolutamente a fare la Lombard Street. Rischiamo di ammazzarci tre-quattro volte, perché Sandro si ferma in mezzo all’incrocio, deve prendere dimestichezza sia con il cambio automatico che con la viabilità della città. Alla fine usciamo dalla città attraversando il “Bay Bridge” un lunghissimo ponte sul mare e ci avventuriamo per le vie della California, con il suo traffico quotidiano. Ci fermiamo a Modesto ad acquistare il freezer di polistirolo che riempiremo di ghiaccio tutti i giorni e ci sarà molto utile per il proseguo del viaggio, anzi indispensabile. Ci fermiamo a mangiare a “El Pollo Loco” dove ci servono cosci di pollo arrostiti da condire con salsette varie e coca cola a volontà . Qui la caratteristica è che compri il bicchiere e te lo puoi riempire tutte le volte che vuoi. Proseguiamo poi senza più fermarci per Oakhurst e arriviamo al Best Western Yosemite Gateway Inn già prenotato in anticipo. Molto carino è stile motel americano come si vede nei film, c’è diversa gente. Cena con pizza (niente di chè) facciamo amicizia con una coppia di italiani che sta percorrendo il ns. Giro al contrario, e ci dispensano consigli vari visto che il loro giro si sta quasi ultimando. A dormire perché domani comincia l’avventura…Iniziamo con Yosemite Park.
25.08.09 Yosemite Partenza di buon mattino verso il parco. Siamo andati in un market per fare la spesa per il pranzo, abbiamo in mente di fare un bel pic-nic. Ebbene si, lì sul posto mi sono fatta la carta fedeltà anche di un market americano, perché c’erano gli sconti e conveniva. Ho risparmiato ben 4 dollari!!! Insomma tutto fa ben sperare in una bella giornata! decidiamo di fare il pass di 80$ che ci permetterà di visitare tutti gli altri parchi nazionali, e in futuro si rileverà molto utile. Arriviamo a Mariposa dove vediamo le sequoie secolari e noi naturalmente facciamo la foto sotto, a momenti ci arrestano perché non si poteva fare. Proseguiamo per lo Yosemite, bellissimo con panorami stupendi, rocce a strapiombo, vediamo i Wiew Point “El Captain” e “Glacier Point” restiamo colpiti per la grandiosità di quello che vediamo, sarà una sensazione costante per tutto il nostro viaggio. Arriviamo a Yosemite Village dove approfittiamo della navetta “gratuita” per la visita del parco, bellissimo da visitare assolutamente. L’altitudine del parco rende la nostra visita ancora più gradevole, si respira un’aria fresca e gradevole tipica dei paesaggi di montagna. Naturalmente arriva il primo imprevisto che mette a dura prova la nostra calma, andiamo per riprendere la macchina e Sandro vede degli scoiattoli e ha la felice idea di dar loro da mangiare nonostante naturalmente sia proibito! Insomma lascia tutto quello che ha nel bagagliaio dell’auto, prende delle molliche di pane, chiude il bagagliaio e… Le chiavi dell’auto sono lì dentro e la macchina si chiude da sola. (poi abbiamo scoperto che le seconde chiavi in dotazione al noleggio erano nel cofano posteriore sotto il rivestimento delle ruota di scorta, se l’avessimo saputo prima il problema non si sarebbe posto). Nel frattempo ci si avvicina una coppia che si rivela a mano a mano che parlano essere due mormoni che ci vogliono fare la predica. C’è solo da immaginare il momento, noi con la macchina chiusa con tutto dentro e ‘sti due che ci parlano della redenzione. Cerchiamo di non essere scortesi, Sandro rimane vicino alla macchina e io vado dai rangers a chiedere aiuto. Per fortuna (!) all’interno del parco c’è un meccanico che viene a riaprire la macchina per la modica cifra di 56,50$. Meno male che è successo in un posto così, se fosse successo nella Death Valley … Insomma alla fine riusciamo a fare ‘sto pic-nic in un bellissimo posto vicino al fiume, tra gli scoiattoli e degli uccelli con la cresta blu, che vengono a beccare i ns. Panini. Riprendiamo la macchina e attraversiamo il “Tioga Pass” ad un’altitudine di circa 3000 metri … bellissimi i panorami che riusciamo a ammirare e fotografare appena possiamo fermarci. Ci alterniamo nella guida, i chilometri sono tanti e la strada lunghissima e drittissima, stiamo andando a Lone Pine dove abbiamo prenotato il ns. Best Western. A un certo punto Sandro cerca gli occhiali, oggi non è proprio la sua giornata, anche perché dopo averli cercati invano per mezz’ora nella macchina mi fa accostare per cercarli nel bagagliaio. Scende mentre io rimango alla guida guardo nello specchietto e in questa strada lunghissima non passa nessuno, riguardo e… c’è una macchina della polizia con le sirene lampeggianti e scende un energumeno (un vero sceriffo come quelli che si vedono nei film) che si avvicina a Sandro. Oddio, penso, mo’ lo arrestano. Invece il poliziotto molto gentilmente gli chiede se aveva problemi, e Sandro con un americano alla Albertone gli spiega che sta cercando gli occhiali. Insomma tutto ok. Ah, naturalmente gli occhiali stavano nella macchina nel portaoggetti dalla sua parte. Dormiamo a Lone Pine in un bel Best Western Fontier. Andiamo a mangiare in un locale frequentato da gente del posto. E’ un locale caratteristico “Mounth Whitney Restaurant”, e vanta i migliori hamburger e bistecche della città, ed è stato frequentato da John Waine quando faceva i film in queste zone, infatti il locale è tappezzato di locandine e fotografie di attori. In fondo troviamo anche un piccolo museo di utensili stile far west. Mangiamo due ottimi mega-hamburger e due birre con 28 dollari.
26.08.09 Death Valley Oggi c’è la tappa più impegnativa: dobbiamo attraversare il deserto, la famigerata Death Valley!! Ci muniamo di pieno di benzina, due galloni di acqua, 1litro di gatorade e via. 400 chilometri di deserto, un paesaggio mozzafiato, una cosa indescrivibile, mai visto niente di così bello e immenso. Molto spesso ci troviamo a essere soli in mezzo al nulla, scendiamo dall’auto e ci guardiamo intorno, la sensazione che si prova è unica, particolare e s’interrompe solo quando qualche altra auto transita alla nostra vista. Prima tappa “Stovepipe Welles Village” dove troviamo un general store e un distributore di benzina, più avanti all’interno della valle non c’e ne saranno; ci temperiamo un po’ con il caldo, il termometro del posto segna 45 gradi. Arriviamo al Visitor Center dove mettiamo a punto l’itinerario che percorreremo, e ne approfittiamo per visitare un museo sulla death valley al suo interno (gratuito). C’è un lago di sale che dà dei riflessi stupendi, arriviamo al punto più basso dell’emisfero occidentale, badate, 86 metri al disotto del livello del mare… Appena scendiamo ci assale un vento caldissimo, come se ci fosse un phon puntato addosso. Fanno 47 gradi!! Percepiamo ancora di più la pesantezza dell’aria, manca quasi il respiro. Andiamo a vedere anche Dante’s View con una vista mozzafiato, è il tratto di strada più apprensivo da percorrere una salita molto ripida e lunga diverse miglia che mette a dura prova il surriscaldamento dell’auto, tant’è che decidiamo di spegnere anche il condizionatore. Zabriskie point ci ha fatto pensare e immaginare un paesaggio lunare con una colorazione della roccia diversa da tutto il resto del paesaggio, dal bianco al giallo, dall’avorio al grigio. L’afa è intollerabile, alla fine della giornata ci siamo bevuti un gallone d’acqua (circa 3,8 litri) e tutto il gatorade. Ne valeva comunque la pena. Mangiamo a Furnace creek in un ranch molto caratteristico e riprendiamo la via del deserto, ci aspetta Las Vegas. Arriviamo verso sera e l’impatto è tremendo. Dopo una giornata intera passata nella calma più assoluta veniamo scaraventati in una bolgia. Il nostro albergo, il Luxor, sulla guida Routard leggiamo che vanta la hall più grande di tutta l’america, c’entrano dentro 8 boeing, e vanta 4000 stanze tutte suite. Arriviamo e ci accolgono i men in black del servizio valet dell’albergo, ti aprono le portiere, ti scaricano i bagagli e ti parcheggiano la macchina. C’è un andirivieni di persone e una immensità di tavoli per giocare, c’è un casinò grandissimo. Facciamo il chek-in, mai visto una reception così immensa, Ci danno una stanza al dodicesimo piano e per raggiungerla dobbiamo percorrere 200 metri di corridoio, le finestre non si possono aprire, c’è l’aria condizionata, l’arredamento è cupo e noi ci sentiamo soffocare. Decidiamo di cenare nel self-service all’interno dell’albergo la scelta dei cibi e la varietà della cucina è buona, ma non ci è piaciuto un gran che. Andiamo sulla strip ed è un casino! Persone, voci, luci, tutto quello che siamo abituati a vedere in televisione. Un conto però è starci dentro. Las Vegas va vista e basta!!!! Si passa da un casinò all’altro con le scale mobili, è pieno di gente, ammiriamo i vari casinò il “Mandalay Bay”, “l’Excalibur”, il “New York-New York”, il “Planet Hollywood”, arriviamo al Bellagio, dove assistiamo allo spettacolo delle fontane che muovono l’acqua con la musica di Pavarotti, è da vedere, ne ripropongono uno ogni 45 minuti. Vediamo al “Paris” la riproduzione della Torre Eiffel tutta illuminata, e continuiamo a percorrere a piedi gran parte della Strip, basta pensare che e lunga più di 6 km, tra luci e megaschermi giganti, musica esagerata, e negozi di ogni specie, fin quando presi dalla stanchezza è quasi l’una di notte decidiamo di tornare in stanza, cominciamo a risentire un po’ la stanchezza. 27.08.09 Las Vegas Oggi giornata di relax, ci voleva dopo tanti chilometri. Ci siamo svegliati tardi, Sandro ha preso una cappuccino da Starbuck tanto sono bibbitoni e ci beviamo in due, e facciamo colazione in camera con i biscotti Bucaneve che mi sono portata da Roma. Che buoni, peccato siano finiti! Giornata dedicata allo shopping sfrenato, fa caldissimo, il “Las Vegas Outlet Center” è all’aperto … fa talmente caldo che lungo la strada hanno piazzato dei nebulizzatori di acqua azionati da grossi ventilatori per rendere l’aria più respirabile e poi c’è il “Premium Outlet”. Naturalmente siamo stati a tutti e due. Abbiamo fatto tanti acquistii, i prezzi erano eccezionali soprattutto per i marchi griffati, decidiamo di pranzare in un locale dove io mangio una pizza e Sandro decide di gustare la cucina cinese, mangiamo bene e in totale spendiamo 12$ e trascorriamo il pomeriggio facendo ancora shopping, compriamo due ottimi hamburgher (oramai siamo specialisti) e ceniamo in albergo. La sera siamo di nuovo usciti, stavolta la strip la abbiamo percorsa tutta, perché abbiamo preso un autobus di quelli panoramici, proseguiamo fino al Venetian, è impressionante come sia fedelmente riprodotta l’atmosfera di Venezia musica inclusa, ma si vede che è tutto finto, giriamo ancora per il vari casinò vediamo il Caesar Palace tra i più grandi, e… Come si fa a essere a Las Vegas e non giocare al casinò,! Decidiamo di tornare al nostro Luxor, ci giochiamo i ns. Numeri fortunati alla ruolette ma niente…Facciamo qualche tiro alla slot …Vinciamo un credito ma non riusciamo a rigiocarlo … tentiamo alla ruota della fortuna …Andiamo vicinissimi alla vincita …Ma … realizziamo che il gioco non fa per noi, e andiamo a nanna, meglio così.
28.08.09 Brice Canyon Andiamo via da Las Vegas! La tappa è impegnativa sono più di 400 chilometri per arrivare al Bryce Canyon. Solita strada, tutta dritta e monotona, Sandro dopo 200 chilometri non ce la fa più, e mi metto a guidare io. Per fortuna ci siamo attrezzati di i-pod, mp3, cd e poi c’è anche la radio che mano a mano ci avviciniamo alla meta trasmette musica country. Quanto mi piace! Insomma verso le due e mezzo arriviamo a destinazione, qui il paesaggio improvvisamente cambia lasciando spazio a monoliti di roccia stratificata dal color rosso all’arancio, reso ancora più brillante dal sole, sono state create delle gallerie sulla strada che al passaggio con l’auto creano dei scenari molto suggestivi, (qui nello Utah il fuso orario rispetto all’Italia è di 8 ore e non di 9) prendiamo possesso della stanza nel Best Western Ruby’s Inn in stile molto cow boy e andiamo finalmente all’interno del bryce. Che spettacolo!!! Ci sono dei punti panoramici che sono delle terrazze su queste rocce rosse che sembrano delle guglie. Bellissimo. Lo vediamo col tramonto che gli conferisce un fascino particolarmente bello. Vediamo il “Sunrise e Sunset Point”, “Inpiration Point”, il “Natural Bridge”, il “Navajo Lop”, il “Brice Point”, ognuno con una vista mozzafiato. Il Bryce Canyon si può visitare tranquillamente con l’auto, seguendo il percorso all’’interno del parco, e ci sono molti punti dove puoi scendere fin all’interno dove poi rendere la visita ancora più interessante. Ma domattina prima di ripartire ci torniamo a vederlo col sole pieno. Siamo stanchissimi, compriamo una pizza a portar via e ce la mangiamo in camera, devo dire molto buona. Mentre scrivo Sandro sta già russando.
29.08.09 Page Prima di andare via decidiamo di andare a rivedere il Bryce Point con la luce del mattino, è proprio uno spettacolo è mattina presto e il sole comincia appena a illuminarlo. Ci dirigiamo verso Page. La strada è molto panoramica, guido sempre io, così mio marito è libero di poter fare riprese e foto. Lungo la strada passiamo per Kanab. C’è una festa paesana! Ci sono uomini e donne vestiti con gli abiti locali, sono veramente divertenti. Gli uomini vestiti da cow boy e le donne tipo “una casa nella prateria”, che sono contenti di farsi fotografare insieme ai turisti. C’è anche un festival della musica country. E’ veramente caratteristico. Decidiamo di mangiare in un locale dove fanno gli hamburger. Proprio buono. Poco prima di arrivare a Page entriamo nel “Glen Canyon” distesa immensa di rocce, strapiombi stratificati e dirupi, sulla nostra sinistra cominciamo a vedere il Lake Powell che con il suo colore azzurro contrasta con il paesaggio tipico del canyon. Arriviamo all’ingresso di Page dove visitiamo la diga costruita negli anni 60 che serve da sbarramento per il fiume Colorado, che negli anni ha dato a Page, cittadina dell’Arizona, la possibilità di estendersi e divenire un centro importante, soprattutto grazie allo sfruttamento delle centrali elettriche. Proseguiamo per la nostra meta e arriviamo al Motel di Bob Bashful che abbiamo scelto su internet perché molto caratteristico. E’ un signore anziano, poeta, che affitta delle stanze e ci presenta anche il suo grande gatto nero. Ci spiega che a noi ha dato l’appartamento dove ha vissuto per 25 anni, ora lui vive in un camper davanti al motel. In effetti è un appartamento vero e proprio, dentro c’è tutto, dai piatti e bicchieri al televisore, c’è anche una tastiera elettrica, devo dire molto caratteristico, è stato interessante perchè abbiamo provato come si vive nella tipica casetta americana, doppia entrata con le zanzariere alle finestre praticamente per strada con le porte senza vere e proprie serrature, solo due piccioli chiavistelli. Andiamo a vedere un view point su Lake Powell attraverso una strada sterrata, e un luogo che ci consiglia Bob si chiama “horseshoe bend”. E’ bellissimo. Per arrivare bisogna fare 20 minuti a piedi tra sabbia rossa e rocce. Ti ritrovi davanti a uno strapiombo di rocce rosse dove il Colorado fa una cura a ferro di cavallo attorno a una roccia rotonda, dà l’immagine della grandiosità e colpiscono molto gli scenari a strapiombo senza alcuna protezione; se ci si sporge troppo gira la testa. Rientriamo da Bob gli chiedo delle sue poesie, e lui dopo un po’ mi porta dei fogli dove ne sono stampate alcune. A cena decidiamo di tentare la pasta, consigliati dalla Routard che scrive che c’è un locale dove la fanno buona. Per carità! Io l’ho ordinata all’italiana, Sandro alla marinara, avevano tutte e due lo stesso sapore, sapevano solo di aglio. Paghiamo 35 dollari e ce ne torniamo in Motel. Stasera a letto presto, siamo stanchi.
30.08.2009 Monument Valley Partenza da Bob, passiamo in un Safeway a fare la spesa per il pranzo (tonno, prosciutto cotto, formaggio e baguette). Siamo indecisi se visitare l’Antelope Canyon, non ci decidiamo se vedere l’Upper Antelope Canyon o Lower Antelope Canyon, sappiamo che per godere di una vista migliore è opportuno andarci intorno alle ore 12,00 quando il sole perpendicolarmente penetra nelle aperture del canyon,.Apprendiamo inoltre che visite organizzate vanno prenotate in tempo e data la giornata lunga che ci aspetta a malincuore decidiamo di non visitarlo, è anche vero che con i giorni che abbiamo a disposizione non riusciamo a fare proprio tutto… Ci dirigiamo verso la Monument Valley. Solita strada lunga e dritta, arriviamo nel primo pomeriggio al Best Western Wetherill Inn, gestito dagli indiani. Anche il Parco della Monument Valley è gestito da loro e devo dire che non sono molto simpatici, sono abbastanza scontrosi, credo che sia proprio una loro caratteristica. Comunque arriviamo alla Monument Valley e gli indiani ci dicono che le 17 miglia da fare all’interno sono pericolose per la macchina perché la strada è dissestata e ci chiedono 65 dollari a testa per portarci con le jeep, mostrandoci sulla cartina i vari percorsi da scegliere. Decidiamo di percorrere da soli il tragitto grazie ai consigli di viaggio opportunamente letti precedentemente perché sapevamo che facendo molta attenzione il percorso si può percorrere tranquillamente anche se non si possiede un fuoristrada, e poi inoltre ci rendiamo conto che anche gli indiani con la jeep fanno il nostro percorso facendo mangiare la sabbia ai turisti poichè le jeep sono scoperte. Decidiamo di avventurarci. Che spettacolo! Da non perdere assolutamente il panorama dal “visitor center” (il piu fotografato), “Le Mittens”, e il “John ford view”. Forse è uno dei paesaggi più selvaggi che abbia visto in tutto il viaggio, siamo praticamente da soli all’interno del parco, è talmente suggestivo e più volte immaginiamo che da un momento all’altro arrivino da qualche parte gli indiani al galoppo come nei film western. Uno spettacolo! Stiamo lì 4 ore ci fermiamo quando vogliamo a scattare foto e filmini e attendiamo per vedere il tramonto calare su un paesaggio da cartolina. Rientriamo in albergo, non ci va di riuscire vista l’ora tarda, ci facciamo un’altra baguette comprata stamattina e come al solito Sandro ricrolla a dormire. 31.08.09 Gran Canyon Andiamo via da Kayenta, stavolta i chilometri sono di meno, solo 250 circa. Andiamo verso il Grand Canyon. Ci fermiamo per strada a degli stand improvvisati dagli indiani nativi, che vendono bracciali e collane fatte da loro. Non resisto dal non fare acquisti contrattando con loro. Visitiamo la parte South Rim del GC entrando dalla Higthway 89, così la prima vista che troviamo è “Desert Wiew”, proseguiamo per Navajo Point, Grandwiew Point, fino ad arrivare al Grand Canyon Village la parte centrale del canyon con un grande General Store dove abbiamo pranzato; c’è il Post Office, un Ospital, e diversi alberghi gestiti dalla Xanterra, che ha la concessione per lo sfruttamento turistico del parco. Arriviamo al nostro albergo, è proprio all’interno del parco, il “Bright Angel Lodge”. Che bello! La nostra stanza non è all’interno dell’albergo centrale, ma è un lodge adiacente, ha la vista proprio sullo strapiombo e sul panorama principale; una vista eccezionale per grandiosità e immensità, non si riesce nemmeno a definire l’orizzonte. Facciamo un primo giro da soli con la macchina, il panorama non si vede bene, c’è un leggera foschia che non permette di coglierne appieno la bellezza. A fine giornata capiamo che è sempre così. Il secondo giro lo facciamo con i loro bus in una parte vietata alle auto e ci facciamo quasi tutti i wiew point, da segnalare “Mather Point”, “Yavapai Point” che ci permettono di ammirare gli strapiombi dalle varie angolazioni. A fine giornata guardiamo il tramonto dal view point “Yaki Point” molto affollato in quell’ora… E be’ devo dire che è stato molto bello e suggestivo. Nel frattempo si fa sera, vicino alla nostra stanza si vedono scoiattoli, daini e persino un cervo. Sandro come al solito si avvicina per fare le foto, come al solito si avvicina troppo e il cervo gli soffia contro con aria veramente minacciosa. Che fugone! Mangiamo nel ristorante del “Bright Angel Lodge”, finalmente una bistecca con patatine e ci portano un sacco di contorni compresa una zuppa di verdure dall’ottimo sapore … sarà la fame…Per un conto compreso la mancia di 40 dollari. 01.09.09 Kingman Ripartiamo dal Grand Canyon e iniziamo a avvicinarci a Los Angeles. Arriviamo a Willyams, una cittadina che si affaccia sulla famosa route 66, la “mother road”. Tutto è anni 60, molto carina e caratteristica. Decidiamo di non fare la strada a scorrimento veloce ma di percorrere la vecchia route 66, attraversando anche Seligman dove sembra che il tempo si sia fermato. Tutto richiama il mito di questa strada, dove è stato ambientato anche il film easy rider. Ci facciamo 130 chilometri di questa strada, fermandoci spesso, e arriviamo a Kingman. Carina e abbastanza grande, ci facciamo un giro per la cittadina, c’è pochissima gente, visitiamo la grande locomotiva penso dell’800 e entriamo in un un grande magazzino. Che prezzi convenienti! Non si può resistere! Andiamo a cena in una steak house abbastanza rinomata a Kingman si chiama “The Dambar Steakhouse” il locale è in stile western con i banconi i legno stile cowboy e la segatura sparsa in terra (leggiamo che è una caratteristica di quel locale), si riconosce perché all’esterno sul tetto c’è un grande bue, mangiamo una ottima bistecca e Sandro le costolette di beef con solito contorno di verdura, zuppa di non so cosa, ma veramente buona! Ormai mangiamo americano nei locali americani e abbiamo imparato a scegliere tra i loro menu che non sono per i turisti. Paghiamo 50 dollari, circa 35 euro. Andiamo in camera, il Motel è un “Best Western Wetherill Inn”, forse il più bello.
02.09.09 Los Angeles Oggi ci sono da fare più di 500 chilometri per arrivare a Los Angeles è la tappa più lunga del nostro viaggio, facciamo colazione nel Motel, carichiamo bagagli e stuzzichini vari e poi via. 300 chilometri sono da fare su una interstate dritta dritta, dopo 100 chilometri cominciamo a sbadigliare, qui la cosa si fa seria, non c’è musica, conversazione che tenga, è proprio una noia. Dopo ‘sti 300 ce ne sono da fare altri 150 su un’altra strada altrettanto noiosa, Sandro getta la spugna e fa guidare me, unica variante una specie di casello sulla interstate al confine Californiano dove non so bene cosa dovrebbero controllare, ci fermiamo, un rangers ci guarda e ci fa cenno di proseguire mah… Alla fine di questa strada improvvisamente il caos, 5 corsie più quella di emergenza, macchine che sorpassano e suonano da tutte le parti, stiamo arrivando a Los Angeles!! Che traffico, ci lamentiamo noi. Alla fine con il nostro santo navigatore arriviamo in albergo. Di un lusso sfrenato, la nostra stanza è più grande del mio salone, e ha una vetrata da pavimento a soffitto che dà sulla collina di Hollywood e vediamo anche la scritta! Un bagno favoloso con accappatoi di Frette, tutto cristallo … E noi che eravamo abituati nei motel. Appena arrivi ci sono i valet che ti aprono la portiera della macchina, dell’hotel, che fanno l’inchino. Comunque lasciamo tutto e andiamo alla scoperta della città. Un gran casino. Le distanze tra una traversa all’altra sono chilometri, è la prima città che visito che necessita per forza della macchina, non ha un centro. Anche il ns. Navigatore fa fatica a trovare le strade, comunque dopo un po’ di tentativi riusciamo ad arrivare alla “Walk of Fame”. A me non ha fatto una bella impressione, ci sono un sacco di persone che fanno i sosia e sinceramente mi fanno pena, guarda che devono fa’ per campare. Comunque vediamo davanti al teatro cinese “Grauman’s Chinese Theatre” le impronte di molti attori del passato e del presente, Sandro fotografa quello di John Waine, ormai è andato in fissa con lui. Sulla stella di Michel Jackson ci sono fiori, biglietti e peluches. Non riusciamo a trovare Rodeo Drive, e dopo un po’ di giri per la città con il navigatore impazzito,anduamo alla ricerca di un distributore di benzina per gonfiare le gomme dell’auto poichè si era accesa una spia arancione sul cruscotto (abbastanza inquietante) che segnalava i pneumatici sgonfi,. Dopo aver inserito 65 centesinmi nell’apparecchiatura e aver litigato con la pistola di gonfiaggio finalmente riusciamo a sistemare. Ce ne andiamo in albergo senza neanche cenare, siamo troppo stanchi e non abbiamo fame.
03.09.09 Los Angeles Usciamo e finalmente riusciamo ad orientarci meglio (sempre con il navigatore). Questa città è enorme, ogni volta fai una strada nuova e per chilometri. Riusciamo ad arrivare a Rodeo Drive. E’ una bella strada piena di negozi firmati (do you remember Pretty Woman?). Facciamo anche un giro per il quartiere di “Beverly Hills” devo dire che lo immaginavamo blindato, invece la maggior parte delle ville arrivano con i giardini sul marciapiede e alcune non hanno neanche i muri di recinzione la sensazione comunque è che in quel posto la ricchezza è esagerata . Optiamo per non andare agli Universal Studios ma di andare a Santa Monica a vedere l’oceano. Che cittadina carina! Qui si che ci troviamo a nostro agio!. Qui le spiagge sono tutte libere, ci avviciniamo a riva e ci bagniamo, l’acqua è calda, e facciamo la foto vicino alla postazione del baywatch. Sembra come se Pamela Anderson dovesse correre da un momento all’altro. Facciamo un giro per il molo dove troviamo artisti di strada, cantanti , e molte bancarelle, ci addentriamo per le strade. Troviamo un’isola pedonale molto carina e piena di artisti di strada. Alla fine decidiamo di fare una capatina agli Universal Studios. Fuori dal parco dei divertimenti c’è un centro commerciale a tema e un po’ di attrazioni. Come sempre sono una tentazione per fare nuove compere, c’è un negozio che si chiama Sugar che vende caramelle e dolci di tutti i tipi. Prima di rientrare facciamo un salto all’Alamo per risolvere un problema legato alla riconsegna dell’auto il giorno successivo, visto che a San Francisco ce l’hanno consegnata con il serbatoio vuoto non sappiamo come riportarla. Poi andiamo a mangiare un pezzo di pizza vicino Rodeo Drive dove eravamo stati già a pranzo, più che altro perché ha wireless free. Carichiamo le foto e chattiamo un pò e torniamo in albergo per preparare le valigie. E’ ora di tornare.
04.09.09-05.09.09 Los Angeles Oggi è il giorno del rientro. Usciamo dall’albergo per fare colazione e telefonare. Prendiamo un cappuccino e due paste in un locale frequentato dai californiani. Non capisco come fanno di prima mattina a bersi dei bibbitoni pieni di ghiaccio. Noi invece beviamo il solito cappuccino ustionante. In albergo ci mettiamo più di due ore per completare le valigie, per calibrare il peso, abbiamo acquistato una valigia in più per trasportare tutto quello cha abbiamo acquistato. Decidiamo di andare da Macy’s a comprare una cinta per Sandro perché non la trova più. Entriamo nel parcheggio multipiano … E altro imprevisto … Sandro come al solito si mette a fare le foto, io gli dico “il biglietto del parcheggio ce l’hai tu”. Sandro comincia a toccarsi da tutte le parti, a cercare da tutte le parti, ‘sto biglietto non si trova. A questo punto mi sono sentita persa. Perché avevo appena letto che quel parcheggio era tutto automatico e non c’era personale. Ho pensato “qui non ne usciamo più e perdiamo l’aereo”. Cerchiamo qualcuno, alla fine troviamo un inserviente portoricano, cerchiamo di spiegare quello che è successo, alla fine dopo un bel po’ci porta in un ufficio dove ripetiamo quello che è successo. Vogliono farci pagare 10 dollari, ma io con la ricevuta dell’Hotel di appena mezz’ora prima riesco a pagare solo 1 dollaro, ma la cosa importante è che riusciamo ad uscire! Non è mica finita qui, perché dobbiamo riconsegnare la macchina e lì c’è un altro problema, perché siccome a San Francisco ce l’hanno dato col serbatoio vuoto abbiamo dovuto fare noi il pieno di 53 dollari e rischiamo di doverne pagare altrettanti per lasciarla piena. Vado a parlare con un impiegato e ho un asso nella manica: la ricevuta con la carta di credito del pieno che abbiamo fatto con tanto di ora che corrisponde a quando abbiamo preso la macchina. Morale: non dobbiamo pagare niente e in più ci restituiscono i 53 dollari! Sono grande! Con la navetta raggiungiamo il terminal C di KLM, dove effettuiamo con l’aiuto di un gentile addetto il chek-in, elettronico, controlli di rito, e siamo già imbarcati sul volo di ritorno che ci riporta a casa. Il nostro viaggio è stato bello, interessante, avventuroso, in qualche caso ci ha creato apprensione, perchè i km percorsi sono stati tanti…Ma ci ha lasciato un bellissimo ricordo nel cuore che non potremo mai dimenticare.