La namibia di moreno e monica

13-14 Agosto 2005 VENEZIA-FRANKFURTH-JOHANNESBURG-WINDHOEK Non potevamo smentirci neppure quest’anno. Quando eravamo viaggiatori alle prime armi, le vacanze ci andavano lisce fino alla fine, ora che siamo diventati un po’ più esperti ne combiniamo di tutti i colori. Ma partiamo dall’inizio perchè è proprio lì che succede il...
Scritto da: sommyca
la namibia di moreno e monica
Partenza il: 13/08/2005
Ritorno il: 30/08/2005
Viaggiatori: in coppia
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13-14 Agosto 2005 VENEZIA-FRANKFURTH-JOHANNESBURG-WINDHOEK Non potevamo smentirci neppure quest’anno. Quando eravamo viaggiatori alle prime armi, le vacanze ci andavano lisce fino alla fine, ora che siamo diventati un po’ più esperti ne combiniamo di tutti i colori. Ma partiamo dall’inizio perchè è proprio lì che succede il misfatto.

Al gate dell’aeroporto di Venezia, prossimi alla partenza, decido di sedermi un attimo e così mi tolgo lo zainetto ed il marsupio e al momento di partire lo lascio sulla sedia. Me ne ricorderò solamente una volta seduto al mio posto, in aereo, quando sarà troppo tardi per andare a recuperarlo e così ci faremo tutto il viaggio per la Namibia con l’incubo di aver perso soldi, carta di credito, cellulare e occhiali da sole. La notizia buona arriva quando dall’aeroporto di Johannesburg telefoniamo a Venezia e ci dicono che è tutto ok ed il mio marsupio è stato recuperato con tutto il suo contenuto.

Tiriamo un sospiro di sollievo e alleggeriti da questo pensiero, giungiamo a Windhoek dove ci aspetta un’altra sorpresa: questa volta positiva. L’agenzia alla quale ci siamo appoggiati per l’organizzazione del viaggio(Xenia di Prato)(www.Etosha.It) ci fa trovare Agostinella di NAMIBIA CONNECTION, corrispondente in loco che ci illustra tutto il programma della vacanza e ci dispensa di utilissimi consigli per una buona permanenza in Namibia, oltre a supportarci sul disbrigo di alcune pratiche burocratiche per il noleggio dell’auto. Anche l’alloggio all’hotel Pension Moni è ottimo. Pulizia, gentilezza, buon gusto: ci sembra di essere ritornati in Sudafrica! Facciamo a tempo ad uscire anche per un giretto in città, ma è domenica e non c’è nessuno. Meritano una menzione comunque la Chriskkirke, il parlamento con i suoi giardini e la graziosissima mall con i suoi negozi. Per cena inauguriamo la vacanza con una bella bistecca da “Spur”, la famosa catena che già ci aveva deliziato nel 2003 in Sudafrica.

__________________________________________________________________________ 15 Agosto 2005 HARDAP DAM – MARIENTAL Oggi ci sposteremo verso sud percorrendo il vasto altipiano centrale in direzione della diga di Hardap Dam. Fa freddo quando ci alziamo di buon mattino per consumare la nostra colazione-pranzo, ricordiamoci che siamo a più di 1600 metri d’altezza.

Stanotte Monica non ha dormito molto, sicuramente non per il jet-lag che qui non c’è, quanto per la tensione di ieri. Scambiamo due parole con gli immancabili turisti italiani d’agosto e usciti dal centro della capitale imbocchiamo la B1, l’arteria principale che porta a sud verso il Sudafrica. Oggi guida Monica perché io ho solamente la patente internazionale, (l’altra è rimasta dentro al marsupio e quindi sta a Venezia) e non è nemmeno valida, essendo scaduta 4 mesi fa (quella internazionale), ma a questo troveremo rimedio domani. Appena usciti da Windhoek, il paesaggio diventa aspro e secco, corriamo su di un’interminabile striscia d’asfalto dritta come una stecca di biliardo, accompagnati dalla linea ferroviaria che corre parallela e da due reticolati che impediscono agli animali di attraversare la strada (ma la capra stralunata che abbiamo trovato stamattina da dove cavolo arrivava?).

Tutt’attorno niente, fino a Rehoboth, segnata sulla cartina come fosse Londra o Parigi ma che in realtà attraversiamo in pochi minuti, il tempo necessario per lasciarci alle spalle le 4 case e la chiesa. Ah, curiosamente i suoi abitanti sono chiamati “bastards” da baster, i primi coloni che vi arrivarono dal Capo di Buona Speranza. Un’altra oretta e siamo all’Hardap Dam, la diga sul Fish river, che con i suoi canali irriga tutta la piana di Mariental poco sotto e consente la coltivazione di mais, cotone e ortaggi.

Qui ci fermiamo anche per fare benzina e Monica si scatena con i suoi filmini agli abitanti del posto.

Ritorniamo all’Hardap Dam e approfittiamo del pomeriggio libero per fare un giro al “Game Park” un percorso attorno al lago a caccia di Springbok e altri animali. La nostra stanza è in un piccolo bungalow sulla sponda nord, fa freddo usciamo per cena e nonostante siano sole le 20:30 ci ritiriamo. Buona notte.

16 Agosto 2005 AUS – KLEIN AUS VISTA Questa mattina ci alziamo molto presto (alle 5:30) perché ci aspettano 450 Km per raggiungere Aus nel sud del paese. Per fortuna la strada, almeno in questa prima parte del viaggio, è asfaltata, per cui possiamo permetterci di viaggiare ad una media di 130 Km all’ora, il limite sarebbe di 120… Chissà come andrà, quando dovremo percorrere le piste battute del Namib… Raggiungiamo Keetmanshoop, vivace cittadina sulla direttrice per il Sudafrica e quindi importante per l’approvvigionamento di benzina e la possibilità di trovare un posto dove dormire.

Noi ne approffittiamo per fare colazione al Bird’s Nest, un graziosissimo B&B gestito da un’anziana signora e poi via di corsa verso Aus, direzione sud-ovest. Ci fermeremo due notti al KLEIN AUS VISTA, un piccolo villaggio con alcuni Chalet aggrappati alla roccia e con vista sulla sterminata distesa semidesertica del Namib. Un posto favoloso! Lo chalet poi è stupendo. Costruito in pietra con un lato addossato alla montagna e gli interni in legno, sembra di stare dentro ad un sogno.

Il pomeriggio decidiamo di utilizzarlo per andare a visitare la cittadina di Luderiz sulla costa dell’Oceano. A darci il benvenuto, troviamo delle lunghe lingue di sabbia che portate dal vento si insinuano pericolosamente sulla strada. Il paesaggio è surreale. Poco prima di entrare in paese, alla nostra sinistra, scorgiamo le case abbandonate di Kolmanskop, l’antica cittadina mineraria dove il deserto si è inghiottito oramai la metà degli edifici.

Luderiz invece, al contrario del suo ostile paesaggio che lo circonda è un pittoresco paesotto di pescatori famoso però soprattutto per essere stato la sede principale della CDM, la società mineraria concessionaria della licenza di estrazione dei diamanti ( ora la sede principale è Oranjemund più a sud).

Tornando al nostro chalet ci fermiamo a fotografare i cavalli selvaggi del deserto di Aus, (dicono che siano i discendenti dei cavalli dell’esercito tedesco di stanza in queste zone un secolo fa). La giornata termina al ristorante del Klein Aus Vista in compagnia di una troupe sudafricana di documentaristi e di un folto gruppo di turisti francesi.

__________________________________________________________________________________ 17 Agosto 2005 AUS – KLEIN AUS VISTA Sto ancora pensando alla vicenda del marsupio lasciato all’aeroporto di Venezia e alle svariate telefonate fatte da Monica per recuperarlo, che ne combino un’altra! Ma andiamo con ordine.

Questa mattina la levataccia la facciamo per un escursione con la guida nella zona. Ci rechiamo quindi alla reception dove, dopo colazione, abbiamo appuntamento alle 8 con Nakadi, un ragazzo Afrikaner del Klein Aus Vista. Lui ci porterà con la Jeep (rigorosamente scoperta per la gioia di Monica…) a vedere le dune del Namib meridionale e qualche animale, tra cui gli springbok, orici, sciacalli oltre a qualche bell’esemplare di uccello. Al ritorno, una volta salutato Nakadi, scopro di essere rimasto a terra con la batteria dell’auto. Si è scaricata perché avevo lasciato accesi i fari da stamattina. Siamo comunque fortunati, perché l’officina del Klein Aus Vista è a soli 50 metri e così possiamo lasciare l’auto con la batteria in ricarica e ritornare al nostro chalet con la fuoristrada del titolare.

Speriamo che vada tutto bene, continuiamo a ripeterci, e sarà proprio così. Nel tardo pomeriggio torniamo a prendere la nostra Toyota Tazz e ringraziamo il signor titolare dell’hotel (che non vuole niente). Ritiriamo poi la carne per il barbecue che avevamo ordinato stamattina e torniamo nuovamente allo chalet per preparare la cena. (Distanza tra lo chalet e la reception = 7 km di sterrato).

Ce lo ricorderemo, il nostro soggiorno qui. Di fronte alla casetta accendo il fuoco, mentre Monica prepara dentro e verso le 7 siamo a tavola per la nostra grigliata di manzo e agnello. Stasera abbiamo preparato noi! Una bella doccia calda (l’acqua è scaldata con i pannelli solari che forniscono pure l’energia per le luci) perché fuori fa freddo (8° C.) e poi ci mettiamo seduti davanti al fuoco a leggere per accogliere meglio il sonno che qui in Africa non tarda ad arrivare. Il fuoco si è spento. Ora andiamo a letto, con le nostre borse dell’acqua calda.

18 Agosto 2005 WELTEVREDE – DESERTO DEL NAMIB Lasciamo a malincuore questo splendido resort, convinti che uno così bello non lo troveremo più, in questa vacanza. Consumata la nostra colazione industriale, salutiamo e ci avviamo verso il deserto vero e proprio: quello della zona di Sossusvlei nell’antico deserto del Namib.

Facciamo il pieno, la benzina costa solo 5N$ (dollari namibiani), ovvero 62/100 di euro, perché la tappa oggi sarà lunga oltre che impegnativa a causa della pista battuta. D’ora in poi non troveremo più asfalto, ma solo sterrato, di conseguenza i tempi per raggiungere le nostre destinazioni aumenteranno, non potendo correre a più di 80-100 Km/h. Passiamo attraverso distese bianche ghiaiose e rosse sabbiose ma comunque sempre desolate, aspre e inospitali, ma bellissime.

Incrociamo un’auto ogni ora e salutiamo addirittura due ciclisti europei intenti a fare chissà quale giro della Namibia, bah! E’ incredibile un Kudu ci attraversa la strada e freniamo bruscamente, fa un balzo proprio davanti alla nostra auto e 3 struzzi dopo un paio d’ore fanno lo stesso! Giungiamo infine a Sesriem, ovvero la porta di Sossulsvlei, dove incontriamo due ragazzi conosciuti a Windhoek che ci danno qualche indicazione sulle due escursioni che abbiamo in programma per il pomeriggio. Il canyon di Sesriem, poco lontano dal gate, è una profonda gola scavata dal fiume Tsauchab in milioni di anni, interessante ma da non lasciare a bocca aperta, molto più bella è invece la duna di Elim, che decidiamo di scalare, essendo vicina solo qualche chilometro dall’entrata del parco. Mettiamo a dura prova la nostra resistenza, scalando la vetta in meno di un ora, ma ne vale la pena, perché in cima la vista è mozzafiato, e i colori del tramonto da fotografia! Scendiamo insabbiati come due cammelli e usciti di corsa dal parco che chiude alle 17:30 ci fiondiamo verso il nostro alloggio, 50 Km più a nord. Il Weltevrede non è eccezionale, ma è comunque accogliente e pulito. Si cena tutti insieme alle 18:30 e poi tutti a nanna che alle 21:00 spengono i generatori di corrente e si accendono le candele.

__________________________________________________________________________________ 19 Agosto 2005 WELTEVREDE – DESERTO DEL NAMIB Questa sera il diario lo scrivo io (Monica) dato che si tratta di commentare un’intera giornata trascorsa nel deserto che è la mia passione. Bene come dice biblicamente la nostra fida guida Lonely Planet non si può venire in Namibia e non andare a Sossusvlei. Sossusvlei appunto è la zona desertica raggiungibile popolata da moltissime dune tra le più alte del mondo, per accedervi è necessario ottenere un permesso a Sesriem, la porta di accesso al parco.

Comincia presto la nostra giornata e alle 6:30 ora di apertura del gate, varchiamo la soglia e arriviamo dopo 65 Km al parcheggio 2×4, allora con le navette 4×4 (jeep scoperte tipo safari) giungiamo a Sossusvlei tra piste di sabbia e dune ai lati ovunque.

Paesaggio quasi surreale, un freddo molto reale! Come del resto surreale è stato il percorso per arrivare al gate (piccoli addensamenti di nebbia e sullo sfondo dune di sabbia multicolore, la luna ancora visibile e il sole rosso che sorge…Indescrivibile!).

Seguiamo il percorso Deadvlei, un lago salato pieno di acacie morte e stecchite (nel vero senso della parola) e di lato tra tante dune la “Big Daddy” 300 mt da terra scalati con molta fatica e 4 ore di cammino tra lago e dune. Dopodiché raggiunta la nostra auto non potevamo mancare alla “passeggiata” (si fa per dire) sulla duna più bella e famosa del mondo, la DUNA 45, di un rosso mattone intenso, definita dal vento come un’opera d’arte, ma arte non è…È natura…Emozionante da togliere il respiro! Dopo quest’altra ora di sforzi rientriamo salutando gli amici incontrati al nostro lodge Giovanna e Gianpaolo. Durante il tragitto di ritorno 4 ghepardi si inventano di attraversare con estrema disinvoltura la savana che costeggia la strada principale, ovviamente sterrata, come sempre da ieri, uauh non è facile avvistarli, questo è proprio un bel colpo! E così insabbiati e soddisfatti docciamo veloci per la cena rigorosamente alle 18:30 20 Agosto 2005 SWAKOPMUND – COSTA OCEANO ATLANTICO Siamo oramai diventati dei bravi piloti sullo sterrato, ma stamattina ci svegliamo comunque presto per partire verso la costa perché ci aspettano la bellezza di 450 Km e due passi che potrebbero essere insidiosi, poiché non sono asfaltati, il Gaub Pass e il Kuiseb Pass.

Arriviamo verso le 12:00 a Walvis Bay, industriosa cittadina con un importante porto commerciale ed alcune attività di lavorazione del pesce ed una salina.

Cerchiamo il Mola Mola, un ufficio al quale ci siamo rivolti per l’escursione a Sandwich Harbour, quando lasciamola nostra Toyota con lo zainetto visibile al suo interno per 5 minuti e al ritorno l’amara sorpresa: il finestrino posteriore fracassato e lo zaino che non c’è più.

Al suo interno c’erano la macchina fotografica con lo zoom, la videocamera ed un binocolo! Ci assale lo sconforto. Chiediamo ad alcuni turisti italiani che erano li vicini (a non più di 20 metri) se hanno visto qualcuno e ci rispondono di aver notato due ragazzi sospetti ma nulla più.

Chiamiamo la polizia che arriverà di lì a breve, ma dei ladri nessuna traccia. Troverò pochi minuti dopo, lo zainetto poco lontano, ma ovviamente vuoto.

Seguiamo i poliziotti alla stazione per denunciare il furto, ma siamo consapevoli che non rivedremo più niente. La fortuna è stata di aver portato con sé in quel momento, da parte mia la fotocamera digitale con le uniche testimonianze della vacanza e da parte di Monica, la tracolla con i biglietti aerei, i soldi e i passaporti.

Sconsolati ci dirigiamo a Swakopmund per ritirarci al Sea Breeze, il nostro Bed&Breakfast, gestito da due italiani Oscar e Giancarlo, ai quali racconteremo la nostra disavventura. Domani dobbiamo sentire la Budget per la riparazione del vetro posteriore.

__________________________________________________________________________________ 21 Agosto 2005 SWAKOPMUND – COSTA OCEANO ATLANTICO Ieri sera, forse per esorcizzare un po’ il misfatto, siamo usciti a cena a mangiare il pesce (22 euro a testa) da Erich’s in centro città. Volevamo allontanare i pensieri e ci siamo anche riusciti con una bottiglia di Chardonnay sudafricano, ma poi questa notte sono tornati ed ora le nostre facce non sono certo il massimo dell’allegria.

Forse però riusciremo a distrarci. Per oggi è in programma l’escursione alle dune di Sandwich Harbour con il fuoristrada.

Il tour lo faremo con un operatore di Walvis Bay, il Mola Mola, uno dei migliori della zona. La nostra guida è Mike, un namibiano espertissimo nell’accompagnare i turisti con il suo Land Rover in questo luogo completamente selvaggio. Lo spettacolo delle dune di sabbia che arrivano fin sul mare, quasi nel volere sfidare l’Oceano, è unico. Noi passiamo tra le due forze della natura, ed è una prova anche la nostra, perché se le onde dell’ Oceano, dovessero colpire il fuoristrada, la faccenda diventerebbe seria, in quanto il motore si spegnerebbe e in pochi minuti il mare s’inghiottirebbe l’auto (già accaduto a qualche turista fai da te!). Il lunch lo consumiamo in cima ad una duna in compagnia della nostra guida, che ci racconta di essere stato un “businessman” in Sudafrica prima di cambiare completamente vita e far diventare “Sandwich Harbour” il suo ufficio. Non dimenticheremo mai neppure le due ore trascorse a camminare in cima le dune con l’Oceano al nostro fianco in completa solitudine.

La sera al Sea Breeze ci ritroviamo con alcuni ragazzi italiani conosciuti in vari momenti della vacanza e con una coppia di ragazzi padovani andiamo a mangiare qualcosa al “Cafè” poco lontano.

Domani, Giancarlo ci ha detto che la Budget ci sostituirà l’auto. 22 Agosto 2005 PALMWAG – NORD OVEST Ieri non siamo riusciti a visitare bene la cittadina di Swakopmund, vuoi per la scarsa vena, vuoi per il poco tempo a disposizione dopo l’escursione, ad ogni modo qualcosa c’è rimasto.

Lo stile architettonico per esempio, prettamente teutonico, al punto che ci sembrava di stare in Baviera se non fosse stato per le palme e le spiagge dell’Oceano Atlantico. E ancora, la moltitudine di pescatori che si riversano sul litorale armati di lunghissime canne da pesca (questa è la passione principale della zona). Noi ci siamo alzati presto per cercare un caricabatterie per la nostra fotocamera digitale (che non troveremo) e per sostituire l’auto, ma, all’ultimo momento ci dicono che dovremmo far riparare il vetro da una vetreria in città e così facciamo, se non chè ci fanno capire che il tutto ci porterà via almeno tre ore. Non possiamo aspettare tanto, così ritelefoniamo alla Budget e chiediamo/pretendiamo la vettura sostitutiva. Ce la promettono da lì ad un ora, ma in realtà arriverà solo poco prima di mezzogiorno e questo significa una corsa di 500 Km sullo sterrato per arrivare prima che faccia buio.

Non è raccomandabile infatti, guidare dopo il tramonto, poiché gli animali si muovono all’imbrunire e diventano pericolosi attraversando la strada, per non parlare poi delle buche e dei sassi che non si vedono più. Noi ad ogni modo riusciamo perfino a fermarci a comperare delle bamboline di pezza fatte a mano da alcune donne di etnia Herero, che ce le vendono per pochi dollari namibiani dal bordo della strada. E compresa nel prezzo c’è pure la fotografia con loro che indossano dei bellissimi abiti colorati.

Arriviamo al Palmwag con il buio. Il Lodge è bellissimo. Alla recepition, la signorina è pronta ad accoglierci con un brindisi analcolico. Forse ci stava aspettando e noi siamo gli ultimi ospiti della giornata. Il bungalow con il tetto di paglia stile African Safari è incantevole come il ristorante dove però la cucina non è altrettanto buona.

__________________________________________________________________________________ 23 Agosto 2005 BAMBATSI HOLIDAY RANCH – OUTJO Pur essendo la Namibia un paese prospero per gli standard africani (con un prodotto interno lordo il doppio della media africana) girando per il paese non si possono non notare i villaggi della povera gente che chiede qualsiasi cosa per strada. Questa mattina appena usciti dal lodge, ci fermiamo per fotografare dei bimbi con la loro mamma giovanissima in cambio di qualche soldo, ma non appena ripartiamo, la ragazza ci chiede dei vestiti e Monica regala loro una gonna, una canottiera ed una maglietta. I bimbi, soprattutto la più piccola sono tenerissimi e ci è difficile salutarli per ripartire.

Troveremo poco dopo altre due ragazze di cui una, madre di un bimbo piccolissimo portato con uno zaino, a cui daremo un’altra maglietta che non esiterà un secondo ad indossare. Stanno andando a prendere posto all’entrata della loro “Petrified Forest”, la foresta pietrificata che evidentemente in parte si trova anche nei loro territori. Ci chiedono 10 N$ cosicché possiamo ammirare alcuni tronchi lunghi una ventina di metri pietrificati e dell’età di 260 milioni di anni.

Per le 2 del pomeriggio giungiamo al Bambatsi passando per Khorixas, questa volta su una velocissima strada asfaltata. Non ci sembra vero! Il ranch, a conduzione familiare (una coppia di giovani tedeschi giunti fin qui solamente 11 anni fa), sta in cima ad una sommità dalla quale si può ammirare la savana sottostante. Il posto è stupendo, c’è pure la piscina e alle 16:00, dal belvedere del giardino mentre ci viene servito il the con una fetta di torta, riusciamo a scorgere una giraffa mentre si abbevera ad una pozza poco distante.

E come non dimenticare il tramonto dal terrazzo del nostro chalet in pietra? Abbiamo persino il tempo di vedere i due ghepardi (questi però chiusi in un recinto) allevati dai proprietari dopo che li avevano trovati cuccioli e orfani della madre. La giornata si chiude a cena tutti assieme attorno ad un grande tavolo fuori all’aperto, sotto le stelle tra ospiti tutti rigorosamente tedeschi.

24 Agosto 2005 OKAUKUEJO – ETOSHA NATIONAL PARK Ci alziamo con comodo verso le 7 e con altrettanto comodo ammiriamo il sorgere del sole dato che il nostro bungalow ha una vetrata direttamente esposta verso un orizzonte da sogno.

Usciamo in veranda e sentiamo che la temperatura oggi è gradevole: è sufficiente un maglione, niente piumino. Verso le 8 facciamo colazione sullo stesso tavolo in terrazza dove la sera prima ammiravamo le stelle, al tepore del primo sole in un silenzio rotto solo dai passi dei pochi turisti, che come noi avevano fatto tappa in questa indimenticabile farm.

Una coppia di turisti tedeschi si siede con noi ed è veramente piacevole trascorrere due ore in loro compagnia. Tim e Barbara ci raccontano le loro vite e i loro viaggi e noi altrettanto. Parliamo adagio e con toni pacati, nessuno di noi vuole disturbare questa pace, che meraviglia essere così in alto e sentirsi così rilassati. Ma si è fatta l’ora di lasciarci e quindi proseguiamo verso l’Etosha. A Outjo, un paesino a 100 Km dal gate acquistiamo qualche provvista e una macchina fotografica usa e getta, non si sa mai finisca la batteria della digitale (unica fonte rimasta per noi per documentare e raccontare di questo splendido paese).

All’arrivo, sbrigate le solite procedure di check-in e permessi vari per sostare nel parco 4 giorni, decidiamo per un primo safari e così vediamo poco prima del tramonto una famigliola di elefanti e vicino Kudu e springbock che si abbeverano ad una pozza, l’immagine con il sole lieve è da cartolina, speriamo la mia kodak usa e getta renda l’idea! Al rientro al camp incontriamo alla pozza illuminata una coppia di italiani conosciuti al Sea Breeze e praticamente trascorriamo con loro un paio d’ore ad ammirare gli animali.

Gli appassionati fotografi con zoom e cavalletti da paura si scatenano quando una famiglia di Ryno insieme agli elefanti arrivano a bere…Che emozione! _________________________________________________________________________________ 25 Agosto 2005 OKAUKUEJO – ETOSHA NATIONAL PARK La nostra prima giornata dedicata interamente al safari, la iniziamo molto presto stamattina.

Alle 6:30 siamo già al gate, pronti per un giro verso Ovest, dove ci sono un paio di pozze d’acqua naturali. E’ presto, in giro c’è pochissima gente, non è una bella giornata, anzi le nuvole sembrano nascondere un ancora timido sole e gli animali non ci sono.

Solo dopo un bel po’ troviamo alcune giraffe intente a brucare dei germogli su alcuni alberi non lontani dalla strada e dopo loro niente o quasi. Per fortuna la strada di li a poco si interrompe, almeno per noi turisti, un cartello ci avverte che da quel punto è riservata solo agli operatori. Così ce ne torniamo al campo.

Qui ci riposiamo un po’ in camera giusto il tempo per rimetterci in moto, questa volta destinazione a est, dove c’è più possibilità di vedere gli animali e, mentre facciamo qualche scorta al market per il pomeriggio, incontriamo Tim e Barbara, i due ragazzi tedeschi conosciuti al Bambatsi l’altro ieri.

Decidiamo di uscire con loro per l’escursione, visto che dormiranno come noi per questa notte ad Okaukuejio. La scelta dell’auto cade sulla loro Toyota Condor, più grande della nostra e pure climatizzata, cosa da non sottovalutare nei pomeriggi assolati namibiani, sia pure invernali. Sarà un ottimo giro, perché vedremo in sequenza elefanti, orici, zebre, springbock e giraffe, tutti da molto vicino. I posti di avvistamento sono quasi tutti alle pozze artificiali, quelle dove ci sono le pompe per l’acqua, che in questo periodo di siccità altrimenti non ci sarebbe.

Su diverse pozze naturali infatti, di animali neanche l’ombra proprio perché vi manca l’elemento primario: l’acqua. Prima di tornare al campo, alla pozza naturale di Rietfontaine, abbiamo la sorpresa di trovare due splendide leonesse con un cucciolo, intente a giocare beatamente.

La sera, dopo che i nostri amici hanno montato la tenda, ceniamo (male) al ristorante del campo. Ci perdiamo a chiacchierare un po’ con i ragazzi tedeschi e alle 20:30 ci ritiriamo.

26 Agosto 2005 NAMUTONI – ETOSHA NATIONAL PARK Sto scrivendo per la terza volta ancora io, Monica. Facciamo colazione verso le 7:30 con i nostri amici tedeschi al ristorante del camp e poco prima di partire per il nostro lungo safari giornaliero, incontriamo una coppia di amici italiani conosciuti alla Pension Moni all’inizio della nostra vacanza. E’ così piacevole reincontrarsi e scambiarsi le opinioni su ciò che abbiamo visto, e così raccontiamo loro della nostra disavventura relativamente al furto subito.

Si parte con Tim e Barbara ognuno con la propria auto, perché la meta è Namutoni dove noi ci fermeremo per due notti, a 123Km dalla partenza.

Iniziamo alla grande, alla prima pozza un leone pigro ci attende in prossimità della strada e quindi sostiamo per almeno 20 minuti in un rispettoso silenzio assieme ad altri turisti attenti. Quando si guardano gli animali tutto tace, e la pace che si respira è disturbata soltanto dai discreti clik delle mega macchine fotografiche dei turisti più esperti. Ma questo “big male” è così rilassato che non ne vuole sapere di alzarsi e regalarci una passeggiata proprio lì vicino a noi, così dopo alcuni scatti proseguiamo e possiamo dire che anche oggi abbiamo fatto un buon safari, perché in seguito vedremo giraffe, kudu, springbock, eland, impala, facoceri e zebre, praticamente veramente tantissimi.

E’ così bello vederli nel loro habitat così numerosi, ed è così curioso vedere che giocano, mangiano, bevono e corrono tra loro come se noi non ci fossimo. Mille volte ho pensato: se avessi avuto la videocamera con me, se non me l’avessero rubata, altro che “Discovery Channel” o “National Geographic” ! E’ come se fossimo sempre in un documentario africano! Quante scene avrei ripreso…

Quando arriviamo al Namutoni sono circa le 16:30, stanchi ma soddisfatti ci organizziamo per la cena.

_________________________________________________________________________________ 27 Agosto 2005 NAMUTONI – ETOSHA NATIONAL PARK ..Sono sempre Monica. Ieri sera, ci siamo intrattenuti con Tim e Barbara fino a per noi tarda notte: le 21:30, abbiamo parlato del nostro lavoro, persino di politica, Tim ci racconta che la vita per lui è cambiata da quando nel 1989 è caduto il muro di Berlino, lui è di Berlino Est e vive tuttora lì ed ha un negozio di abbigliamento sportivo, mentre Barbara è docente all’Università di Saarbrucken ed insegna geografia. Siamo più o meno coetanei, io 36, Barbara 35, Tim 34…Moreno mio marito 39 (il più vecchio!). E’ interessante, riusciamo veramente a parlare di tutto, persino di medicina e quando l’inglese non ci assiste ricorriamo ad altri mezzi…È come se fossimo veramente amici da molto tempo! Dato che loro sono in tenda, per colazione vengono nella nostra camera dotata di frigo, tavolo, sedie ecc, e consumiamo un ricco pasto scambiandoci le provviste acquistate allo shop. Verso le 9:00 siamo pronti per l’ultimo safari con l’auto di Tim. E per me è un sollievo dato che ieri mi sono fatta 7 ore di sterrato… Si ho guidato io tutto il giorno, visto che Moreno l’ha fatto per diversi giorni prima di Etosha.

Oggi niente leoni, ma sempre safari soddisfacente. Verso le 15:00 siamo al nostro camp e qui viene la parte meno simpatica, è si “it’s time to go” direbbero qua, è ora di andare dicono Tim e Barbara. Il loro programma di viaggio devia verso Tsumeb, consumiamo l’ultimo drink insieme e con l’impegno di reincontrarci ci salutiamo con tanto affetto. Ci dispiace veramente separarci, mi scende una lacrima e anche Barbara ha gli occhi lucidi.

Avendo un paio d’ore di luce a disposizione decidiamo di far lavare l’auto, almeno domani faremo il viaggio di ritorno verso Windhoek su strada asfaltata e senza respirare sabbia dalla ventola! Sabbia, quanta sabbia e polvere ovunque, persino nei vestiti all’interno delle valigie chiuse e i nostri capelli pieni di nodi e la pelle arsa…Questa è l’Africa ragazzi, se vuoi il cielo di un blue indescrivibile, le stelle così vicine, il sole caldo e la savana…Te lo devi meritare! 28 Agosto 2005 WINDHOEK – PENSION MONI Penultimo giorno in questa terra indimenticabile, come lo sono i suoi tramonti, le persone che la abitano, i suoi deserti e i suoi silenzi. Sto scrivendo questa per me, quinta pagina di diario, con già la nostalgia nell’anima.

Ieri sera alla pozza del Namutoni uno degli ultimi tramonti ci saluta e vediamo ancora animali. Animali che si può ancora dire di loro, sono così curiosi, ogni specie si prepara all’abbeveraggio e sono rispettosi gli uni degli altri, c’è come un ordine di priorità, in base a chi per primo si avvicina all’acqua, ad esempio gli elefanti, poi i Kudu, poi le giraffe e così via…Per ultimi gli springbok, forse perché sono i più piccoli? A volte sembra che siano loro ad osservare noi, sono così pacifici! Bene stamane partiamo alla volta di Windhoek e facciamo tappa a Tsumeb, Otjiwarongo e Okahandja. Io non perdo occasione per fotografare i bambini, una bellissima signora anziana, e regalo loro del cibo, o qualche moneta. Queste persone sono così tenere che mi commuovo spesso nel vedere i loro volti e le loro espressioni, e il loro grazie credetemi è immenso, io penso ho solo regalato loro una maglietta, o della marmellata, o degli snack, Moreno ha comprato degli oggetti artigianali a Okahandia, ma per loro è già veramente molto! Ed io sono felice di rallegrarli.

Arrivati a Windhoek ci rilassiamo un po’ alla piscina del Pension Moni, dopo 500 Km abbiamo bisogno di un po’ di riposo. Ci chiediamo dove potrebbero essere i nostri amici di Padova, Emanuela ed il marito, lei è ingegnere civile/edile ed è impegnata nella ricerca presso l’Università di Padova e lui ingegnere chimico è responsabile sviluppo prodotto nell’ambito delle trasmissioni del calore.

Che peccato non poter trascorrere più tempo con loro, ma i nostri itinerari erano diversi.

Bene è ora di cena, sono le 18:30 quindi andiamo in città e mangiamo l’ultima bistecca namibiana allo Spur. Rientriamo presto come al solito del resto, e verso le 21:00 siamo a letto.

_________________________________________________________________________________ 29-30 Agosto 2005 WINDHOEK-JOHANNESBURG-FRANKFURTH-VENEZIA Ci sembra di essere in Africa da una vita, tante sono state le avventure in questa vacanza, eppure sono passati solo quindici giorni. Ieri siamo rientrati dal parco Etosha a Windhoek ad una velocità “turistica” nei limiti prescritti dal codice della strada, segno inequivocabile che stiamo rientrando a casa, che il nostro programma stà volgendo al termine.

Ci rendiamo conto che domani sarà tutto diverso, cambieranno i tramonti, le temperature, la gente, la lingua, anche le colazioni… La quantità di disavventure capitateci quest’anno per fortuna sembra esaurita e così senza altri intoppi riusciamo a rientrare a casa. Passiamo a salutare le nostre corrispondenti della Namibia Travel Connection: Antonella e Agostinella, a Windhoek e le ringraziamo per il loro inaspettato aiuto e supporto, soprattutto per la vicenda del furto e il conseguente cambio dell’auto. Hanno lavorato bene e promettiamo loro dei clienti qualora qualche nostro amico decidesse di visitare questo bellissimo paese.

All’aeroporto consegnamo la nostra risparmiosissima Toyota Tazz (15 Km / l ) che alla fine si è comportata bene. Ci sentiamo però di consigliare per chi avesse voglia di farsi 4500 Km da queste parti, oltre la metà dei quali su sterrato, di noleggiare un’autovettura di categoria superiore (più grande e con l’aria condizionata) visto che i fuoristrada costano il doppio.

Beh cos’altro dire, siamo giunti proprio alla fine. Attendiamo il nostro volo per Johannesburg, in compagnia proprio degli amici di Padova, conosciuti a Swakopmund. Ci raccontiamo le avventure e ci scambiamo gli indirizzi per raccontarcene altre al ritorno in Italia.

Per quel che ci riguarda questo NON E’ UN ADDIO AFRICA, MA SOLTANTO UN ARRIVEDERCI



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