La mia West Coast in 18 giorni

Ho sognato a lungo questo viaggio. Così a lungo, in effetti, che quando il momento è finalmente arrivato non ci riuscivo a credere. Io e mio marito siamo stati nel meraviglioso sudovest degli Stati Uniti per 18 giorni, attraversano California, Arizona, Utah e Nevada. Vi racconterò il nostro viaggio ma prima di tutto vorrei dare alcuni...
Scritto da: Valeria23
la mia west coast in 18 giorni
Partenza il: 30/08/2009
Ritorno il: 16/09/2009
Viaggiatori: in coppia
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Ho sognato a lungo questo viaggio. Così a lungo, in effetti, che quando il momento è finalmente arrivato non ci riuscivo a credere.

Io e mio marito siamo stati nel meraviglioso sudovest degli Stati Uniti per 18 giorni, attraversano California, Arizona, Utah e Nevada.

Vi racconterò il nostro viaggio ma prima di tutto vorrei dare alcuni consigli pratici. 1.Il volo. Noi abbiamo prenotato con American Airlines. La compagnia è buona, i voli sono stati puntuali e siamo stati trattati bene. L’unico problema che hanno tutte le compagnie americane che dall’Italia portano sulla costa ovest è che fanno scalo in USA, di solito a New York. Questo è un problema perché appena arrivati in USA, quindi nel nostro caso a NY, abbiamo dovuto fare il controllo doganale e il re-checkin delle valigie. Siamo stati un’ora e mezza in dogana e per 10 minuti non abbiamo perso la coincidenza, mentre le nostre valigie sono arrivate solo con il volo successivo. Io vi consiglierei quindi per comodità di prenotare un volo di una compagnia europea che fa scalo in Europa, così dovrete fare il controllo doganale solo alla destinazione di arrivo e senza fretta, e senza recuperare i bagagli alla destinazione di scalo.

2.L’itinerario. Qui le cose si fanno complicate perché le distanze in USA non sono come da noi. Prendete un buon atlante e decidete cosa volete assolutamente vedere, poi usate Google Earth, oppure Google Maps, e andate a vedervi per bene tutte le distanze e i tempi di percorrenza. Tenete presente che ogni due – tre ore di auto almeno farete una pausa, più tutte le varie pause per scattare foto e vedere punti panoramici. A questo punto dovrete sicuramente tagliare qualcosa. A voi la scelta, ci sono così tante cose da vedere e da fare che ognuno può ritagliarsi il proprio viaggio su misura. Una cosa importantissima: considerate che tre giorni se ne andranno con i viaggi aerei (uno all’andata e due al ritorno perché porterete avanti le lancette dell’orologio). Contate quindi bene il numero di notti che passerete là. Noi abbiamo fatto 18 giorni in modo da avere le “canoniche” due settimane di permanenza effettiva.

3.L’auto. Ogni compagnia è buona, noi abbiamo noleggiato con la Alamo e ci siamo trovati benissimo, ma c’è anche da dire che non abbiamo avuto né problemi né incidenti, per fortuna. Per quanto riguarda la dimensione dell’auto, valutate in base al vostro itinerario, al numero di persone e di bagagli. Ricordatevi che i km da macinare sono molti. Noi abbiamo scelto un SUV, magari abbiamo esagerato, ma abbiamo viaggiato molto comodi e non abbiamo avuto problemi sugli sterrati. Un consiglio: spendete qualche soldo un più sulle varie assicurazioni. La speranza è che non servano, ma sicuramente è meglio stare tranquilli e non rischiare di rovinarsi la vacanza per un dettaglio. I motel hanno nel 99% dei casi il parcheggio gratuito. A Los Angeles l’auto è essenziale, mentre a San Francisco ve la sconsiglio assolutamente. Ci sono pochi posteggi, molto cari, e noi non siamo abituati a guidare sui loro saliscendi vertiginosi.

4.Il bagaglio. Fate meno bagaglio possibile. Io sono stata in diversi hotel e motel, dal Best Western a quello più scarso, e ho sempre trovato asciugacapelli e prodotti da toeletta (sapone e shampoo sempre, molto spesso anche crema corpo e balsamo) in quantità che mi sarebbero bastati per una settimana. Molti hotel hanno poi la lavanderia a gettoni. Io a metà strada ho lavato tutto quello che avevo portato. Se lo avessi saputo prima, avrei portato metà della roba. Se prevedete di fare shopping, portatevi un borsone vuoto schiacciato nella valigia, così lo riporterete indietro pieno! 5.Gli Hotel. Prenotare o non prenotare? Anche qui, scelta molto personale. L’offerta, vero, è molto ampia, e quasi sempre ci sono stanze libere. Io ho scelto di prenotare. Questo perché ho visto prevalentemente parchi nazionali, quindi sono stata in zone dove ci sono pochi alberghi, sempre molto affollati. In ogni caso noi abbiamo preferito avere la sicurezza di avere una stanza che ci aspettava a destinazione, senza perdere tempo a cercare al momento. In questo modo abbiamo anche potuto paragonare i prezzi dei motel e poi scegliere. Certo, in questo modo non si ha la possibilità di cambiare l’itinerario durante il viaggio … come detto prima, scelta personale.

6.I parchi. Andate a visitare il sito www.Nps.Gov, il sito dei parchi nazionali USA. Troverete tantissime informazioni molto dettagliate così potrete scegliere quelli che preferite. L’ingresso a ogni parco costa 25$ a veicolo. Potete anche fare una tessera annuale per 80$. Noi abbiamo visitato cinque parchi quindi abbiamo fatto la tessera. I parchi nazionali sono quelli indicati sul sito e non comprendono le riserve indiane. Per esempio, le riserve indiane includono la Monument Valley e l’Antelope Canyon. L’ingresso a questo tipo di parchi deve essere pagato a parte e spesso vi si può accedere solo con e guide indiane. Vorrei spendere qualche parola su come comportarsi nei parchi. Negli Stati Uniti è tutto organizzato alla grande e non avrete nessuna difficoltà a orientarvi e a organizzarvi. Nei parchi, a meno che non abbiate intenzione di fermarvi fino a tarda sera, non andate in auto. Hanno dei servizi di navette efficientissimi che vi portano dal primo centro abitato fin dentro il parco, fanno tantissime fermate e passano frequentemente, tipo ogni 10 minuti. Non avrete bisogno dell’auto, e inquinerete meno. All’ingresso di ogni parco un ranger vi darà degli opuscoli informativi, dove troverete tutto quello di cui avete bisogno: dove mangiare, i percorsi di trekking con le valutazioni di pericolosità, i programmi guidati con i ranger, gli orari e le tappe delle navette, eccetera. Leggeteli attentamente, ci sono tantissime attività cui partecipare, anche per i bambini. Non sottovalutate i trekking. Noi non siamo per nulla allenati quindi abbiamo lasciato perdere, ma anche se siete allenati, fate attenzione e state alle regole e alle indicazioni che vi forniscono. Un’altra cosa, cui loro tengono moltissimo (e hanno ragione): non date da mangiare agli animali. Questo è molto importante, vi prego di fare molta attenzione. Nei parchi incontrerete una marea di animali, soprattutto scoiattoli. Lo so che sono belli, teneri, vi seguono e vi guardano speranzosi. Ma non dovete assolutamente nutrirli. Intanto, è contro la legge e potete essere multati. Inoltre il nostro cibo fa male a questi animali. Loro vivono in un bosco, e lì trovano cibo in abbondanza. Il nostro cibo gli fa male e se lo mangiano ripetutamente poi non saranno più in grado di digerire il loro, rischiando così di morire di fame. Inoltre, gli animali che si abituano a ricevere il cibo da noi diventano aggressivi, e alla fine devono essere abbattuti. Uno scoiattolo vi può mordere in meno di un secondo, e trasmettere malattie. Un orso può letteralmente distruggervi la macchina. Loro sono animali, noi siamo esseri umani, quindi tocca a noi essere razionali. 7.Sicurezza personale. Valgono le norme del buonsenso. Mi raccomando, stipulate un’assicurazione sanitaria (sempre nella speranza che non serva). In USA la sanità è privata ed eventuali cure possono essere molto costose, meglio essere previdenti.

Detto questo, possiamo partire! 30 Agosto 2009 / Milano – Los Angeles Finalmente si parte. Il nostro volo American Airlines è puntuale sia da Malpensa sia da NY, il viaggio è lungo e noioso ma l’eccitazione della vacanza prevale su tutto. Arriviamo a Los Angeles sfiniti per il fuso orario, noleggiamo la nostra macchina alla Alamo, e partiamo per il motel. Los Angeles è un mostro di autostrade e tangenziali, incredibile per noi europei, e siamo un po’ spaesati dalla loro dimensione e dalla quantità di traffico, ma grazie al navigatore non abbiamo difficoltà. Crolliamo a letto visto che non dormiamo da quasi 24 ore.

Hotel: Best Western Eagle Squire Inn 31 Agosto 2009 / Los Angeles Per colpa del jet-lag ci svegliamo alle 5 e non riusciamo più a dormire … pazienza. Colazione in hotel e poi partiamo per gli Universal Studios. Siccome è un troppo presto decidiamo di dirigerci prima a Hollywood. Mi sembra giusto iniziare una vacanza a Los Angeles dal suo quartiere più famoso! Posteggiamo a prezzo modico al centro commerciale Hollywood & Highland e ci ritroviamo davanti al Kodak Theater. Sul marciapiede di fronte al teatro si snoda la famosa Walk of Fame, dove sono incastonate le stelle con i nomi delle star. Se ne cercate una in particolare vi conviene controllare su internet dove si trova, perché la Walk of Fame è lunghissima. Accanto al Kodak Theater c’è il Grauman’s Chinese Theater. Nel cortile ci sono le impronte dei personaggi famosi. Qui potete cercarvi con calma quelle della vostra star preferita, mi raccomando non fatevi scappare Marylin! Qui di fronte passeggiano dei ragazzi travestiti da personaggi del cinema. Io mi sono fatta fare la foto con Hannibal Lecter che mi squartava.

Di fronte ci sono un cinema Disney e un negozio d souvenir, ma grossomodo Hollywood è finita qui, e le traverse di queste strade non sono neanche tanto sicure. Nei paraggi c’è anche l’Hollywood Museum ma il lunedì è chiuso. Ora possiamo tornare agli Universal Studios. Per la mancanza di tempo noi abbiamo fatto il Front of Line Pass, costa quasi il doppio del biglietto normale ma non farete la coda su nessuna attrazione. Il costo del parcheggio è elevatissimo: 20$ o 12$ a seconda dell’area. Per prima cosa facciamo il giro dei set cinematografici. Mi è piaciuto molto, anche se purtroppo non ho visto il set di Desperate Housewives perché stavano girando … Oltre a fare il giro dei set vi faranno vivere anche un po’ di effetti speciali. Noi ci siamo divertiti.

Sempre agli studios visitiamo il piccolo museo dei costumi e oggetti di scena, tra cui l’armatura de “il Gladiatore”, lo studio dove fanno le dimostrazioni degli effetti speciali e dove fanno le dimostrazioni con il fuoco (impressionante davvero). Pranziamo a base di pollo fritto, poi siamo entrati nelle attrazioni di Shrek, Terminator 2 e i Simpsons (la migliore). Volevo salire sulla giostra di Jurassic Park visto che quelli che andavano scendevano fradici ho lasciato perdere. Una volta usciti dagli studios passeggiamo lungo il Citywalk, una strada commerciale con ristoranti e negozi di souvenir. Dopo questa immersione nel mondo del cinema ci tuffiamo nel regno della ricchezza sfondata: Beverly Hills. I villoni di tutti questi personaggi famosi sono enormi, ma purtroppo si riescono solo a intravedere tra il cancello e le piante. Se vi interessa, so che alcune società offrono tour delle ville, basta guardare su internet. Scendendo, percorriamo per un tratto il Sunset Boulevard.

Vediamo il famoso Beverly Hills Hotel e poi una passeggiata per Rodeo Drive, deserta … boh, forse perché sono le sei di sera, forse perché è lunedì … sta di fatto che tutti i negozi sono chiusi. Non che potessi comprare qualcosa, comunque, ma mi sarebbe piaciuto vedere un po’ di vita.

Per cena ci fermiamo in un posto dove da lì in avanti avremmo cenato spesso: The Cheesecake Factory. Ve o consiglio caldamente, è una catena di ristoranti che si trovano in tutte le grosse città d’America. Sono specializzati nella celeberrima Cheesecake ma il loro menù è vastissimo e cucinano molto bene.

E adesso una bella dormita! Hotel: Best Western Eagle Squire Inn 01 Settembre 2009 / Los Angeles Oggi ci aspettano altri due quartieri di questa immensa città: Downtown e Santa Monica. Ma prima facciamo ritorno a Hollywood perché ieri mi sono dimenticata di andare a vedere una cosa: l’hotel della scena finale di Pretty Woman! Per chi è interessata, e mi rivolgo soprattutto alle fanciulle, si trova in una traversa di Hollywood Boulevard poco dopo il Kodak Theater e si chiama Las Palmas Hotel.

Solo ora, tra l’altro, riesco a scorgere l’insegna “Hollywood”, che mi appare molto al di là delle palazzine come un miraggio. Me la aspettavo molto più vicina alla città.

Ora possiamo andare a Downtown. Qui è tutto molto più caotico rispetto a ieri, e se devo dire la verità questo quartiere proprio non mi piace. Giriamo un po’ in macchina tra i grattacieli e vedo lo Staples Center e la palazzina dove hanno girato Blade Runner, ma per mancanza di parcheggi faccio le foto dall’auto. Lungo la strada vediamo la Chinatown e la Japantown locali.

Posteggiamo accanto alla Walt Disney Concert Halle e vediamo anche la nuova cattedrale (solo da fuori). Poi c dirigiamo verso El Pueblo, la zona dove è stata fondata Los Angeles. Qui la principale attrattiva è Olvera Street, una stradina circondata da bancarelle di oggetti messicani dove non sembra nemmeno di stare a Los Angeles e dove profumi, colori e popolazione sono tipici del Centro America.

Pranziamo al ristorante messicano La Luz del Dia, dove ci servono un burrito oversize. Dopo pranzo vediamo lì accanto la vecchia stazione dei treni, Union Station, poi ci spostiamo a Santa Monica.

Parcheggiamo a metà strada tra Santa Monica e Venice e camminiamo sul bagnasciuga fino al Santa Monica Pier, il molo, sul quale oggi c’è un parco giochi. La spiaggia è molto lunga e grande, e ogni 200 metri vediamo le famosissime postazioni dei bagnini di baywatch! Al molo facciamo un giretto, ci riposiamo e ricarichiamo con un mega caffè freddo e poi ci incamminiamo verso Venice Beach. Venice è un quartiere davvero stravagante, e l’attrazione è il Venice Boardwalk, il lungomare costellato di bancarelle e negozi che vendono le cose più impensabili, e gestiti dai tipi più strambi che ci siamo. C’era persino un centro di cure mediche a base di Marijuana! Naturalmente vi troverete anche numerosissimi negozi di souvenir.

Vedrete signori anziani vestiti da Hippie, ragazzi che ballano la breakdance in strada, gente che cammina con un pappagallo in spalla, e così via. Il tutto è molto colorato e divertente, anche se l’odore in alcuni punti è davvero rivoltante. Noi abbiamo camminato fino a Muscle Beach, la famosa palestra all’aperto fondata a Santa Monica e ora spostatasi a Venice. Il body building è praticamente nato qui.

Dopo questa lunghissima camminata ci viziamo di nuovo con una bella cena chiusa da una fetta gigante di Cheesecake.

Hotel: Best Western Eagle Squire Inn 02 Settembre 2009 / Los Angeles – Kingman Oggi inizia la nostra avventura nel deserto. Per prima cosa andiamo in un supermercato Target e compriamo un frigorifero da picnic e del ghiaccio, poi facciamo scorta di acqua e bibite e qualche snack. Ancora una piccola sosta per fare benzina, e poi si parte.

Il paesaggio cambia improvvisamente: d colpo le palme e i prati ben curati delle ville lasciano spazio a un terreno brullo e roccioso. Ci facciamo strada tra le colline fino ad arrivare a Barstow, una cittadina della vecchia Route 66. Un breve giro in centro e poi ci dirigiamo alla città fantasma di Calico.

Questo paesino è stato molto ricco ai tempi della corsa all’oro (qui c’erano le miniere d’argento), poi si è spopolato ed è rimasto in rovina fino a quando un ricco americano ha deciso di ricostruirlo. In effetti l’atmosfera è molto finta: le case sono probabilmente nella loro posizione e apparenza originali, ma è evidente che sono state ricostruite o quantomeno restaurate. Il paesaggio resta però molto suggestivo, con lem montagne dalle rocce molto colorate e la scritta “Calico” Prima di rimetterci alla guida, sosta pranzo al ristorante locale. Qui dentro tutto ha un’atmosfera da Far West, dall’abbigliamento delle cameriere alla gente che lancia per terra i gusci delle arachidi, alle bevande servite nei barattoli di vetro delle conserve.

Ripartiamo alla volta di Kingman, dove ci aspetta la nostra stanza, e per un tratto percorriamo la mitica Route 66. Il panorama si fa sempre più desertico quando ci appare il cartello “Arizona – the Grand Canyon State Welcomes You” . Guido tra gli enormi camion su queste strade impressionanti, lunghe e dritte e in mezzo al niente, e mi sembra di vivere in un film. Un treno merci lungo almeno quanto tre dei nostri ci passa accanto e per un po’ ci fa compagnia.

Passiamo praticamente in mezzo al Mojave Desert, ma senza fermarci, e poco prima di Kingman ci sorprende un temporale. A Kingman tutta la vita si svolge lungo la East Andy Devine Street. Anche questa è la tipica città della Route 66 e questa atmosfera si respira ovunque. Dai locali ai motel, tutto è ispirato alla Strada Madre. C’è anche un pilone che indica il punto in cui passava.

Facciamo una doccia veloce e andiamo a cena in una Steakhouse, dove ci servono ottime bistecche, ma con le porzioni che danno qui dentro non arrivo neanche a metà del piatto.

Hotel: America’s Best Value Inn 03 Settembre 2009 / Kingman – Grand Canyon Ci alziamo di buon’ora, facciamo colazione a Starbucks e scorta di viveri per il viaggio, e ci rimettiamo in marcia.

Stiamo per vedere il Grand Canyon! Lungo il tragitto ci feriamo mezz’oretta a Williams, l’ennesima cittadina della Route 66, la cui presenza è ancora più forte qui rispetto a Kingman. A meno che non siate degli appassionati della Route 66 e della sua storia, tuttavia, queste città non hanno molto da offrire. Il viaggio da Williams è abbastanza breve, 60 miglia circa, e senza neanche accorgercene stiamo andando in salita. In nostro albergo, il Best Western Squire Inn, si trova come tutti gli altri alberghi e locali a Tusayan. Andiamo all’Imax, dove proiettano del filmati introduttivi sul Gran Canyon, e poiché visiteremo altri parchi ci facciamo fare da un simpatico ranger la tessera annuale da 80$. Insieme alla tessera ci vengono consegnati anche un giornale che illustra le attività che si possono fare al Grand Canyon e una cartina a colori. Andiamo alla fermata della navetta, che arriva poco dopo, e ci prepariamo al grande incontro.

Arriviamo al centro visitatori e ci guardiamo intorno per capire un po’ della storia di questa meraviglia, poi prendiamo il sentiero che conduce al primo punto panoramico.

L’impatto con il Grand Canyon è travolgente, e lascia senza fiato per qualche istante. E’ sconfinato, e profondo, tant’è che il Colorado si vede soltanto da alcuni punti. Camminiamo un po’ ,estasiati, lungo il sentiero panoramico, e arriviamo alla Yavapai Observation Station. Anche qui è possibile imparare qualcosa sulla storia del Grand Canyon. Poi iniziamo a sentire i morsi della fame.

Prendiamo nuovamente la navetta (troppo comoda) e mangiamo al self-service del Grand Canyon Village. Quindi decidiamo di seguire il percorso della navetta rossa (Hermit’s Rest), che ci porterà alla sinistra del Grand Canyon Village. Ci fermiamo a ogni punto panoramico. Sono tutti belli, e ogni giudizio è puramente personale. A me sono piaciuti tantissimo Maricopa Point, Powell Point, Mojave Point e Hopi Point. Giunti a Hermit’s Rest finalmente ci riposiamo e mangiamo qualcosa. Al negozio hanno molti souvenir che rimandano al mondo degli indiani. Qui come in tutti gli altri posti, fate attenzione: controllate che quello che comprate sia effettivamente etichettato come manufatto indiano.

Vorremmo fermarci in qualche punto panoramico anche durante il viaggio di ritorno, ma arriva un bel temporale ricco di fulmini che scoraggia noi e la stragrande maggioranza degli altri visitatori. Fortunatamente questo posto resta splendido anche durante il temporale: i fulmini sembrano colpire il centro del canyon, e lo spostamento delle nuvole crea dei bellissimi arcobaleni.

Facciamo una sosta al villaggio nella speranza che il temporale sia passeggero, perché vorremmo goderci il tramonto. Purtroppo il cielo diventa sempre più grigio, quindi riprendiamo mestamente la navetta per Tusayan.

Per cena stasera assaggio i mitici spaghetti western! Niente di che, sono spaghetti al pomodoro e polpette, ma li ho visti in così tanti film che devo assolutamente provarli! La porzione, manco a dirlo, è enorme … Hotel: Best Western Squire Inn 04 Settembre 2009 / Grand Canyon – Monument Valley Ci consoliamo del tramonto perso pensando che lungo il tragitto per la Monument Valley percorreremo la strada panoramica che porta al Desert View.

Rientriamo nel parco, stavolta in auto, e cominciamo a percorrere la strada. La tentazione di fermarsi in tutti i punti panoramici è forte, ma il viaggio che ci aspetta è lungo, e dobbiamo dedicare il pomeriggio alla Monument Valley, pertanto ci fermiamo solo a quelli principali. Non dovete perdervi il Navajo Point, secondo me è il più bello in assoluto. Arriviamo al Desert View Point che sono già le dieci.

Facciamo una passeggiata, saliamo sulla torretta di osservazione, dalla quale il panorama è ancora più strepitoso, si riesce quasi a vedere il punto in cui tutto comincia, con una stretta e profonda spaccatura nel terreno, che improvvisamente si squarcia e dà vita al Canyon. Ora siamo in ritardo, e dobbiamo partire.

Il tragitto è quasi interamente dentro le riserve indiane. Incredibile la povertà di questa popolazione, che è stata la prima ad abitare questa terra e che ora è la meno integrata … Attraversiamo panorami sempre più deserti, un temporale ci sorprende di nuovo quando siamo quasi arrivati, e infine, dopo essere passati vicino allo stupendo Navajo National Monument, vediamo la piccola Kayenta (una cittadina abbastanza triste, dove non c’è nulla se non qualche hotel, fast food, benzinai e un supermercato).

Il nostro hotel è l’Hampton Inn Kayenta, gestito dagli indiani. Qui siamo nella riserva, quindi un’ora avanti rispetto al resto dell’Arizona (l’Arizona non usa l’ora legale, ma le riserve indiane sì). Dopo il check-in corriamo a mangiare da Burger King: il nuvolone minaccia di venire nella nostra direzione e non vogliamo rovinare la visita della Monument Valley.

La strada da Kayenta è breve ma panoramica, anche se da qui non percorrerete il famoso tratto della US 163 in cui sembra di entrare nella valle. Per farlo dovrete oltrepassarla, arrivare fino a Mexican Hat e tornare indietro. La Monument Valley si trova nella riserva indiana, quindi il pass annuale dei parchi non è valido e bisogna pagare l’ingresso a parte (5$) Il giro della valle può essere fatto con la propria auto o con la jeep indiana. Noi scegliamo di percorrere il sentiero sterrato con il nostro SUV, sennò a che serve? Attenzione al tempo, però: se piove o minaccia evitate di farlo da soli, il terreno è sabbioso e rischiate di restare impantanati! Ci viene data una mappa con il percorso tracciato e il nome delle “butte”, cioè dei roccioni che sembrano spuntare dal nulla, e dei punti panoramici. Ci vorranno circa due ore per completare il giro, anche tre se vi fermate in ogni punto a fare foto. Qui sono stati girati così tanti film che sembra di essere a Hollywood. Fermatevi al John Ford’s point, il panorama è stupendo. Se state abbastanza a lungo, vedrete questi roccioni millenari cambiare colore sotto i vostri occhi. Dopo il giro siamo belli sporchi, così come la nostra auto, e assetati. Andiamo al View Lodge, uno dei due hotel che potete trovare dentro la Monument Valley, e prendiamo qualcosa da bere mentre ci affacciamo alla balconata sperando nel tramonto. Purtroppo anche oggi va male: visto che il temporale che prima minacciava ora è qui, decidiamo di tornare in. La pioggia torrenziale se non altro ci lava la macchina.

Come detto, Kayenta non ha molto da offrire, quindi ceniamo discretamente al ristorante dell’hotel.

Hotel: Hampton Inn Kayenta 05 Settembre 2009 / Monument Valley – Page – Kanab Ci svegliamo sotto il diluvio. Rapidamente ci mettiamo in marcia per Page, una cittadina sul Lake Powell.

Page sembra una metropoli rispetto a Kayenta, ed è anche più industrializzata. E’ una città molto piacevole e in una posizione straordinaria. Noi purtroppo non ci siamo fermati, sarebbe stato bello esplorare più a fondo la zona.

Per prima cosa andiamo a vedere l’Horeseshoe Bend, la famosa ansa del Colorado a forma di ferro di cavallo. Attenti, non è indicata dai cartelli ma è veramente vicina alla città, sarebbe un peccato passare via senza fermarsi. Se arrivate a Page da Kayenta, dovete proseguire per la AZ 98 poi svoltare a sinistra sulla US 89. Poi vedrete l’indicazione. Per vedere l’ansa, si deve camminare un po’, ma lo spettacolo ripaga della fatica. Qui il colore dell’acqua ha dei riflessi stupendi. Peccato che il cielo è grigio e senza sole quando noi arriviamo … Poi andiamo a prenotare il giro dell’Antelope Canyon (32$ a testa). Questo canyon è nella riserva indiana, ed è chiuso al pubblico, quindi potrete visitarlo solo con le guide indiane a bordo dei loro gipponi. Consiglio a tutti il giro delle 11:30, perché a quell’ora il sole è nella posizione migliore. Ovviamente per questo motivo lo stesso tour è affollato di fotografi professionisti.

L’Antelope Canyon si trova dentro una montagna, le rocce sono state plasmate da millenni di piogge, vento e inondazioni, e hanno delle forme e dei colori eccezionali. La vera particolarità del canyon è che il sole filtra dalle spaccature nel “soffitto” quindi ogni tanto si vedono i raggi che penetrano fino a terra. Il terreno qui è sabbioso e vi sporcherete molto. Vestitevi di conseguenza e portate Fresh & Clean in abbondanza.

Il tour dura 1 ora e mezzo. Al ritorno ci puliamo dalla polvere e poi andiamo a mangiare al Taco Bell, praticamente un fast-food di cibo messicano.

Nel primo pomeriggio ci spostiamo sul Lago Powell, che è sempre a Page. Si tratta di un lago artificiale originato dalla costruzione della Glen Canyon Dam, la diga sul Colorado.

Il tempo si è fatto soleggiato, e diverse persone prendono il sole o sfrecciano sulle moto d’acqua. Non c’è la spiaggia cui siamo abituati, ma solo delle rocce molto grosse e lisce su cui si può camminare a piedi nudi senza problemi. L’acqua è calda e ci dispiace non avere abbastanza tempo da passare in questo gioiello azzurro in mezzo al deserto. Dopo un’oretta ce ne andiamo, vediamo velocemente la diga e poi ci incamminiamo verso Kanab.

Lo Utah è lo stato dei mormoni, e l’atmosfera è molto diversa da quella dell’Arizona e della California.

C’è molto più verde, più montagne, i paesi sono più raccolti, si vedono più chiese, e tutto è pervaso da un forte senso di appartenenza alla nazione: di fronte a ogni casa sventola la bandiera a stelle e strisce.

Kanab è una città mediamente più grande delle altre ed è chiamata “piccola Hollywood” perché qui hanno girato diversi film western, come si può vedere dall’ambiente e dall’architettura.

Il nostro motel è piccolo e in stile anni ’60 ed è il primo che trovo a conduzione familiare. Ceniamo nel primo ristorante che troviamo e ci buttiamo a letto. Hotel: Quail Park Lodge 06 Settembre 2009 / Kanab – Bryce Canyon Kanab avrebbe diverse attrattive, come il museo dei set western, ma noi abbiamo fretta di arrivare al Bryce Canyon.

Mio marito si vorrebbe fermare alle Moqui Cave, ma sono chiuse quindi proseguiamo.

Il paesaggio cambia e da desertico diventa tipicamente montano. Arriviamo in hotel a Ruby’s Inn che fa freddo, ci saranno 15 gradi. Apriamo le valigie, prendiamo felpe e k-way visto che è pure nuvoloso, e montiamo sulla navetta del parco (anche qui sono ben attrezzati).

Visitiamo per prima cosa il Sunset Point. La particolarità del Bryce canyon sono questi pinnacoli di roccia rosa-rossa chiamati Hodoos che spuntano dal terreno in una formazione ad anfiteatro. E’ un canyon abbastanza piccolo e visitabile in tempi più ristretti del Grand Canyon, ma a mio parere proprio per questo più godibile e suggestivo. Qui decidiamo di intraprendere un trail che porta sul fondo del canyon. Sul giornale fornito al centro visitatori sono indicati i vari trail e il loro grado di difficoltà. Quello che scegliamo è di livello medio e infatti da bravi camminatori inesperti torniamo in cima distrutti.

L’esperienza però è da fare, il canyon è parecchio più bello visto dal basso.

Per pranzo ci accontentiamo di un panino e uno yogurt al supermercato, poi proseguiamo la nostra visita. Decidiamo di procedere “al contrario”, cioè prendere la navetta fino all’ultimo punto di osservazione e poi tornare in su.

Scendiamo quindi a Bryce Point, dove si ha una buona visione d’insieme dell’anfiteatro. Poi proseguiamo per Inspiration Point, il più bello di tutti, assolutamente da vedere. Con un po’ di fortuna in termini di tempo atmosferico vedrete dei colori strepitosi.

Camminiamo fino al Sunset Point, e poi di nuovo fino al Sunrise Point, quello che mi è piaciuto di meno.

Torniamo all’hotel molto più soddisfatti degli altri giorni. Alloggiamo, come quasi tutti quelli che vanno al Bryce Canyon, al Best Western. L’hotel è immenso e ha il servizio lavanderia, dove con grande gioia lavo tutto il contenuto della valigia, che si è sporcato per colpa dei vestiti usati ieri all’Antelope Canyon.

Ceniamo al fast-food fuori dall’hotel con una bella pizza americana.

Hotel: Best Western Ruby’s Inn 07 Settembre 2009 / Bryce Canyon – Zion Canyon – Las Vegas Lasciamo l’hotel di prima mattina perché vogliamo visitare lo Zion Canyon lungo la strada per Las Vegas.

Arriviamo al parco verso le 10 del mattino attraverso una strada molto panoramica e come ieri prendiamo la navetta fino al punto più lontano e poi torniamo indietro.

Una considerazione: Zion è un paradiso per gli hikers e scalatori, per chi ama camminare in generale. Per tutti gli altri, bè, è una meta evitabile, se avete poco tempo. E’ un canyon molto piccolo e a meno che abbiate intenzione di arrampicarvi lo vedrete sempre dal fondo. I panorami sono belli ma un po’ tutti uguali, e a ogni fermata della navetta non c’è molto altro la fare se non prendere un trail e cominciare a camminare. Non perdetevi la weeping rock (purtroppo noi non l’abbiamo vista perché a causa di una frana il trail era chiuso) e Court of the Patriarchs.

Lasciamo Zion all’ora di pranzo e mangiamo in un posto western a Springdale, il centro abitato più vicino.

Partiamo per Las Vegas subito dopo pranzo. Il paesaggio si trasforma di nuovo, siamo in pieno deserto adesso.

Las Vegas è follia pura: 2 km di hotel di lusso, giganteschi e ognuno con il proprio casinò e centro commerciale con ristoranti e negozi griffati. Sono delle enormi oasi del consumo. Ogni hotel ha la sua particolarità: c’è Venezia, Parigi, New York, l’antica Roma. Pacchiano, se devo essere onesta, anche se le ricostruzioni sono ben fatte, anche negli interni.

Alcuni hotel sono collegati tra di loro dalle gallerie commerciali.

Vi consiglio un hotel sulla strip, perché i prezzi non sono così alti come potreste pensare. Inoltre, l’unica attrazione di Las Vegas è la strip stessa, quindi tanto vale essere già lì. Noi alloggiamo al Mandalay Bay, proprio all’inizio della strip. L’hotel è tutto in stile tropicale e ha ancore una spiaggia con la sabbia. Le piscine credo siano le migliori in tutta la strip. Passiamo il pomeriggio a rilassarci in piscina, facciamo un giro dell’hotel e dopo una rinfrescata andiamo a mangiare dentro l’hotel al ristorante “RM Seafood”, cibo buono ma ambiente troppo raffinato, quindi prezzi gonfiati … vabbè, per una volta … Concludiamo la serata con un giro a piedi della Strip, arriviamo fino al Bellagio e ci godiamo lo spettacolo delle fontane.

Hotel: Mandalay Bay 08 Settembre 2009 / Las Vegas Oggi è il mio compleanno, e come regalo passo la mattinata alla Spa dell’hotel, mentre mio marito tenta la fortuna al casinò, senza troppo successo.

Mangiamo in piscina e stiamo lì tutto pomeriggio. Usciamo prima del tramonto per poter vedere gli hotel ala luce del sole, e ceniamo di nuovo al Cheesecake Factory, che si trova dentro all’hotel Caesar’s Palace.

La serata passa in modo simile a ieri, passeggiamo fino all’hotel Venetian e poi torniamo al nostro.

09 Settembre 2009 / Las Vegas – Bishop Oggi ci aspetta la tappa più difficile e lunga del viaggio: dobbiamo attraversare la Death Valley e arrivare fino alla cittadina di Bishop, di nuovo in California. Io vi consiglierei di fermarvi a dormire alla Death Valley, così potete arrivare nel tardo pomeriggio e andare via la mattina presto … noi invece vi abbiamo passato le ore più calde della giornata, ed è stato un vero inferno! Pur nella sua desolazione, nel suo paesaggio brullo e roccioso, la Death Valley ha un fascino indiscutibile. Qui la natura è estrema e allo stesso tempo così varia. Qui ci sono sia il punto più basso sia quello più alto degli Stati Uniti. Qui le rocce assumono colori straordinari. Qui non sembra neanche di essere sulla terra. A noi è piaciuta molto, ma per via del caldo torrido non siamo quasi mai scesi dall’auto.

Non perdetevi Zabriskie Point, altro luogo di culto del mondo del cinema, Badwater Basin e la Artist’s Drive, dove i colori delle rocce sembrano quelli della tavolozza di un pittore. Consiglio anche, ma solo se avete sufficiente tempo e non fa troppo caldo, Dante’s View, il Devil’s Golf Course e il Mosaic Canyon. Per pranzo ci fermiamo a Stovepipe Wells, un posto dimenticato da Dio, con un supermercato, un benzinaio e un motel, con i corvi fuori da supermercato che ti assediano mentre mangi.

Sarebbe stato molto meglio comprare dei panini a Las Vegas, credetemi.

Usciamo dalla Death Valley fermandoci solo di rado a fare qualche foto. Nell’uscire saliamo e scendiamo dalle montagne che circondano la Valle, e in alto la temperatura è molto più sopportabile, così possiamo scendere dall’auto più spesso. Fuori dalla Death Valley tutto sembra più verde, e il primo McDonald a Lone Pine ci sembra una benedizione. Ci fermiamo a prenderci un meritato caffè freddo e proseguiamo per Bishop, dove arriviamo distrutti più che altro per i troppi km di auto.

Ceniamo all’Upper Crust Pizza e poi di corsa a dormire.

Hotel: Super 8 Bishop (senza infamia e senza lode) 10 Settembre 2009 / Bishop – Bodie – Yosemite National Park Appena partiti da Bishop assistiamo a un nuovo cambio di paesaggio, che diventa decisamente montano, con tanto di pini e laghi. La prima tappa è Bodie, una città fantasma.

A differenza di Calico, questa è una vera città fantasma, nel senso che tutto è stato lasciato come è stato trovato. Le case sono chiuse ma si può guardare dalle finestre. Il posto è troppo inquietante per me, sembra di stare in un film horror, soprattutto quando si guarda dentro il negozio del becchino. Se però volete vedere una città fantasma e non avete molto tempo, saltate Calico e visitate la più autentica Bodie.

In tarda mattinata ripartiamo per Yosemite attraverso il Tioga Pass.

Fate attenzione, se dovete fare questa strada, perché da inizio Novembre a Giugno è chiusa. Consultate il sito per sapere se è aperta quando dovete andare voi.

La strada è lunga e lenta, anche perché ci fermiamo spessissimo a fare fotografie. Per pranzo mangiamo i panini acquistati la mattina al supermercato.

Arrivati all’intersezione, anziché entrare nella Yosemite Valley, proseguiamo a sud fino a Wawona per visitare il parco delle sequoie giganti Mariposa Grove. Badate bene che questo non è il Sequoia National Park, ma un altro parco dove potete trovare le sequoie giganti. Consiglio di visitare questo solo se non avete visto quello più famoso. Le sequoie sono dei giganti in mezzo agli altri alberi, e hanno una tenacia e un attaccamento alla vita che è quasi commovente. Il costo della visita con la navetta è notevole (25$ a testa), ma se non avete mai visto una sequoia è assolutamente da fare. Il parco non è accessibile alle auto private, quindi o camminate o prendete la navetta.

Arriviamo al Yosemite Village sfiniti. Il nostro alloggio per le prossime due notti è il campeggio “Curry Village”. Io detesto il campeggio, soprattutto il fatto di condividere i servizi. Purtroppo abbiamo prenotato troppo tardi e nonostante sia settembre gli alberghi sono pieni. A me non è piaciuto, ma ripeto, io detesto il campeggio. In ogni caso le strutture nel villaggio sono troppo costose.

Siccome nella zona bazzicano gli orsi, soprattutto di notte, vige la regola ferrea di lasciare tutto il cibo e oggetti profumati (anche il bagnoschiuma) i appositi contenitori anti-orso che si trovano fuori dalle tende. Attenetevi a queste regole perché potete essere multati, o addirittura espulsi dal parco, e considerate che un orso può letteralmente distruggervi l’auto.

Mangiamo una pizza al villaggio e filiamo a letto sotto 3 coperte.

Hotel: Curry Village 11 Settembre 2009 / Yosemite National Park Almeno oggi non si guida.

Una piccola divagazione sullo Yosemite. Questa è stata probabilmente l’unica tappa sbagliata del nostro viaggio. Si tratta d un parco di montagna che, come Zion, è un autentico paradiso per hikers e free climbers, ma che non è niente di speciale per gli altri (cioè noi). Se non siete interessati a camminate o scalate, passate soltanto una notte in questo parco. Avrete tempo a sufficienza per girare il parco in navetta e vedere i punti panoramici. Se, poi, visitate il parco ad agosto o settembre, le sue principali attrattive, cioè le cascate, mancheranno completamente all’appello. Queste si generano dallo scioglimento del ghiaccio e sono quindi molto belle in giugno e luglio, ma poco più che ruscelli in settembre.

Altre cose da vedere nel parco sono le rocce di granito El Capitan e Half Dome. Questo è anche l’unico parco che ho visitato in cui il servizio navetta non è molto efficiente. La linea del villaggio passa con frequenza, ma quella che porta più in là nella valle solo ogni mezz’ora.

Quindi viaggiamo la mattina in navetta e a piedi, e vediamo il Mirror Lake in secca e le Happy Isles, pranziamo al villaggio e nel pomeriggio prendiamo l’auto e vediamo i punti non battuti dalla navetta, El Capitan, dove potrete vedere gli scalatori il punto panoramico Valley View (imperdibile), il Tunnel View (molto bello), e il Sentinel Dome.

A metà pomeriggio abbiamo finito, quindi visto che siamo distrutti dai giorni scorsi stiamo al villaggio a riposarci e acquistare souvenir. Ceniamo messicano, ci colleghiamo un po’ a internet nella sala comune e poi andiamo a dormire.

12 Settembre 2009 / Yosemite – San Francisco Oggi abbandoniamo l’auto, che ci ha accompagnati per due settimane.

Man mano che ci avviciniamo a San Francisco il clima diventa piovoso e freddo. Considerando anche questo, decidiamo di non andare direttamente in aeroporto ma lasciare prima i bagagli in hotel a Nob Hill. Menomale che abbiamo rinunciato all’auto a San Francisco … il traffico e le strade in continuo saliscendi sono impossibili.

Torniamo a San Francisco in metropolitana e facciamo il checkin. L’hotel è stupendo, è in assoluto quello che vi consiglio di più di tutto il viaggio, un vero affare! San Francisco è una città più simile alle nostre in Europa, se la confrontiamo con Los Angeles e Las Vegas. Infatti a noi europei piace immediatamente, è più facile orientarsi e “capire” la città. Assomiglia, con le sue tante case vittoriane, a Londra o Dublino. Non sembra neanche di essere negli Stati Uniti. Il centro è compatto e si poterebbe girare tranquillamente a piedi se non fosse che le pendenze tipiche della città sono impossibili. Vi consiglio pertanto di acquistare il pass per tutti i mezzi di trasporto per 3 giorni a 18$. Lo trovate al centro visitatori di Powell Street all’ingresso della metro.

Il tempo è tremendo, freddo e umido, e le nuvole coprono gli ultimi piani dei grattacieli, e devo correre a H&M a comprarmi una sciarpa. La nostra visita a San Francisco inizia con Powell Street, a due passi dall’hotel. E’ una delle strade dove passano i tipici cable car. Scendiamo in Union Square, dove ci sono i negozi griffati. Poi passiamo a Chinatown. San Francisco ha una delle comunità cinesi più numerose al mondo. E’ assolutamente da vedere.

Camminiamo verso la Transamerica Pyramid, uno dei simboli di san Francisco, fino all’incrocio con Columbus Avenue, poi attraversiamo il quartiere finanziario fino a tornare in Union Square.

Per cena ci fermiamo al Cheesecake Factory dentro al Macy’s di Union Square.

Il rientro in hotel ci sfinisce: la strada è poca ma le strade di san Francisco salgono e scendono con pendenze impossibili! Hotel: Grosvenor Suites 13 Settembre 2009 / San Francisco Giornata piena di cose da fare e vedere.

Per prima cosa dobbiamo fare il pass dei mezzi di trasporto. Alla fine di Powell Street vediamo anche come gli autisti girano il cable car per farlo andare nell’altra direzione.

Poi prendiamo l’autobus e andiamo verso il Golden Gate Park. E’ uno dei parchi urbani più grandi negli USA e rende molto vivibile la città. Nonostante il tempo uggioso molte persone fanno jogging o semplicemente passeggiano. Il parco è molto esteso e vi consiglio di partire dal fondo e camminare nella direzione del centro città. Ci sono molte attrattive nel parco, tra cui il recinto dei bufali, il giardino botanico, l’isoletta Strawberry Fields, il giardino giapponese Tea Garden e la California Academy of Sciences (questi due a pagamento). Se avete abbastanza tempo giratelo tutto, ma vedete almeno i bufali e il giardino giapponese. Io sarei voluta entrare nella California Academy of Sciences, ma la coda era lunghissima e il costo non indifferente (25$ a testa) per il poco tempo che ci avrei passato, quindi abbiamo rinunciato.

Vale comunque la pena di vederlo da fuori perché il tetto dell’edificio è in erba.

Dopo il parco ci spostiamo ad Alamo Square. E’ la collinetta dove si trovano le famose “painted ladies” le sette case vittoriane colorate messe in fila che fanno da sfondo a molte foto di san Francisco. Da qui si possono scattare delle belle foto panoramiche.

Poi vediamo il municipio, che assomiglia molto a quello di Berlino. C’è anche una manifestazione davanti al comune. Da qui camminiamo fino a Market Street, dove appunto c’è un piccolo mercato di vari generi, e poi la percorriamo fino ad incrociare di nuovo Powell Street. Questa strada non è molto bella.

Dopo un pranzo veloce a Starbucks visitiamo a Nob Hill la Grace Cathedral, una cattedrale in stile gotico ma di costruzione recente e con una struttura antisismica in cemento armato. Dentro la cattedrale un signore simpatico che mastica un po’ di italiano si offre di farci da Cicerone. Vi consiglio di visitare questa chiesa, soprattutto perché all’ingresso c’è un a pala d’altare fatta da Keith Haring.

Visitata la chiesa riprendiamo il cable car fino alla fine di California Street, dove c’è il centro commerciale Imbarcadero e il Ferry Building. Qui non c’è molto da vedere quindi andiamo a Russian Hill dove vediamo la famosa strada Lombard Street, quella che va in discesa a zig-zag. Da qui si gode anche di un buon panorama di North Beach, la Little Italy di San Francisco.

A questo punto è d’obbligo una passeggiata lungo Columbus Avenue per assaggiare un po’ d’aria di casa nostra. Qui ad ogni lampione c’è il nostro tricolore e tutto il vialone è costellato di ristoranti e locali italiani. Nel frattempo la pioggia ci sorprende quindi k-way e continuiamo per la nostra strada. Torniamo in Union Square e ne approfittiamo per acquistare un po’ di souvenir. Per cena optiamo di nuovo per il Cheesecake Factory.

Hotel: Grosvenor Suites 14 Settembre 2009 / San Francisco Siamo qui da due giorni e ancora non abbiamo visto il Golden Gate Bridge. Ma è tempo di rimediare! Per prima cosa andiamo al Fisherman’s Wharf a prendere una focaccia alla panetteria Boudin, una delle più famose di San Francisco.

Poi prendiamo l’autobus che ci lascia all’inizio del lungomare che porta al ponte. Il ponte, per esserci, c’è, peccato che se ne veda soltanto metà perché le nuvole sono molto basse. Non lo vedremo mai tutto intero.

La strada sembrava corta, invece dobbiamo camminare un bel pezzo, ma il variare costante del panorama ci ripaga ampiamente. Il vento soffia molto forte, però.

Arriviamo sotto il ponte e ci riposiamo in una caffetteria, poi prendiamo il sentiero che porta proprio all’inizio del ponte e ne percorriamo un pezzo. Nel frattempo è venuta quasi ora di pranzo, quindi riprendiamo l’autobus per tornare a Fisherman’s Wharf. Prima di mangiare però dobbiamo fermarci alla Ghirardelli, la fabbrica di cioccolato. Dovete assolutamente andarci e fare scorta, il cioccolato è proprio buono! Io non ne uscirei più, ma le scorte sono così abbondanti che vado via contenta.

Per pranzo ci fermiamo di nuovo alla panetteria Boudin perché io voglio prendere la zuppa di vongole con il pane. Mio marito invece sceglie una piccola pizza.

Il quartiere di Fisherman’s Wharf è molto colorato e caratteristico, e si sente il tipico odore “di mare”. In albergo ho rimediato dei buoni sconto, per la visita all’acquario del Pier 39 e al sottomarino “USS Pampanito”, che si trova se non ricordo male al pier 45.

Decidiamo quindi di vedere entrambe le cose, ed entriamo per primo nel sottomarino. SI può anche noleggiare la guida audio. Vi consiglio di visitare il sottomarino, visto che è una cosa che non si vede ovunque.

Per quanto riguarda l’acquario … bè, a me non ha entusiasmato particolarmente, è molto piccolo, sono due tunnel dove vivono i pesci tipici della baia di San Francisco e poche vasche con altri tipi di pesci. Se come me siete già stati in altri acquari, uno su tutti Genova, allora lasciate perdere.

Restiamo nel pomeriggio al Pier 39, facciamo un po’ di acquisti di souvenir e vediamo i leoni marini, tutti assembrati uno sopra l’altro su delle piattaforme di legno a sinistra del pier 39.

Ci riposiamo per bene e verso le 17:15 ci dirigiamo al pier 33, dove alle 18 partirà la nostra crociera per Alcatraz. Se volete fare la crociera dovete assolutamente prenotarla da casa o sarà molto difficile trovare posto. Noi abbiamo scelto la penultima crociera della giornata, quella del tramonto, ch è la più gettonata e probabilmente anche la più suggestiva. Fate attenzione perché se scegliete questa crociera avrete solo due scelte per il ritorno, alle 20:40 e alle 21:25.

La crociera è, in due parole, da fare. Alcatraz è Alcatraz, è un mito, va vista. Il panorama di San Francisco, poi, è semplicemente eccezionale. All’arrivo un ranger vi farà un riassunto della storia della prigione, poi partirà la visita individuale con le cuffie, anche in italiano, che dura circa un’ora e mezza e dà un’ottima idea della vita dei prigionieri. Se poi vi volete fare un giro all’esterno, arriverete anche a due ore. Naturalmente potrete acquistare tanti souvenir a tema. Torniamo dall’isola che sono già le nove e un quarto, e andiamo a cena al ristorante di pesce “Cioppino”, che si trova lungo il lungomare di Fisherman’s Wharf a pochi passi dal capolinea del cable car. Anche qui si mangia molto bene.

Dopo cena torniamo in albergo, consapevoli che questo è stato il nostro ultimo giorno di vacanza, quindi con un po’ di tristezza impacchettiamo tutto e ci facciamo prenotare un taxi per le 4:45.

Hotel: Grosvenor Suites 15 Settembre 2009 / San Francisco – Milano La nostra vacanza è ormai finita.

Alle 7:30 del mattino parte il nostro volo in perfetto orario. A New York prendiamo la coincidenza. Su questo volo sentiamo parlare parecchi italiani, e ci sentiamo già a casa.



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