La mia Sal
Partiamo in pochi, “solo” 12 ( di solito siamo in 20-25) con volo Neos da Bologna alle 7 con scalo a Roma (una scocciatura) puntuale, buon servizio a bordo e arriviamo al Vila do Farol alle 13 (ora locale). Il villaggio è costituito da blocchi di bungalows carini e colorati, il nostro è verde entriamo nella stanza abbastanza spaziosa, accogliente e pulita. Io e Marzia (la mia compagna di stanza) posiamo i bagagli e andiamo a vedere l’oceano. Oltre la piscina ci si apre davanti una larghissima e lunghissima spiaggia dorata, ci incamminiamo e arriviamo in riva all’oceano con i suoi colori intensi che vanno dal blu all’azzurro al verde, il vento soffia parecchio e spinge a riva onde “spumeggianti”, non c’è altro rumore all’infuori di vento e onde: siamo in un altro mondo è fantastico. Raggiungiamo i nostri compagni di viaggio che invece hanno voluto mettere subito alla prova la cucina del do Farol. La prima impressione è buona poi con il passare dei giorni diventa ottima; ogni giorno pesce fresco a pranzo e a cena, diversi primi piatti, carne, verdure, frutta e dessert tanto belli da vedere quanto buoni da mangiare insomma ce n’è per tutti i gusti. Deliziosa la cena capoverdiana e fuori di testa la cena di gala con coreografie fantastiche.
Bravi i cuochi del do Farol. Nel pomeriggio prendiamo confidenza con il villaggio, cena e buonanotte. Il primo giorno ci svegliamo presto (abbiamo un pò di fuso) scostiamo le tende e sorpresa: il cielo è grigio con nuvoloni minacciosi e il vento agita le palme. Ci guardiamo in faccia pensando : ma dove siamo finite? Non siamo in Africa? Indossiamo la felpa (l’unica che ci siamo portate perchè tanto là fa caldo) e ci incamminiamo verso l’oceano, il vento soffia forte e fa pure freddino.
Arriva Daniela con Emilio stretti anche loro nelle felpe e sconcertati dal tempo, facciamo una passeggiata e andiamo a fare colazione. Nel frattempo il vento ha scompigliato le nuvole e nel giro di mezz’ora il sole splende nel cielo, meno male! Io e Marzia che siamo sempre armate di macchina fotografica vogliamo fare una foto all’alba e al tramonto di Sal ma scopriremo che ogni mattina al sorgere del sole il cielo si presenta nuvoloso e il sole esce quando è già alto nel cielo, mentre al tramonto una striscia di nuvole lo copre piano piano finchè scompare. Così niente foto né all’alba né al tramonto.
Al villaggio ci hanno informato sulle escursioni da fare a Sal, ma noi decidiamo per il “fai da te” che ci piace molto di più così ci incamminiamo via spiaggia alla scoperta di S. Maria. Arriviamo al molo e visto che è un po’ presto per il rientro dei pescatori risaliamo verso il centro, le vie sono piene di negozi e bancarelle improvvisate con frutta, caramelle e mercanzia varia; la parola d’ordine a Capo Verde è NO STRESS ed effettivamente l’atmosfera che si respira è molto diversa dall’Italia. Ci vengono incontro capoverdiani e senegalesi (tanti) sorridono, ci mettono al collo collanine colorate e ci invitano ad entrare nei loro negozi “solo per vedere” (ma poi se compri è meglio). Parlano bene l’italiano, sono simpatici, ci fanno sentire subito amici così ridiamo, scherziamo, contrattiamo, facciamo qualche acquisto poi usciamo ma ci aspettano altri che ci invitano nei loro negozi e ricomincia la tiritera: vieni, entra, guarda ecc. Ma questa è Capo Verde e va bene così. Chiediamo poi se c’è un noleggio di auto e con un veloce passaparola tra alcune persone salta fuori uno che ha tutto: auto, jeep, pulmini; contrattiamo un pò poi veniamo affiancati da un pickup con a bordo un tipo (Fogo) che ci dice di non fidarci dei senegalesi, lui è autorizzato e ci mostra delle carte, l’assicurazione e ci offre auto, jeep, pulmini, quad, guide, ristorante e ci dà appuntamento più tardi al villaggio.
Ritorniamo al molo che è gremito di gente che aspetta i pescatori. Sono attrezzati con carriole, una specie di “ape” frigo, secchi, bacinelle e bilance. Arriva donna che sembra proprio la classica Mami, un po’ cicciottella con un top senza spalline e una gonna colorata e lunga, porta la cesta per il pesce sulla testa e nella mano una bilancia da cucina. Si siede sul molo su un minuscolo sgabello e aspetta il pesce. Nell’attesa c’è chi sistema le reti, i ragazzi ne approfittano per fare un tuffo in mare poi cominciano ad arrivare le prime barche. Sono molto piccole e cariche di pesce che luccica sotto il sole. Il pesce buttato sul fondo delle barche viene messo in contenitori più o meno grandi che vengono issati sul molo. Sono tutti molto indaffarati e c’è un gran vociare, sperano di avere il pesce più pregiato per poterlo vendere ai ristoranti e guadagnare bene. In breve tempo il pesce viene smistato, caricato sull’ Ape frigo e portato via. Sul molo restano delle persone, per lo più donne che con le piccole bilance lo vendono per così dire “al minuto”.
Torniamo al villaggio e prendiamo informazioni alla reception su Fogo, ci dicono che ci possiamo fidare ed eccolo arrivare, contrattiamo il prezzo: giro dell’isola tutto il giorno con guida a 10 euro a testa. Ok stretta di mano e affare fatto.
L’indomani alle nove precise Fogo ci aspetta davanti al villaggio con un pulmino che guida suo fratello Mario e lui con il suo pickup che ci fa strada. Prima sosta alla spiaggia delle conchiglie dove sono ammassate migliaia di conchiglie vuote dopo che i capoverdiani ne hanno estratto il mollusco.
Partiamo per le saline; € 3.50 l’ingresso compresa la doccia, scendiamo nel cratere che è molto suggestivo, visitiamo il laboratorio dove stanno confezionando il sale poi ci facciamo un bagno indimenticabile nelle saline dove si galleggia che è un piacere. Doccia e ripartiamo verso Espargos, la capitale. Strada facendo Mario ci parla di Sal e della sua gente, dei loro usi e costumi, gli facciamo un sacco di domande e lui gentilissimo risponde, ci mostra il monte leone poi abbandoniamo l’unica strada asfaltata e ci addentriamo nel deserto tra sassi e sabbia e ci fermiamo davanti al giardino dell’infanzia Joaninha dove siamo accolti da un gruppo di bambini allegri e festanti, bellissimi nei loro vestiti colorati, con le ciabattine infradito, le bambine hanno i corallini fra i capelli e poi c’è un bimbo con la maglia dell’Inter. Fogo intona I-ta-lia I-ta-lia e subito i bimbi lo seguono saltando e cantando I-ta-lia I-ta-lia! E’ fantastico! Facciamo tante foto e loro ne sono felici, una bimba che si chiama Thaissa si mette in posa è bellissima, vogliamo immortalarli tutti con i loro sorrisi, i loro occhi e la loro gioia. Accanto c’è la scuola dei ragazzi più grandi che stanno giocando a calcio su un campo in cemento. E’ un’immagine che stride: il campo da calcio in cemento nel deserto e in riva all’oceano. Ma anche questo è Capo Verde. Cerchiamo nelle nostre borse qualche caramella da dare ai bambini ma Fogo ci dice che è meglio di no perchè poi se i denti si cariano andare dal dentista diventa per loro un problema. Ripartiamo con una sensazione strana nel cuore. Abbiamo vissuto un’esperienza che ci fa riflettere parecchio pensando ai nostri figli …
Ripartiamo e Fogo (che per noi ormai è diventato Foghinho) ci chiede se abbiamo mai visto un miraggio, nessuno di noi l’ha visto allora ce lo mostrerà lui. Arriviamo nel deserto, intorno a noi non ci sono case , non ci sono persone praticamente c’è il nulla. Solo noi, la sabbia, i sassi e il vento. Foghinho ci indica un punto dove vediamo in lontananza un albero piegato dal vento e una specie di capanna che galleggia sull’acqua ma non è così laggiù di acqua non ce né. Eppure sembra che la capanna galleggi si vede benissimo ma poco dopo Foghinho ci porta accanto alla capanna che si trova sulla sabbia. Che fenomeno! Ma Foghinho ha in serbo per noi un’altra perla di Sal: l’occhio blu. Sempre viaggiando tra sabbia e sassi ci arriviamo. In riva all’oceano ci sono delle rocce sullequali le grosse onde spinte dal vento si infrangono creando giochi di schiuma incredibili. Lì accanto tra le rocce c’è un crepaccio profondo. Ci avviciniamo con cautela perché è pericoloso e ci sporgiano un po’ per vedere il fondo di questo crepaccio buio dove si vede l’acqua e il sole che filtra crea proprio un “occhio blu”. E’ fantastico anche questo. Riprendiamo il viaggio e arriviamo ad Espargos, le nostre guide ci accompagnano in un ristorante dove prendiamo accordi per il pranzo: grigliata di pesce fresco a 20 euro a testa, ok affare fatto alle 12 e 30 ci aspettano.
Nel frattempo andiamo a Palmeira dove arriviamo verso mezzogiorno e al molo sono appena rientrati i pescatori con le loro piccole barche piene di pesce. Due ragazzi stanno trasportando un grosso tonno, uomini, donne e bambini puliscono i pesci piccoli direttamente nell’oceano; anche i bambini sono abilissimi: zac, zac, una raschiata, una sciacquata e il pesce è pulito. Resto lì ad osservali stupita perché io se il pesce lo devo pulire non lo mangio nemmeno. C’è un gran viavai di gente nel piccolo spiazzo antistante il molo, c’è un bar dove la musica ad alto volume e gli schiamazzi della gente rendono molto caotico questo posto.
Risaliamo sul pulmino e andiamo al ristorante. Ci stanno aspettando ed è tutto pronto. Ci servono una grigliata di pesce freschissimo con aragostelle (con noi c’è Pino che di pesce fresco se ne intende e fa perfino il bis) , verdure di contorno, pane, bevande, caffè e ci fanno assaggiare i loro liquori il tutto in un clima di allegria e amicizia.
Ora Foghinho dice che ci porta a vedere gli squali. Lasciamo Espargos e proseguiamo sulla “strada” di sabbia e sassi dove ad un certo punto un ragazzo ci attende sul ciglio , ci fermiamo e Mario lo fa salire con noi: è lui che ci porterà a vedere gli squali. È un ragazzino,ha 15 anni, conosce bene gli squali e sa dove trovarli. Siamo un po’ scettici e perplessi. Arriviamo ad una piccola spiaggia di sassi e il ragazzino (Francesco) ci invita a seguirlo solo alcuni di noi lo fanno gli altri preferiscono restare sulla spiaggia. L’acqua in questo punto è molto bassa e il fondale scende molto lentamente, dopo 20-30metri l’acqua ci arriva al ginocchio, noi fatichiamo ad avanzare perché i sassi sono molto scivolosi ma Francesco è già più avanti di noi e con il dito ci indica: là ce n’è uno, là un altro, dapprima non vediamo niente, tra le creste delle onde non vediamo nulla ma poi eccoli! Una pinna marrone spunta dall’acqua, dietro un bel po’ ecco la coda, mamma mia quanto è lungo! Ce ne sono tanti, nuotano a pelo d’acqua, Francesco è molto vicino a loro e con la macchina fotografica che gli abbiamo dato scatta, scatta e scatta, un po’ temiamo per lui che li ha così vicino e lo invitiamo a tornare indietro ma lui avanza mentre noi ci teniamo a debita distanza. Che meraviglia però vedere quel ragazzino in mezzo all’acqua con gli squali che gli girano intorno a pochi metri di distanza ed è così tranquillo che sembra avere intorno i pesci rossi invece che grossi squali. Ci dirà poi che erano circa una trentina e arrivavano fino a tre metri. (ci ha scattato anche delle belle foto). Il nostro giro dell’isola di Sal volge al termine, accompagnamo a casa Francesco che vive con la sua famiglia in mezzo al deserto. Facciamo una sosta a casa di Mario dove suo padre ha un piccolo negozio di “un po’ di tutto” conosciamo due suoi fratelli che hanno lo stesso sorriso dolcissimo di Mario, sono più piccoli e molto carini.
Tra il “po’ di tutto” del negozio compriamo scatole di tonno da portare a casa. C’è un’altra fermata prima di ritornare al villaggio: la spiaggia dove si riproducono le tartarughe. E’ una lunga spiaggia con una grossa duna di sabbia finissima: Fogo fa salire noi donne più “temerarie” sul suo pick up e facciamo una corsa sulla duna ci divertiamo molto anche se ad un certo punto il pick up affonda nella sabbia e restiamo bloccate. Ci viene in soccorso il buon Mario per farci uscire e ripartire. Prima di riportarci al villaggio, Fogo e Mario ci mostrano la vista di S. Maria “dall’alto” dell’unica piccola collina dove sorge la centrale per le telecomunicazioni dell’isola. Il panorama, a parte l’azzurro dell’oceano, è alquanto desolante ma Sal è questa. Facciamo ritorno al villaggio e ringraziamo i nostri accompagnatori che ci hanno mostrato Sal come la volevamo vedere. Nel villaggio parliamo con altri turisti che hanno fatto il giro dell’isola organizzato ma hanno visto solo la metà di quello che abbiamo visto noi, così ci chiedono il numero di telefono di Fogo e vogliono fare un giro con lui. Infatti dopo due giorni vediamo Fogo e Mario all’ingresso del villaggio per portare in giro un gruppo di turisti che al loro ritorno ci ringraziano molto e sono contenti. Anche Foghinho ci ha molto ringraziato per il passaparola fatto. Non voglio togliere nulla alle escursioni organizzate dai villaggi che, a parte i costi, sono tutta un’ altra cosa dal vivere il posto con la gente del posto. La domenica andiamo a Santa Maria per assistere alla messa.
La chiesa è colorata, luminosa e con le finestre aperte. Quando arriviamo è già gremita di gente, prendiamo posto anche noi tra loro. Sono tutti in ordine, ben pettinati e ben vestiti, proprio con “l’abito della festa”. Sembrano diversi dai capoverdiani che abbiamo visto nei giorni precedenti. I bambini prendono posto accanto all’altare dove il sacerdote durante la messa parla con loro e li fa partecipare con domande e qualche risata. Il coro intona canti gioiosi e poi cantano tutti, la partecipazione alla messa è molto sentita. Anche questo è un aspetto dell’isola che non conoscevamo e siamo contenti di aver condiviso con loro questo rito.
La nostra vacanza scivola via tra sole, vento, oceano, lunghe passeggiate e qualche capatina a Santa Maria.
Questa è l’isola di Sal come l’ ho vissuta io. Si dice che a Sal non c’è niente ma quel niente a noi è piaciuto e ci ha fatto vivere esperienze e conoscere persone che non dimenticheremo. Grazie Sal.