La mia Russia
La Russia non è Mosca, Sanpietroburgo non è la Russia.
Ho visto la piazza rossa tante volte in tv, le riprese dall’alto mi hanno fatto pensare ad uno spazio infinitamente grande, tuttavia le mie aspettative sono state ridimensionate dalle sagome degli edifici. La fotografi da ogni angolazione, con ogni luce, è lei il soggetto del passato e del futuro moscovita, con il Cremlino, San Basilio e paradossalmente davanti all’ingresso del mausoleo di Lennin ci sono i magazzini GUM.
Al loro interno negozi di note marche d’abbigliamento, accessori e gioielli, tutto è l’eccesso per ricchi russi abituati a comprare griffe famose, girare su hammer, … tuttavia la medaglia ha sempre due facce. Si vede gente guidare carrette del periodo sovietico, compra ai mercati e non può permettersi l’alloggio in centro dove un mq. Costa più di 15.000 euro e si adatta ad abitare in periferia in un cubo di cemento staliniano dallo stampo ripetuto decine di volte.
La vita in una capitale non è solo alla luce del sole, eppure a Mosca il buio della metropolitana è uno straordinario museo sotterraneo. Statue, affreschi, rendono l’atmosfera più impalpabile, meno frenetica. Mi sono ritrovata analfabeta davanti al nome delle fermate, il cirillico è diverso dal latino ed una soluzione è contare le fermate e sperare di scendere a quella giusta. Sono arrivata fino al mercato del Vernisage, oggetti di artigianato russo, reperti della seconda guerra mondiale e del periodo sovietico, tappeti del Caucaso, banchi di colbacchi aspettano turisti desiderosi di comprare. I prezzi sono inferiori a quelli trovati dopo, peccato di non essermi lasciata tentare di più.
L’unica nota negativa è vedere esposti animali imbalsamati che andranno ad arredare i salotti di magnati russi; ho accarezzato un lupo, ho pensato alla suo triste destino, non più libero di ululare nella prateria ed essere il totem dei mongoli.
Sono stata catturata dalla terra degli antici slavi, dalle cupole delle chiese ferventi di preghiere, così lasci la capitale, i semafori, gli incroci e la strada diviene un rettilineo senza fine; ai lati i campi sono spesso abbandoanti, i contadini se non formano cooperative non riusciranno mai a mandare avanti l’agricoltura, così se prima campeggiava il grano ora giungle di cicuta crescono orgogliose.
Così lontano dalle grandi città, incomparabili sono i paesaggi naturali regalati grazie anche alla presenza di numerosi fiumi ed estese foreste e qua è possibile vedere la realtà sociale delle provincia russa.
Yaroslavl e Kostroma sono lambite dal Volga e questo contribuisce a rendere ancora più affascinanti queste città. La prima presenta una ricca collezione di monumenti storici ed artistici, la seconda è più pittoresca.
Vladimir ha una storia millenaria, la sua crescita comincio’ con Anrey Bogolubsky, il figlio di Yuri Dolgoruki, il quale ha fondato Mosca.
Si macinano chilometri ed arrivando a Suzdal sembra tutto sia rimasto intatto da oltre due secoli, più di 100 monumeti di architettura dei diversi periodi del millennio passato sono concentrati qui ed è l’unica citta’ che ospita il museo d’architettura di legno.
Situata sul magnifico lago Nero, Rostov ha il suo Cremlino e le sue torri sono in mattoni bianchi, impressionanti costruzioni resistono sembra coordinare la vita delle persone.
Sergiev Posad è la citta’ che porta il nome di Santo Sergey Radonezhsky. Nel XIV ha fondato un monastero che divento’ uno dei piu’ importanti in Russia. Oggigiorno il monastero ha il nome della Trinita’ Lavra di S. Sergey ed e’ considerato il “Vaticano Russo” in quanto residenza temporanea del patriarca di Russia.
I monasteri sono tanti e solamente ora si cerca di recuperarli grazie ai finanziamenti priovati o statali. Le chiese ortodosse sono diverse dalle nostre cattoliche. Il rito dura all’incirca tre ore, non esistono panche per sedersi e l’altare è solamente accessibile ai chierici. La tavola liturigica si trova dietro l’iconostrato, dove la porta raffigura gli evangelisti e l’annunciazione, i dipinti del santo fondatore e le varie raffigurazioni religiose. Sono tutte uno splendore di immagini incorniciate d’oro; non vi sono statue e le candele si accendono solo nel momento della liturgia. Non ho mai fatto il segno della croce entrando, nessuno lo fa, almeno i turisti ed i locali lo fanno con due dita diversamente da noi non usano tutta la mano.
Cori gregoriani e suoni di campane sono da ascoltare, abbandonarsi alla loro musica, per un attimo solamente ed entrare in un’atmosfera mistica è semplicemente chimerico.
Il treno in cinque ore collega Mosca a Sanpietroburgo, nessuna fermata, a bordo servono la cena ed ogni scomparto presenta due tv, accenderla è una perdita di tempo, il panorama fuori dal finestrino merita molto più di un film. Si attraversano distese di betulle e pini, dacie e storiche residenze, fabbriche e piccoli paesi fino ad arrivare al capolinea di quel romantico viaggio.
È azzeccato l’appellativo dato a l’ex Leningrado di Venezia del nord. I suoi canali al tramonto sono romantici, spettacolari, forse un’attrazione troppo turistica, però è classico il giro in battello.
Per visitare l’Hermitage non basterebbe una settimana ed in una giornata si può solamente accontentarsi di alcune perle. Ho scelto il settore italiano, con Leonardo da Vinci, Raffello, Tiziano, Canaletto, il settore francese e russo. Bisogna arrivare presto per poter entrare subito alle dieci. Le prime ore si fanno tranquille, poi quando orde ti turisti si ammassano davanti un quadro è impossibile capire un’opera, alquanto vederla.
Sanpietroburgo ha lo charme di una capitale europea, i cantieri dislocati in centro ed in periferia la stanno migliorando e trasformando, come una vecchia signora si fa bella per conquistare sempre più persone.
Dalla Russia ho portato a casa le matrioske, il colbacco, la vodka, il samovar, l’icona moderna, … anche se là ho lasciato attimi del mio respiro, in quella terra narrata dai grandi letterati russi in centinaia di pagine.
Questa è la mia Russia, potete condividere le mie impressioni o criticarle, avervi trasmesso un po’ della mia avventura o non sentirvi emotivamente partecipi … Lev Nikolaevic Tolstoj scriveva: “Sono due anni che non riprendo in mano il diario, e pensavo che non avrei più ripreso questa abitudine infantile. Ma non è una ragazzata, è dialogare con se stessi, con la parte vera, divina, che vive in ogni uomo”.