La mia prima volta a : Santo Domingo, Bayahibe
Erano giorni che stavo cercando su internet una offerta per una settimana di vacanza da fare in qualche mare caldo con Lina, mia moglie e quel tardo pomeriggio stanco di navigare sul web decido di fare una visita in agenzia viaggi, quando nei garage incontro Marino, uno dei miei vicini col quale ho scambiato in passato alcune esperienze di viaggio. Sapevo che anche lui era alla ricerca di una vacanza ma la notizia che aveva prenotato proprio quella mattina avendo trovato una offerta interessante su Santo Domingo per 10 giorni, 8 notti in una struttura di qualità mi ha di molto incuriosito quindi mi faccio raccontare qualche dettaglio e lo saluto con una minaccia,
La vacanza comunque non comincia nel migliore dei modi: mi accordo con Marino e sua moglie Loredana per partire da casa verso le ore 3 e mezza alla volta di Malpensa, e appena saliti in macchina ci informano di aver sentito alla TV di un devastante terremoto nella terra di Haiti, noto a tutti come stato confinante con la Repubblica Dominicana con la quale condivide l’isola su cui sorgono gli stati. Nelle prime ore è stato attivato anche un allarme “tzunami” . A Malpensa facciamo la conoscenza di Tiziano ed Annalisa, amici dei nostri vicini con i quali condivideremo piacevolmente questi giorni di vacanza. Anche gli altri viaggiatori in aeroporto attendono di avere rassicurazioni sulla nostra meta. Le notizie che arrivano vanno in questa direzione, a Santo Domingo non ci sono problemi, non si riscontrano danni in generale e nel frattempo anche l’allarme tzunami è rientrato. Il volo prevede uno scalo a Roma, dove rimaniamo più del previsto per uno sciopero dei controllori del volo Francesi, spazio aereo che dobbiamo attraversare. Vettore aereo Air Italy, Boeing 767-200, in condizioni direi buone. Si arriva all’aeroporto de La Romana, la prassi di entrata è un po’ contorta, e qualche valigia viene anche aperta. Una mezzoretta di bus e siamo al Catalonia Gran Dominicus (ex Ventaglio). Tanto per cambiare ci accoglie una leggera pioggerellina, ed anche qui il check-in non è dei più sbrigativi, comunque abbiamo tutto il tempo anche di fare il primo assaggio della cucina nel villaggio: molto buona. Ristorante ampio, assortimento vasto e buono (villaggio internazionale, cucina internazionale), il rischio di portare a casa qualche kilo in più è concreto e ce lo conferma la colazione della mattina successiva, comunque per dover di informazione, ogni serata era a tema, cucina italiana, dominicana, spagnola, messicana, francese … con altri due ristoranti, uno stile Italia, con la possibilità di mangiare anche della buona pizza (davvero) ed un secondo Messicano dove la specialità era la carne.
La prima mattina prevede il consueto “briefing informativo”, che sorprendentemente è breve e sintetico, e poi di corsa in spiaggia perché il sole della nostra prima mattinata sembra se ne stia andando, infatti il tempo si butta sul molto variabile, e dopo pranzo il sole ci lascia. Il secondo giorno è anche peggio, comincia nuvoloso e ci spiace un po’ per quelli che vediamo salire sul catamarano che staziona di fronte la nostra spiaggia, o per quelli che vediamo sfrecciare sulle lance (tipiche imbarcazioni per turisti in Santo Domingo), che sono partiti dal non lontano porto di Bayahibe, tutti diretti all’isola di Saona, sicuramente l’escursione più famosa in Santo Domingo. Peccato per loro, non potranno godere dei colori che una giornata di sole avrebbe invece regalato, mentre noi ci consoliamo con gli snack del bar o con la Paiella che ci viene servita in spiaggia. Loredana che a casa aveva studiato un po’ la vacanza, contatta una agenzia Baya Tour di Bayahibe con la quale concordiamo di fare l’escursione a Saona e poi anche un mini tour in Quad .
La fortuna questa volta ci assiste, e Domenica 17 gennaio quando al mattino si raggiunge il porto naturale di Bayahibe, saliamo sulla lancia che di porterà a Saona, ed il sole splende. Stefano, il responsabile che ci accompagna per tutta la giornata, ci spiega alcune cose dell’isola, della visita a Saona, delle spiagge che vedremo, nelle cui acque ci tufferemo. Diamo uno sguardo dal mare al paesino di Bayahibe, con alcune costruzioni all’occidentale che spiccano sul porto, poi ammiriamo, in senso ironico, anche quanto siano brutti certi insediamenti turistici proprio lungo la costa di Bayahibe e passiamo davanti anche al nostro Gran Dominicus, che per la verità e mimetizzato abbastanza bene nel verde della vegetazione che lo circonda. Ci tuffiamo davanti a Playa Bacardi (dove dicono abbiano girato lo spot del Bacardi), nelle “piscine naturali” dove una nuvola ci oscura un po’ il sole ma in compenso vediamo tante e grandi stelle marine, e poi via attraversiamo il canale ed arriviamo a Saona. Passiamo davanti prima alle grandi spiagge attrezzate di Saona, poi al paesino di Manu Juan, (300 persone circa, poche case e qualche negozietto che visiteremo nel pomeriggio sulla strada di rientro), per arrivare ad un piccolo paradiso terrestre: “Canto della Playa” è una spiaggia naturale, non attrezzata, stupenda, piena di palme molto alte, dove la natura, il mare la fanno da padroni. La barriera protegge questo luogo, fare un bagno in tiepide e placide acque è una gioia, si può fare anche un po’ si snorkeling, anche se la fauna marina non è molta. Stefano con i suoi boys nel frattempo ci preparano il pranzo; c’era di tutto, pasta, pesce, carne, verdura e rum per finire (immancabile come l’aragosta). Verso le 16 si riprende la strada di casa, con la sosta sopra accennata.
Il 19, martedì mattina, facciamo l’escursione sul quad e buggy. Premetto subito che non è stata così avvincente come l’ultima esperienza in quad a Zanzibar, (vedi relativo diario di viaggio), ma ho avuto finalmente l’idea di cosa significa parlare di piantagioni sconfinate, infatti attraversiamo le piantagioni di Canna da Zucchero che si perdono a vista d’occhio, ci soffermiamo in un paesino che si trova all’interno di queste piantagioni (ma ce ne sono moltissimi), fatto di tanta miseria, dove però c’è una scuola alla quale possiamo lasciare un po’ di materiale che Loredana aveva portato con se. Poi ci fermiamo nel punto di pesatura e di carico della Canna, dove ascoltando le spiegazioni del lavoro e della vita in quei luoghi assaggiamo anche la Canna da Zucchero. Arriviamo fino al fiume Chavon, dove raccontano siano stati girati molti celebri film di avventura come Rambo, Apocalipse Now e King Kong, noi però non lo attraversiamo e non facciamo nemmeno il bagno. Lungo il percorso non è possibile non infangarsi, ma per lo meno non è piovuto altrimenti sarebbe stata davvero dura. Il sole che da domenica ci fa compagnia, ci fa ammirare la bellezza dell’hotel, le camere sono in diversi piccoli fabbricati inseriti armoniosamente in mezzo a giardini e piante molto curate, lo spazio è tale che nonostante l’hotel sia pieno la gente intorno non si sente, solo in spiaggia la marea di lettini ci ricorda che siamo in tanti, in compenso ai limiti dello spazio delimitato come balneazione sicura, è stata creata artificialmente una specie di barriera corallina, che è ora popolata da diversi pesci e ricci, ed è un piacere fare snorkeling proprio davanti all’hotel. Spazioso con buon servizio anche il bar centrale, dove è sempre possibile bere qualcosa a tutte le ore. L’animazione composta da ragazzi locali e dei vari tour operator e attiva, ma tranquilla, e alla sera intrattiene con piccoli e piacevoli spettacoli, (per chi vuole). Veramente ampia è la piscina e lo spazio intorno ad essa. Il tempo passa e anche per noi la vacanza finisce, con l’ultimo tour-de-force, il volo di rientro prevede uno scalo in Colombia a Cartagena, per arrivare a Milano a mezzogiorno circa di venerdì 22. Concludo ringraziando i miei compagni di viaggio Marino, Loredana, Tiziano e Annalisa per la loro divertente compagnia e mia moglie Lina che è comunque il mio punto di forza.
Ciao Franco
P.S.: per un resoconto fotografico visitare il mio spaces .