La mia New York
Il viaggio del cuore
Ascolta i podcast
Si dice che a New York tutto sia possibile, che questa cosmopolita metropoli sia la città dove ognuno di noi abbia l’occasione di vedere concretizzati i propri sogni, le aspettative personali. Io non so dirvi se questo pensiero corrisponda all’effettiva realtà…troppo poco il tempo, una settimana, trascorso in questa incredibile megalopoli: quello che so per certo è che NY è riuscita comunque a dare vita ad uno straordinario miracolo, quello che si è realizzato in una mattina di fine agosto del 2007, quando, di buon ora, il sottoscritto si è alzato per imbarcarsi su un aereo che lo avrebbe portato a vivere una delle più memorabili avventure della propria esistenza. Ricordo come ieri le sensazioni provate una volta sbarcato all’aeroporto JFK, quando, novello emigrante italiano con valigia in mano, mi sono sorpreso immobile tra la calca degli altri passeggeri, domandandomi: “E adesso….che faccio??”. Avevo pianificato per anni questo viaggio, ma in quel momento mi sentivo destabilizzato da un crescendo di emozioni, fatto di eccitazione e paura. Solo un’attimo di incertezza per fortuna, superato avviandomi senza indugio verso l’air-train, una comodissima navetta, che, collegata alla rete metropolitana, ti conduce direttamente nel cuore di NY. E come dimenticare allora il turbinio di sensazioni che mi ha travolto proprio all’ uscita della metro: mentre il giorno volgeva ormai verso il declino, sono sbucato in un mondo ignoto che subito mi ha inghiottito completamente. Sembrava quasi che un cielo illuminato da milioni di stelle mi fosse caduto addosso: ogni diottria dei miei occhi era invasa da incredibili luci…ovunque volgessi lo sguardo la mia vista si ubriacava dello sfavillio delle vetrine, dello sfrecciare lucente delle miriadi di taxi. Per quanto poi mi sforzassi di ergere la testa non riuscivo a capire dove fosse la fine di tutti quegli enormi grattacieli che mi circondavano: mi sentivo come un piccolo gulliver che si aggira tra giganti di cemento, curiosi osservatori dall’alto e indecisi se accogliere o meno questo misterioso avventore scaraventato nella notte newyorkese. Ricordo di essere giunto in albergo in preda ad un stato confusionale di emozioni e di essere rimasto ipnotizzato, osservando dalla finestra della mia stanza, quella notte americana così diversa da ognuna vissuta sino a quell’istante. E quella prima, indimenticabile notte è trascorsa proprio così, bruciata in poche ore di sonno stravolto dal fuso orario: presto i primi raggi di un sole nuovo hanno cominciato a penetrare attraverso le persiane ed ero già pronto per alzarmi ed addentare la Grande Mela! Mi piace oggi pensare al primo giorno a NY come il primo appuntamento con una donna affascinante, capace di farti perdere la testa: ti appare troppo bella ed irraggiungibile, tanto da suscitare in te l’istinto di scappare, ma se riesci ad andare oltre questo timore ti accorgi invece che null’altro desidera di essere conquistata ed amata. E NY è proprio così: immensa e sfacciata nella sua bellezza, ma in realtà pronta ad accoglierti benevolmente. Ed incredibilmente vasta è la prima tappa che ho subito affrontato: Central Park. E’ sorprendente che al centro di una metropoli così frenetica ci possa essere un polmone verde tanto grande e pulsante di vita ed attività: mi sono letteralmente smarrito tra i grandi prati verdi dove i newyorkesi, smessi i panni di managers stressati, amano praticare jogging, tra piccoli laghi solcati da barchette spinte da un leggero soffio di vento e bambini festanti che si rincorrono tra alberi secolari, lambiti dagli enormi grattacieli che tutto sorvegliano come padri severi ed attenti. NY è proprio questo: una dicotomia vivente capace di far convivere in un quadro astratto un’ immagine amena e sonnacchiosa come quella offerta da Central Park, opposta invece alla modernità convulsa di una metropoli che mai riposa. Esci allora da Central Park e non puoi subito non immergerti nell’altro cuore vibrante di questa città, il vero crocevia di questo mondo nel mondo:Times Square. E’ questa la piazza più famosa della terra, sempre viva a qualsiasi ora del giorno e della notte. Puoi girare in lungo e largo tutta la planimetria di NY, ma alla fine ti senti sempre trascinato, come da una potente calamita, in questo crogiuolo caotico, fatto di tabelloni pubblicitari esagerati, luci fosforescenti, locali meravigliosamente kictk….. Prova ad immaginare: ti confondi nella folla multietnica che si accalca in ogni angolo della strada…magari acquisti al volo uno di quei fantasmagorici e misteriosi panini preparati da un venditore ambulante…e mentre lo assapori ti senti pervaso da una strana sensazione, quello di sentirti finalmente libero….E’ questa la magia di NY: ti da l’illusione che mangiare un hotdog possa somigliare a qualcosa che ricordi la felicità. Ma il fascino di NY non è naturalmente solo in Times Square: da qui basta poco per raggiungere un’ altra delle strade mitiche di questa città, Broadway, dove un nugolo di teatri ha in cartellone le commedie storiche della tradizione del musical. Naturalmente non ho potuto fare a meno di assistere ad una di queste mirabolanti rappresentazioni (THE LION KING)… Che spettacolo, ragazzi! La lingua non è un ostacolo, non importa infatti se non comprendi nulla di ciò che viene declamato: il talento palpabile degli attori, la musica vibrante, i colori abbacinanti delle luci, le mirabili scenografie…..tutto questo basta ad appagare ogni senso. Ma le tappe obbligate in questa alacre città sono anche altre e molteplici…ed ecco quindi raggiungere la vetta dell’Empire State Building, uno degli edifici più alti della terra… pochi attimi e l’ascensore ti porta in cima su quello che sembra essere il tetto del mondo: lo spettacolo, nell’ora che volge al tramonto, è da togliere il fiato….abbassi lo sguardo e NY è tutta lì, con i suoi grattacieli a sfidare l’orizzonte, le strade che si intersecano in un groviglio di luci…e in lontananza il fiume Hudson, il mitico ponte di Brooklyn, la Statua della Libertà…. E naturalmente non potevo lasciare NY senza rispondere al richiamo proprio di lei, MISS LIBERTY…Dal battello che ti porta alla sua isoletta la vedi, fiera, stagliarsi verso il cielo, con la sua fiaccola fiammeggiante, quasi a vagheggiare una libertà che sembra, in questi tempi assurdi, un ideale sempre più calpestato e dimenticato. Dopo aver lasciato la Statua della Libertà alle tue spalle, il battello attracca ad Ellis Island, un’altra meta irrinunciabile: è proprio qui che i nostri avi approdavano da ogni parte del mondo, abbagliati dal miraggio di una vita migliore. Oggi l’isola di Ellis Island è stata trasformata in un museo, e aggirandoti qui ti sembra quasi di avvertire il carico di tutte queste speranze, a volte concretizzate, a volte invece miseramente disilluse. Come fatalmente infranti furono, una fredda mattina dell’ 11 Settembre 2001, i sogni e le aspettative di tutti coloro che perirono nei fatali attentati delle torre gemelle al World Trade Center. Quando arrivi a Ground Zero non puoi non fermarti annichilito di fronte all’enorme voragine che ancora viola, come una ferita mai risanata, questa zona di NY. Credo sia vero quando si ribadisce che il mondo, da quel momento, non sia stato più lo stesso: in quel tragico giorno, oltre alle vite di migliaia di innocenti, quella profonda voragine ha trascinato e risucchiato con sé anche tutte le false sicurezze di noi tutti. Sarà forse questa l’immagine che conserverò maggiormente di questo viaggio, durato sì solo 7 giorni, ma capace di lasciare impressi, nella mia anima, ricordi indelebili. Ancora oggi, infatti, torno spesso con la memoria a quest’ esperienza fantastica della mia vita…e mi scopro a sorridere mentre mi rivedo ancora lì, perso tra la folla e le strade di NY, mentre confondo il sapore di un semplice hotdog con quello della felicità….