La mia New York 2
Ricordo di essere giunto in albergo in preda a mille emozioni e di essere rimasto ipnotizzato, osservando dalla finestra, quella notte americana così strana… presto però i primi raggi di un sole nuovo hanno cominciato a destarmi dal torpore ed ero già pronto per addentare la Grande Mela!
Mi piace oggi pensare al mio primo giorno a NY come il primo appuntamento con una donna affascinante: ti appare troppo bella ed irraggiungibile, tanto da suscitare in te l’istinto di scappare, ma se riesci ad andare oltre questo timore ti accorgi invece che null’altro desidera di essere conquistata ed amata. E NY è proprio così: immensa e sfacciata nella sua bellezza, ma in realtà pronta ad accoglierti benevolmente… ed incredibilmente vasta è la prima tappa che ho subito affrontato: Central Park. E’ sorprendente che al centro di una metropoli così frenetica ci possa essere un polmone verde tanto grande e pulsante di vita ed attività. NY è proprio questo: una dicotomia vivente capace di far convivere in un quadro astratto un’ immagine amena e sonnacchiosa come quella offerta da Central Park, opposta invece alla modernità convulsa di una metropoli che mai riposa. Esci allora da Central Park e non puoi subito non immergerti nell’altro cuore vibrante di questa città, il vero crocevia di questo mondo nel mondo: Times Square. E’ questa la piazza più famosa della terra, sempre viva a qualsiasi ora del giorno e della notte. Puoi girare in lungo e largo tutta la planimetria di NY, ma alla fine ti senti sempre trascinato, come da una potente calamita, in questo crogiuolo caotico, fatto di tabelloni pubblicitari esagerati e luci fosforescenti… Prova ad immaginare: ti confondi nella folla multietnica che si accalca in ogni angolo della strada…magari acquisti al volo uno di quei fantasmagorici panini preparati da un venditore ambulante…e mentre lo assapori ti senti pervaso da una strana sensazione, quello di sentirti finalmente libero. E’ questa la magia di NY: ti dà l’illusione che mangiare un hotdog possa somigliare a qualcosa che ricordi la felicità.
Ma un’altra magia da vivere è raggiungere la vetta dell’Empire State Building, uno degli edifici più alti della terra… pochi attimi e l’ascensore ti porta in cima su quello che sembra essere il tetto del mondo: lo spettacolo, nell’ora che volge al tramonto, è da togliere il fiato: abbassi lo sguardo e NY è tutta lì, con i suoi grattacieli a sfidare l’orizzonte, le strade che si intersecano in un groviglio di luci…e in lontananza il fiume Hudson, il mitico ponte di Brooklyn, la Statua della Libertà…
E naturalmente non potevo lasciare NY senza rispondere al richiamo proprio di lei, MISS LIBERTY… dal battello che ti porta alla sua isoletta la vedi, fiera, stagliarsi verso il cielo, con la sua fiaccola fiammeggiante, quasi a vagheggiare una libertà che sembra, in questi tempi assurdi, un ideale sempre più calpestato. Altra tappa obbligata non può essere che Ground Zero, l’area dove una fredda mattina dell’ 11 Settembre 2001, si infransero i sogni di tutti coloro che perirono nei fatali attentati delle torre gemelle al WTC. Credo sia vero quando si ribadisce che il mondo, da quel momento, non sia stato più lo stesso: in quel tragico giorno, oltre alle vite di migliaia di innocenti, quella profonda voragine ha trascinato e risucchiato con sé anche tutte le false sicurezze di noi tutti… e sarà forse questa l’immagine che conserverò maggiormente di questo viaggio, durato sì solo 7 giorni, ma capace di lasciare impressi, nella mia anima, ricordi indelebili. Ancora oggi torno spesso con la memoria a quest’ esperienza fantastica della mia vita… e mi scopro a sorridere mentre mi rivedo ancora lì, perso tra la folla e le strade di NY, mentre confondo il sapore di un semplice hotdog con quello della felicità.