La mia america

SÌ, L’AMERICA È LONTANA…..DALL’ALTRA PARTE DELLA LUNA!!!!!Sintetizzare il mio viaggio in America! Non è cosa facile…… Più che narrare eventi o raccontare i luoghi visitati, mi piacerebbe riuscire ad esprimere le emozioni vissute. La prima cosa che mi urge dire e che mi viene da esprimere quando qualcuno mi chiede : - Allora, come...
Scritto da: aladine2
la mia america
Partenza il: 15/08/2008
Ritorno il: 31/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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SÌ, L’AMERICA È LONTANA…DALL’ALTRA PARTE DELLA LUNA!!!!!

Sintetizzare il mio viaggio in America! Non è cosa facile… Più che narrare eventi o raccontare i luoghi visitati, mi piacerebbe riuscire ad esprimere le emozioni vissute. La prima cosa che mi urge dire e che mi viene da esprimere quando qualcuno mi chiede : – Allora, come è andato il viaggio in America?- è…Quanto mi sento europea! Ma perché? Forse per una latente condizione di disagio in cui mi sono sempre sentita, negli USA…Tutto grande, tutto inafferrabile, tutto difficile da comprendere fino in fondo, tutto finanche ‘profondamente pacchiano( e con questo mi riferisco soprattutto a Las Vegas, luogo infinitamente grande, ma anche tristemente triste!!!!). Lunghi nastri di strada tracciati nel deserto dell’Arizona, circondati da bassi cespugli spinosi, chilometri e chilometri di universo vuoto, esteso, inospitale…Atrocemente caldo!!! Km che poi diventano la ‘Historic route 66’, la mitica strada che si espande per 4000 miglia…Che si muove in linea retta o si inerpica in paurosi tornanti senza parapetto, per raggiungere paesini, in origine Far West puro ed oggi scenari fasulli di film ambientati tra cow-boy falsi ed asini liberi per le strade…Paesi corredati di Saloon e cactus finti…In cui inserire la faccia per farsi un a magnifica foto. Territori abitati da quel che resta degli indiani Navajo ( già 300000 ad oggi), che ti ‘commuovono’ per quanto riversino il loro buon gusto nell’artigianato ( argento, tappeti, bambole…) e ti stupiscono per come continuino a vivere in improbabili dimore…Povere e malandate, senza luce e null’altro, ma subitamente pronte a trasferirsi in altro luogo ( vecchi tipì divenute roulotte). Facce Apache che, come in un magico incantesimo, richiamano le sfaccettature delle rocce e non sai se siano state le rocce ad adattarsi a quei volti, oppure siano stati quegli uomini e quelle donne, a forza di mescolarsi coi Canyon, di guardarli, di viverli, di ascoltarli, di amarli, ad assomigliare proprio a loro…Terra rossa che ti colpisce la vista, ed al tramonto diventa sempre più rossa ( Monument Valley), più stagliata nell’azzurro del cielo, più imponente…Ma che ti comunica la sua consapevolezza di essere fragile, oggi qui e domani nel vento…Come ‘Il deserto dipinto’, luogo lunare, senza ombra di vegetazione…Oppure la foresta pietrificata: enormi tronchi ritornati alla luce per l’erosione, che in un’ inscindibile e inesorabile metamorfosi, si sono trasformati in pietra, già 250000 milioni di anni fa, prima dell’avvento dei dinosauri…E sono lì, di fronte a te!!!!! Ahimè, pronti a divenire schiavi delle nostre fotocamere!!!! L’enormità del Gran Canyon, contenitore del fiume Colorado, madre e figlio del magnifico River, continuamente ‘stuprato’ da passeggiatori della domenica, che scendono nelle sue viscere e poi intendono risalire (1400 metri)…Ma Lui qualcuno se lo trattiene come ostaggio e non lo rilascia più per tutta la vita…Gran Canyon ribelle, che non ‘riesce ad entrare in una foto’, che sfugge allo sguardo dell’obiettivo, dicendoti…- Stai in silenzio di fronte a me, non parlare, portami negli occhi della tua memoria, dove potrai abbracciarmi per intero…- E poi, e poi…S. Francisco!!!! Ma che freddo!!! Imbottigliata nel maglione pesante e sotto una pioggia che sembra acqua vaporizzata…Lì, mi sento abbastanza bene: gli obesi non mi sembrano troppi, i grattacieli non mi appaiono giganti inaccessibili, il cibo risulta gradevole, la gente rilassata, i tram simpatici, il Golden Gate un mondo da scoprire, China Town poco esotica ma…Molto molto approssimativa e vomitante paccottiglia plastificata…E poi: Las Vegas, già menzionata: 43 gradi centigradi, un phon acceso che ti ‘costringe’ ad entrare negli alberghi-mondi-ricostruiti, chiassosi, opulenti, bui, o esageratamente , ma falsamente illuminati, dove DEVI TENTERE LA FORTUNA, di fonte ad un volto di crupier sfiduciato, abbrutito dal gelo dell’aria condizionata, il quale, tra un ‘rosso’ e un ‘nero’ stancamente venuti alla ribalta, pensa a cosa farà per cena e a quando potrà sedersi davanti al TV, per assistere all’incoronazione del democratico o del repubblicano di turno, con un occhio a CSI ed un altro all’uragano Gustav… Daniela, di ritorno dall’America!!!!!



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