La magia in un sorriso

Dopo mesi di preparativi eccomi, finalmente, a Malpensa con il cuore in gola, diretta verso un paese carico di fascino esotico in compagnia del mio amico, ed esperto compagno di viaggi, verso il Myanmar. Nello zaino trova posto solo l’indispensabile: d’altronde siamo diretti in un paese dove della sussistenza fanno virtù per...
Scritto da: stellina_latina
la magia in un sorriso
Partenza il: 27/02/2005
Ritorno il: 16/03/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Dopo mesi di preparativi eccomi, finalmente, a Malpensa con il cuore in gola, diretta verso un paese carico di fascino esotico in compagnia del mio amico, ed esperto compagno di viaggi, verso il Myanmar. Nello zaino trova posto solo l’indispensabile: d’altronde siamo diretti in un paese dove della sussistenza fanno virtù per sviluppare l’anima. Appena atterrati a Yangon, capitale dello Stato, veniamo accolti dai funzionari impeccabili nelle loro divise militari, ci dirigiamo verso banchetti in cui è possibile contrattare di tutto, dai biglietti aerei al cambio della valuta, dove ne approfittiamo per acquistare il volo per Mandalay e per cambiare dei dollari in kyats effettuando il cambio più vantaggioso del viaggio. La contrattazione in Asia è un’arte, in particolar modo in Birmania. Sì, perché, non solo si contrattano in contemporanea dollari e kyats ma, anche con oggetti vari. Per una camera al B&B abbiamo aggiunto a pochi dollari, due campioncini di profumo e delle penne biro. Iniziamo così la scoperta del Myanmar da Mandalay che annovera monumenti interessanti quali: l’imperdibile Monastero del Palazzo d’Oro, totalmente in legno di tek finemente intagliato e impregnato delle preghiere e della meditazione che vengono praticate, il Libro più grande del Mondo, una distesa di piccole bianchissime pagode davvero suggestive. Il modo migliore per godersi il tramonto sulla città è dalla Mandalay Hill: percorrendo scalzi l’immenso labirinto di scale, ci si trova avvolti dal vociare dei venditori d’artigianato, dal profumo del cibo cucinato all’istante, dall’incenso proveniente dai tanti altari. I monaci salutano sereni, i bambini ridono e giocano e le coppiette salgono per condividere il romantico momento nascondendo timidi sorrisi dietro le delicate mani. Il mezzo ottimale per visitare la città resta il caratteristico tuk tuk. Meritano particolare interesse, per il loro valore storico, artistico e religioso, le città imperiali. Per raggiungere la prima, Mingun, occorre attraversare il grande fiume Ayayarwady, si viene accolti da una piccola folla di tenaci venditrici di longyi, tradizionali abiti, e artigianato locale. Desta particolare interesse l’imponente Mingun Paya che pare scolpita nella roccia; salite fino in cima e fermatevi ad ammirare, con la brezza tra i capelli, lo spettacolo dall’alto del fiume e di tutto il sito. Cercate di salire soli, le gradinate bianche ed eleganti della Hsinbyume, per poter immergervi nel totale silenzio e contrasto dell’oro del Buddha scintillante per le candele, del bianco delle ondulate balconate e del blu intenso del cielo profumato d’incenso. Inwa, la seconda città imperiale, è un’isola da girare in “Oscar” ossia in carrozzella, con monasteri e rovine suggestive dove sarà possibile incontrare gli abitanti sempre gentili e affaccendati nei lavori di campagna. Visitate Sagaing, famoso centro religioso, ed ottima occasione per passare del tempo a conversare con i monaci. A fine giornata è emozionante assistere al tramonto più suggestivo di tutto il Myanmar, ad Amarapura, sul ponte in tek U Bein, in cui tutte le sfumature del sole vengono riflesse sulle placide acque del fiume. La giornata termina con una cena memorabile nella casa da the Universal, assente da tutte le guide e frequentata solo dai ragazzi locali ma, proprio per questo motivo, veramente speciale. Contrattiamo con un autista il viaggio verso il sito archeologico di Bagan. Sotto un sole cocente percorriamo strade polverose stupendoci della capacità di carico dei mezzi di trasporto: dalle biciclette ai camion, ogni veicolo viene stipato all’inverosimile di persone e merci. Attraversare il paese in automobile permette di effettuare soste impreviste, così accade di scoprire volti, occhi e sorrisi incredibili. Durante il percorso facciamo tappa al Monte Popa, un vulcano spento che si erge a 737 metri sulla pianura, famosa dimora degli spiriti. Il monastero, frequentato dai birmani in pellegrinaggio e abitato da scimmiotte giocose, si raggiunge attraverso ripidi gradini ardui da scalare sotto un’opprimente afa. Dopo questa breve sosta entriamo a Old Bagan, pagando l’accesso di 10 dollari. Scegliamo il Tante, un bellissimo hotel nel mezzo del sito archeologico con piccoli cottage e piscina. Raggiungiamo, quindi, le antiche paye in mattoni di cotto che s’infiammano al tramonto. Sulla strada principale del sito si trovano alcuni ristoranti di discreta qualità e ottima cortesia. Il giorno seguente mi alzo prima dell’alba e in bicicletta, mi dirigo utilizzando una pila, alla paya più alta per assistere al miracolo di un nuovo giorno. Mi arrampico al buio sui grossi e ripidi scalini, per poter assistere al risveglio della giungla. Con il cuore colmo di gioia per lo spettacolo meraviglioso rientro in hotel per fare colazione e, in compagnia di bambini conosciuti il giorno prima, visitiamo il sito, il loro villaggio di pescatori. Ripartiamo da Bagan con un’automobile a dir poco decrepita verso il Lago Inle. Ci attende un viaggio lungo due giorni. La prima notte sostiamo in montagna, nella fresca Kalaw, famosa per il trekking. Il viaggio prosegue con la visita de mercato dei cinque giorni e con le bellissime Pindaya Caves, grotte mitologiche riempite di statue del Buddha donate dai fedeli. Arriviamo al scenografico Lago Inle, ossia al paesino Nyaungshwe, molto turistico, con un’ampia scelta di B&B e ristoranti. D’obbligo un giro sul lago, basta recarsi al porto e contrattare per poter effettuare un giro con barca a motore ai mercati galleggianti, ai caratteristici monasteri, al sito archeologico Indein e relativo mercato interessantissimo per le etnie diverse che si possono incontrare e per gli oggetti d’artigianato. Durante l’escursione si visitano fabbriche di tessuti e laboratori d’argento. Sono indimenticabili i villaggi su palafitte e i famosi pescatori che remano utilizzando la gamba. Nel mezzo del lago si distinguono gli sfarzosi e turistici residence su palafitte. A cena conosciamo una guida a cui affidiamo il trekking del giorno seguente sulle colline circostanti dove, nei vari villaggi incontriamo etnie isolate. La difficoltà nell’acquisto del volo verso il Triangolo d’Oro causa una sosta forzata di un ulteriore giorno. Ne approfittiamo per visitare i villaggi in bicicletta. In questo paesino è presente un’altissima concentrazione di turisti “fai da te” provenienti da tutto il mondo il che permette di respirare un’atmosfera internazionale molto rilassante.

Finalmente partiamo dall’aeroporto di Heho diretti a Kengtung, capitale degli stati Shan, ossia del Triangolo d’Oro. Finalmente partiamo dall’aeroporto di Heho diretti a Kengtung, capitale degli stati Shan, ossia del Triangolo d’Oro. E’ un’altra Birmania, i lineamenti cinesi, i vestiti occidentali dei ragazzi, le case in muratura, i fuoristrada come mezzi di trasporto: tutto appare più ricco e le persone più chiuse e meno serene. Nonostante il maggiore benessere la corrente elettrica viene distribuita per un’ora al giorno e non sempre l’acqua corrente è disponibile. Un’isola felice è il Golden Banyan Restaurant dalla cucina buonissima e dalla disponibilità e gentilezza incantevole. Presso di loro organizziamo il trekking dei due giorni successivi. Nel Triangolo d’Oro non è permesso dormire fuori dalla città e non è possibile fare escursioni senza guida locale, questo affinché le autorità possano controllare i movimenti degli stranieri. L’escursione si effettua in motorino fino alla base dei villaggi in modo da visitarne un numero maggiore. Percorrere le strade sterrate in mezzo alle risaie riflettenti i colori incandescenti del tramonto incorniciate dalle montagne sfumate dalla foschia è incredibilmente esaltante. Sono stati due giorni emozionanti in cui abbiamo visitato villaggi di etnie Whan, Shan, Ahn, Akha, Akhu e Silver Paloun; ognuno con la propria lingua, con i propri costumi tradizionali tessuti all’interno del villaggio, con la propria religione ma sempre ospitali. Al mercato quotidiano di Kengtung, dove è possibile trovare mercanzie portate dalle donne dei villaggi, oltre che dalle vicine Cina e Thailandia, è possibile fare buoni affari, oltre che assaggiare cibi buonissimi.

Volando verso Yangon si passa da 28° con 30% d’umidità delle montagne ai 35° con 90% d’umidità del delta dell’Ayeyarwady. La capitale offre standard occidentali a cui non eravamo più abituati.

Nel centro cittadino si svolgono quotidianamente esercitazioni militari delle quali è possibile udire gli ordini impartiti ai soldati. E’ una metropoli moderna in cui si affiancano povertà e ricchezza, miseria e sviluppo. La sporcizia, assente nel resto del paese è visibile per le strade. Il mercato Theinbyu Zei è un’esperienza olfattiva indimenticabile consigliabile solo ai tenaci di stomaco, mentre il mercato Bogyoke Aung San, grandissimo ed al chiuso, è l’ideale per fare acquisti di souvenir di tutti i tipi, dalle magliette all’oro, dall’artigianato ai prodotti cinesi a buon mercato. Bella anche la Sule Paya ma il simbolo della Birmania è la Shwedagon Paya. Abbiamo così assistito all’ultimo tramonto birmano immerso nell’oro delle sue decorazioni e circondati da sciami di turisti, mai incontrati nel resto del villaggio. Era tutto talmente magico che ci si struggeva il cuore lasciare la Paya perché rappresentava la fine del nostro viaggio. Con gli occhi umidi abbiamo detto addio alla magica Shwedagon e, il giorno successivo, dopo un’ulteriore giro al mercato, siamo ripartiti per immergerci nella fredda, stressata ed amata Milano.

INFORMAZIONI UTILI – Visto: è indispensabile e si richiede alla Embassy of the Union of Myanmar, via della Camilluccia, 55, 00135 Roma, Tel 06/36304056, Fax 06/36298566 Costo 25 euro, tempo richiesto 15 giorni.

– Vaccinazioni: consigliate contro l’epatite A e B, la tifoidea e la malaria nella stagione umida.

– In valigia: Le calzature dovranno continuamente essere sfilate per accedere a pagode e monasteri dove neppure le calze sono ammesse. Consiglio pantaloni lunghi e leggeri, infradito e magliette o camicie. Portate repellenti per zanzare e una pila per sopperire alla mancanza di elettricità. Non è necessario portare zanzariere o sacchi a pelo.

– Valuta: i kyats sono la valuta locale ma quella statunitense è molto apprezzata. Il cambio migliore è presso l’aeroporto di Yangon.

– Periodo: Il Myanmar è soggetto a due stagioni, asciutta e delle piogge. Entrambe hanno vantaggi e svantaggi. La stagione secca va da novembre a maggio.



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