La Grande Istanbul: Capodanno tra due continenti

La partenza è fissata per domenica 28/12/2008 alle ore 12.50 da Milano Malpensa. Abbiamo prenotato a metà dicembre via internet il volo diretto Alitalia a euro 350,00 a persona con eDreams. Il rientro è per giovedì 01/01/2009 alle ore 21.00 sempre con volo diretto Alitalia, o almeno così crediamo… Domenica 28/12/2008 Atterriamo...
Scritto da: minerva
la grande istanbul: capodanno tra due continenti
Partenza il: 28/12/2008
Ritorno il: 01/01/2009
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
La partenza è fissata per domenica 28/12/2008 alle ore 12.50 da Milano Malpensa.

Abbiamo prenotato a metà dicembre via internet il volo diretto Alitalia a euro 350,00 a persona con eDreams.

Il rientro è per giovedì 01/01/2009 alle ore 21.00 sempre con volo diretto Alitalia, o almeno così crediamo… Domenica 28/12/2008 Atterriamo all’aeroporto Atatürk in orario, passiamo i controlli un po’ lunghi tanto che troviamo i bagagli accatastati ai margini dei rulli e ci fermiamo all’ufficio cambi.

Una lira turca (YLT) vale all’incirca 0,50 euro.

Compriamo i gettoni per la metro e il tram, ad Istanbul ogni volta in cui si cambia mezzo di trasporto bisogna pagare quindi, per raggiungere l’hotel, ci servono due gettoni a testa.

Il personale, diversamente dall’Italia, è molto gentile, ci aiuta a far passate le valige e ci dà tutte le indicazioni del caso.

Per raggiungere il centro si prende la metro in aeroporto, si scende a Zeytinburnu, sesta fermata, e si sale sul nuovo tram che si trova all’uscita della stazione metro, sulla sinistra, direzione Kabataş, noi ci fermiamo a Beyazit, vicino al Gran Bazar, dove si trova il nostro albergo.

Alloggiamo all’Hotel Sembol, un tre stelle accettabile con personale veramente cortese, lo abbiamo prenotato attraverso Booking.Com e una tripla per quattro notti l’abbiamo pagata 276,00 euro totali da dividere per tre.

Piove a dirotto quando scendiamo dal tram, è ormai buio e fatichiamo a trovare l’hotel ma poi, grazie alle indicazioni di un negoziante, avvistiamo la strada giusta.

La zona effettivamente non è un gran che ma il mattino successivo, con la luce del giorno e la gente per le strade, fa per fortuna un altro effetto! Per cena ci contatta un amico che si trova ad Istanbul per lavoro, e insieme al suo collaboratore turco, ci passa a prendere in hotel e dopo un giro in auto per farci ammirare la città antica di notte e darci la prima idea di cosa vedere, ci porta a Istiklal Caddesi per l’aperitivo.

Per arrivare qui passiamo dall’Acquedotto di Valente (Bozdoğan Kemeri) anzi, per la verità ci passiamo proprio sotto, è stato costruito dall’Imperatore Valente nel 300 d.C. Ed è sostenuto da due possenti file di arcate che attraversano l’Atatürk Bulvari, è lungo ben 625 mt.

L’acquedotto faceva parte del servizio idrico che riforniva l’acqua alla città fino al XIX secolo quando fu costruita una nuova rete idrica.

Attraversiamo il Corno d’Oro percorrendo in auto il Ponte Atatürk e siamo nel quartiere di Beyoğlu, l’antica Pera, che originariamente era abitato dai genovesi qui emigrati.

Oggi è il cuore della vita notturna, Istiklal Caddesi è infatti l’arteria principale, che collega Piazza Tünel a Piazza Taksim, ricca di ristoranti, pub, pasticcerie ecc.

Che diversità dal quartiere antico delle moschee, qui è tutto un insieme di luci e colori, nonostante la pioggia, il via vai di gente è costante! Entriamo in un bar/ristorante in una traversa della strada principale e finalmente ci sediamo per l’aperitivo, sono oltre le 21.00 e a parte un piccolo snack sull’aereo è da questa mattina a colazione che non tocchiamo cibo quindi ci avventiamo sulle patatine e su delle strane noccioline non ben identificate ma buone.

Ed eccoci finalmente pronti ad uscire per andare a cena, camminiamo per le stradine di Beyoğlu, attraversiamo il Çiçek Pasaji, in origine era un mercato floreale ora è una galleria di ristoranti e pasticcerie, per arrivare da Yakup 2, in Asmalimescit Caddesi in zona Tünel, ristorante tradizionale con in mostra alle pareti foto dei più importanti personaggi famosi che sono stati suoi ospiti. I prezzi sono medi.

Facciamo la conoscenza con il “meze” che sono gli antipasti tipici, il cameriere si avvicina al tavolo con il carrello delle portate in modo da poter scegliere “oculatamente” e poi ritorna con le pietanze servite in piatti e ciotoline, non manca la famosa salsina a base di yogurt che sembra un formaggio e che diversamente da quanto si possa pensare non è così acida.

Il tutto è accompagnato dal “Raki”, bevanda alcolica nazionale, è un superalcolico chiaro all’anice, che diventa torbido quando si aggiunge l’acqua.

Assaggiamo anche un dolce tipico arabo, il Baklava, formato di sottili strati di sfoglia sovrapposti e imbevuti di sciroppo di zucchero e miele; tagliato in piccoli rombi o rettangoli, risulta appiccicoso ed è molto dolce, i miei preferiti sono al pistacchio.

Per la prima e ultima volta proviamo il caffè turco… non fa per noi… d’ora in poi solo tè! E’ ormai tardi quando usciamo dal ristorante e torniamo in hotel riattraversando il Corno d’Oro e Sultanahmet.

Lunedì 29/12/2008 Come prima tappa abbiamo fissato il Palazzo del Topkapi, non distante dal nostro hotel.

Scendiamo quindi per una veloce colazione a base di pane, nutella o burro e marmellata, tè perché il caffè turco come già accennato è imbevibile, tralasciando il salato che proprio non si addice alle nostre abitudini mattutine.

Raggiungiamo la via principale del quartiere di Beyazit, percorriamo a piedi e per intero Divan Yolu Caddesi che vediamo finalmente col sole o meglio… con la luce del giorno… sole è una parola grossa, e ci ritroviamo in piazza, dove accanto ai monumenti antichi transitano tram modernissimi, ma questo accostamento non è stridente, anzi, mi fa subito piacere questa città.

Siamo nel cuore di Sultanahmet: due dei monumenti più sacri di Istanbul, la Moschea Blu e Santa Sofia, si trovano qui, l’uno di fronte all’altro.

Passiamo davanti a Santa Sofia e svoltiamo a sinistra, ci troviamo nel Serraglio (Sirkeci), un promontorio che segna il punto di incontro tra il Mar di Marmara, il Bosforo e il Corno d’Oro.

Costeggiamo Santa Sofia e arriviamo alla Porta Imperiale oltre la quale si trova il primo cortile del Topkapi, noto come Corte dei Giannizzeri, appena fuori le mura, e si raggiungono la biglietteria e l’ingresso del Palazzo.

In questo cortile troviamo Aya Irene, chiesa bizantina che stranamente non è mai stata trasformata in moschea e la Fontana del Boia così chiamata perché il boia lavava qui mani e spada dopo la decapitazione pubblica! Sulla sinistra, oltre il palazzo della Zecca Imperiale, si estende il parco Gülhane.

Il biglietto di ingresso al solo Palazzo Topkapi (Topkapi Sarayi) è di 20,00 YLT, per l’Harem si deve acquistare un altro biglietto al costo di 15,00 YLT e la biglietteria è collocata sulla sinistra all’interno del secondo cortile, in un gabbiotto bianco.

Il martedì il Palazzo osserva il giorno di chiusura.

Ad Istanbul accettano sia euro che dollari ma alle biglietterie dei monumenti accettano solo lire turche, è quindi necessario il cambio di valuta.

Facciamo il nostro ingresso al secondo cortile dalla Porta dei Saluti e che bei saluti di benvenuto… inizia a nevicare, mannaggia! Da qui ci si trova in un mondo a parte, nel dominio personale dei sultani, dove i principali svaghi erano costituiti degli intrighi di corte, e la nostra fantasia inizia a vagare nel passato.

Dalla Porta dei Saluti o Porta di Mezzo solo al sultano e alla regina madre era consentito passare a cavallo, così anche noi dobbiamo attraversarla a piedi… Il Topkapi, costruito da Mehmet II tra il 1459 e il 1465, consiste in una serie di padiglioni collocati in quattro enormi cortili.

Dal secondo cortile, dove individuiamo l’Harem per tornare in un secondo tempo, passiamo al terzo attraverso la Porta della Felicità o Porta degli Eunuchi Bianchi, che immetteva negli appartamenti privati del sultano.

Ci troviamo subito davanti la Sala delle Udienze e appena dietro la Biblioteca di Ahmet III ma il vero gioiello di questa corte è la Tesoreria Imperiale.

Nella quarta sala sono custoditi il Pugnale del Topkapi con tre smeraldi incastonati nell’impugnatura, famoso per essere stato oggetto di furto nel film Topkapi con Peter Ustinov, e il Diamante del Cucchiaio o Diamante del Kasikci, da 86 carati, circondato da decine di pietre più piccole, si narra che venne trovato tra i rifiuti di Istanbul e acquistato da uno scaltro mercante in cambio di tre cucchiai… questo sì che è un affare… bei tempi quelli in cui per strada si trovavano ancora i diamanti! Il quarto cortile o Giardino dei Tulipani è caratterizzato da padiglioni ricoperti da piastrelle di Iznik prevalentemente sul blu/azzurro e tra il Padiglione Baghdad e il Padiglione della Circoncisione si trova il Baldacchino di Iftaryie che si affaccia sul Corno d’Oro, luogo ideale per scattare foto panoramiche e noi non ci lasciamo certo scappare l’occasione! Scappare… sì, perché tira un vento freddissimo nonostante sia uscito un po’ di sole, ci affrettiamo a tornare alla seconda corte e ci mettiamo in fila alla biglietteria, vogliamo visitare l’Harem che per fortuna nostra ha buona parte delle stanze chiuse e riparate.

L’Harem del Topkapi è stato progettato alla fine del 1500 da Murat III ed è un dedalo di sale piastrellate e di corridoi; era la residenza delle mogli, delle concubine e dei figli del sultano, sorvegliati dagli eunuchi neri.

Le donne dell’Harem erano tutte straniere perché l’Islam proibiva la riduzione in schiavitù di musulmani.

La legge islamica consentiva al sultano di avere quattro mogli legittime che ricevevano il titolo di kadin (moglie), le mogli che davano un figlio maschio erano chiamate haseki sultan mentre quelle che davano una figlia femmina haseki kadin.

La dinastia non prevedeva la primogenitura quindi ogni donna dell’Harem cercava con qualsiasi mezzo di far nominare il proprio figlio erede al trono in modo da avere ella stessa un grande potere, la madre del sultano regnante, la valide sultan, governava infatti tutto l’Harem.

Il tour dura circa mezz’ora perché parte dell’Harem è chiuso al pubblico ma ciò che visitiamo merita la spesa, a me è piaciuto più del Palazzo e usando l’immaginazione si possono vedere il sultano e le sue donne aggirarsi per queste stanze regali.

E’ ora di pranzo e non sappiamo deciderci, chi vuole solo un cappuccio, chi vuole cibo tipico, chi dice andar bene tutto e allora che si fa? Dai… è tardi e ci sacrifichiamo, pranzo super veloce da McDonald’s e poi un caffè alla catena Starbucks con l’autopromessa di non inoltrarci più, qui ad Istanbul, in simili americanate, che tra parentesi non frequento nemmeno a casa! Dopo il “sostanzioso” pranzo ci dirigiamo alla Cisterna Basilica (Yerebatan Sarayi), poco distante da Santa Sofia.

Il biglietto di ingresso è di 10,00 YLT, scendiamo la scalinata e ci troviamo in una vasta cisterna d’acqua sotterranea di origine bizantina, il tetto è sostenuto da 336 colonne disposte in 12 file.

Camminando lungo le passerelle di legno rialzate sull’acqua si vedono le carpe aggirarsi per la cisterna e da non perdere sono le due colonne nell’angolo di nord-ovest sostenute da blocchi che rappresentano la testa di Medusa capovolta.

Presso la porta d’uscita ci si può accomodare ai tavoli del bar per un tè in un luogo un po’ insolito ma con un’ambientazione suggestiva, osserviamo i prezzi che notiamo essere onesti.

Ci avviamo ora alla Moschea Blu (Sultanahmet Camii), è praticamente sempre aperta ai turisti tranne al momento della preghiera e naturalmente arriviamo proprio mentre inizia il muezzin.

Per fortuna il cortile è circondato da portici e inganniamo l’attesa scattando qualche foto perché nel frattempo ha iniziato pure a nevicare… c’è da dire che Istanbul e soprattutto le moschee sono suggestive sotto la neve però… un po’ di sole non ci sarebbe dispiaciuto! Le preghiere hanno termine e così togliamo le scarpe, copriamo il capo con le nostre sciarpe e possiamo entrare.

La Moschea Blu è maestosa, prende il nome dalla piastrelle di Iznik in prevalenza blu che la decorano all’interno anche se a me pare blu pure dall’esterno, soprattutto di notte, quando è illuminata e mostra il suo massimo splendore, ma presumo sia solo una suggestione visiva.

E’ stata commissionata dal Sultano Ahmet I ed eretta agli inizi del 1600, ha sei minareti come nessun altra moschea di Istanbul, tanto da far credere a molti che il sultano stesse peccando di irriverenza nei confronti de La Mecca, unica ad averne così tanti.

L’interno è immenso, l’attenzione cade immediatamente sulle piastrelle di Iznik alle pareti e sulle vetrate istoriate mentre il freddo si fa sentire da terra, il tappeto che ricopre il pavimento è gelato, la porta della moschea è infatti sempre aperta, e senza scarpe ai piedi non è una sensazione molto gradevole visto che siamo in inverno! La cupola è sorretta da quattro colonne e il mihrab, nicchia inserita nel muro, contiene un frammento della Pietra Nera della Kaaba, venerata a La Mecca.

Ci sediamo a terra e restiamo ad ammirare la moschea così come tanti altri visitatori.

Usciamo nuovamente sotto la neve e decidiamo di bere il famoso çay, il tè turco. Ma dove? Ci avviamo lungo Divan Yolu Caddesi che abbiamo notato ricca di ristoranti e bar ed infatti troviamo una pasticceria invitante, ci accomodiamo quindi da Çigdem e non resistiamo alla tentazione di ordinare oltre al çay i famosi Baklava.

Rientriamo poi in hotel e ci prepariamo per la cena, anche questa sera verranno a prenderci e andremo tutti insieme in un ristorante affacciato sul Bosforo.

Nevica alla grande, tappa alla pasticceria Karaköy Güllüoğlu, la più famosa baklavacı di Istanbul nel quartiere Karaköy, dove il nostro ospite turco ci compra squisiti Baklava che consumeremo a fine cena e raggiungiamo il ristorante ad Ortaköy che definirei piuttosto chic, ho la fortuna di sedere di fronte al mare e ammirare il Ponte sul Bosforo, che collega la parte europea a quella asiatica, illuminato a intermittenza di vari colori, c’è da dire che il posto è proprio azzeccato! Anche questa sera non ci facciamo mancare il meze e per la prima volta assaggiamo le famose cozze ripiene di riso (Midye dolmasi) e poi ci servono piccoli pesciolini fritti, il tutto accompagnato da vino bianco locale.

Paghiamo 50,00 YLT a testa ma abbiamo il fondatissimo sospetto che il nostro ospite, oltre alla mancia che a Istanbul è d’obbligo, abbia lasciato molto più denaro rispetto a noi.

Usciamo velocemente e dimentico di prendere il biglietto da visita così ora non ricordo il nome del ristorante, mannaggia a me! Anche questa sera giro turistico in auto, questa volta nella zona del Bosforo per i quartieri di Beşiktaş e Ortaköy, e rientro in hotel ma non prima di ricevere una confezione di Baklava a testa da portare in Italia, dono dell’ormai definibile “amico turco” davvero molto ospitale.

Oggi abbiamo visitato il cuore antico di Istanbul e parte dei suoi monumenti, è un quartiere affascinante con un’atmosfera che ha dell’irreale, è l’unione dell’oriente con l’occidente.

Martedì 30/12/2008 La nostra idea per oggi è di recarci al molo di Eminönü nel quartiere Sirkeci e prendere informazioni dettagliate per la crociera sul Bosforo ed eventualmente imbarcarci.

Arriviamo in vista del Corno d’Oro proprio quando il traghetto sta salpando… ovviamente… così veniamo subito accerchiate da proprietari di imbarcazioni private che ci propongono tour alternativi ma noi, per non saper né leggere né scrivere, decidiamo di perdere altro tempo per capire da dove parte esattamente la crociera “ufficiale” così da arrivare domani mattina pronte all’imbarco.

Con molta fatica arriviamo ad una conclusione: molo n. 3; e sempre sotto la neve decidiamo di attraversare il Ponte Galata per visitare il quartiere di Beyoğlu di giorno, non resistiamo alla tentazione di fotografarci sul ponte con i fiocchi bianchi ben visibili, nel caso qualcuno non credesse al mal tempo in cui siamo incappate! Chissà perché questi luoghi orientaleggianti danno sempre l’idea di mete assolate con clima mite tutto l’anno… non è così… garantito! Il Corno d’Oro, porto naturale più grande del mondo, è così chiamato perché secondo la leggenda i bizantini vi dispersero, durante la conquista ottomana, un tal numero di oggetti preziosi da renderne le acque d’orate, ora solamente inquinate… e separa in due la zona europea di Istanbul ed era la base della marina e della flotta mercantile dei bizantini e degli ottomani.

Alla foce si trova il Ponte Galata che noi stiamo percorrendo, non mancano mai i pescatori con le loro lenze, indipendentemente dal meteo, e sotto il ponte ristoranti e pub servono da mangiare e da bere tutto il giorno.

Siamo ora dall’altra parte del Corno d’Oro, ai piedi della collina di Beyoğlu, possiamo scegliere se salite a piedi o prendere il Tünel, la più antica e corta ferrovia sotterranea del mondo, che porta a Istiklal Caddesi.

La decisione è subito presa, la fatica non ci spaventa, ci arrampichiamo per una stretta strada che conduce alla Torre di Galata (Galata Kulesi), che con la sua altezza di 63 mt domina tutta la zona.

E’ stata eretta nel 1348 dai genovesi come fortificazione ed oggi è usata solo a scopi turistici.

La salita alla Torre è a pagamento, noi siamo costrette a rinunciare per via della foschia che impedisce di goderci il panorama.

Proseguiamo quindi l’arrampicata per la stretta stradina affiancata da negozi a tema, nel senso che c’è la strada dei negozi di strumenti musicali, la strada dei negozi di elettrodomestici e via così, originale ma ultra concorrenziale! Arriviamo a Piazza Tünel, fa freddo e scegliamo subito un bar dove bere qualcosa di caldo e rieccoci sedute in una solita catena internazionale, ma il posto è tanto caldo che non badiamo a questo.

La visita riprende percorrendo per intero Istiklal Caddesi e nonostante la pioggia non mancano per strada i venditori dei famosi anelli di pane cosparsi di sesamo (simit) coi loro carrettini rossi.

Se non fosse in ristrutturazione, sceglierei di fare una piccola deviazione per visitare il Pera Palace Hotel, famoso per aver ospitato i viaggiatori dell’Orient Express e anche la stessa Agatha Christie tanto che la stanza da lei occupata, la 411, è oggi visitabile su richiesta e si pensa che proprio qui abbia scritto parte del fortunato romanzo giallo Assassinio sull’Orient Express.

Che sfortuna, ho letto tutti i libri della Christie e ora mi perdo l’occasione di rivivere il fascino dei suoi misteri! Piazza Taksim, al top della modernità, non mi entusiasma granché, deve il suo nome al serbatoio per l’acqua che un tempo faceva parte del sistema di rifornimento idrico della città.

Oggi i suoi monumenti più importanti sono il Centro Culturale Atatürk in vetro e acciaio e il Monumento alla Repubblica che raffigura Atatürk (Padre della Patria) insieme ad altri capi rivoluzionari.

Ripercorriamo Istiklal Caddesi a ritroso, strada pedonale percorsa unicamente da un antico tram rosso, visitiamo la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, la più grande Chiesa Cattolica di Istanbul e valutiamo se addentrarci nella zona di Galatasaray ma la pioggia ancora persiste e l’ora di pranzo è passata da un po’ così per la seconda volta abbiamo la geniale idea di far tappa in un fast-food per un pasto frugale, ma lo giuro: non si ripeterà più! Si è fatto pomeriggio inoltrato, scendiamo la collina e passiamo per la sinuosa Scala di Kamondo che scende verso sud da Kart Çinar Sokak, venne fatta costruire nel XVIII secolo da una famiglia di banchieri ebrei da cui prende il nome.

Ripercorriamo il Ponte Galata e ci fermiamo sul molo di Eminönü attratte dall’intenso odore di fritto, il panino col pesce fresco è infatti un’istituzione ad Istanbul e numerosi sono i venditori con i loro carretti su cui cucinano il pesce al momento.

A piedi arriviamo a Santa Sofia, la fila alla biglietteria che abbiamo visto questa mattina è del tutto scomparsa così riusciamo ad entrare velocemente.

Il biglietto costa 20,00 YLT ed il lunedì osserva la chiusura settimanale.

Santa Sofia (Aya Sofya), dedicata alla Divina Sapienza, è il principale monumento di Istanbul; fu una sede patriarcale, poi una moschea, ed è stata convertita in museo da Atatürk nel 1934.

Nota per la sua gigantesca cupola, apice dell’architettura bizantina, fu terminata nel 537.

La maggior attrattiva è rappresentata dai mosaici, resti di decorazioni che un tempo ricoprivano le pareti superiori della galleria, la si raggiunge dalle rampe poste alla sinistra dell’ingresso.

La navata è un ampio spazio dominato da un’enorme cupola alta 56 mt, a causa delle opere di restauro in corso, l’interno è coperto da numerose impalcature ed una di queste si trova proprio al centro della cupola ma non riesce comunque a sminuirne il valore.

Nella navata laterale, appena entrati a sinistra, sorge la “colonna piangente” caratterizzata da un foro, la leggenda narra che la colonna appartenesse a San Gregorio dei Miracoli e, se inserendo un dito nel foro questo ne esce umido, allora c’è una fondata possibilità di guarire dalle malattie di cui si soffre… ma… tanti turisti sono in fila per l’esperimento, io non ci credo molto e mi avvio alla scala per salire in galleria! Ah… dimenticavo la caratteristica più curiosa: Santa Sofia ospita al suo interno i gatti che scodinzolato e si fanno accarezzare dai turisti.

Per oggi le mete culturali sono terminate e decidiamo di bere il nostro tè quotidiano alla solita pasticceria di Divan Yolu Caddesi.

E’ giunto ora il momento di una puntatina veloce al Gran Bazar.

Per arrivarci passiamo per Çemberlitaş dove si trova la Colonna di Costantino, alta quasi 35 mt e sopravvissuta a vari incendi infatti in turco è nota come Colonna bruciata.

Si narra che una serie di reliquie sacre tra cui l’ascia di Noè per costruire l’Arca, i resti delle pagnotte con le quali Gesù nutrì la folla e il fiasco di olio consacrato della Maddalena, siano state sepolte alla base della colonna che da allora è stata racchiusa nella pietra per essere protetta e rinforzata.

Il Gran Bazar (Kapali Çarşi) è un labirinto di strade e passaggi, ospita più di 4.000 negozi.

Resta aperto dalle 9.00 alle 19.00 tranne la domenica che è il giorno di chiusura.

Il nome dei luoghi ricordano l’epoca ove ogni mestiere aveva il proprio quartiere: via degli Orefici, via dei Mercanti di Tappeti e così via; ed è ancora oggi il centro commerciale della città vecchia.

Entriamo dalla Porta Nuruosmaniye (Nuruosmaniye Kapisi) che immette su Kalpakçılarbaşı Caddesi, la più grande via del Bazar illuminata dalle vetrine dei gioiellieri.

Ci limitiamo a curiosare tra le innumerevoli bancarelle e a perderci nelle infinite strade che lo compongono ma resistiamo alla tentazione degli acquisti ed usciamo con ancora tutti i nostri soldi in tasca… siamo state troppo brave! Rientriamo in hotel dove attendiamo l’amico turco acquisito che, nonostante la partenza in mattinata dell’amico italiano, ci viene a prendere e si fa carico della nostra serata.

La sua idea iniziale è di andare a cena nella parte asiatica attraversando il Mar di Marmara in traghetto ma quando arriviamo al porto quello in partenza è già al completo di auto e per il successivo c’è da attendere troppo tempo.

Rapido cambio di programma, perché percorrere il Ponte sul Bosforo è impensabile a quest’ora dato il traffico, ed eccoci attraversare il Corno d’Oro e arrampicarci per le stradine di Beyoğlu… ma… aiuto… stiamo andato con l’auto in contromano: senso unico ma dall’altra parte! Incredibile ma vero, nessuna delle auto che incrociamo e che sta percorrendo la strada nel corretto senso di marcia dà segni di inquietudine, non un clacson e nessun gestaccio… in Italia sarebbe scoppiato un ’48! Alleggerite di una decina d’anni di vita (ma quelli futuri… non quelli passati…), arriviamo finalmente al parcheggio, percorriamo una vietta stretta e buia per inoltrarci nell’androne di un anonimo palazzo piuttosto vecchio e mal tenuto.

Saliamo in ascensore al 6° piano e poi ancora una rampa di scale e… davanti a noi si apre la porta di uno stupendo locale sui tetti di Istanbul, dalla cui vetrata si ammira un panorama mozzafiato.

Siamo al Leb-i Derya in Kumbaraci Yokuşu 115, dove beviamo un aperitivo in attesa che si liberi il tavolo per la cena.

Ordino una sola pietanza, salmone con contorno di melanzane, è un piatto squisito e l’ambientazione è magica, la serata è limpida e si vedono le luci sul Bosforo.

La cena ci viene offerta ma le portate non costano molto, qui in Turchia a svuotare il portafoglio sono gli alcolici, non il cibo.

Questa sera il tour in auto prevede i nuovi ed eleganti quartieri più nord, nella zona europea del Bosforo.

Siamo a Nişantaşi e poi a Levent, è qui che la città dà il meglio del suo lato europeo, zone ultramoderne con vie alla moda, centri commerciali e poli finanziari, capiamo ora perché è definita una metropoli europea con circa 16 milioni di abitanti, ovunque ti volti non vedi mai la fine di Istanbul.

Il nostro hotel non è molto distante dal lungomare sul Mar di Marmara e per raggiungerlo attraversiamo il vecchio quartiere popolare di pescatori di Kumkapi caratteristico per i ristorantini di pesce, si trova all’interno delle mura e da Piazza Beyazit lo si raggiunge a piedi percorrendo Tyatro Caddesi.

Mercoledì 31/12/2008 Per non perdere il traghetto anche questa mattina, prendiamo il tram alla fermata di Sultanahmet e scendiamo a quella di Eminönü, proprio di fronte al molo.

Da qui partono anche le imbarcazioni per Üsküdar e Kadikoy, quartieri del lato asiatico affacciati sul mare.

Il biglietto andata e ritorno per la gita sul Bosforo costa 17,50 YLT, il traghetto parte alle 10.30 e rientra verso le 16.00/16.30, ci sono sei fermate lungo il tragitto, alternativamente tra la costa asiatica e quella europea, tra cui una tappa di due ore per il pranzo libero.

La prima fermata è a Beşiktaş per raccogliere i passeggeri che partono da qui.

Appena prima abbiamo superato sulla nostra sinistra Palazzo Dolmabahçe, fatto costruire dal Sultano Abdul Mecit nel 1856 in pieno periodo di declino dell’impero ottomano, le sue porte decorate sul mare venivano usate dal sultano per entrare a palazzo dalla sua lancia imperiale.

Il nuovo e sontuoso palazzo divenne la residenza del sultano dopo l’abbandono del Topkapi e vi morì Atatürk nel 1938.

Passiamo sotto al Ponte sul Bosforo (Bogazici Koprusu) che collega il distretto europeo di Ortaköy a quello asiatico di Beylerbeyi, è stato il primo ponte ad essere costruito sugli stretti che dividono Istanbul.

Ultimato nel 1973 è tra i ponti sospesi più lunghi del mondo con i suoi 1.560 metri e i suoi 64 metri sopra il livello del mare.

Superato il ponte, sulla riva asiatica ammiriamo Palazzo Beylerbeyi, rifugio del Sultano Abdul Aziz quale residenza estiva e luogo di intrattenimento dei capi di stato stranieri.

Tra gli ospiti figurano l’imperatrice Eugenia di Francia, il granduca Nicola di Russia e lo scià di Persia Nasruddin.

Stiamo ormai navigando nel medio Bosforo, da qui iniziano ad affacciarsi sul mare le famose ville ottomane costruite in legno (yali), utilizzate come residenze estive, il cui stile rifletteva il prestigio del proprietario.

Per questo motivo le yali vennero costruite sempre più grandi e sfarzose, utilizzando vari stili architettonici barocchi, Art Nouveau e moderni.

La maggior parte sfrutta la zona dell’acqua con stanze sporgenti sul mare, hanno un salotto centrale circondato dalle camere da letto.

Poco prima del Ponte Fatih, nel punto più stretto del Bosforo, sorgono le maestose strutture della Fortezza d’Europa (Rumeli Hisari) sul lato europeo e della Fortezza d’Anatolia (Anadolu Hisari) sul lato asiatico.

La Rumeli Hisari fu eretta nel 1452 da Mehmet il Conquistatore come primo passo verso l’invasione di Costantinopoli e completata in soli quattro mesi.

La fortezza svolse però una funzione militare per meno di un anno, dopo la conquista della città venne usata come caserma, poi come prigione e oggi è un teatro all’aperto.

L’Anadolu Hisari fu costruita dal Sultano Beyazit I per proteggere il trasferimento delle sue truppe dall’Asia all’Europa e viceversa.

La fortezza, utilizzata nel 1396-97 per sostenere un tentativo di assedio a Costantinopoli, consentiva di bloccare l’arrivo di vettovaglie e rinforzi dai territori ancora in mano bizantina lungo il Mar Nero.

Passiamo ora sotto al secondo ponte sul Bosforo, il Ponte Fatih Sultan Mehmet, e arriviamo alla seconda fermata, siamo a Kanlica, sul lato asiatico.

Questo villaggio di pescatori è famoso per la produzione di un ottimo yogurt con zucchero a velo, lo assaggiamo perché ci viene offerto sul traghetto, ovviamente a pagamento, ma è proprio un cifra simbolica che ora non ricordo neanche più! La terza fermata è Yeniköy, sul lato europeo, il villaggio risale al periodo bizantino ed è caratterizzato da splendide yali ottocentesche e da due piccoli leoni di pietra sul molo.

Entriamo nella parte superiore del Bosforo e il traghetto fa la sua quarta fermata a Sariyer, sul lato europeo.

Gli abitanti di questo villaggio si sono dedicati per la gran parte alla pesca ed è infatti rinomato per i suoi ristoranti di pesce.

Rumeli Kavağı è la quinta fermata, la più a nord del lato europeo, da qui il Bosforo si allarga per immettersi nel Mar Nero.

Sesta e ultima fermata è Anadolu Kavağı, sul lato asiatico, anch’essa separata da una decina di chilometri dal Mar Nero.

Quest’ultimo tratto di territorio, sia sul lato europeo che su quello asiatico, è sotto il controllo militare.

Il traghetto si ferma per due ore e così, sotto la pioggia battente che ci accompagna ormai da oltre metà percorso, raggiungiamo la piazza di fronte al terminal e ci infiliamo a caso in uno dei tantissimi ristorantini di pesce a buon mercato visto che sono le 12.30 passate.

Dopo il pranzo, la pioggia sembra essere meno forte e ci incamminiamo verso le rovine del castello medievale (Anadolu Kavağı Kalesi) costruito dai bizantini e rafforzato dai genovesi a metà del 1300.

Ma siamo ancora in paese che la situazione peggiora drasticamente e dal cielo piovono palline di ghiaccio… dietro front… il panorama sul Bosforo e sul Mar Nero da lassù sarà stato stupendo ma oggi non s’ha da fare!!! Ci rifugiamo in un bar per un tè bollente in attesa che il traghetto riparta.

Il tragitto del ritorno è esattamente uguale all’andata e a metà pomeriggio siamo di nuovo al porto di Eminönü.

Di fronte a noi abbiamo la Moschea Nuova, il Bazar delle Spezie e più spostata ma ben visibile la Moschea di Solimano: abbiamo tempo solo per una tappa e scegliamo la Moschea di Solimano il Magnifico… grosso errore, ma andiamo con ordine! Per tornare a Sultanahmet passiamo davanti alla Stazione di Sirkeci (Sirkeci Gari), proprio quella dove finiva la sua corsa l’Orient Express, oggi il treno non c’è e più triste che mai la osservo da lontano e immagino il fascino di quei tempi e la mitica Agatha Christie in arrivo da Parigi.

Facciamo una tappa veloce alla pasticceria Çigdem per il solito tè, mentre le mie amiche si riposano vado velocemente per negozi alla ricerca dei soliti tre souvenirs a me tanto cari: t-shirt, tazza e penna ricordo di Istanbul.

Trovo solo le prime due… vuol dire che ho risparmiato! Siamo adesso pronte per raggiungere la Moschea di Solimano il Magnifico (Süleymaniye Camii), si trova sulla cima di uno dei sette colli di Istanbul ed è perfettamente visibile da qualsiasi parte della città.

E’ stata commissionata al grande architetto Sinan dal più ricco e più potente dei sultani ottomani e costruita tra il 1550 e il 1557, è considerata la più spettacolare delle moschee ottomane e fa concorrenza alla Moschea Blu per numero di fedeli che vi si recano a pregare.

Ma la Moschea di Solimano non è solo luogo di culto, è anche una fondazione filantropica (külliye), circondata dagli antichi ospedale, scuola, cucina e la mensa forniva tutti i giorni cibo per oltre mille poveri anche di fedi diverse.

Oggi la mensa è stata trasformata in un ristorante… che ad Istanbul non ci siano più poveri bisognosi? Sul lato est della moschea si trova il cimitero con le tombe di Solimano il Magnifico e della moglie Rosselana, l’orario di apertura è dalle 9.30 alle 17.30 tutti i giorni.

Siamo a Beyazit e per raggiungere la moschea, che sembra sempre lì a due passi, costeggiamo il Gran Bazar e percorriamo un paio di vie buie, che più buie non si può, che costeggiano il palazzo dell’Università, il tutto sotto una pioggia torrenziale per arrivare a destinazione quando è in corso la preghiera: come sempre del resto! Il gentile custode, senza nessuna richiesta da parte nostra, ci permette ugualmente di entrare dopo aver tolto le scarpe e coperto il capo.

E… accidentaccio… la moschea è in ristrutturazione e c’è aperta solo una piccola stanzetta di questa immensa costruzione.

Con calma e sangue freddo, nonché piuttosto umidicce e deluse, riprendiamo la strada dell’hotel.

E’ la sera di Capodanno e lasciamo libero il nostro amico turco, verso le 21.00 usciamo e troviamo posto in un ristorantino a poche centinaia di metri dall’hotel, in Divan Yolu Caddesi, al Ristorante Divane.

Ordino un piatto unico di carne di pollo alla griglia con contorno di verdure e patate mentre le mie amiche provano la pizza turca (pide) che non è affatto male, usano la stessa pasta che utilizziamo noi ma non il pomodoro, la si può definire a piacimento una pizza bianca o una focaccia farcita! Il costo è minimo 20,00 YLT a testa compresa la mancia, e il cameriere regala ad ognuna di noi una piccola spilla con l’Occhio di Allah (Nazar Boncuk), è una perla di vetro blu con cerchi bianco, giallo e poi di nuovo blu nel centro, a forma di occhio umano, utilizzata come talismano per proteggersi dal malocchio.

Il ristorante non è nulla di sbalorditivo, si vede che questa sera abbiamo scelto da sole, ma il personale è gentile e la qualità più che discreta.

Recuperiamo a Piazza Beyazit un nuovo amico conosciuto sul traghetto durante la gita sul Bosforo, e ci avviamo verso Sirkeci e il Corno d’Oro.

Anche qui come in tante grandi città l’anno nuovo viene festeggiato coi fuochi d’artificio a Taksim, ma noi decidiamo di fermarci sul Ponte Galata per vederli da qui.

Arriviamo un poco in ritardo e trafelati, e… vediamo ben cinque minuti di fuochi… sì perché ad Istanbul i fuochi d’artificio durano in tutto dieci minuti!!!! Insomma… un pochino deludente ma c’è da dire che non è la loro festa, tutto è per il turista e l’alternativa alla festa in piazza sono i cenoni presso gli hotel di lusso a Beyoğlu a cifre che partono dai 150,00 per salite fino ai 200,00 euro… decisamente fuori dalla nostra portata! E ora che si fa? Sotto al ponte ci sono tanti ristoranti e bar e così ci infiliamo in uno di questi per bere qualcosa e festeggiare l’arrivo del 2009 con fuso orario italiano cioè un’ora dopo… ma vista a posteriori va sottolineato che non c’era proprio nulla da festeggiare ma questo è il capitolo di domani! Giovedì 01/01/2009 Questa mattina ci alziamo col sole: miracolo! Peccato sia il nostro ultimo giorno ad Istanbul proprio adesso che il meteo è in netto miglioramento.

Lasciamo i bagagli alla reception e passeggiando nella zona di Sultanahmet andiamo a vedere le tipiche case in legno, alcune trasformate in hotel a licenza speciale.

Questi alberghi sono vecchi edifici ristrutturati e adibiti come alloggi.

Nonostante siano manchevoli di alcuni confort, come ad esempio ascensore o aria condizionata, sono in genere gli hotel più attraenti e interessanti della città.

Alcuni sono a gestione privata e alcuni, invece, sono gestiti direttamente dal comune e si trovano principalmente nelle zone storiche di Istanbul.

Giunte a Piazza Sultanahmet percorriamo l’Ippodromo (Atmeydani) o più precisamente ciò che ne resta.

Si trova accanto alla Moschea Blu, era utilizzato per le corse delle bighe ed era il centro della vita pubblica bizantina.

Tre dei monumenti che lo decoravano esistono ancora oggi: sono l’Obelisco di Teodosio fatto trasportare dall’Egitto a Costantinopoli nel 390 d.C., la Colonna Serpentina in bronzo che un tempo era sormontata da tre teste di serpente che fu portata qui attorno al 330 d.C. Da Delfi e la Colonna di Costantino Porfirogenito oggi in pessimo stato dovuto all’abitudine dei Giannizzeri di scalarla come prova di coraggio.

Si possono ancora vedere le vestigia del muro curvo dell’Ippodromo a sud di questi tre monumenti.

Oggi è il centro dell’interesse storico, culturale e turistico di Istanbul.

Scendiamo ora verso il Mar di Marmara e attraversiamo le antiche mura di origine bizantina, una volta impenetrabili, si estendono oggi per 7 km, dal Mar di Marmara al Corno d’Oro.

Erette durante il regno dell’lmperatore Teodosio II nel V secolo d.C., le Mura Teodosiane (Teodos II Surlari) sono state restaurate parecchie volte e fanno parte del patrimonio culturale mondiale censito dall’UNESCO.

Svoltiamo a destra sul lungomare e dopo poche centinai di metri raggiungiamo la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco oggi chiamata Piccola Santa Sofia (Kucuk Aya Sofya Camii) fatta costruire tra il 527 e il 536 da Giustiniano e Teodora e trasformata in moschea dopo la conquista ottomana.

Per non smentirci arriviamo in concomitanza col muezzin… andiamo sempre di pari passo… ma anche qui il custode ci permette di entrare e per la prima volta, dall’altro della galleria, assistiamo alla loro preghiera dall’inizio alla fine pur non capendo chiaramente neppure una parola… Percorrendo la stretta Kucuk Aya Sofya Caddesi arriviamo di nuovo alla Moschea Blu che aggiriamo, sotto il sole spiccano ben visibili i Bagni di Rosselana nella Piazza Sultanahmet, furono costruiti dall’architetto Sinan per Solimano il Magnifico e prendono il nome dalla consorte del sultano.

Progettati per la congregazione di Santa Sofia quando divenne una moschea, sono considerati i bagni più belli della città anche se oggi l’edificio è un negozio di tappeti statale.

Sempre su questa piazza di affaccia la Tomba (Turbe) del Sultano Ahmet I e fa parte del complesso esterno della Moschea Blu.

Accanto a lui sono sepolti la moglie, che venne strangolata nell’harem, i figli, i Sultani Osman II e Murat IV oltre al Principe Beyazit.

Non entriamo perché non è consentito girare tra le tombe e ci si deve fermare praticamente appena superata la porta d’ingresso ma da uno sguardo attento e grazie alla luce del sole si possono vedere le piastrelle di Iznik che adornano le pareti e richiamano l’interno della Moschea Blu.

E’ il momento di incontrare l’amico turco per trascorrere insieme le nostre ultime ore ad Istanbul.

Abbiamo appuntamento a Piazza Beyazit, affollata di venditori ambulanti e gente che va e viene.

Siamo in anticipo e lo sguardo corre tutto intorno: all’imponente portale dell’Università, alla torre di Beyazit, antica stazione antincendio, visibile da quasi ogni parte della Istanbul vecchia e alla Moschea Beyazit (Beyazit Camii) che, edificata agli inizi del 1500, è la moschea imperiale più antica della città.

A pochi passi da noi c’è il Gran Bazar e appena il gruppo è al completo facciamo il nostro secondo ingresso in questo piccolo mondo a parte dalla Porta Beyazit e ci inoltriamo nel cuore dello shopping.

Dunque… a dire il vero non acquistiamo nulla… in realtà è il nostro amico che ci fa dono di souvenirs a ricordo del nostro viaggio, dopo averlo consigliato nell’acquisto di una lampada, e ci porta a pranzo nel miglior ristorante del Bazar: l’Havuzlu Lokanta.

Finalmente dopo quattro giorni ad Istanbul riesco a mangiare il famoso kebab turco (kebap) saporito ma non così esageratamente speziato come si crede.

Oggi vogliamo offrire noi ma per la prima volta ci scontriamo con la realtà turca, dove è ancora l’uomo a comandare (che sciocchezze sono mai queste…), e i camerieri si rivolgono all’unico uomo a tavola per chiedere se possono o meno accettare il nostro denaro… il denaro delle donne… e neanche a dirlo veniamo rispedite al tavolo con la coda tra le gambe e il portafoglio ancora sigillato e quanto costi un pranzo da Havuzlu non ve lo so dire!!! Ancora qualche giro per le bancarelle del mercato, beviamo l’ultimo çay turco ad uno dei numerosi bar sempre all’interno del Bazar e prima di tornare all’hotel attraversiamo il Bazar dei Libri (Sahaflar Çarsisi), si trova in un piccolo cortile sulla sinistra del Gran Bazar, alla fine di Kalpakçılarbaşı Caddesi.

Caricati i bagagli in auto si parte in direzione dell’aeroporto, siamo in anticipo (crediamo noi…) ed abbiamo il tempo per un ultimo giro turistico della città, questa volta nei quartieri che si affacciano sul Mar di Marmara, ad ovest della città vecchia.

Alle 19.00 arriviamo in aeroporto con due ore di anticipo e… il tabellone ci dice che il nostro volo è stato cancellato!!! Non è possibile… al banco Alitalia non c’è nessuno, chiamiamo il numero per le urgenza a Roma, spendiamo una cifra di cellulare per sentirci dire che ci hanno telefonato (ma a chi… che i nostri cellulari non hanno squillato in tutta la vacanza…???), e che non ci siamo presentare all’imbarco per il volo delle 14.30 con scalo a Fiumicino a cui ci avevano assegnate! Pazzesco… a fatica riusciamo a farci imbarcare sul volo delle 6.00 del giorno dopo per Roma, dormiamo in aeroporto sulle panchine e alle 4.00 ci presentiamo al check-in.

A Fiumicino perdiamo la coincidenza per Malpensa e anche qui a gran fatica riusciamo a farci imbarcare sul volo delle 12.30 per Linate e se Dio vuole con 14 ore di ritardo arriviamo a Milano… ci attende ora il viaggio per Pavia.

Che dire… se il buongiorno si vede dal mattino… questo 2009 sarà un disastro… altro che festeggiamenti per l’anno nuovo!!! Questa è stata l’unica nota negativa di una vacanza davvero speciale.

Speciale è questa città: l’incontro di più culture e di due continenti.

Quattro giorni non ci sono bastati, tappe importanti che ci siamo perse come il Bazar delle Spezie, la visita al Palazzo Dolmabahçe, il lato asiatico e naturalmente il mitico hammam andrebbero inserite nel programma ma non sempre il tempo basta e si è costretti a fare delle scelte.

Vorrei ora concludere questo mio racconto di viaggio con una frase tratta dal libro “Istanbul” dello scrittore turco Orhan Pamuk, che riassume il mio pensiero: “A Istanbul, a differenza di quanto succede nelle città occidentali con le vestigia dei grandi imperi del passato, i monumenti storici non sono reliquie protette ed esposte come in un museo, opere di cui ci si vanta con orgoglio. Qui le rovine convivono con la città. Ed è questo ad affascinare molti viaggiatori e scrittori di viaggi.” Certo è che la città non lascia indifferenti, il mio motto è “non tornare due volte nello stesso posto” ma con destinazione Istanbul ripartirei immediatamente.



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