La Grande Cina fai da te

Sintesi di tre, quattro viaggi di lavoro e di 10 giorni di ferie che mi hanno permesso di vedere la Cina da molti punti di vista. È il meglio di 4 mesi di permanenza nel corso dei quali ho sfruttato il tempo libero per visitare questo grande paese
Scritto da: nikkola
la grande cina fai da te
Partenza il: 15/06/2015
Ritorno il: 25/07/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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Hong Kong, Shenzhen, Guangzhou (Canton), Shanghai, Zhujiajiao, Suzhou, Xi’An, Beijing (Pechino) e la Grande Muraglia

Questo diario è la sintesi di tre, quattro viaggi di lavoro e di 10 giorni di ferie che mi hanno permesso di vedere la Cina da molti punti di vista. E’ sostanzialmente il meglio di 4 mesi di permanenza nel corso dei quali ho sfruttato il tempo libero per visitare questo grande paese.

I Cinesi: i Cinesi sono tanti! Sembra una cosa scontata, ma non si ha l’idea di quanti siano e quanto siano concentrati in pochi posti, fino a che non lo si vede con i propri occhi. Basta che prendiate una metropolitana alle 17-17,30 e sarete parte di una moltitudine in movimento; nelle stazioni principali, oltre a numerose transenne convoglia folla, ci sono anche dei vigili a regolare il traffico dei viaggiatori.

Non si può dire che i Cinesi siano maleducati, anche se agli occhi di un occidentale appaiono così. Sono solo stati educati diversamente da noi… e noi siamo ospiti, pertanto rispettiamo quello che loro considerano dei comportamenti maleducati: non soffiarsi il naso in pubblico, non toccare le donne sui capelli, quando si parla con le persone usare sempre massima cortesia e mai parlare diretti e alzando la voce.

Di contro i cinesi non hanno idea della distanza tra le persone, sono evidentemente abituati ad essere in tanti e quindi si ammucchiano. Non gettano i rifiuti nei cestini (c’è qualcuno pagato per raccogliergli); sputano (avranno meno problemi di sinusite); ruttano (sonoramente), scatarrano e tirano su con il naso per non usare il fazzoletto. Se mangiano brodi o zuppe aspirano con il risucchio rumoroso. Vi sembrerà molto strano, quando siete all’interno di una riunione di lavoro, non potervi soffiare il naso, mentre qualcuno accanto a voi raschia la gola e poi sputa nel cestino. Normalmente nelle file o nelle code, i cinesi, alla linea preferiscono la formazione a nugolo (tipica anche di noi italiani); nello scendere/salire sui mezzi (treni, bus, metropolitane) adottano la tecnica mediano di mischia, senza attendere il proprio turno.

Il codice della strada cinese deve poi avere degli aspetti legati all’interpretazione personale a noi sconosciuti. La precedenza agli incroci segue questa sequenza: TIR, BUS, Pulmino, Furgone, Auto, Motorino, Bicicletta, Pedone. In caso di svolta a sinistra la precedenza è data a chi deve girare a sinistra bloccando tutta la corsia di chi procede dritto. La corsia di emergenza di tangenziali/autostrade funge da corsia di sorpasso. Quando passeggiate sui marciapiedi o se attraversate le strade fate molta attenzione agli scooter/motorini in quanto essendo tutti elettrici, emettono rumori molto flebili … poi, ricordate, come pedone siete all’ultimo posto della catena alimentare. Questo fatto dei motorini elettrici è uno dei mezzi con i quali il governo combatte l’inquinamento; il motorino è il mezzo di trasporto del 70% dei cinesi … quindi plauso al governo cinese.

Le donne cinesi non amano il sole, sarà perché anziché abbronzarsi ingialliscono. Si dice che la motivazione vera è che chi lavora la terra è abbronzato, perciò tendono a non sembrare delle contadine (è ancora troppo vicino il tempo in cui i più hanno lasciato le campagne per le città). Di conseguenza hanno sempre con loro l’ombrellino, che come sempre, quando un bene è in mano ad una donna, si è trasformato in accessorio di vanità e di distinzione. Al mare le donne cinesi si coprono con improbabili K-way leggeri e con costumi accollati o leggins per non prendere il sole. Noi maschi occidentali abbronzati, con barba o pelo siamo quindi considerati poco eleganti.

I cinesi bevono sempre del the. Hanno sempre con loro una specie di thermos (dalle fogge più disparate) e delle foglie di the, da cui bevono e poi sputazzano le foglie. In molti posti troverete distributori di acqua calda appunto per preparare il the. Per loro un bicchiere d’acqua significa di acqua calda (o con qualche foglia di the) … non troverete acqua fredda, al massimo delle bibite.

L’ora di cena in Cina è alle 18:00-18:30 quindi non attardatevi a cenare, perché la cucina chiude alle 20.30-21.00 se siete in locali all’occidentale. Appena seduti vi viene servito un bicchiere d’acqua calda. Se siete fortunati avrete un menù in cinese con sottotitoli in inglese, avrete invece meno fortuna se il menù è in cinese ma corredato di fotografie, direi decisamente sfortunati se il menù è solo in cinese senza fotografie. Non contate sul cameriere, parla solo cinese. Nell’ultimo caso guardate le pietanze degli altri commensali e indicate quello che volete. In caso di allergie, un consiglio spassionato: fatevi scrivere in cinese da qualcuno cosa non potete mangiare.

I cinesi hanno nomi che sembrano molto complicati da ricordare, in realtà non è così, basta solo fare un po’ di pratica. Se chiamate un cinese dovete farlo con cognome e nome (e secondo nome); il nome da solo non dice nulla. Nel mondo del lavoro tendono a darsi dei soprannomi inglesi per facilitare il compito a noi occidentali; non si riconoscono comunque con questo nome.

Il 95% dei cinesi non parla inglese e ha difficoltà a leggere i caratteri latini. Quindi attrezzatevi con bigliettini in cui il personale dell’albergo scrive dove volete andare e con guide con scritte in caratteri cinesi altrimenti non avete speranza di prendere un taxi.

Visto: il visto turistico si ottiene tramite agenzia di viaggi, costa all’incirca 120 euro e permette un ingresso per turismo della durata massima di 30 giorni. Per ottenerlo ci vuole circa un settimana, compilando l’apposito modulo, allegando il biglietto aereo e la prenotazione di un hotel. Per un visto business serve apposito modulo, invito della società (in cinese) firmato che consente 2 entrate di 30gg di durata, per un periodo di 6 mesi. www.visaforchina.it/ROM_IT/

Medicine: in Cina è ancora molto in voga la medicina tradizionale, quindi noi occidentali rimaniamo molto spiazzati. Di conseguenza premunitevi con un bel set da viaggio con un po’ di tutto.

Telefonare e internet: in Cina usare un numero occidentale costa veramente molto; se avete uno smartphone è altamente sconsigliabile usare il vostro abbonamento. Nei maggiori aeroporti ci sono società che vi affittano schede cinesi con 3G/4G o wifiportatili. Negli alberghi trovate sempre il WiFi, anche se magari non è molto veloce, dimenticatevi però di facebook, twitter, google e soprattutto google maps (skype, whatsup, facetime invece funzionano). O comprate una VPN o vi dovete adattare a BING (motore di ricerca di Microsoft) o se proprio volete fare i cinesi fanatici (baidu).

I cinesi non usano ovviamente nè Facebook, nè Whatsup, usano Weechat, Baidu. Considerate che sono oltre un miliardo e dei nostri facebook e google non se ne fanno nulla (vivono bene con i loro).

Voli internazionali e interni: per la Cina dall’Europa ci sono moltissime combinazioni con prezzi sensibilmente diversi. Si va da 500euro a 1200euro in economy. Gli aeroporti internazionali sono HongKong, Guanzhou-Canton (Bayou), Shanghai (Pudong), Beijing (Capital).

Per i voli interni, consiglio caldamente di usare www.ctrip.com, non comprate voli locali da siti europei o dai siti ufficiali di AirChina, ChinaEastern o ChinaSouthwestern se accedete dall’Europa (o il sito capisce che non siete cinesi) perchè i prezzi lievitano immediatamente. Ctrip invece consente di avere tariffe in RMB per noi più vantaggiose.

Prese elettriche: in Cina c’è un po’ di confusione sulle prese elettriche. La tipica presa cinese è il tipo “I”, anche se in quasi tutti i posti avrete la possibilità di usare la “A” (tipica americana) o la “C” (tipica europea a due poli) vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Standard_elettrici_nel_mondo. Nel sud ovest della Cina e ad Hong Kong troverete anche prese di tipo “G” (tipica Inglese).

Cambio e Carte di Credito: O cambiate in aeroporto o alle sedi di Bank of China (aperte anche domenica). Potete anche prelevare con carta di credito sempre dai bancomat di Bank of China o da bancomat che trovate nelle hall degli alberghi.

L’uso di carte di credito (VISA, Mastercard – no Diners, AMEX) è possibili nei maggiori ristoranti e nelle biglietterie di alcune attrazioni. Sostanzialmente la userete abbastanza poco.

GUANGDONG (Hong Kong, Shenzhen, Guangzhou [Canton])

Questa regione si trova nel sud-ovest della Cina e gode di un clima subequatoriale. Il clima normalmente caldo e umido, segue i monsoni. Quindi durante l’estate troverete molta umidità e anche molti giorni di pioggia. L’inverno invece è molto gradevole (15-18 gradi medi).

Questa zona nel delta del Fiume delle Perle, è in pratica la fabbrica del mondo. Dalla famosa FOXCONN (conta 380.000 operai ed è produttrice degli iPhone e Samsung) a tutta l’altra miriade di fabbriche produttrici dei beni di consumo in tutto il mondo.

E’ anche uno dei maggiori poli produttivi di “fake” e fornitore ufficiale di tutti i venditori di imitazioni del mondo.

Hong Kong

Questa meravigliosa città/stato è il ponte tra l’occidente e la Cina. Tornata nel 1999 sotto il controllo del governo cinese ha mantenuto intatta la sua vena commerciale e la sua vocazione di città finanziaria dell’oriente, pur essendo completamente abitata da cinesi. Non si è fermata dopo la fine del governatorato inglese, anzi grazie agli ingenti capitali cinesi ha continuato a crescere in altezza con grattacieli sempre più alti e sempre più belli.

Per andare ad Hong Kong non serve un visto, che invece serve per passare da Hong Kong alla Cina. Di conseguenza è un tappa che conviene fare o all’inizio o alla fine del viaggio per non sprecare visti.

La città si estende sui due lati della baia, isola di Hong Kong e terraferma Kowloon, che sono tutto un susseguirsi di grattacieli e di luci.

Prendete il treno dall’aeroporto o una qualsiasi linea della metropolitana e scendete a “Central”. E’ questo il punto nevralgico della città. Usciti dalla stazione, non capirete più come uscire all’aperto, dato che, i vari centri commerciali si congiungono l’uno all’altro con sovrappassi (con l’aria condizionata), sulle trafficatissime strade ricolme di auto, bus e di tram a due piani degli anni ’20-‘30. Questi centri sono elegantissimi e sfoggiano le migliori collezioni di tutti gli stilisti mondiali e i più grandi negozi dei più grandi marchi del mondo.

La mia visita a Hong Kong è durata meno di 24 ore, perciò mi sono dedicato a visitare le attrazioni più rilevanti. Consiglio di acquistare la carta OCTOPUS, che è una card ricaricabile per i mezzi di trasporto (è talmente diffusa che ai 7/11 la prendono come contante).

Alla sera appena posata la valigia in albergo (con le 15 ore di viaggio sulle spalle) mi reco a “Central”, prendo in direzione del porto “Victoria Harbour” sempre stando su quei famosi sovrappassi. Al porto salgo su uno degli storici traghetti che fanno la spola tra l’isola e Kowloon. Non appena il traghetto si trova a metà della baia, appare luminosa e meravigliosa la vista del “waterfront” di HongKong. Centinaia di grattacieli illuminati, sfavillanti nei loro giochi di luce che si riflettono sulla baia. Una vista superlativa.

Una volta raggiunta Kowloon dal waterfront opposto ad Hong Kong si gode la vista più meravigliosa. Due tre kilometri di grattacieli luccicanti, la ruota panoramica. Alle 20 ogni sera tutto il waterfront è protagonista di giochi di luci (laser, scritte gigantesche, etc).

Dopo un gigantesco acquazzone tropicale e la cena, trovo il giusto riposo dopo una giornata così lunga.

La mattina appena sveglio, assieme a Eric (un ex-collega, di HongKong, dell’azienda con la quale ho collaborato) prendo un bus di linea e andiamo a vedere Stanley, nel sud dell’isola. Durante il viaggio in bus, con un altro paio di acquazzoni violenti, ho modo di vedere il profondo contrasto: rigogliosissima vegetazione tropicale e palazzoni di 25-30piani. Qui, come nel resto della Cina le abitazioni sono degli enormi palazzoni di 30piani, enormi anche in larghezza oltre che in altezza: degli enormi alveari. Con il boom dell’edilizia degli anni 2010-2015 sono sorti migliaia e migliaia di palazzoni e moltissimi sono ancora in costruzione. Spesso questi appartamenti sono pubblicizzati con enormi cartelloni luminosi, piazzati sopra i palazzi.

A Stanley c’è un mercatino turistico molto carino, sembra un residuato di una colonia hippy. Vi si trova di tutto, come al solito: tecnologia, borse, valigie, the, etc., etc. Nella baia di Stanley è stato trasportato e installato il vecchio molo principale, coperto, di Victoria Harbour. Un pezzo di storia dell’insediamento britannico.

Rientrati a Central, visto che la giornata si è un po’ schiarita, saliamo a “Victoria Peak” con il meraviglioso tram funicolare, che sale con una pendenza vertiginosa e arriva al picco in pochi minuti.

La stazione del tram si trova a poca distanza da Central (seguite le indicazioni per “the peak”), risalendo un piccolo parco e qualche palazzo del governo.

Una volta usciti e saliti sulla terrazza del centro commerciale (c’è sempre un centro commerciale in ogni dove) appare la meravigliosa vista della baia, contornata da migliaia di grattacieli. Dato che il sole era sbucato improvvisamente e le nuvole si erano diradate il panorama risulta meraviglioso. La vista sulla vegetazione rigogliosa, questa baia che sembra solcata da giunche (in realtà son mega navi container) e il continuo susseguirsi di meravigliosi grattacieli regalano sempre stupore e meraviglia ai nostri occhi.

Termina qui la nostra visita ad Hong Kong.

Ci sono diversi modi per andare da Hong Kong a Shenzhen/Guangzhou.

In treno dalla stazione di “Hung Hom” e tramite shuttle bus. Tramite treno effettuerete l’immigrazione in Cina al momento della salita o della discesa dal treno. Via shuttle bus, invece, verrete fatti scendere poco prima di Shenzhen, dove farete dogana e immigrazione, e poi fatti risalire su un altro bus che vi porterà ad una megastazione a Shenzhen o a Guangzhou.

I treni sono meravigliosi, velocissimi (300km/h su tratte locali), anche se un po’ cari rispetto al bus. Per comprare i biglietti serve il passaporto (così in tutta la Cina); il biglietto riporta orario e posto. Considerate che i cinesi viaggiano, si muovono e sono tanti, quindi spesso non troverete posto sui treni e nemmeno sui bus. Potete pure provare a prenotare via internet, ma vi serve un cinese di supporto (reception in albergo), perché i siti sono solo in cinese o richiedono un numero di telefono cinese per confermarvi con un SMS il numero di autorizzazione per accedere alla prenotazione.

Shenzhen (pronuncia scengen)

Shenzhen è una città tuttora in forte crescita. E’ stata creata dal nulla intorno agli ’90 quando il governo ha deciso di sfruttare la vicinanza con Hong Kong, creando una zona a statuto speciale. Ora conta circa 10 milioni di abitanti, un aeroporto internazionale dalle linee meravigliose ed un porto di nuova concezione, da cui partono le grandissime navi container per i porti europei.

Appena scesi alla stazione di Shenzhen, sbucherete in una bellissima piazza pedonale, proprio al confine con Hong Kong. Nella piazza svetta il fantastico Luohu Commercial City, 5 piani di fake di tutti i tipi: borse, valigie, vestiario, orologi, scarpe, elettronica, the, souvenir.

Spendo due parole sui centri commerciali di “fake”; la prima volta che ci entrate non comprate nulla o qualche oggettino. La volta successiva arrivate con le fotografie delle vetrine europee (orologi, borse, cinture, portafogli, tecnologia) e scoprirete i retrobottega nascosti, i magazzini e tutti i luoghi con cui il venditore cinese cerca di farvi capire che state accendendo a settori esclusivi e limitati. La contrattazione richiede molto tempo e non dovete cedere dopo 15 minuti, altrimenti avrete pagato il vostro acquisto, almeno il doppio o il triplo. Alla fine uscirete con 4-5 sacchetti neri (per nascondere il contenuto), una valigia aggiuntiva e alleggeriti di 1500-2000 RMB. Però quando rientrerete a casa sarà una gioia.

Shenzhen è una citta molto moderna, non ha particolari attrazioni (almeno per me che vi ho trascorso un pomeriggio). Se però siete a Shenzhen di domenica o sabato non dovete perdervi Lizhi Park.

Il parco in Cina, durante i fine settimana, è un luogo di ritrovo. Si formano capannelli di giocatori di carte; gruppi di donne che ballano balli tradizionali di gruppo; gruppetti che giocano a calcio con uno speciale volano. I parchi hanno sempre un lago (con dei pedalò o delle barche), un giardino tradizionale zen con piante bellissime, un ponte a zig zag ed i più belli hanno un ponte a schiena ad asino. Non dovete perdervi una domenica al parco.

La zona di Shenzhen e di Dongguan (una cittadina di 7Milioni di abitanti 50km a nord di Shenzhen) sono famose per il lichi, che sono veramente buonissimi in giugno.

Guangzhou o Canton (pronuncia guangiou)

Canton o Guangzhou, è una delle città con ancora un’anima fortemente cinese, rispetto alle altre grandi metropoli come Shanghai e Pechino. Chiaramente i grattacieli e la torre di nuova costruzione hanno invaso questa città, però la passeggiata nelle vie del centro riserva ancora angoli pittoreschi.

Il pullmino porta me e 5 colleghi, 2 dei quali cinesi, alla Canton Tower, della quale non si vede la fine dato che è alta 600 mt e la giornata è nuvolosa. L’architettura è favolosa, svetta maestosa al di là del fiume delle Perle, rispetto al centro di Canton. Non c’è molta coda per salire, anzi direi che non c’è quasi nessuno … probabilmente per il costo smodato: da 228 RMB a 458RMB (in base alle attrazioni incluse/escluse). Sulla sua corolla, infatti, a 450 mt c’è una specie di parco giochi a tema (funivia, spyderwalk, etc). Dato che non c’è grande visibilità lasciamo perdere.

Presa la metropolitana (magnifica, nuovissima ed efficientissima) e scesi a Ximenkou, ci dirigiamo al meraviglioso tempio buddista dei “Sei Baniani” (degli alberi), che è completamente affondato tra i palazzoni e le nuove costruzioni; tutavia, non appena appena accediamo scopriamo una meraviglia: il tempio, oltre a possedere una bellissima pagoda, è un’area di pace nel marasma di Canton. Come tutti i templi andrebbe visto la mattina (soprattutto il Sabato e la Domenica) quando i fedeli compiono le cerimonie di un buon credente buddista.

Nella visita successiva, invece, siam partiti da Shamian Island, una splendida oasi di costruzioni coloniali risalenti all’epoca della guerra dell’oppio. Questa isoletta (sul fiume delle perle) ha una bellissima chiesetta e numerosi palazzi degni di nota. Inoltre è la meta preferita dalle coppie di sposi per le fotografie: in Cina le foto si fanno giorni prima o giorni dopo il matrimonio; fotografi e sposi assumono modalità da servizio di moda.

Da qui, nel caldissimo pomeriggio di giugno, ci incamminiamo verso il centro, passando per due enormi “fake” market tecnologici. Ci si trova di tutto dall’iphone fake ad ogni dispositivo possibile ed immaginabile.

Raggiunto il centro di Guangzhou ci troviamo nella centralissima via pedonale Shangh Xia Jiu, dove migliaia di cinesi passeggiano sotto i portici, lasciando a noi occidentali la strada al sole cocente. Durante questa passeggiata incrociamo più o meno 10 occidentali. All’angolo con Wenchang Nan Road esiste un’istituzione: il Guangzhou Restaurant, che non dovete perdere. Ci viene fornito un menù solo in cinese senza fotografie e una matita per segnare i piatti che vogliamo, aiutati da un cameriere che parla solo cinese. Non ci facciamo prendere dallo sconforto e iniziamo a girare per i tavoli, guardando i piatti che mangiano gli altri chiedendo poi a loro di dirci a quale voce cinese corrispondesse. Fatta la nostra ordinazione (basata sull’aspetto) la nostra vicina commensale ci aiuta nel versare il the con un rutto sonoro (anche questo rientra nella normalità cinese). E’ stato un pranzo fenomenale … chissà cosa abbiamo mangiato.

Dopo 2 birre a testa e cibo piuttosto pesante, ci reimmettiamo sulla strada a 40° e raggiungiamo il mercato della giada: si tratta di bellissimi vicoletti dove centinaia di negozianti vendono le loro meravigliose creazioni in giada, avorio, osso, a prezzi improponibili per la vera giada, troppo abbordabili per quella falsa. I vicoletti, colmi di odori di strani cibi da strada, sono anche luoghi dove comprare del the, legno intagliato e molto altro. Considerando che non ci sono molto turisti … sembra il luogo giusto.

Per chiudere la giornata (in cui abbiam sudato anche l’anima) raggiungiamo in metropolitana la Casa del Clan Chen (fermata Chen Clan Accademy). Qui una splendida residenza ospita anche l’esposizione della produzione artigianale. Meravigliosa l’abitazione con i suoi tetti intagliati e splendida la collezione di oggetti di giada, osso e legno intagliato, opere realmente mirabili.

Con questo chiudo il racconto del Guangdong, prendo un aereo dal meraviglioso aeroporto di Shenzhen e vado nella New York cinese à Shanghai (altro cliente).

SHANGHAI

Questa è la città che ho visitato più volte, vivendola in diverse stagioni. Come detto sopra è la New York cinese, enorme, popolosa (24 Milioni di abitanti) e corredata di migliaia di grattacieli. E’ servita da 13 linee di metropolitana (nel 2004 erano 3), 2 megastazioni, 2 aeroporti. Un gigante in costante movimento ed espansione. Ps: per la metropolitana ed i trasporti urbani consiglio il biglietto giornaliero, costa 18RMB (4 una corsa).

Shanghai deve la sua fortuna al porto che un tempo era alla confluenza del fiume Huangpu ed il Suzhou (affluenti dello Yangtze, che sbocca nel mar Cinese Orientale nei pressi di Shanghai). Base dei traffici commerciali di inglesi, americani, francesi e giapponesi dal ‘800 ai primi del ‘900, ha poi vissuto momenti di crisi fino ai primi anni del 1990 quando il governo cinese ha investito per rilanciarla e farne la vera capitale economica cinese. Oggi non ha nulla da invidiare alle maggiori capitali mondiali: è infatti un vero polo per l’architettura, per il fashion, per il commercio internazionale.

Per iniziare una visita a Shanghai conviene partire dalla Piazza Renmin (o People Square), che in realtà è un parco, che va visitato il Sabato e la Domenica per poter apprezzare come lo vivano i cinesi. Una volta l’ippodromo di Shanghai, oggi è il luogo in cui il sabato e domenica si radunano i genitori per proporre il proprio figlio/figlia in matrimonio (i figli in genere non sono a conoscenza di questo). Un paio di vialetti infatti sono stracolmi di persone anziane con cartelli, poster che dichiarano le qualità dei propri figli. Lo scambio di informazioni ed i contatti risultano essenziali per i genitori interessati.

Proprio lì a fianco c’è il meraviglioso laghetto con i Fiori di Loto, che nei mesi estivi è meta costante di fotografi che aspettano il momento della schiusa di uno dei loto. Una foto con questi loto ed i grattacieli non va persa (magari il grattacielo Tomorrow Tower).

Come in tutti i parchi cinesi che si rispettino, ci sono gruppi di donne che si cimentano in canti/balli tradizionali e gruppo di uomini che praticano arti marziali o giocano a carte.

La piazza è attorniata da giganteschi grattacieli, veramente molto belli, e da palazzi d’epoca (fine ‘800, inizi ‘900) come il vecchio New World o il ristorante girevole del Radisson.

Uscendo dal parco verso est si entra nella via principale di Shanghai Nanjing Road (verso ovest si può raggiungere il “fake” market di Han City in Nanjing Xi Lu, 588) una strada pedonale, percorsa da trenini per turisti, e attorniata da insegne luminose gigantesche. La sera è uno sfavillare multicolore di insegne luminose, di mega schermi. Impressionante il numero dei giganteschi centri commerciali che sono ai suoi lati. Ad entrambi gli estremi di Nanjing Road, ci sono due bassorilievi (con il nome della via) che sono costantemente attorniate da cinesi pronti al selfy. Di certo noi occidentali non passiamo inosservati, soprattutto se alti, biondi o con i capelli ricci e per questo, diventiamo subito soggetti e compagni di fotografia di molti cinesi.

Al termine del marasma pedonale di Nanjing Road, la strada prosegue e si restringe fino allo storico Fairmont Peace Hotel (un monumentale hotel con il tetto a pagoda, regno del lusso di inizio secolo) dove appare il Bund.

Il Bund, cioè la sponda ovest del fiume Huangpu, è un coacervo di costruzioni dei massimi architetti di fine ottocento e inizio novecento. Architetture neogotiche o art deco’ a seconda dell’epoca e dell’architetto. Ma appena saliti sulla passeggiata che fa da argine al Huangpu appare in tutta la sua magnificenza l’area finanziaria di Pudong. A partire dalla bellissima Orient Pearl Tower (la torre della televisione 458mt), al cavatappi del World Financial Center, al Jin Mao Tower (una Chrysler tower cinese), al gigantesco Shanghai Tower di 632mt, che normalmente si perde nella foschia. Il continuo via vai delle chiatte sul fiume e la magnifica vista non finirebbero mai di affascinare. Poi arriva la notte e quindi tutto diventa magia, luce, stupore. Anche a Shanghai come ad Hong Kong, l’area di Pudong diventa un totale gioco di luci attorno alle 20.00 fino alle 22.00 (poi si spegne tutto). Sgomitare per avere un accesso alla ringhiera è un dovere (richiesto si vede dalla tradizione cinese), poi, riuscire a fare una fotografia senza qualcuno in mezzo sarà una fonte di soddisfazione non indifferente. Di certo verrete invitati a farvi fotografare assieme a molti cinesi, che aggiungeranno al loro profilo wechat questo fatto eccezionale.

Diverse le possibilità di visita alle torri, tutte molto costose. Io e mia moglie (arrivata anche lei) decidiamo, un lunedì mattina, per la Oriental Pearl Tower assieme ad altri 10mila cinesi. Un incubo! 220Rmb e due ore e mezza di coda solo per salire; spintoni per affacciarsi alle finestre, e 1h di coda per scendere. Un totale di 5 ore! Merita certamente la vista della sfera dei 350 mt e la camminata nel vuoto (su di un cristallo a 265mt di altezza), ma solo se la coda è di 30min/1h, oltre diventa un vero e proprio supplizio.

Visto che stiamo trattando i dintorni del Bund, apro una parentesi su Ristoranti, Bar, Locali notturni (e cibo in genere) che in questa zona sono i più trendy e cool di Shanghai. Dal lato del bund ci sono numerosi ristoranti molto costosi con vista sul meraviglioso panorama di Pudong: Mr. & Mrs. Bund, Atto Primo, Mercato sono solo alcuni dei maggiormente in voga. I locali del dopo cena invece come Bar Rouge, Unico, Mint, Sky Bar uniscono alla fantastica vista, musica di vario genere.

Altri luoghi ottimi per cenare a Shanghai sono la zona di Xintiandi all’inizio della concessione francese (la zona più trendy del momento), la zona di Xujahui con il centro commerciale Gran Gateway e i suoi dintorni, al termine della concessione francese, oppure nei pressi di Hongqiao sulla Laowai Street 101 (ex Hongmei road chiamata Foreigners Road dai cinesi). In queste zone ci sono buonissimi ristoranti e tantissima vita. Ne nomino solo alcuni che a me son piaciuti: La Pistolera ristorante mexicano di Xujahui, Latina brasiliano a Xujahui dietro al Gran Gateway, Din Tai Fung specialità din sum (ravioli) nel centro commerciale di Xintiandi e al Gran Gateway, Kagen teppanyaki fusion in Taojiang Rd, Xuhui concessione francese, Simply Thai a Xintiandi e al Gran Gateway.

Per un pranzo rapido, almeno una volta vanno considerati anche i vari baracchini di street food. Un bello spiedino di pollo piccante o carne (chuanr), un piatto di noodles, o dei mega ravioloni (baozi) ripieni, dai quali si succhia il brodo con una cannuccia. Su questi posso dirvi che sono immancabilmente buoni. Poi se siete sconsiderati, provate anche delle zampette di gallina o degli spiedini di insetti. In ogni caso a Shanghai non perdetevi Nanxian Bun Shop, si trova appena completato il ponte a zig zag della città vecchia, è un istituzione e troverete sempre una lunga coda per assaggiare i fantastici dim sum (ravioli o xiaolongbao) o i baozi (ravioloni).

Due semplici istruzioni per mangiare i dim sum (accessori: bacchette, cucchiaio, scodellina con ginger, ampolla di salsa di soia, ampolla di aceto): mettete nella scodellina qualche pezzettino di ginger, aggiungete 2 parti di aceto, 1 parte di salsa di soia; prendete il dim sum intingetelo nella ciotolina e posatelo sul cucchiaio, con la bacchetta praticate un buchetto sul raviolo affinché esca il brodo e a questo punto ingoiatelo. Sembra un processo lungo, ma dopo un paio di ravioli tuffati o di sughi schizzati sul tavolo (quando siete fortunati), diventate più pratici e apprezzerete.

Una volta consumata la memoria della vostra macchina fotografica con le foto dei grattacieli di Pudong, potete avviarvi alla Città vecchia e allo Yu Garden. Non sono molto lontani dal bund, 1,5km circa; altrimenti tornate a prendere la metro a Nanjing Est (500mt) e fate 1 fermata verso Yu Garden

La città vecchia, è un complesso di palazzi ricostruiti secondo i canoni dell’architettura cinese tradizionale. Tetti arrotondati, pagode, draghi e lanterne, laghetti, carpe e ponti a zig zag. Di per sé si vede che è di recente costruzione, però l’atmosfera è veramente affascinante. Ogni negozio vende principalmente souvenir turistici. Dal the, ai ventagli artigianali, alle sete e ogni altro bene. Il ponte a zig-zag inframezzato da una pagoda è veramente bello; riuscire a fare una foto qui senza sgomitare o essere sgomitati è impossibile. In ogni inquadratura usciranno 20 persone minimo.

Nei pressi del ponte a zig-zag c’è l’ingresso di un mondo magico, il giardino di Yu Yuan (o del Mandarino Yu o Yu Garden). Un luogo fantastico di laghetti con le carpe, ponti coperti, ponti a zig-zag, giardini zen, mura coperte da corpi e teste di drago e pagode di tutte le fogge. Un microcosmo di natura, bellezze, pace e tranquillità (quando non ci sono quei 1-2000 cinesi a visitarla) nel cuore della frenetica città vecchia. Sono veramente affascinanti i particolari dei tetti dove svettano le sculture di legno che riproducono gli animali immaginari della tradizione cinese (draghi, pesci gatto, aironi, etc).

Appena usciti dalla città vecchia in direzione della Fangbang Middle Rd verso l’Huangpu ci si immerge in un classico mercatino di vestiario, giocattoli (droni che svolazzano in ogni dove), souvenir; proseguendo qualche metro sulla destra si apre una vietta adibita a mercatino alimentare. Metteteci dentro il naso (tappato meglio), un’impressionante varietà di cibo, colori e di profumi, di odori, forse di puzze, vi avvolgerà; dal grugno del porco alle orecchie di maiale, ai pesci cucinati in ogni modalità. Probabilmente non sarete propensi a mangiare nulla, può darsi che vi si volti lo stomaco, ma se non fate un minimo di immersione in questo non riuscirete a capire i cinesi. Mangiano di tutto!

In sostanza, visitate almeno un mercato rionale. Attenzione che se comprate un pollo, lo prendono vivo dalla gabbia, lo uccidono, lo spennano all’istante e ve lo puliscono e lo infilano in un sacchetto (fresco no?). La mia esperienza iniziale l’ho avuta al mercato di Shipai, un sobborgo di Dongguan nel Guangdong. Vi assicuro che, essendo occidentali, se fossimo stati extraterrestri sarebbe stato uguale. Un momento inimmaginabile da menti occidentali. Tanta curiosità da entrambe le parti e tanti sorrisi, foto e strette di mano.

Dopo le abbuffate di modernità di Pudong e delle ricostruzioni della città vecchia, puntiamo a visitare un tempio buddhista (che poi ho rivisto per altre 3 volte) nella parte meridionale della città. Scendiamo dalla metrò a Longhua, e ci rechiamo al tempio di Longhua. Accolti da una fantastica torre a pagoda (veramente alta e superlativa), paghiamo l’ingresso con il quale ci consegnano un fascetto di incenso.

Entrati dal bellissimo portale, siamo accolti (di domenica e sabato) da numerosi fedeli che con offerte e accesi gli incensi in enormi bracieri, eseguono le liturgie tipiche. Noi infedeli tipici, fotografiamo e osserviamo i vari esercizi, e non ci esimiamo, da “pirla” quali siamo, a scimmiottare.

I vari padiglioni che si susseguono, accolgono meravigliose rappresentazione del Buddha, degli Dei dei quattro punti cardinali, di Dee con 16 braccia. In una sala ci sono migliaia di Buddha di 50cm ciascuno. Davanti ad ogni altare (contornato da biscotti, banane e patatine “votive”) i fedeli si inginocchiano ed eseguono gli “esercizi” previsti. File di monaci, cerchi avvolti da striscie di tessuto rosso, fedeli di questa rappresentazione di Buddha o dell’altra si concentrano nelle loro preghiere. Non c’è tempio nel quale entrate per la prima volta che non vi stupisca, colpisca o incuriosisca (al 3° o 4° la curiosità religiosa vi passa, e finite per concentrarvi sulle architetture e sulle opere).

Un’altra domenica, invece, ci rechiamo al Jade Buddha temple sulla linea 7. Occhio a leggere bene la fermata (due nomi molto simili sono sulla stessa linea 7 dovete scendere a Changshou e non a Changshu … è che fa la differenza). Nell’attesa dei dispersi (a Changshu … non parlo per sentito dire) esploriamo i dintorni, e a parte le mignotte, individuiamo un ristorante tradizionale (simile al Guangzhou Restaurant di Guangzhou) che si chiama ShunFeng. Scene simili, con numerose incomprensioni, menù scelto a vista dagli altri commensali … comunque io son soddisfatto meno gli skizzinosi. In ogni caso la domenica nei ristoranti tradizionali non è da perdere … se non altro per dire ho mangiato come i cinesi.

Arrivati, satolli alcuni e con fame altri, al tempio del Buddha di Giada, ripercorriamo le celebrazioni dei vari fedeli, le immagini del Buddha in varie fogge, fino a salire una scala e incontrare i 2 maestosi e impressionanti Buddha di Giada. Se penso quanto potrebbero valere è da svenire.

Usciamo e poi a Xintiandi o al Kagen per una bella cena.

Il sabato e la domenica, fortunatamente il lavoro ci lascia degli spazi e avendo esplorato Shanghai ormai per bene, proviamo a vedere cosa c’è intorno. Ci rimangono quindi le “Venezie” cinesi, Suzhou (Sugiu) e Zhujiajiao (giuciaciao … provate a dirla ad un tassista senza avere scritta in cinese…).

Suzhou, si raggiunge con un treno veloce (300km/h) in mezzora dalle stazione di Shanghai Central o Hongqiao (honciao). Per cortesia personale, appena scesi prendete a destra, non a sinistra come abbiamo fatto noi.

E’ una città (gigantesca) il cui centro ha meravigliosi giardini, corsi d’acqua ed è attraversato da barche molto simili a gondole. Non incappate in gite guidate (come noi), che vi accompagnano in una specie di vaporetto cinese, in una sorta di canale gigantesco senza grande interesse. Belli invece i canali minori del lato destro. (nelle vicinanze Xitang, ZhouZhuang)

Zhujiajiao invece è un paesino a 30km da Shanghai (da raggiungere con taxi da stazione di Hongqiao), con un magnifico ponte a schiena d’asino a 5 arcate, canali e barchette (sempre simili a gondole), tantissimi ristoranti specializzati nei granchi. Anche qui giardini favolosi (Kezhi garden x esempio) e un’atmosfera magnifica.

Entrambe le città meritano una mezza giornata di visita, minimo.

E così alla fine lasciamo Shanghai (per finta! Ci son tornato altre due volte ad oggi) per inoltrarci (io e ed Elisa), liberi da vincoli, curiosi ed avventurieri nel puro fai da te. Ci aspettano Xi’An e Pechino … per chiudere.

XI’AN – Esercito di Terracotta

Raggiunto l’aeroporto di Pudong, il nostro volo per Xi’an è in ritardo imprecisato. Dopo 2-3 ore di attesa ci ripagano con una Mirinda (non vedevo questa aranciata da un decennio) e dei biscotti. Poi finalmente imbarcati, arriviamo a Xi’an a tarda sera, prendiamo il bus che porta dall’aeroporto alla città e poi un taxi che attraversa Xi’an all’ora giusta. Mura illuminate da draghi rossi, porte a pagoda illuminate a giorno ci accolgono in questa città ortogonale e disordinata. Ci siam concessi il Sofitel, un’oasi di lusso fuori proporzione in Cina. Alloggiati in una camera lussuosissima, mangiamo i nostri panini visto che non c’è più servizio cena.

Alla mattina, l’amara sorpresa. Elisa è piegata da un problema intestinale, ma stoicamente resiste, si erge a martire per non perdere l’unica opportunità di vedere l’esercito dei guerrieri di terracotta.

Arrivati alla stazione dei treni e bus (ci saranno 40°), cerchiamo la fermata del 306 già con una fila di turisti da oltre 1h di attesa e poi come alternativa (già pianificata) cerchiamo il bus di color verde con le scritte “Terracotta Warriors” (50-100 mt. oltre la fermata del 306, aguzzate la vista, male che vada vi avvistano loro) … appena individuato il bus nel piazzale strapieno di pullman, il controllore ci fa salire ed il bus parte (prezzo ridicolo tipo 15RMB). Elisa resiste a fatica all’ora di autobus. Appena scesi ci troviamo in uno spiazzo attorniato da centinaia di negozietti di souvenir, tutto turisticamente saturato. Il biglietto 100RMB + extra vari ci permette l’entrata (cambiare i soldi o prelevare è un dramma qui). Appena entrati, Elisa rimette anche l’anima, ma tra uno sforzo ed un altro (vien buono anche l’ombrellino e l’Elisa fa la cinese), a fatica, tra migliaia di cinesi, raggiungiamo il sito nr. 3. Partiamo da questo che è considerato il minore, per raggiungere l’apoteosi al sito nr.1.

I 3 siti (i Siti sono 8 in totale, ma solo 3 quelli aperti al pubblico) assomigliano ad enormi capannoni, che sovrastano gli scavi. A circa 3-4 metri sotto il piano di camminamento, ci sono le colonne di soldati, cavalli, carri che la nostra immaginazione ha già disegnato nei propri sogni.

Il Sito nr. 3 contiene qualche guerriero ben conservato e una quadriga di cavalli.

Il Sito nr. 2, molto più grande, non è ancora scavato del tutto. Si vede la disposizione dell’esercito per colonne, ma la terra ancora ne ricopre gran parte. Ad un lato ci sono teche di vetro con l’esposizione di un esemplare per ciascuna arma dell’esercito: lancere, arciere, un cavallo, un carro. Inoltre un plastico evidenzia la dimensione di questa opera magnifica (e forse senza un gran senso).

Il Sito nr.1 è enorme: 11 colonne di 250mt di lunghezza, ciascuna colonna ha file di 4 guerrieri ognuno con la testa diversa. Il corpo invece è simile, in base all’arma di appartenenza, ma la testa è un pezzo unico modellato singolarmente. Sul fronte delle 11 colonne, 3 file di centinaia di statue formano il gruppo di comando.

La visione lascia stupefatti, sorpresi dalla magnificenza e dall’enormità dell’opera. Solo il pensare a quanti artigiani abbiano dovuto lavorare per cesellare nella terracotta le migliaia di teste, fa rabbrividire. Mi chiedo spesso quante persone abbiano lavorato e per quanti anni per produrre un’enormità del genere.

Di fronte a questa meraviglia e alla sua immensità, ci si immagina che ad un comando l’intero esercito esegua un assordate battito di tacchi e con il clangore delle armi saluti per l’ultima volta il suo imperatore.

Meraviglioso. Anche in considerazione del fatto che l’area da scavare è ancora molto grande.

L’Elisa, sfibrata, con un ultimo sforzo riesce ad entrare nel piccolo museo degli arredi della tomba dell’imperatore Qin Shi Huang. Due magnifiche quadrighe in bronzo con carri da parata, dimostrano quanto sfarzo e sforzo abbia voluto l’imperatore per essere accompagnato nell’aldilà.

Un ghiacciolo (2° di una serie con gusti ignobili, gettati) rinfranca e ridà un po’ di energia ad Elisa, per affrontare il viaggio di ritorno (sul bus verde [blu questa volta]).

Rientrati a Xi’An ritorniamo al Sofitel che viste le condizioni di Elisa, ci ospita nella lounge per rinfrancarci.

Lasciando Xi’An con il favore della luce, vediamo le enormi mura che circondano il centro di questa magnifica città, che non abbiamo visto [prendetevi 1 giorno in più se potete]. Alle 21 abbiamo il volo per Pechino, come al solito in aeroporto scopriamo che il nostro volo è in un ritardo imprecisato. Dopo 2 cambi di gate, all’01:00 di notte partiamo per Pechino dove giungiamo al nostro hotel alle 06:00 di mattina (una giornata campale per la salute di Elisa).

BEIJING – Pechino

Mattinata persa completamente, a causa dell’arrivo all’alba in hotel. Per la metro a Pechino, non sono riuscito ad avere un daily ticket … consiglio una carta ricaricabile che si compra alle maggiori stazioni; le file ai distributori automatici sono spesso lunghissime.

Al pomeriggio, prendiamo la metro e con 2 fermate scendiamo a Tiantan Dongmen per accede al parco del Tempio del Cielo dall’entrata Est (nei pressi c’è HongQiao Market … un altro tempio del fake … questo l’abbiamo perso).

Il parco appare subito gigantesco (tenetene conto, visto anche l’orario di chiusura, che mi pare fosse le 17:00); appena varcata la soglia e preso pratica con l’audioguida (che si attiva automaticamente, mica sempre, in prossimità dei punti d’interesse) ci avviciniamo al ponte rialzato che unisce il tempio del Cielo con l’altare circolare. Un mega stradone sollevato di 30 metri di larghezza e 350mt di lunghezza che congiunge il Tempio delle Preghiere per il Buon Raccolto con l’Altare Circolare.

Il tempio circolare “delle Preghiere per il Buon Raccolto” è magnifico; è posizionato sopra 3 corone di marmo bianco che rappresentano i mesi dell’anno e le stagioni. Gli interni decoratissimi, hanno un loro preciso simbolismo destinato a ingraziarsi il cielo per ottenere un buon raccolto. La visione esterna del tempio di legno è superlativa, il tetto circolare a tre sbalzi, che si staglia sul cielo azzurro, è una immagine forte che rimarrà dentro di voi per molto tempo.

Al lato opposto della strada rialzata, c’è prima un tempio simile al tempio maggiore, anche se di dimensioni ridotte “Volta Celeste Imperiale.”, poi l’Altare Circolare. Questa enorme piattaforma di marmo disposta su 3 livelli concentrici è un concentrato di numerologia e simbolismi (i giorni, multipli del 9 vari). Da qui, proprio sul piedistallo al centro dell’altare, iniziava la cerimonia celebrata dall’imperatore, che si teneva al solstizio di inverno, per propiziare buoni raccolti. La cerimonia si concludeva al Tempio delle Preghiere per il buon Raccolto.

Il giorno successivo, puntiamo a Tienanmen e alla Città Proibita. Dopo un paio di fermate di metropolitana, scendiamo a Qianmen vicino alla porta sud che si chiama Zhengyang (ricordatevi questa fermata perché della parte opposta a Tienanmen c’è una deliziosa area mercato). Per accedere a Tienanmen dobbiamo passare i controlli di sicurezza assieme a migliaia di cinesi. La piazza, enorme, ha al suo interno il mausoleo di Mao, dove ogni cinese deve rendere omaggio (vestito con i migliori abiti e sventolando una bandierina cinese … unica zona cinese offlimit allo sputo). La salma di Mao viene tenuta in una cella frigorifera ed ogni mattina un meccanismo automatico o degli addetti la estraggono e la rendono disponibile alla visione dei cittadini e dei turisti (noi ce la siamo risparmiata); la coda è interminabile; non si può accedere con zaini o borse. In questa enorme area, si capisce quanti siano i cinesi; ci saranno 150-200 mila cinesi che si disperdono dato l’ampio spazio.

Facciamo una visita alla porta Zhengyang, più che altro per avere una visione dell’intera piazza; niente da fare: il mausoleo di Mao copre la visuale. La porta invece è molto bella, sia di giorno con i suoi colori, sia di notte con le luci che la illuminano. Al di sotto della porta c’è il KM zero dello stradario cinese.

Aggirato il mausoleo, si apre l’immensità della piazza con ad est il museo nazionale di storia cinese e ad ovest il palazzo governativo della Grande sala del Popolo. Al centro della piazza si trova il monumento degli Eroi del Popolo. A nord invece l’accesso alla Città Proibita dove ancora troneggia la grande immagine di Mao.

Dopo aver consumato parecchia memoria della macchina fotografica, entriamo alla città Proibita. 25-26 biglietterie tutte con almeno 30-40 persone in coda. Il caldo inizia a farsi sentire ed anche la calca.

Una volta fatto il biglietto e presa la solita audioguida (impazzita), superiamo la porta della meridiana e accediamo alla corte esterna dove c’è un canale meandrico, il “Torrente Dorato”, attraversato da bellissimi ponti che portano alla porta della Suprema Armonia, superata la quale si entra nell’enorme spiazzo ai piedi del Palazzo della Suprema Armonia (questa è lo spiazzo immortalato da Bertolucci nell’Ultimo Imperatore); la visione è magica, se non fosse per le migliaia di cinesi che si accalcano in ogni dove rendendo impossibile qualsiasi foto. La struttura, la copertura d’oro, i tetti ed i simboli che ci sono sopra ognuno di questi ci danno una sensazione di stupore e meraviglia. Tutte le sale sono inaccessibili, le porte seppur aperte permettono di vedere gli interni (dopo aver ricevuto pestoni, gomitate da molti e molti cinesi).

Superata la porta si accede ad un cortile più piccolo dove c’è una corte più interna ed i palazzi della Perfetta Armonia e dell’Armonia Protetta; tutto è magnifico, stupefacente, maestoso e ricchissimo.

Sulla scala posteriore del palazzo dell’Armonia Protetta assaporiamo il nostro panino assieme ad un’umanità di migliaia di persone; poi accediamo alla corte interna dove c’erano le sale più riservate; sarà il caldo, sarà la folla opprimente, sarà l’impossibilità di vedere le bellezze ed i tesori all’interno delle sale … ma non ce la facciamo più; quindi attraversiamo la porta nord di Shunzhen ed usciamo da questa meraviglia. Non pensate di poter tornare a Tienanmen a piedi, saranno circa 2km. Noi prendiamo un bel bus storico che ci riporta alla porta Qianmen.

Lì, stanchi e sfatti, ci infiliamo comunque nel mercatino (dopo un bel succo di Mango da Starbucks) e non abbiamo tregua fino a che non compriamo vestitini tradizionali, the, bacchette, magliette e molto altro. Al rientro in albergo passiamo all’organizzazione del giorno successivo … obiettivo Grande Muraglia. Leggiamo tutto l’immaginabile su come raggiungere Mutianyu … ma poi sarà come al solito l’improvvisazione a guidarci.

Mutianyu

Munirsi di:

  • Foglio con scritto “Mutianyu, Grande Muraglia” in cinese
  • Anche uno con Huairou non sarebbe male se seguite il ns percorso
  • Contanti, anche in piccoli pezzi (in autobus non si cambia)

Mutianyu è stata scelta perché meno frequentata di Badaling e, quindi, soprattutto perché non ancora invasa dai tour cinesi. Considerate che quasi tutti arrivano in mattinata e vanno via verso le 13. Quindi se arrivate alle 12 avrete ancora meno gente attorno. Noi l’abbiamo raggiunta tramite l’autobus 916 (dal parcheggio bus Dongzhimen) + un taxi (pagare massimo 70RMB). Prima di capire che solo il 916 va in quella direzione, abbiamo cercato un 872 che però è stato dismesso. C’è anche il treno da Beijing North station che arriva sempre ad Huairou. Il prezzo dell’ingresso è minimo 30RMB quello che costa è la seggiovia ed il rientro (via toboga) … il totale fa 158. La muraglia è magnifica ed i due punti migliori sono dove arrivano le 2 seggiovie. Saranno 3-4 chilometri completamente ricostruiti e annegati in una vegetazione rigogliosa. Se il cielo è sufficientemente libero si ha una vista meravigliosa su tutto il dipanarsi di questa meraviglia.

La trattativa con il tassista, dopo che il bus vi ha lasciato nel nulla alla periferia di Huairou, non deve andare oltre 70RMB, se fate sharing con altre persone, non dovete pagare più di 70 dividendo con gli occupanti. Al ritorno da Mutianyu il prezzo cala e lo sharing è assicurato.

La prospettiva che avete a Mutianyu è magnifica, dalla porta 6 verso Est c’è una profonda discesa ed una ripidissima salita che offrono uno scenario spettacolare (non andate per questo verso … troppo faticoso e poi una volta tornati non vedrete altro). Se devo consigliare prendete la cabinovia che va alla porta 14 e da lì scendete verso la 6 (poi se volete ridiscendere col toboga aspettatevi mezz’ora di coda). Questo percorso è praticamente in discesa ed offre scorci magnifici come quelli che si godono nel tratto dalla porta 10 alla 9.

Rientrati a Pechino, stanchissimi ci concediamo una cenetta giapponese in albergo (al Novotel ci son 4-5 ristoranti) e poi a nanna.

La mattina successiva, un po’ rinfrancati ci dirigiamo al Tempio dei Lama (fermata Lama Temple o YongheCong); arriviamo alle 9 assieme a centinaia di fedeli che portano fiori, cibo. Appena aperto entriamo assieme alla fiumana di gente ed assistiamo alle pratiche celebrative. Il tempio è magnifico, simile a molti altri per disposizione ma molto più curato degli altri che abbiamo visto. Le architetture sono magnifiche e molto ben rifinite e curate. In questo tempio c’è lo scranno dove il Dalai Lama veniva ad insegnare ed un Buddha gigantesco. Con il biglietto di ingresso vi regalano un CD con la spiegazione del tempio (in cinese ovviamente).

Una volta usciti assistiamo ad una specie di corteo tradizionale con persone in abito cerimoniale e una portantina che probabilmente ospita una sposa o boh. Molto significativo, noiosissima la musica di accompagnamento.

Risaliamo sulla metro e facciamo un’ora in direzione Beigongmen (linea 4) diretti al Palazzo d’Estate.

Appena scesi, prendiamo la solita audioguida impazzita ed entriamo in questa dimora dove l’imperatrice CiXi ha dilapidato una fortuna per costruirlo. Le dimensioni, come quasi tutto a Pechino, sono immense. L’Imperatrice dato che non poteva uscire (essendo una donna), si è fatta costruire un mondo: canale navigabile con argini a zig-zag e ponte a schiena d’asino, tempio buddhista sulla collina, una nave di marmo, un lago enorme e numerose costruzioni magnifiche. Il luogo, a parte la massa di cinesi, è stupendo. Il grande corridoio, circa 1km serve da area coperta per picnic.

Si nota l’enorme dispendio di denaro fatto dall’imperatrice, è tutto gigantesco e sfarzoso. Salendo al tempio che si erge su di una collina, per delle magnifiche scale coperte di legno e di marmo, si ha una visione spettacolare del grande lago (e delle migliaia di pedalò e imbarcazioni che lo solcano). Il tempio è veramente molto bello, abbarbicato sulla collina e contornato da splendide costruzioni. La visita del Palazzo d’Estate richiede molto tempo e anche molte gambe essendo gli spazi enormi. E’ difficile resistere, il caldo umido di fine luglio, la continua calca fanno passare velocemente la voglia.

Usciamo dall’entrata Est e lì un risciò a motore ci accompagna alla stazione di Yiheyuan dove ci sono numerosi ristoranti.

Rientriamo verso Pechino veramente stanchi, ma “dobbiamo” completare i regali. Non si può rientrare dalla Cina a mani vuote (lo so per esperienza). Torniamo a Qianmen per gli ultimi acquisti, sfinendo e ed essendo sfiniti da numerosi commercianti.

Rientriamo ormai a notte fatta e tristemente, rifacciamo la nostra valigia con molta fatica per trovare lo spazio a tutti gli acquisti.

La mattina successiva, andiamo al mega aeroporto internazionale di Pechino e diciamo addio (macché era solo un arrivederci) a questo magnifico Paese.



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