La grande avventura

Partiamo da Venezia con arrivo a Las Vegas via New York, il volo è lungo ma poi nè vale la pena. Arrivati prendiamo a noleggio un furgone (12 posti) e all'indomani partiamo per il Zion Canyon. Arrivati all'ingresso facciamo l'abbonamento ai parchi (80 $) ed iniziamo la nostra avventura attraverso la natura (niente città), attraversando il...
Scritto da: beberenato
la grande avventura
Partenza il: 12/06/2009
Ritorno il: 24/06/2009
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Partiamo da Venezia con arrivo a Las Vegas via New York, il volo è lungo ma poi nè vale la pena. Arrivati prendiamo a noleggio un furgone (12 posti) e all’indomani partiamo per il Zion Canyon. Arrivati all’ingresso facciamo l’abbonamento ai parchi (80 $) ed iniziamo la nostra avventura attraverso la natura (niente città), attraversando il Canyon inizia il nostro costante stupore per tutto ciò che questo offre ai nostri occhi. Proseguendo il percorso incontriamo la Dixie Forest, un parco dai colori intensi quale antipasto al successivo; il magnifico Bryce Canyon. La natura ha dato il meglio di sè in quest’opera di scultura, creando un immenso organo dalle cui canne il suono del vento ed il canto degli uccelli intonano melodie celestiali. All’indomani proseguiamo per Page, dove ci aspetta un’altra meraviglia della natura. Arrivati, la guida indiana ci porta lungo un canalone deserto e ci fermiamo davanti ad un monte dove una fendidura ci permette l’ingresso. Lo spettacolo all’interno è mozzafiato e dà una sensazione strana che aumenta guardando, poi, una foto dove scorgiamo un volto che ci osserva. Proseguiamo, dove qualche Km più a Sud ci imbattiamo in un immenso ferro di cavallo naturale scavato dal Colorado; l’Horseshoe Bend. Il giorno successivo si parte alla volta del luogo più famoso di tutto il West e man mano che ci avviciniamo, complice il sottofondo di un CD di musica indiana, l’ansia felice che ci coglie è indescrivibile; siamo giunti a Monument Valley. Decidiamo di fare il giro completo con una guida indiana che ci fa vedere luoghi a molti sconosciuti ed in uno di questi, attraverso la fenditura di una roccia, la guida indiana intona un canto di benvenuto per il nostro gruppo. Armoniosamente dolce. Avendo già visitato Monument Valley, il giorno dopo, decidiamo di visitare una valle poco distante che, ovviamente dopo, non ha niente da invidiare a Monument Valley se non la sua popolarità data da innumerevoli film, ma la Valley of the Gods è davvero stupenda. Al ritorno facciamo una sosta sotto il Mexican Hat, una roccia stranissima fatta a forma di cappello messicano. Ancora qualche Km ed arriviamo al Four Corners che non ha niente di particolare fatto salvo l’originalità dell’incontro dei confini di quattro Stati; l’Utah, l’Arizona, il Colorado ed il Nuovo Mexico. Proseguiamo la nostra avventura raggiungendo uno dei più sacri Canyon ai nativi americani; il Canyon de Chelly. Stupendo per la sua bellezza ache se meno maestosamente grande di altri. Passando da tutti i punti di osservazione si arriva sino alle Spider Rock, due monoliti che si innalzano al centro del Canyon e alla Withe House che con i suoi resti ci fanno capire come molti secoli orsono i nativi sapevano vivere in questi territori. La mattina successiva, alcuni del gruppo, decidiamo di fare un giro a cavallo attraverso il Canyon, ovviamente con una guida indiana. Era la nostra prima volta a cavallo e l’esperienza è stata a dir poco favolosa anche perchè vedere e vivere il Canyon da sotto dà tutt’altre sensazioni ed emozioni. E via proseguiamo per un’altro parco, passando per il Deserto Dipinto, il quale ci presenta un paesaggio desertico,ovviamente, ma estremamente colorito. Giungiamo così alla Petrified Forest, alberi pietrificati ovunque ed un paesaggio lunare colorato di sfumature violacee e grigi di tutti i tipi. Un consiglio; non raccogliete niente, i Rangers sono, giustamente, molto severi.

Il giorno sucessivo facciamo tappa al Meteor Crater, il biglietto costa un pò caro per vedere un buco, sì fatto da una meteorite e sì grande, ma… , proseguiamo ed arriviamo al Walnut Canyon; un piccolo Canyon che merita di essere visto in quanto il percorso all’interno è molto facile e si possono vedere dà vicino i siti dove gli indiani vivevano all’interno delle cave rocciose. Piano piano ci avviciniamo alla tappa principale, ma prima ci fermiamo a Flagstaff. Ed eccoci al Grand Canyon, monumentale e maestoso anche se ci ha accolti con un pò di pioggia. Fare il sentiero, come antipasto, che costeggia il Canyon è indescrivibilmente bello, i panorami ed i colori cambiano costantemente e la voglia di scendere giù si fà sempre più forte. Al mattino uno di noi si alza prestissimo e decide di scendere il sentiero Bright Angel sino al Plateau Point (19 km tra andata e ritorno), ciò dovuto anche alla suapreparazione. Noi scendiamo molto meno, ci fermiamo al primo punto e risaliamo. Mai consiglio più saggio è quello di portarsi dietro molta acqua !. Al ritorno riincontriamo il nostro amico a cui brillavano gli occhi per la contentezza di essere riuscito nell’impresa. Alla sera il tramonto dal Pima Point, raggiunto con il servizio di shuttle del Parco. Purtroppo il tempo del ritorno si fà sempre più vicino e ci tocca lasciare tanta maestosità con tanta malinconia. La tappa successiva la facciamo in un delizioso, per i turisti, paesino sulla mitica Route 66 ed immergesi con la fantasia agli anni 60 è un attimo. Via via, passando per la Hoover Dam; opera mastodontica per fornire di energia la città di Las Vegas. Giunti all’unica città che visitiamo, dato che l’aereo parte da lì, corre l’obligo di percorrere il Boulevar ammirando, anche con fastidio, tutte quelle opere in fotocopia delle nostre città europee. Una città che và vista ma non ammirata, tanto è lo sfarzo e la ricchezza a scapito di tanta miseria nel mondo. Così concludiamo la nostra avventura, la quale descriverla nelle sensazioni che ci ha dato è molto difficile, sono posti che vale la pena vedere, osservare, beatificare e da godere.

P.S. Per consigli pratici o quant’altro contattatemi.



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