LA DIGUE: il sogno alle Seychelles
E invece….. Il vagabondare sui cataloghi si e’ concluso con ALKE VIAGGI, tour operator romano specializzato in viaggi verso l’ Oceano Indiano che, offrendo un ventaglio vastissimo di sistemazioni, ci ha permesso di soggiornare in una guest-house a La Digue (per 10 notti), ed una a Praslin (per 3 notti), entrambe in mezza pensione, per una cifra inferiore agli 800 euro. La sciabolata e’ arrivata pero’ dal trasporto: ben 1.200 euro per raggiungere La Digue da Genova, via Roma, Mahe’ e Praslin, ma lo sapevamo…..
Dopo questo preambolo, il viaggio: siamo partiti il 17 agosto e, come dicevamo, la destinazione finale sarebbe stata La Digue, meravigliosa isola felice e tranquilla, in balia dell’ Oceano Indiano che, con le sue sorelle maggiori Mahe’ e Praslin e I suoi gruppi di sorelline minori e coralline Amirante, Farquhar ed Aldabra, formava un tuttuno con Madagascar ed India I quali, spostatisi alle rispettive attuali destinazioni, dimenticarono questi scogli lussureggianti di vegetazione equatoriale per svariati milioni di anni, fino a che non arrivarono I francesi ad accaparrarsele.
L’ arrivo a La Digue (da Mahe’) e’ molto movimentato: l’ antipasto si degusta tra Mahe’ e Praslin dai finestrini del velivoletto (18 posti in tutto: 6 file da 2+1 posto ripiegabili in avanti per consentirti di passare con il busto che forma un angolo di 45 gradi con il bacino!!!) piu’ camioncino che aereo, che si alza in uno spazio cortissimo e che vola al massimo per ¼ d’ ora, ma dal quale si gode lo splendido panorama del parco marino di S. Anne (un paio di isolotti verdissimi circondati dalla barriera corallina), mentre la prima portata, se si riesce a non rigettarla, la si gode in ½ ora di goletta tra Praslin a La Digue, una traversata molto agitata (consigliatissima la xamamina), che prende avvio dal “porto” di Praslin e ti conduce sballottatissimo all’ approdo di La Passe, “porticciolo” di La Digue, una manciata di casette di un piano sparpagliate lungo la “strada principale” con annesse stazione di polizia, posta, biblioteca, ospedale, scuola, chiesa cattolica ed alcuni noleggiatori di biciclette.
Da qui, se la struttura non e’ tra le piu’ costose e famose (La Digue island Lodge, L’ Ocean, Patatran – che ti vengono ad aspettare in taxi o in minipulmino -), inizia la seconda portata, ed e’ di vita vera; ecco qui: arrivati e sbarcati, ci avvicina un ragazzo locale che ci chiede chi siamo; ci dice che ci stava aspettando e che con il suo taxi ci avrebbe condotto alla nostra guesthouse (a proposito si chiama Calou); ok, diciamo noi e dopo qualche passo ci fa attendere; ed eccolo arrivare alla conduzione di un carrettino dotato di pneumatici stile auto, con un sedile di plastica arancione nella parte anteriore in centro, “tettuccio” in tela plasticata ed un paio di panche in legno nella parte posteriore; al traino? Un bue, che percorreva la sua strada se sollecitato dal conducente tramite l’ arrotolamento della coda con il tallone e la vista, ma solo la vista, di un bacchettino in legno molto lungo; spesso pero’ questi due “stimoli” erano sufficienti a far aumentare I suoi “cavalli motore” solo per qualche secondo, ma poi lo stesso ripiombava nell’ immancabile lentezza e pacatezza che costituisce la peculiarita’ di tutto qui, persone, animali e persino le piante.
La vista del Calou ci fa innamorare da subito, 5 bungalows circondati dal verde, spaziosi, puliti con bagno, frighetto e cassetta di sicurezza della quale posso garantire l’ inutilita’: la vita qui e’ talmente tranquilla che non esistono recinzioni delle varie proprieta’, le porte e le finestre delle case sono sempre aperte e le biciclette appoggiate con serenita’ ovunque, senza alcun pericolo. Ciascun bungalow ha anche una verandina ante porta di ingresso con due sedie in legno comodissime ed un tavolino, nostro spazio di attesa per la cena, che avveniva sempre con puntualita’ tedesca (e’ infatti di una coppia, lui tedesco e lei seychellese, la gestione) al suono di una campanellina alle 7 e ½ locali e ad un tavolo comune.
La prima giornata, nonostante la stanchezza del viaggio (quando siamo arrivati era circa ½ giorno del 18 agosto), subito costume, maglietta e sandalini (che ci siamo incollati ai piedi dal primo all’ ultimo giorno – tranne quando camminavamo splendidamente scalzi -) e via, alla scoperta delle prime spiagge.
I mezzi di locomozione migliori sono le biciclette che si noleggiano al giorno con circa 35 rupie (dai 5 ai 7 euro a seconda del cambio) o, come valida alternativa ci sono I piedi, si’, perche’ l’ isola, tranne pochissimi mezzi “di soccorso” ovvero 2-3 taxi, qualche camioncino e un paio di furgoncini con la parte posteriore a panche e adibiti al trasporto dei turisti intorno all’ isola, non ha mezzi motorizzati e gia’ questo ti fa abbandonare il senso di oppressione delle citta’, del traffico e soprattutto del rumore.
Le nostre 2 bici ci hanno portato dappertutto, le abbiamo spinte fino all’ inverosimile e poi a piedi per non perdere davvero nulla; 10 giorni sono sufficienti per raccogliere le migliori immagini ed eventualmente ripassare se il tempo non ti permette di godere appieno di quella favola di colori e odori; purtroppo la pioggia qui cade spesso, ma con le solite modalita’ equatoriali, 5 minuti piu’ volte al giorno e poi di nuovo spazio al cielo, prima grigio e poi azzurro; la pioggia li per li ti spegne I colori e ti “annacqua” gli odori dei fiori dei frutti e dei profumi dei ragazzi e delle ragazze di qui (migliori di qualsiasi tra quelli che si trovano nelle nostre profumerie), ma poi, col cielo sereno ed I colori vivaci, si ripristinano tutti gli odori con qualcosina in piu’, perche’, a braccetto con il calore, da terra si “alza” anche l’ odore del bagnato che si mischia ai precedenti ed il cocktail e’ davvero unico.
Siamo riusciti a visitare tutta la costa ed anche piu’, percorrendo oltre alle “strade” segnate sulle cartine, anche I sentieri ed in parte la collina; ovviamente le spiagge non temono confronti e le possibilita’ sono molteplici. Gli scenari si alternano con la velocita’ delle maree, pertanto la stessa spiaggia vista con la bassa marea, cambia moltissimo il suo aspetto non solo con la marea che si avvicenda, ma anche con la mutata posizione del sole che magari attribuisce al colore del mare e a quello del granito che ci si tuffa, una sfumatura completamente diversa.
Ci siamo chiesti piu’ volte quale potesse essere la spiaggia migliore, quella che ci aveva colpito di piu’ insomma, ma non siamo riusciti a scovarne una sola; quasi tutte sono riuscite a suscitarci delle emozioni, dalla calma anse Severe, sulla punta nord orientale, per poi arrivare ad anse Formins, sulla costa occidentale (dove termina la strada ciotolata) da dove si gode uno splendido panorama di Felicite’, dove il mare e’ decisamente piu’ incruento, passando per anse Patate, anse Grosse Roche e anse Banane tutte con le loro peculiarita’: anse Patate molto piccola ma con possibilita’ di fare bello snorkelling e divertirsi con le onde, non altissime e con poche correnti, anse Grosse Roche, con la sua enorme roccia scolpita ed “appoggiata” su una spiaggia lunghissima, anse Banane con il mare che lambisce la “strada” e spesso la investe e sommerge. Spostandoci a sud di La Passe abbiamo incontrato anse Reunion ed anse Union anch’ esse bellissime spiagge di sabbia bianca, orlate di palme, takamaka e bagnate da un mare calmo e cristallino, per concludere nella tenuta dell’ Union, una specie di museo rurale con scorci della vita di un tempo che fu, a mio avviso un po’ “turistici” (sono davvero gli unici aspetti “solo” turistici), ma che ci hanno consentito di guardarci ancora un po’ piu’ indietro di quando indietro non sia gia’, di per se, la vita di La Digue. Collegata alla tenuta dell’ Union, la fotografatissima ed eccezionale Anse Source d’ Argent dove si consumano tutti gli aggettivi accrescitivi, e dove il panorama e’ davvero superbo; le rocce sembrano essere rotolate fin sulla spiaggia e, lasciate in balia del lavorio del mare e del vento, hanno assunto le forme ed I colori piu’ svariati che degradano dal grigio al rosa e che, sia al mattino sia al tramonto, assumono forme e colori favolosi; da Anse Source d’ Argent vale la pena fare un piccolo sforzo e proseguire per anse Pierrot, continuando verso sud, dove si incontreranno solo rocce color argento, palme che crescono tra le rocce e sulle rocce (non so come facciano) ed una pace ed un silenzio che ti stordiscono (in effetti essendo cosi’ sbalorditiva, Anse Souce d’ Argent, e’ un po’ pienotta – pienotta vuol dire 20-25 coppie ed alcuni bambini al massimo -, in quanto le escursioni che si preogrammano da Praslin, hanno tutte come meta minima questa meravigliosa ansa). Tornando infine sul versante occidentale e percorrendo l’ unica “strada” interna, si raggiunge Grand Anse che a prima vista racconta tutta la fulgida bellezza della natura che ti colpisce: ti colpisce con le onde che sbattono contro le rocce e che, schiumose, arrivano alla spiaggia, ti colpisce con le rocce altissime di nid d’ aigle che e’ alle spalle, ti colpisce con i granchi che vivono nella paludetta dietro alla spiaggia, sono enormi e di un rosso porpora accecante, ti colpisce con i millepiedi lunghi oltre 40 cm e dal diametro di 4-5 cm e con i “ragni delle palme” che non vi dico quanto sono grossi e quanto grosse sono le loro ragnatele…. Da Grand Anse parte il sentiero per Petite Anse, che di Petite non ha davvero nulla, e’ molto simile a Grand Anse, ma e’ molto piu’ isolata visto che e’ raggiungibile solo a piedi e spendendo un po’ di energie. Segue, ovviamente sempre a piedi, Anse Cocos, ancora meglio di Petit Anse, dove finalmente ci si puo’ godere anche un bel bagno: il corpo e I piedi lo richiedono, e lo scenario e’ ancora piu’ suggestivo; alle spalle della spiaggia una distesa verdissima con alcuni ruderi di abitazioni in muratura, ormai senza tetto e abbandonate a se stesse, tra le quali fanno da capolino palme che appaiono esilissime per quanto sono alte e “snelle”, e che oscillano ripetutamente al soffiare dei monsoni che attribuiscono alla loro chioma un aspetto decisamente “spellacchiato” (si tratta di una colonia abbandonata, mi immagino lo stupore negli occhi dei primi uomini che hanno visto e vissuto questo paradiso….). Spingendosi ancora oltre si arriva alla meravigliosa Anse Cayman, dalla quale si intravede Anse Formins e da dove capisci che ormai ti sei girato tutta l’ isola…. Ad Anse Cayman abbiamo trovato un altro rudere affacciato su una minuscola caletta arricchita dai “soliti” massi grantici dalle forme e dai colori sempre nuovi. Dall’ altra parte del rudere abbaimo scorto una piscinetta naturale formata da rocce con forme sinuosissime ed appoggiati li’ da chissa quale scherzo morfologico; e’ forse superfluo dire che l’ acqua e’ cristallina, meravigliosamente tiepida e terribilmente invitante. Cartina alla mano e non domi, abbiamo deciso di affrontare anche le ultime due calette che pensavamo non raggiungibili: Anse Songe e Grand l’ anse situate a nord di Grand Anse, in direzione Anse Source d’ Argent, tanto per capirci. La passeggiata l’ abbiamo affrontata con due amici fiorentini, dalla simpatia travolgente che abbiamo conosciuto casualmete ad Anse Severe una mattina. E’ stato decisamenete suggestivo condividere le nostre forti emozioni con un’ altra coppia di ragazzi, un po’ piu’ grandi di noi, con I quali eravamo culo e camicia turistico…. La stessa inebriante e smisurata passione per I viaggi che ti porta ad accapponare la pelle quando ricordi un luogo, un profumo, un sapore od un colore; che te la fa accapponare anche quando ricordi di esserti incrociato con un sorriso e con uno sguardo delle persone vere, quelle che incontri ancora in pochi posti al mondo e che, se riesci ad avere l’ umilta’ di capire che la loro semplicita’ e la loro dignita’ sono cosi’ superiori di fronte alla nostra presunta “civilta’”, riesci a calarti nella realta’ che ti fa abbandonare tutto e ti va sentire veramente semplice e “pulito”…… Tornando ad Anse Songe e Grand l’ Anse lo spettacolo e’ garantito e forse, Source d’ Argent a parte, sono le due calette piu’ belle che abbiamo visto; siamo tornati soli, io ed Ilenia il giorno dopo, per assaporarle fino in fondo e per catturare ancora foto ed immagini e siamo rimasti davvero sbalorditi. La peculiarita’ di queste due anse e’ rappresentata dal fatto che qui la natura e’ stata particolarmente violenta e generosa: le onde sbattono contro le rocce che sono, non solo alle spalle ed agli estremi della caletta, ma anche davanti, in mare, e quindi schizzi spruzzi ed esposioni d’ acqua travolgono tutto. Quel giorno ci e’ capitato di incappare in un signore locale sulla sessantina col quale abbiamo condiviso il sentiero e che con I suoi “bonjour madame” e “bonjour monsieur”, aveva dimostrato – come del resto tutti gli altri 1.500, 2.000 abitanti di La Digue – la sua cortesia, educazione ed apertura (altro che noi gli aperti, siamo stupidi e gretti!); ebbene, ha lasciato le sue ciabattine infradito verdi all’ inizio del sentiero (dove noi abbiamo lasciato le bici), si e’ legato un machete con una lama sui 50 cm a destra dei suoi calzoncini e ha percorso con serenita’ e lentezza il suo sentiero; lo abbiamo osservato: arrivato sulla spiaggia si e’ immerso altezza inguine, non so come ha chiappato 5-6 pesci meravigliosi (quelli coloratissimi –pappagallo, chirurgo, pagliaccio….), li ha “puliti”, raggruppati, legati e, unitamente a qualche frutto che ha raccolto lungo il sentiero, ha fatto la spesa per almeno un paio di giorni (beato lui!!).
Proseguendo le sensazioni potrei continuare per ore a raccontare la cortesia e la gentilezza delle persone che in piu’ di un’ occasione mi hanno aiutato ad aprire un cocco, mi hanno suggerito quando era meglio fare il bagno (in base alle maree), quale era la spiaggia migliore per nuotare e quale invece la piu’ bella da guardare…., ma rientrando alla dura realta’ lavorativa non ho piu’ molto tempo. Posso solo dire che il costo giustifica appieno il viaggio ed il soggiorno al La Digue, che personalmente sconsiglio permanenze lunghe a Mahe’ ed a Praslin, e, contrariamente a quanto suggeriscono le agenzie ovvero di soggiornare a Praslin ed andare in escursione a La Digue (… perche’ intanto in un giorno si vede tutta…), di andare e stare a La Digue, per immergersi in una realta’ davvero diversa alla nostra, felice e tranquilla e possibilmente di non buttarsi a capofitto al La Digue Island Lodge, all’ Ocean o al Patatran, che ricercano vari occidentalismi, ma di cercare una sistemazione piu’ consona all’ isola.
Dimenticavo che si mangia benissimo, carne e pesce, che tutto e’ un po’ piccante e che la frutta e’ davvero molto varia, l’ acqua e’ buonissima e a ½ giorno si puo’ tranquillamente sopravvivere con un cocco appena caduto dall’ albero (sempre si riesca ad aprire), qualche banana staccata lungo un sentiero ed un paio di bottiglie d’ acqua (all’ SMB vicino al porto ne abbiamo comprato una confezione da 12 per 31 rupie, contro le 10 che mediamente I negozietti mettono una bottiglia).
Il nostro viaggio si e’ concluso il 31 agosto, con un agoniato rientro durato circa 30 ore (maledetti ritardi!!), ma il nostro sogno si e’ concluso il 28 quando siamo andati a Praslin per 3 giorni; siamo stati lo stesso molto bene ed anche qui vale la pena andare, se non altro per la magnifica Valle de May, unica al mondo per I coco de mer e per le indimenticabili passeggiate al suo interno, per anse Lazio, davvero graziosa, per una splendida passeggiata che con Ilenia abbiamo fatto dall’ Anse Volber (la Cote d’ or) per 8 km verso anse Lazio (quasi tutti ci andavano in taxi o con auto a noleggio, ma porca zozza!), per anse Georgette e Petit Anse Kerlan (anche se violentata dall’ imponenza del Lemuria – magnifico resort da 7-8 milioni a settimana – ma non potevano costruirlo a Rimini???), calme e “nuotabili”, ma soprattutto per gli innumerovoli giri in autobus (per 3 rupie a biglietto) che toccano tutti I punti dell’ isola e che sono inguardabili: sono TATA russi, sporchi lenti e rumorosi ma affascinanti per le loro panchette in similpelle smangiucchiate dal tempo e per le porte che non si chiudono e se si chiudono non hanno il vetro, e per gli occhi e I sorrisi delle persono che vi si incontrano…… E’ davvero tutto, anche se ci sarebbero un milione di altre cose da raccontare, cose che ci hanno davvero devastato, sono entrate dentro di noi e ci hanno arricchito. Mille grazie alle Seychelles ed ai seychellesi con la preghiera che si preservino il piu’ possible cosi’! Ciao Paolo e Ilenia