La Digue
Dopo aver trovato un volo Emirates da Malpensa con scalo a Dubai a un buon prezzo (538 euro), considerando il servizio, la puntualità e l’agiatezza davvero invidiabili.
Il 21 di febbraio, di primo pomeriggio, siamo arrivati puntualissimi all’aeroporto internazionale di Mahé, dove ad attenderci c’era la Lucy; per mezzo di navetta ci siamo trasferiti al porto di Victoria (che descriveremo al ritorno per esserci fermati due giorni). Da qui, con catamarano veloce, in poco più di un’ora abbiamo fatto sosta a Praslin e quindi siamo ripartiti per la Digue, al porticciolo di La Passe, dove saremo giunti di lì a mezz’ora.
Ci ha fatto specie i costi di imbarco per i locali: un quinto di quello pagato dai turisti…
Dal porticciolo, a poco meno di un km vi è l’abitazione dell’amica, dove abbiamo potuto finalmente ristorarci, depositare i bagagli e, sorpresa, volendo fare un giretto dopo cena, ci siamo dovuti portare una pila elettrica per l’assoluta mancanza di lampioni in quelle che sono le stradine immerse nel parco nazionale. Si scorgono solo le tenue luci delle case, di una pensione (Michel), del supermercato (!), di un piccolo ospedale e poco altro.
Particolarità che ci sono rimaste impresse, anche se eravamo preparati per gli innumerevoli servizi visti alla TV o raccontatici dalla stessa amica, sono stati la presenza di pochissime auto e furgoni (residenti e a servizio dei resort), macchinete elettriche, camioncini di alcune ditte di muratori, l’auto ambulanza, l’auto della polizia e tante, tantissime biciclette. Queste si potevano affittare al prezzo di 100 rupie (5 euro) al giorno, cosa che abbiamo fatto più di una volta.
Ma sopratutto è stato divertente viaggiare su un “bue-taxi”, numerato, con 8-10 posti a sedere su panche poste ai lati del carretto trainato dal buo, amorevolmente guidato dal suo padrone con piccoli colpetti di piedi sul garrese dell’animale.
Nei quindi giorni che ci siamo fermati a La Digue, abbiamo visitato, a piedi, in bici, passeggiando per le riserve, compresa quella dove vi è la casa di villeggiatura del presidente, in una zona protetta dove dimorano e vivono le famose e longeve tartarughe giganti. Diversi sono stati i bagni nelle acque turchine e calde della barriera corallina.
Il mattino presto, per me, era dedicato alla passeggiata verso il porticciolo di La Passe, a comperare il pesce fresco, e fare la spesa nei negozietti del posto di prodotti locali e birre. Un tran, tran – devo dire – tutt’altro che noioso, quando si è in vacanza poi…
Veniamo ora ai due giorni trascorsi nell’isola principale delle Seychelles – Mahé – poichè l’aereo per il ritorno sarebbe partito di buon mattino. Perciò due giorni prima, Franka, Lucy ed io, ci siamo trasferiti nelle vicinanze della capitale Victoria, in un’altra casa privata – bed and brekfast – come quella di La Digue.
Un giorno intero lo abbiamo dedicato alla visità della città, di cui abbiamo visto le cose più interessanti: la torre dell’orologio, la cattedrale, un tempio indiano, il monumento dedicato ai cinque continenti (opera di un italiano) ma, sopratutto, ci ha impressionato il mercato. Situato nella parte vecchia della cittadina, in un frastuono multicolore, multi razziale, in vie incorniciate dai primi insediamenti coloniali e poi, altra grande sorpresa, il locale fra i più vecchi della città: il bar-ristorante “Les pirates”, dove abbiamo degustato alcune specialità in compagnia della musica accattivante del “sega”.
Per finire, penultimo giorno di relax in una spiaggia fra le più belle di Mahé: Beau-Vallon, lunghissima e bianchissima, con infinite possibilità di ristoro e riposo.
Grandi, belle esperienze in luoghi che non dimenticheremo mai.
Carlo e Franka.