La culla Inca

Perù Settembre/ottobre 2001 Itinerario: Lima – Pisco – Paracas – Cusco (Valle Sagrada – Chincero – Machu Picchu) – Puno (Lago Titicaca) – La Paz (Bolivia) – Arequipa – Lima – Iquitos (Foresta Amazzonica) Mezzi di trasporto: autobus locali – taxi – volo...
Scritto da: vagamondi
la culla inca
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Ascolta i podcast
 
Perù Settembre/ottobre 2001 Itinerario: Lima – Pisco – Paracas – Cusco (Valle Sagrada – Chincero – Machu Picchu) – Puno (Lago Titicaca) – La Paz (Bolivia) – Arequipa – Lima – Iquitos (Foresta Amazzonica) Mezzi di trasporto: autobus locali – taxi – volo interno Pernottamenti: piccoli hotel Durata: 3 settimana Si parte! Questa volta si vola in Perù, la culla della civiltà Inca! Non siamo da soli io e Gio’, (che da anni è costretta su sedia a rotelle, cosa che non ci impedisce di girare il mondo autonomamente!)con noi ci saranno anche Davide L. E Terry, due amici/colleghi. Arriviamo a Lima di notte e a prenderci c’è Gianluca, ex collega che si è trasferito per lavoro in Perù. Siamo subito assaliti dai tassisti che ci circondano, per fortuna capiamo da Gianluca che è di rigore contrattare, cosa che sarà una costante per tutto il viaggio e per qualunque cosa. Gianluca ci ospita per il nostro breve soggiorno nella capitale nella sua bella casa con vista sull’oceano. L’indomani visitiamo Lima: la città è perennemente coperta da una cappa che sembra più smog che nebbia; per le strade regna il caos, clacson continui e sorpassi senza regole…Il centro è piacevole, bella la Cattedrale in Plaza Des Armas. Girando per le strade è meglio tenere sempre sottocchio portafogli e macchine fotografiche, infatti capita spesso di sentirsi osservati con grande e sospetto interesse….ma basta adottare le normali precauzioni e si viene lasciati in pace. Ci imbattiamo anche in un piccolo presidio antiamericano in pieno centro e scambiamo due chiacchiere con l’organizzatore. Ci dirigiamo poi verso lo Stadio Nacional dove io e Davide L. Non resistiamo a sfidare un gruppetto di ragazzi lì nei pressi: l’abbigliamento non è il massimo, ma ci divertiamo un sacco e loro anche! Alla fine vince (ovviamente…) la nostra squadra. Abbiamo la sfortuna di perdere subito la nostra Lonely Planet: dramma, e adesso? Per fortuna la sera riusciamo a trovarne in vendita una…ma in francese! Meglio di niente! Lima è una città dalla doppia faccia: a quartieri ricchissimi fatti di grattacieli e centri commerciali nuovissimi, si contrappone una zona di autentica baraccopoli, che visitiamo in taxi…Il degrado sociale è evidentissimo così come la disparità tra i due estremi della società. I costi per un turista sono quasi irrisori, tanto che per mangiare alla buona ce la si cava con ¾ euro al massimo…. La partenza da Lima con gli autobus locali è traumatica: alle fermate regna la confusione, è un continuo fermarsi e caricare chiunque, e togliere e mettere i bagagli nel vano apposito…. Noi sempre con lo sguardo fisso sui nostri e sulla carrozzina di Giò, non si sa mai…. L’autobus è davvero scassato e infatti a metà percorso si ferma nel nulla….Ci tocca aspettare che passi un altro autobus che ci tiri su, e così il tragitto fino a Pisco che doveva esser di 4 ore, diventa di quasi il doppio, ma non c’è da arrabbiarsi più di tanto, qui è la costante sapere quando si parte e non quando si arriva…..e ben presto ce ne accorgeremo….Vista Pisco ci dirigiamo sempre in autobus a Paracas, da dove partiamo per una breve gita in barca verso le isole Ballestas: anche la barca, come il pullman,non è un granchè. Vediamo il grande Candelabro, un disegno impresso sulle colline di cui si ignora la provenienza, e poi arriviamo alle isole, popolate da una numerosa colonia di leoni marini appollaiati sulle spiagge, con i piccoli che giocano in acqua proprio vicino alla nostra imbarcazione. Ttorniamo sulla terra ferma e contrattiamo con un tassista una giornata nel deserto circostante: lui ci porta, e in più di sua iniziativa ci porta anche a visitare una salina, fuori programma ma interessante. Il deserto finisce direttamente nel il mare creando paesaggi davvero suggestivi, e Davide L. Trova anche il coraggio di gettarsi nelle gelide acque oceaniche seppur per pochi secondi… Ci dirigiamo verso Nasca, dove arriviamo a bordo di due scassatissime auto private adattate a taxi, guidate da due vecchietti un po’ stravaganti…. A Nasca io e Giò ci riposiamo mentre Davide L. E Terry sorvolano con un poco affidabile cessna le linee di Nasca, i misteriosi disegni impressi nel deserto. Da qui prenotiamo una corsa su un pullman dotato di bagno (visto che il viaggio sarà lungo) che alla mezzanotte del giorno dopo ci dovrebbe portare a Cuzco attraversando la catena delle Ande. In piena notte il pullman arriva, ma sorpresa, è senza il bagno che avevamo caldamente richiesto e per di più è pure malconcio (ci avevano assicurato un mezzo nuovo…): facciamo un po’ di show con l’autista, ma tant’è che partiamo. Dopo pochi minuti però il pullman, già pieno, si ferma nel nulla a tirar su altra gente e tenta di mettere i nostri bagagli sopra il tetto: sia mai, io e Davide L. Stavolta ci impuntiamo e i nostro bagagli restano al loro posto, in modo da essere sott’occhio dal finestrino! E così in piena notte si parte. Durata prevista: 12 ore….ma il bello deve ancora accadere. All’alba infatti anche questo pullman si guasta in un paese dall’aspetto desolante, Puquio, nel cuore delle Ande….Ci tocca aspettare un mezzo sostitutivo, ma quanto ci metterà? L’autista continua a rassicurarci che in poche ore arriverà, ma il tempo passa e noi unici stranieri in un paese dove probabilmente non hanno mai visto turisti….Vinciamo i mali d’altura masticando qualche foglia di coca, indispensabile e usata da tutti quassù. Non sa di granchè, ma aiuta! Giò e Terry sono tra il disperato e il rassegnato…Arrivano anche dei bambini del posto che ci avvicinano e ci osservano senza dir nulla, quasi fossimo extraterrestri. Certo sul momento è stato un po’ drammatico, ma col senno di poi è stata davvero un’esperienza unica questa interminabile sosta. Il tempo continua a passare e finalmente dopo non ricordo quante ore (almeno 8…) arriva un altro pullman che ci porterà a Cuzco, dove arriviamo in piena notte! Morale: un viaggio che doveva durare 12 ore ne è durato 29, un record! Siamo finalmente a Cuzco, l’ombelico del mondo, da qui infatti secondo gli Inca ebbe origine la civiltà! La storia a Cuzco è ovunque! La gente è diversa da Lima: vediamo i visi scavati dal freddo, gli abiti tradizionali….. Plaza Des Armas, tutta in stile coloniale, è bellissima! Da Cuzco partono diverse escursioni che faremo nei giorni a venire. Partiamo infatti con un taxi che “affittiamo” per l’intera giornata verso la Valle Sagrada: ci fermiamo al coloratissimo mercatino del Chinchero, dove con pochi pesos compriamo un po’ di tutto. I tipici maglioni peruviani che da noi costano un capitale, lì te li tirano dietro, e così compriamo tantissima roba, tra giacche, maglioni, guanti, cappelli….. La gente è timida ma orgogliosa delle proprie origini e lo manifesta indossando gli abiti tradizionali, Visitiamo anche le rovine Inca di Ollantaitambo, Sacsahuman e Pisac, piccolo villaggio andino dove offriamo un pranzo anche al nostro autista che….lo mette da parte per il proprio cane!! In effetti la qualità lascia un po’ a desiderare…. Il giorno dopo prendiamo il treno che ci porta ad Aguas Caliente, e da qui l’autobus per il Machu Picchu, dove ci fermiamo due giorni. Appena arriviamo in quello che è il più grande sito archeologico dell’America Latina, rimaniamo senza fiato: un po’ per l’altitudine, ma soprattutto per la maestosità dei Machu Picchu….E’ impressionante pensare a come migliaia di anni fa, senza mezzi nè tecnologia, gli Inca abbiano potuto realizzare su una montagna una città simile, con pietre enormi perfettamente incastonate e ancora oggi solidissime… Macchu Picchu è enorme, una vera cittadina. Per Giò non è facile girare in carrozzina, ma la voglia e la determinazione hanno la meglio! E’ fantastico esser arrivati fin qui! Dopo una notte passata ad Aguas Caliente, in una camera con un vetro rotto alla finestra e un mattone di letto, torniamo in pullman al sito. La luce del mattino ce lo mostra in una veste diversa ed insolita. Nel pomeriggio però sia io che Gio’ (per colpa dell’antimalarica presa il giorno prima) stiamo male e lasciamo la cena della sera prima come ricordo della nostra presenza….Speriamo che gli dei non la prendano a male. Si riparte stavolta senza inconvenienti e si arriva a Puno: giriamo per la città e anche qui ci facciamo portare da un taxi a vedere il sito archeologico di Sillustani (tombe Inca) proprio sul Lago Titicaca, famoso per essere il più grande e alto lago navigabile al mondo! Da Puno decidiamo di fare una scappata di due giorni in Bolivia, a La Paz, la capitale, che da qui non dista molto. Prendiamo un altro scassatissimo pulmino che ci porta alla frontiera. Noi la dobbiamo attraversare a piedi mentre Gio’ rimane su per evitare di montare e rismontare la carrozzina per soli 10 metri…. E’ comico veder lo zelo dei poliziotti nel controllare i passaporti, e veder un locale che nasconde nel piccolo bagno del pullman per evitare i controlli…chissà cosa portava con sé….fatto sta che risaliti in pullman e allontanatici dal punto di controllo, il giovane è tranquillamente uscito dalla sua improvvisa pausa pipi’…succede anche questo qui!! Prima di arrivare a La Paz ci tocca attraversare in barca un ramo del lago (la barca è guidata da un bambino….), mentre il pullman con solo Giò a bordo lo attraversa su una chiatta…. Che avventura! Finalmente sani e salvi arriviamo a La Paz, la capitale più alta al mondo (3636 metri). L’intero abitato è costruito tra le Ande in una conca profonda 1000 metri. Le vedute dall’alto sono impressionanti, ci sono costruzioni a perdita d’occhio e in città la confusione e il caos la fanno da padroni…Con la carrozzina si fatica ad andare su e giù e soprattutto a trovare un marciapiede vagamente transitabile….. Ci sono bancarelle e auto ovunque! Aiuto! Pernottiamo in un hotel serio stavolta (la nostra schiena non ne poteva più) e l’indomani contrattiamo un giro con un simpatico autista locale che ci porterà tra le montagne circostanti, e al ritorno si beccherà pure una multa dagli antipatici poliziotti boliviani per non aver messo la cintura di sicurezza (la pagheremo noi vista l’entità…). E così ritorniamo verso Puno e da qui in pullman fino ad Arequipa. Arequipa è una tranquilla cittadina interamente costruita in pillar, una pietra bianca di origine vulcanica. Visitiamo il Monastero di Santa Catalina, dai bei colori sgargianti e oziamo in Plaza Des Armas, in compagnia di qualche bambino che si mette a giocare con noi sulla panchina. Da qui di nuovo in pullman (anche qui ce ne concediamo uno un po’ più costoso e comodo) verso Lima. Giusto il tempo di riposarci un po’ e prendiamo il volo aereo per Iquitos: 3 giorni al nord, nella Foresta Amazzonica. E qui è tutto un altro viaggio… La gente è diversa, ha i lineamenti più simili ai brasiliani, il clima è torrido e non c’è l’ombra delle Ande nè di altre alture…. Sembra un posto distante anni luce da quello tipicamente andino visto fin’ora. Ma nonostante il caldo ha il suo fascino. A Iquitos girano tantissime motorette più che macchine, la cittadina è contornata dalle palafitte che danno sulla foresta. Giriamo un po’ nei dintorni e l’indomani organizziamo un uscita in barca con tre ragazzi conosciuti sul posto, per navigare fino al Rio delle Amazzoni! La giornata è caldissima, la barca a motore sembra più una lunga e piatta zattera, ma ci permette di navigare fino ad arrivare nella foresta ed entrare a contatto con due tribù locali: la prima che incontriamo è la tribù indigena dei Boras, che ci accoglie con una danza di benvenuto, che coinvolge nostro malgrado, anche me e Terry…Gli indigeni sono molto incuriositi dai nostri vestiti e braccialetti, ma soprattutto dalla carrozzina di Giò. E’ strano ma bello comunicare a gesti e cercare di farsi capire; la loro è una vita semplice, dettata dalle regole della natura….quello che noi chiamiamo progresso qui è lontano anni luce. Buon per loro. Ci spostiamo e veniamo accolti poco distante dalla comunità degli Yaguas, altra tribù con altre usanze e altri costumi. Sia gli uomini che le donne sono vestiti solo di un gonnellino di paglia. Ci offrono il loro artigianato fatto di collane, braccialetti, lance e bamboline….impossibile resistere…. I tanti bambini ci guardano stupiti e sorridono. Mentre siamo nella capanna principale come ospiti d’onore, fuori d’improvviso si scatena un breve acquazzone che rende il terreno fangoso…. Tornare alla barca con la carrozzina è impossibile, si sprofonda…e così i nostri intrepidi accompagnatori issano Giò come una regina sulle loro spalle e se la portano alla barca. Problema risolto. A bordo mangio l’ananas più buono della mia vita! Nella foresta abbiamo modo anche di incontrare un bradipo, il lentissimo e simpatico mammifero, oltre a coloratissimi pappagalli e un boa e un’ anaconda cucciola! Passiamo infine per il mercato galleggiante di Belen e ritorniamo stanchi ma felici nel nostro piccolo albergo…Il viaggio in questa magica terra volge al termine, ci aspetta il volo di ritorno. Con noi porteremo un bagaglio carico di emozioni, sorrisi, storia….. Se vuoi vedere le nostre foto, visitaci al sito: WWW.VAGAMONDI.IT


    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche