La Cuba dai mille colori di e non solo
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ORGANIZZAZIONE DEL VIAGGIO
Voliamo su Cuba con Air France con scalo a Parigi CDG di meno di due ore, costo del volo A/R € 800,00/persona. Air France si rivela una buona compagnia, l’aeroporto CDG è veramente terribile: sembra vecchio e mal organizzato, con lunghe distanze da coprire totalmente a piedi. L’assicurazione per entrare a Cuba è obbligatoria (ma non l’hanno verificata una volta sul posto), ma apparentemente quella a cui ci affidiamo di solito, non è accettata a Cuba: trovate infatti in Internet la lista delle assicurazioni riconosciute a Cuba, noi optiamo per la EuropAssistance, se non altro perché ci suona più familiare delle altre (€ 81,00/ persona) ma ve la sconsiglio altamente: burocrazia da mal di testa, assistenza pari a zero e chiaramente a pochi giorni dalla partenza mi ammalo, con febbre a 41.5 (!!!) e penso di posticipare la vacanza, ma loro mi fanno sapere che non mi rimborserebbero una cippa perché non sono assicurata: peccato che i soldi se li siano già belli che presi!!! Infine decido di partire ed ovviamente ho passato una vacanza vestita come un palombaro, imbottita di antibiotici (quindi ben pochi mojito – sigh!), senza quasi avvicinarmi al mare, e con una puntatina in clinica. Al ritorno a Venezia passo ancora dei giorni in malattia e al chiedere il rimborso dei miei 162,00 finalmente mi inviano la conferma dell’assicurazione: peccato che fossi già a casa da due giorni!!! Per fortuna la mia assicurazione medica a Cuba non me l’hanno mai chiesta!
La tarjeta de turista l’abbiamo trovata dopo molto girovagare per agenzie di viaggio a € 40,00 a testa. Ovviamente se prenotate il viaggio o anche solo il volo in agenzia, ve la danno molto più facilmente e ad un prezzo più economico, oppure se avete la possibilità, potete andare direttamente al consolato cubano, risparmiando soldi e visite alle agenzie a vuoto.
Una volta atterrati a Cuba ci troviamo in un aeroporto totalmente disorganizzato, con lunghe code disordinate e bagagli buttati un po’ ovunque. Ci auguriamo che i nostri bagagli non siano in quei mucchi senza indicazione e ci mettiamo pazientemente in fila. All’immigrazione chiedono il passaporto, la tarjeta de turista e la dichiarazione della dogana (da compilare in aereo). Ci fanno la foto e ci chiedono se abbiamo viaggiato in Africa (è il periodo dell’ebola) e non ci lasciano andare finché non ricordiamo anche il viaggio in Egitto di 4 anni prima!!! Ok, sembrava un’interrogazione di storia e geografia, ma tutto sommato facciamo in fretta; va peggio al gruppo del Sud Africa, che apparentemente non vogliono far entrare, di nuovo a causa dell’ebola, o a chi entra con passaporto cubano, perché – come mi racconterà un’amica – ti aprono la valigia e ti prendono qualsiasi cosa, soprattutto cibarie. Ah, ovviamente i bagagli dobbiamo recuperarceli in uno dei tanti mucchi senza nome, i nastri trasportatori qui sono considerati inutili!
L’AVANA
La nostra prima tappa non può che essere la capitale, dove abbiamo prenotato in un casa particular in Habana Vieja, a pochi passi dal Paseo del Prado (taxi dall’aeroporto al centro: 20 cuc, dove 1 cuc vale quanto 1 dollaro americano).
L’accoglienza all’Hostal del Angel è abbastanza glaciale (poi scopriamo che i padroni di casa di cui si parla così bene sono in realtà fuori città) e la nostra richiesta di mandarci un taxi all’aeroporto si è in qualche modo trasformata in “siamo in luna di miele”, così al posto di riservarci una di quelle stanze coloniali dal soffitto alto che mi piacevano tanto, ci mandano nella più intima mansarda, a cui si accede da una scala a chiocciola strettissima – che vi raccomando con i bagagli!!! – e che ovviamente non ha nulla di tipico. Ha però una terrazzina privata da dove la vista spazia fino alla Fortaleza de San Carlos, dove potete assistere ogni sera alla cerimonia del cañonazo, acquistando un tour da un operatore locale. La cena che ci servono è abbastanza normale, ma un appunto da fare è che a differenza delle altre case particular in cui staremo durante il viaggio, qui anche l’acqua è inclusa. Soggiornare e mangiare nelle case particular è un’esperienza che consiglio vivamente. Ovviamente siete in casa di altre persone, ma noi ad esempio abbiamo scelto solo stanze che avessero bagno privato in camera, il che è un giusto compromesso fra la casa – di cui conservano l’aspetto e l’intimità – e l’hotel. La colazione era in genere così abbondante che si faticava a finirla e ci permetteva di arrivare fino a cena senza fame. La spesa al giorno è di circa 25-30 cuc a persona per dormire, fare colazione e cenare, il che ovviamente riduce anche i costi della vacanza, permettendovi inoltre di venire un po’ più a contatto con le persone del posto (ma non sempre: a volte conducono l’affare come un vero e proprio hotel e quindi diventare intimi diventa più difficile!). Essendo ormai sera, ci limitiamo a fare un giro per Habana Vieja, concedendoci una sosta al Floridita, bar di Hemingway, nonché culla del daiquiri. La mattina seguente, dopo una ricca colazione seduti al tavolo con gli occupanti delle altre due stanze, che essendo alla fine del loro viaggio ci danno utili consigli per il proseguimento del nostro, ci avviamo ad una scoperta più approfondita della città, passando per Calle Obispo, con tappa alla turisticissima Bodeguita del Medio (il mojito peggiore che possiate bere a ben 5cuc!), e poi un giro fra le 4 piazze principali: de la Catedral, de las Armas, San Francisco de Asis e Plaza Vieja. Al pomeriggio invece decidiamo di prendere uno di quei bus turistici a due piani, che ci permette di passare per Plaza de la Revoluciòn, il Malecòn, il Vedado e fino a Miramar.
Dopo due notti all’Avana, cerchiamo di prendere possesso dell’auto che abbiamo preso a noleggio per continuare il resto del viaggio, il che si rivela più complicato del previsto: infatti se la sono dimenticati a Piñar del Rio e così ci arriva 4 ore più tardi, 4 ore in cui però nessuno ci sa dire nulla e perciò non riusciamo ad allontanarci dall’agenzia. Questo ci farà guadagnare un giorno di noleggio alla fine, ma in generale un altro Sconsiglio appassionato riguarda la compagnia ViaCar: le 4 ore di ritardo sono nulla rispetto a quello che ci aspetterà alla fine del noleggio, che riassumo in ulteriori ore perse, insulti e minacce, con l’assicurazione da parte di un uomo di notevoli dimensioni fisiche che la polizia in questo paese è corrotta e perciò alla fine andrà male a noi. Questo succede anche ad un altro Cliente che sta consegnando l’auto al nostro arrivo, e insulti e minacce arrivano anche alla proprietaria dell’agenzia che si occupa delle pratiche per conto loro (non un’agenzia ViaCar quindi) quando gli fa notare che non hanno avuto un comportamento rispettoso nei nostri confronti. In un’altra occasione abbiamo preferito CubaCar e – a parte di nuovo un po’ di ritardo, però di 45 minuti, è andato tutto bene. L’auto comunque era in buone condizioni e ci è costata €139,00 per un noleggio di 10 giorni, il che mi farebbe propendere nuovamente per l’auto a noleggio come mezzo migliore per girare l’isola. Un’amica che ha scelto noleggio con conducente si è trovata appiedata più volte a causa delle pene d’amore del conducente (XD), mentre chiamare un taxi ogni volta che vi dovete spostare è senz’altro più rapido ed efficiente ma forse più costoso.
Non senza difficoltà riusciamo a prendere il tunnel che ci porta fuori dell’Avana e ovviamente prendiamo l’autostrada in direzione sbagliata, ma come molte altre autostrade viste in questa parte del mondo, anche qui ci è concessa l’inversione di marcia un po’ a casaccio e così arriviamo circa 3 ore più tardi a Playa Larga.
BAHìA DE COCHINOS
Un omone abbronzato, energico e sorridente ci accoglie all’Hostal Mayito, a Playa Larga, facendoci scegliere la nostra preferita fra tutte le stanze, per le quali comunque prova un particolare orgoglio visto che l’Hostal se l’è costruito interamente lui, tubature comprese (e almeno questo è un po’ evidente dalla pressione dell’acqua!). La cena qui ci sarà servita presto, prima del tramonto, perché se per caso vi trovate all’aria aperta al tramonto non c’è Autan o DDT che vi possa salvare!!! In compenso l’assalto delle zanzare dura comunque poco e poi si può tornare fuori per un cocktail e un sigaro nella pace della Baia, che in effetti non sembra vedere molti turisti rispetto ad altre località.
Il primo giorno ci dedichiamo alla visita alle Salinas de Brito, con guida obbligatoria, che consiste in un signore che ci viene ad incontrare all’Hostal, sale nella nostra auto, e si fa scorrazzare in giro per le saline per un paio d’ore alla cifra di 15cuc a persona. Scherzi a parte, il paesaggio delle saline è indubbiamente impressionante, con l’acqua che a tratti invade la strada, un percorso naturale che definirei a metà fra la palude e la foresta, con splendidi scorci animati da fenicotteri rosa e aironi, cormorani che ti bloccano il passaggio e granchi giganti che scappano qua e là. Le saline comunque non sono delle vere saline, in quanto il Sig. De Brito che aveva acquistato questo territorio nella Cienaga de Zapata per farne delle saline appunto, è in realtà rimasto fregato, in quanto scoprì solo in un secondo momento che il terreno non era adatto. Noi nel complesso, dopo aver visitato altre saline, come le più vicine saline di Trapani, diremmo che è un’escursione del tutto evitabile, a meno che non siate dei veri e propri appassionati di fenicotteri rosa, che in effetti sono una meraviglia! Con la nostra guida Manuel percorriamo, di nuovo nella nostra auto e di nuovo a 15 cuc a testa, i 35 km che ci permettono di arrivare al lato opposto della baia, dove attraverso un altro percorso naturalistico si arriva ad un cenote dove si può fare un bagno ad una temperatura spiacevolmente fredda (le acque della baia sono invece molto calde!). Di nuovo un’escursione a nostro giudizio evitabile, inoltre sembra che le entrate al parco non vengano mai controllate da nessuno…
Il giorno seguente invece andiamo a pescare con Mayito il pesce leone, una specie infestante che mangia tutto, la cui sfortuna principale è quella di avere una carne particolarmente gustosa. Io come al solito ho già un po’ di febbre, ma vedere i colori dell’acqua nella baia, che variano dal turchese al blu, tutti molto intensi, nonché la temperatura dell’acqua stessa, mi fanno sentire un po’ meglio, e così senza accorgermene passo anch’io un paio d’ore o forse più a fare snorkeling e al ritorno cuciniamo lì nella spiaggia della caletta il pesce pescato, che mangiamo sulle grandi foglie dell’albero dell’uva. Dopo quest’esperienza un poco wild, Mayito diventerà per noi il Bear Grill di Cuba!
CIENFUEGOS
Lasciamo Playa Larga in direzione Cienfuegos, costeggiando tutta la baia, che vuol dire soste continue ad ogni caletta per fotografare ancora una volta i magnifici colori di queste acque. A Cienfuegos parcheggiamo nel parcheggio di un hotel in centro città al costo di 1cuc per poter passeggiare. Si tratta di un luogo molto tranquillo, a parte i jineteros che secondo la Lonely Planet qui non dovevano esserci…ecco, rivedrei le informazioni! La città con i suoi viali moderni e ordinati, costellati di negozi di souvenir e bar, ci ricorda un po’ una Jesolo o una Rimini, però con i colori molto accesi, edifici tipici solo di queste zone, i soliti mezzi di locomozione di un altro tempo e le immagini del Che e qualche frase rivoluzionaria qua e là sulle pareti degli edifici. E’ una città piacevole, ma a noi un pomeriggio basta e ci dirigiamo poi verso Trinidad per il pernottamento.
TRINIDAD
Nella magica Trinidad Ivon e Tony ci stanno aspettando nella loro casa immacolata, dove si può camminare solo scalzi, con una bellissima terrazza con vista sulle montagne e piccola piscina e con possibilità di parcheggio in strada, in quanto si trova leggermente defilata dal centro vero e proprio che invece è solo pedonale (meno di 10 minuti a piedi dalla Casa della Musica e la piazza principale). Mentre attendiamo la nostra cena di pesce, che ci sarà servita in modo più professionale di quanto sappiano fare in un ristorante, scopriamo che la notte precedente l’ora è cambiata anche qui; continuiamo tuttora a chiederci se a Playa Larga lo abbiano mai scoperto!!!
Trinidad è la città che ci è piaciuta di più e le possibilità di escursione nei dintorni sono molteplici, quindi vale la pena di fermarsi qualche giorno. Non lontano dal centro trovate Playa Ancòn, ampia spiaggia bianca da cartolina, dove potete rilassarvi con un cocktail portato direttamente al vostro lettino, oppure fare spiaggia libera sistemandovi sotto uno degli ombrelloni che infatti qui non appartengono allo stabilimento. L’acqua è di un bellissimo blu-turchese, ma se vi avventurate a pochi metri dalla riva scoprirete che i fondali sono un groviglio di alghe che intrappolano ogni sorta di spazzatura, con qualche pesciolino che si aggira triste in attesa di essere pescato direttamente dalla riva. Molto meglio contrattare una barca a circa 20cuc che vi porti un po’ più in là, dove le possibilità di snorkeling sono decisamente migliori. A circa due ore d’auto, nella zona montuosa, vale la pena di visitare il Parque Natural del Nicho. La strada che vi porta qui non è certamente delle migliori, ma il verde intenso e brillante della lussureggiante vegetazione che vi circonda, le grandi palme che si inerpicano fino in cima alle montagne, il rosso e il giallo dei fiori, vi faranno dimenticare qualsiasi inconveniente. Una vegetazione così variata, eppure sembra quasi che un giardiniere sia appena passato a dare un’aggiustatina: meraviglia! L’entrata al sendero del Nicho costa 9 cuc a testa, per di più dovendo pagare con una banconota da 50 dobbiamo perdere tempo con la registrazione del passaporto, rigorosamente originale e non in copia! Un consiglio: visto che il percorso è relativamente breve, recatevi dopo pranzo, quando la cassa è chiusa senza nessuno in vista, così risparmiate anche i 9cuc che sinceramente sono ripagati solo dalla sensazionale Cascata del Nicho e da qualche piscina naturale.
Ancora a Trinidad ogni scorcio della città stessa è meraviglioso e tipicamente cubano: i carretti trainati da cavalli, i bar in semplice muratura, i gruppi di giocatori di carte alle porte delle case. E la Casa della Musica qui è più gremita che mai, nonostante i cocktail siano a volte annacquati, proponendo ogni sera gruppi di ballo dei più vari generi e lasciando anche spazio alle esibizioni – a volte un po’ penose a dire il vero – di qualche turista coraggioso, ahimè soprattutto italiani!
SANTA CLARA Lasciare Trinidad ci strazia il cuore, ma lo strazio è senz’altro rinfrancato dal paesaggio del Topes de Collantes, dove a ripetizione ci troviamo ad esclamare “wow!” e ovviamente non ci perdiamo i belvedere posti lungo la strada. L’impatto con Santa Clara è invece piuttosto stressante: qui i jineteros addirittura si appendono ai finestrini dell’auto e arrivati in centro per vedere il treno blindato, ci sentiamo costretti a scappare quasi subito, sia per l’assalto da parte della gente del posto, sia per la gran confusione di persone e auto, che ci impedisce anche di trovare un parcheggio sicuro. Ci dirigiamo invece al Mausoleo di Che Guevara, in un clima assai più tranquillo, che ci permette quasi di assaporare dalle scritte incise gli avvenimenti e lo spirito della Rivoluzione. Qui sono ospitate le spoglie del Che, ritrovate in una fossa in comune in Bolivia, e quelle di molti altri guerriglieri: un posto storico ed emozionante.
REMEDIOS Per il pernottamento abbiamo scelto questa cittadina, un po’ meno turistica delle altre, seppure sia una delle città più antiche di Cuba e sia stata dichiarata già da tempo Monumento Nazionale. Che da queste parti girino meno turisti, ce ne accorgiamo già per la strada che da Santa Clara porta qui, e per la precisione a Camajuanì, dove ci fermiamo per una “pizza exquisita”; e fu così che per la prima volta nel nostro viaggio venimmo in contatto con la Moneda Nacional, ovvero la valuta usata dal popolo, contrapposta all’altra valuta ufficiale, il peso convertibile, o cuc, usato principalmente dai turisti. Una coca (acquistata direttamente dal congelatore (!) per ricevere in cambio la moneda nacional, perché la tipa della pizza exquisita non accettava altro) e due pizze ci costano l’equivalente di 1cuc e 20.
Remedios la descriverei in poche parole come una Trinidad in miniatura, dove però i bambini che escono da scuola ci guardano con curiosità e ridono con timidezza e le strade sono decisamente più sporche perché i cavalli non sono dotati della stessa tecnologia delle altre città (ovvero il sacchettino appeso sotto la coda per la raccolta dei bisogni!).
La casa di Frank e Arelys è probabilmente la più tipica in cui soggiorniamo, con una splendida terrazza all’ultimo piano dove Frank ci intrattiene ogni sera con i suoi ottimi cocktail. Le colazioni qui si fanno più leggere, perché a volte non arrivano le uova o la marmellata, la sera vediamo lunghe code, fuori del negozio di alimentari, di abitanti con in mano la tessera con cui lo stato assegna a ciascun cittadino i beni primari a cui ha diritto, pure i negozi di souvenir qui sono in realtà banchetti di artigiani aperti solo durante il giorno, e in generale qui si vede la faccia meno turistica – e sicuramente più povera – di Cuba. Frank parla volentieri con noi della vita a Cuba, lui era un insegnante e la moglie un’ingegnere, perché certo a Cuba studiare è alla portata di chiunque lo desideri, ma le retribuzioni di lavori che altrove sarebbero remunerativi, qui sono incredibilmente basse e infatti chi può si dedica alle attività turistiche, anche perché maneggiare i cuc significa non solo avere un potere d’acquisto enormemente maggiore, ma anche potersi permettere svariati prodotti il cui acquisto è invece semplicemente interdetto a chi ha in tasca solo la moneda nacional. Ciò che invece non manca da queste parti è senz’altro il pesce, ma soprattutto i granchi giganti, che evidentemente hanno per questa zona una grande importanza, visto il curioso monumento del granchio che trovate nella vicina Caibarién.
Magari invogliato dalla prospettiva di ricevere qualche cuc, il vecchio del quartiere decide di prima mattina di lavarci la macchina che ci siamo fidati a lasciare semplicemente parcheggiata in strada, invece di utilizzare il garage a pagamento, e approfittando del diluvio notturno, nulla dev’essergli sembrato più facile che sfregarla con una semplice pezza asciutta per farla brillare! Inutile spiegargli che la macchina era coperta di sabbia e polvere e così facendo ha solo rigato la carrozzeria, lui tutto fiero continua a strisciarci i vetri, senza capire perché ce la prendiamo tanto…! La notte successiva porteremo l’auto nel garage di fiducia di Frank (2 cuc al giorno): Remedios c’era sembrata una cittadina tanto tranquilla, ma evidentemente c’erano delle insidie che non avevamo preso in considerazione!!!
Comunque Remedios, così come la vicina Caibarién, sono anche basi economiche per visitare i cayos settentrionali, uniti alla terraferma da uno spettacolare pedraplén [pedaggio 2cuc in entrata e 2cuc in uscita; sono richiesti i passaporti originali per la registrazione] – una vera e propria strada che corre per chilometri in mezzo al mare – cayos che sono invece territorio esclusivo di resort più o meno di lusso. Una volta arrivati ai cayos, potete usufruire di spiaggia e servizi dei grandi all-inclusive, ad un costo in genere di 60-80 cuc per la giornata; oppure infilarvi in stradine incustodite e nel mezzo della vegetazione per arrivare a quelle stesse spiagge ma da abusivi! Una mancia da 5 cuc al cameriere vi garantisce anche l’uso dell’all-inclusive. Noi siamo arrivati ad una di queste spiagge passando per il Pueblo Estrella, un piccolo centro commerciale, posizionato fra due resort, da cui non è stato difficile passare davanti alle guardie come semplici clienti e da lì accedere alla spiaggia. Se non vi sentite di usare questi stratagemmi da criminali consumati, ma non volete neanche pagare le tariffe giornaliere dei resort, un buon compromesso è certamente l’Hotel Villa Las Brujas, fra i primi che trovate all’ingresso sull’isola, dove per 15 cuc a testa potete accedere alla spiaggia e avere un credito a disposizione da consumare al ristorante.
VARADERO Lasciata Remedios ci dirigiamo verso Varadero, dove abbiamo prenotato presso un resort all-inclusive per goderci gli ultimi giorni di vacanza in totale relax. L’ultimo dei miei Sconsigli spassionati: NON FATELO! Arrivati al casello di Varadero di colpo la musica si è fatta triste, le nostre chiacchiere si sono spente, i nostri sorrisi si sono trasformati in musi lunghi nostalgici ed io non avevo nemmeno più voglia di fare foto (giuro che non è da me)! No, no e no, andate a Viñales, assolutamente sì, ma a Varadero no! Le spiagge sono come quelle di Cayo Santa Maria, ovvero strette e ripide, il mare spesso è mosso, ma al Cayo l’acqua ha un colore più intenso e particolare! I taxi costano 10 cuc per pochi km! I resort sono invasi da canadesi che pensano solo a bere (nulla di personale contro i canadesi) e pure i cubani che lavorano qui lo fanno con meno passione che altrove nonostante le mance gli permetteranno sicuramente di vivere meglio che nel resto di Cuba. Per fortuna anche nel resort il contatto con la gente del posto non è stato difficile, e così ci sono volati anche questi ultimi giorni, e i paesaggi bucolici nel ritorno verso l’aeroporto dell’Avana ci hanno fatto dimenticare le sofferenze della vacanza in un resort all-inclusive quando al di fuori di quel maledetto casello c’è la Cuba vera, bella, indimenticabile, la Cuba dai mille colori, la Cuba dei mille sorrisi della sua gente – sempre dignitosa, cordiale e accogliente, la Cuba dalla storia importante, la Cuba del presente che si fonde con il passato, la Cuba che a un visitatore non può che rimanere nel cuore…