La conquista della tigre

E’ una calda mattina di luglio e la Multipla attraversa velocemente la campagna emiliana in direzione Malpensa. Siamo ancora in viaggio: dopo la mistica esperienza del Myanmar ci apprestiamo a conquistare il gigante asiatico per eccellenza, la Cina. Ripercorriamo col pensiero gli ultimi giorni di convulsi preparativi, corriamo con...
Scritto da: Sabrina Raczynski
la conquista della tigre
Partenza il: 30/07/2004
Ritorno il: 20/08/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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E’ una calda mattina di luglio e la Multipla attraversa velocemente la campagna emiliana in direzione Malpensa. Siamo ancora in viaggio: dopo la mistica esperienza del Myanmar ci apprestiamo a conquistare il gigante asiatico per eccellenza, la Cina.

Ripercorriamo col pensiero gli ultimi giorni di convulsi preparativi, corriamo con l’immaginazione al nostro prossimo arrivo a Beijing. Poi le nostre menti si fermano su un punto fermo: la morte di Tiziano Terzani avvenuta il giorno precedente della nostra partenza. Terzani ha amato la Cina, il paese dei grandi contrasti e dei grandi cambiamenti, il paese dove ha vissuto per tanti anni esperienze che lo hanno portato a riflettere non solo sulla situazione politica e sociale di questo paese ma, soprattutto, su se stesso e sui sentimenti discrepanti che queste esperienze hanno suscitato in lui.

Questa persona così profonda e di una sensibilità non comune non poteva non accrescere in noi l’amore per il viaggio e per il magico, spirituale, culturalmente diverso oriente. Vogliamo dedicare il nostro racconto a lui. A Tiziano Terzani.

Lasciamo la Malpensa, Vienna e dopo un lungo viaggio approdiamo a BEIJING. Durante il volo intercontinentale conosciamo a una coppia di ragazzi israeliani arrivati per restare in Cina un paio di mesi.

Carichiamo i nostri zaini sulle spalle, troviamo il famoso pullman che ci lascia di fronte al Beijing International Hotel e cominciamo a girare per la metropoli alla ricerca di un posto dove dormire. Impariamo subito sulla nostra pelle che Beijing non è così semplice da girare: le distanze ci sono e si fanno notevolmente sentire, soprattutto dopo 10 ore di volo e con una ventina di chili sulle spalle. Dopo vari tentativi, riusciamo a convincere un taxi a portarci nella zona degli Hutong a sud di Tienamen Square, dove si trova il Far East Youth Hotel, la nostra meta. Il primo contatto con i cinesi non è dei più semplici: al Far East veniamo “liquidati” in malo modo per non avere riservato in precedenza la camera. Se non che, dopo due ore di vagabondaggio (e varie esperienze piuttosto sinistre con procacciatori insistenti nel proporre alberghi per soli cinesi che non accettano occidentali), ritorniamo all’ostello (recidivi!) dove ci viene immediatamente data una camera doppia con tanto di sconto! Siamo basiti ma la stanchezza ha il sopravvento e ci lasciamo cullare dalle prime immagini della Cina fino ad addormentarci.

Il giorno seguente partiamo, tonici e riposati, alla conquista della Città Proibita. Tienamen Square è enorme e l’architettura totalmente gravitante attorno al Mausoleo di Mao Zedong.

La Città Proibita è immensa, caotica e bellissima. E’ un dedalo di giardini segreti, padiglioni e corridoi dai muri purpurei: ci lanciamo con entusiasmo alla scoperta degli angoli più reconditi e non resisto a filmare Luca in versione “Guerrino” (e questa citazione è una finezza per pochi conoscitori) davanti ad uno dei tanti contenitori per l’acqua situati di fronte ai vari padiglioni.

La visita continua con la conquista della Collina del Carbone, da cui si gode una vista mozzafiato ( e un po’ annebbiata) della Città Proibita. E’ domenica e centinaia di cinesi hanno preso d’assalto il parco per trovare refrigerio, praticare Tai Chi nonché per cantare in gruppo opere liriche, canti popolari o di regime. Siamo divertiti e affascinati da queste “gare canore”: ogni gruppo ci mette l’anima e si presenta organizzato con tanto di spartiti e, in alcuni casi, ballerini! La giornata prosegue nell’esplorazione dell’hutong dove dormiamo: un labirinto di stradine, negozietti sempre aperti, ristornati, bancarelle, barber shops (che fanno molto Amsterdam)…È davvero un delirio! Il giorno seguente assaporiamo un momento lungamente atteso: la visita alla Grande Muraglia. Il pulmino lascia l’ostello alla mattina presto carico di tanti ragazzi, alcuni come noi appena arrivati, altri alla fine del loro viaggio. E’ emozionante ascoltare i loro racconti, le esperienze vissute! Il viaggio per JINGHANLING dura più del previsto e quindi, arrivati a destinazione ci vengono concesse 3 ore e mezza per compiere il trekking fino a SIMATAI: 10 Km di muraglia selvaggia e 33 torri di guardia da oltrepassare.

Il cielo è coperto, il vento ci allieva dal calore che lo sforzo rende insopportabile; in compenso la vista è un sogno e ricambia totalmente la stanchezza e i vestiti fradici di sudore. Lungo il percorso fraternizziamo con un gruppo di inglesi tra cui il mitico Thomas, un gigante di quasi due metri con due soli dreadlocks sulla nuca calva, grande fronte di divertimento per i cinesi che aspettano i turisti per vendere acqua o libri fotografici. Il trekking è ipnotizzante e assolutamente ispirante: paesaggi selvaggi, montagne che si perdono verso la Mongolia, pezzi di muro caduti e distrutti dal tempo, silenzio. Oltrepassato il ponte sospeso arriviamo al piccolo bar “Lonely Planet” di Simatai dove ci concediamo una birra fresca (che magnifica sensazione!). Durante il viaggio di ritorno ci accordiamo per una cena con un ragazzo di Firenze e un ragazzo francese a base di “Hot Pot” detta anche marmitta mongola, una specie di fonduta dove carne e vegetali crudi vengono fatti cuocere nell’acqua (o olio, nel Sud) bollente. Divertente e molto appetitoso! Il giorno seguente lasciamo Beijing e raggiungiamo il magico YUNNAN.

KUNMING è tutt’altro che antica: Luca ed io la soprannominiamo immediatamente la piccola Shanghai per i suoi grattacieli enormi, le strade trafficate e l’assoluta avanguardia architettonica. Al di là del primo impatto deludente ci troviamo conquistati dai piccoli scorci al Mercato Dei Fiori e Degli Uccelli che sopravvive nelle strade del piccolo centro antico, dai monasteri attorno alla città e dal delirio culinario che ci accompagnerà per tutto il viaggio nel sud della Cina.

Kunming presenta ai curiosi palati italiani tutta una serie di delizie a costi davvero irrisori, ancora più bassi di Beijing: siamo arrivati a cenare con poco meno di 2 euro a testa! Ravioli, tagliolini piccantissimi, sorte di Hot Pot locali, Across The Bridge Noodles, Naxi Bread e Naxi Sandwich, pannocchie alla brace e patatine piccantissime…Insomma la varietà di cibo è così scorcentante che il vedere gente mangiare ad ogni ora del giorno e della notte non ci fa quasi più effetto! Ah, chiaramente per i più coraggiosi non mancano piatti speciali a base di carne di cane, lombrichi, scarafaggi o scorpioni…Ok, sicuramente molto folkloristico ma per me era chiedere un po’ troppo! Da Kunming organizziamo tramite l’ostello il trasferimento in autobus a DALI: le 7 ore più movimentate della nostra vita! Lanciamo un’idea per i costruttori di automobili: testate il funzionamento di ammortizzatori e freni per le strade cinesi, soprattutto su quelle in costruzione – praticamente carraie – dove macchine, autobus e camion sfrecciano a velocità spropositate e senza moto ordinato rischiando ogni 2 per 3 scontri frontali! Dali è adagiata sulle sponde del lago Erhai: pacifica, ex patria freak, presenta antiche case tradizionali alternate a negozietti moderni. Ci aggreghiamo ad un giro del lago che l’ostello propone agli ospiti: la partenza non è delle meglio, sotto una pioggia scosciante – ma qui è sempre così, d’estate. Col passare dei minuti e di un ora la pioggia finisce e il nostro tour comincia. La prima visita si svolge in un’antica casa tradizionale (stupenda) in cui le foto migliori sono riservate all’area di Mao scoperta da un ragazzo polacco: una decina di busti dell’ex presidente abbandonati in soffitta! Proseguiamo con le trashissime danze tradizionali Bai (l’etnia più importante della zona di Dali) messe in scena da un gruppo di giovanissimi ragazzi del luogo: un delirio di musiche assordanti, scritte al neon, costumi raccapriccianti…Il tutto conclusosi con la caduta, nello scendere dal palco, della ragazza vestita da sposa! Inutile dire che Luca, i due ragazzi francesi vicino a noi ed io siamo piegati in due dalle risate! La visita alla fabbrica di tessuti batik non dura neanche dieci minuti: infatti siamo tutti ansiosi di vedere il mercato più grande dello Yunnan a Yoshuo! Arriviamo nella piccola cittadina a nord di Dali (dista circa un centinaio di kilometri) e ci troviamo immediatamente circondati da gente indaffarata in acquisti e scambi. La distesa di banchi, merci, camion è enorme: camminiamo senza sosta in mezzo al fango e osserviamo la gente intenta nelle loro attività, ognuna con abiti tradizionali diversi l’uno dagli altri, colori vivaci e divise blu del periodo maoista, indossate dagli anziani come se nulla, ad oggi, fosse cambiato. Compriamo thè verde di Dali e sorridiamo all’idea lanciataci dalla signora anziana che vuole venderci semi di marijuana! Il pranzo si svolge in un ristorantino sulla strada, poi la visita prosegue alla sponda opposta del lago dove, tra case di pescatori meravigliosamente affrescate veniamo portati a visitare un’altrettanto pittoresca dimora…Di un architetto! Lo iato è notevole ma rimaniamo lo stesso a bocca aperta per la genialità e per il gusto indubbiamente raffinato degli ambienti. Proseguiamo con una breve sosta in una piccola isola su cui è stato eretto un piccolo padiglione votivo e, infine, assistiamo a quella che è considerata essere la caratteristica più tradizionale ed assolutamente unica di Dali: la pesca con i cormorani! Prima e seconda mail dalla Cina: Ciao mitici (almeno quelli che non sono in vacanza), La saga Luke+ Sabri continua e dopo l’interruzione Birmania, per mancanza del mezzo telematico… Eccoci qui! Siamo a Dali in un atmosfera moooooooolto freak, e cosa dire che non sia scontato… Gia’ cosa dire? Pochi giorni sono passati ma ci sarebbe veramente troppo da raccontare.. Pechino con i suoi hutong, la Grande Muraglia ed il nostro sudore, i cinesi che sono veramente tanti e mangiano tutto il giorno senza interruzione ( ed effettivamente posso confermare che mangiano di TUTTO!!). Al mio ritorno aggiungerò un volume alla mia mitica serie editoriale: ‘Il cinese questo sconosciuto (che rimane uno sconosciuto)’ Sabry… Bellissima Pechino, il parco con la gente che si trova a cantare la domenica pomeriggio, la Grande Muraglia e i viaggio di 7 ore in pullman in mezzo alle montagne dello Yunnan. Stiamo ingrassando a vista d ‘occhio! Grandi incontri lungo la via – il meglio e’ il mitico Scorpione di Giada = un ragazzo di Firenze che ha girato la Cina in 2 mesi (compreso il soggiorno in uno dei mitici templi Shaolin) e i mitici compari i sventura israeliani (veramente affaristi!!) ——–*———*———* Oggi sveglia con acquazzone del tipo “non può piovere così per più di 5 minuti”… Dopo due ore… Partenza del tour del lago Erhai…

Tutto bellissimo, le danza tipiche non ne parliamo…Case tipiche, pranzi tipici, vecchi tipici, viuzze tipiche, mercati tipicissimi… Insomma un delirio di foto e “ma guarda che bello”… Fino al finalone con i cormorani. Dico la mia (Sab): Già, infatti qui i cormorani li usano per pescare! Che spettacolo! Seguono la barca come cagnolini, pescano ma non riescono ad inghiottire il pesce perché hanno una specie di cappietto al collo. A questo punto interviene il barcaiolo che li tira su con il remo dal collo e prende pesce. Detto così sembra cruento e un po’ antianimalista…Ma è davvero insolito! E poi alla fine Luke si e’ fatto fotografare coi cormorani addosso (sulle braccia e sulla testa)…Inutile citare “Gli uccelli” di Hitchcock! Molto pittoresco (e della serie, il classico italiano in vacanza!) Il giorno seguente al mitico giro del lago ci lanciamo in bicicletta alla conquista della campagna circostante: con i nostri compagno di ventura, i due ragazzi francesi della gita, visitiamo le Tre Pagode (belle ma il costo non ne valeva la pena) e il vicino villaggio dei pescatori che, invece, è uno spettacolo! La cena, a base di frittata di fiori, granchi fritti ed escargot piccanti, ampiamente apprezzati dalla coppia francese, conclude degnamente il nostro soggiorno a Dali.

Il viaggio per LIJIANG è meno traumatico rispetto a quello per Dali. Arriviamo di mattina nella città nuova e, dopo alcune peripezie nella città antica, troviamo il nostro albergo…Bellissimo, ricavato in un’antica casa Naxi. Ci lanciamo immediatamente alla scoperta della città e, nel frattempo, raccattiamo informazioni sul trekking alle TIGER LEAPING GORGE. Sono un po’ spaventata ma la decisione è unanime: questo trekking s’ha da fare! Lijiang si presenta come un’antica città tradizionale cinese. Antichi edifici in legno, strade in sasso, canali su cui si alternano vari ponti e, chiaramente, per le sole vie centrali, un’infinità di negozi! Tuttavia basta allontanarsi dalle zone più “battute” per trovarsi completamente soli, circondati da scenari fuori dal tempo ed assistere al passaggio lento e silenzioso delle anziane donne che ancora indossano il mantello a forma di T fatto con la pelliccia di yak, tessuto bianco e sette cerchi ricamati che rappresentano rispettivamente la notte, il giorno e le stelle.

Il giorno seguente affittiamo delle biciclette e ci dirigiamo a BAISHA, un piccolo paesino ad una quindicina di kilometri da Lijiang, famosa per i suoi affreschi e…Per il mitico Dottor Ho! Dopo un’ora di pedalata, sotto una leggera pioggerella, entriamo in paese e restiamo subito affascinati dall’atmosfera assolutamente “fuori dal mondo”. Evitiamo le bancarelle, ammiriamo i magnifici affreschi e incontriamo, finalmente l’erborista di cui Chatwin stesso racconta in un suo libro: Ho.

La “Jade Dragon Snow Mountain Clinic” si presenta come un piccolo tempio dedicato al culto di Ho: fotografie del medico, articoli sulla sua attività, centinaia di biglietti da visita di gente curiosa, come noi, a cui si aggiunge anche… La storia del medico, tradotta in italiano, che lo stesso Ho ci regala e su cui riporta il suo indirizzo e-mail!! Siamo incuriositi e divertiti…Alla fine mi faccio visitare pure io e mi faccio dare un rimedio a basa di erbe in polvere che un’anziana signora (la moglie??) in abiti tradizionali Naxi mi confeziona appositamente.

Continuiamo l’esplorazione della campagna circostante in bicicletta per poi tornare in città. Quello che abbiamo imparato dai nostri viaggi è che in oriente il mercato è il cuore pulsante della vita sociale ed economica di qualsiasi comunità. La mattina del giorno seguente, quindi, ci lanciamo alla scoperta del mercato di Lijiang. Ci perdiamo e ci ritroviamo tra i banchi suddivisi per tipologia di mercanzia. C’è chi vende rame, chi verdure, carne, spezie, semi, thè, frutta, abiti, scarpe…Il pomeriggio portiamo, invece, a termine gli ultimi preparativi per il trekking. Ci fermiamo in vari caffè per raccogliere informazioni mentre all’ostello ci viene data una cartina fatta a mano utilissima per le informazioni sui tempi di percorrenza e strutture ricettive. Ci svegliamo all’alba. La città è deserta e raggiungiamo velocemente la stazione degli autobus dove cerchiamo di trovare un posto per il bus che porta a Zhongdian. Impossibile. Tentiamo, inutilmente di partire. Per fortuna, come noi, ci sono altri ragazzi a caccia del famoso biglietto e, con una ragazza cinese, decidiamo di dividere il costo un pulmino. Dopo due ore di traffici vari partiamo. Siamo con una coppia di ragazzi cinesi, Mary, una ragazza australiana che insegna vicino a Beijing e “Mr”, lo studente cinese che le fa da guida. Durante il tragitto ci divertiamo ad ascoltare le storie di Mary, il suo viaggio attraverso la Cina, magistralmente raccontato e mimato in maniera molto colorita! Dopo un’ora di sosta forzata per un incidente, raggiungiamo verso mezzogiorno QUIATOU. Incomincia il nostro trekking senza indugio. Siamo in fila indiana e non siamo soli. In pratica ci siamo Luca ed io, il gruppo del pulmino che però è intenzionato a fare una breve escursione in giornata, dei ragazzi spagnoli e un gruppo piuttosto numeroso di cinesi. Il sentiero di inerpica sotto al sole. Saliamo per due ore circa per una stradina a strapiombo sulle gole. Prati verdissimi, cime maestose e, ai nostri piedi, lo Yangtze. Poche e brevissime pause, le bottiglie d’acqua pesano sulle spalle e la tentazione di berla continuamente è quasi dolorosa. Le 28 Bends sono, come la Lonely le descrive, il punto peggiore e più duro del trekking. Le gambe sembrano rotte e la fatica non è indifferente. Veniamo continuamente seguiti da ragazzi, ognuno col proprio ciuchino, pronti a raccogliere, come degli avvoltoi, corpi stremati o zaini per portarli sulla cima. Noi non ci facciamo abbindolare e raggiungiamo la cima senza aiuti. Eroici! Da lì il cammino continua per altre quattro ore attraverso solitari villaggi in pietra, punti panoramici e cascate fino ad arrivare alla Halfway Guesthouse, ritrovo della quasi totalità di escursionisti della Gola.

La ragazza che si occupa degli ospiti ci accoglie in preda al panico o forse ad una crisi isterica: non si aspettava una così alta affluenza! Ci sistemiamo nel nuovo edificio e, dopo l’agognata doccia, ci godiamo la vista delle montagne dal terrazzo. Qui ritroviamo i nostri compagni di trekking spagnoli e fraternizziamo con Marta e Arild, mitica coppia italo-norvegese con cui partiamo l’indomani per la conquista del fiume. La colazione avviene, come suggerito da Marta, alla Five Fingers Guesthuose dove ci facciamo conquistare dalla sorridente nonnina e dalla focaccia miele-noci preparata ad hoc dal proprietario, Il trekking è un bijoux rispetto al giorno precedente e siamo assolutamente rapiti dalla vista dello Yangtze. Cascate mozzafiato, montagne maestose…Sembra tutto così irreale! Raggiunta Tina’s Guesthouse scendiamo per circa 2 km verso il fiume e finalmente vediamo le Middle Gorge dello Yangtze. Il rumore delle correnti è quasi assordante: il maestoso scorrere violento e vorticoso delle torbide acque ci spaventa e ci affascina allo stesso tempo. Siamo incantati anche dall’altissima cascata che scende quasi a picco sul fiume…Ci sentiamo così piccoli!Luca e Arild si avventurano sugli scogli (dove hanno un incontro ravvicinato davvero inquietante con un cadavere) mentre Marta ed io ci godiamo l’assoluta bellezza primitiva dello scenario che ci circonda. Infine ci separiamo con la promessa di ritrovarci a Lijiang. Il trekking è ormai alla fine e verso sera arriviamo da Sean’s, ultima guesthouse lungo il percorso dello Yangtze. Siamo in pochi e la cena si rivela assolutamente divertente, soprattutto per i racconti dei ragazzi tedeschi in viaggio verso il Myanmar! Il giorno seguente segna il nostro ritorno a Lijiang.

Il piccolo pulmino che ci riporta in città è guidato da un mastodontico tibetano che ci propina la stessa cassetta musica tecno-tradizionale almeno una diecina di volte. Fuori fa freddo; passiamo davanti a montagne innevate e paesini fuori dal tempo dove rimango affascinata dagli abiti tradizionali e dalle pellicce indossate dalle popolazioni locali. Mi stringo a Luca…Oltre che per adattarmi al minimo spazio vitale concesso (sacchi di riso occupano tutto il corridoio) anche per riscaldarmi un po’! L’arrivo a Lijiang è alla stazione degli autobus vicino Mao Square; da qui ci incamminiamo baldanzosi e con aria vissuta (tra squilli di trombe e rulli di tamburi) verso il nostro albergo dove abbandoniamo la parte degli eroi per buttarci a fare un po’ di lavanderia.

Terza e-mail… Ciao Mitici, ormai saranno in pochi i coraggiosi incollati alle tastiere dei computer, con il sudore che cola… Noi si muore di freddo… Fate voi.

Riassunto delle puntate precedenti: Il cormorano…

Allora, siamo arrivati a Lijiang, entrando violentemente nel radical freak più spinto. Tutto molto bello se si esce di trecento metri dalla via principale, e si incontrano le vecchiette che vanno al mercato ed i vecchietti che si fumano beatamente delle pipazze… A proposito di vecchietti, non ci crederete ma siamo stati dal mitico dottor Ho, un tipo alla Ho Chi Min, barbetta e occhietto furbo, terapeuta taoista a cui Chatwin ha dedicato ben un capitolo…

Sabri, visto che sei stata curata dal dottore, cosa provi ora?? Beh, anzitutto devo dire che il mitico Ho mi ha chiesto i miei sintomi (per la cronaca solo peso allo stomaco) e poi ha cominciato a mescolare assieme varie polverine estratte da erbe del suo orticello (tra cui un bel piantone di marijuana!).

Beh mi sento nuova!!! Sarà per il dott. O per la mia ginnica prestazione sui sentieri della Tiger Leaping Gorge?? Che ne pensi Luke? Beh beh beh che spettacolo, veramente uno spettacolo, non si riesce a spiegare… In pratica immaginatevi la gola più profonda del mondo (il Gran Canyon in confronto sembra un castello di sabbia), con in fondo un fiume vorticoso. A ciò si aggiungono degli escursionisti strampalati, magliette sudate, cibo sano e birra fresca (la ottima ed economica Dali Beer)… Sto avviando i moduli di trasferimento presso la Guest House del mitico Sean.

Di altro cosa ci siamo lasciati indietro?? Tutte le simpatiche persone incontrate nell’ultimo periodo con cui abbiamo Shareazzato pulmini, curve, rocce. Citerei solo il gigante norvegese Arild, che mi ha accompagnato nelle rapide dello Yangtze, dove abbiamo incontrato, gulp, un uomo morto (da cui la puzza incredibile, ed io che dicevo ma come puzza sto fiume). In pratica due mesi fa si e’ rovesciato un pulmino nel fiume da cui i risultati (cosa ha detto sorridente la barista…L’anno scorso ce n’erano tre dei morti). Evviva la Cina!!! Sabry… Bella roba, eh?Comunque puntualizzo che alle rapide ci sono andata pure io e Marta. Che incredibile scenario! Non pensavo di farcela a fare tutto il trekking e invece, dopo la Muraglia, ho conquistato anche lo Yangtze! Alla sera arrivano Marta ed Arild con cui ci concediamo una bevuta e una bella chiacchierata e, il giorno seguente un po’ shopping prima di partire col bus notturno per Kunming. Siamo tonici, col morale alto e, ormai, più nulla ci impressiona. Il pullman è un dormitorio ambulante con letti a castello matrimoniali disposti su tutta la lunghezza. Sistemiamo gli zaini e ci distendiamo (beh, non si riuscirebbe a stare seduti neanche a volerlo) nei piccoli letti. Le ginocchia piegate e le mani convulsamente attaccate alla ringhiera col terrore di cadere di sotto: non passo la nottata nel migliore dei modi! Il momento più interessante del viaggio è la sosta in un ristorantino Bai dove comincio a parlare con il mitico Corto Maltese, nome civile Sam. Avevo già notato nel nostro albergo di Kunming questa specie di Babbo Natale freak, all’inizio del viaggio in Yunnan. Cominciamo a parlare e questo è un po’ il succo del suo racconto: vive a Puna, India, e più precisamente nell’ashram di Osho (mai dai!). In ashram le giornate sono volte alla meditazione (immaginavo…) e la sua funzione è maestro di zen-nis. (Eh??) Veloce scambio di occhiate con Luca e un ragazzo danese che ha seguito la nostra conversazione. Ma si, zen e tennis! (Ahhhh…) Se non che il racconto prende una piega un po’ strana e dalle immagini idilliache passiamo ad altre più “terrene” in cui i protagonisti sono i personaggi dell’ashram che, dopo una giornata di meditazione si lanciano in serate disco e concerti di musica latini (and the night we dance…Con tanto di passi danzanti del simpatico personaggio)…Sam ride e noi accenniamo ad un sorriso di circostanza e ringraziamo per l’invito in quello che definisce il paradiso terrestre. Rinunciamo a capirlo, soprattutto quando accenna ad una fantomatica storia d’amore che una donna che, guarda caso, abitava proprio a Parma: ma com’è piccolo il mondo! Ripartiamo e arriviamo a KUNMING di prima mattina. Il soggiorno in città è brevissimo e il giorno seguente facciamo ritorno a BEIJING.

Come tradizione vuole, oltre alla dovuta visita al tempio del Cielo, gli ultimi giorni a Beijing sono dedicati al puro shopping che in Cina è davvero spettacolare. Troviamo di tutto, dalle maglie di Custo, agli orologi, dalle borse fake alle attrezzature per trekking e campeggio. Non manca la parte dedicata all’artigianato e al pseudo antiquariato…I mercati sono enormi e riusciamo a trovare oggetti davvero unici e bellissimi! Gli zaini si gonfiano a dismisura e non un solo punto viene lasciato vuoto! Dalla nostra base, il Far East Youth Hotel, raggiungiamo a piedi, in taxi e metro le zone salienti della città. Ultime cene cinesi…Anatra alla pechinese, noodle e ravioli nel piccolo ristorante anni’30 scoperto i primi giorni e in cui ci sentiamo davvero a casa.

Che dire? La Cina è da scoprire; riserva. Per chi non è pronto alla modernità del gigante asiatico grandi delusioni ma anche, nelle sue terre più lontane dal turismo di massa, la possibilità di assaporare l’emozione del mistico, lontano Oriente di Marco Polo. Il nostro viaggio in Yunnan è stato strepitoso-bellissimi paesaggi, architetture tradizionali, mercati, anziani sorridenti…Ma è anche vero che con Luca abbiamo deciso di associarci idealmente al grido (promosso dai chicos di Pechino) NO MAS CHINOS! Già, per la prima volta dobbiamo ammettere di avere avuto qualche problema con i cinesi (generalizzazione da non allargare a tutti i nostri incontri fatti durante il viaggio chiaramente!)…Dovuto soprattutto alla lingua (e dire che avevo provato a studiare qualche parola!) Alla prossima avventura…Nihao!



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