La ‘città imperiale’ è la meta perfetta per avere un assaggio del paese rosso (e delle sue meraviglie)

Alla scoperta di Marrakech, città dai mille colori e dai profumi incredibili
Scritto da: motta d.
la 'città imperiale' è la meta perfetta per avere un assaggio del paese rosso (e delle sue meraviglie)

Marrakech è sicuramente una città affascinante ma anche difficile sotto molti aspetti. Difficile orientarsi, soprattutto all’interno della Medina, perché le strade sono tutte uguali piene di negozi tutti uguali gestiti da persone vestite tutte uguali. Difficile muoversi perché il traffico è veramente incredibile e sregolato e se non si presta la dovuta attenzione si rischia di essere investiti dai numerosissimi motorini ad ogni passo. Difficile passeggiare perché i marocchini sono insistenti ai limiti della maleducazione e basta dare un’occhiata distratta alla vetrina di un negozio che subito ti trovi il proprietario che ti prende per il braccio e ti spinge ad entrare. Al di là di questi aspetti, che comunque sono noti e fanno parte del folklore locale, Marrakech si merita sicuramente una visita di un paio di giorni, visto che è una città molto distante dagli standard europei a cui possiamo essere abituati, anche se è tutto sommato abbastanza vicino. Ho prenotato il volo con Ryanair al prezzo di 167,08 €, compresi 15di assicurazione, mentre l’hotel con Booking spendendo 94,50 € per 3 notti compresa la prima colazione. 

Giorno 1 – Jamaa el Fna e Medina

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L’aereo decolla da Oro al Serio alle 6:20 e atterra a Marrakech alle 09:15, con addirittura quasi mezzora di anticipo. Sembra infatti che la politica di Ryanair sia di “allungare” sulla carta i tempi di percorrenza per evitare i rimborsi dovuti ai ritardi. Dopo avere tirato indietro di un ora le lancette dell’orologio mi dirigo verso il controllo passaporti. Prima però c’è da compilare la carta di sbarco con le solite informazioni sul volo, il numero di passaporto, il nome dell’albergo dove si soggiorna eccetera. La fila è la stessa, per cittadini marocchini e non, ma per fortuna è scorrevole e me la sbrigo in fretta. Prima di uscire mi fermo all’ufficio cambio, dove per 50 € ricevo 505 dinari, più qualche spicciolo. Come avevo letto in precedenza, il cambio non è molto favorevole all’interno dell’aeroporto ma purtroppo non potevo farne a meno. Non ho trovato un ufficio turistico per cui niente piantina di Marrakech. Data la mia scarsa familiarità con le lingue locali (si parla arabo e francese) e la mia poca dimestichezza con la città e i suoi mezzi pubblici, per recarmi al mio hotel decido di prendere un taxi, che per fortuna non mancano nel parcheggio esterno. Dopo una breve contrattazione sul prezzo (è d’obbligo) mi dirigo verso l’albergo, che si trova all’interno della Medina, cioè la parte antica della città.

La scelta si rivela non molto azzeccata in quanto molte strade sono bloccate a causa della maratona che si svolge proprio quel giorno (quando uno è fortunato…) e quindi arrivo a destinazione quasi a mezzogiorno. In compenso ho avuto un assaggio della guida “disinvolta” degli autisti marocchini… da paura! Dopo avere sganciato 200 dinari al taxista (voleva anche un supplemento per il maggior tempo impiegato) eccomi finalmente davanti al Riad Mahjouba, dove alloggerò per i prossimi 3 giorni. I raid sono le abitazioni tradizionali marocchine, composte da un certo numero di stanze, anche dislocate su diversi piani, divise da giardini interni o da cortili. I più lussuosi hanno fontane decorative o piscine (non è il mio caso). Molti sono stati ristrutturati e convertiti in alberghi o bed and breakfast, anche piuttosto fastosi. Il mio è decisamente carino, abbastanza lussuoso anche se le stanze sono molto piccole. C’è anche un terrazzo con tanto di spa e hammam se lo si desidera. La colazione non è niente di eccezionale ma per fortuna non mancano i posti dove integrarla. Anche la posizione è favorevole, situato in una zona periferica della Medina in una via laterale lontano dal traffico e dalla confusione. Lo consiglio a tutti indistintamente ma solo a partire dai mesi primaverili dato che non sono riuscito ad avere più di 19 gradi di temperatura, sia in camera che nelle parti comuni.

Dopo aver sorseggiato un ottimo the alla menta col gentilissimo proprietario del riad e aver scambiato qualche informazione sulla città, mi concedo un’oretta di riposo e poi esco in direzione piazza Jamaa El Fna. Il tempo è bello ma la temperatura è più bassa di quello che mi aspettavo. E pensare che mi ero anche portato le camicie a maniche corte. La Medina è incredibile; un labirinto di stradine strette e vicoli brulicanti di negozi che vendono i prodotti più diversi. Dalle babbucce alle lampade, dalle spezie ai tappeti, dalle maschere ai prodotti di artigianato. La disposizione però è solo apparentemente casuale in quanto ci sono i suk dove si lavora il ferro, quello dove si possono trovare i gioielli, quello dove ci sono i ristoranti e così via. La mappa scaricata da internet che mi ha dato il gestore del Riad non è molto utile per orientarmi dato che non sono riportati i nomi delle vie (che comunque non sono esposti e cambiano spesso). Il tutto è complicato dagli insidiosi motorini che sfrecciano in continuazione per le strade mettendo a rischio l’incolumità dei passanti. In qualche modo, comunque, dopo una buona mezzora di cammino e dopo avere chiesto qualche indicazione, arrivo in Piazza Jamaa el Fna. Il piazzale è immenso e la mancanza di edifici alti intorno lo fa sembrare ancora più ampio di quanto non sia. Ci sono venditori ambulanti e bancarelle di ogni tipo; in una si potevano acquistare anche dei pavoni vivi da portare a casa. E poi giocolieri, attori, cantastorie, saltimbanchi e incantatori di serpenti. Con questi ultimi ho avuto un breve alterco dato che volevano ben 400 dinari per avermi fatto un paio di foto davanti a un cobra mezzo addormentato. Alla fine, gliene ho dati solo 50. Contrattare sempre!!! In un ufficio cambi attiguo per 50 € ottengo 540 dinari; decisamente più conveniente in città. Dato che l’ora di pranzo è passata da un pezzo, decido di riempirmi lo stomaco con delle specie di panzerotti, uno col pollo e l’altro col formaggio e riso, presi in una bancarella al prezzo di 40 dinari. Integro il tutto con un paio di banane prese da un ambulante a 10 dinari. Per concludere in bellezza prendo un caffè (22 dinari) da una delle tante caffetterie ai margini della piazza dotata anche di terrazza panoramica da cui scatto anche delle splendide foto. Nota negativa: hanno voluto 10 dinari per usare la toilette, comunque molto pulita. Dopo avere concesso un breve riposo alle mie estremità inferiori, riprendo il mio giro di esplorazione della piazza, spendendo altri 50 dinari per dei souvenir. Rientrando mi fermo, in una bancarella dove con 3 dinari prendo un delizioso dolce a base di pistacchio. Buono! Arrivo al mio Riad alle 17:30 (non senza qualche difficoltà) e ne esco alle 19:30 per soddisfare le esigenze del mio stomaco.

Mi dirigo nuovamente verso piazza Jamaa el Fna che la sera, se possibile, è ancora più caotica rispetto al giorno. Al posto delle bancarelle ora sono spuntati una miriade di ristoranti improvvisati a cielo aperto, dove ti accomodi su panche traballanti, che cucinano soprattutto carne alla griglia riempiendo così la piazza di fumo e di odori stuzzicanti (se hai fame e non sei vegetariano). Quasi pilotato da uno dei gestori decido di provarne uno e per 75 dinari mi sazio con una tagina al pollo, delle salsicce e un bicchiere di the alla menta. Buono tutto sommato… ma meno male che non sono schizzinoso in fatto di igiene. Dopo una visita in notturna della piazza e della Medina (entrambi spettacolari), rientrando mi fermo in un piccolo supermercato dove spendo 6 dinari per una bottiglia grande di acqua. Mai bere dal rubinetto!

Giorno 2 – Concerie e Koutoubia

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Mi sveglio abbastanza presto e dopo una colazione buona ma non certo abbondante alle 09:30 sono in strada. Camminando per la Medina faccio 4 chiacchere con un marocchino che mi consiglia di andare a vedere le concerie che si trovano lì vicino…e mi rimedia pure un passaggio in motorino per 20 dinari (2 €). In 10 minuti di guida spericolata su un motorino giungo a destinazione e scopro che l’autista in realtà lavora per il negozio di pelletteria attiguo alla conceria, dove cercano in tutti i modi di farmi comprare mezzo negozio. Dopo aver seccamente rifiutato ogni contrattazione per il tentato raggiro esco dal negozio a mani vuote e mi dirigo a piedi stavolta verso piazza Jamaa el Fna. Tuttavia, la conceria si è rivelato uno spettacolo abbastanza interessante che consiglio, anche se non è la stagione adatta. In questo periodo, infatti, le pelli sono stese ad asciugare nei magazzini o all’aperto e le vasche che servono a colorarle e che rendono caratteristica questa attività sono vuote. Questo in parte è un bene perché mi dicono che la puzza che ne deriva sia assolutamente insopportabile. Nel tragitto mi fermo a comprare 8 calamite per 50 dinari. Conveniente. Arrivato in piazza faccio sosta in una specie di bar per un supplemento di colazione, spendendo 30 dinari per del pane con burro e marmellata e un caffè.

Saziato lo stomaco mi muovo verso palazzo Bahia, situato nell’antico quartiere ebraico, la Mellah, che dista pochi minuti a piedi. Si tratta di un edificio del 1880, appartenuto a un vecchio ministro del Marocco, che rappresenta uno dei migliori esempi di architettura araba, composto da numerose stanze, ampi cortili, fontane e una vegetazione lussureggiante. L’ingresso costa 75 dinari, per niente caro. Ci sono parecchie persone ma niente coda per fortuna. Il palazzo è davvero grande e sfarzoso; sembra di stare nella favola di “le mille e una notte”. La visita però mi porta via parecchio tempo tanto che quando esco è ormai ora di pranzo. Entro quindi in un ristorante attiguo all’edificio dove con 95 dinari mi sfamo con un hamburger con contorno di patatine, ½ litro di acqua naturale, dolci vari, un caffè e wi-fi gratuito. Niente male! Al termine proseguo la mia visita nel quartiere ebraico, che non è tanto diverso dal resto della Medina. Mi fermo in una bottega dove spendo 250 dinari per dei souvenir costituiti da spezie, the e profumi vari, per cui la zona è rinomata. Ero partito da 500…sto diventando bravo a contrattare.

Mi dirigo quindi verso le Tombe dei Saaditi, dove giungo dopo circa 10 minuti di cammino. Queste tombe risalgono alla fine del XVI secolo e si trovano all’interno di un giardino chiuso a cui si accede per mezzo di un piccolo corridoio. In questo stesso giardino si possono vedere più di 100 tombe decorate con mosaici, dove sono stati sepolti i corpi dei servitori e dei guerrieri della dinastia Saadiana. Furono aperte al pubblico nel 1917, l’anno in cui furono scoperte, e sono uno dei luoghi più visitati di Marrakech. L’ingresso costa 75 dinari, ma la visita porta via giusto una mezzoretta perché l’area visitabile è piuttosto piccola ma interessante. Raggiunta l’uscita faccio un breve giretto nelle vie attigue e mi imbatto in un negoziante molto insistente che mi insegue per un bel pezzo prima di desistere.

Proseguo il mio pellegrinaggio fino alla moschea di Koutoubia, la più importante di Marrakech, dove però è consentito l’ingresso solo ai mussulmani. Il minareto, alto ben 69 metri, è davvero imponente. Mi concedo qualche minuto di riposo, sotto un tiepido sole, seduto su una panchina nei giardini a fianco prima di incamminarmi verso il mio riad, dove arrivo circa alle 18:00. Per la cena scelgo ancora uno dei ristorantini in piazza Jamaa el Fna dove con 100 dinari mi riempio lo stomaco con 1 piatto di cous cous, 1 piatto di pesce e ½ litro di acqua naturale. Abbondante! Prima di rientrare cambio altri 50 euro ottenendo 530 dinari; un po’ meno conveniente stavolta. A due passi dal riad mi imbatto in una minuscola caffetteria dove per 10 dinari assaporo il primo espresso degno di questo nome. Una perfetta conclusione della giornata. 

Giorno 3 – Valle di Ourika

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Oggi mi concedo una gita fuori porta, per vedere un Marocco un po’ diverso da quello cittadino. Su consiglio del gentilissimo (devo averlo già detto) gestore del Riad scelgo un’escursione nella valle di Ourika, sulle montagne dell’Atlante, a circa 40 km da Marrakech. Il costo della gita è di 35 €, compreso il pranzo. Il pullman passa a prendermi nei pressi dell’albergo alle 9:20, con circa 40 minuti di ritardo, pare per un inconveniente tecnico al mezzo di trasporto. Cominciamo bene! Dopo avere raccolto gli altri componenti della spedizione, ci dirigiamo spediti verso le montagne. Nel tragitto si nota come cambi gradualmente il panorama a mano a mano che ci avviciniamo, passando da una vegetazione abbastanza brulla ad una rigogliosa decisamente più alpina. Anche il clima si fa più rigido. La prima tappa la facciamo in un’area di sosta per espletare le inevitabili necessità fisiologiche, e dove per 10 dinari assaggio il whisky berbero, un tè molto dolce che è una specie di bevanda nazionale. Ottimo!

La seconda tappa la facciamo in una fabbrica di olio di argan, prodotto dalle noci degli alberi di argan originari del Marocco che le donne marocchine usano per i suoi benefici su pelle e capelli. Ovviamente si tratta di una sosta fatta più per motivi commerciali che culturali, ma comunque molto interessante. Ci hanno anche offerto il tè e degli stuzzichini. Se non altro qui si può usare la carta di credito per gli acquisti e i prodotti sono davvero genuini. Dopo avere speso 370 dinari di souvenir vari ci rimettiamo in marcia. Ai margini della strada ci sono tante bancarelle che vendono oggetti di terracotta come vasi, anfore e statuine di animali. Finalmente in tarda mattinata arriviamo a Setti-Fatma, un piccolo paesino da dove si parte per visitare le cascate del fiume Ourika.

La prima cosa che mi colpisce del posto sono i tavoli disposti a ridosso del fiume. Centinaia di tavoli, attaccati uno all’altro, quasi sovrapposti, fino ad arrivare a pochi centimetri dall’acqua, per ospitare i clienti delle decine di ristoranti dislocati lungo il corso del torrente. Adesso non è la stagione adatta ma sembra che in estate sia pieno di turisti e locali che vengono qui per sfuggire al caldo torrido. La salita fino alle cascate porta via una mezzoretta ma si rivela facile e alla portata di tutti. Non manca il tempo per acquistare qualche souvenir nelle numerose bancarelle sparse su tutto il percorso. Il panorama è gradevole anche se non è niente di eccezionale. In Italia abbiamo di meglio. Al ritorno ci fermiamo a mangiare in un ristorante dove faccio anche amicizia con una simpatica coppia di turisti inglesi. Io prendo un’omelette, una tagina di pollo e limone con patatine fritte e poi tutti a bordo del pullman per ritornare a Marrakech. Una volta arrivato al mio riad, vista la stanchezza, decido di cenare in loco ma la scelta non si rivela felice e il piatto di carne e riso che ho ordinato non è un gran che. Pazienza! Comunque, una bella giornata! 

Giorno 4 – Medina

Per il mio ultimo giorno a Marrakech decido di farmi un ulteriore giro nella medina per acquistare gli ultimi souvenir e scoprirne qualche altro angolo nascosto. Per prima cosa vado ad uno sportello bancomat dove prelevo 300 dinari per pagare il riad dove ho alloggiato. La carta di credito è accettata ma dato che le commissioni bancarie sono molto alte prediligono i contanti (spendendo così anche qualcosa in meno). Una volta giunto in piazza Jamaa el Fna mi fermo in un bar con buffet per fare una seconda. colazione spendendo 40 dinari. Non avrò neanche bisogno di pranzare. Gironzolando scopro finalmente il numero del pullman che dovrò prendere per andare all’aeroporto.

Passeggiando per la Medina mi imbatto in uno artista che disegna a mano libera dei bellissimi biglietti di auguri con dedica a richiesta. Con 40 dinari me ne porto a casa 2. Un souvenir davvero originale. Da un venditore ambulante con un carretto compro 4 dolci tipici marocchini fatti con pistacchi, cocco, mandorle e miele…naturalmente non senza preventivo assaggio. Per 150 dinari ne prendo 4 davvero grandi, mi sembrava di avere 4 mattoni nello zaino. Sempre nella Medina in un negozio seminascosto acquisto una tipica (almeno spero) maschera berbera spendendo, dopo una estenuante contrattazione, 200 dinari. Purtroppo, il tempo è tiranno ed è ora di tornare al riad, prelevare il bagaglio e andare all’aeroporto per il volo di ritorno. Mentre aspetto l’autobus mi gusto una spremuta di frutta mista in una delle tante bancarelle in piazza Jamaa el Fna che mi costa 20 dinari. Davvero dissetante.

Ho appena finito di berla che spunta il mio pullman, su cui mi accomodo dopo avere allungato all’autista i 30 dinari del costo del biglietto. Nel tragitto mi accorgo che c’è anche una Marrakech diversa al di fuori della Medina, più moderna e cosmopolita a cui forse valeva la pena di dedicare qualche ora per girarla. Pazienza…sarà per la prossima volta. Un ultimo piccolo inconveniente: prima di imbarcarmi devo fare il check-in perché quello fatto on line prima della partenza non basta. Meno male che sono arrivato in anticipo. 

Considerazioni finali e consigli utili

Marrakech non è una città pericolosa. Rientrando al riad col buio e con la Medina quasi deserta non ho mai avuto nessun problema…certo non me lo sono neanche andato a cercare. I marocchini invece sono davvero insistenti e vogliono sempre qualcosa in cambio…possibilmente dinari. Anche quelli apparentemente più altruisti vogliono una contropartita. Difficile (non impossibile) che facciano qualcosa per altruismo, quindi attenzione anche soltanto nel chiedere indicazioni. Se si offrono di accompagnarvi da qualche parte diffidate. Passeggiare tranquillamente ammirando le vetrine risulterà assai difficile poiché appena volgete lo sguardo verso un negozio o verso la merce esposta il proprietario vi piomberà addosso come un falco spuntato dal nulla invitandovi insistentemente a entrare. La contrattazione è quasi obbligatoria: quando vi propongono un prezzo voi offrite la metà. Attenzione poi a incantatori di serpenti e saltimbanchi vari, vogliono cifre spropositate anche solo per farsi fotografare o fare un selfie con voi. La carta di credito è accettata ma non dappertutto, solo nei negozi più “prestigiosi” per via delle alte commissioni. Il proprietario del mio riad mi ha consigliato proprio per quello di pagare in contanti evitando così una maggiorazione del 5%. Certo non è una gran cifra ma se si può risparmiare.

Persino per visitare le tombe saadiane, che sono uno dei luoghi più turistici di Marrakech, accettavano solo i dinari. Per quanto riguarda l’alloggio io mi sono trovato bene nel riad. Mi sembra un giusto compromesso tra qualità e prezzo consentendo inoltre di conoscere una autentica abitazione marocchina. Ce ne sono alcuni addirittura con la piscina interna, per chi se li può permettere. Per le gite fuori porta c’è solo l’imbarazzo della scelta. La maggior parte degli hotel le organizza e in ogni caso in giro per la Medina ci sono un sacco di agenzie turistiche che lo fanno. Io ho scelto quella sui monti dell’Atlantide non certo perché fosse la più bella ma perché non volevo passare tutto il giorno in pullman. 

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