La Cina di Daniele Somenzi

Il volo della Korean air, è puntuale come al solito, questa volta è il boeing 777 a portarci a Pechino, il servizio di bordo come al solito è impeccabile, le hostess efficienti e sempre, dico, sempre sorridenti, e ti portano il loro servizio con umiltà e non con arroganza. Atterriamo a Pechino e vediamo che l'aeroporto come ci si poteva...
Scritto da: storyvil
la cina di daniele somenzi
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Ascolta i podcast
 
Il volo della Korean air, è puntuale come al solito, questa volta è il boeing 777 a portarci a Pechino, il servizio di bordo come al solito è impeccabile, le hostess efficienti e sempre, dico, sempre sorridenti, e ti portano il loro servizio con umiltà e non con arroganza.

Atterriamo a Pechino e vediamo che l’aeroporto come ci si poteva immaginare, è molto grande, con compagnie provenienti da ogni dove.

Addirittura ho visto la compagnia della Corea del nord con un vecchio Ilyushing della mongola Miat.

Alla dogana nessun problema, Io e Giuseppe avevamo fatto il visto in Italia.

Io ormai ero di casa essendoci stato in Cina solo 3 mesi prima per la prima volta. Ci sono arrivato in moto dall’Italia in 46 gg di tempo. Prendiamo un taxi che ci porta per l’autostrada fino allo stesso albergo che avevo usato l’altra volta, a un solo km da piazza tiennamen. L’autista, ci dimostra cio che io avevo predetto a Giuseppe, e cioè che non esistono regole stradali in cina, ognuno fa come gli pare generando il caos. Lui in autostrada sorpassa tutti dalla cosia di emergenza. Giuseppe stupito mi guarda e tace.

Però lo vedo un po pallido in faccia, oltre tutto lui, l’autista, ogni tanto tira sputi con catarro fuori dal finestrino e rutti, poverino,penso, non starà tanto bene.

Fà un freddo cane a novembre, ma comunque ci incamminiamo verso la grande piazza, Giuseppe dice che quando inizia a carburare, và come un treno, nel senso che quando è intorpidito fatica a camminare ma quando si è riscaldato non lo ferma piu nessuno.

La piazza è piena di turisti,scattiamo foto a raffica e entriamo nella città proibita. Giuseppe è molto contento, Sognava di venirci, e io lo ho accontentato, è si !, bisogna dire che a Pechino ci sono rivenuto solo per far contento lui che prima di andare al creatore desiderava vedere la grande muraglia.

Una passeggiata trai i fatiscenti mercatini dove vendono di tutto, fa rivenir in mente a Giuseppe i tempi del dopoguerra. Qui a Pechino vendono di tutto, anche le pelli dei cani e gli ingranaggi del cambio di una certa macchina oltre che ai pesci vivi e addirittura le angurie con zero gradi.

In un negozio acquisto un piccolo sacchettino di plastica con sigillato dentro un composto che se lo muovi su sestesso si scalda dovuto all’intruglio chimico al suo interno, cosi ti scaldi le mani. Acquisto un paio di orologi da un euro e i guanti rossi per il freddo, anche quelli a 3 euro. Prezzi veramente bassi.

Il giorno dopo prendiamo un tour che ci porta vicino a Badalin per percorrere un km sulla grande muraglia. Giuseppe è al settimo cielo, per di più la giornata è soleggiata. Una signora con un cammello e vestiti mongoli addosso, per un paio di euro ti concede di far la foto sull quadrupede collinoso. Qui i turisti sono tanti, E chi, viene in Cina senza andare sulla grande muraglia e a Xian a vedere l’esercito di terracotta? Per le strade il traffico di ogni tipo di mezzo è molto alto, nell’immaginario ci aspettavamo biciclette e basta, ma non è piu cosi. Comunque ci sono molte piste ciclabili piene anche di motorini elettrici silenziosissimi e con percorrenza di una sessantina di km ogni carica.

Dopo aver visitato la grande muraglia col pulman andiamo ad un grande monastero dove visitiamo i budda e le cerimonie che fanno loro, sinceramente a me non interessano queste cose, preferisco farmi un safari nella natura del parco Kruger in Sud africa. L’ultimo giorno, contrattiamo il prezzo con il taxista per portarci all’aeroporto, ma sull’autostrada ci chiede altri yuan per il pedaggio, che fregatura, altrimenti ci lasciava li al casello. All’aeroporto vediamo degli atleti della Corea del nord al Ceck in della loro compagnia che ci guardavano con invidia probabilmente perche noi siamo occidentali e loro prigionieri. Li lasciano uscire dal paese per le gare tenendo in ostaggio le loro famiglie e minacciando ritorsioni se fuggissero.

Il Vento è fortissimo quel giorno all’aeroporto ma i voli non vengono cancellati, solo un po di sballottamento alla partenza del nostro bestione Korean air in rotta per Seoul Ciao ciao



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche