La celabrazione mondiale della religione vudu’
10 gennaio: alla spiaggia di Ouidah la celebrazione mondiale della religione vudu', un'esperienza da vivere
Fin dal mattino un fiume di gente si rovescia per la strade di Ouidah, dai vicoli e dai quartieri bassi, si dirigono verso il quartiere brasiliano (fondato dai primi schiavi deportati in Brasile liberati e ritornati qui), per poi...
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10 gennaio: alla spiaggia di Ouidah la celebrazione mondiale della religione vudu’, un’esperienza da vivere Fin dal mattino un fiume di gente si rovescia per la strade di Ouidah, dai vicoli e dai quartieri bassi, si dirigono verso il quartiere brasiliano (fondato dai primi schiavi deportati in Brasile liberati e ritornati qui), per poi raggiungere la laguna e infine la spiaggia. Donne con abiti variopinti e sgarcianti, oppure sacerdotesse tutte vestite di bianco; alcune portano attaccate alle vesti due bamboline, segno di appartenenza al culto dei gemelli, oppure madri sfortunate cui hanno perso i figli. Gli zemijan (moto-taxi), lavorano incessantemente per portare gente sulla spiaggia di Ouidah. Pulmini pieni all’inverosimile di gruppi di fedeli, con targhe del Ghana e del Togo, fanno capire l’importanza dell’evento. Da anni, in questo giorno, facciamo i sei chilometri che ci separano da casa nostra alla spiaggia a piedi, sia per evitare l’ingorgo, sia per gustarci ogni scena. Ogni gruppo di cerimonia è rinoscibile per lo stesso colore del pagne (tessuto da cui si ricavano abiti ) ; i sacerdoti e le sacerdotesse li guidano intonando canti e nenie, cui ogni tanto danno origine a danze sfrenate, poi il cammino alla spiaggia continua. Il sole è ormai alto quando arriviamo alla spiaggia, ogni gruppo intona le proprie danze e le proprie preghiere, tamburi e altri strumenti in ogni dove, fedeli che si mescolano a turisti intenti a fotografare e a filmare ogni scena ai loro occhi interessante.Ogni tanto capannelli di gente si accalcano per l’arrivo di un re, di un dignitario, di una sacerdotessa famosa, tutto questo va avanti fino all’arrivo del “pontefice”, colui che per discendenza è la personalità massima a livello mondiale di questa religione. Abbiamo avuto, una volta l’onore di essere ricevuti in udienza privata, ci siamo lasciati con la promessa di incontrarci…chissà. Intanto alcuni giovani adepti di un convento vudu’ stanno cadendo in trance; urla di donne simili a ululati fanno sì che la tensione sia al massimo. Poi è la volta del convento della “Foresta sacra”, gli adepti sono nudi e si sono spalmati sul corpo del caolino, l’effetto è veramente terrificante; intanto alcuni sacerdoti fanno riti ,candonblè e celebrazioni in riva all’oceano. Nel piccolo tempio (una capanna bianca) che è sulla spiaggia (in altri momenti deserta), alcuni vecchi sacerdoti sono in ritiro spirituale all’interno, a noi bianchi è proibito soltanto l’avvicinarsi, non dico fotografare.E’ la festa del vudu’, che attira gente da ogni parte del mondo; tanti sono quelli venuti dal Brasile, e dalle isole caraibiche dell’Oltremare francese; alcuni direttamente da Haiti, da alcuni anni i turisti sempre più numerosi sono tollerati .La folla ha un sussulto, sono arrivati gli Zangbetò, divinità che noi riconosciamo perchè simili a speci di pagliai, guai a lasciarsi toccare mentre danzano con piroette frenetiche, poi si fermano, due adepti lo alzano e lo rovesciano, dentro non c’è niente: gioco di prestigio, magia, fede, suggestione?, tutto ci passa nella testa. Poi è tutto un seguire di maschere Gheledè, di orfani che battono danzano i grandi tamburi “sato”; di “Ouro’ ” ( i revenant), i quali poi sfileranno fino a sera nelle strade di Ouidah.Chi ha partecipato a questa celebrazione una volta non la dimentica più, l’aspetto religioso supera di gran lunga il folklore….del resto chi è venuto una settimana prima a Ouidah, ha sentito nelle notti della vigilia, i gruppi di giovani iniziati vagare in trance nelle vie buie del nostro quartiere. Ouidah città mitica, Ouidah culla del vudu’ vi aspetta….