La casa del sole che sorge

Pronti, si parte. Come al solito la decisione è dell'ultimo momento, entrambi abituati a viaggiare con un camper in piena libertà questa volta scegliamo di fare un viaggio last minute e decidiamo per il Kenya, Hotel Stephanie See House a Malindi per due settimane. Leggiamo su questo sito tutte le varie indicazioni sulla profilassi per la...
Scritto da: Maria Pellicelli
la casa del sole che sorge
Partenza il: 27/08/2004
Ritorno il: 11/09/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
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Pronti, si parte.

Come al solito la decisione è dell’ultimo momento, entrambi abituati a viaggiare con un camper in piena libertà questa volta scegliamo di fare un viaggio last minute e decidiamo per il Kenya, Hotel Stephanie See House a Malindi per due settimane. Leggiamo su questo sito tutte le varie indicazioni sulla profilassi per la malaria e decidiamo di non farla. Ci sono alcuni racconti particolari che si distinguono dagli altri perchè ti entrano nel cuore e quindi una valigia, la più grande, è piena di vestitini, giochi, quaderni, penne e soprattutto medicine. Il nostro medico ci ha dato dei campioni ed altre le abbiamo comprate.

All’aeroporto non ci fanno obiezioni per il peso che superava abbondantemente i 40 kg e l’emozione del viaggio inizia. Il sonno non arriva ma i films aiutano a passare il tempo e all’alba arriviamo a Mombasa. Dal pulman per Malindi possiamo vedere per la prima volta l’Africa con i suoi colori meravigliosi dal rosso, rosa, arancio e bianco delle bouganville al rosso della terra e delle case fatte di fango anche se il cielo è un po’ nuvolo e qualche goccia di pioggia scende.

Tanta gente alle prime ore del mattino già cammina per i sentieri lungo le strade con i vestiti colorati con un portamento fiero. Le donne portano sulla testa cesti pieni di mercanzie, altre dietro la schiena un bambino sorretto da un grande fazzoletto colorato.

Arriviamo in albergo alle 9,30 (un’ora avanti rispetto all’Italia) e come già letto nei vari diari di viaggio ci vengono proposti i safari ed altre gite a prezzi veramente inavvicinabili facendo credere agli sprovveduti che abboccano che i posti sono limitati. Noi ci affidiamo ai beach boys Omar e i due Alì che sono sulla spiaggia e paghiamo per il Safari allo Tsavo Est con pernottamento nel lodge + Malindi (ti ci portano per pagare il safari all’agenzia) e la visita al villaggio Masai per Euro 155 contro i 240 proposti all’interno dell’albergo. Sardegna due costava la metà. Il safari è meraviglioso e dal lodge nella pozza d’acqua abbiamo visto gli elefanti abbeverarsi a poca distanza e poi zebre, coccodrilli, bisonti, gazzelle, ippopotami ecc. E perfino due leonesse stanche che ci hanno fatto la grazia di farsi vedere per pochi minuti e da lontano.

La sabbia rossa della savana entra nel pulmino e si infiltra nei nostri vestiti e sulla nostra pelle, i nostri occhi vedono paesaggi da cartolina e con la sabbia l’Africa ti entra piano piano nel cuore.

I Masai li incontriamo lungo la strada che ci riporta a Malindi. Sono belli nei loro colori blu per le donne e rossi per gli uomini. Sono coperti di bracciali alle caviglie e collane che poi cercano di venderci dopo aver fatto il loro balletto di benvenuto nel quale saltano il più in alto possibile.

Ma quello che più ci colpisce è l’eco di mille voci di bambini che dai villaggi raggiungono la strada per dirci “Jambo”. Le braccia alzate ed il sorriso negli occhi, spesso sono scalzi e qualcuno spinge una ruota di bicicletta con un bastone. Non sono assolutamente tristi e ti sanno trasmettere la loro gioia.

Ho preso già dall’Italia contatti con una signora italiana che partecipa ai forum sul Kenya e che vive a Malindi da più di 13 anni. Ha sposato un Keniota, e lei ci ha portato a conoscere quei posti con l’entusiasmo e l’amore che l’ha spinta a decidere di viverci. Grazie Katia e grazie Said. Presso un negozio all’ingrosso con 50 Euro compriamo farina, olio, sale, zucchero, cerini, biscotti, pomodori pelati, caramelle, ecc. E li portiamo al villaggio. Si avvicinano donne e bambini e la commozione mi prende, un bel respiro e poi mi accorgo che ci sono tanti visi sorridenti e tante manine di bambini che spuntano da tutte le parti in cerca di caramelle e biscotti. Una nonna, con un nipote in braccio, li controlla e li spinge in una fila abbastanza ordinata ma quello che sguscia e s’infila tradito da una tasca bucata che lascia vedere la carta dei biscotti c’è sempre e allora i bambini del mondo sono tutti uguali.

Katia e Said ci portano all’interno e oltre ai manghi ed ai lime che portiamo in Italia, ci offrono il succo e la polpa di una noce di cocco appena colta dall’albero contornati da una famiglia che vive lì in una casa di fango, con le capre, i cani, e le vacche.

La giornata sta per finire, ci rechiamo presso l’orfanotrofio, ha un nome bellissimo “la casa del sole che sorge”, ci viene incontro una signora molto semplice, Katia spiega che abbiamo portato medicine, vestiti e giocattoli per i bambini. Ce ne sono una quarantina tra maschi e femmine, c’è un grande televisore per tutti, delle camere e dei bagni sia nella parte maschile che nella parte femminile. I maschietti a turno aiutano il cuoco e le bambine stirano le divise per la scuola imparando anche a cucire.

Avevo parlato con Katia di quelle che erano le nostre intenzioni lei le spiega alla signora, volevamo aiutare negli studi un ragazzo meritevole. Lei manda a chiamare un ragazzo e ci spiega che è orfano, è molto bravo ma che gli studi della scuola secondaria costano. Un ragazzo di circa 16 anni arriva, ci guarda un po’ sorpreso, gli viene solo chiesto cosa gli piacerebbe studiare e lui risponde “ingegneria”. Non ci sono altre spiegazioni, con il tempo verranno. Con meno di una nostra giornata di lavoro possiamo aiutarlo a studiare per un mese. Non ci siamo scaricati la coscienza, non siamo i soli italiani che in Kenya si sono presi cura di qualcuno, posso solo dire che siamo felici. Tanti volti sono sulle nostre foto e nella nostra mente, ci accompagneranno nei nostri ricordi con le emozioni che abbiamo provato a contatto con questo popolo semplice e fiero



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