La Bolivia ti lascia senza fiato

Luogo ideale se ami i contesti naturali e umani ancora integri e se sei disponibile a un pizzico di avventura e sacrificio!
Scritto da: raul51
la bolivia ti lascia senza fiato
Partenza il: 14/09/2010
Ritorno il: 04/10/2010
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
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Se siete amanti dei viaggi, dei contesti naturali ed umani ancora integri, degli scenari naturali spettacolari, se volete davvero per un pò “girare pagina” e siete disponibili ad un pizzico di avventura e di sacrificio, la Bolivia non può mancare tra le vostre esperienze! Settembre 2010, finalmente dopo tanti dubbi e timori (vedi sotto al primo punto “difficoltà”) si parte: destinazione Bolivia! Siamo in 4, 2 uomini e 2 donne, non proprio giovanissimi e, come al solito, è un viaggio “fai da te” con solo i voli aerei A/R e la prima notte prenotati.

Durata del viaggio: 21 gg (14/9 – 4/10/2010) con partenza e ritorno a Milano Malpensa.L’itinerario ha seguito il percorso quasi classico, tralasciando la parte amazzonica, un po’ per problemi di tempo e un po’ per scarsa voglia di ripetere la profilassi antimalarica fatta un po’ troppo spesso ultimamente: La Paz – Sucre – Potosi – Tupiza – Tour altopiano andino e Salar de Uyuni – Uyuni – lago Titicaca – La Paz

Prima di passare alla descrizione del viaggio alcune considerazioni di carattere generale.

Difficoltà:

– Svolgendosi il viaggio prevalentemente tra i 3500 ed i 5000 metri di altitudine ci possono essere problemi di adattamento dovuti alla carenza di ossigeno nell’aria e questo può causare il mal d’altura, il famoso soroche. Purtroppo arrivando a La Paz dall’Europa si salta un consigliabile percorso graduale di acclimatamento in quanto l’aeroporto di El Alto già si trova a 4050 m sul livello del mare. E’ normale sentirsi mancare il respiro non appena si accelera il passo o si affronta una salita ed avere il battito cardiaco accelerato almeno per i primi giorni. A volte si può avere un po’ di mal di testa risolvibile di solito con un’aspirina o con il famoso mate (tisana) di foglie di coca diffusissimo ovunque. Se proprio ci si sente male esistono le soroche pills che si vendono in tutte le farmacie, a base di acetazolamide (da noi il Diamox), che si dice siano miracolose .. Ma noi non le abbiamo provate. In ogni caso i consigli standard sono: niente alcol, niente fumo e pasti leggeri. Anzi per dirla “alla boliviana” le regole d’oro sono: comer poquito, camminar lentìto, tomar coquita,.. Dormir solìto! (dove coquitas sono le foglie di coca). Ovviamente nel caso la situazione degeneri il consiglio migliore è scendere di quota (cosa peraltro non sempre banalissima!) anche perchè, almeno a leggere su internet, sembra che i rischi che si possono correre siano anche seri: edema polmonare o cerebrale! … credo però che siano eventualità molto rare.

– Gli hotel di livello medio-basso spesso non sono dotati di riscaldamento ma, almeno in questo periodo (sett/ott) e ad esclusione delle zone dell’altopiano andino, questo non è un problema.

– Il tour dell’altopiano e dei salares si svolge a bordo di una jeep con autista e cuoca a bordo. Durante i 4 o 5 gg del tour si pranza dove capita in stile picnic e si dorme in “hostal muy basici”, vale a dire rifugi di montagna con letti spartani in camerata, energia elettrica dalle 19 alle 21 e assenza totale di riscaldamento (nel periodo luglio-agosto la temperatura di notte scende spesso a – 20 C e anche oltre!).

Pregi:

– La zona dell’altopiano e dei salares, è.. Semplicemente stupenda!

– La gente ovunque, anche a la Paz, veste ancora i bei costumi tradizionali molto caratteristici e variopinti, in modo particolare le donne con le loro coloratissime polleras (gonne) e la tipica bombetta (inclinata se single, diritta se sposate).

– Il costo della vita è estremamente basso, questo ovviamente rende molto più facile affrontare le inevitabili difficoltà ed i contrattempi di un viaggio improvvisato ed autogestito. Tenendosi su livelli medi di ristoranti ed hotel, si pranza con 4 o 5 euro e si pagano circa 10 – 15 euro a persona in camera doppia dotata di servizi ed un buon livello di pulizia, prima colazione inclusa.

– Non ci sono problemi di alimentazione, la cucina è varia e non speziata. Unico neo, come al solito, l’acqua che è bene bere solo da bottiglia sigillata.

– Il livello di sicurezza è uno dei più alti di tutto il Sud America; mai avuta neanche la sensazione di correre dei rischi pur passeggiando spesso anche di notte o in posti molto isolati.

– Il costo dei trasporti è molto basso per cui spesso si possono noleggiare taxi o piccoli bus privati anche per lunghe distanze (50-100 km) per 10 o 20 euro complessivi per 4 pp.

– La Bolivia è il paradiso dei souvenir: maglioni, sciarpe, guanti e berretti in pura alpaca, strumenti musicali andini (zamponas, charangos, …), teli di stoffa multicolori, arazzi e tappeti lavorati a mano, oggettistica varia di fattura artigianale.

Alcune informazioni e consigli.

– Il periodo migliore per visitare la Bolivia ed in particolare l’altopiano ed i salares va da maggio-giugno ad ottobre, periodo in cui le piogge sono quasi assenti anche se, essendo inverno, è più freddo. Forse siamo stati fortunati ma direi che la seconda metà di settembre è un buon momento: noi non abbiamo visto una nuvola e non è più freddissimo (come detto luglio-agosto sull’altopiano di notte anche – 30° C), è l’inizio della primavera e ci sono molte feste, non ci sono i problemi di affollamento che ci possono essere ad agosto soprattutto nei pochissimi rifugi dell’altopiano.

– La moneta utilizzata è il boliviano: 1 euro circa 10 boliviani. Si utilizzano spesso anche i dollari, sia negli alberghi che nei negozi o al ristorante. Gli euro si cambiano facilmente ma se ci si vuole pagare non sempre si ottiene un buon cambio. Esistono molte agenzie di cambio ufficiali e non, i tassi di cambio sono comunque molto simili.

– L’energia elettrica viene fornita a 220 V e le prese elettriche sono uguali alle nostre quindi non servono particolari adattatori.

– Telefonare è semplice ed economico utilizzando i telefoni presenti negli internet point numerosi in tutti i maggiori centri abitati.

– Purtroppo (o per fortuna!) la Bolivia non è un paese molto turistico e quindi non ci sono voli intercontinentali a basso costo. Noi, dopo lunghe ricerche, abbiamo trovato un volo A/R Iberia spendendo 950 euro a persona ma con diversi scali intermedi:

Malpensa – Madrid Madrid – Lima Lima – La Paz (con scalo intermedio a Santa Cruz)

Per un totale di 28 ore di cui 17 di volo.

Stesso percorso inverso al ritorno ma con scali più brevi per un totale di 22 ore.

– Come detto il nostro itinerario si è svolto tutto ad alta quota e malgrado fossimo all’inizio della loro primavera e la temperatura di giorno arrivasse anche a 20° C, la sera e la notte l’abbassamento era brusco e notevole! A La Paz si arrivava intorno allo 0° C e sull’altopiano e salares anche a -10° C. Quindi solito consiglio: abbigliamento a cipolla!

– Per il tour altopiano e salares è necessario abbigliamento pesante per la notte ed un sacco a pelo (si affitta con il tour, 7 $), giacca in goretex, occhiali da sole, crema solare (attenzione a pelle e occhi nei salares!), burro cacao, guanti e cappello di lana, torcia elettrica e mi raccomando i sacchi di plastica (quelli per l’immondizia vanno benissimo) per rivestire le valige o gli zaini posizionati sopra la jeep e anche nel bagagliaio di alcuni bus (la polvere è veramente .. Esagerata!). Non servono scarponcini da montagna a meno che non si intenda fare particolari escursioni o arrampicate.

– Se appassionati di fotografia, e la Bolivia è davvero una fonte inesauribile di spunti per belle immagini, dotarsi di batterie supplementari: nei rifugi del tour dei salares non sempre ci sono prese elettriche a disposizione per tutti nelle 2 ore serali in cui viene fornita energia elettrica. La gente non sempre gradisce essere fotografata quindi, come peraltro si dovrebbe fare ovunque nel mondo, è bene chiedere prima il permesso di farlo e, se possibile, tentare un minimo di approccio comunicativo evitando di dare l’impressione di comportarsi come se si fosse allo zoo davanti ad un animale esotico!

– Sempre per il tour altopiano e salares (2-4 notti), non viaggiare in più di 4 nella jeep in quanto dovendo comunque aggiungere l’autista, la “cocinera”, le sacche per i viveri e qualche borsa personale, potrebbe non essere più così entusiasmante farsi 6-10 ore di sterrato al giorno. Purtroppo questo potrebbe far aumentare un po’ il costo pro capite (qualche agenzia vuol infilare fino a 6 turisti per jeep) ma vi assicuro che sono soldi ben spesi anche perché se si sta al centro di un sedile a tre non è che la visibilità esterna sia notevole e che per ogni volta che si vuol fare una foto si possa far scendere gli altri!

– Sempre considerato che i prezzi sono ovunque molto bassi, le migliori occasioni per lo shopping sono a La Paz ed al mercato domenicale di Tarabuco.

– Da ultimo tenere presente che in uscita dalla Bolivia c’è una tassa aeroportuale di 25 $ a testa.

Diario di viaggio

14/9 Arrivo a La Paz verso le 17. La posizione della città vista dall’aereo è veramente incredibile! L’aeroporto è situato su uno sconfinato altopiano perfettamente pianeggiante situato a 4050 m di altezza dove si trova il quartiere di El Alto (800.000 abitanti), da un lato dell’altopiano c’è una grande spaccatura, un enorme profondo canyon, in cui sorge l’altra parte della città di La Paz (700.000 abitanti) tutta disposta abbarbicata sulle sue pendici con il monte Illimani innevato (6460 m) sullo sfondo. E quando dico abbarbicata intendo davvero che tutte le case sono aggrappate alle pareti del canyon in una disposizione terribilmente vertiginosa quanto caotica. Già scendendo dall’aeroporto verso il centro si hanno viste eccezionali sulla città. Grazie al cielo le valige sono arrivate con noi! .. Dopo tanti scali i dubbi erano tanti! Con un taxi raggiungiamo il nostro hotel Sagàrnaga in via Sagàrnaga in posizione centralissima. L’hotel è semplice ma con camere pulite, dotate di servizi, prima colazione inclusa e a 30 $ la doppia. E’ una scelta che mi sento di consigliare per l’ottimo rapporto costo/prestazione e per la posizione. La via Sagàrnaga si trova a circa 3600 m slm e già questa discesa di 500 m dall’aeroporto è molto gradita inoltre, vista la disposizione di La Paz, camminare risulta piuttosto faticoso e quindi stare in posizione molto centrale costituisce un gran vantaggio.

15 e 16/9

Allo scopo di agevolare un po’ l’acclimatamento trascorriamo i primi due giorni visitando la città. La Paz credo che o la ami o la odi! Al centro è un caos infernale, il traffico è composto quasi esclusivamente da piccoli bus (più grandi non riuscirebbero a percorrere le stradine che si inerpicano su per le pareti del canyon) dalla cui portiera si sporge un ragazzo che urla a squarciagola l’elenco delle destinazioni del bus. Immaginate sulla via principale 3 corsie per senso di marcia strapiene di questi bus in lento movimento con i rispettivi ragazzi che urlano! La cosa ovviamente vale anche per le vie laterali più piccole. Poco distante da Via Sagàrnaga c’è la zona del caotico e immenso Mercato Negro dove tra negozi, bancarelle e venditori ambulanti è possibile trovare di tutto. Una sua caratteristica è la divisione per settori merceologici. C’è la via dei tessuti, quella delle scarpe, quella del materiale elettrico, dei parrucchieri, della frutta, dei jeans, … e della hechicheria (stregoneria)! Quest’ultima è davvero particolare, ci si trovano le cose più incredibili a partire dai feti di lama che, un po’ macabramente, sono appesi in varie dimensioni un po’ ovunque e venduti come simboli bene auguranti: ad esempio vengono sotterrati nelle fondamenta delle case prima della costruzione. In realtà la cosa, anche se un po’ sinistra, ha una sua spiegazione. La gente degli altopiani è da sempre legata intimamente alla madre terra (la Pachamama) che fornisce tutto il necessario per la sopravvivenza e che viene vista, anche oggi, come una sorta di divinità. Il lama è l’animale più utilizzato per l’allevamento, più dell’uomo è a contatto con la madre terra e quindi viene considerato come un intermediario tra l’uomo e la divinità Pachamama. Per questo viene dato in offerta quando si vuole chiedere qualche grazia o attirarsi la buona sorte. Il mercato della stregoneria è poi pieno di amuleti, statuette, piccoli sassi colorati, polveri ed erbe strane, bottigliette contenenti gli infusi più strani, da quello per curare il raffreddore a quello per il cancro! Ci sono poi, un po’ in disparte, gli stregoni veri e propri che gettando a terra piccoli sassi e foglie di coca ti leggono il futuro e/o risolvono il tuo problema. Due parole a proposito delle foglie di coca che si trovano ovunque, non costano praticamente niente e sono usate dai boliviani molto più che il chewing gum da noi. Ovviamente masticare le foglie di coca non significa sniffare cocaina: solo dopo particolari trattamenti chimici dalle foglie si ottiene la cocaina. In realtà all’inizio avevamo un po’ di dubbi sul reale effetto delle foglie. La gente diceva di masticarle o farne degli infusi (mate) per eliminare il mal d’altura o di testa e quindi con effetto analgesico, ma poi diceva anche di farlo per far passare il sonno o la fatica quindi con effetto stimolante o eccitante (come un caffe). Alla fine, anche un po’ per esperienza diretta, posso confermare che, anche se in forma un po’ blanda, ha l’effetto di dare benessere riportando il corpo ad un livello di “sereno equilibrio”, eliminando ogni sensazione negativa o spiacevole. I boliviani la usano tutti: i poveri la usano per non sentire la fame, i minatori per non sentire la fatica, gli autisti dei bus per non addormentarsi alla guida. In giro è pieno di gente con il classico gonfiore sulla guancia riempita dal bolo delle foglie di coca come se avesse un forte ascesso. Le foglie in realtà non vanno masticate ma, una volta ammorbidite in bocca, vanno tenute da un lato o dall’altro come una caramella da succhiare piano piano. A mio giudizio, il gusto non è troppo piacevole, sembra di masticare erba o fieno. Da ultimo, per aumentare l’effetto, si può utilizzare una sorta di “caramella” grigia a base di cenere, calce e altre sostanze basiche che fungono da catalizzatore.

… il Dio Sole mostrò agli abitanti delle piantine di coca e disse loro: ‘Curate con amore queste foglie e quando avrete pena nel cuore, fame nel corpo e buio nella mente, mettetele in bocca e dolcemente estraete il loro spirito che è parte del mio. Troverete consolazione al dolore, nutrimento per il corpo e luce per la mente. Poi, guardate le foglie danzare al vento e troverete risposte alle vostre domande. Ma se il torturatore che viene dal Nord, il conquistatore bianco, il cercatore d’oro dovesse toccarle, troverà solo veleno per il corpo e pazzia per la mente, perché il suo cuore è duro come la sua armatura d’acciaio’ Da “La leggenda della Coca” di Jorge Hurtado.

17/9

Al mattino visita con guida di La Paz. Viene a prenderci in hotel il solito piccolo bus con autista e guida solo per noi 4 e ci porta a vedere dapprima la Valle della Luna, una suggestiva zona alla periferia della città costituita da un insieme di rocce erose dalla pioggia e dal vento che hanno creato un labirinto di pinnacoli e calanchi. Quindi visitiamo la parte più nuova di La Paz arrivando ad un belvedere da cui si gode una vista straordinaria quasi completa della città. Infine visita al piccolo museo dell’oro, lungo la suggestiva calle Jaén, con oggetti preziosi dell’epoca incaica e passeggiata nell’animata Plaza Murillo dove si affacciano il Palazzo Presidenziale e la Cattedrale Nel caso vi troviate nelle vicinanze di via Sagàrnaga un ristorante che mi sento vivamente di consigliare per la qualità, il prezzo e l’originalissimo locale è L’Angelo Colonial in Calle Linares.

18/9

Alle 14 abbiamo l’aereo per Sucre la capitale amministrativa della Bolivia. Forse perché è il fine settimana ma sta di fatto che l’unico biglietto che troviamo è in business class; fortunatamente siamo in Bolivia e quindi ce la caviamo con 80 euro a testa, l’alternativa a 10 euro sarebbero state 12 ore di bus. Arriviamo a Sucre dopo un’ora di volo ed un atterraggio che ci ha fatto temere il peggio: non lo sapevamo ma la pista si trova in una valle per cui scendendo si vedono le pareti rocciose molto vicine e più alte dell’aereo! Arrivare a Sucre di sabato è importante per poi visitare l’indomani il folcloristico e colorito mercato di Tarabuco a circa 60 km che si svolge solo la domenica. Dall’aeroporto con un taxi arriviamo in pochi minuti al centro di Sucre ed alloggiamo presso una meravigliosa villa privata che funge da bed and breakfast suggeritaci da nostri amici. Il tassista si propone per portarci il mattino seguente a Tarabuco e riportarci a Sucre nel pomeriggio per 25 euro. Malgrado l’aria sgangherata del taxi (una vecchia auto importata dall’Inghilterra a cui era stato spostato a sinistra tutto il sistema di guida lasciando però il cruscotto con tutti i relativi fori!) accettiamo. Nel pomeriggio visita del centro di Sucre soprannominata “la città bianca” per le numerose chiese e palazzi in stile coloniale completamente bianchi! Sucre si trova a “soli “ 2900 m slm e quindi nel caso a La Paz ci siano stati problemi di soroche qui sicuramente spariscono! Serata all’Angeres, un locale in prossimità del centro, con cena e spettacolo di danze tipiche delle varie regioni della Bolivia (per turisti ma con costumi comunque molto belli, 12 euro).

19/9

Partenza alle 8 per la visita al mercato di Tarabuco, un’ottima occasione per vedere ed acquistare souvenir boliviani di ogni tipo. Una parte del mercato è sicuramente rivolta principalmente ai turisti ma addentrandosi si entra poi in una zona in cui i turisti sono quasi assenti e ci sono solo i campesinos nei loro tradizionali costumi che vivono probabilmente nelle campagne circostanti e sono al mercato per acquistare i prodotti necessari per la vita quotidiana. Alcuni osservano in gruppo incantati, come se lo vedessero per la prima volta, un televisore a colori messo a disposizione da un venditore. Molti uomini hanno sulla testa il caratteristico copricapo in cuoio (montera) di Tarabuco. Rientriamo a Sucre nel pomeriggio e dedichiamo il resto della giornata alla visita della città, compreso il cimitero monumentale con le tombe dei presidenti della Bolivia e con la caratteristica di dividere i defunti per categorie lavorative: c’è il padiglione degli elettricisti, quello dei medici, quello dei minatori…

20/9

Partenza di buon mattino per Potosi (200 km) con taxi privato che con 19 euro ci porta a destinazione in circa 5 ore. Alloggiamo presso l’hotel San Marco (160 Bol la doppia con servizi in camera e colazione) forse un pò troppo spartano. Pranzo nel vicino particolarissimo Ingenio San Marco, un buon ristorante ricavato da un edificio (Ingenio) dove, in passato, veniva lavorato il materiale grezzo estratto dalle miniere del Cerro Rico con dentro ancora le attrezzature ed i macchinari utilizzati (macine, setacci, …). Nel pomeriggio visita della città patrimonio dell’Unesco e famosa per le sue miniere di argento purtroppo ormai quasi esaurito ma che in passato l’avevano fatta divenire una delle più grandi città del Sudamerica. Presso una delle tante agenzie prenotiamo per 8 euro a testa la visita alle miniere per il mattino seguente. Purtroppo Potosi si trova di nuovo ad un’altezza di 4200 m e questo crea nelle donne del gruppo una sensazione di malessere e spossatezza.

21/9

Fortunatamente la notte, un pò di mate di coca ed una aspirina hanno risollevato la stato fisico del gruppo ed alle 9 si parte a bordo di un piccolo bus con un gruppo di francesi per la visita alle miniere. A proposito di francesi posso dire che rappresentano, senza ombra di dubbio, la più alta percentuale di turisti che abbiamo incontrato in Bolivia! Prima tappa: sosta al mercato nelle vicinanze delle miniere per acquistare qualche dono da dare ai minatori durante la visita. Si può scegliere tra: sigarette, bibite, foglie di coca, catalizzatore per le foglie di coca, alcol puro e candelotti di dinamite comprensivi di miccia! Quindi vestizione: si va in un deposito in cui si indossano stivali, tuta cerata e casco dotato di torcia e relative batterie. Si riparte e finalmente ci si arrampica sul famoso Cerro Rico il monte ormai perforato da centinaia di gallerie. Terminato il periodo della nazionalizzazione dell’attività di estrazione, in questo momento ci sono 26 cooperative di minatori che agiscono separatamente sulla montagna estraendo in prevalenza stagno, zinco e piombo. Fortunatamente da qualche anno, così ci dice la guida, non sono più ammessi a lavorare in miniera i minorenni ma le condizioni di lavoro, quasi totalmente manuali, sono ancora terribili. Noi ci siamo inoltrati in galleria soltanto per un km ma l’effetto è stato ugualmente sconcertante. Si cammina sotto le travi che sorreggono la galleria, a volte chinati, sul fango scivoloso all’interno delle rotaie utilizzate dai carrelli che trasportano all’esterno il materiale di estrazione. Lungo le pareti corrono i tubi che portano all’interno l’aria compressa per il funzionamento dei martelli pneumatici e credo anche per la ventilazione. Ogni tanto si sente lo sferragliare di un carrello e allora ci si deve appiattire contro le pareti per lasciarlo passare ed evitare di farsi schiacciare le dita dei piedi. Malgrado siamo solo nella parte iniziale delle gallerie l’aria è molto “pesante”. Il trasporto del materiale all’esterno è totalmente manuale: gruppi di 3 ragazzi spingono un carrello, che carico pesa circa una tonnellata, su delle rotaie fino all’esterno e quindi tornano all’interno per qualche km per riempirlo di nuovo. Il tutto per l’intera giornata ovviamente alla sola luce delle torce sui caschi, lungo un percorso cosparso di profonde e pericolose buche, in mezzo al fango scivoloso, alla polvere e a volte a gas nocivi .. Ci hanno detto per 5 $ al giorno. Ovviamente hanno tutti le labbra annerite dalle foglie di coca masticate continuamente per aiutarsi a sopportare le dure condizioni di lavoro. All’esterno alcuni bambini coperti di polvere e con la pelle del viso cotta dal sole vendono piccoli cristalli di quarzo e qualche altra pietruzza colorata. Un po’ frastornati e con un vago senso di colpa torniamo in città. Pomeriggio dedicato alla interessante visita della Casa della Moneda la prima zecca di monete d’argento del Sudamerica creata ed utilizzata nel 1500 dagli spagnoli attraverso lo sfruttamento degli schiavi.

22/9

Partenza al mattino presto con il bus che ci porterà a Tupiza, ai confini con l’Argentina, dove arriveremo dopo circa 7 ore ed un viaggio in buona parte su strada sterrata e con tanta tantissima polvere (rivestire le valige!). Alloggiamo all’hotel Mitru, il miglior hotel della città, con circa 30 $ a camera. Pomeriggio in giro per la cittadina che però non ha molto da offrire. La proprietaria dell’hotel possiede anche la Tupiza Tour, una delle più affidabili agenzie che organizzano i tour degli altopiani e dei salares. Qui prenotiamo per il giorno seguente un tour di un giorno delle Quebradas, i canyon di cui è piena la zona circostante e quindi il tour di 5 giorni che ci porterà dopo circa 1000 km di sterrato attraverso l’altopiano fino al Salar de Uyuni. Il tour ha un costo orientativo compreso tra i 200 ed i 250 $ a jeep al giorno, ovviamente funzione dell’agenzia scelta. Attenzione a non scendere troppo di prezzo per evitare di scadere sulla qualità del cibo e soprattutto dell’auto. Guasti alla jeep durante il percorso, purtroppo affatto rari considerato lo stress dovuto alle terribili condizioni di alcuni tratti del percorso, potrebbero rovinare la vacanza .. Lungo il tragitto non ci sono officine meccaniche! Fortunatamente gli autisti hanno spesso un passato da meccanici e se il guasto non richiede particolari pezzi di ricambio si riesce a ripartire .. Ma si perde inevitabilmente del tempo!

23/9

Partenza alle 9 con una jeep per il tour delle Quebradas, profondi burroni cosparsi di cactus e circondati da rosse formazioni rocciose erose dal vento e dalla pioggia a formare strane sculture e alti pinnacoli. Con la jeep si percorrono letti di fiume a volte in secca a volte in mezzo all’acqua con effetti e sensazioni molto suggestive. Uno dei punti più belli è El Sillar, a 3600 m, da cui si ha una splendida vista sui frastagliati anfiteatri scavati sul fianco della montagna, erosi a forma di centinaia di guglie che regalano un panorama multicolore incredibile.

24-28/9

Il tour dell’altopiano e del Salar de Uyuni è sicuramente la parte più bella e spettacolare di tutta la vacanza. Si tratta di un’elevata (4000-5000 m slm) enorme regione desertica, una delle aree più inospitali del mondo, in grado di offrire splendidi panorami con gli incredibili colori delle sue lagune e delle sue montagne che a volte superano i 6000 m. Si parte con jeep, autista e cuoca a bordo, viveri, acqua, bombola del gas e carburante sufficiente per tutti e 5 i giorni perché lungo il percorso non ci sono distributori e si incontra pochissima gente. Non ci sono parole per descrivere la bellezza dei luoghi, la loro solitudine, la serenità di quei paesaggi, dei prati abitati solo dai lama, dalle vigogne e da qualche viscaccia (un roditore dalla lunga coda simile al cincillà). E’ un continuo attraversare paesaggi mozzafiato, la terra in seguito alle eruzioni dei tanti vulcani, in parte ancora attivi, ed alle conseguenti colate laviche è un insieme di diversi minerali che creano uno spettro di colori incredibili che mutano al variare della luce durante il giorno. Lungo il tragitto si costeggiano numerose lagune che hanno le colorazioni più strane: rosse, verdi, azzurre, amaranto, bianche. Alcune di queste lagune, in particolare la laguna Colorada, incredibilmente rossa, e la laguna Hedionda sono popolate da migliaia di fenicotteri rosa che si riescono ad avvicinare fino a pochi metri. Considerando un’atmosfera limpida come si può avere a 4300 m, immaginate un lago rosso fuoco, circondato da lingue di sabbia bianca, con cespugli di erba gialla, pieno di fenicotteri rosa ed uno o più vulcani coperti di rocce di vario colore come sfondo a rispecchiarsi sull’acqua! So che è difficile da credere ma provate a cercare qualche foto su internet! In un altro punto, detto il Sol della Maňana, a quota 5000, si raggiunge una zona ricca di geyser, fumarole e pozze di fango ribollenti in un paesaggio infernale o lunare. Come anticipato è impossibile non fare centinaia di fotografie! Nei pressi dell’incredibile Laguna Verde, i più coraggiosi possono farsi un bel bagno in una pozza di acqua sorgiva sulfurea piacevolmente calda. C’è poi vicino una sorta di spogliatoio ma il tutto a 4300 m è comunque piuttosto a bassa temperatura! Sempre nelle vicinanze un forte vento gelido alza delle nuvole di polvere bianchissima e crea spettacolari mulinelli sopra una distesa di candido borace! E’ un susseguirsi di immagini surreali .. Tant’è che una zona è chiamata Deserto di Dalì!

Per gli appassionati del settore aggiungo che, durante il percorso, si può effettuare una breve deviazione per raggiungere il paesino di San Vicente dove forse è morto o è stato comunque visto per l’ultima volta il leggendario fuorilegge Butch Cassidy. Al termine della zona degli altopiani si arriva all’incredibile Salar de Uyuni, un bacino di sale la cui maestosa bellezza è difficile da descrivere a parole. Una distesa accecante perfettamente orizzontale (è un ex lago) largo circa 60 km e lungo 200. Con uno spessore medio di circa 7 m rappresenta la più grande riserva di sale del mondo! All’interno non ci sono strade e le poche jeep che la percorrono possono viaggiare liberamente su qualunque traiettoria. Durante il periodo ottobre-marzo, quando cadono le poche piogge, il Salar si trasforma in un lago profondo 10-20 cm, quando poi arriva il periodo secco l’acqua evapora ed il sale cristallizza di nuovo creando delle formazioni esagonali di circa un metro più o meno regolari. I giochi di luce creati da questa immensa distesa di cristalli all’alba ed al tramonto sono meravigliosi! All’interno del Salar si ergono alcune piccole colline che sembrano isole; la più bella e famosa è l’Isla de Incahuasi, detta anche Isla del Pescado. Questa “isola” è veramente stupenda, incredibile così immersa in questo candido mare come se si fosse in Antartide e letteralmente coperta di enormi cactus centenari alti fino ad 8 m. Un vero paradiso per i fotografi! “Purtroppo” si è scoperto che il Salar, fino ad ora sfruttato in forma pressoché artigianale come riserva di sale, è anche ricco di litio per cui a breve si vedranno sorgere industrie per l’estrazione di questo sempre più prezioso minerale con le ovvie ripercussioni sull’ambiente ancora incontaminato. Tornando ai 5 giorni del tour, partendo da Tupiza le prime due notti si dorme in camerate da 4 – 6 letti, all’interno di rifugi molto spartani e piuttosto freddi. La terza notte presso il Salar de Uyuni, con un supplemento di 10 $ a persona, si può dormire in un più confortevole Hotel de Sal in camera doppia, in un ambiente molto caratteristico ma sempre al fresco, servizi in comune e con energia elettrica dalle 19 alle 21. Gli Hotel de Sal sono realizzati utilizzando unicamente materiale estratto dal salar: mattoni di sale, pareti di sale, panche di sale, pavimento coperto da strato di sale. La quarta notte, che è però un’estensione del tour normale, ci siamo concessi un po’ di lusso e cosi abbiamo dormito in un elegante Hotel de Sal, a Colchani, al bordo del Salar dalle parti di Uyuni, con riscaldamento, bagno in camera, docce calde ed ambiente quasi raffinato, il tutto per 60 $ a persona, cena e prima colazione incluse. L’ultimo giorno, dopo una mattinata passata a girovagare all’interno del Salar giocando anche a far foto un po’ stupide ma simpatiche (si sfruttano gli effetti di prospettiva creati dall’accecante biancore della distesa di sale) abbiamo raggiunto il lato nord dove si trova la località di Coquesa. Da qui siamo saliti sulle pendici del vulcano Tunuba per visitare la grotta delle mummie dove sono i resti di alcuni indigeni che lì si sono lasciati morire più di 500 anni fa per non finire nelle mani degli invasori spagnoli. Nel pomeriggio siamo arrivati ad Uyuni ed abbiamo visitato il cimitero delle locomotive, uno strano posto, un po’ triste e sporco, dove sono state abbandonate le vecchie locomotive della linea Uyuni – Oruro. Alle 7 del pomeriggio, salutati con grandi e sinceri abbracci l’autista e la cocinera, siamo saliti sul bus che dopo 12 ore ci ha riportati stravolti a la Paz. Per chi dovesse rifare lo stesso percorso segnalo che per le prime 4 ore, pur trattandosi del miglior bus disponibile (semi cama, cioè con sedili reclinabili), è come stare dentro un enorme rumorosissimo frullatore a causa della strada sterrata terribilmente sconnessa. Altra nota di colore, quando siamo scesi a La Paz la cabina di guida del bus (l’autista ha una cabina separata anche visivamente dai passeggeri) aveva a terra un tappeto di foglie di coca .. Ma l’autista, malgrado le 12 ore di guida, non si è addormentato!

29/9

Arrivo a La Paz alle 7 e giornata dedicata a girovagare per la città.

30/9

Al mattino partenza per il lago Titicaca, il più alto grande lago del mondo situato a 3810 m slm. Dopo circa due ore e mezzo di bus arriviamo a Tiquina dove è necessario imbarcare il bus per attraversare un breve tratto del lago. Qui ci imbattiamo nella manifestazione organizzata per il saggio musicale di tutte le scuole della regione: praticamente una ventina di bande musicali, nelle loro divise colorate, che contemporaneamente suonavano, non proprio in modo professionale, i rispettivi brani. Un caos infernale! Le bande, composte da una ventina di elementi ciascuna, sono poi salite sempre suonando su dei barconi che si sono spostati al centro del lago dove hanno continuato a suonare. Attraversato lo stretto su dei motoscafi abbiamo ripreso il bus che a sua volta era stato trasportato su delle chiatte. Dopo circa mezzora di una strada ricca di bei scorci sulle acque azzurre del lago siamo arrivati a Copacabana, il più grosso centro sul versante boliviano. Subito dopo il pranzo ci siamo imbarcati su di un piccolo battello che in circa un’ora ci ha portato sull’Isla del Sol. Qui dopo una veloce visita a delle rovine Inca abbiamo iniziato la salita al paese di Yumani che si trova sulla parte alta dell’isola. La cosa non è stata proprio rilassante considerato il discreto dislivello e l’altitudine superiore ai 4000 m. In caso di necessità ci sono a disposizione dei muli che possono trasportare sia gli zaini che le persone. Noi stoicamente ce la siamo fatta a piedi ed in completa autonomia .. piuttosto lentamente! L’hotel IntiKala che ci attendeva in cima, a Yumani, in compenso non era affatto male ed aveva una vista fantastica sul lago. Tramonto splendido!

1/10

S Alba splendida! Al mattino breve passeggiata alla scoperta di bei scorci sul lago, poi, scendendo per l’Escalera del Inca che fiancheggia la sacra Fuente del Inca, abbiamo raggiunto un porticciolo da cui ci siamo imbarcati per tornare a Copacabana. Visita della piccola città e del santuario della Virgen de Copacabana! Caratteristica la benedizione delle auto che appena acquistate vengono portate davanti alla chiesa e addobbate in modo un po’ kitch con ghirlande colorate per poi venir benedette dal sacerdote. Altra particolarità una grotta al lato della chiesa in cui i fedeli vanno a pregare ed a chiedere grazie disegnando sui muri, con la cera delle candele, la richiesta alla Vergine: una casa, un’automobile, del denaro…! Dopo il pranzo, ovviamente ancora a base dell’ottima trota del Titicaca, rientro a La Paz dove abbiamo trovato la nostra via Sagàrnaga piena di gente che ballava indossando bellissimi costumi colorati e festeggiava con abbondanti libagioni a base di birra locale.

2/10

Ultimo giorno da dedicare allo shopping ed alle passeggiate nei vari mercati. Nel pomeriggio abbiamo assistito al 1° Festival del Turismo con la sfilata delle bande dei vari quartieri con ballerini al seguito. Veramente uno spettacolo particolare! I costumi sono estremamente elaborati con forme e colori stupendi, il tutto immerso in un frastuono incredibile in quanto ogni banda suonava in modo indipendente e non lontano dalle altre. La gente locale partecipava con grande convinzione applaudendo e bevendo in abbondanza tanto che a sera gli alticci che si aggiravano per le vie erano molto frequenti. A proposito di bere, una particolare usanza dei boliviani è quella di gettare, prima di bere, una piccola quantità della bevanda a terra in offerta alla Pachamama.

3/10

Alle 14 imbarco all’aeroporto El Alto di La Paz e partenza per l’Italia dove siamo giunti il 4/10 dopo 22 ore alle 18 ora italiana. Purtroppo le valige hanno impiegato qualche giorno in più ma alla fine sono arrivate anche loro!

In conclusione posso dire che si tratta di un viaggio relativamente semplice da organizzare in proprio, forse un po’ stressante per il fisico ma indimenticabile, incredibilmente bello, coinvolgente ed in grado di dare grandi emozioni.

Per questo mi sento in obbligo di rivolgere un sentito ringraziamento all’insistenza di alcuni amici, esperti viaggiatori, che hanno vivamente caldeggiato questa destinazione un po’ insolita e poco conosciuta ma che si è rivelata decisamente.. Mozzafiato!

PS per eventuali dettagli relativi ad hotel, ristoranti ed agenzie locali non esitate a contattarmi: raul.casta@libero.it

Raul51



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