La Basilicata oggi
Dimenticate qualunque preconcetto sulla Basilicata anni ‘80-‘90.
La Basilicata dei paesini sperduti di montagna dove si parla un dialetto incomprensibile, abitati solo da vecchietti e qualche animale semi-selvaggio, noiosi e senza attrattive. Una delle regioni del sud Italia che, insieme al Molise forse, veniva snobbata dai più e a qualcuno persino arrivava a far dire “la Basi..che? Esiste per davvero?!”
Ecco, questa era l’idea della Basilicata qualche decennio fa e, lasciatemi aggiungere, purtroppo. Purtroppo perché la Basilicata bella lo è sempre stata, interessante anche sotto vari aspetti e ovviamente non mi azzardo neanche a menzionare il patrimonio enogastronomico in uno dei posti più ricchi e buoni da quel punto di vista. Ciò nonostante (e, badate bene, lo dico da non lucana), mi fa un enorme piacere riconoscere che negli ultimi anni la Basilicata sta crescendo velocemente. Ha saputo sfruttare bene i suoi punti di forza e crearne di nuovi. È riuscita a evolversi e aprirsi senza remore ad un turismo più vasto.
E no, non parlo della solita Matera. Sì, capitale europea della cultura, lo sappiamo. Bellissima, per carità. Unica o quasi, senza dubbio. Ma come nessuna capitale è rappresentativa delle peculiarità del proprio Paese, nessuna città riesce oggi, in questo mondo globalizzato e multiforme, a mantenere puro il suo carattere originario. Matera è preziosa ed è un patrimonio da conservare e far conoscere, ma la Basilicata è molto di più, almeno per me. La Basilicata è campagna, montagna, ma anche mare (non dimentichiamo gli affacci sia sullo Ionio che sul Tirreno).
Sì, la Basilicata è ancora oggi la regione dei piccoli borghi di montagna abitati per lo più (ancora una volta, purtroppo) da persone anziane, ma ci sono grosse novità rispetto a 20 anni fa. Ogni piccolo borgo ha cercato e ha trovato una sua propria anima, una vocazione. Sono state create attrattive, anche per i più giovani, laddove sembrava potessero esserci solo sassi. E tutto questo, anche se in misura ancora troppo esigua per fare la differenza, sta convincendo alcuni giovani a restare, a non emigrare. In alcuni casi sono stati proprio i giovani a inventare un qualcosa, una qualunque cosa, che potesse diventare futuro, per se stessi e per la propria regione.
E così abbiamo piccoli borghi (alcuni dei quali degnamente riconosciuti tra i Borghi più belli d’Italia) spesso arroccati in cima alle montagne, belli da togliere il fiato. C’è il borgo con una speciale tradizione culinaria, quello famoso per i murales, quello che ospita una particolare rievocazione storica, quello conosciuto per il ponte tibetano più lungo d’Europa e, come no, quello fantasma. Ci sono siti archeologici, ben sei laghi, impianti sciistici, spiagge lunghissime e attrezzate. E tanto altro ancora.
Pensavo di conoscere bene la Basilicata. Sono state varie volte a Matera, Potenza, ho visitato le Dolomiti Lucane (Castelmezzano, Pietrapertosa, Brindisi di Montagna, dei quali mi piacerebbe parlare in un altro diario), ovviamente i Laghi di Monticchio, Melfi, Venosa. E ancora Viggiano, Spinoso, la Diga del Pertusillo. Ho provato il brivido, l’emozione e, diciamolo, anche un po’ la fatica nella salita del Volo dell’Angelo tanti anni fa. Sono stata la prima turista ad inaugurare le bici ad acqua sul Pertusillo. L’anno scorso sono finalmente salita al Cristo Redentore di Maratea. Luogo meraviglioso con un panorama unico. Pensavo di saperne abbastanza e invece, la Basilicata ha sempre qualche piccola sorpresa in serbo.
Qualche settimana fa ho visitato la parte più occidentale della regione, praticamente al confine con la provincia di Salerno. In effetti ho soggiornato ad Atena Lucana che, nonostante il nome, è oggi in territorio campano. Eviterò quindi di parlarne qui (seppur meriterebbe) per non attirare le ira funeste di qualche campanilistica lucano.
I murales di Satriano di Lucania
Partendo da Àtena, ho visitato i comuni di Brienza, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania e Sant’Angelo Le Fratte. Purtroppo in inverno il famosissimo Ponte alla Luna di Sasso di Castalda è aperto solo su prenotazione o per gruppi e non ho potuto percorrerlo, ma penso tornarci presto. Brienza è un borghetto davvero carino, con quel suo Castello Caracciolo a svettare sul resto del paese. Sant’Angelo le Fratte in particolare, ma anche Satriano di Lucania, sono invece conosciuti per i murales. Una trovata pubblicitaria direbbe qualcuno, una cosa già vista. Forse, ma resta pur sempre un modo per impreziosire un piccolo paese e per attirare i turisti. Non sarà più originale di questi tempi, ma non tutti mostrano un attaccamento alla propria terra tale da escogitare sempre nuovi metodi per far parlare di se e mantenere viva l’attenzione. Sant’Angelo le Fratte e Satriano di Lucania dicevamo. Tra i murales colorati di ogni foggia e misura, spiccano quelli, i più interessanti, che attraverso le immagini raccontano la storia del luogo.
Come detto, non mi permetto di approfondire troppo il tema della cucina tipica lucana, non ne sono degna. Ma anche in questo la Basilicata offre davvero tantissimo, tutto da scoprire e gustare. E sono certa che non vi pentirete mai di alcuna scelta. Ovviamente, almeno in montagna, salumi, formaggi, salsiccia e fughi la fanno da padrone. Poi, il pane materano e certamente, da est a ovest, i famosi peperoni cruschi.
Restando sul confine tra la Basilicata e la Campania, nell’arco di poche decine di chilometri si possono visitare: il Vallo di Diano, le Grotte di Pertosa, la certosa di Padula e il Parco Nazionale del Cilento. Lo aggiungo solo a titolo informativo per chi volesse trattenersi qualche giorno in più in zona. Questo però, come detto, è già territorio campano e quindi sarà un’altra storia.