L’ultimo tridente, forse l’ultima utopia
Ci sono tornato ad Agosto con il nipote di tre anni, dopo che la madre ci è praticamente cresciuta. Non volevo perdermi la fine di un’epoca e di uno stile di vita. Vale la pena di raccontare come nacque e cosa era, perché la storia di questo posto non è una storia qualsiasi essendo legata a quella di un uomo che è stato definito “il padre della più bella avventura del XX secolo”. Gilbert Trigano ci ha lasciato cinque anni fa (per fortuna gli è stato evitato questo ultimo dispiacere.. ), e fu proprio lui che nel 1950 si inventò nelle Baleari “il Camping tutto compreso, anche la felicità”. Grande successo presso i francesi che, primi al mondo, sperimentarono le vacanze in cui quello che serve -viaggio, cibo, divertimento e sport – era a costo certo e garantito.
Il posto era “gentile”, gli ospiti “gentili”, il personale “gentile” fino all’eccesso essendo per loro quasi una missione. Appare la figura dell’animatore, anzi del GO (tra l’altro la denominazione è registrata.. ), quindi nasce la concezione moderna della vacanza collettiva che negli ultimissimi anni si è evoluta nello sconfinato business delle meganavi da crociera, che altro non sono che enormi V.V.V. (Villaggi Vacanze Vaganti). L’ho chiamato camping perchè in realtà i primi alloggi erano delle canadesi (chi non ha dormito in una “trigano”..?). E’ strano che non si sia fatto un film sulla storia di quest’uomo e del Club… Entra in società con un russo, un principe e un campione di nuoto..Poi i bilanci vanno in rosso ed arriva un Rothschild. Poi la ricerca dei luoghi più belli al mondo dove impiantare le “isole della felicità” ; lui stesso dice: “il vero successo del Club non era certamente dovuto alla qualità del servizio, ma al fatto che corrispondeva alle idee dell’epoca. Eravamo giovani, eravamo sopravvissuti alla guerra e avevamo un incredibile desiderio di scoprire il mondo”.
Poi sostituisce il denaro (per le consumazioni al bar) con le perline di plastica intorno al collo, poi la fissazione di mescolare le classi sociali (era stato un giornalista dell’Humanitè). Poi negli anni 90 la ribellione dei clienti facoltosi che non trovavano più i villaggi all’altezza delle loro esigenze, poi il famoso incidente aereo con un charter non proprio nuovissimo.. Ed infine la cessione definitiva nel 1997 con un passivo pesante. Adesso è una multinazionale con grande partecipazione francese; ma chi avrebbe detto un 4% giapponese un 10% Marocchino ed un presidente – Henry Giscard d’Estaing – figlio di cotanto padre? Nel frattempo della questione villaggi vacanze formula Trigano, si era occupata la politica, la sociologia, l’economia e perfino la teologia; Trigano un giorno disse al Papa: “Santità parliamoci chiaro .. Facciamo lo stesso mestiere” alludendo all’Opera Pellegrini, forse l’organizzazione turistica più importante al Mondo.
Nel 1956 nasce Caprera. In verità Monsieur Gilbert era innamorato di Cefalù, ma il villaggio nella baia Garibaldi ha qualcosa di veramente magico, che in piccola parte ha conservato fino ai giorni nostri (tanto che il primo nome era Village Magique). Caprera sarebbe un’isola a tutti gli effetti se non fosse collegata alla Maddalena da uno degli ultimi ponti bailey ancora in esercizio in Italia . Fa parte del Parco Nazionale Arcipelago della Maddalena, ed se non fosse per il museo della Casa di Garibaldi ed il famoso Centro Velico sarebbe deserta. In verità non c’è un solo posto dell’Isola che possa definirsi “brutto” ma Trigano, che non era un tonto, scelse il più bello. Cala Garibaldi è una specie di anfiteatro naturale protetto dal Maestrale, dallo Scirocco e dal Libeccio e siccome la Tramontana d’estate è rara, nella pratica il piccolo golfo antistante è ventoso ma non ondoso, è quindi l’ideale per le derive veloci come il Laser. Non a caso, da sempre, il Club Caprera è il fiore all’occhiello delle scuole di vela del Med. Nei dodici anni che l’ho frequentato è successo di tutto nella conduzione dei GO .. Ma la Casa della Vela è stata sempre a livelli di eccellenza. Mia figlia, partendo dagli optimist, potrebbe addirittura insegnare pur non essendo “tecnicamente” una velista.
Un bosco di eucalipti che protegge i farè dal sole e dal vento degrada dolcemente verso la spiaggia non prima di essersi trasformato in profumati pini marittimi, con a sinistra il bar e il teatro ed a destra il Ristorante ed il miniclub.
A cento metri, in mezzo al golfo i tre isolotti “italiani”. Quando in rada i ragazzi della Vela fanno uscire la flotta, l’insieme è da togliere il fiato la prima volta che ci si capita. I Farè sono, anzi erano, la vera “differenza” di ogni altro tipo di vacanza. Erano delle semplici capanne ottagonali con le pareti di canna ed il tetto di foglie di canna. E la pioggia? Nessun problema, il primo strato si gonfia ed il tutto diventa impermeabile. Era il modo migliore per dormire (d’estate.. ), per amare e per vivere la natura.. Ci si svegliava con intorno di tutto: lepri, uccellini, capre, pecore e cinghiali. Fino ai primi anni 90 avevano una semplice porta senza serratura, il pavimento di terra, due brandine, un mobiletto di assi .. Una scopa di saggina.. Fine. Niente corrente, niente lampadine, niente luce. Si rientrava di notte urlando per cacciare le bestioline e si sveniva felici.. Se proprio bisognava andare ai servizi era utile una pila. Il cesso?? ovviamene (e molto più igienicamente) i primi erano alla turca e l’aera era un posto “naturale” per coltivare amicizie, scherzi, chiacchere e “molto altro” fra un barba, una pipi ed una lavata di denti. Ogni farè aveva un nome.. Io li ricordo tutti.. E comunque era meglio personalizzare il proprio con qualcosa di riconoscibile perchè nel bosco i primi rientri notturni erano da panico. Tutto questo produceva situazioni eccezionali: 1) due settimane in bassa stagione costavano una cifra ridicola.. In pratica ti offrivano una specie di paradiso ad un prezzo nettamente inferiore a quello che serviva per vivere semplicemente chiuso in casa. 2) la “selezione” dei Farè era micidiale.. Per una curiosa circostanza gli umani che sono la rappresentazione vivente delle proprie deiezioni non amano i servizi comuni.. Quindi a Caprera erano rari.. 3) gli addii nel moletto il giorno della partenza erano strazianti. (ricordo un giovedì di settembre come il più incredibile caso di pianto collettivo che mi sia capitato.. C’erano non meno di 500 persone far GO e GM nella più inconsolabile disperazione) La logica era semplice e perfetta: niente cose preziose nei Farè (oltre se stessi..); un paio di costumi e qualche maglietta; niente telefoni, niente giornali, niente televisione .. Tutto quello che occorre per vivere il Paradiso è li ed in abbondanza.. (anche il peccato..). Ma vogliamo parlare del Miniclub? Altra grande invenzione di Caprera. Era un villaggio nel villaggio.. con una formula che la prima volta che l’abbiamo utilizzata (anni 70), io e mia moglie ci siamo dati i pizzicotti per capire se stavano sognando. Si consegnava la bimba alle 09.00 e ricompariva alle 18.30 felice, stanca e persino più ubbidiente. Il tutto… Gratis. Quello era già il 50% del paradiso. Cos’è cambiato da quegli anni? Semplicemente il Mondo. Intanto se andate nel sito del Club non ci sono più strutture a un Tridente (i farè..) ma anche i due Tridenti sono pochi e non sono al mare. Quindi la “selezione” ormai è del tipo: pochi (relativamente..) ma buoni (nel senso della capacità di spesa..).
Perché? Perché hanno ragione, il cliente ad un Tridente non esiste più. La grande idea di Trigano di “consumare” la voglia di vivere in comune nei posti più belli della Terra, a prescindere dal censo e dall’intelletto, è stata sostituita dalla voglia di consumare il proprio “singolo” tempo, di ammortizzare quello che si è pagato, di pretendere l’emozione per contratto magari a colpi di alcol (e di altro..), di consumare il luogo fisico per quello che c’è scritto in un depliant e non per quello che è.
Girano tutti con il cellulare. Che per il fatto che nei Farè non c’è la presa di corrente devono essere lasciati giornalmente in un apposito luogo per la ricarica. Le porte dei farè sono chiuse con lucchetti e c’è una piccola cassaforte nella dotazione interna. (quindi i turisti portano valori .. Ehmm materiali..). Non è una robetta da niente, il Club di Caprera è stato portato in giudizio da un villeggiante per un furto. Adesso nei Farè c’è la luce… E “persino” un pavimento.. Nel Villaggio c’è la televisione e un giornalaio. Le porte interne dei cessi sono tutte Writerizzate come solo quello strano popolo di bambini cresciutelli sa fare.. e per la prima volta da quando vado in vacanza non sono riuscito a farmi un’amicizia. Stanno tutti incazzati neri in proporzione inversa all’età. (ed oltretutto si lamentano pure che ci sono troppi … “anziani”.. ) La sensazione.. Anzi la certezza è che ormai la clientela sceglieva questa formula solo per questioni economiche è di una evidenza deprimente.
Ma c’è di più. Quando si tornava a “casa” lo si faceva in silenzio.. Le pareti dei Farè praticamente non esistono . Adesso fino alle tre di notte c’è gente un po’ brilla che urla ad un metro dal tuo orecchio e che fa Happening nei cessi. Almeno un terzo degli ospiti vive di notte… Per capire fino a che punto la circostanza è devastante, avreste dovuto sentire i commenti di giovani (ed anche non più giovani..) villeggianti nel pullman il giorno del ritorno. Pare che lo “scandalo” sia l’ora del pranzo e della cena: ” possibile che non hanno capito che è scemo mangiare ancora alle 12.30 ed alle 19.30 !! Se mi alzo a mezzogiorno!! “. Insomma il fatto che sei in uno dei posti più belli del mondo è un opzional.. a questo punto vale la pena costruire un villaggio finto sotto una cupola al centro di Milano. E’ la logica del sabato.. Siccome è impossibile che ci siano tutti sabati “indimeticabil” facciamoli finire all’alba.. Almeno abbiamo fatto mattina. Una volta c’erano quattro Mentor.. Erano dei ketch (due alberi) da 10 posti, magnifici, robusti, veloci ed in grado di affrontare qualsiasi mare (una volta ne rientrò uno con l’albero maestro strappato..); si partiva la mattina in flotta e si andava in una delle isole dell’arcipelago con cibo da cuocere e bidoni di Sangria. Sono stati semplicemente i giorni più belli della mia vita. Adesso i Mentor non ci sono più, nelle isole ci si va a motore per poche ore (facendo la fila..) e ci si deve fermare a 250 metri dalla riva e chi può va a nuoto. Prendere o lasciare. Negli anni 70 ed 80 l’unica barca che ormeggiava davanti al Club era quella di Trigano… oggi, nei giorni di agosto, sembra di essere a Ponza a ferragosto.. Diciamo una trentina di barche quando va bene… E come tutti voi sapete, le barche non sono collegate alla rete fognaria locale.. Come chicca finale mettete anche la tendenza del Disco a spegnere sempre più tardi quel migliaio di Watt che pare “essere assolutamente necessari” e udite udite ..C’è anche un megalocale notturno (frequentato anche dai villeggianti del Club) di fronte alla Maddalena.. Che spara cannonate Rep e Thecno fino al mattino. Ma il Club non è più Trigano, quindi si era arrivati ad una cifra di Farè imbarazzante.. (con gli stessi centri servizi.. ) tanto che si è dovuto aggiungere un terzo di spazio in più (si nota benissimo dal vecchio recinto..) per il ristorante all’aperto. Quindi se piove lo spazio interno, che una volta c’era, non è più sufficiente.. Insomma fine di un mondo ed una civiltà irripetibile.. Io c’ero e sorry bimbi “incazzati” voi non potete capire. Si… Il nuovo Club avrà tante belle casettine robuste e costose, tante prese per i cellulari e portatili.. (approposito è prevista una copertura WiFi…), ognuna con il proprio bravo bagnetto, ma voi avete già letto cosa penso di quelli che per andare una volta al giorno al cesso – nei tre tridenti – sono disposti a pagare un’intera vacanza ad un tridente… Caro Gilbert.. la più bella avventura del XX secolo è finita nel cesso… Queste sono le “ultime” foto dei Farè.. Addio, è stato bello.