L’obelico della Luna
07/07/03 Lunedì. Ci svegliamo, facciamo gli zaini non sapendo se dobbiamo lasciare la stanza e usciamo. Facciamo colazione comprando brioche al mercato comunale di fronte all’albergo (20 de Novembre) e ci incamminiamo. Dopo 10 metri notiamo una posada molto ma molto carina (Posada del Rosario) che ci chiede 269 Pesos a notte…A noi piace e la prendiamo. La stanza non e’ un granche’, ci sono due letti da 1 piazza e mezza e fuori dalla porta lavorano due muratori col martello pneumatico! Decidiamo di dedicare la giornata alla visita della città, e come al nostro solito ..A caso! Partendo dallo Zocalo prendiamo ad una ad una le vie che partono da li’…La via pedonale e’ a dir poco favolosa! E’ la zona culturale di Oaxaca, ricchissima di biblioteche, musei, mostre. La via porta verso la chiesa…Stiamo in quella zona per un paio d’ore quando comincia la pioggerella, torniamo e ci fermiamo a mangiare un hambuger..E finalmente birra (le le elezioni sono finite, e la sinistra ha vinto, in piazza festeggiano da ieri sera!). Decidiamo di stare altri due giorni a Oaxaca e di fare un paio di escursioni.Andiamo all’ufficio turistico (di fronte l’unico Ostello in piazza) che ci consiglia due mete principali : Monte Alban e Hierve el Agua Cosi’ andiamo all’Hotel Rivera dove le organizzano e prenotiamo per il giorno dopo per Monte Alban (180 Pesos a testa 6 ore). La sera mangiamo nello Zocalo, i ristorantini sono molto belli e la folla ti distrae con le sue mille abitudini. Mangiamo e ce ne torniamo in albergo.
08/07/03 Martedì. Ci svegliamo e alle 11.00 siamo all’ Hotel Rivera dove ci caricano su un jeeppone e ci dirigiamo a Monte Alban! Il tragitto e’ breve e come scopriremo in futuro viaggiare con loro e’ molto…Tipico! Monte Alban si presenta su una collina, in mezzo alla Sierra Madre si assiste ad uno spettacolo mozzafiato: due vallate colorate di decine di tonalità di verde! La guida ci porta dentro il sito, il piu’ importante del Mexico centrale. Da lui apprendiamo che la Parola MEXICO sta per “ombelico della luna” (ripetere qui la spiegazione diventerebbe una cosa troppo ardua) e da questa visita apprendiamo che in Messico ci si ustiona la pelle anche con pochissimo sole! Scalare i templi, girovagare nello stadio della pelota, incontrare mille venditori che cercano di piazzarti una vera pietra maya diventa molto presto stancante… Finita la visita il ns. Amato autista ci porta a un negozio di artigianato, molto carino anche se sta visita ci sembrava un po’ troppo pilotata..Mah..Forse speranzosa di venderci un po’ di manufatti. Torniamo nel primo pomeriggio a Oaxaca dove andiamo ad abbuffarci di carne “asada”. Ci viene in mente di cercare di andare a Hierve Agua per i fatti nostri e con la nostra PICCOLA e MANEGGEVOLE guida della Lonely Planet andiamo alla stazione di 2 classe dove la leggenda narra che ci sia un pullman che ti porta di mattina presto (alle 9.00) e torna a prenderti alle 12.00. Ora, la stazione di seconda non è proprio un posto idilliaco, quindi troviamo la biglietteria che fa’ questo servizio e ci conferma l’unico pullman che sale. Ci decidiamo a predenderlo e ce ne torniamo in centro. Navighiamo un po’ in Internet per comunicare con il resto del mondo e ce ne andiamo in camera. Ci accorgiamo di esserci ustionati collo e braccia e la sera non siamo proprio freschi e riposati. Sistemiamo gli zaini dato che domani sera, dopo la gita, partiremo per Puerto Escondido e usciamo a mangiare un paio di zuppe per combattere gli acciacchi. 09/07/03 Mercoledì. Ovviamente non ci svegliamo in tempo per riuscire a prendere il fatidico pullman! Allora corriamo all’hotel Rivera e prendiamo il pacchetto comprendente 4 tappe in una gita di un giorno. La tipa si ricorda benissimo di noi e ci sistema su un pullmino di 12 posti dove un saimpatico e paciarotto messicano accompagnato da una signora tutta lentiggini ci accologono con un calorossisimo benvenuto! Partiamo. La prima tappa e’ El tule, dove c’e’ l’albero piu’ grande del mondo. Noi non sappiamo se e’ veramente l’abero piu’ grande del mondo, ma dovete vederlo! La chiesa al suo fianco senbra un fungo piccolo piccolo, il suo diametro e la sua altezza sono spopozionati a qualsiasi logica! Bisogna fare una piccola offerta per vederlo da vicino in quanto per mantenerlo bisogna portare acqua da ovunque, le sue radici distruggono muri e tutto il villaggio e’ costruito in base alle dimensioni di questa pianta…Favoloso. La guida “fuori di testa” (che parla spagnolo/inglese) ci ributta nel pulmino e partiamo per Hierve Agua. Il viaggio e’ lungo (circa 2 ore) e finisce con una arrampicata sulle montagne (dove carichiamo bambini per portarli in cima a vendere il loro artigianato). Arrivati su (circa 3.200 metri) la guida ci accompagna verso un sentiero che porta alle piscine! In parole semplici: in cima alla montagna c’e’ un buchino grosso come una moneta da cui esce acqua. Questa viene incanalata verso degli avvallamenti creando cosi’ delle piscine naturali. Poi l’acqua cadendo disegna delle cascate calcaree (sembrano rocce) che restano attaccate al versante della montagna. Noi pronti via e siamo gia’ in costume, siamo gia’ in acqua e non ci rendiamo conto cosa vuol dire essere immersi in acqua a 3000 metri! Dopo circa 15 minuti di ammollo la Rossa-tutta-pepe ci richiama all’ordine e noi ci ri-vestiamo in quattro e quattr’otto (se andate preparatevi al venticello che vi ucciderà dopo essere usciti dall’acqua..). Saliamo sul pulmino che ormai e’ primo pomeriggio. Andiamo verso la 3^ tappa: Mitla. Il sito non e’ granche’ interessante e la nostra stanchezza ci porta a riposare sotto una quercia. La fame avanza e comincia a maledire quella santa donna della guida..Che pronta come una volpe ci porta alla prossima tappa: un ristorante! Come abbiamo gia’ capito le guide devono avere qualche intrallazzo con i vari gestori…Mangiamo. Finito di mangiare ci accorgiamo di non avere soldi a sufficenza per pagare il conto (15 Ps) e li scrocchiamo alla guida che all’improvviso e’ diventata simpaticissima! Le promettiamo che appena torniamo in citta’ le avremmo restituito il maltolto..Seeeeee. Cosi’ giungiamo alla quarta e ultima tappa: TEOTITLAN! Quest’ultimo e’ un villaggio compreso in una vallata enorme, dove producono tappeti, tessili e vari prodotti solo da derivati naturali. Parliamo con un messicano che ci spiega come estrarre il colore dalle foglie dei cactus, ci fa’ vedere come si fanno i fili di cotone, come si colorano, come si fanno i tappeti! Vorremo comprargli tutto il negozio, tutti i colori…Ma come facciamo a portarli indietro… Abbandoniamo la valle e cominciamo il viaggio di ritorno, senza evitare di visitare la fabbrica del Mezcal! una buona mezz’oretta la dedichiamo all’assagio di una decina di Mezcal differenti, la nostra amata guida versa e brinda e tutti i nostri compagni festeggiano alla grande. Noi abbiamo un po’ fretta in quanto abbiamo un pullman da prendere e 11 ore di viaggio di notte! Torniamo a Oaxaca, dovremmo ridare i soldi alla guida ma quella ci fa cenno ;Alla magnana, alla magnana, Hasta luego! Noi evitiamo di dirle che alla magnana saremo a 400 Km da lei (se ci legge ora: PERDONACI!!!!) e corriamo a fare foto allo zocalo, a recuperare le valigie, a farci un panino al volo per il viaggio, a prendere un taxi (ah il traffico di Oaxaca…Andateci solo per vederlo) e volare alla stazione. Saliamo sul pullman diretto a Puerto Escondido (si ferma anche a Huatulco e Potchula). Saliamo, ci accomodiamo e cominciamo a surgelarci. 10/07/03 Giovedì. Il viaggio e’ terrificante. Strade assurde, posti scomodi (San Cristobal Colon, 1 Classe…188 Pesos) e condizionatore a manetta !. Dopo qualche ora di viaggio sentiamo delle goccioline caderci in testa. Mi sveglio. Alzo la testa. IL SOFFITTO GOCCIOLA DI CONDENSA! Soffriamo un freddo estremo, Linda comincia a starnutire. Io ho le allucinazioni. Litighiamo, ci stringiamo, vorremo tagliarci le gambe. Arriviamo a Puerto Escondido baciando per terra e abbandonati in una stazione semideserta (sono anche le 6 del mattino!!). Come al solito non ci parliamo, ci guardiamo in cagnesco e litighiamo per la decisione dell’alloggio. Decidiamo di farci portare a Playa ZIcatela che e’ la spiaggia piu’ IN di Puerto e ci facciamo lssciare al RockAway, un complesso di Cabane intorno a una piscina. 180 Ps a notte. QUELLA E’ UNA CABANA! Sembra un villaggio turistico, e dopo aver vissuto nel Mexico piu’ povero questa ci sembra un paradiso! (a parte le zanzare) Facciamo colazione in uno dei cento bar disseminati lungo quella spiaggia, telefoniamo a casa (ormai ci davano dispersi tra le montagne) e torniamo a sistemare un po’ la nostra roba. Finiamo per farci un riposino. Quando ci svegliamo facciamo un tuffo in psicina, non stiamo proprio molto bene, il viaggio ha piegato il nostro sistema immunitario e la nostra voglia di sbattimenti e’ scesa a 0. Nel tardo pomeriggio ci diamo una lavata (ah, quella cabana, quella doccia…) e finalmente ci buttiamo sulla spiaggia, sul Pacifico! Ci accorgiamo che il mare e’ troppo mosso per far e il bagno e solo i surfisti sono presenti. Cammin cammina arriviamo al porto dove decine di famiglie si gettano in mare completamente vestiti (e’ un’usanza messicana..Mah), cani randagi ovunque, barche lanciate sulla spiagge a velocità estreme.. Ci sediamo un po’ li’ a guardare quella vita, a sentire il profumo di quel posto. Possono dirci che P.Escondido e’ un posticino decantato solo dal film, un po’ “pettinato”…Noi abbiamo assaporato un’atmosfera tranquilla, pacifica. Andiamo a farci un giro nella piccola via pedonale, pienissima di negozzietti e ristoranti (da Claudio tutte le sere proiettano il film). Torniamo a mangiare a Playa Zicatela in un ristorante gestito da un italiano e andiamo a bere qualcosa al casa Babilonbia (dove Tiberio, bolognese, vi intratterrà con il suo accento)…Ce ne torniamo nella Cabana, passando per il supernercatino del villaggetto a mischiare del rhum con della Coca Cola per festeggiare lo sbarco sul Pacifico. 11/07/03 Venerdì. Durante la colazione ci facciamo consigliare da una cameriera una spiaggia tranquilla e dove le onde non sono cosi’ micidiali (Playa Carazillo). Ci andiamo, ci facciamo il bagno, ma dopo 3 ore di sole allo zenit ci arrendiamo e torniamo alle nostre amate cabane e alla piscina! Cazzeggiamo per tutto il giorno, cibandoci al supermarket del RockAway e la sera torniamo al casa babilonia…Qui il giovane italiano Alessio viene addescato da una bella signora che da tre giorni cerca di vendergli un’amaca. Lui stremato si convince e finisce per acquistare l’amaca più costosa (400 ps, sotto consiglio di Tiberio). Ora, l’ama era bella ed enorme (e’ quella beige che si vede in una foto qui a fianco)..Ma pesava almeno 10 Kg. Vabbe’ l’attacchiamo alla nostra cabana e ce la godiamo per chiudere la serata.La tranquillità del pacifco rispecchia in noi una voglia di fare niente Cosicche’ decidiamo di restare un altro giorno giusto per godercela. 12/07/03 Sabato. Colazione a base di Huevo Revuelto, sguardo ai surfisti, una bel bucato e pronti per la nostra giornata in piscina…AMACA!! troviamo un Internet Point e scriviamo un po’.Prepariamo le borse, domani si parte per Zipolite! La sera ci intratteniamo tra il casa Babilonia e una pizzeria d’asporto in Playa Zicatela.
13/07/03 Domenica. Andiamo sulla strada appena sopra la Playa dove c’e’ una specie di capolinea per i Pulmman che seguendo la costa tornano a Potchula, in direzione di Puerto Angel. Saliamo.. E finalmente ci troviamo su un vero pullman messicano, comprensivo di galline e musica tipica! In un paio d’ore siamo a Pochula, da dove si deve prendere un “taxi cumulativo” per farsi portare a Zipolite…Sapete cosa vuol dire CUMULATIVO? 7 nel taxi! Vi diamo subito un consiglio,prelevate contante a Pochula, sul mare non esistono bancomat! Il taxi ci lascia a Zipolite, al primo acchitto e’ una delusione, non c’e’ nessuno e ci ritroviamo a camminare sulla spiaggia in preda alla tristezza. Chiediamo un po’ in giro ma nessuna cabana sembra decente, finche’ non ci fermiamo al Choza, un edifico sulla spiaggia che ci da’ una doppia per soli 100 ps a notte. Ci fermiamo stremati, torniamo a Pochula per prelevare e ritorniamo. Mangiamo nello stesso ristorante. Qui conosciamo un simpaticissimo procione (era un procione) che se andava zampettando in giro e si baciava di gusto un bravo cane.Finiamo di mangiare e ci sediamo sulle sdraio. Anche li’ il mare ‘ molto mosso ma piano piano l’atmosfera ci prende e ci incamminiamo sulla spiaggia. Cammina cammina, superiamo gli scogli o ci troviamo nel paradiso! Un complesso di cabane molto rustiche ma elegantissime ricoprono quel lembo di spiaggia, alcune sul versante della montagna, altre sulla spiaggia, un localino con fiaccole al cherosene e pochissime persone. Per curiosità ci avvicianiamo alle cabane sulla spiaggia, e ce ne innamoriamo subito! Amaca enorme e all’interno una stanza da sogno. Chiediamo. 350 Ps a notte. Ci pensiamo 3 secondi. SI! Domani verremo qui! Torniamo nella stanza, ci laviamo e usciamo a vedere l’unica strada che c’e’. C’e’ qualche locale, molto desolato, solo qualche televisore acceso sulla Coppa America. Entriamo in un localino (il Buonvento )e consociamo Tiziano e Cinzia, i gestori. Italiani che si fermano farci assaggiare di tutto e ad accoglierci col solito spirito italiano! Torniamo in camera (un po’ brilli…)per dormire e comincia la lotta con le zanzariere, il caldo, e una serie di insetti indefiniti. 14/07/03 Lunedì. Ci svegliamo e ce la squagliamo! Andiamo a fare colazione dove eravamo ieri sera, prendiamo gli zaini e andiamo dal El Alchimista! Arriviamo, ci sistemiamo nella cabana e ci buttiamo in mare…Un po’ a mollo, un po’ nella cabana, un po’ sull’amaca passiamo questa giornata. Alle 16.00 apre il localino e ci facciamo un paio di aperitivi, conosciamo il pizzaiolo-bagnino-surfista, e andiamo a mangiare nella via principale. Torniamo gonfi di pasta asciutta e ci sediamo ad ammirare la notte del pacifico. Davanti a noi il mare, dietro a noi natura natura natura. Quello che abbiamo provato quella sera e’ indescrivibile. Essere dall’altra parte del mondo, il solo rumore delle onde e la sola luce della luna. Saremo rimasti li’ un sacco di tempo zitti. 15/07/03 Martedì. Colazione e mare fino alle 12.00. Poi dobbiamo lasciare la cabana dell’amor e traslochiamo nella spiaggia. Mangiamo, beviamo nelle noci di cocco. Ci annoiamo perché dobbiamo tirare fino alle 19.00 di sera per prendere il pullman per San Cristobal (12 ore, 261 Pesos) Nel tardo pomeriggio prendiamo il taxi per amdare a Potchula, Linda resta nella stazione e io vado in cerca di panini. Capito nel mercato del pesce ed evito a stento di vomitare, entro in un bar dove una simpatica signora cerca di spiegare come si dice COTOLETTA ALLA MILANESE. Quando le dico la mia provenienza si zittisce. Abbiamo l’incubo del viaggio, poi un favoloso ADO-BUS ci accoglie in tutto il suo splendore e nel solito freschetto. 16/07/03 Mercoledì. San Cristobal de Las Casas ci accoglie con la sua bellezza, i suoi colori e la sua attività. Arriviamo alla stazione e come al solito ci affidiamo alla Lonely Planet. Prendiamo un taxi che ci porta all’Hotel Martins (dietro la Plaza de Marzo, 220 Ps una doppia con bagno). Acciamo colazione proprio di fronte all’hotel e ci incamminiamo, come al solito a caso. La città ci piace da subito, e ci accorgiamo di come si differenzia il Chiapas dal resto del Messico. Il clima e’ piu’ umido e ovunque volgiamo lo sguardo ci accorgiamo di una natura piu’ “selvaggia”. Regnano gli indios che vendono i pupazzetti del sub-comandante Marcos e tutti manufatti zapatisti. Vicino alla piazza centrale (accerchiata da portici strapieni di negozi e di bancarelle dei libri usati) c’e’ la Cattedrale. Magnifica. Il colpo d’occhio di questo giallo e’ affascinante. Paragoniamo San Cristobal a Oaxaca, come bellezza di una città coloniale, ma qui ci sembra tutto un po’ piu’ pulito, meno caotico. Ci imbattiamo in un mercato tessile dove i colori esplodo su tappeti, vestiti e qualsiasi capo di abbigliamento. Studiamo anche le varie agenzie turistiche dividiamo le gite che propongono: i laghi di Montebello e il Canion del Sumidero. L’Agenzia di fronte l’albergo ci offre il prezzo più conveniente e scegliamo di visitare i laghi (che oltretutto sono sul confine Messico-Guatemala, ma se possiamo consigliarrvi, andate per il Canion, testimonianze lo danno per vincente).
17/07/03 Giovedì. La mattina ci svegliamo e saliamo sul solito pulmino a 12 posti con un messicano alla guida piccolo e tarchiato. Ci dirigiamo verso i laghi e ammiriamo tutto il verde del Chiapas (e una marea di soldati in ogni dove, si vede che anche se non lo dicono, il fronte zapatista e’ sempre sul piede di guerra) Quando entriamo nella zona dei laghi dei simpaticissimi gruppi di indios tirano delle corde da una parte all’altra della strada per bloccarci e cercare di venderci il solito artigianato. Mah. Entriamo nei laghi, l’autista ci lascia girovagare nei primi laghi, poi si ferma su un ponte che ne attraversa uno e ci invita a ribeccarlo dall’altra sponda su alcune zattere. Alcuni di noi vanno, altri no (noi no… Ma ci e’ dispiaciuto non provare anche la zatterata). Cosi’ il pulmino ci porta sull’altra sponda per recuperare i naufraghi e farci acquistare dalle bancarelle locali. Ci porta nel piu’ grosso lago della zona dove ci si puo’ fermare a mangiare qualcosa (ma ormai siamo diventati bravissimi e prima di ogni gita ci prepariamo panini). Così mangiamo e passeggiamo finchè andiamo a svegliare il piccolo autista che si era leggermente appisolato nel furgoncino. Nel tornare ci fermiamo al sito di Comitan, con il solito enorme interesse ci arrampichiamo su piramidi, scaviamo nella storia degli antichi, e ci fermiamo sotto una frasca a riposare. Durante il tragitto di ritorno ci capita l’avventura più bella del Messico: eravamo tutti sul pulmino, il conducente con la sua musica e noi mezzi appisolati, quando una pattuglia della polizia (a mitra spianati ovviamente) ferma l’allegra brigata. La faccia del nostro autista già cambia. Scende. Parlotta coi bravi tutori della legge. Torna a prendere dei documenti e ci rassicura che Va todos Bien. Dopo un lungo conciliabolo torna con il suo nuovo amico poliziotto che lo fa sedere dietro e si mette lui alla guida. Il giovane intrepido studia il cruscotto, le marce, poi si gira e gli dice che forse e’ meglio che l’autista faccia l’autista. Cosi’ riprendiamo il viaggio di ritorno con questo nuovo amico fra di noi. Ci fermiamo a un deposito di furgoni. Il nostro autista scende. Ormai dal suo viso trapela tutta la sua depressione, deve lasciare li’ il suo furgone e del suo futuro non ne sa molto. Ci caricano su un altro furgoncino (stretto e strapieno di gente)e, dopo aver ringraziato comunque di cuore il nostro amico pilota partiamo. Ancora oggi ci chiediamo che cosa gli abbiano fatto a quell’omino e soprattutto perche’. Torniamo a San Cristobal che e’ metà pomeriggio, girovaghiamo un po’, ci imbattiamo in qualche zocalo piu’ piccolo, visitiamo qualche mercatino comunale e ci becchiamo un po’ di pioggia. Compriamo i biglietti per Palenque per la mattina dopo e torniamo in albergo.La sera, dopo mangiato, giriamo per cercare un locale (dopo che ci avevano riempito di inviti), ma torniamo in albergo abbastanza presto. In Messico non e’ che abbiamo fatto orari come in Italia, la sera non siamo mai andati a letto particolarmente tardi, le fatiche giornaliere si facevano sentire! 18/07/03 Venerdì. La mattina ci svegliamo, facciamo qualche foto alle vie e ce ne andiamo alla stazione che alle 10.00 abbiamo il pullman per Palenque (4 ore, 70 pesos, la compagnia e’ nuova, TRF) Arriamo a Palenque alle ore 14.00 dopo un viaggio tutto curve. Come al solito litighiamo alla stazione degli autobus per decidere cosa fare, alla fine la Lonely Planet ci salva come al solito e troviamo un alberghetto (Posada Kin, 170 Ps) in una traversa della via principale. Sottolineamo subito che la città di Palenque e’ veramente brutta: c’e’ solo uno stradone, negozi e negozietti e tutte piccole traverse. La strada finisce in una specia di piazza (dove ovviamente c’e’ un mercato di artigianato!). Questa città in effetti serve solo come dormitorio ai visitatori delle famosissime rovine di Palenque, nostra meta principale per questa tappa oltre a Agua Azul . In albergo ci organizziamo la gita che ci porterà alle rovine e a quella famosa serie di cascate che tanto ci hanno decantato. Chiudiamo la giornata facendo la via principale una decina di volte, Linda acquista un paio di amache di Yuta (sotto consiglio del negoziante sono le migliori e le più leggere, mica come il peso piuma di Ale!) Mangiamo e ce ne torniamo in albergo. 19/07/03 Sabato. Sveglia, colazione e partenza su uno dei soliti pulmini che fa da spola a piu’ alberghi e ci porta alle rovine di Palenque che sono poco distanti dalla città. Abbiamo notato, per chi volesse andarci, che esistono molte casette prima dell’ingresso alle rovine, magari li’ e’ piu’ bello dormire essendo il tutto immerso in una foresta enorme. Facciamo una lunghissima fila per acquistare gli ingressi (37 ps) e muniti di guida ( Sempre Lonely) entriamo. Noi non siamo una coppia particolarmente affascinata dall’archeologia, dal mistero e dalla storia..Ma quando vedrete queste rovine! La cosa piu’ bella e’ il fatto di essere in mezza alla natura piu’ completa, da cui spiccano queste piramidi, queste edifici, e si sentono in lontananza tucani e altri esseri cantare! Cominciamo a studiare gli edifici, a arrampicarci su e giu’, a girare intorno, a leggere e a cercare di non perderci. Il Palazzo, il Tempio delle Iscruzioni, il Tempio del Sole, tutti edifici imponenti e mantenuti ancora bene. La nostra visita ci porta a imboccare dei vialetti che si addentrano nella foresta pluviale. L’umidità è a mille, le zanzare girano implotonate, e la musica degli uccelli (sentiamo da una guida di un gruppo di simpaticissimi romani che quelli che si sentono sono tucani) è straordinaria. Continuiamo a camminare, le stradine ci portano a piccole rovine, a gruppi di edifici minori, a cascate e ruscelli naturali, a passare in mezzo a albero giganteschi. La strada poi ci porta all’uscita e cosi’ facciamo una breve merenda, aspettiamo i nostri compagni d’avventura e il pulmino (che arriva con un ritardo mostruoso) e ripartiamo alla volta delle cascate di Misol-Ha. Qui abbiamo 30 minuti di tempo, giusto per seguire la stradina a piedi e impatterci in 35 metri di cascate che cadono in un fazzoletto d’acqua dove decine di messicani (come al solito vestiti) si fanno il bagno e si lanciano a kamikaze. La strada ci porta a passare soto la cascata e ad ammirare la bellezza di esserci dietro. (vedi foto). Comincia a piovigginare e l’autista ci ributta nel camioncino. Partiamo per Agua Azul, un insieme di cascate che attraversano tutta l’area forestale Nord del Chiapas. Si chiamano cosi’ (Acque Azzurre) per il loro colore turchese. Quando arriviamo scopriamo che il nostro conduttore fa anche il cameriere al ristorantino che c’e’ all’ingresso (vedi riferimento ai doppi lavori delle guide). Mangiamo e ci incamminiamo verso le cascate. Praticamente c’e’ una strada che sale sulla sinistra di questo fiume, da cui si puo’ ammirare il panorama creato da queste bellissime acque. Di Azul, c’e’ ben poco, il tempo e’ un po’ grigiastro e ci dicono che il loro colore piu’ bello lo prendono in primavera. Continuamo a salire, ci sono decine di bancarelle su questa strada, alcune vendono delle frittelle strane che ben presto asseggeremo. Nelle cascate i soliti messicani (ah, era domenica, era strapieno di gente, evitate la domenica per andarci) Arriamo molto in cima, dove ci sono alcuni laghetti, e comincia a piovere. Torniamo verso il pulmino e aspettiamo la partenza. Tornati in albergo recuperiamo i nostri zaini (ormai diventati piu’ grandi di noi), ci cambiamo nella “hall” e ce ne andiamo a piedi alla stazione. Qui ci attende il pullman che ci porterà a Campeche alle 21.45, (168 ps) che dovrebbe arrivare alle 6 del mattino. La tappa di Campeche l’abbiamo aggiunta sacrificando qualche giorno a San Cristobal e dal futuro mare caraibico, per il gusto di dire che siamo stati anche nel mare del Golfo del Messico. Saliamo sul pullman (nei primi posti, non fatelo mai, ogni luce vi arriverà direttamente in faccia). 20/07/03 Domenica. Alle 4.00 di notte il pullman si ferma e l’autista si alza dal suo posto al grido di CAMPECHE !!! Noi ci svegliamo, guardiamo l’ora e scendiamo a scaricare gli zaini. Entriamo nella stazione mezzi addormentati, non abbiamo nemmeno la forza di fare la nostra solita litigata. Guardiamo la guida, beviamo un caffe’, una coca. Una ragazza francese ci chiede se conosciamo qualche ostello, le prestiamo la guida e poi se ne va. Noi intanto telefoniamo a casa (tanto li’ e’ giorno). Decidiamo per un albergo, telefoniamo per chiedere se hanno una stanza libera e ci dicono di si’. Usciamo prendiamo un taxi per l’albergo. Ci sistemano in una camera abbastanza scadente (Albergo Colonial, 175 PS), dove c’e’ un ventilatore che fa troppo casino. CI svegliamo nel buio piu’ completo e ci accorgiamo che e’ mancata la corrente. Ci vestiamo e l’albergatore ci fa capire che non c’e’ corrente e non puo’ tenerci li’. Gli lasciamo gli zaini e andiamo alla ricerca di un posto per dormire,e per dare una prima occhiata a questa Campeche.Facciamo colazione in un posticino molto familiare e anche li’ manca corrente, e ci dobbiamo arrangiare. Ci ritroviamo nello Zocalo, molto bello e ben tenuto (Cmapeche e’ stata premiata nel 1999 con il premio Patrimonio dell’Umanità) e ci accorgiamo di un Ostello ad un angolo della piazza. Saliamo e subito ci piace. Hanno addirittura una doppia (110 Ps a notte), Internet, la cucina e la lavanderia! Sentiamo gia’ il richiamo della lavatrice, cosi’ corriamo a prendere la nostra roba e torniamo nell’ostello. (ah, si chiama Monkey Hostel). Qualcuno è nel salone a leggere sull’amaca, qualcuno gioca a carte e qualcuno va sul tetto a fare chissà cosa. Noi ci sistemiamo e rovescimo i sacchi della roba sporca, monopolizziamo tutta la lavanderia (provochiamo anche un paio di inondazioni) e continuiamo la nostra giornata a cazzeggiare in Ostello.Usciamo nel tardo pomeriggio e scopriamo una Campeche con due volti: quello lontano dalla costa molto Messicano, con le sue tipiche vie, edifici e lo stesso zocalo, poi si passa sulla costa (e’ tutto un lungomare e non esistono punti dove potersi fare il bagno) e ci troviamo con una modernità un po’ stonata. Palazzoni di vetri, centri commerciali, uno stradone tagliato da palme.La sera usciamo per cena, ci facciamo un giro ma il tempo non si mette un granchè cosi’ torniamo nel salone multinazionale dell’ostello a mangiarci pop corn e a guardare dal balcone cosa succede nello Zocalo. 21/07/03 Lunedì. Il mattino ci sveglia con un tiepido sole, cosi’ decidiamo di prendere in affitto le biciclette dell’ostello e farci tutto il lungomare. Prima andiamo alla stazione degli autobus (bellissimo, in bici senza freni e in mezzo a mercatini). Qui scopriamo che da Campeche non c’e’ nessun pullman diretto per Tulum (nostra prossima tappa, CARAIBIII ) e che dobbiamo cambiare a Merida, quindi prendiamo i biglietti per il primo pullman delle 8.00 . Pedaliamo fino al mare e da qui andiamo verso nord, risalendo un po’ di Golfo del Messico. Il cielo comincia a scurirsi e manco a dirlo si mette a piovere. Ci ripariamo, beviamo qualcosa e quando smette ci facciamo qualche altro chilometro in bici. Torniamo in ostello e decidiamo di sfruttare la cucina, facciamo un pò di spesa e tornaimo su per litigare con una inglesina su chi doveva o non doveva usare il tavolo della cucina. Mah. E’ pomeriggio tardi, ci laviamo, raccogliamo i panni asciutti e usciamo epr cena, ma decidiamo di mangiare in un parchetto con una pizza da asporto. Passeggiamo un po’ nel centro e torniamo in Ostello.
22/07/03 Martedì. Usciamo presto, acchiappiamo un taxi al volo e andiamo alla stazione. Pullman per Merida, (2 ore, 86 Ps) e poi alle 13.00 da Merida per Tulum (5 ore, 126 Ps). Qui ci capita un’altra bella avventura. Dopo un paio di fermate l’intrepido autista scende dal pullman, smanetta con qualcosa e riparte. Alla fermata di Valladolid decide di farci scendere tutti, chiamare un meccanico. Capiamo che non funziona l’aria condizionata. Vabbe’, diciamo noi e chiediamo all’autista se si puo’ andare avanti senza. Lui sorride, “Mucho Calor” dice, e aspettiamo di cambiare il pullam. Cosi’ dopo questa pausa che ci ha fatto perdere una buona oretta riprendiamo il nostro viaggio. Arriviamo a Tulum Puebla nel tardo pomeriggio e prendiamo un taxi per farci portare nella zona Hotelera, dove ci sono tutte le cabane sulla spiaggia. Il taxi (che ci impiega 20 minuti) ci porta su questo stradone e ci lascia a delle cabane di cui avevamo letto sulla Guida. Ma e’ tuto pieno, agosto comincia ad arrivare e i posti scarseggiano. Riprendiamo un taxi per tornare indietro dove ci sembrava che ce ne fossero di più. Cosi’ cerchiamo e cerchiamo e ci fermiamo prima del villaggio Diamante K, dove ci sono pochie cabane diroccate, un cagnolino piccollissimo e due ragazzi che si stanno mangiando del pesce su una griglia. Linda si innamora del cane, i due parlano con Alessio, contrattano per 100 Ps a notte e gli danno il loro benvenuto con della Caca de Molo (non possiamo dirvi cos’e’, chiedetela). Cosi’ Ale e Lilla conoscno Juancarl e Fidel, Fidel e’ il proprietario di queste cabane, Juancarl e’ il suo socio che porta in giro la gente sulla spiaggia a fare dello snorkeling. Le cabane sono un po’ dei ruderi, senza luce ne’ acqua, il bagno in comune non e’ tenuto benissimo ma loro ci sono simpatici, e poi eravamo stanchi. Chiacchieriamo un po’ con Juancarl che conosce l’italiano e ci facciamo una passeggiata sulla spiaggia. Cala il sole e torniamo indietro, tentiamo di farci una doccia ma il bagno fa’ troppo schifo e lasciamo perdere. Ci accorgiamo di essere completamente al buio, senza nessuno in giro. Vediamo una luce sulla spiaggia e per nostra fortuna è un ristorante. Hanno solo pesce, ma noi ci buttiamo sul solito ovetto revuelto. Torniamo alle cabane, al buio, e troviamo dei simpaticissimi animaletti che gia’ girano tra le nostre cose. Giochiamo un po’ col cagnetto, che bussa anche alla nostra cabana, e ce ne andiamo a dormire, lasciando una candela accesa e cercando di non pensare a sporcizia/animali.
23/07/03 Mercoledì. Il giorno dopo ci svegliamo. Il sole e’ a picco e solo ora ci accorgiamo di dove siamo: CARAIBI MESSICANI! Scendiamo nella spiaggia e ci fermiamo in un villaggetto (gestito da un italiano ovviamente) a fare colazione. Siamo usciti solo con costume, maglietta e immancabile zanetto. Non siamo piu’ tornati. Durante la colazione i nostri occhi si aprivano, ci siamo dati una lavata nei bagni del villaggio e ci siamo buttati in acqua! Vorremo dire, a chiuque non ci è mai stato, cos’e’ quella sabbia, quelle acque! La sabbia si manipola come il das, e’ bianca e pesante. L’acqua ha talmente tanti colori che non si riescono a contare. Cosi’ camminiamo, ci facciamo il bagno, incontriamo pochissime persone, e dopo un po’ arriviamo alla fine della spiaggia (una 15ina di chilometri a piedi) dove iniziano le famose rovine di Tulum. Noi restiamo sempre in spiaggia, un po’ in acqua, un po’ a rotolarci nella sabbia. Troviamo un ristorantino dove magngiamo qualcosa. Sono le 3 del pomeriggio, sentiamo che il sole sta provocando uno strano effetto sulla pelle e ci incamminiamo verso le cabane. Intorno alle 5 arriviamo. Ustionati, disidratati e stanchissimi. Qui conosciamo Stella e Stefano, due ragazzi di Bari,che saranno i nostri compagni di avventura nell’ultima parte di questo viaggio. Chiacchieriamo con loro, ci conosciamo e ci raggiunge un messicano che vende amache. Lui e’ molto gentile e molto meticoloso nel suo lavoro. Lui e’ di Merida (patria delle amache messicane) e ci spiega un po’ di tutto. Linda fa’ vedere i suoi acquisti di Palenque, e lui glieli scambia per altre di vera vera vera Yiuta. Ora, vi ricordate l’acquisto di Alessio a Puerto Escondido? Ale lo tira fuori e lui comincia a ridere. L’amaca e’ di plastica, pesante e troppo cara. Lui la scambia con una di uguali dimensioni ma di Yuta (100 volte piu’ leggera e resistnte). Ci spiega che la yuta oltre ad avere proprietà di resistenza e leggerezza permette anche a chi la usa di salirci con scarpe, cinture che tanto non si rompe. La vera yuta e’ ruvida al tatto, fateci caso quando la comprate. Cosi’ salutiamo il nostro amico e ci prepariamo per la serata. Prendiamo un taxi per Tulum Puebla e ci fermiamo a mangiare in un ristorante italiano, vogliosi di pasta, ci facciamo un giro per la città, che non e’ un granche’, ma almeno c’e’ luce! Torniamo nlle cabane, con una febbre da giornata di sole, salutiamo tutti i cani della zona e ce ne andiamo a dormire, dopo aver scacciato tutti gli insetti.
24/07/03 Giovedì. Alle 10.00 del mattino veniamo svegliati da strani ruomori fuori la cabana, usciamo e troviamo Fidel e Juancarl che stanno facendo colazione a base di pesce alla griglia, birra e caca de molo! Ci dicono che “Esta, es la colazion del campion!” e ce ne offrono. Si svegliano con noi Stella e Stefano che si uniscono alla festa e ci fanno i complimenti per le nostre ustioni. Noi siamo a pezzi, il sole di ieri ci ha stesi e cosi’ decidiamo di andare a visitare le rovine. Prendiamo un taxi che rifà tutta la strada della costa e ci lascia davanti le rovine. Ora, le rovine non sono un granché , pero’ la loro posizione sul mare e’ spettacolare. Torniamo nel pomeriggio nelle cabane dove ritroviamo tutti radunati ai loro posti. Chiacchieriamo fino a tarda sera e poi decidiamo di uscire con Stella e Stefano per mangiare qualcosa su a Puebla. Ce ne andiamo in un ristarantino molto tipico e, mentre ci guardiamo la finale della Coppa America mangiamo. Torniamo in tarda serata e tutti i cani di Fidel ci accolgono (poveretti erano soli e al buio). Stiamo a chiaccherare cercando di riavvivare il fuocherello che qualcuno aveva lasciato ma con scarsi risultati. Domani mattina si parte per l’ultima tappa, Isla Mujeres, e verrano con noi anche Stella e Stefano. 25/07/03 Venerdì. Sveglia presto e partenza per Cancun, da dove prenderemo il battelo per l’isola. I pullman partono ogni ora (2 ore, 44 Ps, passando anche per Playa del Carmen) . Arriviamo a Cancun (una metropoli ultra moderna, ormai il Messico vero se ne andato, qui c’e’ aria di Stati Uniti…)Dobbiamo prendere un pullman per Puerto Juarez da dove prenderemo il traghetto (20 minuti, 35 Ps). Arriviamo Isla Mujeres nel primo pomeriggio. Scendendo dal traghetto veniamo assaliti da un centinaio di Messicani che ci invitano nelle loro posade. Si capisce subito che l’isola e’ molto ma molto turistica. Stella e Stefano si fanno convincere da un “urlatore” che ci porta alla Posada Mujeres (180 Ps). Carina, un edificio tra le due vie principali. Questa e’ per noi l’utlima tappa, quindi vogliamo goderci il mare, girare tra le vie “americanizzate” e piene di negozi e stare la sera in giro. Ci sistemiamo nell’ultima stanza della vacanza e ce ne andiamo in giro. Siamo sulla punta dell’isola e le vie si intrecciano tra loro e ti riportano o sulla playa principale (Playa Northe, piena di ombrelloni e gente, mica Tulum…Sigh) o sulle due vie principali. In giro e’ pieno di gente, si sente parlare piu’ inglese che spagnolo. Facciamo un aperitivo in uno dei tanti posti e torniamo all’albergo. Stella e Stefano si uniscono a noi per la cena e cosi’ ce ne andiamo anche di sera in giro.
26/07/03 Sabato. Ci svegliamo e cerchiamo subito di andare dall’altra parte dell’isola a cercare una spiaggia meno isolata delle Northe. Prendiamo un autobus (quando saliva su dei dossi ti sfasciava ile chiappe !) che attraversa l’isola, scoprendo che il resto della costa eì colonizzato da villaggi turistici. Cosi’ torniamo indetro e ce ne andiamo sulla spiaggia, ci buttiamo su un paio di sdraio e ci godiamo il mare (comunque parliamo sempre di mare caraibico) a guardare Cancun. Dopo un po’ arriva lo “sbirro” delle sdraio e prima ci fa alzare, poi cerca di comprarmi il mio Swatch per 50 $ …Mah. Torniamo nell’albergo nel tardo pomeriggio e troviamo Stella e Stefano in compagnia di un loro amico che li ha appena raggiunti. Ci laviamo e poi usciamo tutti insieme mangiare. 27/07/03 Domenica. Ora vi e’ dato sapere una cosa: oggi e’ l’ultimo giorno in Messico. Lo sottolineiamo perche’ noi ce ne eravamo dimenticati. Così la giornata procede regolarmente, spiaggia, negozietti, e poi tutti e 5 ci organizziamo una gita in barca per il giorno dopo…Tornando in albergo stiamo un po’ a chiaccherare, erano ormai le 6 del pomeriggio quando qualcuno dice che oggi e’ il 27. No, diciamo noi, oggi e’ il 26…Poi un fulmine attraversa i nostri due piccoli cervelli, la conoscenza si fa avanti. No. DOMANI ABBIAMO L’AEREO da Cancun? Oddio. I regali? Le foto a Isla Mujeres (le foto qui di fianco non dimostrano per niente la nostra presenza in tale isola). Corriamo disperati nei negozi a comprare tutti i regali, usciamo a mangiare con una tristezza. CI guardiamo e ancora non ci crediamo. Nooooo!!! Vabbe’, finiamo la sera chiudendo gli zaini, mettendoci le robe per tornare a casa, ci aspetta un viaggio estremo domani. Andiamo a letto tristissimi, dopo quasi un mese lontani da casa, scopriamo che non vogliamo per niente tornare. 28/07/03 Lunedì. Ci svegliamo presto, cerchiamo di salutare i nostri amici ma ronfano alla grande. Prendiamo il primo traghetto che ci riporta a Puerto Juarez, prendiamo un taxi per l’aeroporto, imbarchiamo i bagagli e girovaghiamo un po’. Ci aspetta un volo di 1,30 H per Miami. Uno scalo di 4 ore li’ (allucinante il numero di perquisizioni in quell’ aeroporto) rischiamo di non prendere l’aereo per Madrid. Altre 8 ore di volo su un Beoing strapieno di gente. Linda dorme, Ale guarda tutti i film e i 3 tramonti che scorrono fuori dal finestrino. Arriviamo a Madrid che non sappiamo né che giorno né dove siamo, ma solo che dobbiamo stare lì 5 ore. Dormiamo in piedi, il fusorario ci ha dato una legnata terribile. Ci perdiamo nell’aeroporto, veniamo salvati dall’immigrazione e ci imbarchiamo per Milano. Volo vuoto, poche persone. Dormiamo con la testa che ciondola. Arriviamo a Milano che e’ primo pomeriggio (doveva essere il 29/0703). Scendiamo, le nostre famiglie ci aspettano, in fondo siamo contentissimi di vederli. C’e’ un piccolissimo inconveniente, i nostri zaini sono rimasti a Miami. Il sito del nostro viaggio! www.Alelilla.Net\messico\index.Htm