L’Isola Grande in venti giorni
01/08/05 L’Avana La sveglia è presto al mattino. Siamo curiosi di scoprire la città e comunque farebbe troppo caldo per restare ancora al letto. E’ una città davvero affascinante, case coloniali color pastello, case diroccate ma bellissime, gente a non finire per le strade, o che sta fuori della porta, o che ripara la macchina, bambini che giocano. Vecchie macchine americane tenute benissimo, musica ovunque, bici-taxi in cerca di clienti. Un giro senza meta godendoci a bocca aperta ogni vicolo e poi il capitolio National, la Catedral, e le meravigliose plaza Veja e plaza des Armas. Per finire, una passeggiata lungo il Malecon. Nella mattina ci siamo avventurati anche alla ricerca di una banca. Piccolo particolare, le banche non hanno tutte gli stessi orari, oppure non li rispettano, e spesso manca il collegamento con i circuiti per poter ritirare con la carta di credito (tra l’altro la commissione è molto alta). Abbiamo concluso che la cosa migliore è portare gli euro e cambiarli lì.
La sera siamo esausti e ci fermiamo a cena a plaza della Catedral all’Avana Veja, a suon di salsa. Il posto è elegante, unico ristorante “in” di tutto il viaggio, e la cena è ottima. Come previsto il conto è salato: piatto enorme di pesce alla griglia, aragosta, riso con fagioli, pollo e gamberi in salsa, 50 $. L’Avana è una città meravigliosa e nonostante il caldo promettiamo di continuare a visitarla al ritorno del viaggio, prima della fine. Meglio non pensare a quel giorno.
02/08/05 L’Avana – Trinidad Sveglia alle 7.30. Ancora una passeggiata e qualche foto per il Centro Avana .
Abbiamo il pullman per Trinidad alle 13.00 e bisogna essere alla stazione degli autobus Viazul un’ora prima della partenza.
I pullman sono comodi e puntualissimi. Normalmente non ci sono problemi per i posti ma visto che si può prenotare senza dare nessun anticipo consigliamo di farlo.
Arrivati a Trinidad troviamo tantissimi cubani con cartelli e foto delle loro case particular. Non bisogna avere fretta di sceglierne una, ce ne sono diverse e alcune sono davvero meravigliose, soprattutto quelle coloniali lungo la via principale J. Menendez.
Trinidad è il piccolo gioiello cubano. Capiamo perché è stata dichiarata nel 1988 patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Vie acciottolate, case coloniali colorate e ben restaurate, con le sedie a dondolo dentro e bambini curiosi che ti guardano passare da dietro le grate.
Chiese maestose, calessi che girano ovunque e poi la Plaza Major, cuore del casco historico (centro storico). E’ il luogo più bello di Trinidad, con una lunga scalinata dove la sera in un bar in cima che si chiama la Casa della Musica suonano, cantano e ballano con ritmi latino americani e africani. Inutile scadere nel banale e parlare della bravura e bellezza dei ragazzi e delle ragazze cubane. L’unico inconveniente di Trinidad è che c’è più turismo e la gente è leggermente più assillante. E comunque c’è da considerare che a Cuba il turista è visto come un pesos convertible camminante questa è la realtà.
Ci siamo sistemati nella casa di Mercedes Albalat Milord – Josè Martì – # 330 e/ Simon Bolivar y Fco J. Zerquera, 25 $ con colazione compresa. Una famiglia che c’è rimasta particolarmente nel cuore sia per la simpatia che per l’ottima cucina. Una doccia, passeggiata per le vie schivando gli infiniti jineteros che propongono “langosta”, cena deludente in un paladar e giretto in piazza per ascoltare un po’ di musica sorseggiando un mojito. E poi a stamparci sopra il letto per la stanchezza. 03/08/05 Trinidad Un pacco di biscotti e una bottiglia d’acqua in una bottega, dove vendono pochissime cose. In tutta Cuba è così… Prendiamo un coco taxi che costa ben 4 pesos convertible solo per l’andata. Gli spostamenti sono molto costosi e durante il viaggio richiederanno sempre di cercare persone con cui condividerli. Cosa comunque piacevole perché conosci moltissime persone.
E via finalmente andiamo verso il mare, che emozione! Le spiagge si trovano a circa 10 Km dalla città e quelle che abbiamo visitato sono state Playa Ancon e Playa Aguilar. La prima purtroppo distrutta dall’uragano Dennis, passato una ventina di giorni prima del nostro arrivo, e quindi impraticabile. La seconda una splendida spiaggia piena di mangrovie dove ci si può dilettare con lo snorkelling. Ed è proprio su questa spiaggia che conosciamo Rosalba e Mauro 2 ragazzi di Milano e la spettacolare Marta, una bambina di 20 mesi. Anche loro viaggiano con zaino in spalla e autobus. Trascorriamo la giornata al mare e poi al ritorno, dopo aver spinto il coco taxi che aveva un problema al pistone, finalmente una succulenta cena da 10 e lode nella nostra casa. Il cibo cubano a base di gamberi, aragosta, carne di maiale, pollo, riso bianco con fagioli e frutta esotica non è male ma è poco vario e spesso surgelato… 04/08/05 Trinidad La mattina, girando un po’ per Trinidad senza meta, incontriamo casualmente Rosalba & Co. Decidiamo così di evitare i collectivos, che offrono escursioni programmate a cifre elevate, e prendere un taxi particular, illegale quindi meno costoso, per fare un giro nei dintorni. Il Mirador è un punto panoramico a pochissimi chilometri di distanza, che offre delle belle vedute e nel piccolo chiosco si possono assaggiare delle spremute di canna da zucchero. Manaca Iznaga è una tenuta fondata dagli spagnoli nel 1750 con una torre alta 44 m utilizzata per sorvegliare gli schiavi mentre lavoravano nelle piantagioni di canna da zucchero e tabacco. Nel piazzale c’è un’enorme campana che serviva a radunarli. Dalla torre si possono scattare delle foto molto “verdi”. Mauro si è comprato una bella guayabera, un’elegante camicia bianca pieghettata, a soli 10 pesos. Per questo giro non ci si mettono più di due ore. Alla fine, vista la temperatura opprimente, chiediamo di essere portati in un fiume per rinfrescarci un po’ ed è stata davvero un’ottima idea.
Più tardi, dopo un’ennesima ottima cena alla nostra casa particular io e Cristiano andiamo alla Casa della Musica per un mojito e un ron a suon di salsa in un clima festoso con tanta semplicità.
05/08/05 Trinidad Avevamo deciso di partire per Camaguey ma ci concediamo un’altra giornata alla Playa. La mattina il mare è limpido ma nel pomeriggio, piccola delusione, l’acqua diventa un po’ torbida e non si riesce a vedere più con la maschera. La sera ceniamo in un paladar niente male,Sol y Son, e poi ci raggiungono Rosalba & Co. Anche loro domani partono alle 8 e hanno la stessa nostra destinazione. Hanno già prenotato furbamente i posti all’agenzia Cubatour, noi invece dobbiamo arrivare un’ora prima della partenza per fare i biglietti.
Ci dispiace un po’ lasciare la famiglia di Trinidad, e lo scriviamo anche nel loro libro d’oro dei turisti, ma siamo anche pronti per scoprire una nuova città. Tutta Trinidad ci mancherà.
06/08/05 Camaguey Sveglia alle 6.30.Albalat ci ha preparato dei panini con formaggio, da vero lusso, per portarli in viaggio. Prendiamo il Viazul senza problema di posti e dopo poco arrivano anche Alba & Co. Marta, nonostante l’ora, ha una faccia molto vispa e ci chiediamo cosa potrà mai combinare sull’autobus visto che sono ben 7 ore di viaggio. E’ stata splendida. Si vede proprio che è una bimba abituata a viaggiare.
Arriviamo e ci sistemiamo in una casa particular, senza far molto caso questa volta alla sistemazione tanto rimarremo solo per una notte. Camaguey è uno dei quattordici capoluoghi di provincia cubani. E’ la terza città dell’isola come grandezza e importanza, dopo l’Avana e Santiago de Cuba. Posiamo gli zaini e andiamo subito a visitare la città bollente. Plaza del Carmen, Plaza de lo Trabajadores la chiesa de la Mercede e la caratteristica Plaza san Juan de Dios che è la più famosa di Camaguey .Gli edifici sono tipicamente spagnoli e color pastello. E poi il mercato Agropecuario. Un quadro di mille colori, di frutta esotica, carne sui banconi esposta dalla mattina e con quel caldo ormai maleodorante, gente ovunque e poi…Banane e banane di ogni specie e dimensione. Ecco perché ne mangiamo così tante da quando siamo arrivati a Cuba! Ci incamminiamo per andare a bere una birra all’ombra e si avvicina un ragazzo per chiederci se siamo italiani. In un primo momento pensiamo che ci chiederà come di routine se abbiamo bisogno di una casa.. O di un taxi.. O di una discoteca…Invece scopriamo che ha solo tanta voglia di parlare in italiano perché lo studia da due anni e soprattutto di confrontarsi con altre culture e viaggiare un po’ con la mente visto che non ha altre possibilità. Non è affatto soddisfatto del socialismo. J. È’ però cosciente del fatto che a Cuba sono fortunati ad avere un’istruzione e una sanità pubblica che funzionano molto bene, ma ribatte che è inutile imparare cose che non si possono mettere in pratica. Lui ad esempio è laureato in Psicologia e preferisce lavorare al mercato perché in rapporto alle ore riesce a guadagnare più che all’Università come assistente. Ci dice che infatti tanti avvocati e medici invece di esercitare la loro professione fanno ad esempio i tassisti abusivi così da guadagnare molto di più (un avvocato guadagna 8 $ al mese contro i 15 che si possono prendere con una corsa in taxi …). Insomma si sente oppresso e completamente fuori dal mondo. Alla fine di questa passeggiata insistiamo per offrirgli un gelato, e dopo diverse resistenze accetta. La sera birra in un locale all’aperto dove stavano cucinando alla brace un maialino intero, giro al centro e a letto in un bagno di sudore.
07/08/05 Holguin Dopo circa 4 ore di autobus arriviamo nel pomeriggio alla stazione di Holguin. Qui doveva aspettarci la signora della casa particular consigliataci a Camaguey. Di lei neanche l’ombra. Piove a dirotto e decidiamo di prendere un taxi particular dividendolo con altri due italiani di Pisa Vincenzo e Francesca e arriviamo alla nostra casa.
Un giro per Holguin, che non abbiamo trovato particolarmente interessante, e di nuovo un incontro con i pisani con i quali ci rendiamo conto che tutte le spiagge che vogliamo andare a vedere sono distanti da Holguin. Resta infatti la solita soluzione, da noi a priori scartata, di andare in un resort all inclusive a cifre esorbitanti e con atmosfere tutt’altro che cubane.
La sera cena nel paladar La Ternura, consigliato dalla lonely, per gustare un ottimo pollo con il sugo, e passeggiata in piazza fra i vari jinetero che cercano a tutti i costi di rifilarci una discoteca. Non ci riescono, è tardi e domani dovremo alzarci molto presto. Infatti abbiamo deciso di trasferirci a Gibara , un piccolo paesino di mare circa 35 Km da Holguin, che potrebbe soddisfare le nostre esigenze marine…Forse! Appuntamento in Parque Central per domani mattina alle 8,30.
08/08/05 Gibara Ore 9.00 Taxi da Parque Central per Gibara 25 $. Un’ora e siamo già arrivati. Il paese è molto tranquillo e riusciamo a trovare una bellissima casa particular in stile coloniale. Sistemiamo i bagagli e proseguiamo per il molo per raggiungere Playa Blanca. Il battello-taxi parte circa alle 12.30 dal molo e viene a riprenderci intorno alle 16.30. La spiaggia è quasi deserta, a parte altre due coppie e una simpatica famiglia di cubani. La sabbia non è bianca bensì dorata ma comunque bellissima, l’acqua è cristallina ma purtroppo senza pesci. Qui siamo riusciti ad avvistare un colibrì, una piccola iguana e la pelle di un serpente che dai resti non sembrava essere di piccole dimensioni. Ci siamo messi d’accordo con Pedro il tassista, domani ci verrà a prendere verso le 9.30 per andare a Playa Caleton, una spiaggia frequentata dai cubani vacanzieri.
E poi la sera, passeggiando per le strade buie, sbirciamo curiosi all’interno delle loro case. Nel torpore della calura estiva, per niente infastiditi al nostro passaggio, ci guardano anche loro con curiosità cullandosi sulle onnipresenti sedie a dondolo. 09/08/05 Gibara Piccolo problema con la banca. Non cambiano con la carta di credito e la banca più vicina è ad Holguin. Ci mettiamo d’accordo con i gestori della casa particular, disponibilissimi, e decidiamo che domani quando partiremo per Holguin uno di loro verrà con noi così potremo pagare dopo il prelievo. Per risolvere questi inconvenienti, che così raccontati sembrano futili ma in quel momento creano un certo panico, consigliamo di portare contanti. Cuba è un posto sicuro ma non ben organizzato. E’ come tuffarsi nel passato. Alle 10,00 viene a prenderci Pedro. Per arrivare a Playa Caleton ci vuole circa un’ora. La strada è praticamente tutta sterrata e se non si va più che piano il rischio è di rompere la coppa dell’olio. La spiaggia è molto larga e bianca, non particolarmente pulita, piena di avvoltoi che si librano nel cielo e si respira aria esclusivamente cubana. Fantastico. C’è solo un piccolo chiosco che vende qualche bibita e un altro ambulante che prepara pizze. Non sono invitanti alla sola vista ma il sapore è buono. Piccolo particolare a Cuba hanno carenza di carta. Infatti per darmi la pizzetta, visto che non sapevo come prenderla, gentilmente uno di loro ha raccolto un bustina per terra e l’ha incartata. I cubani sono molto pratici. Pedro nel frattempo ci aspetta vicino al suo taxi sotto la calura dell’ora di pranzo, cercando qua e là un po’ di ombra. 10/08/05 Holguin In mattinata ci siamo ritrasferiti a Holguin e dopo varie peripezie in banca abbiamo ricontattato via sms Vincenzo e Francesca i due ragazzi pisani per andare insieme a visitare delle spiagge che dalla guida sembrano essere paradisi terrestri. Playa Esmeralda e Playa Peschero. La prima, a circa 30 km da Holguin, è esattamente la spiaggia da cartolina. Circa 1 Km di sabbia bianchissima, colore dell’acqua verde smeraldo, palme che sembrano uscir fuori da un quadro. Unico problema la spiaggia fa parte di un Hotel, è curatissima, e sembra tutto poco reale.
Playa Peschero è assolutamente da non perdere. Una piccola spiaggia bianchissima, costeggiata da una vegetazione rigogliosa, che un po’ alla volta sta per esser invasa da villaggi turistici. Quindi meglio affrettarsi per vedere questo paradiso incontaminato.
11/08/05 Santa Clara Arriviamo la mattina presto alla stazione degli autobus e prendiamo un taxi per la casa Hostal Florida center, al centro della città. Siamo fortunati, la casa ha un cortile interno con molto verde e delle stanze accoglienti con il bagno privato. Appena ci riprendiamo dal viaggio, andiamo a fare un giro per Santa Clara. Parque Vidal è il centro della vita della città, una piazza ampia e circondata da edifici imponenti. Ci sediamo un po’ a leggere la guida su una panchina all’ombra, e poi andiamo a passeggio per le strade che partono dalla piazza e notiamo che molti cubani usano per muoversi il calesse. Sappiamo dalla guida che la città non offre molto oltre al mausoleo del Che’, ma ci sembra molto carina e autentica – come d’altronde la maggior parte dei posti che abbiamo visitato. Il pomeriggio non vediamo l’ora di prendere anche noi un calesse, per andare verso il Monumento. In effetti è divertente, siamo gli unici turisti e ci sembra di essere tornati indietro di 50 anni. Arrivati al Monumento, la statua del Che sovrasta l’enorme piazzale, e sotto si può visitare il mausoleo dedicato ai guerriglieri morti in Bolivia. Accanto si trova il museo che ricostruisce la vita con foto e oggetti personali. Il tutto è davvero toccante.
La sera ceniamo in casa a base di pesce, il pescado tanto pubblicizzato dal gestore della casa particular è un po’ deludente. La mattina successiva si parte per Vinales.
12/08/05 Vinales Già dall’autobus vediamo le casette di Vinales e ci facciamo subito l’idea di un paesino immerso in una splendida natura, con pochi abitanti dediti all’agricoltura. La casa dove andiamo, scartata un’altra a malincuore perché ci sembrava troppo angusta e vicina alla strada, è una stanza con bagno ricavata nel giardino di una casa familiare. A parte un fetore terribile che ogni tanto si leva da chissà dove, la sistemazione non è male perché abbiamo la possibilità di mangiare in mezzo al verde, e la famiglia è accogliente. Giretto di perlustrazione per il paese, e decidiamo di cenare in una specie di bar-posada, giusto un po’ di pollo e frittata. Su quattro notti che abbiamo passato a Vinales, abbiamo cenato due volte in casa e due fuori. Vinales ha un clima sicuramente piacevole perché trovandosi in campagna l’aria è più fresca, e poi piove spesso – ha fatto almeno un acquazzone al giorno.
13/08/04 Vinales La mattina seguente ci informiamo per prendere un motorino che a quanto ci dicono dovrebbe essere il mezzo più conveniente per girare i dintorni. Purtroppo, mentre aspettiamo il nostro turno, assistiamo ad un terribile incidente. Senza entrare nei particolari, un ragazzo di circa venti anni, giapponese, che aveva appena affittato un motorino, urta con un camion che procedeva a velocità sostenuta. Una volta ripresi dallo shock, decidiamo che il motorino non fa al caso nostro. Dividiamo un taxi-particular con Susanna, una donna simpatica che viaggiava da sola ed era alla settima visita a Cuba, anche per interessi legati a tecniche cinesi di fisioterapia. Prima tappa alla Cueva del Indio, inserita in un bel parco naturale in una vallata ricca di vegetazione, dove ci sembra di essere Indiana Jones alla scoperta di un tesoro indio. Per i primi 100 metri non incontriamo nessuno all’interno della cueva, ma poi l’illusione finisce con la fila di turisti che aspettano il turno per prendere la barca che riporta all’uscita lungo il fiume. Consigliamo la carne alla griglia che preparano nelle capanne del parco, è eccezionale e costa pochi pesos. Dopo una sosta a San Vicent, dove Susanna chiede informazioni sulle saune che sfruttano una sorgente sulfurea naturale, insieme al tassista cerchiamo un rio dove andare a fare un bagno. Lungo la strada ammiriamo singolari colline ricoperte di vegetazione, i Mogotes. Chiediamo ad alcuni passanti (per lo più contadini del luogo) e finalmente il simpaticissimo tassista si ferma su un ponte sopra un fiume, da dove giovani cubani si sfidano a fare tuffi. Se non fosse per Susanna, non credo che ci saremmo avventurati a risalire il fiume lungo le rocce friabili e la terra fangosa. E’ un’esperienza indimenticabile, c’immergiamo nel fiume in mezzo ad alberi di tutti i tipi, curiose lucertole sui rami, orchidee selvatiche sulla riva, e una piccola cascata. L’acqua non è di certo trasparente, ma in compenso è fredda, e una piacevole sensazione di refrigerio non ha prezzo a Cuba ad agosto. Ultima tappa: andiamo a vedere da fuori – dicono tutti che non vale la pena pagare per l’ingresso – el Mural della prehistoria, ancora ben tenuto e impressionante per le dimensioni.
14/08/05 Vinales – Cayo Jutias La mattina alle 9 appuntamento alla Plaza Central dove prendiamo un taxi particular insieme a Susanna e ad una ragazza spagnola, e si parte per Cayo Jutias. Dopo un’ora e mezza di tragitto, per strade immerse nella vegetazione più lussureggiante dell’isola, arriviamo all’ingresso del Cayo dove c’è una coda di auto per pagare la tassa di 5$ a persona. La playa è affascinante, anche se un po’ sporca, ma l’acqua non è proprio cristallina soprattutto nelle zone di alghe. Sulla spiaggia c’è un bar che offre drink e pesce con la musica a tutto volume. Il posto è quasi interamente frequentato da cubani che festeggiano la domenica in famiglia, portandosi il pranzo e bibite da casa. I più attrezzati riempiono il furgone di persone e di grossi frigo-bar dove regnano birra e ron. Una famiglia accanto a noi è particolarmente allegra, infatti bevono e bevono…, e una ragazza incinta finisce per sentirsi male. Proprio mentre sta allattando la bimba distesa sul bagnasciuga, perde conoscenza. Bastano un po’ d’acqua fredda e qualche schiaffo della madre e ed è tutto okay. Insomma, se volete farvi una giornata di mare alla cubana, Cayo Jutias è perfetto. Al ritorno ci fermiamo sulla via principale per prenotare l’escursione “base” a Cayo Levisa – cioè solo a/r senza pasti e immersioni – con la Cubanacan per il giorno dopo. Il taxi non converrebbe, vista la distanza da percorrere. Cena a casa a base di carne di maiale e verdure.
15/08/05 Vinales – Cayo Levisa Il furgoncino è comodo e con l’aria condizionata. Dentro siamo quasi tutti italiani “back-packers” e il viaggio passa senza che ce ne accorgiamo. A Cayo Levisa si arriva dal mare e l’approdo al piccolo porticciolo è emozionante. Una parte dell’isolotto è occupata dall’Hotel che, come succede in questi casi, esprime una realtà estranea al contesto cubano – il primo (ed unico) musicista stonato che suonava musichette europee, l’abbiamo incontrato lì. Tuttavia i bungalow sono tipo rifugi e disposti in maniera discreta in riva al mare, così da non alterare l’equilibrio con l’ambiente circostante. L’isolotto è molto romantico e selvaggio, e la spiaggia bianca è sensazionale, con dei particolari arbusti che dalla superficie arrivano fino al mare. Proviamo a fare snorkelling vicino alla riva ma non riusciamo a vedere niente perchè purtroppo l’acqua è torbida. La parte più affascinante e rimasta del tutto incontaminata del cayo è la zona opposta a quella dell’Hotel. La sabbia bianca e il fondo che si mantiene all’altezza dei piedi per circa 100m dalla riva, danno all’acqua un colore cristallino abbagliante. E’ fantastico, sembra d’essere gli unici ospiti dell’isola, a parte un pellicano che ci fa compagnia per tutto il tempo. La sera al ritorno vorremmo evitare il solito pasto luculliano, e ci fermiamo alla casa de Don Tomas. Il ristorante è carino, ci accomodiamo sul patio all’aperto e prendiamo una semplice fettina di carne, al suono di canzoni d’amore cubane, anche se un po’ infastiditi da un raid di zanzare sulle nostre gambe.
16-17-18/08/05 L’Avana Una volta alla stazione dei bus, ci facciamo portare dal taxi all’Avana Veja dove, leggendo la guida, abbiamo identificato una casa che sembrerebbe fare al caso nostro. Ovviamente è piena, e la sensazione è che per le strade della città ci siano più turisti rispetto a quando siamo arrivati. Infatti trovare una casa libera diventa un’avventura, ma dopo aver cercato per un paio d’ore ne troviamo una in zona. Non descriviamo gli ultimi giorni di viaggio perché essenzialmente percorriamo gli stessi luoghi che avevamo già visto all’arrivo. D’altra parte quello che attira di più il nostro interesse non sono i musei ma l’atmosfera che si respira per le strade: i vecchi che vendono cartocci di noccioline, i bambini che giocano nei vicoli scalzi o senza maglietta, le donne loquaci e orgogliose, la musica ovunque, e il senso di vivere alla giornata.
Un cenno particolare per trovare dei ricordi, merita il mercato della Feria de la Artenasia, una via intera di banchi di prodotti artigianali. Dai coco-taxi in legno, alle collane, bambole di ceramica della buena suerte, camicette, e soprattutto bellissimi quadri colorati.
Hasta luego Cuba!