L’Isola del Capitan Corelli

Un viaggio d'esplorazione di questa isola fantastica, lontana dalle classiche mete turistiche.
Scritto da: ileniaisidori
l'isola del capitan corelli
Partenza il: 07/08/2010
Ritorno il: 17/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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La scelta di Cefalonia come meta per la nostra vacanza è stata del tutto casuale e strategica: la posizione intermedia tra Zante, Lefkada e Itaca ci avrebbe permesso di girare su più isole. Inoltre curiosando su internet alla ricerca di informazioni e itinerari ci siamo innamorati dell’isola ancora sconosciuta ai più.

Abbiamo deciso di portare la nostra macchina in quanto voci ci avevano assicurato la benzina costasse poco: abbiamo fatto bene a portare la macchina perché ci si deve muovere moltissimo, ma sull’isola di Cefalonia la media della benzina è di 1.56 euro, sull’isola di Lefkada o sulla terra ferma costava un po’ meno, ma non così come ci aspettavamo.

Ci siamo imbarcati alle 13:30 dello 07-08-2010 ad Ancona e siamo sbarcati a Patrasso il giorno dopo alle 11:30. Abbiamo fatto due ore circa di macchina per raggiungere il porto di Kilini dove ci aspettava il traghetto per Poros. Questo porto è minuscolo e nemmeno adeguatamente segnalato, l’abbiamo trovato per puro caso, anche se è il punto di collegamento con Cefalonia. Affrontiamo un mare molto mosso e in circa un’ora e mezza sbarchiamo a Poros. Non avendo prenotato alcuna camera prima di partire, ci dirigiamo verso Sami alla ricerca di un alloggio: la nostra attenzione si è focalizzata su Sami o Aghia Efimìa in quanto sono posizionate centralmente rispetto a tutte le altre cittadine dell’isola. Sami ci delude, forse merito della stanchezza dopo 30 ore di viaggio, ma non troviamo niente di conveniente e le persone ci trattano anche con molta sufficienza. Sconsolati ci spostiamo ad Aghia Efimìa che dista cinque minuti in macchina e dopo un po’ di ricerche troviamo un appartamento in una via dietro al porto, all’hotel Logaras: il proprietario è stato davvero disponibilissimo e il prezzo alquanto ragionevole (45 euro per un appartamento piccolo e 55 euro per un appartamento grande) rapida doccia e subito fuori a scoprire il paesino portuale: è tutto sviluppato lungo la via che costeggia il porto dove ci sono innumerevoli locali, ma ha un fascino tutto particolare: tutto scorre con calma e senza l’affanno delle cittadine turistiche, si assapora il vero stile greco.

Il giorno dopo partiamo presto perché ci attende la visita al nord dell’isola: meta prima è Fiskardo. Lungo la strada ci fermiamo al belvedere sopra la spiaggia di Myrtos: un panorama mozzafiato su una spiaggia altrettanto spettacolare: purtroppo di mattina presto è ancora in ombra, l’ideale sarebbe intorno alle 11 in modo da vedere il colore turchese che la caratterizza. Arriviamo alla nostra meta: il paesino ci ha completamente rapiti, è un angolo di paridiso, fuori dalle rotte abituali. I vasi delle case pieni di fiori colorati rosa e fucsia, la baia cristallina, i resti di una tomba romana a ridosso del mare, un numero infinito di taverne, bar e negozietti lungo il porticciolo. È rimasto così com’era prima del terremoto, in stile veneziano: è l’unico paesino che si è salvato dal distruttivo terremoto che ha colpito l’isola nel 1953. Da Fiskardo torniamo indietro verso la penisola di Assos: lungo la strada seguiamo le indicazioni per la spiaggia di Emblisi e rimaniamo a bocca aperta davanti a tanta bellezza. Una piccola baia ricca di alberi e vegetazione a ridosso dell’acqua cristallina; altrettanto bella ma molto più suggestiva è la spiaggia di Aliates, che si raggiunge da una stradina proprio al centro di Manganos: ci sono delle scogliere che si tuffano nel mare e una striscia di sabbia minuscola. Riprendiamo la strada per la penisola di Assos: all’incrocio ci fermiamo sul belvedere che ci offre la vista di pareti ripide che si tuffano. Scendiamo lungo stretti tornanti e parcheggiamo fuori dal paesino: anche qui le case e i localini sono tutti lungo il porticciolo su una baia verde smeraldo, troviamo anche qualche casa diroccata memoria del tempo che fu! La penisola è sovrastata dalle rovine del castello di Assos: vi si arriva a piedi per una strada che sale per 1,8 km. Avevo letto che non ne vale la pena, ma decidiamo di valutare di persona: in realtà non ne vale proprio la pena!!

Il 10 agosto decidiamo di andare alla spiaggia di Myrtos sperando di non trovare il mare mosso. Scendiamo dalla pericolosa strada con molti tornanti e ci sistemiamo in spiaggia: alle 8 di mattina è completamente deserta perché ancora in ombra, ma soprattutto perché la vita in Grecia non inizia prima delle 10. Intorno alle 10:30 inizia a vedersi il via vai di macchine che saturano completamente il parcheggio a disposizione. Purtroppo il mare è molto mosso, ma proviamo a fare il bagno ugualmente: le onde sono micidiali e può anche essere pericoloso perché scaraventano verso il fondo, che è di sassi (mi sono presa una sassata dolorosissima sul piede!!). Il colore turchese, dal basso, non si riesce ad apprezzare bene, e sinceramente penso che faccia più impressione dall’alto che dalla riva, ma sono gusti!! Dopo la spiaggia ci dirigiamo verso Karavomilos, subito attaccata a Sami: lungo la strada vediamo le indicazioni per il monastero di Themata e decidiamo di farci un salto. Peccato che ci perdiamo diverse volte lungo la strada per mancanza assoluta di cartelli: alla fine riusciamo a trovarlo, circondato da mucche e vitelli, ma è chiuso. Delusi scendiamo dal monte, e andiamo a vedere questo fenomeno geologico a Karavomilos: si tratta di un sifone di acqua che sprofonda nella terra a nord di Argostoli, a Katavothres, e sfocia qui in uno stagno adiacente al mare; una ruota a pale segnala il lento movimento della corrente. La stessa acqua passa anche all’interno della grotta di Melissani: la grotta si visita in barca (9:00-19:00), da 10 posti ma spendere 7 euro per un giro di 15 minuti ci è sembrato un po’ eccessivo, anche se lo spettacolo che offre è davvero sensazionale. C’è un’acqua azzurro-turchese mista tra dolce e salata, su cui si riflette la luce solare perché il tetto della grotta è sprofondato: si creano dei giochi di colore diversi secondo il momento della giornata in cui si va. Avendo ancora voglia di mare, ci spostiamo alla spiaggia di Andisamos, che si raggiunge dirigendosi verso la vecchia Sami: dall’alto si vedevano moltissime macchine, ma la spiaggia di sassi è molto lunga e le persone sono ben distribuite, inoltre c’è un ampio parcheggio di terra a disposizione. È l’unico mare in cui ci siamo immersi per osservare i pesci e li abbiamo effettivamente trovati: una miriade di pesciolini colorati e fondali scoscesi. Altra tappa la facciamo alla vecchia Sami, il sito archeologico sulla collina proprio sopra la nuova Sami: come al solito non ci sono molti cartelli esplicativi ma lo scenario è davvero suggestivo e ci sono degli ulivi spettacolari. Ormai stanchi ce ne torniamo a casa e per cena assaggiamo le prime pita: scegliamo un locale sul porto, il Grill House, e ci gustiamo la nostra cena ad un prezzo assolutamente assurdo:2.20 euro ognuna!

L’11 agosto ci prepariamo a visitare il sud-est dell’isola. La prima tappa è Tzannata e la tomba a tholos di età micenea: un luogo davvero avvolgente, e una testimonianza storica molto ben conservata e valorizzata. È la tomba micenea più grande e ben conservata della Grecia Occidentale. L’ingresso è libero e la signora che abbiamo trovato sul posto parla anche italiano. Avevamo idea di fermarci a Poros per vedere la grotta di Drakena, ma la signora ci ha sconsigliato di non andare in quanto non si può visitare e tutti i reperti trovati sono conservati presso il museo archeologico ad Argostoli. Proseguiamo verso Skala, dove andiamo a vedere i resti di una villa romana, del 2° secolo A.C.: anche qui l’ingresso è libero e ne vale assolutamente la pena perché i mosaici che ci sono sui pavimenti sono a dir poco stupendi e molto ben conservati; c’è anche una guida molto disponibile. In preda ad attacchi di afa (al sud fa molto più caldo rispetto al nord nonostante sia un’isola piccola) scendiamo in spiaggia e scegliamo quella di Kaminia, dove vanno a nidificare le tartarughe: ovviamente non ne abbiamo vista alcuna e dopo un bagno rinfrescante ripartiamo per il nostro tour. Lungo la strada per Pessada, ci fermiamo alla chiesa della Madonna a Markopoulo, eretta sul sito di un antico convento: secondo la tradizione il 15 agosto, festa dell’Ascensione della Vergine, appaiono nella chiesa degli innocui serpentelli con una croce sul retro della testa, che vengono scossi e sono di buon auspicio; l’usanza vuole che proteggano l’isola dai terremoti. La leggenda narra che durante un attacco dei pirati al convento, le suore che lì vi risiedevano, pregarono di essere trasformate in serpenti per evitare che fossero prese prigioniere; le loro preghiere furono esaudite. Proseguiamo il viaggio passando per Lourdas(impieghiamo moltissimo tempo), ma non ci fermiamo alla spiaggia perché molto stretta e caotica e continuiamo per Pessada. Per scendere in spiaggia non ci sono indicazioni se non in prossimità del paesino; decidiamo di passare da qui perché è il punto da cui partono i traghetti per Zante e ci servono informazioni: c’è un solo bar nel raggio di 10 kilometri, e non vende i biglietti per il traghetto. Questi vanno comprati al momento stesso dell’imbarco. Si avvicina l’ora del pranzo e chiediamo dove mangiare del buon pesce: un signore ci indirizza al porticciolo di Spartia, purtroppo non ci sono cartelli stradali e ci arriviamo per intuito. Il locale si chiama WaterWay: si mangia molto bene ma ci aspettavamo dei prezzi un po’ più bassi. Finita la mangiata scendiamo alla spiaggia lì sotto alle scogliere: la baia è molto carina ma alle 17.30 è già in ombra per cui è raccomandabile andarci la mattina. La tappa successiva è Argostoli: decidiamo di fermarci anche se poi ci torneremo con calma; il centro pedonale è davvero carino, ci sono moltissimi negozietti, bar e ristoranti; c’è anche una chiesa cattolica dove viene celebrata la messa in italiano la domenica e adiacente il museo dedicato alla strage della divisione Aqui. Ci fermiamo a parlare con un signore responsabile del museo che ci narra un po’ la storia della strage e ci fornisce informazioni per raggiungere l’altare intitolato alla divisione. Gli abitanti di Argostoli e gli stessi italiani in vacanza non saranno in grado di aiutarvi nel ritrovare il monumento e le indicazioni purtroppo scarseggiano.

Il 12 agosto decidiamo di dedicarci ad Argostoli e alla penisola Paliki. Arriviamo ad Argostoli e subito ci mettiamo alla ricerca del monumento commemorativo: si trova sopra un’altura e il posto è di una sacralità e rispetto totale, sembra di tornare indietro nella storia e nei sentimenti; poco più avanti lungo la strada c’è anche la fossa, dove furono fucilati gli ufficiali, ma purtroppo è di proprietà privata e lo stato italiano non ha potuto rendere omaggio a questo secondo luogo (consiglio di guardare il film “Il mandolino del capitan Corelli” ispirato proprio a questi eventi). La seconda tappa la facciamo al museo archeologico, dove sono conservati tutti i reperti rinvenuti nelle varie tombe micenee dell’isola e altri; è piccolino ma molto ben fatto. Proseguiamo la passeggiata alla scoperta dei vicoletti, dei negozi e degli scorci sul mare. Ripartiamo per Lixori, ma decidiamo di non fermarci e andiamo diretti a scovare un posto particolare per fare pranzo, a Mantzavinata. La spiaggia si chiama Agios Nicholaos Vatsa ed è presentata da un simpatico cartello di pericolo di coccodrilli e canguri. Arriviamo al ristorante Spyros Antonellos, posto carinissimo, con tavoli e sedie sulla sabbia, coperti da foglie di palma secche e a ridosso del mare. La spiaggia sottostante non merita molto ma il locale con i suoi semplici piatti riporta indietro nel tempo e lascia un senso di calma. Per la spiaggia decidiamo di andare a Xi: non sapevamo come aspettarci questa spiaggia di argilla. Arriviamo e siamo letteralmente esterrefatti: una sabbia marrone “terra di Siena bruciata” bellissima e tutta una serie di scogliere d’argilla sovrastanti. La spiaggia è molto lunga e si possono fare belle passeggiate, ma bisogna fare attenzione ai pezzi di scogliera che si staccano perché molto friabile. Non scandalizzatevi se lungo la camminata incontrate uomini e donne verdi, sono lì a farsi gli impacchi d’argilla ed è una buona scusa per tuffarsi poi in acqua. La spiaggia ha molti servizi, ci sono concessioni balneari, spazi per giocare e possibilità di fare sport acquatici: allontanandosi un po’ dal centro della distesa si può trovare anche la calma e la solitudine. Dopo un po’ di relax decidiamo di muoverci verso la spiaggia de Petani, per gustare il tramonto, e visitare altre mete durante il viaggio. La prima presso cui ci fermiamo è il monastero di Kipoureon: una struttura a picco sul mare; dalla terrazza, oltre che di una vista spettacolare, si gode dello sciabordio delle onde che si infrangono sulla scogliera; è un ritorno alla natura. Proseguendo approdiamo alla spiaggia Platia Amos, detta anche dei 300 gradini; per arrivarci bisogna scendere lungo una strada sterrata con parecchi tornanti e solchi, quindi fare molta attenzione. In fondo alla strada c’è un largo piazzale, dove è possibile parcheggiare. La nostra pigrizia non ci ha permesso di scendere tutti i gradini e siamo rimasti ad ammirare la trasparenza e i colori dall’altro: vale sicuramente la pena scendere. Ripartiamo per la nostra meta, Petani: trovare la strada non è stato semplice dal punto da cui siamo arrivati noi, da sud, ma chiedendo agli anziani dei paesini siamo riusciti a scovarla. Purtroppo non vi sono terrazze panoramiche lungo la strada che scende come per Myrtos, per poter godere della bellezza dei colori: scendiamo direttamente e rimaniamo un po’ delusi; la spiaggia di sassi sembra lasciata un po’ a se stessa nonostante ci siano i bar e le strutture per il noleggio degli ombrelloni; nemmeno il tramonto è stato così spettacolare perché in cielo non c’era una nuvola e i giochi di colore sono stati pochi.

Il 13 agosto lo prendiamo come giorno per ricaricarci: abbiamo fatto tanti chilometri e decidiamo di rilassarci in una caletta lungo la strada che collega Aghia Efimia a Sami e cogliamo l’occasione per pescare un po’: non portate le canne da pesca a Cefalonia, perché il pesce lungo le coste è assolutamente assente e non ascoltate i consigli locali di pescare con feta e pane (i bigattini sono introvabili!).

Il 14 aogosto dobbiamo cambiare stanza perché abbiamo deciso di prolungare il soggiorno a Cefalonia, senza andare a Lefkada, come invece avevamo pensato prima della partenza, e fortunatamente non dobbiamo cambiare struttura perché il simpatico proprietario si è attivato per trovare la soluzione. Nel primo pomeriggio partiamo per la piana di Omala, sotto il monte Enos. Andiamo in primis a visitare la fortezza di San Giorgio: l’ingresso è libero, i resti sono bellissimi, ma la fortezza è nel complesso poco valorizzata perché mancano le guide, i cartelli esplicativi e il visitatore viene lasciato a se stesso: nonostante ciò la vista che si gode da lassù ripaga ogni delusione, persino Byron ne rimase impressionato. L’ora della visita non è stata un’ottima scelta perché non ci sono molti ripari dal sole e abbiamo sofferto moltissimo l’afa. Dopo esserci ripresi un po’, ripartiamo alla volta del Monastero di San Gerasimos: il 16 agosto c’è la festa in onore della sua nascita ed è pieno di bancarelle e persone in pellegrinaggio. All’interno della chiesa c’è una cava sotto il pavimento: è il luogo dove il santo si rinchiudeva per mediatere. Dietro al monastero c’è la cooperativa della Robola, dove è possibile assaggiare e comprare il vino di Cefalonia: ce ne sono diverse varietà e una più buona dell’altra (abbiamo assaggiato un vino rosato dolce che era un misto tra il nostro fragolino e moscato, una delizia al palato): per comprare il vino è forse uno dei posti migliori poiché le varietà presenti sono molte. Intenzionati a portare a casa solo tipicità greche, al rientro verso Aghia Efimia, ci fermiamo a Makriotica dove c’è una cooperativa casearia che vende della freschissima feta: è arrivata sana e salva a casa, dopo due giorni compreso il viaggio!!! Nei pressi di Sami invece abbiamo preso del miele al timo delicatissimo, da una signora che lo vendeva a bordo strada e il produttore era il marito.

Il giorno di ferragosto è prevista l’escursione alle grotte azzurre e alla spiaggia del relitto a Zante. Ci alziamo presto per andare a Pessada ad imbarcarci (i traghetti partono da Pessada alle 8:00 e alle 18:00, mentre partono da San Nikolaos alle 9:45 e alle 19:45; non c’è bisogno di prenotare il biglietto e si fa direttamente sul posto al momento dell’imbarco. Il costo è di 7.50 € a persona e 31€ per l’auto) e dopo un’ora e mezza sbarchiamo al porticciolo di Agios Nikolaos. Siamo a piedi e speriamo che la compagnia che abbiamo scelto per l’escursione in barca sia vicina: si trova a Capo Skinari, la punta a nord dell’isola e ci sono tre fratelli molto simpatici e disponibili che per 15€ fanno fare tutto il giro delle grotte azzurre e portano fino alla spiaggia del relitto dove ti lasciano per un’ora. Abbiamo impiegato circa un’ora a piedi per arrivare al faro di capo Skinari, (al porto non vi sono servizi per affittare motorini) percorrendo delle strade secondarie sterrate e in leggera salita, ma con un panorama mozzafiato sul mare. Arriviamo al faro, lo sorpassiamo e scendiamo lungo la scogliera dove troviamo la Potamitis Bros e il punto di imbarco per le escursioni. Avendo confessato che siamo arrivati a piedi, i fratelli sono stati molto gentili e ci hanno assicurato un passaggio fino al porto al momento della partenza da Zante. Saliamo in barca e ci attende un’ora di navigazione tra le moltissime grotte con un’acqua davvero cristallina, con molti coralli e alcune con l’acqua di un blu vivo da far sembrare blu il colore del corpo: abbiamo fatto il bagno in quelle più belle. La loro visita è consigliata sempre di mattina perché sono posizionate a nord-est e nel pomeriggio sono in ombra. Ritorniamo al punto di partenza, cambiamo barca e insieme ad un gruppo più numeroso di turisti ci avviamo verso la spiaggia del relitto: ci lasciano qui per un’ora per godere del mare azzurro cristallino che caratterizza la baia, che ha il solo accesso dal mare. Sulla spiaggia c’è il relitto di una nave di contrabbandieri arenatasi qui in seguito ad un’avaria: l’atmosfera è davvero affascinante, si può salire sopra alla nave ma attenzione ai ferri sporgenti. Allo scadere dell’ora la barca ci viene a prendere e ci riporta al faro. Risaliamo dalla scogliera e ci fermiamo a pranzo presso il ristorante taverna To Faros, gestito sempre dai tre fratelli che hanno anche due mulini a vento con delle stanze da affittare. Sulla scogliera hanno anche sistemato una terrazza di legno per prendere il sole ed è collegata alla sottostante grotta azzurra da una lunga scalinata: abbiamo trascorso l’intera giornata presso questa fantastica, originale e completa struttura. Arrivata l’ora della partenza, come promesso, uno dei fratelli ci viene a prendere con la barca in fondo alla scalinata e ci riaccompagna al porto Agios Nicolaos : senza di lui avremmo dovuto camminare un’altra ora.

È arrivato l’ultimo giorno di vacanza e a malincuore salutiamo il simpaticissimo titolare dell’hotel. Ci dirigiamo verso il nord perché è da Fiskardo che partono i traghetti per Lefkada. Lungo il porticciolo c’è un centro informazioni dov’è possibile prenotare il biglietto del traghetto(tel. 2674041440), da ritirare poi al momento dell’imbarco ma in un caos totale( il costo è di 7.50€ a persona e 33.50€ per l’auto). Prima di imbarcarci ci fermiamo a godere per l’ultima volta delle acque cristalline alla spiaggia di Emblisi e verso le 12:00 cerchiamo un posto che ci faccia mangiare, prima di partire. È stato difficilissimo perché in Grecia si fa pranzo dalle 14:00 alle 16:00 e cena dalle 21:00 fino a notte tarda: abbiamo trovato un locale, ristorante Lagoudera, tutto colorato e carinissimo che ci ha fatto il piacere di farci mangiare, per fortuna. All’ora stabilita ci dirigiamo verso il punto d’imbarco: il porto è davvero disorganizzato perché c’è una stradina stretta che deve accogliere sia le macchine che scendono che quelle che devono salire, e li affianco c’è un chioschetto dove ritirare i biglietti, ma senza che vi sia un senso di fila ordinata e quindi le persone si accalcano come meglio possono. Sopravvissuti a questo, inizia il viaggio di ritorno: sbarchiamo Vasiliki e, anche qui con un po’ di fortuna, riusciamo a svincolarci dal caos che regna e ci accingiamo a percorrere i 160 km che ci separano dal porto di Igoumenitsa. Stanchi ma soddisfatti ci sistemiamo sul corridoio della nave e con nostalgia ci mettiamo a rivedere tutte le foto scattate.

Questo viaggio è stato una vera scoperta: siamo partiti leggermente titubanti su quello che avremmo trovato e ora torniamo pieni di gioia per l’avventura vissuta. Abbiamo goduti di luoghi al contempo selvaggi e umani, spazi infiniti e piccoli orizzonti, colori caldi e glaciali…un mix di emozioni assolutamente da non dimenticare mai.

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spiaggia di Emblisi

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tomba micenea a Tzanata

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cimitero romano di Fiskardo



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