L’isola che di forse non c’è: Pserimos

Ecco cosa mi è successo quando mi sono trovata sull'isoletta di Pserimos in Grecia. Avvolta da quel paesaggio pensavo che tutto fosse un sogno
Scritto da: raalfydo
l'isola che di forse non c'è: pserimos
Partenza il: 10/09/2012
Ritorno il: 20/09/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Vi è mai venuto il dubbio che un posto possa non essere vero? Ecco cosa mi è successo quando mi sono trovata sull’isoletta di Pserimos in Grecia. Avvolta da quel paesaggio pensavo che tutto fosse un sogno.

Quando immaginiamo paradisi perduti e luoghi esotici, di solito ci sovvengono isole lontane, raggiungibili con mezzi non sempre comodissimi. In media la conoscenza delle località turistiche è concentrata maggiormente sulle mete di massa, tralasciando dei luoghi che hanno un fascino incredibile. Ci sono però delle volte in cui siamo colti di sorpresa e ciò di solito avviene quando non carichiamo di aspettative un luogo o un evento; in quel caso, di fronte alle meraviglie che il mondo può offrire, siamo ancora in grado di stupirci. Raramente nella vita quotidiana ci si riesce a dedicare alle emozioni, troppo impegnati a rincorrere il tempo e le incombenze che la quotidianità ci impone. Eppure le emozioni sono vive in noi e pronte a risvegliarsi al primo sussulto. Quando sono salita sulla barca quel giorno ero convinta che avrei fatto semplicemente una gita. La partenza era dal porto di Kos. La giornata si preannunciava splendida: il sole brillava alto nel cielo, sebbene il mare non fosse completamente calmo. Non importava. Il bello di poter viaggiare su una barca a vela, come su un ciacco, è lo spirito da marinaio che emerge in ognuno di noi. Prima di tutto via le scarpe: una sensazione di libertà incredibile! Non avevo mai razionalizzato il fatto che un gesto così piccolo, potesse creare una sensazione così intensa. Quando mi son tolta le scarpe da tennis e i miei piedi hanno toccato il legno della barca, mi sono sentita leggera e spensierata. Il mare intorno era leggermente increspato da lievi onde spumeggianti sulla sommità. Piccole isole gialle, dalla terra arida, spezzavano la continuità del blu delle acque.

Eravamo così impegnati ad ammirare ciò che ci circondava che non ci siamo accorti che la nostra barca aveva cambiato rotta, entrando in acque più tranquille. Il mare era diventato improvvisamente più chiaro e il fondo era visibile.

Ci avvicinavamo sempre di più alla riva. Una spiaggia bianca accecante ed un pugno di casette candide erano di fronte a noi. In certi momenti alcuni luoghi sono in grado di creare delle emozioni che ci porteremo dietro per lungo tempo In quel nulla, in quel tutto, là dove il mare, la terra e il cielo e non l’uomo erano protagonisti indiscussi, in quell’esatto momento, io mi sono sentita in un posto speciale. Mi sono sentita in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, inserito in una realtà a parte. Quante persone vivono su quell’isola? C’è chi dice un centinaio. Praticamente una famiglia numerosa. Immaginatevi di conoscere tutti i vostri vicini. Impensabile in una città come Milano.

Siamo scesi dall’imbarcazione, il nostro cervello, abituato a rumori, suoni e ad essere circondati da ogni genere di caos, ha necessitato di un momento per capire che, nonostante non fossimo più sulla barca, quel luogo così tranquillo potesse essere reale. Ho camminato sul molo verso l’abitato, continuando a ripetermi ossessivamente “Questo posto non è reale! Non può esistere”.

La bianca morbida sabbia si attaccava in mezzo alle dita solleticandomi la pianta del piede Ero introiettata in un turbinio di sensazioni che mi ha proiettata quasi fuori dal mondo in cui sono abituata a vivere, facendomi sentire libera da legami, vincoli, regole, costrizioni.

Non è in fondo quello che cerchiamo tutti?

Ho raggiunto il paese, o meglio, il piccolissimo centro abitato, in meno di 5 minuti e mi sono seduta ad una delle due osterie (che è anche affittacamere, ufficio turistico e negozietto per i beni di prima necessità). Ero all’ombra del pergolato attraverso cui qualche raggio di sole penetrava illuminando i tavoli in legno e le vecchie sedie. La padrona dell’osteria, senza che glielo chiedessimo, ci ha offerto della feta fresca, delle olive ed un pane duro con una tazza di acqua. Immersi un dito nell’acqua e l’assaggiai…era salata!!! Era forse di acqua di mare?

Domandai, giusto per scrupolo. Non era esattamente acqua di mare, ma comunque acqua desalinizzata: l’unica reperibile su quest’isola oltre all’acqua in bottiglia. Con un miscuglio di inglese mal parlato, italiano e gesti, il marito della padrona della locanda ci fece capire che avremmo dovuto intingere il pane duro nell’acqua e mangiarlo. Così raccontato potrebbe non sembrare particolarmente invitante ma, sarà l’ambiente, sarà quel senso di sconfinata libertà o non so che cosa che rese il sapore di quel pane ammorbidito nell’acqua piacevole e la feta che lo accompagnava semplicemente fantastica. Probabilmente quella percezione era enfatizzata dalle sensazioni del momento: in quell’ angolo di mondo le mie emozioni non avevano alcun freno inibitore.

Ci siamo guardati tutti negli occhi, il ciacco, che faceva il giro delle isole sarebbe ripartito in un’ora. Con nello zaino una maglietta e un paio di calzoncini di ricambio siamo andati all’unica bottega dell’isola, consci di che cosa stavamo per fare. Abbiamo comprato una saponetta e uno spazzolino da denti e siamo andati dall’affittacamere chiedendo le disponibilità della camera per una notte.

Quel giorno non avremmo più preso il ciacco, forse il giorno dopo, chissà!

Era tutto bello, incosciente, non programmato. Non volevamo andare via da lì: questo era il desiderio comune. Non per il momento almeno. Avremmo abbandonato i piani iniziali per fermarci su quell’isola una notte, senza esserci organizzati. Tutto quello che avevamo intorno ci bastava e ci soddisfaceva. Pserimos non ha grandi monumenti, non ha una storia millenaria, ma la bellezza dei suoi paesaggi, non contaminati dal turismo di massa, sembra trasportarvi un luogo estraneo dalla concezione di spazio e di tempo. La terra bruciata dal sole, i magnifici percorsi in mezzo alla natura sempre circondati dal mare, il sorriso dei suoi abitanti: non è poco tutto questo. Quella sera mi sono addormentata carica di sensazioni, avvolta da questo senso di libertà e da questo meraviglioso luogo. Avevo solo un dubbio: domani mi sarei veramente svegliata su quest’isola o sarebbe stato tutto un sogno? Mi sarei svegliata forse altrove, rendendomi conto che in realtà Pserimos era l’isola che non c’è, frutto della mia fantasia, oppure avrei avuto la conferma di essere in paradiso?

Non importava, corsi il rischio, chiusi gli occhi e mi addormentai in quella camera in affitto. La mattina il primo raggio di sole e il rumore del mare fugarono i miei dubbi.

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Pserimos

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il ciacco e Pserimos



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